Camminasel 3_2012
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Camminasel 3_2012
sel “Poste Italiane - sped. in abb. postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 - DCB Como Notiziario SEL n. 3 Ottobre/Dicembre 2012 SEL SOCIETA’ ESCURSIONISTI LECCHESI FONDATA NEL 1899 SEZIONE SCI DAL 1908 23900 LECCO via Roma 51 – Tel. e Fax 0341.283075 – e.m. [email protected] – www.sel-lecco.it N. 3 SETTEMBRE/DICEMBRE 2012 Gli scritti di questo numero del notiziario sono di: Emilio Aldeghi, Valeria Bettocchi, Virginio Brivio, Ambrogio Bonfanti, Pippo Cattaneo, Pier Antonio Mangioni, “Montagne 360”, Lucilla Nava, Giusi Negri, Sergio Poli, Resegone o.l., Archivio SEL. Le fotografie sono di: Tiziano Bettocchi, Enrico Bonaiti, Ambrogio Bonfanti, Giovanni Bonfanti, Anna Bortoletto, Pippo Cattaneo, Mauro Colombo, Ornella Gnecchi, Amleto Locatelli, Lucilla Nava, Giusi Negri, Luigi Pessina, Pier Luigi Ponzoni, Archivio SEL. In copertina: Alta Val Badia. Paradiso dello sci. Il Santuario del Sasso della Croce e l’Ospizio medioevale (m. 2045). Fotografia di Ambrogio Bonfanti. Notiziario SEL n. 3 Settembre/Dicembre 2012 Direttore Responsabile Ambrogio Bonfanti, e.m. [email protected] Autorizzazione Tribunale di Lecco 15/04/1948 – Stampa Editoria Grafica Colombo SRL - Valmadrera I Soci della Società Escursionisti Lecchesi sono convocati in ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA presso la sede A.P.I. (g.c.) Associazione Piccole e Medie Industrie, in Lecco, via Pergola 73, in prima convocazione alle ore 7,30 del giorno 28 febbraio 2013 2013 e in seconda convocazione alle ore 21 del giorno 1 Febbraio 2013 stessa sede, per discutere e deliberare sul seguente Ordine del Giorno 1 2 3 4 5 6 7 Nomina del Presidente d’Assemblea, del Segretario e di due Scrutatori. Lettura del verbale della precedente Assemblea. Discussione ed approvazione. Relazione morale anno 2012. Presidente Pier Antonio Mangioni. Relazione finanziaria: Bilancio consuntivo 2012 e preventivo 2013. Tesoriere dott. Mauro Colombo. Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti. Presidente rag. Vito Benzoni. Discussione e votazione per l’approvazione delle relazioni: morale e finanziaria. Presentazione programma “Camminasel 2013”. Vicepresidente Pippo Cattaneo. Varie e eventuali. Poiché si ritiene improbabile che in prima convocazione l’Assemblea possa risultare valida (presenza della metà +1 dei Soci), si raccomanda agli aventi diritto di non mancare alla seconda convocazione che sarà valida “qualunque sia il numero degli intervenuti”. Il Presidente della S.E.L. Pier Antonio Mangioni A conclusione della serata, il tradizionale, amichevole rinfresco. …………………………… I 114 anni di fondazione della Società Escursionisti Lecchesi li ricorderemo la sera di sabato 9 febbraio 2013. Appuntamento con la Cena del compleanno SEL Alle ore 20 presso l’accogliente Casa sul Pozzo (rione lecchese di Chiuso). Per l’occasione avremo ospiti i giornalisti Alessandro Rigamonti e Donato Moretti che presenteranno i bellissimi filmati realizzati sui nostri rifugi e trasmessi da Teleunica. (prenotarsi in sede). Egr. Signore Dottor Virginio Brivio Sindaco di LECCO Lecco, 4 ottobre 2012 La Sua inaspettata quanto graditissima partecipazione e presenza in vetta al nostro Resegone per il “47° Assalto”, svoltosi domenica 1 luglio scorso, ci ha molto onorato. Come ormai vuole una consuetudine, quando il Primo cittadino di Lecco raggiunge il punto più alto del territorio di sua amministrazione, in occasione di qualche manifestazione ufficiale, viene considerato un esperto escursionista e la Società Escursionisti Lecchesi si permette ammetterlo tra i suoi soci, offrendo la tessera di “Socio Vitalizio”. E’ accaduto ciò con altri Suoi illustri predecessori quali i Sindaci: Bartesaghi, Rusconi, Resinelli e Bodega. Ora tocca a Lei. E’ quindi con sommo piacere che, a seguito di deliberazione consigliare del 3 settembre u.s. del nostro sodalizio, mi pregio trasmetterLe la tessera di “Socio Vitalizio” della SEL. La Società Escursionisti Lecchesi, alla quale il Comune di Lecco ha assegnato il 3 dicembre 2001 la medaglia d’oro della Civica Benemerenza e che come recita la motivazione del conferimento: ”…è da sempre una delle realtà più importanti del territorio” confida, Egregio Sindaco, nella benevola accoglienza della nostra deliberazione. A nome di tutti i soci della SEL, porgo i più deferenti ossequi. Il Presidente Pier Antonio Mangioni ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE Ci sono sempre momenti in cui obiettivi condivisibili, la voglia, il desiderio di far conoscere la propria passione riescono a prendere il sopravvento superando personalismi, punti di vista, storie personali che se pur degne di ogni rispetto passano in secondo piano. Senza nulla rinnegare delle proprie identità sette realtà rappresentative della storia alpinistica lecchese: CAI Lecco “Riccardo Cassin”, UOEI, SEL, Fondazione Cassin, APE, Gruppo Ragni e Gruppo Gamma, hanno deciso di dar vita all’ ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE le cui finalità sono ben rappresentate nell’articolo tre dello statuto: - promuovere in ambito locale, nazionale e internazionale la storia e la pratica dell’alpinismo lecchese; - tutelare, conservare, diffondere e approfondire l’eredità morale, intellettuale, materiale e immateriale lasciata dagli alpinisti legati al territorio lecchese; - contribuire alla vita culturale con iniziative interdisciplinari che si ispirano alla pratica e ai valori dell’ alpinismo e al binomio uomo-montagna e ambiente montano; - promuovere ogni tipo di ricerca e studio sulla storia dell’alpinismo lecchese in ambito provinciale, regionale, nazionale, internazionale; - censire, raccogliere e catalogare ogni tipo di fonte e di bene materiale e immateriale relativo alla storia dell’alpinismo locale, provinciale, regionale, nazionale, internazionale in modo da costituire una raccolta museale; - creare, anche con la collaborazione e il supporto di centri specializzati, un progetto di codificazione sistematico per la creazione di un archivio digitale; - creare e rendere accessibile un centro di documentazione che contenga, a titolo esempli- ficativo e non tassativo, le seguenti tipologie di materiali: cartacei, digitali, audio e video relativi alla storia dell’alpinismo locale, provinciale, regionale, nazionale, internazionale; - gestire un museo e/o ecomuseo, un centro di documentazione che abbia come soggetto la storia dell’alpinismo lecchese. Abbiamo deciso di guardare al futuro partendo da un concetto di sinergia. Siamo chiamati ad un salto organizzativo ridisegnando regole e strategie che devono vedere l’associazione rapportarsi in modo diretto e continuo con le istituzioni e con chi nella città vuole rendere visibile i valori del grande patrimonio umano e alpinistico lecchese. Sicuramente un progetto ambizioso che dovrà essere realizzato nel tempo senza frenesie ma con piccoli passi, sistematici e concreti. L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE potrà promuovere ogni attività strumentale al raggiungimento dei propri fini, sia direttamente, sia attraverso la partecipazione ad attività promosse o sostenute da terzi quali la creazione di un archivio storico multimediale, l’ideazione e realizzazione di convegni, mostre, esposizioni e altre attività di studio e ricerca, didattica e formazione, confronto e dibattito, l’ideazione, la promozione e la realizzazione di spettacoli ed altre analoghe iniziative. L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE non sarà un ennesimo gruppo chiuso, ma aperto a chi nel tempo vorrà farne parte. Questo aspetto fondamentale dell’associazione, che esprime anche la modalità e lo spirito con cui le associazioni e i gruppi hanno deciso di intraprendere questa iniziativa, è chiaramente indicato al punto 4 dello Statuto: “possono diventare soci dell’Associazione, tutti gli enti senza scopo di lucro con scopi e attività analoghe e che intendano impegnarsi per la loro realizzazione, per mezzo del loro rappresentante legale o suo delegato. L’Associazione non pone limitazioni con riferimento alle condizioni economiche e discriminazioni di qualsiasi natura in relazione all’ammissione degli associati”I primi fondamentali passi sono stati compiuti. Innanzitutto ogni associazione e gruppo ha designato il proprio rappresentante: per il CAI di Lecco “Riccardo Cassin” è stato delegato Michele Cocchi, per la UOEI Roberto Chiappa, per il Gruppo Ragni Dario Cecchini, per il gruppo Gamma Giovanni Pomi, per la SEL Augusto Marchetti, per la Fondazione Cassin Marta Cassin, per l’APE Maria Teresa Bonacina. A loro volta i delegati hanno votato nel corso della prima riunione il presidente, il vice-presidente e il tesoriere/segretario. Con votazione sempre all’unanimità è stato eletto presidente Michele Cocchi, vicepresidente Marta Cassin e tesoriere/segretario Maria Teresa Bonacina. Gli obiettivi che l’associazione si darà saranno al vaglio delle associazioni e gruppi, non certo per creare dei freni, ma per mettere in comune le specificità, le conoscenze e le competenze dei singoli. Ci auguriamo che anche la città nel suo complesso e in particolare chi ha una più alta sensibilità sul tema dell’alpinismo lecchese offra il proprio contributo. Più che mai il successo di questo progetto dipende da un nuovo spirito di collaborazione che sarà sostenuto da valori comuni. Emilio Aldeghi Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin” La