il Sass lino - Cattedrale di Aosta

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il Sass lino - Cattedrale di Aosta
©
grafica by  Mel
il Sass
lino
n. 13
26 marzo
2016
Informazioni settimanali per i cristiani
residenti e di passaggio nella parrocchia
di SANTO STEFANO in Aosta.
Si pubblica il sabato.
Ufficio parrocchiale: Via Martinet, 16 - 11100 Aosta - tel. 0165 40 112
Dal lunedì al venerdì h 9:30 - 11:30.
questo foglio è consultabile anche sul sito:
www.cattedraleaosta.it
4 Celebrazioni Eucaristiche della Settimana
Il simbolo
… Dio lo ha risuscitato al terzo giorno…
(At 10,40)
indica le feste di precetto.
Inizia il Tempo di Pasqua
DOM 27 ● DOMENICA DI PASQUA
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
AT 10,34a.37-43 Col 3,1-4
Lc 24,1-12
Termina il Triduo Pasquale
lun 28 h 18:30
mar 29 h 18:30 def. Mario (2° ann.) | def. Rosina Gens (messa di 30a) | def. Francesco, Maria Antonia, Giuseppe, Maria | def. Fioretta Torrione Oggero
(messa di 7a)
mer 30 ————
gio 31 h 18:30 def. Antonio Sergi (messa di 7a)
ven 1 h 18:30 def. Giuseppe Vernetti
sab 2 ————
DOM 3
● SECONDA DOMENICA DI PASQUA
(vigilia) h 17:30 def. Felice e Roberto, def. fam. Adorni | def. fam. Lolli e Maietti | def.
Marina Ghinazzi, Primo Massai, Elvira e Luigi Renghi, Carlino Salvadori
h 9:00 per la comunità parrocchiale
LITURGIA DELLA PAROLA
At 5,12-16 Ap 1,9-11a.12-13.17-19
Gv 20,19-31
U Agenda Settimanale della Comunità
(Parrocchiale, Zonale, Diocesana)
gio 31
■ Chiesa parrocchiale, h 20:45 - h 21:45 / Adorazione Eucaristica (ogni giovedì
del Tempo di Pasqua). Nella prima parte si celebrano i Vespri.
ven 1
■ Salone parrocchiale, h 15:30, gruppo “Anziani sì... ma sempre giovani” / «Un
giro nelle Marche (paesaggi, monumenti, storia, ecc.)» e «Straordinarie immagini
della catena del Monte Bianco dalla nuova funivia Skyway». A cura di Nando
Pampagnin. Incontro aperto a tutti.
DOM 3 ■ Inizio in Seminario, dalle h 12:00 / Giubileo delle Famiglie, itinerario orante alla
scoperta delle Sante famiglie Martin, Maritain, Beltrame-Quattrocchi e BerettaMolla. Eucaristia in cattedrale presieduta dal vescovo. Vedi programma dettagliato nella locandina esposta in chiesa. Il pellegrinaggio è stato pensato per tutta la famiglia (genitori, bimbi, ragazzi, nonni…).
p Un minuto per Pensare...
La messa è come il rifornimento di benzina per correre sulla strade del bene.
Tonino Lasconi
v L’Orazione della Liturgia
(È l‘orazione pronunciata all’inizio dell’eucaristia
domenicale o festiva. Facendo spesso riferimento alle
tre letture, lungo la settimana può servire a ricordare la
Parola di Dio ascoltata).
O Padre, che in questo giorno, per mezzo
del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci
hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la Pasqua
di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo
Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto.
JDa Segnare sul Calendario
■ Dal 3 al 6 ottobre si svolgerà il pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma. Programma e quote esposti nella bacheca in
chiesa. Se interessati, rivolgersi in curia
vescovile (entro il 30 aprile), dove ci si potrà iscrivere compilando l’apposito modulo
e versando la caparra.
