Invito alla scoperta del Serchio

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Invito alla scoperta del Serchio
Invito alla scoperta del Serchio
di Antonio Bertolucci
Un viaggio lungo il Serchio con una attrezzatura essenziale a caccia di
predatori.
Pescare in una vallata piena di storia, di paesini arroccati sulle creste di colline e severe montagne
che dominano la vallata di un fiume che ha scavato un solco profondo. Una “colonna vertebrale” le
cui “costole” sono rappresentate da torrenti tutti da scoprire e molto diversi tra loro con quelli di
destra o del versante apuano che scorrono su rocce povere di nutrimento dove per le trote l’arte di
“arrangiarsi” è stata una questione di sopravvivenza e i corsi d’acqua del versante appenninico dove
ancora è presente la fario di ceppo mediterraneo, quella che qui si è selezionata nei millenni ed ha
saputo resistere tenacemente sino ad oggi per dimostrarci che a volte la natura riesce a vincere le
bizzarrie dell’uomo. Un percorso unico che si snoda allargandosi in una valle poco più ampia solo
dopo la confluenza con la Lima il suo affluente maggiore sino a lambire le arcate disuguali del
Ponte della Maddalena (o del diavolo se preferite!) che sembra incarnare il detto “ne deve passare
di acqua sotto i ponti” visto che lui è lì, miracolosamente illeso, da quasi ottocento anni e di acqua,
sotto, ne ha visto passare davvero tanta. E poi giù sino a Ponte a Moriano dove inizia il tratto
compreso tra argini artificiali che hanno cercato, aiutati dall’arborato cerchio delle mura, di salvare
non sempre riuscendovi Lucca dalla ingiuria delle acque Dopo il tratto cittadino dove tanti lucchesi
compreso il sottoscritto hanno iniziato la loro vita di pescatori il fiume assume una fisionomia più
adulta, lasciando le parvenze del grosso torrente di fondovalle che connota buona parte del suo
percorso per avviarsi nel territorio della Provincia di Pisa dove dopo aver toccato l’ultimo paese di
una certa importanza ovvero Pontasserchio si avvia all’incontro con il mare Questo in estrema
sintesi è il fiume Serchio. E questo è un invito alla scoperta del Serchio con una attrezzatura ridotta
all’osso: una corta cannetta un pugno di artificiali (ma sarebbe meglio dire una scatoletta viste le
affilate punte di ami o ancorette) e una gran voglia di camminare, di spostarsi lungo l’acqua in
piena libertà affacciandosi in mille angoli interessanti sopra e sotto l’acqua Un invito al Serchio
con la pesca a lancio o spinning è veramente un invito ad assaporare un fiume, a conoscerlo e ad
amarlo
Forse l’incarnazione di quello che sta scritto
sul mio vecchio gilet da pesca comprato in
quel di Monaco vari anni fa: “Abenteur und
Freiheit” – Avventura e libertà I pesci da
lancio ci sono tutti o quasi anche se il
cavedano è la specie numericamente meglio
rappresentata e abita il fiume Serchio senza
soluzione di continuità dal tratto classificato a
Salmonidi sino a dove si comincia a sentire
l’aria di mare. Limitandoci al solo corso
principale, poiché se ci addentrassimo nelle
vallate laterali il discorso meriterebbe un
capitolo a parte (e forse non solo uno …) facciamo la prima conoscenza con il Serchio vero e
proprio sotto il territorio del comune di Piazza al Serchio dove si incontrano i rami provenienti dalle
due sorgenti quella di Sillano e quella di Gramolazzo Le acque sono classificate a Salmonidi ma vi
è una cospicua presenza di Ciprinidi, barbi e cavedani Per queste acque la classica canna di due
metri abbinata ad un mulinello abbastanza veloce rappresenta l’attrezzatura di riferimento
Personalmente adopero una monopezzo abbastanza rigida e molto sensibile ed un mulinello con un
rapporto di recupero in grado di vincere la velocità della corrente recuperando da monte verso valle.
In questo tratto volendo rimanere sugli artificiali classici la dotazione può limitarsi ad alcuni rotanti
n° 2 e n° 3 e a minnow di misura medio-piccola con il limite massimo dei 7 centimetri.
