acido formico metodo amrine

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acido formico metodo amrine
ACIDO FORMICO METODO AMRINE
PROTOCOLLO PER LA PROVA DI FUMIGAZIONE METODO AMRINE-NOEL, CON
ACIDO FORMICO AL 50% E “HONEY B HEALTHY”
Attenzione! L’acido formico è una sostanza corrosiva, pericolosa se toccata, per la pelle e per
gli occhi, non ne vanno respirate le esalazioni e va manovrato con estrema prudenza. E’ bene
utilizzare guanti di gomma, occhiali protettivi, azionando un ventilatore che ne allontani
l’esalazione qualora se ne manipolino quantità consistenti. Va tenuto lontano dalla portata dei
bambini e, se miscelato con acqua, è bene etichettarlo chiaramente.
Occorrente:
-acido formico al 50%, ml 70 o 75, e in presenza di melario 80 ml
- Honey Bee Healthy, 15 ml per alveare
-1 tampone di carta assorbente 21x28 cm. prodotto da Gusmer Enterprises o analogo di produzione
italiana: è consigliato il tipo MK70S della ditta Cordenons, tagliato in formato A4.
-1 tovagliolino di carta
- 6 famiglie (meglio se 10) in arnia Dadant Blatt a 10 telaini per ognuna delle ipotesi di dosaggio (2
o 3)
Sarebbe opportuno che le famiglie sottoposte a prova fossero fuori fila rispetto ad altre non
sottoposte a prova, per evitare derive
NOTA BENE: Va tenuto presente che l’applicazione con successo di questo metodo negli Stati
Uniti prevede un minimo di 15 gradi centigradi e un massimo di 35 di temperatura ambientale.
Viene solitamente consigliato di non trattare in pieno flusso nettarifero per evitare l’ammassarsi e la
sosta prolungata delle bottinatrici all’esterno dell’alveare, che implica anche la presenza di poche
api a ventilare all’interno.
Preparazione:
-alla temperatura ambientale di 20 gradi preparare con l’uso di un densimetro una miscela di acqua
e acido formico, andando per tentativi finchè la miscela non raggiunge, nel densimetro (attenzione
a non utilizzare mostimetri con scala Babo), la tacca – quella tra 11 e 12-che corrisponde al peso
specifico dell’acido formico al 50%: 1,110. (nota bene l’acido formico sovente non corrisponde
effettivamente alla titolazione dichiarata). Al fine di avere certezza ed uniformità di operatività, si
devono utilizzare densimetri scala 1.000-1.200, possibilmente con termometro (costo 29 euro) per
apportare le opportune correzioni. In alternativa, possedendo acido formico di buona qualità titolato
con la variabilità dai valori dichiarati, è possibile ottenere la diluizione al 50% aggiungendo a 1 kg
di acido formico 580 millilitri di acqua di rubinetto. E’ opportuno ricordare che, salvo diversamente
specificato, una diluizione è normalmente espressa in peso-volume, e non in peso-peso.
Oppure chi vuole essere più preciso deve applicare la seguente proporzione:
Volume prodotto x Concentrazione prodotto = Volume prodotto diluito x Concentrazione
prodotto diluito
Volume prodotto: si ottiene dividendo il peso del liquido contenuto nel contenitore con la sua
densità (es: se ho una bottiglia di acido formico il cui contenuto pesa 1 kg e la sua densità è 1,19
Kg/l, 1 Kg diviso 1,19 dà 0,84 litri)
Concentrazione prodotto: rappresenta la percentuale di acido formico nella soluzione (es: 84,5%)
Volume prodotto diluito: è quello che vogliamo calcolare
Concentrazione prodotto diluito: è la concentrazione che vogliamo (es:50%)
Quindi:
Volume prodotto diluito = Volume prodotto x Concentrazione prodotto/ Concentrazione
Prodotto diluito
e cioè 0,84 x 84,5/50 = 1,42 l
L'acqua da aggiungere= 1,42-0,84 =0, 58 l cioè 580 ml
Quando possibile si consiglia di utilizzare soluzioni già correttamente preparate e titolate.
-assicurarsi che il fondo diagnostico sia ben chiuso. Se necessario chiudere bene con scotch o
tramite inserimento di un cartone o falda di plastica sul vassoio di lamiera, che però deve
permettere la presenza di un foglio o cartone diagnostico. Chiudere tutte le eventuali fessure.
-lasciare aperta sul davanti solo una apertura di circa 2 cm per 2 ½ , possibilmente centralmente alla
covata
-sistemare il tampone di carta centralmente rispetto alla posizione della covata nel nido. Il tampone
va tenuto sollevato utilizzando: cannucce da bibita, bastoncini di legno o caramelle morbide, queste
ultime eliminabili dalle api. Occorre assicurarsi che il tampone non venga schiacciato dal coprifavo
(eventualmente rovesciarlo), e che rimanga spazio sotto il tampone, perché l’evaporazione e la
circolazione del formico possano avvenire
-nello spazio lasciato libero dal tampone di carta, verso la parte posteriore dell’arnia, disporre un
tovagliolino di carta
-versare la dose scelta da testare di acido formico sul tampone, cercando di spargerlo
omogeneamente quanto possibile
-versare 15 ml di Honey Bee Healthy sul tovagliolino di carta, eventualmente stendendo il prodotto
col dito
-sigillare eventuali fessure laterali tra coprifavo e corpo cassa
E’ possibile trattare anche in presenza di melario, in questo caso fissando con dello scotch una carta
oleata, o da forno, o da freezer sul davanti e sul didietro dell’arnia, a ricoprire il cartoncino
assorbente e i telaini, lasciando però uno spazio di 1 cm sulla sinistra e uno sulla destra
Raccolta dati:
-prima del trattamento: presenza della regina
-prima del trattamento: forza delle famiglie (quanti telaini di covata e quanti telaini coperti d’api,
immaginando le api sparse concentrarsi)
-al momento del trattamento temperatura e nelle ore successive a scadenze di almeno 6 ore
-durante il trattamento: all’udito nonché col palmo di una mano rivolto all’ingresso delle api
verificare che le api stiano effettivamente ventilando, soprattutto se la temperatura tende a essere
fredda, o di notte. La ventilazione delle api, con questo metodo, è cruciale
-dopo il trattamento: eventuale persistenza del formico nel tampone (all’odorato e al peso)
-dopo il trattamento: presenza della regina
-dopo il trattamento: presenza eventuale di residui di formico nel fondo diagnostico
Osservazioni da farsi:
-controllare la reazione delle api adulte nelle ore successive (rimangono nella cassa? ventilano? ne
escono fuori? rientrando dal volo di bottinatura si aggrappano sulla facciata? Il volo di bottinatura
cessa per un periodo?)
