Camminasel 3_2012

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Camminasel 3_2012
sel
“Poste Italiane - sped. in abb. postale - DL 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1 comma 2 - DCB Como
Notiziario SEL n. 3 Ottobre/Dicembre 2012
SEL
SOCIETA’ ESCURSIONISTI LECCHESI
FONDATA NEL 1899
SEZIONE SCI DAL 1908
23900 LECCO via Roma 51 – Tel. e Fax 0341.283075 – e.m. [email protected] – www.sel-lecco.it
N. 3 SETTEMBRE/DICEMBRE 2012
Gli scritti di questo numero del notiziario sono di:
Emilio Aldeghi, Valeria Bettocchi, Virginio Brivio, Ambrogio Bonfanti, Pippo Cattaneo,
Pier Antonio Mangioni, “Montagne 360”, Lucilla Nava, Giusi Negri, Sergio Poli,
Resegone o.l., Archivio SEL.
Le fotografie sono di:
Tiziano Bettocchi, Enrico Bonaiti, Ambrogio Bonfanti, Giovanni Bonfanti, Anna Bortoletto,
Pippo Cattaneo, Mauro Colombo, Ornella Gnecchi, Amleto Locatelli, Lucilla Nava, Giusi
Negri, Luigi Pessina, Pier Luigi Ponzoni, Archivio SEL.
In copertina:
Alta Val Badia. Paradiso dello sci. Il Santuario del Sasso della Croce e l’Ospizio medioevale
(m. 2045).
Fotografia di Ambrogio Bonfanti.
Notiziario SEL n. 3 Settembre/Dicembre 2012
Direttore Responsabile Ambrogio Bonfanti, e.m. [email protected]
Autorizzazione Tribunale di Lecco 15/04/1948 – Stampa Editoria Grafica Colombo SRL - Valmadrera
I Soci della Società Escursionisti Lecchesi sono convocati in
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
presso la sede A.P.I. (g.c.) Associazione Piccole e Medie Industrie, in Lecco,
via Pergola 73, in prima convocazione alle ore 7,30 del giorno 28 febbraio 2013
2013 e in seconda convocazione alle ore 21 del giorno
1 Febbraio 2013
stessa sede, per discutere e deliberare sul seguente
Ordine del Giorno
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Nomina del Presidente d’Assemblea, del Segretario e di due Scrutatori.
Lettura del verbale della precedente Assemblea. Discussione ed approvazione.
Relazione morale anno 2012. Presidente Pier Antonio Mangioni.
Relazione finanziaria: Bilancio consuntivo 2012 e preventivo 2013. Tesoriere dott. Mauro
Colombo. Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti. Presidente rag. Vito Benzoni.
Discussione e votazione per l’approvazione delle relazioni: morale e finanziaria.
Presentazione programma “Camminasel 2013”. Vicepresidente Pippo Cattaneo.
Varie e eventuali.
Poiché si ritiene improbabile che in prima convocazione l’Assemblea possa risultare valida
(presenza della metà +1 dei Soci), si raccomanda agli aventi diritto di non mancare alla seconda convocazione che sarà valida “qualunque sia il numero degli intervenuti”.
Il Presidente della S.E.L.
Pier Antonio Mangioni
A conclusione della serata, il tradizionale, amichevole rinfresco.
……………………………
I 114 anni di fondazione della Società Escursionisti
Lecchesi li ricorderemo la sera di sabato 9 febbraio
2013.
Appuntamento con la
Cena del compleanno SEL
Alle ore 20 presso l’accogliente Casa sul Pozzo (rione lecchese di Chiuso).
Per l’occasione avremo ospiti i giornalisti Alessandro Rigamonti e Donato
Moretti che presenteranno i bellissimi filmati realizzati sui nostri rifugi e
trasmessi da Teleunica. (prenotarsi in sede).
Egr. Signore
Dottor Virginio Brivio
Sindaco di
LECCO
Lecco, 4 ottobre 2012
La Sua inaspettata quanto graditissima partecipazione e presenza in vetta al nostro
Resegone per il “47° Assalto”, svoltosi domenica 1 luglio scorso, ci ha molto onorato.
Come ormai vuole una consuetudine, quando il Primo cittadino di Lecco raggiunge il punto più alto del territorio di sua amministrazione, in occasione di qualche manifestazione ufficiale, viene considerato un esperto escursionista e la Società Escursionisti
Lecchesi si permette ammetterlo tra i suoi soci, offrendo la tessera di “Socio Vitalizio”.
E’ accaduto ciò con altri Suoi illustri predecessori quali i Sindaci: Bartesaghi,
Rusconi, Resinelli e Bodega. Ora tocca a Lei.
E’ quindi con sommo piacere che, a seguito di deliberazione consigliare del 3
settembre u.s. del nostro sodalizio, mi pregio trasmetterLe la tessera di “Socio Vitalizio”
della SEL.
La Società Escursionisti Lecchesi, alla quale il Comune di Lecco ha assegnato il
3 dicembre 2001 la medaglia d’oro della Civica Benemerenza e che come recita la motivazione del conferimento: ”…è da sempre una delle realtà più importanti del territorio”
confida, Egregio Sindaco, nella benevola accoglienza della nostra deliberazione.
A nome di tutti i soci della SEL, porgo i più deferenti ossequi.
Il Presidente
Pier Antonio Mangioni
ASSOCIAZIONE CULTURALE
ALPINISTICA LECCHESE
Ci sono sempre momenti in cui obiettivi condivisibili, la voglia, il desiderio di far conoscere
la propria passione riescono a prendere il sopravvento superando personalismi, punti di vista, storie personali che se pur degne di ogni rispetto passano in secondo piano. Senza nulla
rinnegare delle proprie identità sette realtà rappresentative della storia alpinistica lecchese:
CAI Lecco “Riccardo Cassin”, UOEI, SEL, Fondazione Cassin, APE, Gruppo Ragni e Gruppo Gamma, hanno deciso di dar vita all’ ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA
LECCHESE le cui finalità sono ben rappresentate nell’articolo tre dello statuto:
- promuovere in ambito locale, nazionale e internazionale la storia e la pratica dell’alpinismo lecchese;
- tutelare, conservare, diffondere e approfondire l’eredità morale, intellettuale, materiale e
immateriale lasciata dagli alpinisti legati al territorio lecchese;
- contribuire alla vita culturale con iniziative interdisciplinari che si ispirano alla pratica e
ai valori dell’ alpinismo e al binomio uomo-montagna e ambiente montano;
- promuovere ogni tipo di ricerca e studio sulla storia dell’alpinismo lecchese in ambito
provinciale, regionale, nazionale, internazionale;
- censire, raccogliere e catalogare ogni tipo di fonte e di bene materiale e immateriale relativo alla storia dell’alpinismo locale, provinciale, regionale, nazionale, internazionale in
modo da costituire una raccolta museale;
- creare, anche con la collaborazione e il supporto di centri specializzati, un progetto di
codificazione sistematico per la creazione di un archivio digitale;
- creare e rendere accessibile un centro di documentazione che contenga, a titolo esempli-
ficativo e non tassativo, le seguenti tipologie di materiali: cartacei, digitali, audio
e video relativi alla storia dell’alpinismo
locale, provinciale, regionale, nazionale,
internazionale;
- gestire un museo e/o ecomuseo, un centro
di documentazione che abbia come soggetto la storia dell’alpinismo lecchese.
Abbiamo deciso di guardare al futuro partendo da un concetto di sinergia. Siamo
chiamati ad un salto organizzativo ridisegnando regole e strategie che devono vedere
l’associazione rapportarsi in modo diretto e
continuo con le istituzioni e con chi nella città vuole rendere visibile i valori del grande
patrimonio umano e alpinistico lecchese.
Sicuramente un progetto ambizioso che dovrà essere realizzato nel tempo senza frenesie ma con piccoli passi, sistematici e concreti.
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE potrà promuovere
ogni attività strumentale al raggiungimento
dei propri fini, sia direttamente, sia attraverso la partecipazione ad attività promosse o
sostenute da terzi quali la creazione di un
archivio storico multimediale, l’ideazione
e realizzazione di convegni, mostre, esposizioni e altre attività di studio e ricerca, didattica e formazione, confronto e dibattito,
l’ideazione, la promozione e la realizzazione
di spettacoli ed altre analoghe iniziative.
L’ASSOCIAZIONE CULTURALE ALPINISTICA LECCHESE non sarà un ennesimo gruppo chiuso, ma aperto a chi nel tempo vorrà farne parte.
Questo aspetto fondamentale dell’associazione, che esprime anche la modalità e
lo spirito con cui le associazioni e i gruppi
hanno deciso di intraprendere questa iniziativa, è chiaramente indicato al punto 4 dello
Statuto: “possono diventare soci dell’Associazione, tutti gli enti senza scopo di lucro
con scopi e attività analoghe e che intendano impegnarsi per la loro realizzazione, per
mezzo del loro rappresentante legale o suo
delegato.
L’Associazione non pone limitazioni con riferimento alle condizioni economiche e discriminazioni di qualsiasi natura in relazione
all’ammissione degli associati”I primi fondamentali passi sono stati compiuti. Innanzitutto ogni associazione e gruppo ha designato il proprio rappresentante:
per il CAI di Lecco “Riccardo Cassin” è
stato delegato Michele Cocchi, per la UOEI
Roberto Chiappa, per il Gruppo Ragni Dario Cecchini, per il gruppo Gamma Giovanni Pomi, per la SEL Augusto Marchetti,
per la Fondazione Cassin Marta Cassin, per
l’APE Maria Teresa Bonacina. A loro volta i
delegati hanno votato nel corso della prima
riunione il presidente, il vice-presidente e il
tesoriere/segretario.
Con votazione sempre all’unanimità è stato
eletto presidente Michele Cocchi, vicepresidente Marta Cassin e tesoriere/segretario
Maria Teresa Bonacina.
Gli obiettivi che l’associazione si darà saranno al vaglio delle associazioni e gruppi,
non certo per creare dei freni, ma per mettere
in comune le specificità, le conoscenze e le
competenze dei singoli.
Ci auguriamo che anche la città nel suo complesso e in particolare chi ha una più alta
sensibilità sul tema dell’alpinismo lecchese
offra il proprio contributo.
Più che mai il successo di questo progetto
dipende da un nuovo spirito di collaborazione che sarà sostenuto da valori comuni.
Emilio Aldeghi
Presidente CAI Lecco “Riccardo Cassin”
La Sala convegno
CARLO
e ALBA VILLA
La festa al rifugio SEL Rocca Locatelli - 4 novembre
Domenica 4 novembre la
tradizionale festa, a conclusione della 6770 e a
ricordo dei nostri morti,
si è celebrata su, al nostro
rifugio dei Piani Resinelli.