Naturalmente per chi voglia provare sono possibili esperimenti anche molto interessanti con pesci
in plastica morbida e piccoli ondulanti. Non merita segnalare alcun punto particolare poiché qui
ogni tratto di fiume può riservare delle sorprese costituite da trote di taglia insolita anche se la
trotella sottomisura, qui come altrove, è all’ordine del giorno E quando l’attacco sembra più bello
non sempre è la trota la protagonista. Se dopo la sfuriata iniziale il pesce sembra rinunciare
prematuramente alla lotta c’è da giurare che in canna avete un cavedano, anche di misura
apprezzabile, soprattutto se pescate con il minnow Scendendo più a valle si giunge al limite delle
acque a Salmonidi rappresentato dal Ponte Ferroviario della Villetta un manufatto che è
praticamente impossibile non notare. Si entra in acque classificate a Ciprinidi ma il popolamento
ittico per gli amanti delle esche artificiali non cambia di molto. Trote e cavedani o se preferite
cavedani e trote Anche in questo tratto è raccomandabile l’uso di artificiali muniti di amo singolo
per facilitare la liberazione delle immancabili trotelle sottomisura nonché dei cavedani da rilasciare
comunque Ci sono varie discese a fiume segnalate dai cartelli di “pericolo di piena dovute a
manovre su opere idrauliche” e l’avventura o le avventure se preferite possono essere molte e
diverse tra loro a seconda dei tratti e delle giornate. Raggiunta Castelnuovo e la confluenza con il
torrente Turrite Secca la pesca va facendosi sempre di più una pesca “di buca” con correntine che
uniscono i fondali e quindi i minnows affondanti diventano l’esca più gettonata specialmente se
l’acqua risulta ferma o debolmente corrente. Il rotante deve essere fatto lavorare con recuperi lenti
dopo aver fatto assaggiare il fondo all’artificiale sapendo che il suo campo di impiego elettivo sono
e rimangono le correnti Da Gallicano a valle sino al bacino del Borgo a Mozzano incontriamo uno
dei tratti obiettivamente più ricchi di pesce e ben lo sanno i gruppi di cormorani che da novembre
ad aprile fanno razzie da queste parti. Anche qui il pescatore a spinning per la sua tecnica così
peregrinante oltre a scoprire autentici gioielli paesaggistici e angoli di fiume da ricordare può
imbattersi finalmente in un pesce nuovo. Si tratta del persico reale che colonizza determinati tratti e
la cui occasionalità di cattura è inversamente proporzionale alle uscite di pesca e alla conoscenza di
questi ambienti. Merita comunque fare qualche tentativo sia con piccoli rotanti tandem sia con
piccoli minnows o con i grub o falcetti con testa piombata. L’esca a mio giudizio conta
relativamente. Conoscenza delle zone e richiamo attirante, poco lineare e fatto invece di sfarfallii e
sbandate possono invece condurre con più continuità di quanto si creda all’incontro con il persico
Persico che in fiume vivo difficilmente patisce i problemi di taglia che a volte incontra nei laghi
Sentirete allora un attacco franco sulla canna e la
difesa sempre interessante del persico di buona
taglia. Se avete deciso per una pesca specialistica
avrete con voi una canna più morbida del consueto
ed un mulinello imbobinato con nylon molto elastico
siete nella migliori condizioni per trarre a riva la
vostra preda. Se invece state pescando con una
canna rigida ad azione rapida e il tracciato al posto
del nylon dovrete mettercela tutta per non ledere le
fragili pareti della bocca del buon perca e vedervelo
sfuggire insalutato ospite.
Da Borgo a Mozzano fino alle porte di Lucca
passando per Ponte a Moriano e il Morianese il
cavedano torna a farla da padrone. In questo tratto
volendo ridurre all’osso la scelta il rotante e il
minnow sono gli artificiali da preferire secondo una
ben precisa regola stagionale che vuole il cucchiaino prevalere sul minnow dalla primavera sino
all’autunno inoltrato (escluso ovviamente il periodo in cui è vietata la pesca per la riproduzione)
specialmente in presenza di acque non proprio cristalline ma un po’ velate Il minnow è invece
l’artificiale trova nelle acque chiare e fredde della stagione invernale il suo miglior contesto di
impiego. A farne le spese almeno sino a quando non vengono prontamente reimmessi in acqua sono
certi grossi cavedani che solo chi ha esperienza di questa pesca conosce. Ogni uscita può essere
quella del “record personale” con pesci di lunghezza superiore al mezzo metro e peso in
proporzione. Niente di meglio per la pesca del cavedano delle correnti nella zona vicino a Lucca di
una canna intorno ai due metri molto rapida con mulinello veloce imbobinato con un dyneema tipo
il Fireline della Berkley in diametro 0,10. Vi permette lanci lunghissimi e la migliore percezione
della cattura. In molti casi quando il cavedano è veramente grosso la bassa elasticità del filo farà sì
che il pesce dopo l’attacco si produca in una breve ma violenta difesa in superficie. Personalmente
uso abitualmente rotanti del n° 3 scendendo al n°2 solo nelle basse correntine estive pescando a
galla nelle ore serali. In questo tratto ed anche più a valle sono possibili, soprattutto con il minnow
recuperato sul fondo, attacchi inconsueti da parte di barbi ma anche di trote che magari dopo
qualche piena hanno colonizzato ambienti più ampi. In “enclave” particolari e segretissime sono
presenti anche persici reali di buona taglia. Se le si scoprono, ogni anno in quei determinati tratti,
sono possibili incontri interessanti con risvolti culinari che non sono da meno. Pratico e consiglio di
praticare una pesca senza prelievo per 360 giorni all’anno. Ma per il persico faccio rare eccezioni
che spesso non mi concedo neppure con le trote Ma le sorprese non sono finite: da Lucca a valle
sino al confine con la provincia di Pisa incontriamo ancora nuove entusiasmanti occasioni per far
muovere i nostri artificiali in acqua seguendo il corso di un fiume che è diventato un corso di
pianura che va man mano avvicinandosi al mare Il tratto è purtroppo segnato dalla ormai
“famigerata traversa di Ripafratta” su cui convergono le attenzioni dei pescatori e delle Province di
Lucca e Pisa nonché della Regione Toscana. Il Progetto di un passaggio artificiale per i pesci ormai
atteso da tempo deve concretizzarsi quanto prima per consentire il libero spostamento della fauna
ittica. Nel tratto a valle di Lucca e sino al mare sono presenti altre tre specie interessanti per la
pesca a lancio e sono in ordine decrescente di probabilità di cattura le cheppie, le spigole e i lucci.