] Raccontami una storia
Una favola per Pasqua… utilizzabile dai
genitori e dai nonni che sanno prendere il
posto della televisione…
IL GHIACCIOLO CURIOSO
Sui verdi fianchi di una balza delle Alpi,
sotto un roccione sporgente, c’era la tana
di una lepre di montagna. Quella lepre ogni
tanto faceva capolino. Come tutti gli animali selvatici, era povera in canna e viveva
nutrendosi di ogni sorta di erbaggi. Aveva
però due vestiti, un lusso che la natura le
concedeva gratuitamente e senza pericolo
di farla diventare ambiziosa.
I fiori, che vedevano la lepre d’estate, conoscevano bene il suo giubbetto color grigio-bruno con la gran toppa bianca sul petto. I ghiacci e le nevi che la vedevano
d’inverno, conoscevano invece il suo candido, attillato pastrano. Anche i ghiaccioli,
che pendevano numerosi e impettiti
dall’ingresso della tana, stavano ad ammirarla un po’ invidiosi per ore e ore, mentre
dormiva avvolta nella sua bianca pelliccia.
I fiori che segnavano il tempo di primavera
e d’estate non consideravano la lepre un
personaggio importante, pensando che avesse, come tutti gli altri animali, un solo
vestito; ma le rocce e gli abeti, che la vedevano in tutte le stagioni, sapevano benissimo che i suoi vestiti erano due, e avevano
di lei grande stima perché la ritenevano una bestia facoltosa e tuttavia sempre umile,
riservata e gentile.
Sul finire di un inverno, mentre la lepre si
preparava a cambiare vestito perché l’aria
si era fatta meno cruda e ormai le nevi avevano preso congedo, sul roccione sovrastante la tana si vide un ghiacciolo ostinatamente aggrappato all’orlo di una fenditura.
«Non ti decidi ad andartene?», gli chiese
un giorno l’abete più vicino. «I tuoi fratelli
sono già partiti da un pezzo! Finirai col non
riuscire a raggiungerli!».
«Andarmene, io?... lo non me ne vado: rimango. Durante l’inverno non ho fatto che
sentir decantare la primavera con i suoi colori, l’estate con la sua luce e il vento che
sembra una carezza, e la gioia dei fiori e
dell’erba, e il cielo tutto lucido e pulito…
Perfino le lepri so che mutano d’abito, come per prepararsi a una festa. Perché proprio io non dovrei conoscere tante belle co-
Altre Notizie
■ Come tutti gli anni, siamo invitati a
tradurre i nostri sacrifici e i nostri gesti
penitenziali in solidarietà per i missionari
valdostani nel mondo. Possiamo dare la
nostra offerta (utilizzando una busta qualsiasi, su cui scriveremo “Quaresima di fraternità”) consegnandola direttamente al
parroco o porla nella normale colletta che
si fa nel corso della messa. Chiuderemo la
raccolta domenica 3 aprile (domenica dopo Pasqua).
se, se sono belle davvero? Ho deciso perciò di restare fino alla primavera, magari fino all’estate!».
«Resta pure, se ci riesci».
«Questo, amico bello, è affar
mio!».
Quando l’aria cominciò a intiepidire, il ghiacciolo volle mettersi al riparo dal
sole. Si staccò dalla fenditura con un crepitio secco e si lasciò cadere in un’incavatura
della roccia nella quale il sole non batteva
e da cui avrebbe potuto assistere comodamente allo spettacolo atteso. Ma quando si
fu fermato, sentì che era caduto addosso a
qualcosa.
«Che maniera villana di presentarsi!»,
brontolò quel qualcosa.
«Sono veramente mortificato», esclamò il
ghiacciolo. «Non avevo visto che c’era lei.
Se permette, anzi, mi presento: io sono un
ghiacciolo, l’ultimo ghiacciolo dell’inverno».
«Bene, tanto piacere. lo sono una cartuccia, una cartuccia di fucile da caccia».
«Ma come si trova qui, signora cartuccia?
È carica o scarica? Che pensa della primavera e dell’estate? Che programmi ha per il
futuro?».
«Ragazzo, non prendiamoci confidenze!».