Tempo brutto, pioviggine e nebbia, ma ci siamo
abituati. A rifugio pieno,
arriva don Achille, convenevoli e saluti di rito poi
si sale alla sala convegno.
Prima della Messa e dopo
il saluto rivolto ai presenti dal Presidente Piero
Mangioni, tocca alla Vicepresidente Giusi Negri annunciare che la sala è dedicata oltre
che a Carlo Villa anche alla sua compagna (legittima moglie) Alba Corti.
“Sabato 11 febbraio 1978 alle ore 18 moriva improvvisamente Carlo Villa. Era presidente della SEL dal febbraio 1963.
Aveva sposato, il 30 maggio 1966, Alba Corti.
Socia della SEL da sempre, Alba aveva voluto ricordare il marito provvedendo al
completamento e all’arredamento della sala in cui ci troviamo ora che, un anno dopo,
sotto la presidenza di Stefano Giudici, era stata appunto chiamata Sala Carlo Villa.
Mancato il marito, Alba si diede completamente a lavorare per la SEL, prima come segretaria poi come vice presidente e ispettore di questo rifugio, sino alla fine del 2008.
Conosceva tutti i soci ed era amica, amata, stimata da tutti.
Il suo aiuto non mancò mai e volle continuare. Particolarmente curando la dotazione
dei premi per i partecipanti alla 6770, una manifestazione inventata dal marito Carlo,
e che ormai ha superato la cinquantesima edizione.
E’ stata quindi cosa più che giusta che il Consiglio direttivo della SEL, di propria
spontanea volontà, abbia deliberato, avendo l’unanime consenso dei soci, di chiamare
da oggi, questo locale:
Sala Carlo e Alba Villa.”
Inizia il rito sacro. Don Achille ricorda i soci che ci sono passati avanti. Il predichino,
anche se un po’ lungo, ma questa è una positiva prerogativa del nostro cappellano, è assai
partecipato e seguito con attenzione. Ricordando il Vangelo del giorno, quello del signore
che, allestito un grande pranzo, riceve dagli invitati, con tante scuse, un cortese rifiuto, si
ricollega ai giorni nostri. Anche se non abbiamo comprato una vigna, acquistato sette paia
di buoi o preso moglie il giorno prima (unica scusa ammissibile anche oggi), è vivissima
in noi l’abitudine di “arrampicarci sugli specchi” per inventare la scusa adatta, quando non
vogliamo partecipare o aderire a qualche iniziativa che ci viene proposta. Ci ha azzeccato in
pieno, siamo tutti coinvolti.
La Messa è molto partecipata, parla don
Achille,
parole chiare e chi…..
“ha orecchie per intendere, intenda”.
Finita la celebrazione, tutti al tavolo per il pranzo. L’aperitivo è offerto da Luana, la nostra
“capanata” che ha poi dato prova della sua abilità culinaria, propinandoci un eccellente
menù: antipasto, gnocchetti valsassinesi, crespelle ai funghi, polenta e brasato, dolce, vino,
acqua e caffè. Poi è cominciata la premiazione della 6770. Non molti i partecipanti, solo
diciannove, (nella foto) ma tosti, perché hanno sfidato una stagione non propizia, incuranti
del freddo e della pioggia.
Ecco il nome dei nostri “mangiamontagne”:
Alvisi Vanda, Buzio Ignazio, Colangelo Domenico, Fumagalli Emi,
Galli Elena, Lazzari Renzo, Mangioni Elisabetta, Mangioni Piero,
Manzoni Annamaria, Nattan Franco, Nava Lucilla, Negri Giuseppina,
Pisani Giacomo, Porro Claudio,
Riva Cesare, Rota Annibale, Rovelli
Erica, Debora Sacchi, N.N. ha consegnato il tesserino senza nome.
Tra questi va ricordato Cesare Riva,
80 anni, con la moglie Annamaria
Manzoni che, come dice nell’intervista fattagli da Ornella Gnecchi per “La Provincia” (articolo di lunedì 5 novembre), ancora una volta ha posto i quattro timbri sulla propria tessera.
Con grande commozione ha dichiarato: ”Se la salute me lo permetterà, da bravo selino
conto di partecipare anche il prossimo anno a questa bellissima iniziativa promossa dalla
Sel”.
L’estrazione dei premi a sottoscrizione, ce ne sono stati per tutti, veicolata da Vito Benzoni,
ha concluso la giornata, mentre, sgranocchiando le squisite burolle, si rinnovavano amicizie,
si ricordavano “i bei tempi” e si guardava oltre le finestre: nebbia ed acqua.
E’ doveroso spendere una parola per le
burolle. Con la generosità che sempre la
distingue, ancora una volta, la signora
Vanda Frigerio, nel ricordo del marito
Dino, ha donato delle castagne davvero
eccellenti; è andato a prenderle sino in
Toscana, ma ne valeva proprio la pena.
Gustosissime, sane, belle, abbondanti,
insomma, ne abbiamo fatta una pelle.
Merito però anche dei “burollatori” che
hanno sacrificato la giornata ad alimentare il fuoco e a “menare” la burollatrice,
naturalmente sotto la pioggia. Per forza
Nella foto: I burollatori al lavoro: Milo Negri con dobbiamo citarli: per la loro costanza,
Sergio e Giorgio.
bravura, professionalità, tutte doti spese
per soddisfare la golosità dei selini.
a.b.
Ringraziamo i donatori dei premi per la sottoscrizione:
CAMP, Carozzi Formaggi Valsassina, Pasticceria Ciresa, Fratelli Colangelo,
Editoria Grafica Colombo, ICAM, Vinicola Mauri, Vinicola Negri, Signor
Oreste Rota, Signora Bice Zapelli.
Ringraziamo pure gli sponsor che hanno contribuito, offrendo premi, per la buona
riuscita del
47° Assalto al Resegone:
Comune di Lecco, Provincia di Lecco, Comune di Morterone, Banca Popolare
di Bergamo, Banca Popolare Lecchese, Banca Popolare di Sondrio, Metallurgica Alta Brianza, Pasticceria Trinacria, Paolo Pasticcere, Pasticceria
di Viganò, Unione Commercianti Lecchesi, Signor Amleto Locatelli.
LASSU’ SUI MONTI… C’E’ UNA CAPANNA
a 1860 metri s.m.
Il rifugio Luigi Azzoni ha raggiunto la completa efficienza.
Nuovi servizi, solette, moderna attrezzatura di cucina, notevole
sforzo economico.
Sono terminati a fine novembre i lavori al rifugio, grande l’impegno finanziario
e tanto anche l’impegno dei nostri volontari.
“I lombardi che abitano a nord di Milano conoscono, almeno di vista, il Resegone, il massiccio
pluridentato delle nostre Prealpi. E chi ha letto il
romanzo manzoniano ricorderà almeno la prima
pagina dell’immortale libro, là dove è ricordato
il monte dai molti cocuzzoli in fila che in vero lo
fanno somigliare ad una sega.
E’ il monte più caratteristico della nostra zona,
un elemento inconfondibile del nostro paesaggio
e, soprattutto, una montagna frequentatissima
dai camminatori, scalatori, arrampicatori di tutti i calibri. Lassù, poco sotto la grande croce,
che allora era tutta in legno, esisteva una piccola costruzione, edificata nei primi anni del novecento, che nel 1921, un certo Giuseppe Vitari
di Brumano adattò a casetta rifugio, con l’intento di esercitarvi l’arte dell’ospitalità. Il piccolo
fabbricato sorgeva su un terreno concesso gratuitamente dall’ingegner Enrico Daina
da Rotafuori, il quale si era riservato il diritto di riscattarne la proprietà ed aveva imposto l’obbligo di intitolare il rifugio al proprio nome. Ma gli affari non furono quali
il buon Vitari si proponeva e nel 1921 la proprietà ritornò alla famiglia Daina, che
nel 1923, morto l’ingegner Enrico, fu dai suoi eredi ceduta alla Società Escursionisti
Lecchesi, per poco prezzo, a condizione che la costruzione continuasse a portare il
nome di famiglia”.
Così scrive l’avvocato Bruno Furlani nella “Storia dei nostri rifugi” pubblicata sul numero unico edito, per i tipi della Editrice Guido Stefanoni, nel maggio 1949 in occasione del cinquantesimo anniversario di fondazione della Società. L’acquisto del terreno
e del manufatto fu possibile grazie al prestito di sette soci che anticiparono la somma
necessaria. Sul Bollettino mensile del maggio 1922 si legge che: “Con riferimento al
deliberato dell’ultima Assemblea generale dei Soci, il Consiglio assume il prestito,
e ne garantisce l’estinzione, presso i sette egregi Soci concorrenti in parti uguali
a fornire i fondi necessari per l’acquisto
e sistemazione della Capanna Resegone
Vetta. La somma occorrente viene offerta con tasso di favore, e ciò aumenta la
nobiltà del gesto dei nostri Soci, sempre
pronti per il bene della S.E.L.”.
Sistemata in varie riprese, la Capanna divenne un punto di riferimento dell’escursionismo lombardo, soprattutto grazie alla
preziosa opera del custode Donato Invernizzi. Solamente due anni dopo, il 30 agosto1925, era in grado di accogliere dignitosamente il Cardinal Eugenio Tosi, Arcivescovo di Milano, salito da Morterone, per
inaugurare, tra una folla festante, la grande
croce giubilare costruita dall’Opera Cardinal Ferrari di Milano. A tal proposito, scrive
il settimanale cattolico “Il Resegone” in un
articolo di allora, che, Papa Achille Ratti,
Pio XI, in un’udienza concessa al Cardinal
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Tosi ai primi d’aprile, e saputo della sua intenzione di
salire al Resegone gli disse:
“Ti te ghe rivet minga”. Il
Cardinale ( notevole stazza
di oltre 100 chili) rispose:
“E mi farò vedè che ghe
voo”. Papa Ratti era di Desio, e da provetto alpinista
conosceva bene le nostre
montagne.
Il bollettino della SEL, settembre 1925, dando la cronaca dell’avvenimento scrive….: “vedemmo un Principe della Chiesa accettare
la nostra ospitalità, ed assidersi alla umile
mensa di un nostro rifugio e confondersi con
la folla immensa aggrappata alla roccia, e
benedire, benedire, benedire con gesto ampio e solenne tutti i monti e le valli”. (Nella foto
di Luigi Pessina, il Card. Tosi sta raggiungendo, a spinta,
la vetta).
Molti anni più tardi, un altro Arcivescovo
di Milano, il Cardinal Carlo Maria Martini, raggiungerà la vetta, ospite del rifugio
e riceverà, dal dottor Luciano Azzoni, la
tessera di socio vitalizio della SEL.
