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Alberto Bossi
14/07/2016
Che il Mont Ventoux potesse emettere qualche verdetto
era prevedibile, che il percorso odierno venisse accorciato di sei chilometri, che sono anche i più
significativi e suggestivi del “monte calvo” lo era già di meno, che la tappa finisse per diventare una
sorta di messa in scena tra il surreale e il demenziale era al di là di ogni più sfrenata fantasia.
Si parte sapendo già che il traguardo non sarà in cima al gigante della Provenza, bensì a Chalet
Reynard, appena usciti dal bosco, dentro il quale si snodano i primi quindici, duri, chilometri di
salita.
La tappa è segnata dalla presenza molesta del vento,
che ne consiglia la modifica del finale (in cima al Ventoux le raffiche sono spesso insostenibili), va
via la fuga buona con la presenza anomala del velocista Greipel, detto il gorilla, e soprattutto quella
di Thomas De Gendt, l’eroe solitario dello Stelvio nel Giro del 2012, che poi vincerà la tappa
tagliando per prima il traguardo di Chalet Reynard. Il belga è uno che ha classe, e personalmente mi
sono sempre chiesto perchè non lo si veda più spesso davanti nelle corse che contano.
Chalet Reynard, all’uscita dal bosco l’arrivo di tappa odierno
il belga De Gendt, vincitore di giornata
Dietro però si scatena la bagarre tra gli uomini di classifica. Il team Sky ‘mena’ su ritmi che sono
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insostenibili per molti, la selezione è naturale, poi l’allungo di Valverde (sì, proprio lui, si vede che
aveva un impegno per cena e voleva arrivare su prima), che fa da antipasto al tentativo, per la verità
subito apparso velleitario, del compagno di squadra Nairo Quintana. Il colombiano piazza uno
scattino alla “Diablo” Chiappucci, ma viene subito ripreso dopo cinquatasette metri e quando è
Froome ad allungare appare evidente che l’antagonista sudamericano non è in grado di seguirlo,
cosa che invece fanno l’ex compagno di squadra (di Froome) Porte e, a sorpresa, Mollema.
I tre staccano gli altri uomini di classifica, tra i quali sembra però in crescita di condizione il nostro
Fabio Aru, di fatto ora in corsa per il podio.
Ma a un chilometro dal traguardo l’assurdo colpo di scena: in mezzo ad un pubblico non
esattamente discliplinato e francamente troppo invadente, le moto dell’organizzazione non trovano
spazio, si piantano come dei cicloamatori in crisi di fame e il capitano della BMC ne centra una in
pieno, ribaltandosi e portando a terra con sé anche la maglia gialla.
Gruppo laocoontico sull’asfalto: Froome e la sua bici quelli che ne escono dopo e peggio.
Questi non solo cade, ma si ritrova la bici inservibile. Si guarda attorno con comprensibile panico,
quando intanto si vede passare dagli inseguitori, tra i quali Adam Yates, e non vedendo arrivare né
ammiraglia né auto dell’organizzazione, si mette incredibilmente a correre a piedi, offrendo al
pubblico immagini che difficilmente verranno dimenticate.
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La maglia gialla
podista (se avete provato anche solo a camminare con degli scarpini da ciclista ai piedi avrete
immaginato le difficoltà), passato ovviamente a velocità tripla dagli altri concorrenti, a questo punto
ha un attimo di lucidità e aspetta l’auto del cambio ruote MAVIC, che gli ammolla un ‘cancello’ giallo
a due ruote che ha un telaio dalla taglia non esattamente idonea per il britannico, che appare ancora
più sgraziato del solito, pedalando con lo stile di Ninetto Davoli nello spot Saiwa e soprattutto non
riesce nemmeno ad agganciare gli scarpini ai pedali. Finalmente l’ammiraglia raggiunge il povero
Chris, che può così tagliare il traguardo con un ritardo non banale dalla nuova, virtuale, maglia
gialla, ovvero il giovane Yates.
Poco dopo l’arrivo, la direzione di corsa fa sapere di aver preso la (sacrosanta) decisione di
aver assegnato a Porte e Froome lo stesso tempo di Mollema, preservando così la maglia gialla
del capitano della Sky e un residuo filo di credibilità.
A fronte di tutte le considerazioni e provvedimenti che seguiranno nelle prossime ore, è palese come
la macchina organizzativa del Tour de France (il terzo evento sportivo per potenza organizzativa
dopo olimpiadi e mondiali di calcio, rispetto ai quali ha però cadenza annuale e non quadriennale),
abbia fatto una discreta figura di palta.
Non è la prima volta che il pubblico indisciplinato rischia di rovinare l’esito sportivo di una gara
ciclistica con arrivo in salita, ed è ancora presto per capire quanto e come l’organizzazione avrebbe
potuto evitare simili situazioni. La sottocultura malata di voler apparire ad ogni costi sta un po’
rovinando anche lo spettacolo umano che da sempre gli spettatori del ciclismo concedono,
costituendo una parte integrante dello spettacolo sportivo offerto dagli atleti.
Spesso nel recente passato si è andati vicini a situazioni simili, scampate per colpi di fortuna, oggi la
fortuna ha voltato le spalle agli organizzatori, presentando il conto tutto assieme. Poteva succedere
altre volte in altre corse, è successo oggi al Tour.
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il pubblico si apre al passaggio dei corridori sul Mortirolo al Giro d’Italia
Transennare le salite per dieci chilometri non può per me essere una soluzione, far finta di
niente affidandosi al buon cuore e all’educazione delle persone presenti sul percorso nemmeno.
Personalmente cercherei di individuare eventuali responsabili, magari minacciandoli con citazioni
per danni da migliaia di euro (quanto vale un Tour, o anche solo una vittoria di tappa?), come primo
passo per ricostruire una cultura sportiva, e non solo, che tuteli pubblico e atleti.
Domani si riparte con una classifica che resta aperta, la maglia gialla è apparso ancora come il più
forte, ma dietro il discorso è ancora tutto da definire. Chissà che questa botta di sfiga non abbia reso
Chris Froome un filo più popolare anche presso pubblico francese, notoriamente insofferente verso i
dominatori della scena. Certo è stato un 14 juillet del tutto insolito, ma la “Bastiglia d’Albione” è
ancora lì a troneggiare in maglia gialla e al momento appare inespugnabile.
ORDINE D’ARRIVO
1 – Thomas De Gendt (BEL-Lotto Soudal)
2 – Serge Pauwels (BEL-Dimension Data) a 2”
3 – Daniel Navarro (ESP-Cofidis) a 14”
CLASSIFICA GENERALE
1 . Chris Froome (GBR-Sky)
2 – Adam Yates (GBR-Orica Bikexchange) a 47”
3 – Bauke Mollema (NED-Trek Segafredo) a 56”
4 – Nairo Quintana (COL-Movistar) a 1’01””
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8 – Fabio Aru (ITA – Astana) a 1:54″
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