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ESTERI il Giornale Sabato 3 aprile 2010 15 FANATISMO ISLAMICO IN RUSSIA La baby-kamikaze di Mosca aveva 17 anni Era stata data in sposa giovanissima all’«emiro» del Daghestan, ucciso in una sparatoria dalla polizia russa tre mesi fa Lunedì si è fatta esplodere tra la folla nella metropolitana per vendicare la sua morte, massacrando 40 innocenti Gian Micalessin Nellafotosondueragazzini. Lei con lo sguardo da bimbaeunapistoladacuitiaspetti più uno zampillo che una pallottola.Luiconunabarbettadaprimiesamiall’università e una Makarov assassina. Noneranosempliciteppistelli.Nongiocavanoafarlaguerra. Facevano sul serio. Erano autentici «natural born killer», veri assassini nati. E l’hanno dimostrato. Lui Umalat Magomedov, alias l’emiro del Daghestan, mettendo a segno attentati e assassiniaritmocontinuoprimadifinireimbottitodipiombo dalla polizia che - il 31 dicembre scorso - l’ha intercet- STRUMENTO Quella della ragazza non è stata una scelta libera, ma il frutto dell’odio tato a Kassavhiurt. Lei facendosi saltare su un vagone del metrò di Mosca per vendicarne la memoria. Quella foto quasi grottesca, quell’incrocio di armi e sguardi adolescenzialiciraccontauna verità terribile, ci porta nell’intreccio d’orrore e dannazione che fa da sfondo al duplice attentato alla metropolitana moscovita di lunedì scorso e ai suoi 40 morti. In quella foto comparsa ieri sulle pagine del quotidiano russo Kommersant c’è tutta la storia della 17enne Dzhennet Abdurakhmanova,la sposabambina dell’emiro Magomedov, la fanciulla consegnata a un fanatico per diventarne prima lo strumento di piacere e poi la spietata vendicatrice. La storiamaledettad’una«vedovanera»gravidad’odio,capaced’imbottirsi ditritolo,chiodi e bulloni per scaricare sull’immaginario nemico dolore e sete di vendetta. Il contesto certo non va dimenticato. Guardando quella foto non possiamo ignorare l’humus di risentimento, violenza, rancore etnico-religioso d’un Caucaso dove l’esercito russo ha condotto due campagne spietate controiribelliceceni.Nonpossiamo ignorare il clima di diffidenzaneiconfrontidiunacomunità islamica considerata collusa con il terrorismo. In quella foto è disegnata però tuttaladannata folliadeimilitanticonvinti di poterefar nascereunemiratoislamicosulle rive del Caspio e unire Daghestan, Inguscezia e Ceceniasotto le bandiere di un im- IL CREMLINO Medvedev duro: «Nessuna pietà» Il leader del Cremlino Dmitri Medvedev, all’indomani dei recenti attentati in Russia, ha constatato conuncertorammarico l’impossibilitàdiripristinarelapenadimorte in Russia, dopo la moratoria firmata dall’allora presidente Boris Eltsin nel 1996. «Gli autori di atti diterrorismodovrannorisponderne, ma per quanto riguarda la penadimorteabbiamoinostriobblighi», ha detto il presidente russo. «L’elenco delle misure nella lotta contro il terrorismo va ampliato; esse devono essere non solo più efficaci, ma anche dure, feroci e preventive. Bisogna punirli», ha aggiunto. Intanto in Russia la psicosi della bomba continua, con ripetuti falsi allarmichecomportanoognigiornol’evacuazionedimigliaiadipersone: ieri una serie di telefonate anonime annunciavano ordigni in due stazioni di San Pietroburgo, nella cattedrale di Kazan e in un paio di maxi centri commerciali. L’allarme resta alto, come confermaancheilrinvioaMoscapermotividisicurezzadellapartitadicalcio di oggi tra il Cska e lo Zenit allo stadio olimpico Luzhniki. Sarà invece disputato regolarmente il quartodi finalediChampionsLeague Cska-Inter del prossimo martedì. maginario Califfato. Umar Magomedov ne è l’icona simbolo, il marito padrone pronto a seppellire sotto una coltre nera la giovane sposa, ma entusiasta di farla posare con un’arma in mano e stringerla in un abbraccio che la trascinerà nel suo personale abisso. In quell’abisso lui