Obamacare tra rincari e fusioni

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Obamacare tra rincari e fusioni
Obamacare tra rincari e fusioni
Lunedì 06 Luglio 2015 23:00
di Michele Paris
A pochi giorni dalla decisiva sentenza della Corte Suprema americana che ha salvato i sussidi
federali destinati agli acquirenti di polizze sanitarie private, come previsto dalla riforma
“Obamacare”, moltissime compagnie di assicurazioni stanno richiedendo pesantissimi aumenti
dei premi pagati dai loro clienti.
La ragione principale della probabile impennata del costo delle polizze sarebbe l’errore
commesso dalle compagnie private nello stimare l’importo dei rimborsi da erogare per i servizi
sanitari di cui hanno usufruito i sottoscrittori. In Minnesota, la società Blue Cross and Blue
Shield ha ad esempio perso 135 milioni di dollari nel 2014 sulle proprie polizze individuali, visto
che i rimborsi pagati hanno rappresentato il 115% del totale delle entrate derivanti dai premi
assicurativi.
Molte compagnie si sono trovate in questa situazione dopo avere accertato che i loro nuovi
clienti erano in media più malati del previsto, mentre troppo bassa è risultata la quota dei
sottoscrittori di polizze generalmente sani. Poiché la riforma prevede che agli individui con
“condizioni pre-esistenti” non possa essere più negata l’assicurazione sanitaria, ciò ha
determinato le proposte spesso sostanziose di aumento dei premi per il prossimo anno.
Secondo la riforma Obamacare o, ufficialmente, Affordable Care Act (ACA), aumenti dei premi
superiori al 10% stabiliti dalle compagnie di assicurazioni devono essere dichiarati
pubblicamente e passare attraverso un processo di revisione del governo federale tramite
apposite commissioni. Tuttavia, non esiste un vero e proprio meccanismo che consenta di
bloccare gli aumenti e le commissioni stesse appaiono spesso fin troppo ben disposte verso gli
assicuratori.
Emblematico è il caso dello stato dell’Oregon, dove la commissione incaricata ha concesso in
alcuni casi aumenti dei premi molto più alti di quanto richiesto da alcune compagnie private.
Health Net aveva richiesto rialzi pari in media al 9% e ha ottenuto un 34,8%; Health Co-op,
invece, aveva chiesto un 5,3% di aumento e ha finito col ricevere un’autorizzazione per far
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salire i premi fino al 19,9%.
La già citata Blue Cross and Blue Shield, una delle principali compagnie private americane
operanti nel settore sanitario, ha richiesto aumenti molto più ingenti, tra cui in media del 23% in
Illinois, del 25% in North Carolina, del 31% in Oklahoma, del 36% in Tennessee e addirittura del
51% in New Mexico e del 54% in Minnesota.
Questa e altre compagnie di assicurazioni private si sono ritrovate con un fiume di nuovi clienti
grazie alla riforma sanitaria del 2010. L’ACA ha stabilito tra l’altro che tutti gli americani al di
sopra di un certo reddito sono costretti ad acquistare una polizza sul mercato privato, se non
dispongono di una qualche copertura tramite il loro datore di lavoro o uno dei programmi
federali.
A coloro che non hanno sottoscritto una polizza, pur essendo obbligati per legge, viene
applicata invece una sanzione, il cui importo aumenta di anno in anno. Questi ultimi sono in
larga misura gli americani più sani che, con la loro scelta, avrebbero determinato l’aumento dei
premi degli assicurati.
La decisione di non acquistare una polizza privata è dettata però talvolta dalla necessità, visto
che, nonostante i sussidi garantiti dal governo, spesso i rimborsi della copertura sanitaria
acquistata prevedono franchigie che possono ammontare anche a varie migliaia di dollari.
Per il ministro della Sanità americano, Sylvia Burwell, l’impatto dell’aumento dei premi potrebbe
essere ridotto ricercando annualmente sui mercati delle polizze private (“exchanges”), creati dai
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singoli stati o dal governo di Washington, il prodotto più conveniente o adatto a ogni acquirente.
Secondo una ricerca indipendente, però, il cambiamento dei piani assicurativi comporta il
rischio della perdita della possibilità di continuare a essere visitati dai propri medici di fiducia e,
prevedibilmente, premi più bassi significano meno servizi a disposizione e una scelta più
limitata di medici e ospedali dove ricevere assistenza.
Questo aspetto appare cruciale nell’impianto della riforma voluta da Obama, dal momento che
una delle conseguenze dell’ACA è e sarà quella di giungere a un vero e proprio razionamento
dell’assistenza sanitaria, ovviamente non per coloro che possono permettersi di pagare di tasca
propria i servizi migliori.
Un altro fattore che sta determinando l’aumento vertiginoso dei premi delle polizze, secondo
alcuni, è poi una disposizione prevista dall’ACA e propagandata da Obama come un’iniziativa
favorevole agli assicurati. Essa consiste nell’obbligo imposto alle compagnie di spendere
almeno l’80% dei premi incassati in servizi sanitari offerti ai loro clienti.
Se, tuttavia, i margini di profitto delle compagnie risultano troppo bassi, questa norma finisce
per produrre aumenti dei premi, sui quali, come già ricordato, il governo svolge solo opera di
supervisione. Tutto quello che il presidente americano ha potuto dire sulla questione è stato
invitare i sottoscrittori di polizze a fare pressioni sulle commissioni statali chiamate a valutare le
richieste di aumenti per ridurli al minimo possibile.
Gli aumenti annunciati in questi giorni rivelano così ancora una volta il vero carattere della
riforma di Obama, scritta sostanzialmente per favorire una riduzione dei costi sanitari e gli
interessi economici delle compagnie private. Ciò è stato riconosciuto in maniera indiretta
qualche giorno fa anche dal New York Times, solitamente strenuo difensore dell’ACA, il quale in
seguito all’impennata dei premi è giunto a interrogarsi apertamente sulla stessa “efficacia della
legge sanitaria”.
Le scosse di assestamento nel settore sanitario USA determinate dall’avvento dell’ACA si
stanno facendo sentire infine anche ai vertici delle compagnie assicurative private, sotto forma
di fusioni. Una di esse è stata annunciata proprio la scorsa settimana e, se approvata come
previsto dal governo, promette di essere la più importante di sempre nel settore sanitario.
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