Il rifugio Enrico Daina continuò ad ospitare escursionisti, autorità, prelati, poi arrivò il triste ottobre del ’44 quando, per
atti inerenti la lotta partigiano fu distrutto,
durante un rastrellamento tedesco. Passata la bufera, la SEL si attivò subito, nel
settembre 1945, per la sua ricostruzione.
Fu riconosciuto anche il risarcimento per
danni di guerra. Nell’aprile 1949, dopo
una serie di documenti ed attestati regolarmente presentati alle autorità preposte,
arrivò da Roma certo dottor Esposito. Il
fatto è stato raccontato dal Presidente SEL
di allora cav. Arnaldo Sassi. Ad attenderlo alla stazione ferroviaria di Lecco, con il
treno delle 14.40, oltre al predetto Presidente c’era anche l’avvocato Bruno Furlani. Ricevutolo con il dovuto rispetto, l’alto
funzionario chiese di vedere il rifugio per
poter redigere il verbale necessario; il cav.
Sassi lo portò sul piazzale della stazione
e, indicando la vetta del Resegone, ancora
abbondantemente innevata, disse: “Il rifugio Daina è lassù, ma dottore, dovrà calzare un paio di scarponi, penso che potremo
fare la salita in tre orette”. Immaginatevi
la faccia del compassato funzionario che,
dopo un attimo di profondo pensamento disse:“andiamo a prenderci un caffé”.
Mentre si sorbiva l’espresso, servito dal
cav. Carlo Cernuschi, titolare del Bar della
Stazione, il dottore funzionario del Ministero per il Risarcimento Danni di Guerra,
aprì la sua elegante cartella di vitello marrone, ne trasse un foglio, scappucciò con
lentezza la waterman, corrugò responsabilmente la fronte, socchiuse le palpebre e
scrisse la sua “spatafiata”. Finito il gravoso
impegno, ci piantò sopra, con forza e competenza, una bella timbrata, ripose tutto
nella cartella, riavvitò il cappuccio della
waterman, ripose la stilografica nel taschino del doppiopetto, si alzò e porgendo la
mano destra salutò cordialmente i due rappresentati della SEL, dicendo: “va bene”
e riprese il diretto delle 16,02.
Dopo oltre quattro anni arrivò il risarcimento per “ Danni di Guerra”: £ 94.300,65,
decurtate di £ 0,50 per bollo di ricevuta.
Certamente solo il Padre Eterno è riuscito a sapere dove la burocrazia italiana sia
andata a scovare quei sessantacinque centesimi a completamento del risarcimento.
Se non se ne fosse interessato il Senatore
Enrico Falck, socio del sodalizio, la SEL,
probabilmente, stava ancor oggi aspettando la… favolosa indennità.
Il 27 agosto 1950 il nuovo rifugio, ricostruito più grande e più bello (era però costato oltre tre milioni senza contare il grande lavoro volontario), su progetto degli architetti lecchesi Mario Ruggeri e Giuseppe
Minonzio, era pronto e, rinunciato gli eredi
Daina al nome del loro famigliare, dedicato a Luigi Azzoni. Il ragionier Luigi Azzoni, nato nel 1886, fu consigliere e cassiere
della SEL dagli inizi del secolo scorso sino
al 1949, anno della sua morte. Nonostante
i numerosi impegni, fu anche Assessore al
Comune di Lecco, rimase sempre fedele
alla SEL della quale, per quarant’anni, ne
era stato amministratore serio ed oculato.
Dice il dottor Luciano Azzoni, che alla
morte dello zio ereditò l’impegno di cassiere della SEL, e lo tenne diligentemente
per oltre trent’anni: “A voler dedicare il
rifugio al nome dello zio fu decisamente il
Presidente cav. Arnaldo Sassi, con lui andai personalmente a Bergamo da un nipote
Daina per chiedere il permesso di cambiare
la denominazione al rifugio. Non ci furono
problemi e, da allora, tutti coloro che ci salgono lo conoscono come Luigi Azzoni”.
Il 19 settembre 1975 sono il Sindaco di
Lecco dottor Alessandro Rusconi e il Prevosto Monsignor Enrico Assi che “scalano” il Resegone per inaugurare e benedire
il Bivacco Città di Lecco, parte integrante
del rifugio Azzoni.
Ambrogio Bonfanti
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a Milano nel XIX secolo c’era una saggia disposizione edilizia
«La Servitù del Resegone».
Era un vincolo che imponeva agli edifici a Nord dei Bastioni di Porta Venezia di non superare l’altezza di 2-3 piani, per permettere di ammirare il suggestivo
panorama offerta dalle Prealpi lombarde. Sui Bastioni e in corso Buenos Aires, allora ”Stradone di
Loreto c’era un discreto passaggio di carrozze, i signori venivano a fare la passeggiata per respirare aria
fresca e, nelle giornate terse, per ammirare lo spettacolo del Resegone e delle Grigne.
Il primo palazzo che infranse questo vincolo fu palazzo Luraschi, così chiamato dal nome del suo costruttore. Era un imponente palazzo di otto piani, costruito nel 1887 sull’area dell’ex Lazzaretto, tuttora
presente in corso Buenos Aires e per la sua costruzione, novità quasi assoluta per l’Italia, fu utilizzato il
cemento armato. L’ingegner Luraschi, quasi a scusarsi con i milanesi per aver nascosto il Resegone, una
montagna molto cara ai suoi concittadini perché legata indissolubilmente alle vicende di manzoniana
memoria, nel cortile interno, sopra le colonne recuperate dal vecchio Lazzaretto, fece mettere dodici
busti che ricordano i più famosi personaggi dei Promessi Sposi.
I LAVORI AL RIFUGIO LUIGI AZZONI AL RESEGONE
Ai primi di ottobre sono iniziati i lavori consistenti principalmente in:
qdemolizione e ricostruzione di soletta in
legno tra piano terra destinato a deposito
e ripostiglio, ed il piano primo destinato a
camere;
qdemolizione di tramezzi in legno e formazione di nuovi tavolati in laterizio per le tre
camere al piano primo, totale n.16 posti letto;
qadeguamento canne fumarie;
qsostituzione dell’attrezzatura della cucina:
cucina a gas, tavoli da lavoro, armadiature,
lavello;
qlavaggio stoviglie: installazione di nuovo lavello e lavastoviglie;
qopere idrauliche: collegamenti impiantistici
vari;
q opere elettriche: creazione di parte dell’impianto elettrico a 220 V, adeguamento dell’impianto esistente, ampliamento impianto
illuminazione in alcune zone del rifugio.
Le opere sopra elencate sono state realizzate parzialmente con fondi propri della società
e con contributo regionale tramite la Comunità
Montana Lario Orientale – Valle S. Martino.
Il progetto iniziale di importo pari ad euro
38.485,26 ha avuto un contributo regionale di
euro 19.240,00.
Hanno eseguito i lavori e le forniture le seguenti
Ditte:
qOpere edili: RIVA & C. COSTRUZIONI
s.n.c. - Civate (LC).
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qOpere idrauliche: Termoidraulica Stefano
Colombo - Lecco (LC).
qOpere elettriche: Green Wave di Merlini Alberto – Calolziocorte (LC).
qFornitura materiale ligneo: GALLI LEGNAMI – Malgrate (LC).
qFornitura materiale elettrico: MEAR – Lecco.
qFornitura ed installazione attrezzature cucina e lavaggio stoviglie: ALICONTRACT
– Cernusco s/N.
Il trasporto in elicottero del materiale è stato
eseguito da ELIWORK – Cosio Valtellino (SO).
I lavori sono stati seguiti dalla sottoscritta e da
alcuni componenti del Consiglio Direttivo.
Il gestore Maurizio Valsecchi ha condiviso con
noi le scelte progettuali e funzionali fornendo
un valido contributo ed esperienza.
Allo stato attuale mancano la fornitura dei nuovi
letti con struttura in legno e la posa delle porte
delle camere.
E’ stata fondamentale nella realizzazione dei
lavori l’organizzazione fra le varie ditte e i viaggi
in elicottero oltre alla collaborazione dei volontari.
I muratori e gli elettricisti hanno lavorato parecchi giorni di seguito pernottando al rifugio.
Si ringrazia l’Ing. Doro Berera per la progettazione della nuova soletta in legno.
Invito tutto a raggiungere il Resegone per vedere di persona tutto quanto realizzato.
Giusi Negri
In giro
con il
27 maggio: Sestri Levante-Moneglia.
Come sempre la gita in Liguria attrae molti partecipanti, il pullman questa mattina era
pieno! Le previsioni indovinate di cielo azzurro e l’idea di raggiungere il mare già a
maggio hanno fatto il resto. Abbiamo diviso la gita in due consentendo di percorrere solo il primo tratto fino a Riva Trigoso, oppure solo il secondo da Riva Trigoso a
Moneglia, oppure tutto quanto al completo. Anche questa cosa ha consentito la partecipazione di molti gitanti. Partiti da Sestri dopo l’obbligato acquisto di una buona dose
di sempre ottima focaccia ligure, il sentiero ci ha portati ad un massimo di 300 metri
di quota ma sempre con vista mare per poi scendere in paese a Riva dove abbiamo
velocemente pranzato prima di riprendere quota e poi ridiscendere a Moneglia. Chi
invece ha scelto l’opzione più corta ha potuto godere del primo bagno in mare e della
tintarella in costume sulla spiaggia. Visto che siamo riusciti ad arrivare con sufficiente
anticipo all’appuntamento per la ricostituzione del gruppo ci siamo anche concessi un
bel gelato prima di tornare sul pullman per il rientro a Lecco.
A Moneglia qualcuno
ne approfitta
per un bagno ristoratore
Riviera in vista
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24giugno:Il Sentiero del Cardinello Il 24 giugno siamo andati da Isola di Madesimo a Splügen percorrendo antiche vie già
usate ai tempi dei Romani e addirittura nella preistoria. Il primo tratto sale da Isola alla
diga di Montespluga prima per un sentiero che passa da alcune baite e alpeggi, poi, una
volta attraversato il fiume, ci si trova su un selciato lastricato da grosse pietre che costiutisce il vero e proprio sentiero del Cardinello, si tratta di uno spettacolare percorso
scavato nella roccia a strapiombo sopra il torrente Liro che da solo vale la gita. Una
volta arrivati alla diga la si attraversa per camminare agevolmente lungo la sponda
destra idrografica del lago fino al paese che, visto il periodo estivo, era molto animato
da gitanti soprattutto in motocicletta. Da qui si sale ancora un pò fino al passo dominato poco prima da una caserma della finanza ormai abbandonata. Ci siamo fermati nel
prato proprio sul passo per il pranzo al sacco; una bella vista sull’abitato di Splügen
oltre confine in Svizzera, anche se le nuvole un poco basse non ci hanno consentito
di spaziare sulle cime. Proseguendo con il sentiero ci siamo trovati a perdere quota con
belle diagonali lunghe, tipiche dei sentieri elvetici, che in poco tempo ci hanno portato
nel fondovalle attraversando prati strapieni di fiori e con tante bellissime mucche all’alpeggio. Una volta arrivati in paese a Splügen un bel sole ci ha scaldati e non ci siamo fatti mancare il pediluvio nel fiume prima che un pullman postale ci riportasse fin
su al passo, da dove il sempre impeccabile autista del bus Ivan ci ha riportati a Lecco.