sguazza felice sin dal 9 febbraio 2009, da quando succede a Omar Sheikhulaev, il suo predecessore appena ucciso dalle forze di sicurezza. In pochi mesi Magomedov si dimostra l’uomo giusto al postogiusto.Dopoaverspeditoalcreatoreun’imammoderatoe filogovernativo, manda a fargli compagnia il ministro dell’internodaghestanoAdilguerei Magomedtaguirov individuato e fatto secco da un gruppo di killer durante una festa di matrimonio. Il colpo grosso di Magomedov è però l’attentato messo a segno il 10 giugno durante la visita a Makhachkala, la capitale del Daghestan, del presidente russo Dmitri Medvedev. Con quelcolpo,perpocofuoribersaglio, Magomedov si guadagna un posto nel Walhalla dei terroristi caucasici e nella lista dei super ricercati. Da quel momento la sua sposa bambina, la 17enne Dzhennet Abdurakhmanova, si tra- sforma, idealmente, in vedova nera, diventa la moglie costretta alla clandestinità nell’attesa di trasformarsi nella lugubre e spietata dea della vendetta. Probabilmente Dzhennet esce da una famiglia che ha sperimentato la durezza dellarepressionerussa,probabil- FOTO SINISTRA È un simbolo del delirio di fanatici convinti di fondare un «califfato» NATURAL BORN KILLERS L’agghiacciante foto della coppia di giovanissimi terroristi pubblicata dal quotidiano russo «Kommersant» mente è stata condannata al suo ruolo di sposa bambina dal cieco fanatismo di un padreediunamadrefeliciditrasformarlanellamoglie delcapo.Di certo il suononè undestino né scelto, né condiviso, ma la conseguenza d’una vita segnata e disturbata. Una vita capace di ricordare in un sorriso quella di Mallory Knox, l’adolescente maledetta dei Natural Born killers di Oliver Stone. Andate a guardarvi la scena in cui Mickey e Mallory mostrano i fucili e lei tira fuori una lingua irriverente. Accostatela a questa e rivedrete lo stesso sorriso sguaiatamente incosciente, lo stesso percorso di morte. Nel film di Stone quelpercorsoinsegueirettilinei d’asfalto della Route 66. Nella tragica realtà di Dzhennet precipita tra le spirali del terrorismo integralista. La storia E in Svizzera un «cubo nero» riapre le polemiche coi musulmani CONTROVERSO Il cubo di Schneider gor Schneider. L'unico problema è che il cubo evoca, nella forma e dimensioni, la Kaaba, che si trova in ArabiaSaudita,alcentrodellaMecca, il luogo più santo dei musulmani.Secondo i pellegrini èuntempio fatto discendere dal Paradiso per volere di Allah. La stessa parola significa «cubo». La Kaaba è coperta dauntelonero.Lacontroversaopera di Schneider è nera e a forma di cubo,conilchiarointentodirichiamarsi al tempio della Mecca. Il previsto arrivo del cubo nero agita gli animia Neuchatel. Da un parte c'è chi non vuol sentir parlare di Islam o di religioni in genere per il millenario del cantone. Dall'altro ro»vieneusatocomegadgetreligiosoe tenutoin casa alla stregua della Torre di Pisa in miniatura per i turisti che viaggiano in Italia. Martedì prossimo si riunirà un'assembleapubblica,comenelleantiche tradizioni cantonali, per decidere il da farsi. Nel frattempo si è dimesso Daniel Burki, presidente dell'associazione per i mille anni di Neuchatel, contrario a riferimenti religiosi. Il quotidiano svizzero Le Matinhaanticipatocheil«cubonero» dovrebbe venir esposto nella piazza del Porto dellacittà, che sorge in riva ad un magnifico lago. L'opera aveva già creato imbarazzo alla Biennale di Venezia del Fausto Biloslavo Una discussa «opera d'arte» a forma di cubo nero, che evoca la Kaaba, il luogo più santo dell' Islam, sta dividendo gli animi di un cantone svizzero che sembra saltato fuori dalla pubblicità della cioccolata. A Neuchatel, il capoluogo dell' omonimo cantone, nel nord ovest della Federazione elvetica, sono in preparazione i festeggiamenti per il millenario che cadrà nel 2011. Il progetto del Centro d'arte contemporanea prevede di ospitare