Preliminare

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Preliminare
20/11/2015
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5 Strategia N
Nazionale A
Aree Interne
e Area pilo
ota Regione
e Marche – Appennino
o Basso Pesarese e Ancconetano Prelim
minare di strrategia 1
20/11/2015 Dinamiche, opportunità e criticità del contesto Già nel primo tratto di percorso, la SNAI è stata per noi importante. Ci ha spinto a ragionare in una prospettiva strategica, oltre la contingenza e le necessità immediate che spesso ci sovrastano e ci schiacciano. Ci ha invitato ad alzare lo sguardo. Abbiamo reagito in due modi: prima di tutto calandoci nel tempo storico, ripercorrendo le vicende che ci hanno caratterizzato in un arco lungo di trasformazione; e poi riflettendo sulla nostra base sociale, la risorsa principale del nostro cambiamento possibile, il luogo nel quale assieme troviamo competenze ed energie, ma anche difficoltà e limiti che ci frenano. La Strategia ci ha spinti a guardare a noi stessi come a una collettività, composita e contraddittoria, dentro la storia. Uno studioso della regione ha fatto circolare un testo tra le persone mobilitate per la SNAI, una riflessione acuta sull’impronta che i Montefeltro hanno lasciato sul nostro territorio. Ci ha fatto capire che il nostro paesaggio ha delle ragioni profonde per essere così come lo conosciamo, che affondano le loro radici nella storia politica e culturale del 1400. E’ come se si fosse sollevato un velo di consapevolezza e comprensione. Ci siamo tutti riconosciuti in questo racconto, benché i comuni che stanno partecipando al percorso SNAI ricadano in province diverse e abbiano storie amministrative non allineate. Grazie alla prospettiva storica, alla visione di lungo periodo, ci siamo visti uniti. Abbiamo alzato lo sguardo dalla contingenza che spesso ci divide. Anche rispetto al rapporto con l’Umbria, che confina con noi lungo il crinale, abbiamo iniziato ad assumere un punto di vista più ampio. Sempre più spesso ci capita di descrivere il nostro territorio come un triangolo compreso fra Urbino, Fabriano e Gubbio. Anche riandando alla storia recente abbiamo trovato motivi di riflessione comune. In questo territorio, dalla fine della guerra abbiamo attraversato grandi trasformazioni sociali. Eravamo mezzadri e con lo sviluppo degli anni ’50 e ’60 siamo diventati operai e tecnici dell’industria, inventando un nostro modo di vivere la trasformazione industriale: siamo diventati metal‐
mezzadri. Significa che la nostra gente non ha mai perso il contatto con la terra. I nostri nonni e padri lavoravano in fabbrica, ma nei fine settimana tornavano al lavoro nei campi. Abbiamo continuato ad abitare i vecchi poderi. Negli anni dello sviluppo industriale molti non hanno potuto conservare l’occupazione nei paesi, e se ne sono andati. Per esempio sul nostro Appennino ha funzionato dalla fine del 1800 una delle più grandi miniere di zolfo italiane, che negli anni ’20 è arrivata ad occupare 840 minatori. Nel 1959 ha chiuso e la frazione di Cà Bernardi dove sorgeva si è svuotata. Da noi lo spopolamento è stato molto forte, oltre il 40%, una storia come quella della miniera è stata un picco in un processo diffuso e silenzioso di scelte individuali. Va anche ricordato che sotto il fascismo le campagne erano piene di molta più popolazione di quella che poteva starci dignitosamente, l’alta densità demografica che abbiamo raggiunto prima della guerra era anche conseguenza del divieto di spostarsi e di andare a cercare lavoro nelle città. Il declino demografico che abbiano vissuto anche traumaticamente, visto nel tempo lungo è stato in parte un riequilibrio. A partire dagli anni ’70 la società è diventata più terziaria. Sono cresciuti i servizi pubblici e le attività professionali. Si è formata un’occupazione nuova che ha impiegato i giovani che intanto erano andati a scuola, si erano diplomati e laureati. E’ cominciata allora anche la rivoluzione dell’agricoltura. Se guardiamo l’agricoltura che abbiamo oggi, vediamo che assomiglia poco a quella tradizionale, nel male e nel bene. La maglia dei poderi è stata in parte sconvolta dalla meccanizzazione, dalle colture intensive e dal contoterzismo; in alcune colline non si vedono più le siepi, gli alberi, il paesaggio agrario policolturale, diversificato, che si era formato nei secoli della 2
20/11/2015 mezzadria dal Rinascimento in avanti. Allo stesso tempo, l’agricoltura esprime produzioni di alta qualità e filiere tipiche, cantine e birrerie artigianali, attività di trasformazione e di commercializzazione, un rapporto col mercato in forme più forti e mature. Le ombre e le luci sono presenti assieme. La qualità in alcuni luoghi è diminuita, in altri è aumentata. Le nostre migliori cooperative agricole sono un luogo di relazioni col mondo e di progetto, non di fatica. Gran parte del nostro movimento turistico è legato alla fruizione dei prodotti tipici, della natura e del paesaggio, del patrimonio culturale “minore” e interessa in modo diffuso le frazioni e le campagne, tanto che l’80% dei posti letto è oggi nelle strutture di agriturismo, turismo rurale, B&B e nelle case delle frazioni. Una diversificazione è in corso.1 Negli ultimi dieci anni abbiamo patito la crisi, l’industria che era il nostro sentiero di sviluppo tracciato dagli anni ‘50 è diventato più stretto e incerto. Abbiamo alle porte Fabriano, il principale polo della meccanica regionale. Molte nostre famiglie hanno ricavato il loro reddito principale da quella realtà produttiva. L’industria del bianco ha creato e alimentato un tessuto di imprese e subfornitori per migliaia di posti di lavoro, in decine di comuni tra Marche ed Umbria. Ora, da qualche anno, Fabriano è area di crisi, e anche noi siamo stati coinvolti nel processo di ristrutturazione e ripensamento di quel tessuto produttivo, ancora aperto. Dall’altro lato, verso la costa, siamo a un’ora di strada veloce dalla fascia produttiva adriatica; questo in alcuni comuni ha favorito negli anni la risalita dell’industria verso l’interno. Persino la nautica è risalita tra le colline della Val Cesano, sino a Frontone. Ma anche su quella direttrice abbiamo visto restringersi le opportunità di sviluppo industriale. Una parte delle imprese ha chiuso, altre hanno lottato e si sono riconvertite con successo. Nella lavorazione dei metalli e nel tessile abbigliamento abbiamo tuttora alcune migliaia di addetti, un bacino occupazionale importante, ma dopo tanti anni di sofferenza non ci aspettiamo più che la spinta di cambiamento, la discontinuità di cui abbiamo bisogno venga dall’industria. Che cosa ci aspettiamo invece? Che la trasformazione agricola‐turistica degli ultimi 10‐15 anni, sostenuta dai finanziamenti pubblici, prenda ad avanzare in autonomia, per una spinta imprenditoriale interna favorita dal ritorno di interesse per il mondo rurale, nella versione contemporanea multifunzionale che sta