Chichi Nava
Si sale
Si scende
14
L’Anello delle Pale di San Martino: 21-22 luglio.
Due giorni nelle Pale di San Martino. “Camminasel 2012”. Il tavolo delle “toste
seline”.
L’appetito non manca dopo una lunga camminata. Gustando la squisita cena la sera
del 21 luglio al Rifugio Rosetta “Giovanni Pedrotti”, m 2578.
Continua il cammino sul “Grande anello delle Pale di San Martino”.
22 luglio. Al Passo di Bal, m 2443.
15
Ancora camminasel 2012:
RICORDI DAL PIEMONTE
Le prime due uscite dell’edizione 2012 del Camminasel non sono state sicuramente
baciate dalla buona sorte, con il meteo sfavorevole che ci ha messo lo zampino…
La gita inaugurale, 25 marzo, in quel
di Torino, scelta come destinazione del
trekking urbano anche in considerazione
del fatto che ricorrevano i 150 anni dalla
fondazione dell’Italia, ha visto una numerosa partecipazione di soci e simpatizzanti che sono scesi vocianti in riva al Po.
Il cielo però, alla partenza da Lecco
sgombro di nubi, si è un po’ imbronciato
e l’inizio della nostra passeggiata è stato
contrassegnato da qualche goccia di pioggia. Ma, aperti gli ombrelli, siamo partiti
16
alla riscoperta di questa meravigliosa città
e dei suoi numerosi monumenti ai quali,
approfittando dell’importante ricorrenza,
è stato fatto un bel restauro.
Alcuni partecipanti partono, foglio alla
mano e seguono l’itinerario consigliato,
ma molti preferiscono dirigersi velocemente per riuscire a vedere, o in alcuni
casi rivedere, palazzi o musei, prima che
si affollino di gente. Il gruppo inevitabilmente si sfalda in piccoli gruppetti, ma del
resto questa idea del trekking urbano, nata
tanti anni
fa,
così
funziona:
a differenza degli
itinerari in
montagna,
ognuno si
organizza
la giornata
come meglio crede
e l’appuntamento è per il pomeriggio quando, sull’autobus, ci si racconta quanto si è visto
nella giornata.
Anche se già vista alcune volte, la città
ci riserva ancora qualche sorpresa e nel
pomeriggio ritorna il sole, proprio mentre
stiamo attraversando il Parco Valentino
con le sue colorate fioriture.
Qualche ardimentoso e veloce camminatore sale anche al Monte dei Cappuccini
per visitare il Museo della Montagna e
completa così la visita con la classica “ciliegina sulla torta”.
Il 15 aprile ci attende invece la Val di
Susa dove, dopo la sfortunata camminata
dello scorso anno che ci avrebbe dovuto
portare alla Sacra di San Michele, torniamo per completare appunto la visita
a questo incredibile luogo sacro. Ma la
sfortuna ci perseguita anche quest’anno:
una giornata piovosa e con nubi basse ci
attende e partiamo quindi armati di ombrelli e mantelline per salire verso la chiesa-fortezza.
Il sentiero è ben tracciato e sale senza
strappi verso la poderosa rocca, attraversando un bel bosco, fino a portarci sul
piazzale da dove si accede al recinto sacro
della Sacra di San Michele. Percorrendo
l’ultimo tratto che ci separa dall’ingresso alla chiesa, possiamo solo intuire il bel
panorama che si può godere da quassù e,
in attesa della visita guidata prevista nel
primo pomeriggio, abbiamo anche modo
di assistere alla celebrazione della Santa
Messa, in un ambiente di raro fascino.
La pioggia (la foto è dello scorso anno, non
pioveva) non ci dà tregua e siamo quindi
costretti a cercare dei ripari di fortuna per
consumare il nostro pranzo, in attesa d’incontrare la nostra guida che, nel pomeriggio, ci illustra la storia di questa affascinante abbazia con un percorso interessante
ma ahimè senza panorami sulla valle.
All’uscita, decidiamo di rinunciare alla
discesa a piedi prevista nel programma,
anche perché il sentiero si presenta insidioso e scivoloso e, risaliti sul nostro autobus, lasciamo per la seconda volta un
po’ tristi questa bella valle.
Pippo Cattaneo
17
Con noi al Camminasel
2013
17 MARZO: TREKKING URBANO A VICENZA.
14 APRILE: DA ARENZANO A VARAZZE, CON IL MARE A SINISTRA.
26 MAGGIO: VALCANALE – RIFUGIO ALPE CORTE – LAGHI GEMELLI – BRANZI.
9 GIUGNO: IL MONTE BALDO (in collaborazione con C.A.I. LECCO).
23 GIUGNO: MACUGNAGA – RIFUGIO ZAMBONI.
20/21 LUGLIO: VAL GARDENA - TRAVERSATA NEL GRUPPO DELLE ODLE.
22 SETTEMBRE: IL GHIACCIAIO DELL’ALETSCH, L’HIMALAYA SVIZZERO.
6 OTTOBRE: LA TRAVERSATA DELLA VAL DI CAM, BELVEDERE SUL PIZZO BADILE.
PER SAPERNE DI PIU’
17 MARZO: VICENZA
Consueto inizio stagione con un trekking urbano
e quest’anno la scelta è caduta su Vicenza, dove,
supportati come sempre da un foglio informativo
relativo agli itinerari pedonali di visita suggeriti,
andremo alla scoperta del magnifico centro storico. Per i più coraggiosi ci sarà anche la possibilità
di salire al santuario della Madonna di Monte Berico, raggiungibile a piedi per un lungo porticato
in salita, con stazioni della Via Crucis datate 1748
e da dove la vista è superba.
14 APRILE: DA ARENZANO A VARAZZE
Anche la gita primaverile in Liguria è ormai un
classico che riscuote sempre un grande successo e quest’anno proponiamo due itinerari nei
dintorni di Arenzano, suggestiva località ad
ovest di Genova.
La prima proposta è una meravigliosa passeggiata,
realizzata di recente, che collega Arenzano, Cogoleto e Varazze con un piacevole percorso di circa
12 km completamente pianeggiante e che costeggia il mare. In circa cinque ore lo si potrà percorrere in tutta calma, ritagliandosi anche il tempo per
visitare questi tre stupendi borghi marinari.
Per chi invece volesse spingersi nell’entroterra,
proponiamo anche un itinerario più escursionistico che, con una breve ascensione dal centro di
Arenzano, percorrendo il verde sentiero lungo
il Rio Cantarena, conduce al rifugio Scarpeggin
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(550 mt), straordinario e minuscolo rifugio tra
le rocce, inserito in un paesaggio tipicamente
alpino.
26 MAGGIO: VALCANALE – RIFUGIO ALPE
CORTE – LAGHI GEMELLI – BRANZI
Un’appagante traversata ci permetterà di collegare la Val Seriana con la Val Brembana: partendo
da Valcanale a quota 987 metri, saliremo al rifugio
Alpe Corte (1410 m.) per raggiungere poi i passi
di Marogella (1873 m.) e quello dei Laghi Gemelli
(2139 m.). Inizierà quindi la discesa verso il paese
di Branzi (874 m.) passando dal rifugio Laghi Gemelli (1961 m) e attraversando una stupenda zona
costellata da grandi e piccoli laghi.
Una gita che promette grandi panorami e che
sfrutterà al meglio la comodità offerta dal nostro
autobus nel venirci a riprendere in un luogo diverso da quello da dove saremo partiti.
9 GIUGNO: LA GRANDE TRAVERSATA
DEL MONTE BALDO
(in collaborazione con il C.A.I. Lecco)
Per questa gita abbiamo ideato questo gemellaggio con gli amici del C.A.I. di Lecco che avevano
anche loro inserito nella loro programmazione
questa spettacolare gita.
Famoso per le sue meravigliose fioriture, il Monte
Baldo, grande belvedere sul lago di Garda, accoglierà, ci auguriamo, il grande gruppo degli escursionisti di Lecco lungo il tratto più spettacolare
della Alta Via del Baldo, che percorre la panoramica cresta del monte.
Partendo da Malcesine, sulle rive del lago, saliremo con la nuova e avveniristica funivia rotante alla Baita dei Forti (1752 m.). Qui transita il
percorso dell’Alta Via del Baldo che ci condurrà
dapprima alla Cima delle Pozzette (2131 m.), poi
alla Punta Telegrafo (2200 m.), massima elevazione del gruppo per arrivare poi al rifugio Mondini
(1550 m.) da dove si potrà scendere all’abitato di
Prada Alta con la cabinovia o con un breve tratto
a piedi.
Per chi non volesse unirsi al gruppo degli escursionisti, ci sarà la possibilità di trascorrere la giornata
in riva al lago nella piacevole cittadina di Malcesine oppure percorrere il piacevole itinerario di
bassa quota denominato “Bassa Via del Garda”.
23 GIUGNO:
RIFUGIO ZAMBONI A MACUGNAGA
Grande e spettacolare escursione a due passi dal
massiccio del Monte Rosa che, meteo permettendo, ci regalerà da qui maestosi panorami.
Dall’abitato di Macugnaga (1195 m.) con agevole
e panoramico sentiero si salirà al rifugio Zamboni – Zappa a quota 2065, dove si potrà pranzare.
Con un percorso ad anello e sempre con vista sul
massiccio del Rosa, rientreremo al paese.
Anche qui, per chi non volesse affrontare l’escursione più lunga, ci sarà la possibilità di percorsi
più brevi e a bassa quota nei dintorni del paese di
Macugnaga.
20/21 LUGLIO: VAL GARDENA
TRAVERSATA NEL GRUPPO DELLE ODLE
Il gruppo delle Odle è una catena montuosa delle
Dolomiti che, assieme al gruppo del Puez, costituisce la maggior parte del territorio del parco naturale Puez Odle, contornato dalla val Badia, val
Gardena e val di Funes, in Alto Adige.
Il nostro itinerario partirà dalla stazione a monte
della cabinovia in partenza dal passo Gardena per
arrivare al rifugio Jimmishutte. Da qui, seguendo
il percorso dell’Alta Via delle Dolomiti n. 2, saliremo al passo Cir a 2465 m. e arriveremo per
la notte al rifugio Puez (2481 m.), transitando dal
lago di Crespeina.
