Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online

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Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online
È finito il nostro carnevale è la storia di Rigoberto Aguyar Montiel: una
macedonia di geni razziali, un senzaterra, un anarchico, un nemico dell'ordine
costituito ma soprattutto un amante del calcio e delle donne. Nella Parigi di
fine anni Venti (a pochi mesi dal primo campionato mondiale di calcio)
Rigoberto si innamora perdutamente di Consuelo, la magnifica modella che
poserà per la creazione della coppa Rimet. Scomparsa misteriosamente la
ragazza (nel laboratorio di un orafo di nervoso talento), Rigoberto promette a
se stesso di rubare la statuetta d'oro, facendone il simbolo di tutte le speranze
perdute dagli uomini. Inizia in questo modo una lunga cavalcata in giro per i
cinque continenti. Nelle vesti di cronista sportivo – sempre sull'orlo del
licenziamento – Rigoberto insegue la Diosa de la Victoria campionato del
mondo dopo campionato del mondo, dall'Italia fascista del '34 alla swinging
London del '66, dall'Uruguay di Schiaffino al Brasile di Garrincha e Pelè. Tra
rovesci di fortuna, azioni rocambolesche, colpi di scena, il lungo viaggio di
Rigoberto è anche l'attraversamento del Novecento, un percorso pieno di
occasioni luminose (l'incontro con Ernest Hemingway, con Django Reinhardt,
con Tom Jobim e Vinicius de Moraes) e di momenti tristi (la seconda guerra
mondiale, le dittature sudamericane degli anni Settanta, la fine del calcio come
branca del romanticismo).
È finito il nostro carnevale è un romanzo picaresco ma anche il canto dolente
alzato a un'epoca ormai conclusa (quella di chi «correndo sulla fascia destra,
muoveva un corridoio di farfalle»): ai suoi errori, al suo troppo amare, ai suoi
uomini, le sue donne, i suoi miti.
Daniel ha una passione bruciante per un videogioco online, Hyperversum,
che trasporta la sua fantasia nella storia. Dentro la realtà virtuale ha
imparato a essere un perfetto uomo del Medioevo e conosce tutte le
astuzie per superare ogni livello di gioco. Ian ha una laurea e un
dottorato in storia medievale. Dalla morte dei genitori è diventato parte
della famiglia di Daniel. Al rientro da un soggiorno di studi in Francia,
Ian raggiunge la sua "famiglia acquisita" per una cena e, naturalmente,
per tornare a giocare col suo amico Daniel al loro videogame preferito.
Davanti allo schermo non sono soli: ci sono il piccolo Martin, Jodie, la
ragazza di Daniel, e, collegati da un altro computer, Carl e Donna.
Mentre vivono la loro avventura virtuale nel Medioevo, i ragazzi
vengono sorpresi da una tempesta che li tramortisce: Daniel, Jodie, Ian e
Martin si ritrovano in Fiandra, nel bel mezzo della guerra che vede
contrapposti Francia e Inghilterra, Impero e Papato. Si apre per loro una
nuova vita. Nuove strade, un nuovo amore...
Erano tredicenni d’assalto: mettevano il calcio sopra ogni cosa.
Il Dio del Calcio era il loro dio. E il Mister il suo profeta.
L’estate macinavano polvere nel campetto di ghiaia. Appuntamento alle sette
del mattino per la prima partita, e avanti fino a sera. Stava per cominciare la
terza media, ma è solo un dettaglio. Era il calendario delle partite a scandire le
tappe di un’avventura. Sprofondavano nella Bassa, sotto un cielo esagerato,
circondati da milioni di peschi. Si inerpicavano tra i monti, su campetti gelati,
in fondo a tornanti interminabili. Per scardinare squadre di geometri ben
pettinati, che li disorientavano con finte, passaggi di prima e triangoli di
perfezione assoluta. Per sopravvivere agli attacchi di Elliot il Drago, che aveva
le cosce di Rummenigge, e quando cambiava passo staccava le zolle di terra
dal campo. Scortati dalla Regina dello Sterrato, il furgoncino di George
Balducci e una testa di cinghiale imbalsamata. Un tunnel che porta dritto a
Borgo Ghibellino, una filiale dell’inferno. In una finale epica, dove ci si gioca
il campionato e molto di più. Era il calcio che giocavano allora. Bruciava nel
loro sguardo, e li faceva uscire dagli spogliatoi con i borsoni in spalla, fieri
come i paracadutisti.