emergendo, caratterizzata da un mix originale di produzioni agroalimentari, enogastronomia, fruizione della natura e consumo culturale. Su questo sfondo, la scelta spontanea, istintiva dei nostri nonni e padri di non lasciare la terra ci dà oggi una carta importante da giocare, quella di una base sociale che ha diffusamente in mano le risorse chiave: le case coloniche, i poderi, la presenza diffusa nelle frazioni, le reti sociali e l’organizzazione civica, le istituzioni collettive a presidio del territorio. Ci sono le premesse per scommettere su una trasformazione che coinvolga molti e produca nuova ricchezza facendo cooperare pubblico e privato. Il punto di partenza perché questo avvenga sta, secondo noi, nel riconoscere le risorse che già ci sono e il loro potenziale. Il nostro mondo rurale è in parte rurale‐urbano, contiene relazioni e competenze evolute. Può essere messo in connessione con la parte sottoutilizzata del nostro territorio, i beni ambientali e culturali; andare a formare un’economia rurale di tipo nuovo, con una varietà di funzioni che si integrano, vanno a costituire un mix originale e innovativo. 1
Tra i segmenti di domanda rappresentati, è incluso anche il cosiddetto “turismo delle origini”: viaggi degli emigranti e dei discendenti per conoscere la terra delle radici. Il fenomeno è in forte aumento nella nostra area anche a causa dell’emigrazione nel dopoguerra. In generale quello del turismo delle origini risulta essere un mercato in crescita che l’Italia l’ha intercettato sinora in piccola misura rispetto a quanto risulta in altri paesi europei quali Scozia o Irlanda. 3
20/11/2015 Anche la domanda capace di sostenere un’evoluzione di questo tipo non è solo in potenza, ma c’è già, presente e osservabile. Negli ultimi vent’anni infatti ci è accaduta un’altra cosa importante: ci ha raggiunto un’immigrazione non solo di poveri, non solo di badanti o muratori, non solo dai Balcani. Un 10% del nostro flusso di immigrati è di tutt’altro tipo, viene dai paesi ricchi dell’Occidente. In particolare i nord Europei hanno scoperto il nostro territorio: da soli, spontaneamente, senza politiche o interventi particolari da parte nostra. Sono arrivati poco per volta, hanno comprato e restaurato il casale, la vecchia casa colonica mezzadrile, l’alloggio nel castello medievale o nel borgo. Sono diventati cittadini di quest’area, alcuni sono entrati a far parte di associazioni culturali e partecipano attivamente alla vita collettiva. Farne un ritratto sommario è facile, perché tutto sommato sono omogenei. Sono persone colte, benestanti, per lo più mature o anziane; vengono da Olanda, Inghilterra, Belgio, Germania. Sono affascinati dall’ambiente e dal paesaggio, dalle passeggiate, dai centri storici, dalla vita di comunità, dal buon cibo e dalle tradizioni gastronomiche, dall’autenticità dei modi e dei costumi. Di questi nuovi cittadini che si sono stabiliti qui per scelta e non per necessità, ne contiamo oggi circa 250. A loro si possono aggiungere i circa 7.000 visitatori stranieri che ogni anno si registrano nelle strutture ricettive dell’area, principalmente d’estate e soprattutto ad Arcevia, il comune più organizzato e capace di accogliere e soddisfare la domanda. E’ evidente che esiste un potenziale nel mercato del turismo e della residenza per vacanza, studio e lavoro. Gli stranieri colti che hanno stabilito qui la loro casa‐ufficio, lavorando a distanza su Internet, ce lo stanno indicando chiaramente. Sta a noi sapere interpretare la loro scelta, e trarne conseguenze efficaci per noi e il nostro sviluppo, assumendo un’iniziativa. Nella costruzione della nostra strategia, gli stranieri che già ci hanno scelto sono la bussola alla quale guardiamo per capire cosa bisogna fare, quali sono le priorità. La domanda di queste persone infatti è perfettamente allineata con il mix rurale‐urbano che vogliamo potenziare. Chiede che si curi l’ambiente e il paesaggio, che si proteggano i fiumi, che si valorizzino le acque termali, che si curino i sentieri e i percorsi del cicloturismo, che sia più agevole spostarsi tra i borghi grazie a una mobilità leggera, flessibile e basso costo; che la connessione a internet funzioni sempre e sia affidabile; che i luoghi della cultura e dell’incontro come le biblioteche, le sale di lettura, i musei, i centri culturali siano accessibili, bene organizzati, ospitali; che si continui a fare buon cibo e non si corrompa l’identità rurale e culturale con la mercificazione turistica spinta; che il modo di vivere resti autentico, non perda in freschezza e originalità. La nostra idea guida è quindi lavorare sulla nostra base sociale, i nostri operatori, le famiglie e le amministrazioni pubbliche, per creare il sistema di mercato che questa bussola ci indica. La visione che ci ispira è la creazione di un sistema di “Asili d’Appennino” all’interno dell’area pilota e con auspicabili estensioni nell’area strategica, avendo come riferimento territoriale l’ambito che si forma e informa a partire da quelle "sentinelle" altere e imponenti che sono il massiccio del Catria e del Monte Nerone, con le loro cime, i fiumi e torrenti che le solcano, i boschi e le radure fino ai campi coltivati e ai borghi e paesi che li abitano. Il sistema degli Asili è immaginato dare rilievo a una varietà di possibili viatici progettuali culturali ed educativi, turistici ed economici, paesistici e dedicati alla cura e al benessere della persona. Alcuni esempi: ‐
"Asili terza età": la salute e la cura dell'anziano, maggioritario nel territorio, oltre ai basilari medicali, può essere migliorata attraverso un esercizio mentale‐emotivo messo in campo attraverso "animazioni teatrali di comunità". Gli anziani del borgo, della frazione raccontano e si raccontano, e drammatizzando non solo consentono di memorizzare e 4
20/11/2015 storicizzare esperienze e vicende del passato, ma ridanno fiducia e senso agli ultimi anni della propria vicenda esistenziale (vedi "I racconti della terra", esperienza condotta dall'attrice Valentina Capone in una remota valle delle Alpi Retiche, Sondrio). Con i medesimi intenti, per migliorare la qualità della vita più matura, una ricerca già intrapresa (Gruppo La Macina) tra i paesi di Frontone, Serra Sant’Abbondio e Fonte Avellana con una scuola popolare di poeti in ottava rima; i canti di lavoro rurale e di miniera (Ca’ Bernardi); il "vociarone"; la furlana; ‐
“Asili didattici e formativi": attori e scrittori, antropologi e storici, agronomi e geologi, partendo dalle loro ricerche in zona incontrano studenti e docenti, ma anche gruppi sociali, per educare e formare ad un nuova visione del proprio habitat e alla possibilità di promuoverlo. arricchirlo e condividerlo con i nuovi residenti, stabili o temporanei; ‐