-controllare dopo 24 ore il numero di api morte davanti alla cassa valutandone
approssimativamente l’età (è prevista una maggioranza di api emergenti, la cui cuticola non è
ancora sufficientemente formata per reggere al formico)
Da annotare dopo il trattamento
-Dopo 24 ore contare la varroa sul fondo, annotando gli acari morti (che non reagiscono in nessun
modo a uno stimolo,una piccola botta), quelli vivi, (in grado di camminare), quelli moribondi (in
grado di muovere soltanto le zampe senza riuscire a spostarsi).
-Dopo 48 ore contare un’eventuale caduta residua sul fondo diagnostico, contando le varroa vive,
morte, moribonde
Controllo efficacia sotto covata:
-Da almeno 3 telaini di covata disopercolare con una pinzetta complessivamente cento celle per
alveare, preferibilmente maschili, se ci sono, estraendo delicatamente la larva in modo da evitare
che le varroe si nascondano nella larva danneggiata. A ogni larva estratta, con un colpo assestato al
telaio avendo la cella disopercolata rivolta verso il basso, verificare l’eventuale presenza di varroa
rimasta sul fondo della cella. Annotare e rimettere al loro posto i telaini. E’ consigliabile essere in
due, uno che disopercola, l’altro che annota
CALCOLO EFFICACIA: compilare scheda allegata
Controllo efficacia trattamento:
-Controllo efficacia ufficiale: nel momento in cui si esegue il trattamento, occorre mettere un
foglio diagnostico nel cassetto e contare tutte le varroa che cadono per 24 ore. Poi si blocca la
regina per 24 giorni. Durante il periodo di ingabbiamento occorre contare ogni 2-3 giorni le varroa
che cadono. Il 24° giorno viene eseguito un trattamento di acido ossalico gocciolato (1lt di acqua, 1
kg di zucchero e 100 g di ac.ossalico biidrato) e si contano le varroa che cadono nei tre giorni
successivi.
Calcolo efficacia % =
Somma varroa cadute con acido ossalico x 100
Somma varroa cadute dopo trattamento con acido formico
-Controllo efficacia alternativo (indiretto): Contando per 15 giorni la caduta di varroa sul fondo
diagnostico (anche ogni 3-4 giorni) è possibile ottenere, qualora la varroa nell’alveare fosse poca e
non se ne fosse trovata nelle celle disopercolate o se ne fosse trovata poca, un risultato indiretto.
Una caduta più alta del normale di varroa nei giorni successivi al trattamento può ben indicare una
mortalità di varroa nelle celle che si evidenzia man mano che sfarfallano nuove api.
Altri eventuali controlli:
-Presenza di vapori di formico percepibili olfattivamente dopo 24/48 ore
-Presenza di profumo di HBH percepibile olfattivamente dopo 24/48 ore
-Presenza di sapore estraneo nel miele
Prove alternative:
-Con ingabbiamento della regina all’interno della famiglia per 24 ore in alternativa all’uso di Honey
Bee Healthy
-Con ingabbiamento della regina e suo deposito in banca regine per 24 ore in alternativa all’uso di
Honey Bee Healthy
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TRATTAMENTO AC. FORMICO CON HONEY BEE HEALTY
STATO DI FATTO. Il trattamento cosiddetto sperimentale a base di acido formico diluito in acqua e
HbH è stato fatto in data 18 giugno 2009 su un apiario composto da 40 arnie delle quali 20 di
proprietà di Gaudenzi Marco e 20 di Zama Michele. Il trattamento è stato eseguito come da
protocollo con cartoncino assorbente importato dagli USA e in presenza di melario.
La zona preposta dell’apiario in questione è quella a ridosso della via Emilia nei pressi di Faenza,
con presenza di flusso nettarifero medio e buona importazione di polline. Lo stato delle famiglie era
ottimo, in quanto appena uscite da un buon raccolto sull’acacia e controllate la mattina stessa.
Dopo varie valutazioni sulla pericolosità dell’evaporazione repentina dell’ AF è stato deciso di
eseguire il trattamento nel tardo pomeriggio in modo da fruire dell’abbassamento della temperatura
notturno per ridurre lo shock sulle poverette.
La temperatura al momento del trattamento si aggirava sui 30° mentre la minima notturna della
notte seguente è arrivata a 17°.
MODUS OPERANDI. L’apiario è stato suddiviso in 4 lotti composti da 10 arnie l’uno e su ogni lotto
è stata applicata una dose differente di ac.Formico. Per decidere sulle casse di chi applicare la
dose massima di AF si è avuta una piccola disputa risolta a Pari&Dispari.
Le dosi in questioni variavano di 5ml l’una dall’altra e cioè 70ml, 75ml, 80ml, 85ml.
Come supporto materiale dell’HbH è stato usato il cosiddetto scottex , invece come supporto al
cartoncino di AF sono state messe 4 caramelle gommose alla frutta Sperlari. Molto buone.
La dose dell’ HbH, come da protocollo, è rimasta invariata su tutte le 40 arnie, in quantità di 15ml.
Come dosatori per entrambe le sostanze sono state adoperate 2 siringhe da 60ml.
Come da protocollo, sui 2 tamponi imbevuti di AF e HbH è stato messo un foglio di carta da forno
che chiudeva l’intero corpo arnia dal davanti a didietro lasciando però circa 2 cm di spazio libero su
entrambi i lati.