Il secondo giorno seguiremo sempre l’Alta Via
fino al rifugio Genova per poi scendere in val di
Funes dove ci attenderà il nostro autobus.
22 SETTEMBRE: IL GHIACCIAIO
DELL’ALETSCH, L’HIMALAYA SVIZZERO
L’Aletsch è in assoluto il più grande (86 kmq)
e il più lungo (24 km) ghiacciaio della catena
alpina ed è incredibile come a poche ore di autobus dall’Italia, appena oltrepassato il valico
del Sempione, si abbia la possibilità di scoprire, nascosto e quasi volutamente conservato in
una cornice di vette immacolate, questo enorme fiume di ghiaccio. Il panorama è grandioso
e con un po’ d’immaginazione si ha la sensazione emozionante di essere capitati quasi per
caso in un’aspra e selvaggia valle himalayana
d’alta quota. In realtà siamo sotto i 2000 metri
di quota e con una duplice proposta d’itinerari
daremo a tutti la possibilità di conoscere questa
meraviglia naturale.
6 OTTOBRE:
LA TRAVERSATA DELLA VAL DI CAM
Per finire in bellezza la nostra stagione escursionistica, proponiamo due itinerari vicini a casa che
collegano Casaccia con Soglio.
Il primo percorso a bassa quota chiamato “La
Panoramica” è una passeggiata distensiva che
effettua un percorso a mezzacosta lungo il fianco settentrionale della val Bregaglia. Gli scorci
sul fondovalle sono frequenti, così come quelli
sulle montagne del gruppo dell’Albigna e della
Bondasca. L’andamento pianeggiante del percorso è interrotto solamente da alcuni sali-scendi, alternando tratti nel bosco ad altri attraverso
radure.
Il secondo percorso invece collega sempre Casaccia con Soglio con un percorso diagonale attraverso i pendii sottostanti la mole rocciosa del Piz
Duan. Anche questo è un percorso piacevole che
snoda inizialmente attraverso i verdi pascoli della
parte inferiore della Val Maroz e quelli della breve
ma deliziosa Val di Cam, per poi compiere un lungo percorso a mezzacosta offrendo un panorama
di prim’ordine sulla Val Bregaglia e in particolare
sulle sue spettacolari cime.
19
Non siamo soli
Uomini, montagna, animali
Per chi va in montagna, soprattutto per chi frequenta i
sentieri e non le ardite pareti,
è esperienza comune constatare come negli ultimi anni
siano più frequenti gli incontri ravvicinati con animali un
tempo molto più rari di oggi.
Qualche decennio fa avvistare un capriolo era evento
rarissimo; i camosci si trovavano solo nei Parchi Nazionali, per non parlare degli
stambecchi, presenti esclusivamente al Gran Paradiso.
Oggi, per vari mutamenti socio-economici, questi incontri sono all’ordine del giorno,
anche sui monti lecchesi, habitat evidentemente idoneo
ad ospitare di nuovo gli animali. Ecco alcuni esempi.
20
In Biandino, passeggiando
sul fondovalle si rischia di
venire assordati dai fischi
delle marmotte.
E dove ci sono prede, ci sono
i predatori: l’aquila passa di
frequente da quella mensa,
partendo dai sicuri ricoveri
nelle Orobie. Ma molto più
presenti sono i gheppi, piccoli ma voraci, che sono di casa
e approfittano a piene zampe
di quest’abbondanza.
Sorprende anche vedere
pascolare tranquillamente,
come comuni capre, gli stambecchi fuori dal rifugio Grassi, (nelle foto) o dal FALC: il
rilascio di qualche esemplare
alcuni anni fa è stato coronato da un lusinghiero successo.
Per non parlare dei cinghiali,
divenuti quasi un problema
sociale nel Triangolo lariano e nelle Prealpi comasche:
orti distrutti, vigne devastate,
prati rivoltati… un flagello!
Infine, si rischiano spesso
incidenti stradali sulla piana
di Balisio: qualche automobilista si ferma in mezzo alla
strada a fotografare i camosci che pascolano indisturbati nei prati sotto il Due Mani,
a poche decine di metri dalla
Provinciale.
Alcuni avvenimenti di questi
ultimi mesi poi, come tessere
di un mosaico, possono aiutarci a comporre il quadro
sullo stato attuale della fauna
selvatica lecchese.
Ha destato scalpore e qualche
ilarità la triste fine del povero
Rambo, un minuscolo cane
di razza Pincher: sul sentiero di salita al Resegone da
Morterone è stato adocchiato
da “un grosso rapace” (così
lo ha descritto lo sconsolato
padrone), che scambiandolo
per una marmotta o un leprotto lo ha ghermito, portandolo fino a venti metri di
altezza. Poi, forse accorgendosi dell’inconsistenza della
preda, lo ha lasciato andare,
facendolo precipitare in un
fatale volo.
Ma senz’altro, il fatto faunistico più eclatante di quest’anno è stato il ritorno
dell’orso bruno. L’ultimo
esemplare in Valsassina venne abbattuto vicino a Primaluna a fine ‘800 (Aldo Oriani
– Orsi e Lupi, ed. Parco Reg.
Grigna settentrionale, 2005);
allora era considerato “animale nocivo”, e addirittura
chi lo uccideva, portando la
prova all’Autorità preposta,
veniva ricompensato con una
bella sommetta. Così l’orso
si estinse nelle nostre valli.
Altri tempi…
Passano gli anni, aumenta la
sensibilità ambientale, finché
negli anni ’90 viene avviato
il progetto Life “Ursus” (finanziato dall’Unione Europea) per salvare l’ultima popolazione di orso bruno delle
Alpi italiane, che sopravviveva sempre più esigua (una
decina di esemplari) nel Parco Adamello-Brenta. Come
Natura insegna, si procedette
ad un rinsanguamento, introducendo esemplari catturati
in Slovenia per aiutare questa
nostra popolazione ridotta al
lumicino. Fra autoctoni ed
immigrati, dopo un iniziale
periodo di ambientamento, è
scoccata la scintilla, ed ora la
popolazione alpina conta una
quarantina di esemplari, che
si stanno espandendo lungo
tutte le Alpi Centro-orientali.
E, infatti, gli orsi sono arrivati anche da noi. Diversi avvistamenti sono stati fatti in
zona nel maggio di quest’anno: a Mandello, a Morbegno,
a Ballabio, tutti puntualmente riportati da articoli di
giornale. Ciò ha contribuito a
creare una grande attenzione
nella gente, che ha sorpreso
anche gli addetti ai lavori:
agli incontri informativi per
il pubblico organizzati con il
progetto Life “Arctos” erano
presenti anche 150 persone.
Un record per le serate naturalistiche!
E’ una psicosi? Ma l’orso
bruno non è pericoloso per
l’uomo; l’animale più pericoloso per l’uomo – sorpresa! - è il calabrone, che in
Italia provoca una quarantina
di morti all’anno.
Pare che l‘individuo avvistato nel lecchese fosse sempre
lo stesso, un giovanotto (maschio) che cercava compagnia (femminile) dalle nostre
parti, ma visto che non batteva chiodo ha girato come una
trottola per le nostre valli,
finché ha capito che era meglio spostarsi di nuovo verso
oriente.
Forse è ancora quello che
è stato visto - e filmato- in
agosto nei pressi dei laghi di
Cancano, nel Parco Nazionale dello Stelvio: la sua ricerca
evidentemente continua…
Insomma, tutto bene: sembra proprio che gli animali
stiano tornando a popolare le
Prealpi, arricchendo di biodiversità questo nostro territorio. Ma non tutti la pensano
così...
Sembra essersi creata, o meglio ricreata, l’eterna contrapposizione città/campagna:
mentre i cittadini – escursionisti, ambientalisti, tecnici
faunisti - plaudono a questo
ritorno, i campagnoli – abitanti dei paesi, allevatori, pa-
21
stori – protestano per questa
ennesima invasione del loro
habitat, per questa nuova imposizione calata dall’alto del
ritorno dei grandi carnivori
(non dimentichiamo il lupo,
che zitto zitto in pochi anni è
risalito dagli Appennini fino
a metà arco alpino).
In effetti, i grandi carnivori possono provocare stragi
nelle mandrie e nelle greggi.
Gli abitanti delle valli alpine
vedono una volta di più trascurate le proprie istanze, si
sentono meno importanti di
quei pochi individui di orso
che con tanto clamore sono
tornati a circolare sui monti.
Ogni pecora trovata sbranata
è un colpo al loro orgoglio di
fieri custodi del territorio, oltre che un danno economico.
Chi abbia voglia di capire la
posizione dei montanari rispetto a questo problema può
trovare ampia documentazione nel sito dell’Associazione
Ruralpini (www.ruralpini.
it), che raccoglie testimonianze, commenti, riflessioni
dal mondo degli allevatori di
montagna: la vita in alpeggio, la fatica legata a questo
antico, nobile mestiere, l’arte
di fare il formaggio – vivissima la discussione sul Bitto
DOP e “storico”. Sintetizzando con un eufemismo, si
può dire che i nostri pastori
sono “piuttosto contrari” al
ritorno dei grandi carnivori
in montagna: con tutti i pro-
22
blemi umani che già hanno,
ci mancavano pure i problemi animali! Insomma, dopo
una millenaria colonizzazione del territorio da parte degli alpigiani, la costruzione
di malghe, la sistemazione
dei pascoli che hanno plasmato il paesaggio alpino, si
sentono a buon diritto – quei
pochi eroici che tuttora resistono – i veri, unici padroni
della montagna alpina. E
adesso arrivano gli orsi.
Gli allevatori abruzzesi hanno imparato a convivere
con l’orso (marsicano però:
meno vorace...): recinti alti e
robusti ove rinchiudere al sicuro il bestiame, cani pastore
forti e ben addestrati, mentre
qui sulle Alpi in effetti non
eravamo più abituati a questi
ingombranti vicini.
Che dire? Chi ha ragione? I
cittadini pro-orso o i campagnoli no-bear?
Forse si può fare un po’ di filosofia (non dobbiamo alzarci alle cinque a mungere domattina!) pensando a come si
è evoluto il rapporto uomo-
animale.
Prima era naturale avere
animali in casa, allevarli e...
portarli a termine in famiglia,
per il proprio sostentamento;
l’animale era visto comunque come un essere a disposizione dell’uomo, e anche
la fauna selvatica. Il Diritto
romano considerava, infatti,
gli animali selvatici come res
nullius, cioè roba di nessuno,
che ognuno può prendere per
i propri bisogni. In Italia fu
così fino al 1977...
Opposto invece il concetto
per il diritto anglosassone,
che vede gli animali selvatici
come res communitatis, cioè
appartenenti a tutti, perciò da
rispettare in quanto patrimonio della comunità.