“Asili d’innovazione” diffusi nel territorio ospitati in luoghi adeguatamente infrastrutturati, che possano accogliere, sistematicamente, workshop, seminari e attività formative sulle tematiche dell’innovazione, ma che soprattutto rappresentino un punto di contatto tra il mondo dell’impresa locale e non (bisognoso di innovare il proprio business ma non sempre in grado di leggere le opportunità esterne alla propria “comfort zone”) e i giovani, locali e non, appena formati hanno spesso soluzioni geniali e un bisogno disperato di un problema a cui applicarle; ‐
“Asili di meditazione” (spirituale, interiore, civica...) ‐
“Asili di comunicazione” (virtuale‐ internet e reale): le strade e i mezzi di trasporto fino alle soluzioni consentite dalle IT quali car sharing, servizi a chiamata, etc. ‐
“Asili turistici”... “Asili artistici” ...”Asili sportivi”...”Asili di cura e benessere..” Nel campo della cura e del benessere intendiamo sviluppare azioni concrete nell’ambito del cosiddetto Welfare Culturale. La IULM in collaborazione con la Fondazione Bracco ha svolto uno studio relativo alla relazione esistente tra la fruizione di esperienze di carattere culturale ed il livello di benessere psicologico percepito ricavandone un indice (subjective psychological general well‐being index). Dallo studio risulta che soltanto il numero di malattie croniche subite influenza più del consumo culturale il livello di benessere che una persona ritiene di avere. Disaggregando i dati, nel confrontare le singole malattie e le singole esperienze, al fine di prevedere il benessere psicologico di una persona, è più importante sapere quanti concerti ascolta in un anno, piuttosto che se questa persona crede di avere o meno il cancro. Supponendo una relazione, soprattutto per le persone anziane con una o più malattie croniche, per cui per effetto di un’esperienza di accesso culturale e una conseguente modifica del loro benessere psicologico percepito, si possa avere un calo del loro tasso di ospedalizzazione o medicalizzazione, si sarebbe ottenuto un effetto indicibile. Un’area pilota deve sperimentare, portando avanti modelli differenti, idee innovative e nuove start‐up pronte a mettersi in gioco con l’obiettivo di promuovere il benessere sociale ed economico del singolo e della comunità, rigenerare i propri processi per incidere in maniera più efficace sulla qualità della vita delle persone. Nella nostra visione, un investimento sul Welfare Culturale significa definire nuovi modelli di imprenditorialità sociale legati al rapporto tra cultura e salute, ed essere consapevoli che il sistema del welfare non può più ragionare per proprio conto ma deve per forza aprirsi ad un dialogo con settori diversi (cultura, turismo, sport, ecc.) così da identificare nuovi modelli di esperienza e nuove professionalità. Il welfare culturale rappresenta per la nostra area 5
20/11/2015 un’interessante possibilità per sperimentare processi creativi e sociali, creare nuove professionalità e modelli di business, inventarsi quotidianamente un lavoro con buone potenzialità di crescita. Gli eventi e le iniziative culturali che progettiamo e organizziamo sono i mezzi per attuare forme positive di incontro e scambio e gli amplificatori di una “consapevolezza” culturale di un territorio. come motore di coesione e benessere sociale, mettendo in rete le abilità sociali e artistiche presenti e connettendo i diversi stakeholders territoriali. Nel campo dell’arte e delle residenze creative abbiamo un background di conoscenza e di esperienza che ci indica la strada e ci fornisce la possibilità di rilanciare le esperienze di valore già sperimentate, nei primi anni duemila, con “Brevi Residenze” promosse dal teatro di Cagli e coordinate da Sandro Pascucci attuale direttore dello stesso teatro, che ha visto la presenza sul territorio di compagnie teatrali e artisti di fama nazionale ed internazionale, che hanno permesso di sperimentare la validità del modello con risultati apprezzabili anche in termini economici e di indotto occupazionale. Anche sperimentazioni di iniziativa privata di qualità, quale quella rappresentata da “La Casa degli Artisti”, un esempio di residenza creativa e land art condotta da Andreina De Tomassi e Antonio Sorace, che dal 2011 sperimentano un interessantissimo laboratorio di idee in autoproduzione nella zona del Furlo, possono garantire che il territorio è capace e maturo per intraprendere una iniziativa di tale complessità. Con riferimento all’insieme degli Asili: la nostra visione, nella sua articolazione che cerca il dialogo con diversi profili e risorse della società locale, coglie un potenziale economico che consideriamo prioritario curare. La strategia a cui pensiamo lavora sulla natura sistemica di turismo‐cultura‐
produzione‐welfare, quel nesso che fa sì che la spesa giornaliera di un turista straniero tipo sia composta da un 40% in ristorazione, 40% in prodotti per manufatti locali, design e moda, 10% in visite e mostre, 10% in altre spese accessorie; elementi che indicano come il patrimonio artistico‐
culturale sia un rilevante moltiplicatore.2 Nel perseguimento di tale disegno, costruiremo rapporti tra l’area pilota e l’area strategica che è stata individuata, così come tra l’area pilota e i comuni confinanti della regione Umbria. La logica strategica ci porta infatti a immaginare lo sviluppo di collaborazioni istituzionali svincolate da rigidi riferimenti alle partizioni amministrative, ma agganciate ai risultati, alle filiere cognitive e alle esperienze che intendiamo privilegiare e rafforzare. Naturalmente ci sono anche altri interventi che consideriamo strategici, per esempio sul fronte infrastrutturale il progetto di pedemontana Cagli‐Fabriano di collegamento tra la Flaminia (Roma‐
Fano) e la Quadrilatero (Perugia‐Ancona); o quello di green way nel sedime della ferrovia dismessa Fermignano‐Pergola‐Fabriano. Questi interventi non sono considerati nel quadro SNAI, per ragioni di coerenza e di opportunità. Nel’ambito della SNAI, la filiera cognitiva che utilizziamo è composta da tutte le esperienze funzionanti e di qualità che abbiamo già sviluppato nel campo agroalimentare e turistico, più i centri di competenza esterni (università e altre istituzioni pubbliche; imprese e associazioni sia dell’area che esterne) in grado di darci un contributo nel creare quello che manca: migliorare il sistema dei servizi di base essenziali alla residenza; seminare gli orientamenti e le competenze 2
Cfr. Symbola ‐ Unioncamere, Io Sono Cultura, Rapporto 2015, paragrafo 3.14, il distretto culturale evoluto della Regione Marche. Secondo il Rapporto la regione Marche è uno dei territori italiani in cui la rilevanza economica del settore culturale è maggiore: si stima che il valore aggiunto del settore arrivi al 20% del totale dell’economia regionale, e che la regione sia la prima per quota di spesa turistica attivata dall’industria culturale (51,1%). In particolare nel contesto regionale la provincia di Pesaro‐Urbino è quella che presenta i dati più favorevoli. Nella classifica nazionale delle province si colloca al secondo posto per ruolo della cultura su valore aggiunto (8%) e su occupazione (9,3%). 6