La sigillatura delle arnie è stata volutamente “spartana” in quanto l’obbiettivo era quello di capire se
il sistema è riproducibile su grandi numeri di famiglie; è stato messo il padellino di lamiera zincata
sotto il fondo a rete, il padellino è stato unto con grasso minerale sia per preservarlo dai vapori dell’
AF e sia per contare meglio le varroe eventualmente cadute. Dietro al padellino è stato sigillata la
fessura rimasta con scotch da pacchi. Sul davanti è stata messa la rastrelliera in posizione
invernale (5 buchi) e la parte superiore della rastrelliera è stata sigillata sempre con il solito scotch.
PRIME REAZIONI. Durante la fase del trattamento le api nn hanno dimostrato particolari reazioni
nervose. Ma appena l’arnia viene richiusa le api cominciano a uscire. A dir la verità è abbastanza
impressionante. In alcuna arnie si creano glomeri di api attaccate al portichetto veramente
notevoli.
In altre, indifferentemente dalla dose di AF, non escono quasi. E comunque tutte soffiano dalle
buchette. L’odore dell’ HbH si sente a distanza di circa 4/5 metri. Quello del AF solo avvicinando il
naso alla buchetta.
PRIME VISITE:come suddetto il trattamento è stato eseguito verso sera. La prima visita derivata
da curiosità è avvenuta la notte stessa alle 2.00 circa. L’odore di HbH pervadeva l’area antestante
le arnie a una distanza anche di 10 metri. Le api, dal canto suo, facevano di tutto per non stare
nell’arnia. Molte famiglie avevano creato una barba anche attorno ai melari. Nonostante queste
fossero all’esterno, dall’interno si percepiva chiaramente un “soffiare” continuo, segno che
comunque anche all’interno dell’arnia diverse api erano rimaste e qualcosa succedeva..
DOPO 2 GIORNI. Abbiamo provato ad effettuare o valutare un eventuale caduta di varroe , ma la
delusione ci ha sopravanzato: le varroe cadute erano veramente poche ed era difficilissimo
trovarle sul padellino in quanto le api avevano iniziato il processo di asportazione del supporto
cartaceo dell’AF e sul padellino si è creata una sorta di lanuggine bianca.
In compenso era facilissimo vedere la strage di api all’esterno dell’arnia. Se il parametro di
valutazione del corretto funzionamento del AF sono i classici ”.. 2 pugni di api giovani morte...”
aveva funzionato anche troppo bene. Comunque di varroa sul padellino praticamente non ce n’era.
(da 0 a 14). All’apertura dell’arnia, il supporto dell AF si presentava completamente asciutto e privo
di odore, mentre l’HbH era ancora presente e forte sia nell’odore che fisicamente. Naturalmente
cominciavano a notarsi le celle di covata che cominciavano a scurirsi, probabile segno di larve
morte all’interno.
DOPO UNA SETTIMANA. Visto il basso risultato di cadute in varroa, le conclusioni a cui si può
arrivare sono due: o il trattamento non ha funzionato o le varroe non ci sono. Per ovviare a tale
dubbio abbiamo eseguito rapidamente un trattamento spia su 10 arnie per escludere una delle due
ipotesi. Il risultato è che anche con un secondo trattamento (difinirò “birichino”) di varroa non se ne
è vista.
DOPO 10 GIORNI. Le api stanno divorando il cartoncino. L’odore di HbH permane nell’aria (e
anche nei guanti). Le api morte davanti agli alveari sono inguardabili. Le famiglie depongono
ancora relativamente poco, almeno guardandole superficialmente. L’importazione di nettare è
ripresa ma molto blandamente. Noi diamo la colpa al fattto che le api son calate vistosamente. Il
melario “nero d’api” è solo un ricordo. Ma il dato più preoccupante è: 11 orfanità su 40 famiglie.
Tutte le orfane con un mare di celle. Mettiamo regine nuove e ci accingiamo a tirare le somme di
quello che può sembrere un fallimento.
-Il trattamento risulta abbastanza difficoltoso per la preparazione e distribuzione e potrebbe
riservare anche una certa dose di pericolosità nell’esecuzione del tutto.
-Le api morte sul davanti dell’arnia sono innegabili, e non sono 2 pugni..
-La famiglia stenta, il colpo è grosso.
-Le api continuano a morire anche dentro le celle opercolate per diversi giorni.
-La percentuale di orfanità è troppo alta.
11 LUGLIO. Vado in apiario con l’intenzione di “spaccare” quelle famiglie rovinate e ormai
destinate a non far più miele per quest’anno. Comincio a togliere telai quasi meccanicamente, in
sovrappensiero, cercando solo di non spostare regine dalla cassa madre al nucleo nuovo. Poi
dopo un poco realizzo: i melari sono quasi pieni. Strano per un apiario devastato a quella maniera.
I telai di covata sono 7 in tutte le famiglie. Quasi meglio delle sorelle non trattate. La covata appare
estremamente compatta e le famiglie sono in chiara fase di crescita.
E ci scommetto che se c’è una varroa gli faccio un monumento.
CONCLUSIONI.
Il trattamento rimane difficoltoso e pericoloso.
La valutazione del risultato in termini assoluti è cambiata nel tempo. Da una valutazione
drasticamente negativa inizialmente il risultato appare positivo dopo circa un mese. Ma un mese è
un mese e comunque le orfanità sono state troppe. Tuttavia il nostro ardire abbiamo deciso che
non finisce qua, abbiamo intenzione di riprovarci, magari nella seconda metà di agosto se le
temperature lo permetteranno, e se finalmente questa dannata varroa si degnerà di farsi vedere.
Ma su questo non ho dubbi!
24 LUGLIO 2009
SPERIMENTAZIONE FORMICO 50% (AMRINE)
A CHE PUNTO SIAMO?