Insomma, banalizzando, il
mondo è tutto nostro, gli animali e tutto il resto del Creato sono al nostro servizio
- come affermato nella Genesi? Oppure, in una visione
francescana, gli animali sono
creature come noi, con lo
stesso diritto nostro di stare
al mondo e di goderne?
Sulla Terra non ci siamo solo
noi. Fra estinzione e invasione c’è sicuramente una giusta via di mezzo.
Sergio Poli
N.d.R. L’ultimo orso abbattuto in
Valsassina, sui monti di Primaluna nel 1888, è visibile, imbalsamato, nel piccolo ma interessante museo di storia naturale
del Collegio di Celana (Bg).
Inaugurato il “Sentiero del passo del Lupo”
Ripristinato dalle Associazioni
ANTEAS, Rotary Club Lecco e Sezione
Strada Storta del CAI Lecco, con
la collaborazione dell’Associazione
Cacciatori, dei Gruppi Alpini di Bonacina
e di Acquate, è di nuovo accessibile l’unico
collegamento pedonale fra la zona alta di
Lecco e la Valsassina.
Ultimo collegamento pedonale fra la
zona alta di Lecco e la Valsassina, ovvero Morterone, il “Sentiero del passo del
Lupo” è stato ripristinato dopo la cancellazione del suo tratto iniziale dovuta al passaggio della nuova strada per la
Valsassina.
La cerimonia che segna la riapertura ufficiale del sentiero che parte dalla frazione
di Versasio (Comune di Lecco) e termina
a Ballabio (zona depuratore), esattamente
in corrispondenza della carrozzabile per
Morterone, si è svolta sabato 10 novem-
bre alle ore 10,30 presso la Trattoria “Il
Caminetto”- Località Versasio.
Il “Sentiero del Passo del Lupo”, che si
snoda su un dislivello massimo di 150 mt,
è oggi di facile percorrenza per persone di
tutte le età, regala ampie vedute panoramiche su Lecco e si mostra particolarmente
suggestivo nel punto in cui attraversa la
gola formata dal torrente
Caldone che scende dalla
Forcella di Olino.
Suggestiva anche la leggenda che riguarda l’origine del nome, che narra
di come un tempo un lupo
ferito si sia nascosto in
una grotta dentro l’alveo
del fiume. In realtà a pochi passi dal ponte esiste
una piccola grotta dove è
visibile una macchia rossa di grosse dimensioni,
presumibilmente dovuta
a licheni o a minerale di
ferro, il cui colore e la particolare conformazione ricordano una macchia di sangue.
Il ripristino del “Sentiero del Passo del
Lupo” si inserisce in un progetto più ampio, approvato dalla Fondazione Provincia
di Lecco, e va a costituire il naturale collegamento con quello già completato
negli anni scorsi da Rotary Club Lecco
(sentiero Rotary da Versasio a Somasca
di Vercurago), compiendo il collegamento pedemontano fra la Valsassina e la
Bergamasca, passando a monte di Lecco.
23
Selini mai fermi:
in UZBEKISTAN
Nel favoloso regno di Tamerlano
14-21 settembre 2012
Siamo partiti, un pomeriggio di settembre, alla scoperta dell’UZBEKISTAN.
Stavolta vedrò finalmente la mitica SAMARCANDA!
Atterrati a URGENCH (per noi erano le quattro del mattino), abbiamo incontrato Daler, la nostra guida, e ci siamo diretti a KHIVA, distante 35 km lungo una strada ancor oggi percorsa da un filobus.
Attraverso una delle quattro porte chiamata OTA-DARVOZA (Porta del Padre) siamo entrati nella
città vecchia, circondata per 25 km da un’antica cinta muraria alta 18 metri, spessa da sei a otto
metri, fatta con argilla e paglia. Il nostro albergo è proprio nel centro storico (chiamato ICHANKALA) e usciamo assaporando subito un’atmosfera quasi magica. Minareti, madrase, moschee ricoperte di lucide maioliche verdi e azzurre rese ancor più brillanti dal primo sole e dall’aria tersa.
Siamo attratti da un grosso tozzo minareto, che fu iniziato nel 1851 ma mai terminato per l’improvvisa morte del costruttore. Nelle sue intenzioni doveva essere tanto alto da permettere di vedere
fino a BUKHARA che dista 450 km; è rimasto fermo a 26 metri. Interessante la moschea JUMA,
all’interno della quale ci sono 213 colonne di legno di olmo scolpite e datate XVII secolo.
Mi impressiona l’harem di ALLAKULI KHAN (1835). A un lato di un grande cortile c’è la sua
“camera” cui ne sono affiancate altre quattro per altrettante mogli. Di fronte diverse stanze, più
piccole, per trenta concubine.
24
Ci incuriosisce vedere la cottura del pane nel TANDURO,
una costruzione cilindrica alta
circa un metro sul fondo della quale si accende il fuoco.
Con un rudimentale attrezzo
si attacca sulle pareti interne il
pane rotondo come fosse una
pizza. Quando è cotto, si stacca e la panettiera lo prende al
volo.
Alla sera, per vicoli scuri e
dissestati, andiamo a vedere il
pozzo che diede il nome alla
città. La leggenda dice che
fu scavato da SEM, figlio di
Noè. La sua gente lo chiamò
KHEIVAK da cui KHIVA.
Il giorno seguente con un’ora
circa di volo arriviamo a
BUKHARA, l’antica capitale
nel IX e X secolo. Un’oasi in
mezzo al deserto.
Degni di nota sono la piazza
LYABI HAUZ, il complesso POI KALON, il palazzo
d’estate, nonché madrase, minareti, una massiccia fortezza
reale e i resti di un mercato un
tempo molto vasto.
Nella bellissima piazza c’è
un’ampia vasca, dove un tempo, la popolazione si approvvigionava d’acqua; è circon-
data da gelsi molto antichi di
cui uno fossile, datato 1477 e
ancora in piedi.
Il minareto KALON, alto 47
metri, fu costruito nel 1127
e serviva anche come torre
di avvistamento. GENGIS
KHAN rimase impressionato
da questa costruzione e ordinò
ai suoi seguaci di non distruggerlo. Ha quattordici fasce decorative diverse, 105 scalini
interni ai quali si accede da
una grande moschea che poteva contenere 10.000 persone.
Alla sera assistiamo ad uno
spettacolo folcloristico con
balli e bellissimi costumi.
Non saprei dire se fossero
costumi UZBEKI, TAGIKI,
KAZAKI, TATARI, RUSSI,
KARAKALPAKI, KIRGIZI O
COREANI, tante sono le razze
che popolano l’Uzbekistan e, a
quanto pare, vivono in armonia.
Al mattino successivo si parte
per SAMARCANDA lungo una
strada dissestata, nella steppa,
incrociando qualche villaggio
con case di argilla e paglia.
Sostiamo a SHARESABZ - in
tagiko CITTA’ VERDE - dove
nacque TAMERLANO nel
1336. Tamerlano è il nome
occidentalizzato di TIMURI-LANG (ossia Timur” lo
zoppo” ) che fu poi chiamato
AMIR TEMUR. Visitiamo le
rovine del suo palazzo d’estate,
il mausoleo dei suoi antenati e
la moschea KOKGUMBAZ.
Samarcanda ha più di 2700
anni di storia. Si mostra in tutta
la sua magnificenza nella piazza REGISTAN. Fu distrutta nel
25
1220 da Gengiskhan, ma nel
1370 Tamerlano decise di ricostruirla e in 35-40 anni la impreziosì con opere immortali.
Piazza Registan è occupata da
vari edifici. La più bella madrasa, TILLA-KARI, è rivestita d’oro ed ha una cupola di
36 metri. All’interno il soffitto
in lamina d’oro è piatto ma inganna l’occhio, poiché sembra
seguire concavo la rotondità
della cupola.
A breve distanza la moschea
BIBI-KHANYM (moglie cinese di Tamerlano) era, un tempo,
fra le moschee più grandi del
mondo. Nel cortile interno c’è
un enorme leggio di marmo,
dove veniva posto il Corano,
che troveremo a TASHKENT
in un museo. E’ composto da
356 pagine in pelle di daino,
scritto nel VII secolo, è ritenuto
il più antico del mondo.
Anche il mercato è caratteristico. I contadini espongono
i loro prodotti ben impilati, i
cereali in sacchi ben arrotolati
disposti in bell’ordine.
Alla necropoli SHAH-IZINDA accediamo tramite
una scala di 40 gradini; è ricca di monumentali mausolei
dove riposano i famigliari di
Tamerlano, i governanti della
città ma anche persone comuni. Visitiamo il sito archeologico di AFROSIAB, l’antica Samarcanda distrutta da
Gengiskhan.
Nel 1908 fu scoperto, sotto 3
metri di sabbia, l’osservatorio di ULUGHBEK, nipote di
Tamerlano, che fu sovrano e
26
astronomo e lo fece costruire
nel 1400. Trattavasi di un edificio alto 30 metri, di cui rimane ora solo una “scala” ricurva
dove veniva appoggiato il sestante. Con quest’osservatorio
avevano catalogato 1018 corpi
celesti.
Facciamo due passi per la città
vecchia. Vicoli con canaletti
dove scorrono le acque di scolo; case, come da tradizione, in
fango e paglia, con all’esterno
solo una porta, grande o piccola, e all’interno freschi giardini. Incontriamo qualche piccola e modesta moschea e poche
persone.
Partiamo quindi alla volta
di TASHKENT - CITTA’ DI
PIETRA - che è la capitale.
La raggiungiamo dopo 300 km
attraverso una zona con ampie
- direi sterminate - piantagioni
di cotone e altre colture. Per
l’irrigazione di questi campi
sono stati costruiti dei canali
che deviano l’acqua del fiume
AMU DARYA che sfocia nel
lago d’ARAL. A causa di ciò,
il lago si sta lentamente prosciugando.
La guida ci racconta che per la
raccolta del cotone (settembre/
ottobre) vengono reclutati i ragazzi che s’iscrivono all’università. Per i primi due mesi
devono raccogliere 80 kg di
cotone al giorno! L’Uzbekistan
ne produce quattro milioni di
tonnellate l’anno.
Tashkent fu in buona parte ricostruita dopo il terremoto del
1966. Ha bei viali alberati e
spaziosi, ordinati e puliti, tre
linee metropolitane più due
attualmente in costruzione. E’
sede di diverse università ed
è meta ambita degli Uzbeki:
conta ben 2.200.000 abitanti.
Vi sono il parlamento, il ministero e vi risiede il Presidente
il quale ha una moschea personale per la preghiera del venerdì.
Sulla porta di un museo-biblioteca, ove è custodito il Corano
portato da Samarcanda, c’è
un’iscrizione che elenca gli
orari delle cinque preghiere
che i musulmani dovrebbero
fare ogni giorno.