20/11/2015 giuste nelle scuole; allungare la stagione turistica alla primavera e all’autunno; tutelare meglio le risorse naturali e i fiumi; curare e valorizzare il paesaggio; aprire i nostri beni culturali e affidarli a organizzazioni capaci di gestirli. Per questi scopi, pensiamo che due sforzi principali debbano essere fatti con impegno lungo tutto il periodo di attuazione della strategia: da un lato rendere molto più coesi i comuni, combattere il municipalismo ed evitare la dispersione delle risorse; dall’altro mostrare le opportunità di sviluppo che abbiamo in mente ai cittadini, agli operatori e alle imprese, in modo tale che cresca la fiducia e l’impegno e molti si sentano coinvolti e mobilitati. Ci sono già all’interno del nostro territorio alcune esperienze emblematiche che indicano la via: le mostreremo e racconteremo ai nostri concittadini, perché si formi concretamente il senso di quanto vogliamo fare. Sappiamo che avremo bisogno di dedicarci con impegno al coinvolgimento dei cittadini, per creare condivisione e spirito di cambiamento. La nostra è una società composta in larga parte da anziani; i numeri del volontariato dei nostri paesi, nella cultura sport e ricreazione, sono alti e composti principalmente da loro. Sono una forza attiva. Vogliamo perciò che i nostri anziani siano coinvolti nella strategia come una risorsa e un punto di forza: le loro conoscenze, il loro senso di appartenenza ai luoghi, la voglia di impegnarsi per il bene comune sono risorse importanti. Vogliamo che le istituzioni distintive delle nostre montagne – dalle Università agrarie che si occupano degli usi civici, ai Comitati di castello – siano riconosciute, sostenute e attivate dalla strategia, come infrastruttura civile diffusa che ci caratterizza. Vogliamo che le idee dei nostri operatori culturali più vivaci, aprire e far funzionare Residenze artistiche che attraggano creativi e intellettuali, ricevano attenzione e abbiano spazio. L’approccio di queste proposte non è elitario, ma privilegia i temi dell’educazione e dell’ingentilimento della comunità alla fonte di nuove conoscenze. Vogliamo che i nostri “Asili” dedichino una cura speciale alle persone con differenti abilità psicofisiche, al turismo sociale e al tema dell’accessibilità. Vogliamo infine che in tutti i comuni, programmaticamente, ci sia apertura, disponibilità e accoglienza verso l’innovazione e i giovani che la sanno interpretare, che siano dell’area o meno. Sappiamo bene che senza l’apporto dei giovani non potremo sviluppare nulla di significativo. Intendiamo coinvolgere nel nostro sforzo la vicina Università di Urbino e la Politecnica delle Marche; la città di Fabriano, che dalla crisi industriale sta cercando di uscire anche col progetto UNESCO Città della creatività. Occorre però, specie in quei territori “periferici” rispetto ai tradizionali flussi della conoscenza, trovare il modo di rimanere agganciati alla corrente dell’innovazione globale, per contrastare il rischio di marginalizzazione e obsolescenza professionale ed imprenditoriale. Sarà dunque fondamentale collegare il territorio con gli ecosistemi dell’innovazione su reti lunghe e corte, costituendo una catena di trasmissione della conoscenza indispensabile allo sviluppo di nuove forme di imprenditorialità e professionalità così come all’evoluzione di quelle già presenti. I “nodi” di primo riferimento di queste reti, per prossimità e per valenza strategica, saranno le progettualità dei DCE incidenti nell’area strategica (Barco Officina creativa, Nextone, Valle della creatività) che potranno condividere con il territorio il proprio network di “talenti”, di “partner” e di “conoscenza”. La gestione e l’animazione di questa “piattaforma" sarà coordinata con gli organismi di gestione dei progetti DCE in modo da garantirne la piena integrazione funzionale e strategica, in una logica 7
20/11/2015 di massima condivisione e distribuzione delle idee e delle opportunità, premessa indispensabile per la nascita di un “ecosistema” d'innovazione territoriale. Infine, la pianificazione temporale della strategia. Il cambiamento non avverrà tutto assieme, sarà quindi decisivo saper mettere in moto un processo che abbia in se stesso la capacità di generare una dinamica ed effetti di trascinamento. Ci dovremo pensare molto bene, a quali sono le iniziative capaci di spingere in avanti il cambiamento. Per ora abbiamo in mente di mobilitare da subito le risorse esistenti e già pronte: le filiere agroalimentari consolidate, le istituzioni culturali e i servizi comunali. Per esempio, un immediato cambio di passo nell’offerta di mobilità da ottenere con un disegno di razionalizzazione congiunta dei servizi offerti dai singoli comuni, potrà essere un segnale chiaro che si fa sul serio. Istruzione e formazione La scuola svolge un ruolo fondamentale nel favorire o rendere possibile il cambiamento a cui puntiamo. Soprattutto con il primo ciclo di istruzione (dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado), costituisce uno dei servizi essenziali rivolti alla popolazione residente. Un suo rafforzamento contribuisce a aumentare la vivibilità dell’area e a ridurre lo spopolamento. La scuola secondaria di II grado, inoltre, opportunamente integrata con i servizi di formazione professionale, di Istruzione Degli Adulti (IDA) e di orientamento, può fornire un contributo specifico alla strategia attraverso lo sviluppo del capitale umano necessario alla sua attuazione e alla sua sostenibilità nel tempo. L’analisi dei servizi di istruzione dell’area, che ha preso le mosse dai contributi del Comitato Nazionale Aree Interne e si è sviluppata attraverso la consultazione dei soggetti interessati, ha portato alla definizione di una varietà di fabbisogni riguardanti principalmente: le dotazioni tecnologiche; le competenze nell’uso delle ICT e delle lingue straniere (inglese in particolare); il rapporto tra scuola e mondo del lavoro; l’allineamento dell’offerta formativa con le vocazioni del territorio; la riqualificazione degli adulti; la costruzione/ riqualificazione di poli formativi/plessi. Nel dialogo con docenti e dirigenti è inoltre emersa la necessità di migliorare la capacità di lavorare in rete da parte delle scuole, e di coinvolgere anche le scuole secondarie di secondo grado delle aree limitrofe, soprattutto se titolari di corsi di studio collocati nella nostra area (è il caso dell’Istituto Professionale di Arcevia, sede distaccata di Senigallia, e dei Licei scientifici di Pergola e di Sassoferrato). Pensiamo che le “azioni orizzontali” su cui il MIUR ci ha sollecitato siano calzanti e importanti per noi, in particolare per quanto riguarda gli incentivi alla permanenza degli insegnanti, l’allungamento degli orari al pomeriggio (con contestuale riorganizzazione delle corse dei bus scolastici), la digitalizzazione dei plessi. Con la Regione abbiamo stabilito un confronto specifico sul digitale, e stiamo lavorando per fare in modo che gli interventi programmati nel Piano telematico regionale riconoscano priorità agli interventi di potenziamento della banda larga a favore delle nostre scuole e di altri centri di servizi di base. Contiamo anche sugli indirizzi nazionali per l’attuazione della banda ultralarga a favore delle aree interne. Sul versante delle “azioni puntuali”, riteniamo che alla luce degli approfondimenti svolti con le scuole la nostra strategia dovrà privilegiare quattro azioni. Per ordine di fasce di età interessate: ‐