Dalle prove preliminari sviluppate fino ad ora sono emersi sia alcuni punti critici sia alcune possibili
indicazioni su cui è utile effettuare una condivisione tempestiva:
1. il trattamento in fase primaverile (dopo acacia compreso) o senza un adeguato sviluppo
delle famiglie può esporre a significativi danni,
2. sull’opportuna miscelazione al 50% del formico possono insorgere equivoci ed errori
conseguenti,
3. per trarre indicazioni necessita da un lato effettuare prove su un sufficiente campione di
alveari e dall’altro è necessario un certo livello di infestazione di varroa (che probabilmente
in vari casi non c’è stato),
4. lo scoperchia mento delle celle opercolate può dare indicazioni di efficacia percentuale solo
nel caso di un significativo livello d’infestazione,
5. i dati al momento disponibili sull’efficacia non sono sufficienti per valutare correttamente
questo parametro,
6. il grado di varia ed effettiva chiusura del fondo degli alveari, pur rispecchiando probabili
condizioni di campo, può influire sulla saturazione dell’alveare e quindi
sull’efficacia/tossicità,
7. ad apparente parità di condizioni (dosaggio, sviluppo, volume, etc.) i risultati (caduta ed
effetti negativi) posso differire significativamente,
8. il dosaggio in campo del formico non è semplicissimo e soprattutto potenzialmente
pericoloso per l’operatore.
Pertanto ci sembra che possano essere accompagnate al protocollo le seguenti e provvisorie
raccomandazioni e suggerimenti:
Diluizione: fondamentale utilizzare acido formico diluito al 50% (peso specifico 1110). Ancora oggi
parecchi apicoltori hanno difficoltà ad eseguire correttamente la diluizione. Raccomandiamo di
utilizzare un densimetro con scala da 1100 a 1200 e di portare il peso specifico della diluizione a
1110. E’ necessario prestare molta attenzione a non confondere altri tipi di scale normalmente
presenti sui comuni mostimetri. Parecchi problemi sorti durante le prove erano proprio conseguenti
ad errori di diluizione. Nel dubbio chiedete ai tecnici della vostra associazione o dell’ UNAAPI.
Dose/volume: le prove effettuate sembrerebbero confermare i dosaggi di 80ml per casse da 10
telaini ben popolate, con melario, fondo ben chiuso e porta parzialmente occlusa (lasciare 2-3 cm x
1 cm). In caso di assenza di melario la dose deve essere ridotta a 70 / 75 ml.
Effetti tossici: ai dosaggi su indicati si può avere la rimozione pressoché completa (80-100%) della
covata non opercolata, un certo quantitativo di api nascenti morte nella cella, un numero variabile
di api morte (da poche decine a duemila) e forse anche un 10-15% di orfanità.
Temperature: è probabile che l’andamento climatico possa essere di rilievo per cui è più che
opportuno prestare attenzione a tale variabile. Trattamenti eseguiti nelle ore serali sembrerebbero
essere meglio tollerati dalle api.
Controlli: oltre al controllo della vitalità delle varroe sotto opercolo, inizialmente proposto dal
protocollo, che risulta essere poco indicativo in caso di bassa infestazione, si consiglia il
monitoraggio delle cadute per i 15 giorni successivi al trattamento.
Al dosaggio eseguito direttamente in apiario, con siringhe od altro, potrebbe essere seriamente
presa in considerazione la possibilità di utilizzare cartoncini già impregnati. L’impregnazione può
essere correttamente eseguita, in sicurezza e su grossi quantitativi, preventivamente in laboratorio.
Proponiamo che siano effettuate al più presto sufficienti prove in condizioni di campo secondo il
protocollo allegato, cui sono state apportate piccole modifiche, e le succitate raccomandazioni e
che siano tempestivamente comunicati osservazioni e risultati.
Cari saluti e auguri di buon lavoro a tutti
L. Allais, R. Barbero, P. Faccioli, G. Guido, F. Panella
Prova n. 1, apiario di Vaglia, 10 giugno 09, ore 19:00. temperatura 25° C
Arnie con melario, trattate con 80 ml. HBH 15ml puro su tovagliolo di carta da tavola. il tampone è
stato posizionato tra nido e melario, senza foglio nel mezzo.
Arnia n. 1 occupa 7 telai piu diaframma, e un melario. Fuoriuscita violenta di api. Ventilazione.
24 ore dopo, tante api morte all’interno da coprire abbondantemente la rete. Molta covata aperta
risulta “cotta”. Solo 2 varroe in piu di cento celle di covata, entrambe vive. Nessun acaro nel
vassoio. una settimana dopo constato l’orfanità della famiglia.
Arnia n.2 occupa 9 telai da nido piu diaframma e due melari. Api molto abbondanti. Anche qui
fuoriuscita violenta di api e ventilazione fortissima.
24 ore dopo, nessuna ape morta. covata aperta un po sciupata ma molto meno che nella n.1. 20
varroe morte nel vassoio, 35 varroe tutte morte in cento celle di covata. La regina sta bene e una
settimana dopo cova senza problemi.
Prova n.2, apiario di Campicozzoli, 14 giugno 09, ore 16:00 (ma l’apiario a quest’ora è già
all’ombra). Temperatura 26°C
Come sopra: arnie con melario, trattate con 80 ml. HBH 15ml puro su tovagliolo di carta da tavola.
il tampone è stato posizionato tra nido e melario, senza foglio nel mezzo. In questo caso,
entrambe le famiglie avevano un intero favo di covata a fuco opercolata.
Arnia n. 1 occupa 7 telai piu diaframma, e un melario. Fuoriuscita violenta di api. Ventilazione.
24 ore dopo: nessun segno di covata sciupata o api morte. Nessuna varroa nel vassoio e neanche
in più di 100 celle di covata!
Arnia n.2 occupa 9 telai da nido piu diaframma e due melari. Api molto abbondanti. Anche qui
fuoriuscita violenta di api e ventilazione fortissima.
24 ore dopo: nessun segno di covata sciupata o api morte. Solo 6 varroe in 100 celle, e tutte vive.
