sui missili europei l`italia non resti indietro - Ce.SI

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Dossier
SUI MISSILI EUROPEI
L’ITALIA NON RESTI INDIETRO
Quello missilistico rappresenta un asset fondamentale sia a livello
strategico sia operativo. Ora più che mai è necessaria la volontà
politica di investire le risorse necessarie affinché il nostro Paese
continui a giocare un ruolo di rilievo nel comparto missilistico
europeo e internazionale, anche nei prossimi decenni
FRANCESCO TOSATO senior analyst Affari militari, CeSI
L’industria missilistica rappresenta, per tutte le
nazioni evolute, un asset fondamentale in quanto
consente di mantenere un elevato know how tecnologico, che può assicurare pari livelli di indipendenza strategica e operativa. Nel nostro Paese, le capacità industriali missilistiche sono in massima parte
concentrate in Mbda Italia, espressione nazionale
dell’omonimo consorzio europeo che raggruppa
anche le omologhe realtà francesi, britanniche,
spagnole e parte di quelle tedesche. Di per sé, il
consorzio Mbda rappresenta, come filiera, l’esempio più riuscito di integrazione di capacità tecnologiche per la difesa a livello europeo. Tuttavia, al di là
dei risultati e delle logiche industriali dell’azienda,
il vero asse trainante rimane pur sempre la volontà
dei Paesi di sostenere adeguate e comuni politiche
missilistiche. In questo settore dobbiamo oggi riconoscere che l’integrazione a livello continentale
è ancora lontana, mentre assistiamo alla creazione
di partenariati sempre più forti su base bilaterale.
L’esempio cardine di questa tendenza è rappresentato dai Lancaster house treaties del 2010 tra Gran
Bretagna e Francia, che stanno portando Londra e
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Parigi verso un’integrazione sempre maggiore, non
solo delle capacità missilistiche più pregiate ma anche dei centri di eccellenza tecnologica, in una visione di interdipendenza produttiva e logistica fin
qui mai sperimentata.
Se alla special relationship franco-britannica sommiamo da un lato il potenziale economico della
Germania – che consente a Berlino di poter operare ancora in solitudine in certi segmenti – e dall’altro la sostanziale irrilevanza spagnola (Madrid in
futuro si baserà primariamente su sistemi statunitensi come la variante nazionale del sistema AEGIS
abbinata ai missili SM-2 e ESSM), emerge come il
nostro Paese sia nella condizione di dover ripensare al più presto il proprio ruolo nel settore missilistico, pena la perdita di un know how faticosamente costruito negli ultimi trent’anni. L’Italia, a
oggi, mantiene rilevanti competenze missilistiche
in due macrosettori di riferimento: la difesa antiaerea e la lotta antinave-antisom. Di conseguenza,
sarebbe auspicabile mettere in atto una strategia
multipolare di respiro continentale che permetta
di stringere partnership bilaterali decisamente più
gennaio 2016
UN CONSORZIO
BEN RIUSCITO
Il consorzio Mbda rappresenta, come filiera, l’esempio più riuscito di integrazione di capacità tecnologiche per la difesa a livello
europeo. Tuttavia, al di là
dei risultati e delle logiche
industriali dell’azienda, il
vero asse trainante rimane
pur sempre la volontà dei
Paesi di sostenere adeguate
e comuni politiche missilistiche
incisive su specifici programmi di riferimento, pur
nell’alveo di una collaborazione europea attraverso il coinvolgimento dell’Occar.
Facendo alcuni esempi concreti, per quanto riguarda la difesa antiaerea-antimissile a lungo raggio, è chiaro che il partner di riferimento di Roma
non può che essere Parigi, vista la pluriennale
collaborazione nei programmi PAAMS e SAMP/T.
Sarebbe quindi opportuno valorizzare adeguatamente il progetto del nuovo missile ASTER 30
Block 1 NT, che permetterebbe al nostro Paese di
essere l’unico detentore in Europa, in collaborazione con la Francia, di una tecnologia di difesa
antimissile da proporre sia a livello Nato sia sui
mercati internazionali.
Così come Parigi è il partner naturale per i programmi di difesa antimissile a lungo raggio, Londra potrebbe esserlo per i sistemi missilistici di difesa aerea a corto-medio raggio, dato che Gran Bretagna
e Italia condividono nel breve periodo l’esigenza
di sostituire sistemi entrati in servizio nel pieno
periodo della Guerra fredda. In questo settore, il
programma comune già individuato è il missile
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IL CASO POSITIVO GRAN
BRETAGNA-FRANCIA
L’esempio cardine di questa
tendenza a stringere partenariati sempre più forti
su base bilaterale sono i
Lancaster house treaties
del 2010 tra Gran Bretagna e Francia, che stanno
portando Londra e Parigi
verso un’integrazione sempre maggiore, non solo
delle capacità missilistiche
più pregiate, ma anche dei
centri di eccellenza tecnologica, in una visione di
interdipendenza produttiva
e logistica fin qui mai sperimentata
GLI ASSI NELLA MANICA
DI ROMA
L’Italia mantiene rilevanti
competenze missilistiche in
due macrosettori di riferimento: la difesa antiaerea
e la lotta antinave-antisom.
Di conseguenza, sarebbe
auspicabile mettere in atto
una strategia multipolare
di respiro continentale
che permetta di stringere
partnership bilaterali decisamente più incisive su
specifici programmi di riferimento, pur nell’alveo di
una collaborazione europea
attraverso il coinvolgimento
dell’Occar
CAMM-ER e, dati i nuovi orientamenti britannici
in materia di procurement, nulla vieta di pensare
che una collaborazione tra Roma e Londra su tale
progetto potrebbe sviluppare sinergie produttive e
tecnologiche estremamente spinte, secondo il modello in fase di attuazione tra Gran Bretagna e Francia. Infine, passando ai sistemi antinave-antisom,
è chiaro che – a fronte di un quadro internazionale
in fermento e sempre più sensibile alla protezione
delle Sea lines of communication (Sloc) – le riconosciute competenze italiane nel settore e la necessità
di rinnovamento dei sistemi d’arma della Marina
militare potrebbero risultare d’interesse per più di
un Paese europeo, e non solo.
In conclusione, appare evidente come esista lo
spazio di manovra tecnologico, industriale e commerciale per permettere al nostro Paese di continuare a giocare un ruolo di rilievo nel comparto
missilistico europeo e internazionale anche nei
prossimi decenni. Ciò che invece continua a mancare, è la volontà politica di investire ora le risorse
necessarie per supportare un’azione decisa e coerente in tale direzione.
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