una azione a carattere preventivo, di identificazione precoce e intervento sulle difficoltà di attenzione, autocontrollo e apprendimento nei bambini che frequentano l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Esiste oggi una domanda importante di interventi dei logopedisti 8
20/11/2015 in età scolare, alla quale il sistema territoriale non riesce a dare risposta nei tempi necessari. Si tratta perciò di intervenire in tutte le scuole dell’Infanzia, contestualmente a formazione dei docenti e attività di screening; ‐
un servizio di psicologia scolastica con interventi nelle classi problematiche e sportelli di ascolto per alunni, docenti e genitori; progetto fondamentale per affrontare precocemente il disagio psicologico che nel proseguo determina conseguenze negative nel campo della dispersione scolastica, nell'abuso di sostanze, dei disturbi psicologici e in termini di comportamenti devianti (un servizio simile è già stato sperimentato, con risorse limitate, negli anni scorsi nei comuni della ex comunità Montana del Catria e del Nerone, si è rilevato utile e ha avuto un elevato gradimento); ‐
un intervento diretto ad aumentare i livelli di competenza in lingua inglese degli alunni delle scuole del primo ciclo dell’area. Uno schema efficace è già stato sperimentato con fondi privati nell’Istituto Comprensivo di Cagli, dove due insegnanti madrelingua insegnano per circa 700 ore all’anno fin dalla scuola dell’infanzia; pensiamo di replicare questo modello. Siamo inoltre orientati ad attivare laboratori teatrali, e insegnamenti in lingua inglese di alcune materie di studio (per es. scienze, matematica, etc.) con docenti di madrelingua inglese; ‐
l’istituzione di un nuovo indirizzo presso l’istituto di istruzione superiore di Cagli. Siamo orientati a un indirizzo agrario, da organizzare stabilendo un rapporto di collaborazione con altri istituti quali l’istituto agrario di Gubbio, che negli ultimi anni ha manifestato una robusta capacità di attrazione significativa sui ragazzi della nostra area in virtù della qualità della sua offerta formativa, quello di Città di Castello oppure l’istituto agrario di Pesaro, con il quale è già stato avviato un dialogo in tal senso ‐
il potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali con le ICT dell’istituto di istruzione superiore di Cagli, con lo scopo di incrementare il numero di iscritti ai percorsi di istruzione tecnica e professionale, innovare le metodologie didattiche e migliorare le competenze digitali di alunni e docenti. E’ inoltre allo studio la proposta di creare ad Arcevia un polo di istruzione e formazione per il settore sociosanitario, con potenziamento dei corsi per adulti. Lo scopo è di aumentare i livelli di istruzione della popolazione adulta, consolidare il numero di iscritti alla scuola secondaria di II grado, sviluppare le competenze dei lavoratori nel settore del turismo del benessere, in collaborazione con le strutture ricettive e le strutture del settore sociosanitario dell’area. E’ allo studio altresì la proposta di realizzare ad Apecchio un’attività formativa – anche in collaborazione con l’Università di Urbino ‐ incentrata sul settore della Birra e dell’Alogastronomia, cioè sui temi legati alla birra e al cibo di qualità, rivolta a nuovi addetti ai lavori sul piano della produzione agricola, degli ingredienti, della loro lavorazione e produzione, della loro promozione e commercializzazione, dei riflessi economici, lavorativi, turistici e culturali compresi in un contesto in evidente fase di sviluppo. Si potrebbe infine ipotizzare di individuare nelle aree dei monti Catria e Nerone sedi di studi e ricerche per le Facoltà Universitarie di Scienze agrarie e forestali e per gli stessi Istituti agrari, nonché la realizzazione di una Scuola Forestale di Alta Specializzazione. Si ritiene strategico lavorare sul rapporto tra la scuola e le piccole imprese dell’area, e sull’offerta di formazione professionale. 9
20/11/2015 Una linea progettuale che consideriamo promettente prevede di creare piccole sedi locali di ricerca e sviluppo sul modello dei fablab, con dotazione di macchine per la prototipazione rapida (Stampa 3D, piccole macchine CNC etc.), da affidare in gestione con bando assicurando un supporto specializzato (ad es. dell’incubatore di Jesi). Vediamo i fablab come un modo per avvicinare i ragazzi a conoscenze ormai molto diffuse nelle città, ma da noi ancora patrimonio di pochissimi; stimolarli all’esplorazione del mondo dei makers, che ha potenziali di connessione con il nostro artigianato. Il progetto ha interesse anche per le possibili ricadute di informazione e apprendimento a favore dell’intera comunità produttiva locale. Nel quadro della strategia, i fablab sono deputati a creare “asili” didattici ed educativi per la diffusione di conoscenze e l’apprendimento in forme innovative, partecipate, con il coinvolgimento di associazioni e imprese accanto alle istituzioni pubbliche e alle scuole. I locali in cui realizzarli potranno essere individuati tra i contenitori culturali bisognosi di destinazione o nei plessi scolastici o in centri di formazione. Sviluppo locale Il cambiamento a cui puntiamo attua una forte discontinuità con la logica degli investimenti pubblici del passato. Abbiamo recuperato tanti beni culturali, ma non abbiamo lavorato in modo efficace alla loro gestione, e molti sono rimasti sottoutilizzati o vuoti. Abbiamo finanziato tanti piccoli progetti alla scala dei singoli comuni, senza lavorare al loro coordinamento. Abbiamo sostenuto la realizzazione degli agriturismo e dei B&B (che si sono infatti moltiplicati), ma non abbiamo lavorato a un modello di governo dell’offerta turistica di area, abbiamo lasciato gli operatori da soli a confrontarsi con i propri mezzi sul mercato; il risultato è che oggi la capacità ricettiva è sfruttata solo per un terzo. Abbiamo dunque anzitutto problemi di gestione, di governo, di organizzazione. Con la SNAI è arrivato il momento di voltare pagina. La priorità sarà data a iniziative che affrontino questo lato dello sviluppo, più immateriale che materiale, che nel passato è stato sottovalutato. L’azione di sviluppo locale dovrà tenere conto del fatto che lo spopolamento ha colpito il tessuto policentrico del nostro territorio con diversa intensità: nelle fasce altimetriche più elevate la natura