Sala convegno CARLO e ALBA VILLA La festa al rifugio SEL Rocca Locatelli - 4 novembre Domenica 4 novembre la tradizionale festa, a conclusione della 6770 e a ricordo dei nostri morti, si è celebrata su, al nostro rifugio dei Piani Resinelli. Tempo brutto, pioviggine e nebbia, ma ci siamo abituati. A rifugio pieno, arriva don Achille, convenevoli e saluti di rito poi si sale alla sala convegno. Prima della Messa e dopo il saluto rivolto ai presenti dal Presidente Piero Mangioni, tocca alla Vicepresidente Giusi Negri annunciare che la sala è dedicata oltre che a Carlo Villa anche alla sua compagna (legittima moglie) Alba Corti. “Sabato 11 febbraio 1978 alle ore 18 moriva improvvisamente Carlo Villa. Era presidente della SEL dal febbraio 1963. Aveva sposato, il 30 maggio 1966, Alba Corti. Socia della SEL da sempre, Alba aveva voluto ricordare il marito provvedendo al completamento e all’arredamento della sala in cui ci troviamo ora che, un anno dopo, sotto la presidenza di Stefano Giudici, era stata appunto chiamata Sala Carlo Villa. Mancato il marito, Alba si diede completamente a lavorare per la SEL, prima come segretaria poi come vice presidente e ispettore di questo rifugio, sino alla fine del 2008. Conosceva tutti i soci ed era amica, amata, stimata da tutti. Il suo aiuto non mancò mai e volle continuare. Particolarmente curando la dotazione dei premi per i partecipanti alla 6770, una manifestazione inventata dal marito Carlo, e che ormai ha superato la cinquantesima edizione. E’ stata quindi cosa più che giusta che il Consiglio direttivo della SEL, di propria spontanea volontà, abbia deliberato, avendo l’unanime consenso dei soci, di chiamare da oggi, questo locale: Sala Carlo e Alba Villa.” Inizia il rito sacro. Don Achille ricorda i soci che ci sono passati avanti. Il predichino, anche se un po’ lungo, ma questa è una positiva prerogativa del nostro cappellano, è assai partecipato e seguito con attenzione. Ricordando il Vangelo del giorno, quello del signore che, allestito un grande pranzo, riceve dagli invitati, con tante scuse, un cortese rifiuto, si ricollega ai giorni nostri. Anche se non abbiamo comprato una vigna, acquistato sette paia di buoi o preso moglie il giorno prima (unica scusa ammissibile anche oggi), è vivissima in noi l’abitudine di “arrampicarci sugli specchi” per inventare la scusa adatta, quando non vogliamo partecipare o aderire a qualche iniziativa che ci viene proposta. Ci ha azzeccato in pieno, siamo tutti coinvolti. La Messa è molto partecipata, parla don Achille, parole chiare e chi….. “ha orecchie per intendere, intenda”. Finita la celebrazione, tutti al tavolo per il pranzo. L’aperitivo è offerto da Luana, la nostra “capanata” che ha poi dato prova della sua abilità culinaria, propinandoci un eccellente menù: antipasto, gnocchetti valsassinesi, crespelle ai funghi, polenta e brasato, dolce, vino, acqua e caffè. Poi è cominciata la premiazione della 6770. Non molti i partecipanti, solo diciannove, (nella foto) ma tosti, perché hanno sfidato una stagione non propizia, incuranti del freddo e della pioggia. Ecco il nome dei nostri “mangiamontagne”: Alvisi Vanda, Buzio Ignazio, Colangelo Domenico, Fumagalli Emi, Galli Elena, Lazzari Renzo, Mangioni Elisabetta, Mangioni Piero, Manzoni Annamaria, Nattan Franco, Nava Lucilla, Negri Giuseppina, Pisani Giacomo, Porro Claudio, Riva Cesare, Rota Annibale, Rovelli Erica, Debora Sacchi, N.N. ha consegnato il tesserino senza nome. Tra questi va ricordato Cesare Riva, 80 anni, con la moglie Annamaria Manzoni che, come dice nell’intervista fattagli da Ornella Gnecchi per “La Provincia” (articolo di lunedì 5 novembre), ancora una volta ha posto i quattro timbri sulla propria tessera. Con grande commozione ha dichiarato: ”Se la salute me lo permetterà, da bravo selino conto di partecipare anche il prossimo anno a questa bellissima iniziativa promossa dalla Sel”. L’estrazione dei premi a sottoscrizione, ce ne sono stati per tutti, veicolata da Vito Benzoni, ha concluso la giornata, mentre, sgranocchiando le squisite burolle, si rinnovavano amicizie, si ricordavano “i bei tempi” e si guardava oltre le finestre: nebbia ed acqua. E’ doveroso spendere una parola per le burolle. Con la generosità che sempre la distingue, ancora una volta, la signora Vanda Frigerio, nel ricordo del marito Dino, ha donato delle castagne davvero eccellenti; è andato a prenderle sino in Toscana, ma ne valeva proprio la pena. Gustosissime, sane, belle, abbondanti, insomma, ne abbiamo fatta una pelle. Merito però anche dei “burollatori” che hanno sacrificato la giornata ad alimentare il fuoco e a “menare” la burollatrice, naturalmente sotto la pioggia. Per forza Nella foto: I burollatori al lavoro: Milo Negri con dobbiamo citarli: per la loro costanza, Sergio e Giorgio. bravura, professionalità, tutte doti spese per soddisfare la golosità dei selini. a.b. Ringraziamo i donatori dei premi per la sottoscrizione: CAMP, Carozzi Formaggi Valsassina, Pasticceria Ciresa, Fratelli Colangelo, Editoria Grafica Colombo, ICAM, Vinicola Mauri, Vinicola Negri, Signor Oreste Rota, Signora Bice Zapelli. Ringraziamo pure gli sponsor che hanno contribuito, offrendo premi, per la buona riuscita del 47° Assalto al Resegone: Comune di Lecco, Provincia di Lecco, Comune di Morterone, Banca Popolare di Bergamo, Banca Popolare Lecchese, Banca Popolare di Sondrio, Metallurgica Alta Brianza, Pasticceria Trinacria, Paolo Pasticcere, Pasticceria di Viganò, Unione Commercianti Lecchesi, Signor Amleto Locatelli. LASSU’ SUI MONTI… C’E’ UNA CAPANNA a 1860 metri s.m. Il rifugio Luigi Azzoni ha raggiunto la completa efficienza. Nuovi servizi, solette, moderna attrezzatura di cucina, notevole sforzo economico. Sono terminati a fine novembre i lavori al rifugio, grande l’impegno finanziario e tanto anche l’impegno dei nostri volontari. “I lombardi che abitano a nord di Milano conoscono, almeno di vista, il Resegone, il massiccio pluridentato delle nostre Prealpi. E chi ha letto il romanzo manzoniano ricorderà almeno la prima pagina dell’immortale libro, là dove è ricordato il monte dai molti cocuzzoli in fila che in vero lo fanno somigliare ad una sega. E’ il monte più caratteristico della nostra zona, un elemento inconfondibile del nostro paesaggio e, soprattutto, una montagna frequentatissima dai camminatori, scalatori, arrampicatori di tutti i calibri. Lassù, poco sotto la grande croce, che allora era tutta in legno, esisteva una piccola costruzione, edificata nei primi anni del novecento, che nel 1921, un certo Giuseppe Vitari di Brumano adattò a casetta rifugio, con l’intento di esercitarvi l’arte dell’ospitalità. Il piccolo fabbricato sorgeva su un terreno concesso gratuitamente dall’ingegner Enrico Daina da Rotafuori, il quale si era riservato il diritto di riscattarne la proprietà ed aveva imposto l’obbligo di intitolare il rifugio al proprio nome. Ma gli affari non furono quali il buon Vitari si proponeva e nel 1921 la proprietà ritornò alla famiglia Daina, che nel 1923, morto l’ingegner Enrico, fu dai suoi eredi ceduta alla Società Escursionisti Lecchesi, per poco prezzo, a condizione che la costruzione continuasse a portare il nome di famiglia”. Così scrive l’avvocato Bruno Furlani nella “Storia dei nostri rifugi” pubblicata sul numero unico edito, per i tipi della Editrice Guido Stefanoni, nel maggio 1949 in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione della Società. L’acquisto del terreno e del manufatto fu possibile grazie al prestito di sette soci che anticiparono la somma necessaria. Sul Bollettino mensile del maggio 1922 si legge che: “Con riferimento al deliberato dell’ultima Assemblea generale dei Soci, il Consiglio assume il prestito, e ne garantisce l’estinzione, presso i sette egregi Soci concorrenti in parti uguali a fornire i fondi necessari per l’acquisto e sistemazione della Capanna Resegone Vetta. La somma occorrente viene offerta con tasso di favore, e ciò aumenta la nobiltà del gesto dei nostri Soci, sempre pronti per il bene della S.E.L.”