La piazza KAST IMAM è il
centro religioso della città,
situata nel complesso storico
con case di mattoni e di fango
sopravvissute al famoso terremoto del 1966. Le madrase e i
mausolei sono in parte del XVI
secolo e in parte ricostruite.
Le più recenti appaiono meno
belle e imponenti. Il bazar è
sicuramente il più fornito del
paese. Lunghe ordinate file
di uova, frutta fresca e secca,
verdura, cereali in grossi sacchi, dolci, pane, un insieme
che invoglia all’acquisto.
Visitiamo il monumento al milite ignoto, dove ogni regione
(l’Uzbekistan ne conta 12) ha
un libro coi nomi dei caduti:
una lista impressionante.
Concludiamo la giornata e il
viaggio con lo spettacolo di
fontane colorate musicali e il
mattino rientriamo nella nostra
Italia, a casa, che per ognuno è
il posto più bello del mondo.
Valeria Bettocchi
Ad Artavaggio
E’ RITORNATA LA BANDA
D
omenica 7 ottobre, al rifugio Sassi
Castelli ad Artavaggio, è ritornato,
dopo la bellissima esperienza dello
scorso anno, il Corpo Musicale di Villasanta,
per esibirsi in un fantastico e apprezzato
concerto. Musica classica, leggera, jazzistica,
sinfonica, diretta dal bravo Maestro Carlo
Zappa, ci ha deliziato per un paio d’ore.
Pubblico numeroso, attento, entusiasta, ha
affollato la terrazza del rifugio.
L’iniziativa, scaturita dalla vulcanica mente di
Danilo Aluvisetti, gestore con il figlio Massimo,
era stata accolta con piacere dal Consiglio
della SEL, che l’aveva fatta propria.
Nella mattinata, il parroco di Moggio don
Agostino ha celebrato la Messa nella
Cappella Bettini, in ricordo dei Soci defunti.
Il Corpo Musicale di Villasanta è un sodalizio
con alle spalle un’attività più che centenaria,
essendo stato fondato nel 1885. Esso costituisce un punto di riferimento costante in occasione di ricorrenze civili e religiose. Le sue
esibizioni, in Italia e all’estero sono nume-
rose e assai famosi sono i concerti tenuti in
quota, sulle Dolomiti, sulle Prealpi Orobiche
e nei rifugi della Valtellina. Il Maestro Carlo
Zappa, nello scorso novembre, è stato chiamato alla direzione dell’orchestra del Teatro
Carlo Felice di Napoli.
Eccellente il servizio trasmesso da Teleunica.
Con i suoi 52 metri è l’albero più alto d’Italia: si tratta del liriodendro del parco Besana di
Sirtori in provincia di Lecco, si stima abbia 160 anni e una circonferenza 502 centimetri. Questo
esemplare sarà protagonista della Festa dell’Albero che conta 500 eventi in tutta Italia, pensati per
valorizzare e tutelare il patrimonio verde del Paese.
In Italia ci sono 22.000 alberi di particolare interesse tra cui 2.000 esemplari di grande interesse
e 150 che presentano un eccezionale valore storico o monumentale. Il conteggio e’ del Corpo
Forestale dello Stato che dagli anni ‘80 stila una lista degli “alberi di notevole interesse”.
Si va dal Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio, con il suo tronco che misura ben 22 metri di
circonferenza, alla quercia delle streghe di Capannori dall’aspetto bizzarro e un po’ tetro; dal liriodendro del parco Besana di Sirtori in provincia di Lecco, alto ben 50 metri, all’oleastro di San
Baltolu di Luras che per raggiungere le sue attuali dimensioni (la circonferenza del tronco di quasi
12 metri e un’altezza di 15 metri) si calcola abbia impiegato oltre due millenni.
Sono i ‘grandi alberi’ o ‘patriarchi della natura’, i secolari alberi monumentali testimone della storia d’Italia. Come gli “Alberi della Libertà”, piantati dagli aderenti ai moti carbonari, o il cipresso
di San Francesco in Umbria.
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All’ombra
di Cassin,
ma pur
sempre eroici
Settantacinque anni, dal 14 al 16 luglio 1937, i lecchesi Riccardo Cassin,
Luigi Esposito, e Vittorio Ratti portarono a termine la prima ascensione
della vertiginosa parete Nord Est del
Pizzo Badile in Val Bregaglia. Durante
la scalata alla loro corda si legarono, per decisione di Cassin, anche i
comaschi Mario Molteni e Giuseppe
Valsecchi che persero la vita per sfinimento durante la discesa.
Anche se sul loro ruolo la storia dell’alpinismo appare piuttosto reticente, fu vera gloria anche per i due comaschi. Ora è il concittadino Emilio
Magni a rendere giustizia ai due
amici, visto che alcuni resoconti assegnano la conquista nella Nord Est
solo a Cassin, capocordata, Esposito
e Ratti. Di Molteni e Valsecchi, ambedue uomini di punta dei rocciatori del
Club Alpino Operaio di Como, vengono ricordati, anche quasi come eroi di
quell’ascensione, ma a loro non viene
28
riconosciuta la via. Come è avvenuto
in un articolo dedicato a quell’importante impresa su Montagne360, il
mensile del CAI.
Molteni e Valsecchi avevano già compiuto imprese importanti sulle Alpi.
Avevano un sogno: la conquista della
parete Nord-Est del Pizzo Badile. Il
quel 1937 all’inizio di agosto decisero di tentare l’avventura e si portarono al bivacco incustodito del rifugio
Sciora. Le condizioni atmosferiche
si rivelarono avverse e dovettero trascorrere nove notti di attesa, dormendo su tavolacci razionando il loro già
non troppo abbondante vettovagliamento. Anche l’abbigliamento, come
si rilevò dopo, era forse insufficiente. Realizzarono il loro sogno, ma poi
arrivò la morte, poco dopo aver conquistato la vetta e mentre si stavano
apprestando alla discesa.
da “Montagne360”.
Rivista mensile C.A.I. Novembre 2012
Nuovi impianti per Bobbio e Artavaggio
Un grande comprensorio,
che unirà le stazioni sciistiche della Valle Brembana e
della Valsassina, porterà alla realizzazione di nuovi
impianti
Un grande comprensorio
che unirà le stazioni sciistiche della Valle Brembana
e della Valsassina, sul modello di quanto già accade
nelle altre regioni dell’arco
alpino, con impianti di risalita più moderni, nuove attrezzature sparaneve e nuovi parcheggi.
Questi i contenuti dell’Accordo di programma approvato dalla Giunta regionale,
su proposta del presidente
Roberto Formigoni, con
l’obiettivo di valorizzare alcune tra le più frequentate
località di montagna della
Lombardia (fra queste Barzio, i Piani di Bobbio e Artavaggio), per renderle più
attrattive non solo nella stagione invernale.
L’accordo, del valore di
40 milioni di euro, 8 dei
quali a carico della Regione, prevede la realizzazione
di 19 interventi agli impianti di risalita e alle piste e 5
progetti per parcheggi e infrastrutture di accesso. “Con
questo atto - commenta il
presidente Formigoni - finalmente si chiude un percorso iniziato 2 anni fa. Siamo sicuri che, in questo
modo, avremo importanti
ricadute turistiche in tutte le
stagioni dell’anno”.
I fondi serviranno a rimettere a nuovo impianti
e a finanziare opere di ammodernamento tecnologico
e messa in sicurezza. In particolare sono previste, per
quanto riguarda la Valsassina:
- la realizzazione di un impianto di innevamento ai
“Piani di Artavaggio” nel
Comune di Moggio;
- un invaso per l’innevamento artificiale ai “Piani
di Artavaggio” e a Bobbio;
- la sostituzione della seggiovia quadriposto ad ammorsamento
automatico
“Ceresola - Bobbio”;
- il potenziamento dell’impianto di innevamento “Valtorta”;
- l’aggiornamento dei macchinari battipista a Valtorta
e Barzio
- una nuova seggiovia quadriposto ad ammorsamento
fisso “Megoffi” a Barzio;
- il potenziamento dell’Impianto di innevamento dei
Piani di Bobbio;
- il potenziamento e l’ammodernamento della telecabina Barzio Piani di Bobbio;
- la sostituzione della seggiovia quadriposto ad ammorsamento fisso “Nuova
Orscellera a Barzio ;
- l’ampliamento del parcheggio “Ceresola” nel Comune di Valtorta (Lc)
- e una nuova seggiovia
quadriposto ad ammorsamento fisso “Nava Bobbio”
a Barzio.
Oltre alla Regione l’accordo sarà sottoscritto
dalle Province di Bergamo e Lecco, dalle Comunità Montane della Valle
Brembana (Bg) e Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera (Lc), i Comuni di Carona, Foppolo,
Mezzoldo,
Piazzatorre,
Roncobello, Valleve e Valtorta in provincia di Bergamo e Barzio, Cassina
valsassina, Cremeno e
Moggio, in provincia di
Lecco, con l’adesione delle Società Brembo Super
Ski SpA e Imprese Turistiche Barziesi SpA.
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In biblioteca
Sentieri e segnaletica di Montagna
nella storia. Pietro Guglieri. Editrice
Nuova Grafica L.P. Genova. A cura
del Club Alpino Italiano Sezione di
Bolzaneto. Pagine 187, fotografie in
bianco nero e a colori. Euro 14.
Un agile volumetto che non può mancare nella biblioteca di chi “va per monti”. L’Autore
fa la storia della segnaletica di montagna.
Con chiare parole e ampie descrizioni ci
spiega l’evolversi della tecnica di segnaletica, prima, durante e dopo le due guerre, non
tralasciando di dedicare ampi spazi alle società alpinistiche e ai suoi componenti che,
con pentolino e pennello, tracciarono le vie
per condurre alla…meta.
Il capitolo dedicato alla SEL è molto completo. Si comincia a dire che “ Una citazione a
parte merita la Società Escursionisti Lecchesi
(SEL) che sin dai primi anni di vita si dedica
a questa attività, curando la pubblicazione di
guide e monografie sulle montagne lecchesi
e della Valsassina. La Società si preoccupa
innanzitutto di segnalare, con vernice rossa,
gli itinerari che conducono ai rifugi di proprietà. L’opera è eseguita da un congruo
gruppo di validi segnalatori che occupavano
la domenica a pitturare i sassi, tra cui occorre ricordare il cav. Sassi per ben trentacinque
anni Presidente della SEL”.
Poi l’Autore descrive minuziosamente la storia della SEL, dalla fondazione nel 1899 sino
ai nostri giorni, completandola con belle fotografie: del primo presidente Battista Turba,
dello stemma sociale, dei rifugi, di Alfredo
Redaelli che si esibisce (1908) in un’evoluzione di telemark.