sta riprendendo il sopravvento, la SAU è in calo, le superfici forestali si vanno estendendo, tante piccole frazioni versano in stato di abbandono; attorno ai centri capoluogo e verso valle le attività agricole lavorano a pieno ritmo, residenze e attività produttive esprimono il grosso della domanda di servizi e del potenziale di trasformazione economica, parti di borghi e castelli sono già avviate verso la riconversione turistica. Ci sono le premesse per azioni differenziate e mirate sulla base delle partizioni territoriali interne e delle non omogenee vocazioni dei diversi luoghi. Esistono in sostanza condizioni limitanti interne, che consigliano di differenziare l’azione di sviluppo, e forse in determinati casi non innescarla, perché non tutto il territorio dell’antico popolamento si potrà recuperare a un uso sostenibile. Esistono inoltre condizioni limitanti di sistema. Nella nostra area gli squilibri demografici che si sono prodotti sono di tale intensità, che essi continueranno a esercitare una pesante influenza negativa nei decenni a venire. Siamo convinti che una politica di sviluppo che sostenga e ampli la capacità produttiva locale giocherà un ruolo rilevante, in quanto capace di creare occupazione e auspicabilmente richiamare nuovi investimenti, imprese e forza lavoro. Siamo convinti che una politica di rafforzamento del sistema dei servizi, dalla scuola alla salute, sarà fondamentale per arrestare la fuoriuscita di nuclei famigliari, rafforzare la comunità e attirare nuovi residenti. Ma il bilancio demografico che ci riguarda è, nei numeri, aspramente sfavorevole. Le misure di sostegno 10
20/11/2015 al sistema economico e al sistema dei servizi difficilmente saranno sufficienti per invertire la tendenza al declino. Altre regioni montane europee in condizioni demografiche simili alle nostre, per avere effetti quantitativi importanti hanno sperimentato politiche attive di attrazione e integrazione di nuovi flussi di lavoratori immigrati, da inserire nel welfare, nell’agricoltura e nel turismo, con programmi a metà tra il marketing territoriale e la programmazione sociale. La questione è con ogni evidenza di estrema delicatezza politica. Sulla possibilità di aprirci a questa famiglia di politiche attive, sulle condizioni e i modi per farlo senza danno per la coesione sociale dei nostri comuni, pensiamo sia pertinente e ragionevole aprire una riflessione. Auspicabilmente, assieme alle altre aree interne che stanno lavorando alla SNAI. Qualità dell’offerta nell’agricoltura, nel commercio e nel turismo L’agricoltura si presenta con i numeri del declino, così come accade in generale nelle aree interne del Paese. Declino di occupati e declino della SAU, in particolare nelle aree più marginali e prossime al crinale dell’Appennino. Nelle “terre alte” l’agricoltura e la pastorizia sono state interamente sostituite dalle foreste, che man mano che procede l’abbandono riconquistano spazio per la natura. I boschi sono infatti l’habitat della biodiversità naturale. Alle quote più basse l’agricoltura ha tenuto, con un ricco complesso di relazioni. L’agricoltura modella il paesaggio, che si caratterizza ancora con il disegno della mezzadria. L’agricoltura offre servizi di ospitalità e di ristorazione con la ricca offerta di aziende agrituristiche e “country resort”. L’agricoltura offre cibo e genuinità, con le produzioni agricole vitivinicole e olearie in particolare. Nell’area ci sono aziende biologiche e filiere agroalimentari di qualità, che seguono disciplinari rigorosi e producono prodotti di alto livello. Ci sono strutture di trasformazione e di ristorazione molto qualificate. Queste risorse e capacità private sono parte della nostra filiera cognitiva. Esse sono rilevanti per tre ragioni: perché creano ricchezza; perché ci aprono relazioni a scala regionale, nazionale e talvolta internazionale, ed hanno una capacità di leggere il mercato di cui può beneficiare l’intera collettività; perché sono alleate dell’ambiente e della biodiversità. Intendiamo stabilire una collaborazione permanente tra le imprese più vivaci, solide e innovative dell’area, e la rete dei comuni. Ogni comune si presenta con le proprie specialità, alcune radicate nella tradizione secolare, altre recenti: ad esempio il “Pane di Chiaserna e il “Vino dei Castelli di Jesi” rientrano nella prima categoria; la birra artigianale di Apecchio costituisce un saper fare recente che mette insieme l’intraprendenza delle persone alle specificità del territorio nel generare le materie prime (dai cereali all’acqua). Vi sono poi prodotti da sempre presenti che hanno trovato solo in anni recenti un mercato sovralocale, talvolta internazionale, che ha consentito di passare dal prodotto per il consumo familiare al prodotto per il mercato globale. In questa categoria troviamo ad esempio i tartufi di Acqualagna, che hanno reso famoso tra gli esperti il nostro piccolo centro e che richiamano appassionati e turisti provenienti anche da altre regioni in occasione dei mercati organizzati nel corso dell’anno. Alcuni agricoltori di Arcevia hanno creduto nelle potenzialità del biologico fin dagli anni 1970: nel tempo hanno arricchito la competenza sulla produzione, sulla trasformazione dei prodotti e sulla loro commercializzazione. Il risultato è una incomparabile concentrazione di produttori nel territorio di Arcevia, che organizzati in cooperativa promuovono la cultura biologica in tutto il mondo. L’agroalimentare è un vero e proprio laboratorio, con numerosi attori che giorno per giorno sperimentano e adattano alle caratteristiche locali produzioni riportate in vita dal passato, come ad esempio il “vino di visciole di Cantiano” o il “mais ottofile”, oppure nuove produzioni, come 11
20/11/2015 l’esperienza dello zafferano ad Arcevia. La strategia sosterrà la vitalità produttiva del settore food anche lavorando a forme associate di distribuzione e a campagne promozionali, a partire dal mercato regionale e alle zone della costa dove sta crescendo la domanda di prodotti a Km zero. Dall’agricoltura alla tutela del territorio il passo è breve: accogliendo una proposta del’Università di Urbino, daremo evidenza ai servizi ecosistemici .3 prodotti dalle pratiche agrarie tradizionali rispettose dell’ambiente, anche inserite in filiere tipiche eccellenti. La creatività che caratterizza questo comparto è emersa nell’analisi territoriale4 predisposta a monte di questo preliminare e nelle numerose proposte progettuali raccolte nella fase di “scouting”. Vista la grande estensione dei boschi e dei pascoli nelle alte quote occorrerà intraprendere azioni volte alla loro gestione e valorizzazione, superando le problematiche che storicamente condizionano questo settore quali la parcellizzazione delle proprietà (per lo più detenuta da enti di uso civico) e le restrizioni operative legate alla presenza di una vincolistica estremamente rigida (relativa ad esempio alla realizzazione