. Sistemata in varie riprese, la Capanna divenne un punto di riferimento dell’escursionismo lombardo, soprattutto grazie alla preziosa opera del custode Donato Invernizzi. Solamente due anni dopo, il 30 agosto1925, era in grado di accogliere dignitosamente il Cardinal Eugenio Tosi, Arcivescovo di Milano, salito da Morterone, per inaugurare, tra una folla festante, la grande croce giubilare costruita dall’Opera Cardinal Ferrari di Milano. A tal proposito, scrive il settimanale cattolico “Il Resegone” in un articolo di allora, che, Papa Achille Ratti, Pio XI, in un’udienza concessa al Cardinal 10 Tosi ai primi d’aprile, e saputo della sua intenzione di salire al Resegone gli disse: “Ti te ghe rivet minga”. Il Cardinale ( notevole stazza di oltre 100 chili) rispose: “E mi farò vedè che ghe voo”. Papa Ratti era di Desio, e da provetto alpinista conosceva bene le nostre montagne. Il bollettino della SEL, settembre 1925, dando la cronaca dell’avvenimento scrive….: “vedemmo un Principe della Chiesa accettare la nostra ospitalità, ed assidersi alla umile mensa di un nostro rifugio e confondersi con la folla immensa aggrappata alla roccia, e benedire, benedire, benedire con gesto ampio e solenne tutti i monti e le valli”. (Nella foto di Luigi Pessina, il Card. Tosi sta raggiungendo, a spinta, la vetta). Molti anni più tardi, un altro Arcivescovo di Milano, il Cardinal Carlo Maria Martini, raggiungerà la vetta, ospite del rifugio e riceverà, dal dottor Luciano Azzoni, la tessera di socio vitalizio della SEL. Il rifugio Enrico Daina continuò ad ospitare escursionisti, autorità, prelati, poi arrivò il triste ottobre del ’44 quando, per atti inerenti la lotta partigiano fu distrutto, durante un rastrellamento tedesco. Passata la bufera, la SEL si attivò subito, nel settembre 1945, per la sua ricostruzione. Fu riconosciuto anche il risarcimento per danni di guerra. Nell’aprile 1949, dopo una serie di documenti ed attestati regolarmente presentati alle autorità preposte, arrivò da Roma certo dottor Esposito. Il fatto è stato raccontato dal Presidente SEL di allora cav. Arnaldo Sassi. Ad attenderlo alla stazione ferroviaria di Lecco, con il treno delle 14.40, oltre al predetto Presidente c’era anche l’avvocato Bruno Furlani. Ricevutolo con il dovuto rispetto, l’alto funzionario chiese di vedere il rifugio per poter redigere il verbale necessario; il cav. Sassi lo portò sul piazzale della stazione e, indicando la vetta del Resegone, ancora abbondantemente innevata, disse: “Il rifugio Daina è lassù, ma dottore, dovrà calzare un paio di scarponi, penso che potremo fare la salita in tre orette”. Immaginatevi la faccia del compassato funzionario che, dopo un attimo di profondo pensamento disse:“andiamo a prenderci un caffé”. Mentre si sorbiva l’espresso, servito dal cav. Carlo Cernuschi, titolare del Bar della Stazione, il dottore funzionario del Ministero per il Risarcimento Danni di Guerra, aprì la sua elegante cartella di vitello marrone, ne trasse un foglio, scappucciò con lentezza la waterman, corrugò responsabilmente la fronte, socchiuse le palpebre e scrisse la sua “spatafiata”. Finito il gravoso impegno, ci piantò sopra, con forza e competenza, una bella timbrata, ripose tutto nella cartella, riavvitò il cappuccio della waterman, ripose la stilografica nel taschino del doppiopetto, si alzò e porgendo la mano destra salutò cordialmente i due rappresentati della SEL, dicendo: “va bene” e riprese il diretto delle 16,02. Dopo oltre quattro anni arrivò il risarcimento per “ Danni di Guerra”: £ 94.300,65, decurtate di £ 0,50 per bollo di ricevuta. Certamente solo il Padre Eterno è riuscito a sapere dove la burocrazia italiana sia andata a scovare quei sessantacinque centesimi a completamento del risarcimento. Se non se ne fosse interessato il Senatore Enrico Falck, socio del sodalizio, la SEL, probabilmente, stava ancor oggi aspettando la… favolosa indennità. Il 27 agosto 1950 il nuovo rifugio, ricostruito più grande e più bello (era però costato oltre tre milioni senza contare il grande lavoro volontario), su progetto degli architetti lecchesi Mario Ruggeri e Giuseppe Minonzio, era pronto e, rinunciato gli eredi Daina al nome del loro famigliare, dedicato a Luigi Azzoni. Il ragionier Luigi Azzoni, nato nel 1886, fu consigliere e cassiere della SEL dagli inizi del secolo scorso sino al 1949, anno della sua morte. Nonostante i numerosi impegni, fu anche Assessore al Comune di Lecco, rimase sempre fedele alla SEL della quale, per quarant’anni, ne era stato amministratore serio ed oculato. Dice il dottor Luciano Azzoni, che alla morte dello zio ereditò l’impegno di cassiere della SEL, e lo tenne diligentemente per oltre trent’anni: “A voler dedicare il rifugio al nome dello zio fu decisamente il Presidente cav. Arnaldo Sassi, con lui andai personalmente a Bergamo da un nipote Daina per chiedere il permesso di cambiare la denominazione al rifugio. Non ci furono problemi e, da allora, tutti coloro che ci salgono lo conoscono come Luigi Azzoni”. Il 19 settembre 1975 sono il Sindaco di Lecco dottor Alessandro Rusconi e il Prevosto Monsignor Enrico Assi che “scalano” il Resegone per inaugurare e benedire il Bivacco Città di Lecco, parte integrante del rifugio Azzoni. Ambrogio Bonfanti 11 a Milano nel XIX secolo c’era una saggia disposizione edilizia «La Servitù del Resegone». Era un vincolo che imponeva agli edifici a Nord dei Bastioni di Porta Venezia di non superare l’altezza di 2-3 piani, per permettere di ammirare il suggestivo panorama offerta dalle Prealpi lombarde. Sui Bastioni e in corso Buenos Aires, allora ”Stradone di Loreto c’era un discreto passaggio di carrozze, i signori venivano a fare la passeggiata per respirare aria fresca e, nelle giornate terse, per ammirare lo spettacolo del Resegone e delle Grigne. Il primo palazzo che infranse questo vincolo fu palazzo Luraschi, così chiamato dal nome del suo costruttore. Era un imponente palazzo di otto piani, costruito nel 1887 sull’area dell’ex Lazzaretto, tuttora presente in corso Buenos Aires e per la sua costruzione, novità quasi assoluta per l’Italia, fu utilizzato il cemento armato. L’ingegner Luraschi, quasi a scusarsi con i milanesi per aver nascosto il Resegone, una montagna molto cara ai suoi concittadini perché legata indissolubilmente alle vicende di manzoniana memoria, nel cortile interno, sopra le colonne recuperate dal vecchio Lazzaretto, fece mettere dodici busti che ricordano i più famosi personaggi dei Promessi Sposi. I LAVORI AL RIFUGIO LUIGI AZZONI AL RESEGONE Ai primi di ottobre sono iniziati i lavori consistenti principalmente in: qdemolizione e ricostruzione di soletta in legno tra piano terra destinato a deposito e ripostiglio, ed il piano primo destinato a camere; qdemolizione di tramezzi in legno e formazione di nuovi tavolati in laterizio per le tre camere al piano primo, totale n.16 posti letto; qadeguamento canne fumarie; qsostituzione dell’attrezzatura della cucina: cucina a gas, tavoli da lavoro, armadiature, lavello; qlavaggio stoviglie: installazione di nuovo lavello e lavastoviglie; qopere idrauliche: collegamenti impiantistici vari; q opere elettriche: creazione di parte dell’impianto elettrico a 220 V, adeguamento dell’impianto esistente, ampliamento impianto illuminazione in alcune zone del rifugio. Le opere sopra elencate sono state realizzate parzialmente con fondi propri della società e con contributo regionale tramite la Comunità Montana Lario Orientale – Valle S. Martino. Il progetto iniziale di importo pari ad euro 38.485,26 ha avuto un contributo regionale di euro 19.240,00. Hanno eseguito i lavori e le forniture le seguenti Ditte: qOpere edili: RIVA & C. COSTRUZIONI s.n.c. - Civate (LC). 12 qOpere idrauliche: Termoidraulica Stefano Colombo - Lecco (LC). qOpere elettriche: Green Wave di Merlini Alberto – Calolziocorte (LC). qFornitura materiale ligneo: GALLI LEGNAMI – Malgrate (LC). qFornitura materiale elettrico: MEAR – Lecco. qFornitura ed installazione attrezzature cucina e lavaggio stoviglie: ALICONTRACT – Cernusco s/N. Il trasporto in elicottero del materiale è stato eseguito da ELIWORK – Cosio Valtellino (SO). I lavori sono stati seguiti dalla sottoscritta e da alcuni componenti del Consiglio Direttivo. Il gestore Maurizio Valsecchi ha condiviso con noi le scelte progettuali e funzionali fornendo un valido contributo ed esperienza. Allo stato attuale mancano la fornitura dei nuovi letti con struttura in legno e la posa delle porte delle camere. E’ stata fondamentale nella realizzazione dei lavori l’organizzazione fra le varie ditte e i viaggi in elicottero oltre alla collaborazione dei volontari. I muratori e gli elettricisti hanno lavorato parecchi giorni di seguito pernottando al rifugio. Si ringrazia l’Ing. Doro Berera per la progettazione della nuova soletta in legno. Invito tutto a raggiungere il Resegone per vedere di persona tutto quanto realizzato. Giusi Negri In giro con il 27 maggio: Sestri Levante-Moneglia. Come sempre la gita in Liguria attrae molti partecipanti, il pullman questa mattina era pieno! Le previsioni indovinate di cielo azzurro e l’idea di raggiungere il mare già a maggio hanno fatto il resto. Abbiamo diviso la gita in due consentendo di percorrere solo il primo tratto fino a Riva Trigoso, oppure solo il secondo da Riva Trigoso a Moneglia, oppure tutto quanto al completo. Anche questa cosa ha consentito la partecipazione di molti gitanti. Partiti da Sestri dopo l’obbligato acquisto di una buona dose di sempre ottima focaccia ligure, il sentiero ci ha portati ad un massimo di 300 metri di quota ma sempre con vista mare per poi scendere in paese a Riva dove abbiamo velocemente pranzato prima di riprendere quota e poi ridiscendere a Moneglia. Chi invece ha scelto l’opzione più corta ha potuto godere del primo bagno in mare e della tintarella in costume sulla spiaggia. Visto che siamo riusciti ad arrivare con sufficiente anticipo all’appuntamento per la ricostituzione del gruppo ci siamo anche concessi un bel gelato prima di tornare sul pullman per il rientro a Lecco. A Moneglia qualcuno ne approfitta per un bagno ristoratore Riviera in vista 13 24giugno:Il Sentiero del Cardinello Il 24 giugno siamo andati da Isola di Madesimo a Splügen percorrendo antiche vie già usate ai tempi dei Romani e addirittura nella preistoria. Il primo tratto sale da Isola alla diga di Montespluga prima per un sentiero che passa da alcune baite e alpeggi, poi, una volta attraversato il fiume, ci si trova su un selciato lastricato da grosse pietre che costiutisce il vero e proprio sentiero del Cardinello, si tratta di uno spettacolare percorso scavato nella roccia a strapiombo sopra il torrente Liro che da solo vale la gita. Una volta arrivati alla diga la si attraversa per camminare agevolmente lungo la sponda destra idrografica del lago fino al paese che, visto il periodo estivo, era molto animato da gitanti soprattutto in motocicletta. Da qui si sale ancora un pò fino al passo dominato poco prima da una caserma della finanza ormai abbandonata. Ci siamo fermati nel prato proprio sul passo per il pranzo al sacco; una bella vista sull’abitato di Splügen oltre confine in Svizzera, anche se le nuvole un poco basse non ci hanno consentito di spaziare sulle cime. Proseguendo con il sentiero ci siamo trovati a perdere quota con belle diagonali lunghe, tipiche dei sentieri elvetici, che in poco tempo ci hanno portato nel fondovalle attraversando prati strapieni di fiori e con tante bellissime mucche all’alpeggio. Una volta arrivati in paese a Splügen un bel sole ci ha scaldati e non ci siamo fatti mancare il pediluvio nel fiume prima che un pullman postale ci riportasse fin su al passo, da dove il sempre impeccabile autista del bus Ivan ci ha riportati a Lecco. Chichi Nava Si sale Si scende 14 L’Anello delle Pale di San Martino: 21-22 luglio. Due giorni nelle Pale di San Martino. “Camminasel 2012”. Il tavolo delle “toste seline”. L’appetito non manca dopo una lunga camminata. Gustando la squisita cena la sera del 21 luglio al Rifugio Rosetta “Giovanni Pedrotti”, m 2578. Continua il cammino sul “Grande anello delle Pale di San Martino”. 