La presenza delle prime è ovviamente stagionale e la risalita del clupeide è purtroppo ad oggi
bloccata dalla traversa di Ripafratta pertanto la cheppia va ricercata a valle di detto manufatto. I
mesi di aprile e luglio ovvero subito prima e subito dopo il periodo di chiusura sono quelli classici
per tentare di portare all’attacco un pesce dalla forza prodigiosa come la cheppia. La sua risalita
primaverile delle acque del Serchio è una avventura che dura da millenni anche se nel passato ci
sono state annate talmente magre da far pensare che il pesce avesse preso altre strade. E la pesca
delle cheppie praticata in una natura che sembra destarsi e risorgere a nuova vita ha veramente un
sapore tutto particolare al di là della monotonia della tecnica fatta di lanci e lanci in attesa che arrivi
il branco.
Canna robusta e lunga non meno di mt. 2,40 fino a 2,70 e oltre. Mulinello forte e capiente (io
riservo a questa pesca un vecchio leggendario e affidabilissimo Abu Cardinal 54) e come artificiale
una scelta quasi obbligata: l’ondulantino con piuma bianca tipo Tony Accetta, Zig Zag e altri simili.
L’unica variante alla semplice attrezzatura di sempre un piombo di peso variabile dai 10 ai 15
grammi che precede di poco più di un metro l’artificiale altrimenti senza peso consentendogli di
traversare diagonalmente quasi l’intera larghezza del fiume. Lancio dopo lancio il braccio si stanca
ma nei momenti buoni l’attacco fulmineo della cheppia seguito da salti fuori dall’acqua e da tirate
possenti fa dimenticare tutto La spigola invece viene ricercata quasi negli stessi momenti prediletti
dai pescatori di anguille. Il periodo migliore la tarda primavera sino all’inizio dell’autunno, gli orari
quelli del primissimo mattino e delle ore del crepuscolo. Come ogni buona regola l’eccezione è
anche qui la medesima della pesca delle anguille ovvero le acque velate di una piena Va detto che
non è certo comune prendere spigole in Serchio e le uscite a vuoto sono la regola. Per ricercare
l’eccezione bisogna affidarsi ad artificiali di superficie siano essi minnow o popper artificiali
snodati come il Pinocchio o altri ancora che più che in acqua sembrano muoversi sopra di essa.
Avete presente la cacciata di qualche grosso predatore con i pesci che fuggono spaventati in ogni
direzione uscendo persino dall’acqua per evitare di finire i loro giorni? Ebbene la vostra esca per
essere catturante deve in determinate condizioni somigliare proprio ad uno di quei pesci. Ed infine
il luccio. Qui entriamo nel mondo del mistero. Da anni seguiamo insieme ad alcuni amici le tracce
del luccio nelle acque lucchesi sino al Serchio. Non è una pesca facile né piena di soddisfazioni. Più
che una pesca è una vera e propria indagine poliziesca fatta di ricerca, di prove, di deduzioni e
anche di tante battute a vuoto…. Le notizie che si rincorrono sulle sponde lo danno sporadicamente
presente. Posso solo confermare queste voci. Ma non posso aggiungere altro. D’altra parte in ogni
indagine che si rispetti il segreto istruttorio è fondamentale …. E alla fine l’abbraccio con il mare.
Siamo a Marina di Vecchiano. I monti della Garfagnana qui hanno ormai una fisionomia
indecifrabile non meno che i tratti di un bambino nel viso di un vecchio. Ma anche qui il Serchio
come la vita sino all’ultimo riserva sempre qualche sorpresa. Come quella grossa anzi grossissima
trota presa da un amico cercando le spigole in foce….