delle piste forestali), proseguendo in maniera rinnovata l’esperienza dell’Azienda Speciale Consorziale del Catria, sorta nel 1967 per la gestione associata di circa 5000 ha di territorio. Qualità dell’offerta è poi rivitalizzare il commercio nei paesi, investire nei centri commerciali naturali come primario tessuto dello scambio di vicinato e della socializzazione, favorendo in particolare l’aggregazione e la collaborazione tra commercianti e artigiani che svolgono le proprie attività nei centri storici5 . Questa azione deve puntare a contrastare la scomparsa del commercio nei centri più piccoli e quindi ridurre il disagio dei residenti, in particolare gli anziani. L’aggregazione e il mantenimento di servizi commerciali risponde inoltre alle esigenze della domanda turistica che si intende intercettare con la strategia. I prodotti del territorio, così come il tessuto dello scambio di vicinato e della socializzazione diventano elementi e valori fondanti e integrati nei prodotti e nell'offerta turistica del territorio. Essi costituiranno le basi per strutturare esperienze turistiche volte ad attrarre visitatori e turisti. La qualità dell'offerta nel turismo si identifica dunque con la messa in rete e lo sviluppo di attività e servizi tematici esperienziali legati al territorio ‐ dalle eccellenze agricole, ai centri commerciali naturali, alle risorse naturali, ai servizi di mobilità che saranno trattati nei capoversi successivi ‐ quindi garante di esperienze per il turista moderno che vuole immergersi nella destinazione. La qualità sarà garantita con la specializzazione, in parte già avviata in particolare per le strutture ricettive, con l'adesione ai disciplinari definiti dalla Regione per entrare nel cluster di Destinazione turistica; ne adotteremo la filosofia e li utilizzeremo, anche specificandoli se è il caso, o rendendoli più selettivi per i bandi che raggiungeranno i nostri operatori, con l'obiettivo di inserirsi ed integrarsi al progetto già avviato dai 6 GAL dell'entroterra regionale insieme alla Regione Marche ‐ Brand Marche ‐ per lo sviluppo dell'area Appennino rurale marchigiana come destinazione turistica capace di attrarre turismo rurale e le sue sottodeclinazioni. 3
Le produzioni agricole, parte integrante della cultura materiale locale, hanno contribuito nel tempo a disegnare il paesaggio rurale. Contestualmente le pratiche agricole si sono adattate alle caratteristiche del territorio, sperimentando modalità in grado di mantenere ridotta la vulnerabilità ambientale e in particolare quella connessa con la tenuta idrogeologica dei versanti. Riconoscere questo valore significa promuovere un sistema economico in grado di riconoscere i costi e i benefici del ciclo produttivo e di attribuirli agli attori che contribuiscono a crearli. 4
Cfr. eco&eco, SNAI ‐ Area pilota “ – Appennino Basso Pesarese e Anconetano”, Analisi territoriale, settembre 2015. 5
Si fa riferimento all’esperienza dei Centri commerciali naturali, che la Regione Marche promuove da alcuni anni nei centri storici dei comuni più piccoli e in spopolamento, per contrastare la perdita di esercizi commerciali. 12
20/11/2015 Il progetto intende quindi abbracciare una visione di sviluppo del territorio anche in senso più ampio, connesso alle altre aree rurali della regione, per questo motivo lavoreremo nell'ottica collaborativa con le altre aree per ottimizzare gli sforzi e gli investimenti al fine di ottenere un reale sviluppo e un risultato duraturo nel tempo. L'offerta turistica sarà volta ad essere caratterizzata da un nuovo modello di gestione dell'accoglienza, che possa rispondere alle esigenze di un turista sempre connesso, esigente e informato, integrando nei tradizionali info point e nelle sedi preposte ad adempiere tale ruolo, modalità e tecnologie strumenti innovativi per consentire un servizio 24/24 e 7/7. Lo sviluppo dell'offerta turistica include anche un uso differente ed efficiente di beni culturali sottovalutati e lo sviluppo di una rete di residenze aperte tutto l'anno come descritto nella sezioni seguenti. Intendiamo creare una Cabina di Regia Operativa riconosciuta per la gestione unitaria del turismo nell'area, composta da Comuni, Unione Montana, Consorzio Urbino e Montefeltro, Consorzio Terre del Catria, Consorzio Esino Frasassi e coinvolgendo esperti del settore. La stessa dovrà comportarsi come una Destination Management Organization DMO (anche se non riconosciuta) lavorando sull’adesione delle strutture ricettive ai network di specializzazione riconosciuti dalla Regione per formare aggregazioni territoriali capaci di commercializzare l’area. L'area pilota dovrà caratterizzarsi per la qualità del sistema di accoglienza attraverso una rete di Uffici I.A.T. che funga da promotrice territoriale, in grado di commercializzare il territorio e che sia il punto di riferimento per gli operatori e per i turisti. Negli Asili andranno posizionati i nuovi punti di Informazione e Accoglienza Turistica dell’area, dove sarà possibile, tra le altre cose, prenotare esperienze turistiche, attrezzature per esperienze outdoor, biglietti per musei etc. Dare destinazione d’uso e gestione efficiente ai beni culturali sottoutilizzati o privi di utilizzo Nel passato troppo spesso si sono privilegiati gli interventi fisici di ricupero dei beni architettonici di interesse storico culturale, rimandando nel tempo le elaborazioni e le iniziative funzionali alla loro gestione. Con la SNAI intendiamo inaugurare un nuovo modo di procedere, che mette al centro precisamente la gestione, e profondamente riformula la relazione tra contenitori culturali e contenuti. Intendiamo in particolare fare in modo che gli “asili” siano occasione di aggregazione e motivazione di comunità di persone, per l’uso dei contenitori già recuperati e disponibili. L’utilizzo del patrimonio difficilmente si potrà realizzare se non attraverso la moltiplicazione di attività e iniziative di produzione culturale. Per questo svilupperemo azioni dirette a far riscoprire e riconoscere il patrimonio storico artistico da parte delle nostre comunità, facendo leva sulle istituzioni e le associazioni culturali che animano i nostri centri con una varietà di mezzi espressivi e di ricerca: teatro, video, fotografia, disegno, danza. Intendiamo aprire un dialogo con le persone attorno all’uso del patrimonio, creando comunità di riferimento per lo sviluppo dei progetti nel tempo. Pensiamo a metodi di coinvolgimento e di community building che favoriscano con flessibilità la ricerca di soluzioni gestionali caso per caso. Condividiamo il giudizio che le forme giuridiche che dovrebbero garantire l’accesso ai luoghi culturali di proprietà pubblica e la loro valorizzazione, non sono attualmente di aiuto ma costituiscono una sorta di “vestito stretto” incapace di raccogliere e rilanciare istanze e potenziali creativi presenti nel sociale. La mancanza di strumenti giuridici contribuisce allo stato di abbandono in cui versa gran parte del patrimonio culturale diffuso: il pubblico non ha le risorse (e le capacità) di gestirlo, l’impresa orientata al profitto non ha interesse a prenderle in carico. La via 13