22 luglio. Al Passo di Bal, m 2443. 15 Ancora camminasel 2012: RICORDI DAL PIEMONTE Le prime due uscite dell’edizione 2012 del Camminasel non sono state sicuramente baciate dalla buona sorte, con il meteo sfavorevole che ci ha messo lo zampino… La gita inaugurale, 25 marzo, in quel di Torino, scelta come destinazione del trekking urbano anche in considerazione del fatto che ricorrevano i 150 anni dalla fondazione dell’Italia, ha visto una numerosa partecipazione di soci e simpatizzanti che sono scesi vocianti in riva al Po. Il cielo però, alla partenza da Lecco sgombro di nubi, si è un po’ imbronciato e l’inizio della nostra passeggiata è stato contrassegnato da qualche goccia di pioggia. Ma, aperti gli ombrelli, siamo partiti 16 alla riscoperta di questa meravigliosa città e dei suoi numerosi monumenti ai quali, approfittando dell’importante ricorrenza, è stato fatto un bel restauro. Alcuni partecipanti partono, foglio alla mano e seguono l’itinerario consigliato, ma molti preferiscono dirigersi velocemente per riuscire a vedere, o in alcuni casi rivedere, palazzi o musei, prima che si affollino di gente. Il gruppo inevitabilmente si sfalda in piccoli gruppetti, ma del resto questa idea del trekking urbano, nata tanti anni fa, così funziona: a differenza degli itinerari in montagna, ognuno si organizza la giornata come meglio crede e l’appuntamento è per il pomeriggio quando, sull’autobus, ci si racconta quanto si è visto nella giornata. Anche se già vista alcune volte, la città ci riserva ancora qualche sorpresa e nel pomeriggio ritorna il sole, proprio mentre stiamo attraversando il Parco Valentino con le sue colorate fioriture. Qualche ardimentoso e veloce camminatore sale anche al Monte dei Cappuccini per visitare il Museo della Montagna e completa così la visita con la classica “ciliegina sulla torta”. Il 15 aprile ci attende invece la Val di Susa dove, dopo la sfortunata camminata dello scorso anno che ci avrebbe dovuto portare alla Sacra di San Michele, torniamo per completare appunto la visita a questo incredibile luogo sacro. Ma la sfortuna ci perseguita anche quest’anno: una giornata piovosa e con nubi basse ci attende e partiamo quindi armati di ombrelli e mantelline per salire verso la chiesa-fortezza. Il sentiero è ben tracciato e sale senza strappi verso la poderosa rocca, attraversando un bel bosco, fino a portarci sul piazzale da dove si accede al recinto sacro della Sacra di San Michele. Percorrendo l’ultimo tratto che ci separa dall’ingresso alla chiesa, possiamo solo intuire il bel panorama che si può godere da quassù e, in attesa della visita guidata prevista nel primo pomeriggio, abbiamo anche modo di assistere alla celebrazione della Santa Messa, in un ambiente di raro fascino. La pioggia (la foto è dello scorso anno, non pioveva) non ci dà tregua e siamo quindi costretti a cercare dei ripari di fortuna per consumare il nostro pranzo, in attesa d’incontrare la nostra guida che, nel pomeriggio, ci illustra la storia di questa affascinante abbazia con un percorso interessante ma ahimè senza panorami sulla valle. All’uscita, decidiamo di rinunciare alla discesa a piedi prevista nel programma, anche perché il sentiero si presenta insidioso e scivoloso e, risaliti sul nostro autobus, lasciamo per la seconda volta un po’ tristi questa bella valle. Pippo Cattaneo 17 Con noi al Camminasel 2013 17 MARZO: TREKKING URBANO A VICENZA. 14 APRILE: DA ARENZANO A VARAZZE, CON IL MARE A SINISTRA. 26 MAGGIO: VALCANALE – RIFUGIO ALPE CORTE – LAGHI GEMELLI – BRANZI. 9 GIUGNO: IL MONTE BALDO (in collaborazione con C.A.I. LECCO). 23 GIUGNO: MACUGNAGA – RIFUGIO ZAMBONI. 20/21 LUGLIO: VAL GARDENA - TRAVERSATA NEL GRUPPO DELLE ODLE. 22 SETTEMBRE: IL GHIACCIAIO DELL’ALETSCH, L’HIMALAYA SVIZZERO. 6 OTTOBRE: LA TRAVERSATA DELLA VAL DI CAM, BELVEDERE SUL PIZZO BADILE. PER SAPERNE DI PIU’ 17 MARZO: VICENZA Consueto inizio stagione con un trekking urbano e quest’anno la scelta è caduta su Vicenza, dove, supportati come sempre da un foglio informativo relativo agli itinerari pedonali di visita suggeriti, andremo alla scoperta del magnifico centro storico. Per i più coraggiosi ci sarà anche la possibilità di salire al santuario della Madonna di Monte Berico, raggiungibile a piedi per un lungo porticato in salita, con stazioni della Via Crucis datate 1748 e da dove la vista è superba. 14 APRILE: DA ARENZANO A VARAZZE Anche la gita primaverile in Liguria è ormai un classico che riscuote sempre un grande successo e quest’anno proponiamo due itinerari nei dintorni di Arenzano, suggestiva località ad ovest di Genova. La prima proposta è una meravigliosa passeggiata, realizzata di recente, che collega Arenzano, Cogoleto e Varazze con un piacevole percorso di circa 12 km completamente pianeggiante e che costeggia il mare. In circa cinque ore lo si potrà percorrere in tutta calma, ritagliandosi anche il tempo per visitare questi tre stupendi borghi marinari. Per chi invece volesse spingersi nell’entroterra, proponiamo anche un itinerario più escursionistico che, con una breve ascensione dal centro di Arenzano, percorrendo il verde sentiero lungo il Rio Cantarena, conduce al rifugio Scarpeggin 18 (550 mt), straordinario e minuscolo rifugio tra le rocce, inserito in un paesaggio tipicamente alpino. 26 MAGGIO: VALCANALE – RIFUGIO ALPE CORTE – LAGHI GEMELLI – BRANZI Un’appagante traversata ci permetterà di collegare la Val Seriana con la Val Brembana: partendo da Valcanale a quota 987 metri, saliremo al rifugio Alpe Corte (1410 m.) per raggiungere poi i passi di Marogella (1873 m.) e quello dei Laghi Gemelli (2139 m.). Inizierà quindi la discesa verso il paese di Branzi (874 m.) passando dal rifugio Laghi Gemelli (1961 m) e attraversando una stupenda zona costellata da grandi e piccoli laghi. Una gita che promette grandi panorami e che sfrutterà al meglio la comodità offerta dal nostro autobus nel venirci a riprendere in un luogo diverso da quello da dove saremo partiti. 9 GIUGNO: LA GRANDE TRAVERSATA DEL MONTE BALDO (in collaborazione con il C.A.I. Lecco) Per questa gita abbiamo ideato questo gemellaggio con gli amici del C.A.I. di Lecco che avevano anche loro inserito nella loro programmazione questa spettacolare gita. Famoso per le sue meravigliose fioriture, il Monte Baldo, grande belvedere sul lago di Garda, accoglierà, ci auguriamo, il grande gruppo degli escursionisti di Lecco lungo il tratto più spettacolare della Alta Via del Baldo, che percorre la panoramica cresta del monte. Partendo da Malcesine, sulle rive del lago, saliremo con la nuova e avveniristica funivia rotante alla Baita dei Forti (1752 m.). Qui transita il percorso dell’Alta Via del Baldo che ci condurrà dapprima alla Cima delle Pozzette (2131 m.), poi alla Punta Telegrafo (2200 m.), massima elevazione del gruppo per arrivare poi al rifugio Mondini (1550 m.) da dove si potrà scendere all’abitato di Prada Alta con la cabinovia o con un breve tratto a piedi. Per chi non volesse unirsi al gruppo degli escursionisti, ci sarà la possibilità di trascorrere la giornata in riva al lago nella piacevole cittadina di Malcesine oppure percorrere il piacevole itinerario di bassa quota denominato “Bassa Via del Garda”. 23 GIUGNO: RIFUGIO ZAMBONI A MACUGNAGA Grande e spettacolare escursione a due passi dal massiccio del Monte Rosa che, meteo permettendo, ci regalerà da qui maestosi panorami. Dall’abitato di Macugnaga (1195 m.) con agevole e panoramico sentiero si salirà al rifugio Zamboni – Zappa a quota 2065, dove si potrà pranzare. Con un percorso ad anello e sempre con vista sul massiccio del Rosa, rientreremo al paese. Anche qui, per chi non volesse affrontare l’escursione più lunga, ci sarà la possibilità di percorsi più brevi e a bassa quota nei dintorni del paese di Macugnaga. 20/21 LUGLIO: VAL GARDENA TRAVERSATA NEL GRUPPO DELLE ODLE Il gruppo delle Odle è una catena montuosa delle Dolomiti che, assieme al gruppo del Puez, costituisce la maggior parte del territorio del parco naturale Puez Odle, contornato dalla val Badia, val Gardena e val di Funes, in Alto Adige. Il nostro itinerario partirà dalla stazione a monte della cabinovia in partenza dal passo Gardena per arrivare al rifugio Jimmishutte. Da qui, seguendo il percorso dell’Alta Via delle Dolomiti n. 2, saliremo al passo Cir a 2465 m. e arriveremo per la notte al rifugio Puez (2481 m.), transitando dal lago di Crespeina. Il secondo giorno seguiremo sempre l’Alta Via fino al rifugio Genova per poi scendere in val di Funes dove ci attenderà il nostro autobus. 