Era una cartuccia molto dura e superba, e
vedeva tutte le cose dal punto di vista delle
cartucce.
«Sono di ottima marca, e… carica, naturalmente. E se mi trovo qui è solo a causa di
uno spiacevole contrattempo. Durante una
battuta, il mio padrone mi ha smarrita, povero sciocco! Andava a caccia della lepre,
e io ero l’ultima cartuccia che gli restava.
La lepre può ringraziare il cielo: se aveva
da fare con me non scappava di certo. Con
me non si scherza!».
«Ma che le ha fatto la lepre?».
«Niente mi ha fatto. Ma non doveva nascere lepre. Se la trovo, l’accoppo!».
«Via, c’è posto per tutti a questo mondo…».
«Tu non immischiarti nei miei affari privati.
Spero solo che il cacciatore ripassi di qua e
che mi veda. Al resto penserò io!».
L’aria si era fatta ormai mite e la lepre vagava nei dintorni in cerca di nutrimento.
Quanto al ghiacciolo, esso faceva una gran
fatica a non sciogliersi, e cercava di aderire
all’incavatura della roccia nel punto più profondo e più fresco. Voleva a tutti i costi vedere i fiori dei rododendri, le stelle alpine, il
tenero dell’erba novella, il cielo lucido e pulito nello sfolgorio della sua luce cilestrina.
Pochi secondi per un sorriso
«Qui c’è qualcosa che non quadra», disse
il cerchio al triangolo.
Ormai non doveva attendere molto.
Ma un mattino, svegliandosi, non
vide più la cartuccia. Orme d’uomo,
recenti, erano impresse nel suolo ai
piedi del roccione. Il cacciatore era
passato di là? La cartuccia aveva
ritrovato un fucile? Bisognava avvertire la lepre del pericolo, subito!
«Lepre! Lepre! Ehi, lepre!», si mise a gridare il ghiacciolo. «Non uscire! C’è gente che
ti minaccia qua intorno!».
Nessuno rispose. La lepre certamente era
fuori dalla tana. Al ghiacciolo non rimase
che starsene rincantucciato nell’incavatura
della roccia a rimuginare pensieri uno più
triste dell’altro. Nel pomeriggio echeggiò fra
le montagne un colpo di fucile. Verso sera,
trascinandosi a stento, la lepre fece ritorno
alla tana. Era malconcia, grondava sangue,
aveva la febbre.
«Oh poveretta, poveretta», esclamò commosso il ghiacciolo che, in fondo, non aveva un cuore di ghiaccio. «Che ti è successo? Chi è stato? Quella sciagurata cartuccia?».
«Non so», rispose la lepre con un filo di voce, cadendo sfinita sulla soglia della tana.
«Ho visto una vampa. Ho udito un sibilo.
Sono ferita. Ho tanta sete…».
Il ghiacciolo non volle udire altro. Si rotolò
fin sul margine dell’incavatura, sulla roccia
ancor calda dal sole, e cominciò rapidamente a sciogliersi. Cadde in gocce fitte e
refrigeranti sulle ferite della lepre, in gocce
ristoratrici sulle sue labbra riarse.
«Chi piange, lassù?», balbettò la lepre stupita, riavendosi a poco a poco.
Ma il ghiacciolo non poté più rispondere. Si
era ormai sciolto del tutto, senza neppur
pensare che le stelle alpine e i rododendri
non erano ancora fioriti, che il cielo non era
ancora terso e azzurro. Tutte cose che dovevano essere belle, oh molto belle, a vedersi.
(Bruno Ferrero, Tutte storie, Elle Di Ci, p.
103)
Raccontando questa storia, si faccia notare
che, ovviamente, quella del ghiacciolo è una “morte definitiva”, mentre la morte di
Gesù, anch’egli sacrificatosi per noi, è stata una “morte provvisoria”. Analogamente,
anche noi, se ci doniamo agli altri, al limite
anche fino a perdere la vita, in realtà non la
perdiamo, ma la acquistiamo in forma nuova ed eterna.