A PROPOSITO DEL VOTO REFERENDARIO ALL`ESTERO

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A PROPOSITO DEL VOTO REFERENDARIO ALL`ESTERO
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A PROPOSITO DEL
VOTO REFERENDARIO
ALL’ESTERO
È andata come sappiamo la drammatica commedia all’italiana del voto all’estero. Lo sanno anche i pesci che votare
all’estero rappresenta un bell’esempio d’illegalità. Facciamo una premessa: non possiamo essere completamente
d’accordo con quanto ha affermato un ex presidente del Consiglio ed ex ministro degli Esteri, quando sostiene che non
dovrebbero avere il diritto di voto coloro che non pagano le tasse, e sappiamo che di residenti all’estero ce ne sono
pochissimi che le tasse le pagano. Le nostre riserve muovono dalla considerazione che le modalità di voto
all’estero non garantiscono quelle che devono essere le caratteristiche costituzionali del voto, ovvero la libertà,
la segretezza e la personalizzazione e, aggiungiamo noi, la sicurezza. Come ha messo bene in evidenza l’amb.
Cristina Ravaglia – direttore generale degli italiani all’estero e dell’emigrazione - che conosce la materia sono tutte
condizioni di difficile realizzazione, in assenza di volontà politica.
Allora, occorre rivedere radicalmente le procedure del voto. Alcuni costituzionalisti famosi hanno più volte
sostenuto che, per garantire la sicurezza e il regolare svolgimento delle elezioni, bisogna istituire sezioni elettorali come
in Italia: ma dove? Presso gli uffici consolari, istituti di Cultura, scuole italiane, missioni cattoliche ed agevolare lo
spostamento degli elettori dalla propria residenza alle sezioni di appartenenza, come avveniva per i residenti all’estero
quando, per votare, dovevano rientrare in Italia. Così facendo, si avrebbe addirittura un risparmio rispetto ai costi
attuali. In ogni caso, per ottenere la legalità del voto bisogna adottare ogni accorgimento necessario. Il voto per
corrispondenza è assolutamente da escludere, perché pericoloso, costosissimo e soggetto ad ogni sorta di
manipolazione. Basti accennare che, nelle elezioni politiche del 2008, vennero rinvenuti a Buenos Aires 120mila plichi
in eccedenza presso la società Andreani, incaricata delle operazioni di stampa, invio e ricezione delle schede elettorali.
Del fattaccio non si è mai saputo nulla: nessuna indagine, nessuna seria ispezione: perché mai? Bisognava coprire
qualcuno?
In un simile contesto, dove si è anche distinta la sfacciata partigianeria di molte istituzioni italiane all’estero che si sono
schierate unilateralmente a favore del governo (vedi il comportamento stigmatizzato dalla stampa nazionale di alcune
nostre rappresentanze come Buenos Aires, Porto Alegre, Rosario, Ottawa, e diverse altre che, come ha affermato un ex
potente uomo politico non sarebbero state al servizio di tutti i cittadini!) suona patetico il messaggio di ringraziamento
inviato alle sedi dal segretario g. quando elogia il personale per aver garantito il “corretto svolgimento” del voto. I dati
della partecipazione e i consensi ottenuti dal “SI” in controtendenza dal territorio nazionale, testimoniano ben altro e
sorge forte il sospetto di manipolazione del voto, oltre che la certezza della compravendita con i milioni di euro
promessi e profusi a man larga.
Di quel messaggio, condividiamo invece senza riserve il ringraziamento per sforzo immane profuso dai dipendenti che
hanno dovuto sopperire a croniche deficienze di personale e strutturali, non casuali, e ad una normativa strampalata
che aggrava di molto le procedure elettorali.
Roma, 7 dicembre 2016
Per inoltro alle commissioni Affari Esteri ed organi si stampa
UFFICIO STAMPA