il «cubo nero», una monumentale opera del discutibile artista tedesco Gre- si temono ritorsioni di qualche invasato fondamentalista: la Confederazione elvetica ha votato da poco un referendum che proibisce i minareti. PROVOCAZIONE L’opera di un discusso artista tedesco ricorda in modo chiarissimo la Kaaba esposta alla Mecca In realtà, a differenza delle proibitissime raffigurazioni di Dio, i musulmani rappresentano la Kaaba dappertutto a cominciare dai tappeti di preghiera e non. Il «cubo ne- A 300 MIGLIA DALLA COSTA DELL’OMAN Pirati con mitra e bazooka contro una nave italiana La portacontainer «Italian Garland» è riuscita a sfuggire all’assalto riportando solo danni materiali AdenRaffichedimitracontrounanaveitaliana che ierimattina viaggiava dal porto malese di Danjung a quello yemenita di Aden. Due barchini con otto pirati a bordo, armati anche di bazooka, hanno attaccato la portacontainer Italian Garland che è riuscita a fuggire senza lamentare feriti, ma riportando solo danni ad alcune apparecchiature. È ormai un bollettino di guerra quotidiano quello che riporta gli attacchi nel tratto di Oceano Indiano compreso tra la penisola arabica e il Corno d’Africa. Risale a domenica scorsa la precedente azione ostile neiconfronti diun mercantile italia- no, il Valle di Castiglia, in navigazione dall’Oman verso il Canale di Suez: colpi di armi leggere sono stati sparati da un barchino che si era avvicinato a grande velocità, ma anche in quel caso il cargo era riuscito a disimpegnarsi e a fuggire. Giovedì una nave da guerra americana ha catturato cinque sospetti pirati dopo uno scontro a fuoco nell’Oceano Indiano, mentre altri otto pirati sono stati catturati da una fregata turca, sempre nel golfo di Aden. Nei giorniprecedentiifuorileggedelmare hanno sequestrato alcune imbarcazioni indiane al largo delle coste somale. Stessa sorte per un cargo li- bico e una nave spagnola. Con l’obiettivo di scoraggiare gli attidipirateria,il golfodiAden è pattugliato dalle navi dell’operazione Ue «Atalanta», al comando del contrammiraglio Giovanni Gumiero: presenti due mezzi della Marina militare italiana, le navi Etna e Scirocco. Dal dicembre scorso il dispositivo ha assistito una quarantina di navi italiane che transitavano nell’area.Ogni annosono quasi duemila i mercantili battenti bandiera italiana che passano in quella zona infestata dai pirati. L’attacco alla Italian Garland, della società Italia marittima di Trieste, è avvenuto in mattinata a circa 300 migliadallecostedell’Oman.Laportacontainer - con 22 persone a bordo, di cui 9 italiani - è stata avvicinata da due barchini di circa 10 metri di lunghezza che hanno sparato colpi di mitra contro la nave danneggiando alcune apparecchiature. La Garland ha immediatamente allertato la centrale operativa della Guardiacostierachehasuggeritoalcune manovre (accelerare e procedereazigzag)dafareper allontanarsi rapidamente dai pirati. L’operazioneè riuscita, i barchinihanno desistito dall’inseguimento e la nave ha potuto proseguire verso Aden. 2005.Inizialmenteaccettata,avrebbe dovuto essere esposta in piazza San Marco. Qualche giorno prima dell'inaugurazione è stata fatta marciaindietrotemendo ritorsioni degli integralisti. L'autore, Gregor Schneider, non è nuovo a provocazioniartistiche.Premiatoalla Biennale del 2001 voleva recentemente mettere in mostra una persona in fin di vita o morta da poco. Il cubo nero è riuscito ad esporlo nel 2007 ad Amburgo, dopo che pure Berlino si era rifiutata. L'idea dell'opera sarebbe venuta ad un musulmano enon a caso Ahmet Yazici, il numero due degli islamici nella Germania settentrionale si è congratulato con l'autore. Secondo lui «nessuno della comunità musulmana avrà qualcosa da ridire». Sarà anche vero, ma lo stesso discorso non può valere con tutti, a cominciare dagli svizzeri. www.faustobiloslavo.eu