22 SETTEMBRE: IL GHIACCIAIO DELL’ALETSCH, L’HIMALAYA SVIZZERO L’Aletsch è in assoluto il più grande (86 kmq) e il più lungo (24 km) ghiacciaio della catena alpina ed è incredibile come a poche ore di autobus dall’Italia, appena oltrepassato il valico del Sempione, si abbia la possibilità di scoprire, nascosto e quasi volutamente conservato in una cornice di vette immacolate, questo enorme fiume di ghiaccio. Il panorama è grandioso e con un po’ d’immaginazione si ha la sensazione emozionante di essere capitati quasi per caso in un’aspra e selvaggia valle himalayana d’alta quota. In realtà siamo sotto i 2000 metri di quota e con una duplice proposta d’itinerari daremo a tutti la possibilità di conoscere questa meraviglia naturale. 6 OTTOBRE: LA TRAVERSATA DELLA VAL DI CAM Per finire in bellezza la nostra stagione escursionistica, proponiamo due itinerari vicini a casa che collegano Casaccia con Soglio. Il primo percorso a bassa quota chiamato “La Panoramica” è una passeggiata distensiva che effettua un percorso a mezzacosta lungo il fianco settentrionale della val Bregaglia. Gli scorci sul fondovalle sono frequenti, così come quelli sulle montagne del gruppo dell’Albigna e della Bondasca. L’andamento pianeggiante del percorso è interrotto solamente da alcuni sali-scendi, alternando tratti nel bosco ad altri attraverso radure. Il secondo percorso invece collega sempre Casaccia con Soglio con un percorso diagonale attraverso i pendii sottostanti la mole rocciosa del Piz Duan. Anche questo è un percorso piacevole che snoda inizialmente attraverso i verdi pascoli della parte inferiore della Val Maroz e quelli della breve ma deliziosa Val di Cam, per poi compiere un lungo percorso a mezzacosta offrendo un panorama di prim’ordine sulla Val Bregaglia e in particolare sulle sue spettacolari cime. 19 Non siamo soli Uomini, montagna, animali Per chi va in montagna, soprattutto per chi frequenta i sentieri e non le ardite pareti, è esperienza comune constatare come negli ultimi anni siano più frequenti gli incontri ravvicinati con animali un tempo molto più rari di oggi. Qualche decennio fa avvistare un capriolo era evento rarissimo; i camosci si trovavano solo nei Parchi Nazionali, per non parlare degli stambecchi, presenti esclusivamente al Gran Paradiso. Oggi, per vari mutamenti socio-economici, questi incontri sono all’ordine del giorno, anche sui monti lecchesi, habitat evidentemente idoneo ad ospitare di nuovo gli animali. Ecco alcuni esempi. 20 In Biandino, passeggiando sul fondovalle si rischia di venire assordati dai fischi delle marmotte. E dove ci sono prede, ci sono i predatori: l’aquila passa di frequente da quella mensa, partendo dai sicuri ricoveri nelle Orobie. Ma molto più presenti sono i gheppi, piccoli ma voraci, che sono di casa e approfittano a piene zampe di quest’abbondanza. Sorprende anche vedere pascolare tranquillamente, come comuni capre, gli stambecchi fuori dal rifugio Grassi, (nelle foto) o dal FALC: il rilascio di qualche esemplare alcuni anni fa è stato coronato da un lusinghiero successo. Per non parlare dei cinghiali, divenuti quasi un problema sociale nel Triangolo lariano e nelle Prealpi comasche: orti distrutti, vigne devastate, prati rivoltati… un flagello! Infine, si rischiano spesso incidenti stradali sulla piana di Balisio: qualche automobilista si ferma in mezzo alla strada a fotografare i camosci che pascolano indisturbati nei prati sotto il Due Mani, a poche decine di metri dalla Provinciale. Alcuni avvenimenti di questi ultimi mesi poi, come tessere di un mosaico, possono aiutarci a comporre il quadro sullo stato attuale della fauna selvatica lecchese. Ha destato scalpore e qualche ilarità la triste fine del povero Rambo, un minuscolo cane di razza Pincher: sul sentiero di salita al Resegone da Morterone è stato adocchiato da “un grosso rapace” (così lo ha descritto lo sconsolato padrone), che scambiandolo per una marmotta o un leprotto lo ha ghermito, portandolo fino a venti metri di altezza. Poi, forse accorgendosi dell’inconsistenza della preda, lo ha lasciato andare, facendolo precipitare in un fatale volo. Ma senz’altro, il fatto faunistico più eclatante di quest’anno è stato il ritorno dell’orso bruno. L’ultimo esemplare in Valsassina venne abbattuto vicino a Primaluna a fine ‘800 (Aldo Oriani – Orsi e Lupi, ed. Parco Reg. Grigna settentrionale, 2005); allora era considerato “animale nocivo”, e addirittura chi lo uccideva, portando la prova all’Autorità preposta, veniva ricompensato con una bella sommetta. Così l’orso si estinse nelle nostre valli. Altri tempi… Passano gli anni, aumenta la sensibilità ambientale, finché negli anni ’90 viene avviato il progetto Life “Ursus” (finanziato dall’Unione Europea) per salvare l’ultima popolazione di orso bruno delle Alpi italiane, che sopravviveva sempre più esigua (una decina di esemplari) nel Parco Adamello-Brenta. Come Natura insegna, si procedette ad un rinsanguamento, introducendo esemplari catturati in Slovenia per aiutare questa nostra popolazione ridotta al lumicino. Fra autoctoni ed immigrati, dopo un iniziale periodo di ambientamento, è scoccata la scintilla, ed ora la popolazione alpina conta una quarantina di esemplari, che si stanno espandendo lungo tutte le Alpi Centro-orientali. E, infatti, gli orsi sono arrivati anche da noi. Diversi avvistamenti sono stati fatti in zona nel maggio di quest’anno: a Mandello, a Morbegno, a Ballabio, tutti puntualmente riportati da articoli di giornale. Ciò ha contribuito a creare una grande attenzione nella gente, che ha sorpreso anche gli addetti ai lavori: agli incontri informativi per il pubblico organizzati con il progetto Life “Arctos” erano presenti anche 150 persone. Un record per le serate naturalistiche! E’ una psicosi? Ma l’orso bruno non è pericoloso per l’uomo; l’animale più pericoloso per l’uomo – sorpresa! - è il calabrone, che in Italia provoca una quarantina di morti all’anno. Pare che l‘individuo avvistato nel lecchese fosse sempre lo stesso, un giovanotto (maschio) che cercava compagnia (femminile) dalle nostre parti, ma visto che non batteva chiodo ha girato come una trottola per le nostre valli, finché ha capito che era meglio spostarsi di nuovo verso oriente. Forse è ancora quello che è stato visto - e filmato- in agosto nei pressi dei laghi di Cancano, nel Parco Nazionale dello Stelvio: la sua ricerca evidentemente continua… Insomma, tutto bene: sembra proprio che gli animali stiano tornando a popolare le Prealpi, arricchendo di biodiversità questo nostro territorio. Ma non tutti la pensano così... Sembra essersi creata, o meglio ricreata, l’eterna contrapposizione città/campagna: mentre i cittadini – escursionisti, ambientalisti, tecnici faunisti - plaudono a questo ritorno, i campagnoli – abitanti dei paesi, allevatori, pa- 21 stori – protestano per questa ennesima invasione del loro habitat, per questa nuova imposizione calata dall’alto del ritorno dei grandi carnivori (non dimentichiamo il lupo, che zitto zitto in pochi anni è risalito dagli Appennini fino a metà arco alpino). In effetti, i grandi carnivori possono provocare stragi nelle mandrie e nelle greggi. Gli abitanti delle valli alpine vedono una volta di più trascurate le proprie istanze, si sentono meno importanti di quei pochi individui di orso che con tanto clamore sono tornati a circolare sui monti. Ogni pecora trovata sbranata è un colpo al loro orgoglio di fieri custodi del territorio, oltre che un danno economico. Chi abbia voglia di capire la posizione dei montanari rispetto a questo problema può trovare ampia documentazione nel sito dell’Associazione Ruralpini (www.ruralpini. it), che raccoglie testimonianze, commenti, riflessioni dal mondo degli allevatori di montagna: la vita in alpeggio, la fatica legata a questo antico, nobile mestiere, l’arte di fare il formaggio – vivissima la discussione sul Bitto DOP e “storico”. Sintetizzando con un eufemismo, si può dire che i nostri pastori sono “piuttosto contrari” al ritorno dei grandi carnivori in montagna: con tutti i pro- 22 blemi umani che già hanno, ci mancavano pure i problemi animali! Insomma, dopo una millenaria colonizzazione del territorio da parte degli alpigiani, la costruzione di malghe, la sistemazione dei pascoli che hanno plasmato il paesaggio alpino, si sentono a buon diritto – quei pochi eroici che tuttora resistono – i veri, unici padroni della montagna alpina. E adesso arrivano gli orsi. Gli allevatori abruzzesi hanno imparato a convivere con l’orso (marsicano però: meno vorace...): recinti alti e robusti ove rinchiudere al sicuro il bestiame, cani pastore forti e ben addestrati, mentre qui sulle Alpi in effetti non eravamo più abituati a questi ingombranti vicini. Che dire? Chi ha ragione? I cittadini pro-orso o i campagnoli no-bear? Forse si può fare un po’ di filosofia (non dobbiamo alzarci alle cinque a mungere domattina!) pensando a come si è evoluto il rapporto uomo- animale. Prima era naturale avere animali in casa, allevarli e... portarli a termine in famiglia, per il proprio sostentamento; l’animale era visto comunque come un essere a