Per finire: ” molto attiva negli anni successivi
al dopoguerra anche la Società Escursionisti
30
Lecchesi, alla
quale l’Azienda Autonoma
di Soggiorno
di Lecco affidò, in quel periodo, il ripristino
della segnaletica locale, lavoro svolto gratuitamente dai soci (veniva rimborsato il pure
costo della vernice dietro presentazione di regolare fattura del colorificio). La segnaletica
era costituita da un rettangolo di circa cm.
20x10 diviso in tre settori, rosso, bianco, rosso con in campo bianco il numero del sentiero.
Tutto funzionò sino agli anni ’80, poi l’incarico
fu affidato, dietro compenso economico, alla
Delegazione delle Guide Alpine. Tra i segnalatori, oltre al veterano Arnaldo Sassi, collaborarono Primo Stacchini, Giovanni Rocca, Ida
Maggi, Giovanni Giovenzana, Augusto Pozzoni,
Lorenzo Bartesaghi, Bruno Furlani, Pietro
Gaetani, Luciano Azzoni, Carlo Missaglia,
Carlo Castagna, Giovanni Colombo, Vasco
Cocchi, Giovanni Buzzi, Carletto Corti, Aldo
Riva, Pinin Pozzi ed altri”.
Tra le società che particolarmente si distinsero, troviamo anche l’Alpina Stoppani,
l’U.O.E.I., la SAT di Trento, la SEM, il
C.A.I., il Touring Club Italiano, e molte altre
che si resero benemerite per la segnalazione
dei sentieri su tutto l’arco prealpino e appenninico.
Pietro Guglieri, che ricopre importanti incarichi nel Club Alpino Italiano, è un profondo conoscitore della sentieristica e anche per
questo lavoro, il suo impegno, la sua passione, si rivelano estremamente importanti. Pur
risiedendo in quel di Genova, ha scarpinato
anche su per il Resegone, le Grigne, le Prealpi
Orobiche.
Scrive a proposito, il Presidente della Regione
Liguria del C.A.I.: “Quando percorriamo un
sentiero, certo, ne ammiriamo spesso la bellezza. Ma ci domandiamo mai se ha una storia, un vissuto, una giustificazione antropologica, economica, e più in generale culturale?
E, infine, sappiamo quanto è duro e importante il lavoro per la sua conservazione?”.
C’era un buco da colmare nella storiografia escursionistica italiana. Ora non c’è più,
Pietro Guglieri lo ha “stoppato”.
BARZIO. Storia, itinerari di cultura, tradizioni e personaggi. Ornella Gnecchi.
Editrice Emmepi Editoriale Lecco.
Pagine 167, fotografie a colori. Euro 14.
Con le guide di Ornella Gnecchi ci si va a nozze. Basti ricordare quelle, di qualche anno fa e
ancora insuperate, riguardanti le nostre montagne orobiche-lecchesi. Questa su Barzio è altrettanto precisa, completa, indispensabile. La
professionalità di Ornella, in questo campo, è
davvero indiscutibile, eccellente. Nessuno meglio di lei ce lo poteva dire:
“Fra le tante pubblicazioni inerenti alla
Valsassina, mancava uno strumento che guidasse alla scoperta delle bellezze naturali
e artistiche di Barzio. Richiesta a più voci,
ecco dunque una guida da consultare in ogni
occasione. Si tratta di uno strumento che accompagnerà il lettore attraverso le strade di
Barzio, alla scoperta di angoli pittoreschi,
ville, edifici, chiese ed opere d’arte, ma lo
introdurrà anche nella storia del Comune,
con i relativi personaggi che lo hanno reso
famoso nel tempo. Per gli appassionati delle camminate, sono stati presentati percorsi
con l’adeguata segnalazione di tutto quanto si può visitare e vedere lungo le vie. Non
mancano gli appuntamenti tradizionali in
montagna e sull’altipiano, nei mercati o alle
sagre. Infine sono fornite informazioni circa
orari e numeri di telefono di uffici pubblici,
impianti sportivi, ambulatori medici, funzioni
religiose.
Insomma, l’idea è di offrire uno strumento
il più completo possibile a tutti coloro che
decidono di trascorrere le loro vacanze o
la loro giornata nella ridente e accogliente
Valsassina”.
Nell’introduzione al volume sono riportate le
date delle principali feste dell’anno, che potranno costituire momenti di svago e d’interesse per tutti.
a.b.
Ritorna, puntuale come il raffreddore d’autunno, il Presepio, fatica di Elia Invernizzi
e della sua combriccola di esperti operatori. Nella chiesa parrocchiale di San
Giovanni alla Castagna, dal 25 dicembre al 20 gennaio, lo si potrà ammirare in
tutto il suo splendore, ambientato nell’antica Palestina, tutti i giorni. Vedremo il
paesaggio e il deserto. Animato con figure e animali, su una superficie di oltre
quindici metri quadrati. Ci sarà anche una novità da scoprire. Non mancate!
31
Tenete ben presente che
Le agevolazioni riservate nei rifugi ai soci SEL sono
STRETTAMENTE PERSONALI
e applicate esclusivamente a presentazione della tessera sociale
attestante il versamento della quota per l’anno in corso.
E’ successo anche che: un signore, lo scorso mese di settembre,
esigeva lo sconto; esibita la tessera, aveva pagato la quota sino
al 1995! In una comitiva di 9 persone, una sola era socio SEL e
pretendeva lo sconto (10%) anche per tutti gli altri 8 amici, non
soci.
I signori gestori dei rifugi prima di applicare qualsiasi sconto sui
pasti o consumazioni, devono esigere in visione la tessera SEL.
HAI RINNOVATO la tua adesione?
Sono disponibili i bollini per il rinnovo delle quote sociali 2013, i cui importi sono rimasti invariati.
Nel raccomandare un sollecito versamento si ricorda:
Contributo d’associazione alla S.E.L. per l’anno 2013, Euro 25,00.
Aggregati familiari, conviventi nello stesso nucleo, Euro 5,00 ciascuno.
Il versamento si può effettuare:
• In sede sociale, Via Roma 51 Lecco, aperta il martedì dalle ore 18 alle 19, il venerdì dalle ore 21
alle 22 e il sabato mattina dalle ore 11 alle 12 (gennaio-marzo).
• A mezzo bollettino postale, intestato a S.E.L. c/c 18182220.
• A mezzo bonifico intestato a Società Escursionisti Lecchesi
Deutsche Bank - IBAN IT 09J0310422903000000010257
La S.E.L. è sempre raggiungibile: La segreteria telefonica è in funzione giorno e notte,
come pure il servizio fax. Il numero telefonico è unico: 0341.283075.
L’indirizzo di posta elettronica è: [email protected]
visitate www.sel-lecco.it
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NOI DELLA SEL
• Enrico è nato nella casa di Domenico ed Enrica Colangelo. Con i genitori sono
felici anche i nonni, Pier Antonio ed Erminia Mangioni.
• Andrea Amos Aluvisetti si è aggiunto alla combriccola dei gestori del rifugio
Sassi Castelli. E’ presente lassù nei fine settimana sin dal mese di giugno, ed è
figlio di Massimo e Serena, nipote di Danilo.
Benearrivati e lunga e serena vita!
• Anna Pezzolo e Ferruccio Ferrario, il 2 ottobre, nella Parrocchiale di Acquate
hanno pronunciato il bellissimo “SI”.
Auguri di tanta ed eterna felicità!
• Adriano Airoldi, socio di Introbio, Presidente del Panathlon Club di Lecco,
appassionato camminatore ne ha fatta una delle sue. Sabato 11 settembre, alle
ore 4,30 è partito a piedi da Introbio, passando dal rifugio Grassi, ha proseguito
per il Pizzo dei Tre Signori, poi giù a Biandino, di nuovo a Introbio, e, percorso
un tratto di provinciale sino a Pasturo, salita finale al rifugio Brioschi (Grignone).
Discesa a Pasturo e di nuovo a Introbio. In tutto 52 chilometri e 3.720 metri di
dislivello. In dodici ore!
• Giancarlo Colombo ha ricevuto la Targa di merito Panathlon Lecco: “ Da oltre
mezzo secolo è al servizio dello sport motociclistico lecchese, con costanza,
impegno e inestinguibile passione, ricoprendo anche incarichi di responsabilità”.
Colombo, che ha tagliato il traguardo dei 91 anni, è tuttora attivo e instancabile
Presidente del Moto Velo Club Lecco.
• Renato Frigerio ha ricevuto la medaglia d’oro della Civica Benemerenza
del Comune di Lecco: “Per oltre sessant’anni di impegno nella cura e
promozione della montagna nell’ambito dell’associazionismo lecchese e anche
internazionale”.
Vivissimi complimenti a tutti!
Non sono, purtroppo, mancati i lutti.
• Agnese Bonanomi Giordano, socia vitalizia.
• Bruno Bianchi, architetto. Pur non essendo socio, è sempre stato vicino alla
SEL, curando in diverse occasioni la grafica e l’impostazione del notiziario.
• Pierfranco Marchi era fratello dell’ingegner Aldo e cognato dell’architetto
Mariagrazia Furlani, già vicepresidente della SEL.
Eleviamo un mesto ricordo alla memoria degli scomparsi ed esprimiamo a parenti
e amici le nostre più sentite condoglianze!
I NOSTRI RIFUGI SONO APERTI TUTTO L’ANNO
RIFUGIO SEL ROCCA-LOCATELLI
m. 1300 - Piani Resinelli (Grignetta m. 2200).
Sorge al termine della strada carrozzabile proveniente da Ballabio. Base per tutte le escursioni in Grigna.
Tel. 0341 590.094
Custode: LUANA ZAPPA - cell. 331 3585487
RIFUGIO LUIGI AZZONI
m. 1860 - Vetta del Resegone (Punta Cermenati
m. 1875). Bellissimo punto di vista su tutta la
Brianza e il lago. Funivia Lecco/Erna.
Da lunedì a venerdì tel. 335 6361803
Sabato e domenica tel. 0341 285195
Custode: MAURIZIO VALSECCHI
RIFUGIO ALBERTO GRASSI
m. 2000 - Al Passo di Camisolo (Pizzo dei Tre
Signori, m. 2544). Monumento alpino, ricorda
tutti i Caduti della Patria.
Tel. 348 8522784
Custode: ANNA BORTOLETTO
www.rifugiograssi.it
RIFUGIO SASSI-CASTELLI
m. 1650 - Artavaggio (Gruppo Zuccone Campelli, m. 2170). Posto al centro dei campi da sci è
importante punto di partenza per ascensioni e
traversate. Funivia da Moggio.
Tel. 0341 996084 - Tel. 338 3348920
Custode: DANILO SERGIO ALUVISETTI
www.rifugiosassicastelli.it