Saint Francis Millennium Center a Betlemme Pier Lodovico Rupi
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Saint Francis Millennium Center a Betlemme Pier Lodovico Rupi
Arch. Pier Lodovico Rupi Saint Francis Millennium Center a Betlemme Il “Saint Francis Millennium Center” è un progetto con varie funzioni, spirituali, culturali, di incontro e di ristoro, realizzato per i frati francescani della Custodia di Terra Santa, nella piazza della Natività di Betlemme dove è nato Gesù. Prima di riferire di questo progetto premetto un breve resoconto sui luoghi, sugli uomini e sulle vicende che ho potuto osservare durante i brevi ma frequenti viaggi effettuati nel corso dei lavori, in Betlemme o nella vicina Gerusalemme. Scendendo dall’aereo a Tel Aviv e recandosi a Betlemme, si viene subito colpiti dalla vistosa differenza tra la campagna ben coltivata di Israele e il territorio desertico della Palestina. Simile differenza si ritrova nella popolazione, ad esempio in Israele si incontrano donne in minigonna e anche grintose donne-soldato, mentre dall’altra parte, anche se è raro il burka, capelli e caviglie non si vedono, le meno giovani portano il gonnellone, le più giovani ed emancipate i calzoni lunghi. Ma ciò che più colpisce a Gerusalemme è che la parte prevalente dell’umanità qui presente sembra essere costituita da uomini di religione delle più diverse varie confessioni. Qui si incontrano, ciascuno con il proprio abbigliamento, oltre ai cattolici di rito latino, ortodossi di rito bizantino, ortodossi russi, russi bianchi, cristiani della chiesa etiope, della chiesa siriaca e di quella maronita, protestanti, battisti, evangelisti, luterani, anglicani, copti, armeni, mormoni. Questi religiosi si accordano tra loro per un uso “condominiale” dei luoghi santi, rigorosamente regolato da rapporti e orari precisi. A Gerusalemme si incontra anche un gran numero di uomini interamente vestiti di nero con strane acconciature dei capelli: sono gli ebrei che sottolineano in questo modo l’appartenenza al loro credo. Infine, ci sono i mussulmani con le loro moschee, una delle quali proprio davanti alla chiesa della Natività. Ho visto entrarvi solo uomini, non ho mai visto una donna in una moschea. Certamente, da quando il 28 settembre 2000 è iniziata la seconda “intifada”, lavorare in Palestina comporta qualche apprensione. A volte, di notte si sente il rombo lontano del cannone. Una sera, insieme a mia moglie, siamo a cena ospiti del costruttore del Millennium, in una ampia terrazza di una villa isolata prospiciente la piana di Beite Saurre (il campo dei pastori). Davanti a noi, carri armati israeliani pattugliano su e giù questa piana, mentre dietro e ai lati della villa sono appostati un gruppo di giovani guerriglieri palestinesi armati dei loro kalashnikov. Nel corso dei successivi trasferimenti a Betlemme ho visto sorgere insediamenti di coloni ebrei in zone desertiche, e ho visto edifici che la volta successiva apparivano ridotti in macerie. Il Sindaco di Beit Jala, un comunello palestinese vicino a Betlemme, mi porta a vedere una scuola elementare che, due giorni prima, è stata bombardata dagli israeliani. Per fortuna fuori orario scolastico, perché in questa strana guerra si osservano e si graduano alcune attenzioni. Adesso, con il muro che racchiude le cittadine palestinesi con otto recinti separati tra loro, sembra che le armi si siano fermate. Ma certo la situazione dei palestinesi è penosa. Da questi recinti (Betlemme, Hebron, Gerico, Ramai/ah, Nabios, Tu/karm, Jenin, Betania), difficilmente i palestinesi ottengono il permesso di uscire. A Gerusalemme abitano circa 200.000 arabi con passaporto israeliano e stanno sicuramente meglio che in Palestina. Riferite queste brevi osservazioni, passiamo al “Millennium Center” e per prima cosa devo citare tra i promotori di questa iniziativa il Sindaco di Pratovechio, Angiolo Rossi, che, oltretutto, è stato la chiave dei miei rapporti con quel mondo. E devo menzionare lo studio tecnico di Elvio Fani che ha lavorato con me al progetto. Quindi, presento i Committenti, due francescani, il Custode di Terra Santa, padre Giovanni Battistelli e il Superiore del Convento di Betlemme, padre Ibrahim Faltas, che molti avranno visto in TV quando in quel Convento si arroccarono i guerriglieri palestinesi. I frati francescani si sono stabiliti in Terra Santa da quando, nel 1219, San Francesco, che non era quel semplice fraticello presentatoci da certa iconografia, si recò in Palestina e, in quell’ambiente ostile, insediò un gruppo dei suoi confratelli con il compito della tutela dei luoghi della vita di Gesù. Una presenza non di tutto riposo se, negli otto secoli intercorsi, oltre 400 di questi frati sono stati trucidati dai mussulmani. A visitare il cantiere del “Millennium” sono venuti in moltissimi, Arafat era di casa, l’hanno visitato Clinton con Hillary e la figlia Chelsea. E’ passato da lì anche Papa Wojtyla. All’inaugurazione erano presenti moltissime personalità politiche e religiose, per dirne solo due della nostra terra, il Presidente della Regione, Martini e il Presidente della Provincia, Ceccherelli. I Clinton e Arafat con i frati francescani Il “Millennium” è interamente costruito con la bella pietra del colore del deserto. Partendo dalla grande piazza a metà altezza e andando verso l’alto, si trova prima il “Museo della vita e del lavoro ai tempi di Gesù”, poi sopra, una sala di proiezioni, sopra ancora, il ristoro e infine, al piano più alto, gli uffici della Custodia. Scendendo invece dalla grande piazza verso il basso, troviamo la “Millennium Hall” (una grande sala per 5.000 persone), e sotto, altri 5 livelli, per la documentazione e l’informazione, la scuola e il gioco per bambini e gli spazi espositivi. Tutto ciò al livello funzionale. Ma al di là di una struttura per svolgere compiutamente la complessità delle funzioni assegnate, il “Millennium” si prefigge finalità assai più complesse. Il “Millennium” deve essere parte organica del contesto. Il tema si è presentato con difficoltà per la sproporzione dimensionale con la trama degli edifici circostanti. Per conseguire questo risultato, l’edificio è stato frantumato e scomposto in piccoli volumi ordinatamente aggregati, attingendo ai modelli degli antichi monasteri. Panoramica del “Millennium” Il “Millennium” deve essere aperto, filtrabile, senza frapporsi come un ostacolo nella trama della città. A tal fine, le coperture, trasformate in spazi praticabili, e il sistema delle gradonate determinano molteplici connessioni con varie alternative di percorso e di sosta. Il “Millennium” deve essere testimonianza e simbolo della lunga presenza francescana in Terra Santa. Rammemorando figurazioni e segni dalle tracce lasciate dalla storia il “Millennium” si riconnette agli antichi edifici della fede. Ma il progetto non può neppure estraniarsi dalla cultura di Israele, che ha introdotto in questi luoghi un linguaggio alternativo di forte suggestione, ispirato a modelli espressivi contemporanei. Infine e sopratutto, il “Millennium” deve costituirsi come monumento, capace di rappresentare la eccezionalità del luogo, il luogo dove è nato Gesù. Relazione tenuta il 19 gennaio 2006