Prova n.3, apiario di Falgano II, 20 giugno 09, ore 18:00. Temperatura 24°C
A partire da questa prova, si è provata una soluzione differente. sul corpo nido col tampone è stato
messo il coprifavo rovesciato, con il buco aperto. Sopra di questo i melari con le api, e infine il
tetto direttamente sui melari. Nelle nostre intenzioni, il buco aperto potrebbe svolgere il ruolo delle
fessure lasciate col foglio nel modello classico (in alcuni casi infatti si sono trovate varroe morte
provenienti dai melari, sopra il coprifavo).
Visto che con il tovagliolo di carta da tavola si è riscontrato un consistente residuo di HBH (che
sembrava indurire e diventare inservibile) abbiamo cambiato il supporto, usando un pezzo di
sacco di iuta di circa 10x30 cm.
Vista la scarsità di infestazione che ha reso difficili o poco significative alcune prove precedenti , si
è proceduto a una pre-selezione di famiglie particolarmente infestate, controllando la caduta di 24h
dopo un ossalico gocciolato.
Arnia n. 1 occupa 8 telai piu diaframma, e un melario. Cadute 20 varroe col gocciolato. Fuoriuscita
violenta di api. Ventilazione.
24 ore dopo: 150 acari morti nel vassoio, famiglia molto nervosa (orfana?). nessun segno di covata
sciupata. 3 varroe morte e 29 vive in 100 celle di covata.
Arnia n.2 occupa 9 telai da nido piu diaframma e due melari. Cadute 100 varroe col gocciolato. Api
molto abbondanti. Stranamente, le api appaiono molto tranquille, non fuoriescono e si mettono in
poche (una decina) a ventilare.
24 ore dopo: 200-300 varroe nel vassoio. Famiglia tranquilla. Covata aperta annerita. 87 varroe
morte e 16 vive in 100 celle di covata.
Prova n.4, apiario di Borselli, 28 giugno 09, ore 19:00. Temperatura 24°C
sul corpo nido col tampone è stato messo il coprifavo rovesciato, con il buco aperto. Sopra di
questo i melari con le api, e infine il tetto direttamente sui melari (come prova precedente).
Arnia n. 1 occupa 8 telai più il diaframma, e due melari. api abbondanti, anche oltre il diaframma.
Cadute 100 varroe col gocciolato. Fuoriuscita tranquilla di api. Ventilazione.
24 ore dopo: 150 varroe morte nel vassoio, 50 sulla parte superiore del coprifavo, 10 sul tampone
(la prima volta come da manuale.)dentro la covata 120 varroe morte e 21 vive su 100 celle. Non si
nota covata aperta sciupata. La regina sembra a posto. Nessuna ape morta. Residuo consistente
di HBH.
Arnia n.2 occupa 9 telai piu il diaframma e due melari. Api abbondantissime con barba fuori.
Cadute 200 varroe col gocciolato. Fuoriuscita tranquilla e ventilazione.
24 ore dopo: 200 varroe morte nel vassoio, nessuna su coprifavo . 5 sul tampone.dentro la covata
23 varroe morte e 93 vive su 100 celle. Anche qui no covata danneggiata. Regina viva. Nessuna
ape morta. Nessun residuo di HBH.
CONSIDERAZIONI A QUESTO PUNTO DEI LAVORI
-la scarsità di infestazione continua a bloccarci. Continuo a trovare interi apiari con infestazione
insufficiente per fare una buona prova. Sicuramente questa voglia perversa di varroa sarà esaudita
piu avanti con la stagione.
-in due esperienze con la seconda soluzione (coprifavo rovesciato) ci siamo avvicinati ad un buon
risultato. In alcuni casi si è raggiunta al massimo una mortalità di circa 85% all’interno della covata.
A fianco si sono però sempre trovati casi di completa inefficacia.
-nel caso di famiglie con un forte numero di api (ad esempio grappoli anche oltre il diaframma),
sembra verificarsi inefficacia contro la varroa e assenza di effetti collaterali. Viene la voglia, in
questi casi, di aumentare la dose di formico a 90 o 100 ml.
PROVA ROBERTO PARISE
Ho trattanto con formico al 50% in vari modi e ho l'impressione che:
• sia piu efficace al 50% rispetto al 85%
• che uccida veramente una parte di varroe nelle celle di covata (non so però quanta???)
• si hanno meno perdite di regine sia usando HBH sia non usandolo
• col sistema americano muoiono circa 100/200 api nascenti e le larve prossime
all'opercolatura
• col sistema americano la varroa cade per più giorni (circa per 10/12 gg contro 3/4gg con
dosi piu basse)
• da non usare oltre i 30° C
• farlo sempre al mattino presto
• trattando con melario si dimezza l'efficacia
Nel complesso sono fiducioso
Saluti Parisi Roberto
PROVA GIOVANNI GUIDO
Giro a tutto il gruppo i risultati di alcune prove svolte.
Anche da altri test effettuati, che mi sono stati riferiti a voce, sembra che con dosaggi superiori a
80 ml gli effetti collaterali (rimozione covata non opercolata, api morte, orfanita?) siano molto più
marcati. A questo punto mi sentirei di consigliare i dosaggi tra 75 e 80 con casse da 10 senza
melario e 80-85 per casse da 12 (o da 10 con melario). E' probabile che temperature ambientali
elevate (prossime ai 30°) possano contribuire ad aumentare la tossicità per le api, se possibile
raccomanderei di iniziare i trattamenti nelle ore più fresche (sera o mattino molto presto).
Saluti e buon lavoro,
Giovanni Guido
cell 3285535783
DA DANIELE GRECO
1- Uno sperimentatore della Val di Fiemme, Marziano Weber, mi segnala che con 85 ml ha avuto
molta covata sciupata (covata aperta e api nascenti) e fuoriuscita di molte api dall'arnia, mentre
con 80 ml niente di tutto questo. La mattina a 19 gradi di temperatura. Adesso ovviamente c'è da
valutare l'efficacia (usando il "piano B" perchè la caduta di varroa dalle api adulte è stata minima).