disposizione dell’uomo, e anche la fauna selvatica. Il Diritto romano considerava, infatti, gli animali selvatici come res nullius, cioè roba di nessuno, che ognuno può prendere per i propri bisogni. In Italia fu così fino al 1977... Opposto invece il concetto per il diritto anglosassone, che vede gli animali selvatici come res communitatis, cioè appartenenti a tutti, perciò da rispettare in quanto patrimonio della comunità. Insomma, banalizzando, il mondo è tutto nostro, gli animali e tutto il resto del Creato sono al nostro servizio - come affermato nella Genesi? Oppure, in una visione francescana, gli animali sono creature come noi, con lo stesso diritto nostro di stare al mondo e di goderne? Sulla Terra non ci siamo solo noi. Fra estinzione e invasione c’è sicuramente una giusta via di mezzo. Sergio Poli N.d.R. L’ultimo orso abbattuto in Valsassina, sui monti di Primaluna nel 1888, è visibile, imbalsamato, nel piccolo ma interessante museo di storia naturale del Collegio di Celana (Bg). Inaugurato il “Sentiero del passo del Lupo” Ripristinato dalle Associazioni ANTEAS, Rotary Club Lecco e Sezione Strada Storta del CAI Lecco, con la collaborazione dell’Associazione Cacciatori, dei Gruppi Alpini di Bonacina e di Acquate, è di nuovo accessibile l’unico collegamento pedonale fra la zona alta di Lecco e la Valsassina. Ultimo collegamento pedonale fra la zona alta di Lecco e la Valsassina, ovvero Morterone, il “Sentiero del passo del Lupo” è stato ripristinato dopo la cancellazione del suo tratto iniziale dovuta al passaggio della nuova strada per la Valsassina. La cerimonia che segna la riapertura ufficiale del sentiero che parte dalla frazione di Versasio (Comune di Lecco) e termina a Ballabio (zona depuratore), esattamente in corrispondenza della carrozzabile per Morterone, si è svolta sabato 10 novem- bre alle ore 10,30 presso la Trattoria “Il Caminetto”- Località Versasio. Il “Sentiero del Passo del Lupo”, che si snoda su un dislivello massimo di 150 mt, è oggi di facile percorrenza per persone di tutte le età, regala ampie vedute panoramiche su Lecco e si mostra particolarmente suggestivo nel punto in cui attraversa la gola formata dal torrente Caldone che scende dalla Forcella di Olino. Suggestiva anche la leggenda che riguarda l’origine del nome, che narra di come un tempo un lupo ferito si sia nascosto in una grotta dentro l’alveo del fiume. In realtà a pochi passi dal ponte esiste una piccola grotta dove è visibile una macchia rossa di grosse dimensioni, presumibilmente dovuta a licheni o a minerale di ferro, il cui colore e la particolare conformazione ricordano una macchia di sangue. Il ripristino del “Sentiero del Passo del Lupo” si inserisce in un progetto più ampio, approvato dalla Fondazione Provincia di Lecco, e va a costituire il naturale collegamento con quello già completato negli anni scorsi da Rotary Club Lecco (sentiero Rotary da Versasio a Somasca di Vercurago), compiendo il collegamento pedemontano fra la Valsassina e la Bergamasca, passando a monte di Lecco. 23 Selini mai fermi: in UZBEKISTAN Nel favoloso regno di Tamerlano 14-21 settembre 2012 Siamo partiti, un pomeriggio di settembre, alla scoperta dell’UZBEKISTAN. Stavolta vedrò finalmente la mitica SAMARCANDA! Atterrati a URGENCH (per noi erano le quattro del mattino), abbiamo incontrato Daler, la nostra guida, e ci siamo diretti a KHIVA, distante 35 km lungo una strada ancor oggi percorsa da un filobus. Attraverso una delle quattro porte chiamata OTA-DARVOZA (Porta del Padre) siamo entrati nella città vecchia, circondata per 25 km da un’antica cinta muraria alta 18 metri, spessa da sei a otto metri, fatta con argilla e paglia. Il nostro albergo è proprio nel centro storico (chiamato ICHANKALA) e usciamo assaporando subito un’atmosfera quasi magica. Minareti, madrase, moschee ricoperte di lucide maioliche verdi e azzurre rese ancor più brillanti dal primo sole e dall’aria tersa. Siamo attratti da un grosso tozzo minareto, che fu iniziato nel 1851 ma mai terminato per l’improvvisa morte del costruttore. Nelle sue intenzioni doveva essere tanto alto da permettere di vedere fino a BUKHARA che dista 450 km; è rimasto fermo a 26 metri. Interessante la moschea JUMA, all’interno della quale ci sono 213 colonne di legno di olmo scolpite e datate XVII secolo. Mi impressiona l’harem di ALLAKULI KHAN (1835). A un lato di un grande cortile c’è la sua “camera” cui ne sono affiancate altre quattro per altrettante mogli. Di fronte diverse stanze, più piccole, per trenta concubine. 24 Ci incuriosisce vedere la cottura del pane nel TANDURO, una costruzione cilindrica alta circa un metro sul fondo della quale si accende il fuoco. Con un rudimentale attrezzo si attacca sulle pareti interne il pane rotondo come fosse una pizza. Quando è cotto, si stacca e la panettiera lo prende al volo. Alla sera, per vicoli scuri e dissestati, andiamo a vedere il pozzo che diede il nome alla città. La leggenda dice che fu scavato da SEM, figlio di Noè. La sua gente lo chiamò KHEIVAK da cui KHIVA. Il giorno seguente con un’ora circa di volo arriviamo a BUKHARA, l’antica capitale nel IX e X secolo. Un’oasi in mezzo al deserto. Degni di nota sono la piazza LYABI HAUZ, il complesso POI KALON, il palazzo d’estate, nonché madrase, minareti, una massiccia fortezza reale e i resti di un mercato un tempo molto vasto. Nella bellissima piazza c’è un’ampia vasca, dove un tempo, la popolazione si approvvigionava d’acqua; è circon- data da gelsi molto antichi di cui uno fossile, datato 1477 e ancora in piedi. Il minareto KALON, alto 47 metri, fu costruito nel 1127 e serviva anche come torre di avvistamento. GENGIS KHAN rimase impressionato da questa costruzione e ordinò ai suoi seguaci di non distruggerlo. Ha quattordici fasce decorative diverse, 105 scalini interni ai quali si accede da una grande moschea che poteva contenere 10.000 persone. Alla sera assistiamo ad uno spettacolo folcloristico con balli e bellissimi costumi. Non saprei dire se fossero costumi UZBEKI, TAGIKI, KAZAKI, TATARI, RUSSI, KARAKALPAKI, KIRGIZI O COREANI, tante sono le razze che popolano l’Uzbekistan e, a quanto pare, vivono in armonia. Al mattino successivo si parte per SAMARCANDA lungo una strada dissestata, nella steppa, incrociando qualche villaggio con case di argilla e paglia. Sostiamo a SHARESABZ - in tagiko CITTA’ VERDE - dove nacque TAMERLANO nel 1336. Tamerlano è il nome occidentalizzato di TIMURI-LANG (ossia Timur” lo zoppo” ) che fu poi chiamato AMIR TEMUR. Visitiamo le rovine del suo palazzo d’estate, il mausoleo dei suoi antenati e la moschea KOKGUMBAZ. Samarcanda ha più di 2700 anni di storia. Si mostra in tutta la sua magnificenza nella piazza REGISTAN. Fu distrutta nel 25 1220 da Gengiskhan, ma nel 1370 Tamerlano decise di ricostruirla e in 35-40 anni la impreziosì con opere immortali. Piazza Registan è occupata da vari edifici. La più bella madrasa, TILLA-KARI, è rivestita d’oro ed ha una cupola di 36 metri. All’interno il soffitto in lamina d’oro è piatto ma inganna l’occhio, poiché sembra seguire concavo la rotondità della cupola. A breve distanza la moschea BIBI-KHANYM (moglie cinese di Tamerlano) era, un tempo, fra le moschee più grandi del mondo. Nel cortile interno c’è un enorme leggio di marmo, dove veniva posto il Corano, che troveremo a TASHKENT in un museo. E’ composto da 356 pagine in pelle di daino, scritto nel VII secolo, è ritenuto il più antico del mondo. Anche il mercato è caratteristico. I contadini espongono i loro prodotti ben impilati, i cereali in sacchi ben arrotolati disposti in bell’ordine. Alla necropoli SHAH-IZINDA accediamo tramite una scala di 40 gradini; è ricca di monumentali mausolei dove riposano i famigliari di Tamerlano, i governanti della città ma anche persone comuni. Visitiamo il sito archeologico di AFROSIAB, l’antica Samarcanda distrutta da Gengiskhan. Nel 1908 fu scoperto, sotto 3 metri di sabbia, l’osservatorio di ULUGHBEK, nipote di Tamerlano, che fu sovrano e 26 astronomo e lo fece costruire nel 1400. Trattavasi di un edificio alto 30 metri, di cui rimane ora solo una “scala” ricurva dove veniva appoggiato il sestante. Con quest’osservatorio avevano catalogato 1018 corpi celesti. Facciamo due passi per la città vecchia. Vicoli con canaletti dove scorrono le acque di scolo; case, come da tradizione, in fango e paglia, con all’esterno solo una porta, grande o piccola, e all’interno freschi giardini. Incontriamo qualche piccola e modesta moschea e poche persone. Partiamo quindi alla volta di TASHKENT - CITTA’ DI PIETRA - che è la capitale. La raggiungiamo dopo 300 km attraverso una zona con ampie - direi sterminate - piantagioni di cotone e altre colture. Per l’irrigazione di questi campi sono stati costruiti dei canali che deviano l’acqua del fiume AMU DARYA che sfocia nel lago d’ARAL. A causa di ciò, il lago si sta lentamente prosciugando. La guida ci racconta che per la raccolta del cotone (settembre/ ottobre) vengono reclutati i ragazzi che s’iscrivono all’università. Per i primi due mesi devono raccogliere 80 kg di cotone al giorno! L’Uzbekistan ne produce quattro milioni di tonnellate l’anno. Tashkent fu in buona parte ricostruita dopo il terremoto del 1966. Ha bei viali alberati e spaziosi, ordinati e puliti, tre linee metropolitane più due attualmente in costruzione. E’ sede di diverse università ed è meta ambita degli Uzbeki: conta ben 2.200.000 abitanti. Vi sono il parlamento, il ministero e vi risiede il Presidente il quale ha una moschea personale per la preghiera del venerdì. Sulla porta di un museo-biblioteca, ove è custodito il Corano portato da Samarcanda, c’è un’iscrizione che elenca gli orari delle cinque preghiere che i musulmani dovrebbero fare ogni giorno. La piazza KAST IMAM è il centro religioso della città, situata nel complesso storico con case di mattoni e di fango sopravvissute al famoso terremoto del 1966. Le madrase e i mausolei sono in parte del XVI secolo e in parte ricostruite. Le più recenti appaiono meno belle e imponenti. Il bazar è sicuramente il più fornito del paese. Lunghe ordinate file di uova, frutta fresca e secca, verdura, cereali in grossi sacchi, dolci, pane, un insieme che invoglia all’acquisto. Visitiamo il monumento al milite ignoto, dove ogni regione (l’Uzbekistan ne conta 12) ha un libro coi nomi dei caduti: una lista impressionante. Concludiamo la giornata e il viaggio con lo spettacolo di fontane colorate musicali e il mattino rientriamo nella nostra Italia, a casa, che per ognuno è il posto più bello del mondo. Valeria Bettocchi Ad Artavaggio E’ RITORNATA LA BANDA D omenica 7 ottobre, al rifugio Sassi Castelli ad Artavaggio, è ritornato, dopo la bellissima esperienza dello scorso anno, il Corpo Musicale di Villasanta, per esibirsi in un fantastico e apprezzato concerto. Musica classica, leggera, jazzistica, sinfonica, diretta dal bravo Maestro Carlo Zappa, ci ha deliziato per un paio d’ore. Pubblico numeroso, attento, entusiasta, ha affollato la terrazza del rifugio. L’iniziativa, scaturita dalla vulcanica mente di Danilo Aluvisetti, gestore con il figlio Massimo, era stata accolta con piacere dal Consiglio della SEL, che l’aveva fatta propria. Nella mattinata, il parroco di Moggio don Agostino ha celebrato la Messa nella Cappella Bettini, in ricordo dei Soci defunti. Il Corpo Musicale di Villasanta è un sodalizio con alle spalle un’attività più che centenaria, essendo stato fondato nel 1885. Esso costituisce un punto di riferimento costante in occasione di ricorrenze civili e religiose. Le sue esibizioni, in Italia e all’estero sono nume- rose e assai famosi sono i concerti tenuti in quota, sulle Dolomiti, sulle Prealpi Orobiche e nei rifugi della Valtellina. Il Maestro Carlo Zappa, nello scorso novembre, è stato chiamato alla direzione dell’orchestra del Teatro Carlo Felice di Napoli. Eccellente il servizio trasmesso da Teleunica. Con i suoi 52 metri è l’albero più alto d’Italia: si tratta del liriodendro del parco Besana di Sirtori in provincia di Lecco, si stima abbia 160 anni e una circonferenza 502 centimetri. Questo esemplare sarà protagonista della Festa dell’Albero che conta 500 eventi in tutta Italia, pensati per valorizzare e tutelare il patrimonio verde del Paese. In Italia ci sono 22.000 alberi di particolare interesse tra cui 2.000 esemplari di grande interesse e 150 che presentano un eccezionale valore storico o monumentale. Il conteggio e’ del Corpo Forestale dello Stato che dagli anni ‘80 stila una lista degli “alberi di notevole interesse”. Si va dal Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio, con il suo tronco che misura ben 22 metri di circonferenza, alla quercia delle streghe di Capannori dall’aspetto bizzarro e un po’ tetro; dal liriodendro del parco Besana di Sirtori in provincia di Lecco, alto ben 50 metri, all’oleastro di San Baltolu di Luras che per raggiungere le sue attuali dimensioni (la circonferenza del tronco di quasi 12 metri e un’altezza di 15 metri) si calcola abbia impiegato oltre due millenni. Sono i ‘grandi alberi’ o ‘patriarchi della natura’, i secolari alberi monumentali testimone della storia d’Italia. Come gli “Alberi della Libertà”, piantati dagli aderenti ai moti carbonari, o il cipresso di San Francesco in Umbria. 27 All’ombra di Cassin, ma pur sempre eroici Settantacinque anni, dal 14 al 16 luglio 1937, i lecchesi Riccardo Cassin, Luigi Esposito, e Vittorio Ratti portarono a termine la prima ascensione della vertiginosa parete Nord Est del Pizzo Badile in Val Bregaglia. Durante la scalata alla loro corda si legarono, per decisione di Cassin, anche i comaschi Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi che persero la vita per sfinimento durante la discesa. Anche se sul loro ruolo la storia dell’alpinismo appare piuttosto reticente, fu vera gloria anche per i due comaschi. Ora è il concittadino Emilio Magni a rendere giustizia ai due amici, visto che alcuni resoconti assegnano la conquista nella Nord Est solo a Cassin, capocordata, Esposito e Ratti. Di Molteni e Valsecchi, ambedue uomini di punta dei rocciatori del Club Alpino Operaio di Como, vengono ricordati, anche quasi come eroi di quell’ascensione, ma a loro non viene 28 riconosciuta la via. Come è avvenuto in un articolo dedicato a quell’importante impresa su Montagne360, il mensile del CAI. Molteni e Valsecchi avevano già compiuto imprese importanti sulle Alpi. Avevano un sogno: la conquista della parete Nord-Est del Pizzo Badile. Il quel 1937 all’inizio di agosto decisero di tentare l’avventura e si portarono al bivacco incustodito del rifugio Sciora. Le condizioni atmosferiche si rivelarono avverse e dovettero trascorrere nove notti di attesa, dormendo su tavolacci razionando il loro già non troppo abbondante vettovagliamento. Anche l’abbigliamento, come si rilevò dopo, era forse insufficiente. Realizzarono il loro sogno, ma poi arrivò la morte, poco dopo aver conquistato la vetta e mentre si stavano apprestando alla discesa. da “Montagne360”. Rivista mensile C.A.I. Novembre 2012 Nuovi impianti per Bobbio e Artavaggio Un grande comprensorio, che unirà le stazioni sciistiche della Valle Brembana e della Valsassina, porterà alla realizzazione di nuovi impianti Un grande comprensorio che unirà le stazioni sciistiche della Valle Brembana e della Valsassina, sul modello di quanto già accade nelle altre regioni dell’arco alpino, con impianti di risalita più moderni, nuove attrezzature sparaneve e nuovi parcheggi. Questi i contenuti dell’Accordo di programma approvato dalla Giunta regionale, su proposta del presidente Roberto Formigoni, con l’obiettivo di valorizzare alcune tra le più frequentate località di montagna della Lombardia (fra queste Barzio, i Piani di Bobbio e Artavaggio), per renderle più attrattive non solo nella stagione invernale. L’accordo, del valore di 40 milioni di euro, 8 dei quali a carico della Regione, prevede la realizzazione di 19 interventi agli impianti di risalita e alle piste e 5 progetti per parcheggi e infrastrutture di accesso. “Con questo atto - commenta il presidente Formigoni - finalmente si chiude un percorso iniziato 2 anni fa. Siamo sicuri che, in questo modo, avremo importanti ricadute turistiche in tutte le stagioni dell’anno”. I fondi serviranno a rimettere a nuovo impianti e a finanziare opere di ammodernamento tecnologico e messa in sicurezza. In particolare sono previste, per quanto riguarda la Valsassina: - la realizzazione di un impianto di innevamento ai “Piani di Artavaggio” nel Comune di Moggio; - un invaso per l’innevamento artificiale ai “Piani di Artavaggio” e a Bobbio; - la sostituzione della seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico “Ceresola - Bobbio”; - il potenziamento dell’impianto di innevamento “Valtorta”; - l’aggiornamento dei macchinari battipista a Valtorta e Barzio - una nuova seggiovia quadriposto ad ammorsamento fisso “Megoffi” a Barzio; - il potenziamento dell’Impianto di innevamento dei Piani di Bobbio; - il potenziamento e l’ammodernamento della telecabina Barzio Piani di Bobbio; - la sostituzione della seggiovia quadriposto ad ammorsamento fisso “Nuova Orscellera a Barzio ; - l’ampliamento del parcheggio “Ceresola” nel Comune di Valtorta (Lc) - e una nuova seggiovia quadriposto ad ammorsamento fisso “Nava Bobbio” a Barzio. Oltre alla Regione l’accordo sarà sottoscritto dalle Province di Bergamo e Lecco, dalle Comunità Montane della Valle Brembana (Bg) e Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera (Lc), i Comuni di Carona, Foppolo, Mezzoldo, Piazzatorre, Roncobello, Valleve e Valtorta in provincia di Bergamo e Barzio, Cassina valsassina, Cremeno e Moggio, in provincia di Lecco, con l’adesione delle Società Brembo Super Ski SpA e Imprese Turistiche Barziesi SpA. 29 In biblioteca Sentieri e segnaletica di Montagna nella storia. Pietro Guglieri. Editrice Nuova Grafica L.P. Genova. A cura del Club Alpino Italiano Sezione di Bolzaneto. Pagine 187, fotografie in bianco nero e a colori. Euro 14. Un agile volumetto che non può mancare nella biblioteca di chi “va per monti”. L’Autore fa la storia della segnaletica di montagna. Con chiare parole e ampie descrizioni ci spiega l’evolversi della tecnica di segnaletica, prima, durante e dopo le due guerre, non tralasciando di dedicare ampi spazi alle società alpinistiche e ai suoi componenti che, con pentolino e pennello, tracciarono le vie per condurre alla…meta. Il capitolo dedicato alla SEL è molto completo. Si comincia a dire che “ Una citazione a parte merita la Società Escursionisti Lecchesi (SEL) che sin dai primi anni di vita si dedica a questa attività, curando la pubblicazione di guide e monografie sulle montagne lecchesi e della Valsassina. La Società si preoccupa innanzitutto di segnalare, con vernice rossa, gli itinerari che conducono ai rifugi di proprietà. L’opera è eseguita da un congruo gruppo di validi segnalatori che occupavano la domenica a pitturare i sassi, tra cui