2 - Ti racconto anche la prova del formico che ho fatto ieri.
Prova effettuata su 2 casse
1 cassa
Dosaggio 75 ml di formico.
Alveare molto numeroso, con presenza di barba anche prima dell’inizio del trattamento
Il giorno prima avevo tolto i melari.
Trattamento fatto quindi senza melario.
Orario di somministrazione: ore 9.30
Temperatura di 25 °C poi salita a 28-30 nelle ore successive.
Appena messo il formico c’è stata una fuga delle api verso l’esterno.
Si è formata sotto il portichetto una barba molto grossa.
2 cassa
Dosaggio 70 ml di formico
Alveare numeroso ma un poco meno dell’altro.
Trattamento senza melario.
Ora e temperatura uguali.
Appena messo il formico non c’è stata alcuna fuga verso l’esterno;
risultati.
Oggi alle 16.00, ben oltre le 24 ore sono riuscito a controllare.
La cassa 1 presentava una barba notevole, tanto da far pensare di trovare l’interno vuoto.
Invece i telai erano normalmente popolati.
Nella cassa 1 sono cadute sul fondo 1.000 (mille) varroe!!!
Alcune erano ancora vive (camminavano sul fondo, circa il 2-3%)
A questo punto ho aperto delle celle di covata (femminile perché maschile non ce n’era).
Ho trovato 30 varroe morte sulle larve tirate fuori.
Guardando nelle celle dalle quali avevo estratto le larve si notavano altre varroe morte all’interno
(erano bianche, circa una decina)
Sulle larve estratte non ho trovato varroe vive.
Le larve sono state estratte da 3 diversi telai, ma tutte dalla parte bassa del telaio.
Ho visto 1 sola varroa viva che camminava sul telaio dove c’era covata che stava sfarfallando.
Gli effetti dannosi sulla covata fresca ci sono stati ma in misura minore rispetto ai dosaggi
maggiori.
Nella cassa 2 sono cadute sul fondo 224 varroe.
Ho disopercolato delle celle di fuco poste in basso ma la varroe trovate in questo caso (circa 15)
erano tutte vive.
Possibile che 5 ml di differenza portino a risultati così diversi?
Ti saluto
Daniele Greco (Lecce)
TRATTAMENTO AC. FORMICO CON HONEY BEE HEALTY
STATO DI FATTO. Il trattamento cosiddetto sperimentale a base di acido formico diluito in acqua
e HbH è stato fatto in data 18 giugno 2009 su un apiario composto da 40 arnie delle quali 20 di
proprietà di Gaudenzi Marco e 20 di Zama Michele. Il trattamento è stato eseguito come da
protocollo con cartoncino assorbente importato dagli USA e in presenza di melario.
La zona preposta dell’apiario in questione è quella a ridosso della via Emilia nei pressi di Faenza,
con presenza di flusso nettarifero medio e buona importazione di polline. Lo stato delle famiglie era
ottimo, in quanto appena uscite da un buon raccolto sull’acacia e controllate la mattina stessa.
Dopo varie valutazioni sulla pericolosità dell’evaporazione repentina dell’ AF è stato deciso di
eseguire il trattamento nel tardo pomeriggio in modo da fruire dell’abbassamento della temperatura
notturno per ridurre lo shock sulle poverette.
La temperatura al momento del trattamento si aggirava sui 30° mentre la minima notturna della
notte seguente è arrivata a 17°.
MODUS OPERANDI. L’apiario è stato suddiviso in 4 lotti composti da 10 arnie l’uno e su ogni
lotto è stata applicata una dose differente di ac.Formico. Per decidere sulle casse di chi applicare la
dose massima di AF si è avuta una piccola disputa risolta a Pari&Dispari.
Le dosi in questioni variavano di 5ml l’una dall’altra e cioè 70ml, 75ml, 80ml, 85ml.
Come supporto materiale dell’HbH è stato usato il cosiddetto scottex , invece come supporto al
cartoncino di AF sono state messe 4 caramelle gommose alla frutta Sperlari. Molto buone.
La dose dell’ HbH, come da protocollo, è rimasta invariata su tutte le 40 arnie, in quantità di 15ml.
Come dosatori per entrambe le sostanze sono state adoperate 2 siringhe da 60ml.
Come da protocollo, sui 2 tamponi imbevuti di AF e HbH è stato messo un foglio di carta da forno
che chiudeva l’intero corpo arnia dal davanti a didietro lasciando però circa 2 cm di spazio libero su
entrambi i lati.
La sigillatura delle arnie è stata volutamente “spartana” in quanto l’obbiettivo era quello di capire se
il sistema è riproducibile su grandi numeri di famiglie; è stato messo il padellino di lamiera zincata
sotto il fondo a rete, il padellino è stato unto con grasso minerale sia per preservarlo dai vapori dell’
AF e sia per contare meglio le varroe eventualmente cadute. Dietro al padellino è stato sigillata la
fessura rimasta con scotch da pacchi. Sul davanti è stata messa la rastrelliera in posizione invernale
(5 buchi) e la parte superiore della rastrelliera è stata sigillata sempre con il solito scotch.
PRIME REAZIONI. Durante la fase del trattamento le api nn hanno dimostrato particolari reazioni
nervose. Ma appena l’arnia viene richiusa le api cominciano a uscire. A dir la verità è abbastanza
impressionante. In alcuna arnie si creano glomeri di api attaccate al portichetto veramente notevoli.
In altre, indifferentemente dalla dose di AF, non escono quasi. E comunque tutte soffiano dalle
buchette. L’odore dell’ HbH si sente a distanza di circa 4/5 metri. Quello del AF solo avvicinando il
naso alla buchetta.
PRIME VISITE:come suddetto il trattamento è stato eseguito verso sera. La prima visita derivata da
curiosità è avvenuta la notte stessa alle 2.00 circa. L’odore di HbH pervadeva l’area antestante le
arnie a una distanza anche di 10 metri. Le api, dal canto suo, facevano di tutto per non stare
nell’arnia. Molte famiglie avevano creato una barba anche attorno ai melari. Nonostante queste
fossero all’esterno, dall’interno si percepiva chiaramente un “soffiare” continuo, segno che
comunque anche all’interno dell’arnia diverse api erano rimaste e qualcosa succedeva..