occorre ricordare il cav. Sassi per ben trentacinque anni Presidente della SEL”. Poi l’Autore descrive minuziosamente la storia della SEL, dalla fondazione nel 1899 sino ai nostri giorni, completandola con belle fotografie: del primo presidente Battista Turba, dello stemma sociale, dei rifugi, di Alfredo Redaelli che si esibisce (1908) in un’evoluzione di telemark. Per finire: ” molto attiva negli anni successivi al dopoguerra anche la Società Escursionisti 30 Lecchesi, alla quale l’Azienda Autonoma di Soggiorno di Lecco affidò, in quel periodo, il ripristino della segnaletica locale, lavoro svolto gratuitamente dai soci (veniva rimborsato il pure costo della vernice dietro presentazione di regolare fattura del colorificio). La segnaletica era costituita da un rettangolo di circa cm. 20x10 diviso in tre settori, rosso, bianco, rosso con in campo bianco il numero del sentiero. Tutto funzionò sino agli anni ’80, poi l’incarico fu affidato, dietro compenso economico, alla Delegazione delle Guide Alpine. Tra i segnalatori, oltre al veterano Arnaldo Sassi, collaborarono Primo Stacchini, Giovanni Rocca, Ida Maggi, Giovanni Giovenzana, Augusto Pozzoni, Lorenzo Bartesaghi, Bruno Furlani, Pietro Gaetani, Luciano Azzoni, Carlo Missaglia, Carlo Castagna, Giovanni Colombo, Vasco Cocchi, Giovanni Buzzi, Carletto Corti, Aldo Riva, Pinin Pozzi ed altri”. Tra le società che particolarmente si distinsero, troviamo anche l’Alpina Stoppani, l’U.O.E.I., la SAT di Trento, la SEM, il C.A.I., il Touring Club Italiano, e molte altre che si resero benemerite per la segnalazione dei sentieri su tutto l’arco prealpino e appenninico. Pietro Guglieri, che ricopre importanti incarichi nel Club Alpino Italiano, è un profondo conoscitore della sentieristica e anche per questo lavoro, il suo impegno, la sua passione, si rivelano estremamente importanti. Pur risiedendo in quel di Genova, ha scarpinato anche su per il Resegone, le Grigne, le Prealpi Orobiche. Scrive a proposito, il Presidente della Regione Liguria del C.A.I.: “Quando percorriamo un sentiero, certo, ne ammiriamo spesso la bellezza. Ma ci domandiamo mai se ha una storia, un vissuto, una giustificazione antropologica, economica, e più in generale culturale? E, infine, sappiamo quanto è duro e importante il lavoro per la sua conservazione?”. C’era un buco da colmare nella storiografia escursionistica italiana. Ora non c’è più, Pietro Guglieri lo ha “stoppato”. BARZIO. Storia, itinerari di cultura, tradizioni e personaggi. Ornella Gnecchi. Editrice Emmepi Editoriale Lecco. Pagine 167, fotografie a colori. Euro 14. Con le guide di Ornella Gnecchi ci si va a nozze. Basti ricordare quelle, di qualche anno fa e ancora insuperate, riguardanti le nostre montagne orobiche-lecchesi. Questa su Barzio è altrettanto precisa, completa, indispensabile. La professionalità di Ornella, in questo campo, è davvero indiscutibile, eccellente. Nessuno meglio di lei ce lo poteva dire: “Fra le tante pubblicazioni inerenti alla Valsassina, mancava uno strumento che guidasse alla scoperta delle bellezze naturali e artistiche di Barzio. Richiesta a più voci, ecco dunque una guida da consultare in ogni occasione. Si tratta di uno strumento che accompagnerà il lettore attraverso le strade di Barzio, alla scoperta di angoli pittoreschi, ville, edifici, chiese ed opere d’arte, ma lo introdurrà anche nella storia del Comune, con i relativi personaggi che lo hanno reso famoso nel tempo. Per gli appassionati delle camminate, sono stati presentati percorsi con l’adeguata segnalazione di tutto quanto si può visitare e vedere lungo le vie. Non mancano gli appuntamenti tradizionali in montagna e sull’altipiano, nei mercati o alle sagre. Infine sono fornite informazioni circa orari e numeri di telefono di uffici pubblici, impianti sportivi, ambulatori medici, funzioni religiose. Insomma, l’idea è di offrire uno strumento il più completo possibile a tutti coloro che decidono di trascorrere le loro vacanze o la loro giornata nella ridente e accogliente Valsassina”. Nell’introduzione al volume sono riportate le date delle principali feste dell’anno, che potranno costituire momenti di svago e d’interesse per tutti. a.b. Ritorna, puntuale come il raffreddore d’autunno, il Presepio, fatica di Elia Invernizzi e della sua combriccola di esperti operatori. Nella chiesa parrocchiale di San Giovanni alla Castagna, dal 25 dicembre al 20 gennaio, lo si potrà ammirare in tutto il suo splendore, ambientato nell’antica Palestina, tutti i giorni. Vedremo il paesaggio e il deserto. Animato con figure e animali, su una superficie di oltre quindici metri quadrati. Ci sarà anche una novità da scoprire. Non mancate! 31 Tenete ben presente che Le agevolazioni riservate nei rifugi ai soci SEL sono STRETTAMENTE PERSONALI e applicate esclusivamente a presentazione della tessera sociale attestante il versamento della quota per l’anno in corso. E’ successo anche che: un signore, lo scorso mese di settembre, esigeva lo sconto; esibita la tessera, aveva pagato la quota sino al 1995! In una comitiva di 9 persone, una sola era socio SEL e pretendeva lo sconto (10%) anche per tutti gli altri 8 amici, non soci. I signori gestori dei rifugi prima di applicare qualsiasi sconto sui pasti o consumazioni, devono esigere in visione la tessera SEL. HAI RINNOVATO la tua adesione? Sono disponibili i bollini per il rinnovo delle quote sociali 2013, i cui importi sono rimasti invariati. Nel raccomandare un sollecito versamento si ricorda: Contributo d’associazione alla S.E.L. per l’anno 2013, Euro 25,00. Aggregati familiari, conviventi nello stesso nucleo, Euro 5,00 ciascuno. Il versamento si può effettuare: • In sede sociale, Via Roma 51 Lecco, aperta il martedì dalle ore 18 alle 19, il venerdì dalle ore 21 alle 22 e il sabato mattina dalle ore 11 alle 12 (gennaio-marzo). • A mezzo bollettino postale, intestato a S.E.L. c/c 18182220. • A mezzo bonifico intestato a Società Escursionisti Lecchesi Deutsche Bank - IBAN IT 09J0310422903000000010257 La S.E.L. è sempre raggiungibile: La segreteria telefonica è in funzione giorno e notte, come pure il servizio fax. Il numero telefonico è unico: 0341.283075. L’indirizzo di posta elettronica è: [email protected] visitate www.sel-lecco.it 32 NOI DELLA SEL • Enrico è nato nella casa di Domenico ed Enrica Colangelo. Con i genitori sono felici anche i nonni, Pier Antonio ed Erminia Mangioni. • Andrea Amos Aluvisetti si è aggiunto alla combriccola dei gestori del rifugio Sassi Castelli. E’ presente lassù nei fine settimana sin dal mese di giugno, ed è figlio di Massimo e Serena, nipote di Danilo. Benearrivati e lunga e serena vita! • Anna Pezzolo e Ferruccio Ferrario, il 2 ottobre, nella Parrocchiale di Acquate hanno pronunciato il bellissimo “SI”. Auguri di tanta ed eterna felicità! • Adriano Airoldi, socio di Introbio, Presidente del Panathlon Club di Lecco, appassionato camminatore ne ha fatta una delle sue. Sabato 11 settembre, alle ore 4,30 è partito a piedi da Introbio, passando dal rifugio Grassi, ha proseguito per il Pizzo dei Tre Signori, poi giù a Biandino, di nuovo a Introbio, e, percorso un tratto di provinciale sino a Pasturo, salita finale al rifugio Brioschi (Grignone). Discesa a Pasturo e di nuovo a Introbio. In tutto 52 chilometri e 3.720 metri di dislivello. In dodici ore! • Giancarlo Colombo ha ricevuto la Targa di merito Panathlon Lecco: “ Da oltre mezzo secolo è al servizio dello sport motociclistico lecchese, con costanza, impegno e inestinguibile passione, ricoprendo anche incarichi di responsabilità”. Colombo, che ha tagliato il traguardo dei 91 anni, è tuttora attivo e instancabile Presidente del Moto Velo Club Lecco. • Renato Frigerio ha ricevuto la medaglia d’oro della Civica Benemerenza del Comune di Lecco: “Per oltre sessant’anni di impegno nella cura e promozione della montagna nell’ambito dell’associazionismo lecchese e anche internazionale”. Vivissimi complimenti a tutti! Non sono, purtroppo, mancati i lutti. • Agnese Bonanomi Giordano, socia vitalizia. • Bruno Bianchi, architetto. Pur non essendo socio, è sempre stato vicino alla SEL, curando in diverse occasioni la grafica e l’impostazione del notiziario. • Pierfranco Marchi era fratello dell’ingegner Aldo e cognato dell’architetto Mariagrazia Furlani, già vicepresidente della SEL. Eleviamo un mesto ricordo alla memoria degli scomparsi ed esprimiamo a parenti e amici le nostre più sentite condoglianze! I NOSTRI RIFUGI SONO APERTI TUTTO L’ANNO RIFUGIO SEL ROCCA-LOCATELLI m. 1300 - Piani Resinelli (Grignetta m. 2200). Sorge al termine della strada carrozzabile proveniente da Ballabio. Base per tutte le escursioni in Grigna. Tel. 0341 590.094 Custode: LUANA ZAPPA - cell. 331 3585487 RIFUGIO LUIGI AZZONI m. 1860 - Vetta del Resegone (Punta Cermenati m. 1875). Bellissimo punto di vista su tutta la Brianza e il lago. Funivia Lecco/Erna. Da lunedì a venerdì tel. 335 6361803 Sabato e domenica tel. 0341 285195 Custode: MAURIZIO VALSECCHI RIFUGIO ALBERTO GRASSI m. 2000 - Al Passo di Camisolo (Pizzo dei Tre Signori, m. 2544). Monumento alpino, ricorda tutti i Caduti della Patria. Tel. 348 8522784 Custode: ANNA BORTOLETTO www.rifugiograssi.it RIFUGIO SASSI-CASTELLI m. 1650 - Artavaggio (Gruppo Zuccone Campelli, m. 2170). Posto al centro dei campi da sci è importante punto di partenza per ascensioni e traversate. Funivia da Moggio. Tel. 0341 996084 - Tel. 338 3348920 Custode: DANILO SERGIO ALUVISETTI www.rifugiosassicastelli.it