DOPO 2 GIORNI. Abbiamo provato ad effettuare o valutare un eventuale caduta di varroe , ma la
delusione ci ha sopravanzato: le varroe cadute erano veramente poche ed era difficilissimo trovarle
sul padellino in quanto le api avevano iniziato il processo di asportazione del supporto cartaceo
dell’AF e sul padellino si è creata una sorta di lanuggine bianca.
In compenso era facilissimo vedere la strage di api all’esterno dell’arnia. Se il parametro di
valutazione del corretto funzionamento del AF sono i classici ”.. 2 pugni di api giovani morte...”
aveva funzionato anche troppo bene. Comunque di varroa sul padellino praticamente non ce n’era.
(da 0 a 14). All’apertura dell’arnia, il supporto dell AF si presentava completamente asciutto e privo
di odore, mentre l’HbH era ancora presente e forte sia nell’odore che fisicamente. Naturalmente
cominciavano a notarsi le celle di covata che cominciavano a scurirsi, probabile segno di larve
morte all’interno.
DOPO UNA SETTIMANA. Visto il basso risultato di cadute in varroa, le conclusioni a cui si può
arrivare sono due: o il trattamento non ha funzionato o le varroe non ci sono. Per ovviare a tale
dubbio abbiamo eseguito rapidamente un trattamento spia su 10 arnie per escludere una delle due
ipotesi. Il risultato è che anche con un secondo trattamento (difinirò “birichino”) di varroa non se
ne è vista.
DOPO 10 GIORNI. Le api stanno divorando il cartoncino. L’odore di HbH permane nell’aria (e
anche nei guanti). Le api morte davanti agli alveari sono inguardabili. Le famiglie depongono
ancora relativamente poco, almeno guardandole superficialmente. L’importazione di nettare è
ripresa ma molto blandamente. Noi diamo la colpa al fattto che le api son calate vistosamente. Il
melario “nero d’api” è solo un ricordo. Ma il dato più preoccupante è: 11 orfanità su 40 famiglie.
Tutte le orfane con un mare di celle. Mettiamo regine nuove e ci accingiamo a tirare le somme di
quello che può sembrere un fallimento.
-Il trattamento risulta abbastanza difficoltoso per la preparazione e distribuzione e potrebbe
riservare anche una certa dose di pericolosità nell’esecuzione del tutto.
-Le api morte sul davanti dell’arnia sono innegabili, e non sono 2 pugni..
-La famiglia stenta, il colpo è grosso.
-Le api continuano a morire anche dentro le celle opercolate per diversi giorni.
-La percentuale di orfanità è troppo alta.
11 LUGLIO. Vado in apiario con l’intenzione di “spaccare” quelle famiglie rovinate e ormai
destinate a non far più miele per quest’anno. Comincio a togliere telai quasi meccanicamente, in
sovrappensiero, cercando solo di non spostare regine dalla cassa madre al nucleo nuovo. Poi dopo
un poco realizzo: i melari sono quasi pieni. Strano per un apiario devastato a quella maniera. I telai
di covata sono 7 in tutte le famiglie. Quasi meglio delle sorelle non trattate. La covata appare
estremamente compatta e le famiglie sono in chiara fase di crescita.
E ci scommetto che se c’è una varroa gli faccio un monumento.
CONCLUSIONI.
Il trattamento rimane difficoltoso e pericoloso.
La valutazione del risultato in termini assoluti è cambiata nel tempo. Da una valutazione
drasticamente negativa inizialmente il risultato appare positivo dopo circa un mese. Ma un mese è
un mese e comunque le orfanità sono state troppe. Tuttavia il nostro ardire abbiamo deciso che non
finisce qua, abbiamo intenzione di riprovarci, magari nella seconda metà di agosto se le temperature
lo permetteranno, e se finalmente questa dannata varroa si degnerà di farsi vedere. Ma su questo
non ho dubbi!
Castello di Fiemme (TN) 21.06.2009
OGGETTO - sperimentazione sul campo con l'acido formico nella lotta alla varroa
Apicoltore Weber Marziano - residente in via Trento n. 25 a Castello di Fiemme (TN)
Località apiario sperimentale : Rover nel comune di Capriana (TN).
Direttore responsabile dell'esperimento : Dott. Paolo Faccioli.
COLONIE DI API UTILIZZATE NELLA SPERIMENTAZIONE : 6 (SEI).
PRINCIPIO ATTIVO IMPIEGATO : ACIDO FORMICO DILUITO AL 50%
ED OLII ESSENZIALI (FORMULA ?)
QUANTITA' : 4 COLONIE CON DOSAGGIO DI 85 ML;
2 COLONIE CON DOSAGGIO DI 80 ML.
DATA TRATTAMENTO : 07 GIUGNO 2009
colonia n.
75
73
78
80
72
74
dosaggio caduta caduta caduta caduta caduta caduta
varroe varoe varroe varroe varroe varroe
08-giu 10-giu 12-giu 14-giu 16-giu 18-giu
80%
4
4
4
1
2
1
80%
3
2
0
3
3
0
85%
4
5
0
1
1
0
85%
8
4
3
4
3
6
85%
1
6
2
5
2
0
85%
5
4
2
2
2
2
TOTALE COMPLESSIVO CADUTA VARROE
Note:
totale
varroe
16
11
11
28
16
17
99
- Le colonie nr. 80 e 74 dopo 24 ore avevano circa un centinaio di api giovani morte
sul predellino.
Dopo ulteriori 24 ore un altro centinaio di api morte. Poi non più.
- Le colonie nr 75 e 73 non hanno subito mortalità significativa della covata aperta
nelle 24 ore oggetto del trattamento mentre tutte le altre colonie hanno avuto una
mortalità pressochè totale della stessa con pulizia anche delle uova.
- le stesse colonie n. 75 e 73 non hanno interrotto la ovideposizione se non per un
giorno mentre le colonie n. 78 e 80 l'hanno interrotta per circa una settimana. Le
altre due colonie n. 72 e 74 hanno avuto una interruzionedi 3 4 giorni.
- Nessuna colonia ha perso l'ape regina nei dieci giorni succ.vi fra trattamento e controlli.
-dopo 24 ore dal trattamento sono state aperte circa 200 celle di covata da fuco
nelle colonie n. 75 e 73 e non è stata individuata nemmeno una varroa. Pertanto
si è ritenuto di contare solamente le varroe cadute nel cassettino con frequenza di 2
giorni.
Distinti saluti
Marziano Weber
SPERIMENTAZIONE TRATTAMENTO CON ACIDO FORMICO AL 50% E HBH
CON 6 ARNIE DADANT BLATT A 10 TELAINI
APICOLTORE: Nami Claudio - Via Terrabugio n°13 - 38054 Fiera di Primiero (TN)
LOCALITA' APIARIO: Canal San Bovo (TN) - Alt. slm 600
DATA INIZIO TRATTAMENTO : 26 giugno 2009 - ore 11.00
TEMPERATURA
ore: 11.00 25° C - ore: 17.00 18° C - ore: 23.00 17° C - ore 05.00: 15° C - ore 11.00: 19° C
N.B. dopo 24h dal trattamento ho aperto 30 celle da fuco per ogni arnia ed ho trovato una sola varroa nell'arnia n. 15
quindi sono passato al solo controllo alternativo della caduta della varroa sul fondo.
arnia
3
8
15
19
20
23
dosaggio caduta
formico varroa
caduta
varroa
caduta
varroa
caduta
varroa
caduta
varroa
caduta
varroa
totale
varroe
27-giu
3
2
14
0
3
2
28-giu
2
0
5
0
1
1
01-lug
1
3
0
1
1
0
04-lug
0
1
0
0
0
0
07-lug
2
0
0
1
0
0
10-lug
1
0
0
0
0
0
9
6
19
2
5
3
75
75
75
75
75
75
ml
ml
ml
ml
ml
ml
ALTRI DATI RACCOLTI
1.Subito dopo il trattamento in tutte e 6 le arnie è cominciata la ventilazione, cè
stata una leggera fuoriuscita di api all'esterno dell'arnia (50/60 api per arnia).
2. Dopo 24h davanti all'arnia c'erano delle api morte nelle seguenti quantità:
10 - 100 - 50 - 5 - 50 - 250. Poca covata danneggiata dal formico. In tutte le arnie
era presente la regina.
3. Dopo 24h nel vassoio c'erano dei residui di formico, i cartoncini pesavano
poco e c'era una leggera persistenza di odore formico, mentre l'HBH si sentiva
ancora molto bene e si riusciva a percepirlo inoltre anche nei giorni successivi.
PROVA MICHELE CORRA’
Prova eseguita da Michele Corrà a Revò (Trento), su 6alveari, 3 con melario e 3 senza
melario, durante la fioritura dell’acacia.
Dose usata: 75 ml
Eseguita alle 9 di mattina con temperatura 15 gradi. Alle 14 sono 27 gradi, alle 18 sono 22
gradi, nella notte scende a 18 gradi.
GRUPPO CON MELARIO (utilizzata, per sollevarlo leggermente dal nido, la cornice alta 6
centimetri del dispensatore Amrine-Noel originario).
Si tratta di arnie cubiche normali (2-3 cm di spazio sul fondo). Il melario viene
parzialmente isolato utilizzando carta oleata, con 1 cm di spazio aperto su entrambi i lati.
Arnia 1- Nessuna varroa sul fondo, regina sopravvissuta, formico evaporato, poche api
morte sul fondo, covata sana. Esame della covata: su 100 celle disopercolate trovato 9
varroe morte e 28 vive
Arnia 2-Nessun dato sulle varroa nella covata, regina sopravvissuta, poche api morte sul
fondo, covata sana, 20 varroe morte nel cassetto
Arnia 3-25 varroe nel cassetto, poche api morte sul fondo, covata sana, regina
sopravvissuta, nella covata su 1oo celle disopercolate 21 varroe vive e 11 morte
Il miele di acacia smielato dai melari, dopo un mese e mezzo presentava ancora odore e
sapore acido-chimico.
GRUPPO SENZA MELARIO (e con portichetto)
Arnia 4- 150 varroe nel cassetto, regina sopravvissuta, poche api morte sul fondo,covata
sana, su 100 celle disopercolate 38 varroe vive e 12 morte
Arnia 5- 150 varroe nel cassetto, regina sopravvissuta, un po’ di covata nascente morta e
poche api morte sul fondo, su 100 celle aperte 16 varroe morte e 52 vive
Arnia 6-Ha 9 telaini di api e un foglio cereo, il melario era stato posizionato da poco ed è
stato tolto per la prova, le api non vi erano ancora salite. C’era molta covata aperta e
molta è morta, sul fondo api morte abbastanza da coprire l’intera rete, nessuna varroa sul
fondo, su 100 celle disopercolate 9 morte e 44 vive. Regina sopravvissuta, ma…
…dopo 2-3 ore, nonostante la temperatura non alta (ma in presenza di uno sbalzo di
temperatura di quasi 10 gradi) api di TUTTE le casse sono fuoriuscite massicciamente,
anche se continuava all’interno il rumore della ventilazione e i cartoncini, dopo 24 ore,
erano quasi del tutto asciutti.
Nell’arnia 6 le api sono rimaste due giorni all’esterno perché la regina era uscita, sono
state fatte poi rientrare col fumo.
L’arnia 5, riguardata dopo 3 giorni, aveva 150 varroe sul fondo (prova indiretta di efficacia
nella covata opercolata) e, nei giorni successivi, quantità non misurate ma anomale
rispetto a una caduta naturale in alveari così poco infestati, decrescenti. Analogo
fenomeno nelle altre arnie senza melario, non in quelle con melario.