20/11/2015 da tracciare è quindi anche di ricerca e di sperimentazione di strumenti ulteriori rispetto ai servizi aggiuntivi e alle concessioni previsti dalla legge, con lo scopo di coinvolgere anche soggetti non profit, gruppi di cittadini desiderosi di impegnarsi nella gestione dei beni. In altri casi sono stati esplorati strumenti quali protocolli di intesa e co‐gestione pubblico‐privata: intendiamo cercare soluzioni anche in questa direzione 6 Nel medio periodo puntiamo alla creazione di nuove imprese di giovani preparati allo scopo. I tempi per questo risultato non sono immediati, perché occorre preparare il terreno con una fase di sperimentazione in cui molti singoli e associazioni siano invitati e stimolati dai comuni ad attivare esperienze di gestione temporanea e cimentarsi nella produzione di servizi, in collaborazione col tessuto produttivo degli agriturismo e degli alberghi, del circuito del tartufo, delle cantine e del pane. Pensiamo che la soluzione non si ottenga da un giorno all’altro, ma che serva uno sforzo collettivo di apprendimento. Il punto di partenza di questo percorso è la ricognizione delle “agenzie” in senso lato – piccole imprese, studi professionali, associazioni – già attive nel campo della organizzazione di attività ed eventi culturali. I comuni dell’area pilota hanno già raccolto e condiviso l’informazione su questi soggetti, evidenziando il tipo di competenze ed esperienze che hanno maturato. I comuni dell’area strategica e la Regione, anche grazie alle attività del DCE, sono in grado di integrare il quadro alla luce della propria conoscenza della scena culturale. Agenzie del settore culturale attive nell’area pilota (fonte: ricognizione presso i comuni, 2015) comuni Acqualagna Apecchio Arcevia agenzie
Dna Creativo srl Corso Roma Menu Studio associazione Apecchio Città della Birra associazione Notrace associazione Ar(t)cevia associazione Arcevia Jazz Feast
associazione culturale musicale Harmonica associazione Operazione Arcevia
associazione Clio 92 Cagli Cantiano associazione culturale Giochi storici associazione La Turba associazione Archeoclub
Frontone associazione L‐Aleph, associazione Bellosguardo fondazione ARCA associazione La Radica Piobbico gruppo di Bacciardi di Rocca Leonella
attività
Bonsai film festival, gestione cinema coworking, fiera tartufo, manifestazioni estive
marketing della filiera “alogastronomica” del territorio
attività outdoor
festival d’arte internazionale Ar(t)cevia, eventi e progetti culturali, laboratori didattici promozione della musica, attività didattiche e concertistiche: seminari estivi di Arcevia Jazz Feast, Territori Sonori, Big Baby Band Percorsi di ascolto‐ festival di musica classica
Operazione Arcevia 2.0, laboratorio di creatività ricerca storica, Scuola estiva di Arcevia – corso di formazione per insegnanti di storia e italiano Palio dell’Oca – rievocazione storica in costume
teatro popolare, rappresentazione sacra gestione complesso seminario, percorso culturale Cantiano tra Storia e Natura rassegna Frontone Eventi, arte contemporanea in collaborazione con Accademia Belle Arti di Urbino, rassegna Out of Range mostre d’arte e seminari su autismo e espressione artistica Eventi culturali legati alla storia locale finalizzati a mantenere contatti con i discendenti degli emigranti ristrutturazione edifici, Festival delle Pecore a pois, teatro libero del Monte Nerone 6
Cfr. S. Consiglio e A.Riitano (a cura di), Sud Innovation. Patrimonio culturale, innovazione sociale e nuova cittadinanza, Angeli 2015 14
20/11/2015 Sassoferrato centro di educazione ambientale
cooperativa Happennines, nell’ambito di un accordo di partenariato pubblico‐privato. Start‐up dell’incubatore di imprese culturali Cultlab. Circolo Fotografico Erregibi, FIAF, Pro loco. Associazione culturale onlus “La miniera” di Cabernardi. Serra S. Abbondio ambiente e paesaggio
Gestione polo museale Comune di Sassoferrato:
Museo Civico Archeologico e raccolta Periottana; Civica Raccolta d’Arte (Pinacoteca) e Raccolta degli Incisori Marchigiani; Galleria Civica d’Arte Contemporanea G.B.Salvi “Mam’s”; Museo d’arte e tradizioni popolari; il sito archeologico di Sentinum nelle due aree Civita e S. Lucia. Rassegna internazionale d’Arte/Premio “G.B. Salvi, Facephotosnews, mostre d’arte, presentazioni di libri, concerti musicali, spettacoli. Museo della Miniera di zolfo e Parco Archeominerario di Cabernardi. Centro studi Avellaniti fondazione dei monaci del Monastero di Fonte Avellana: convegni, concerti, ricerca storica associazione I Poeti dell’Eremo
manifestazioni di poesia; lettura di Canti danteschi In una prima fase quindi pensiamo di favorire pratiche informali e provare molto, discutere molto, fare confronti e scambi con altre esperienze. In questo periodo di avvio, di ricerca e sperimentazione, potremo utilizzare borse di ricerca e di lavoro, per attrarre e sollecitare le vocazioni all’impegno dei giovani laureati della nostra area e della regione. Durante l’anno di borsa, promuoveremo percorsi di affiancamento specialistico e accompagnamento in partnership con imprese mature e affermate nel mercato. Sfrutteremo a questo fine il lavoro già fatto dalla Regione nell’ambito del Distretto Culturale Evoluto, il progetto strategico regionale che ha finanziato negli ultimi anni interventi a valenza regionale quali “Barco Officina Creativa”, “Valle della Creatività”, “Flaminia Nextone”, “Creattivita”, azioni innovative di stimolo alla produzione culturale e alle nuove imprese creative in connessione con le produzioni del Made in Italy, nei quali già siamo coinvolti con le nostre amministrazioni comunali. In alcuni specifici casi abbiamo raccolto l’interesse di istituzioni formative alla rifunzionalizzazione degli spazi storici. Speciale rilievo attribuiamo alla proposta di Poliarte Design School di tenere nel Palazzo e chiostro di San Francesco a Cagli, complesso già sede dell’istituto d’arte, i propri corsi Corsi Triennali post diploma in Fashion Design (per le imprese tessili e abbigliamento), Graphic e Web Design (per la nuova comunicazione d'impresa), Industrial e Interior Design (imprese legate al mobile e arredo), al tempo stesso promuovendo nuove figure professionali che incontrino gli antichi mestieri in via di estinzione ‐ fabbri, falegnami, ebanisti, sarti ‐ aggiornandoli alle nuove richieste di mercato e impresa. Creare una rete di residenze aperte tutto l’anno per soggiorni di vacanza, studio e lavoro. Come abbiamo detto, la nostra bussola in proposito sono gli stranieri che già ci hanno scelto. Per loro il soggiorno stabile, la residenza in uno dei tanti borghi o case coloniche, è già una realtà vissuta, praticata da anni. Con alcuni di loro andremo più a fondo, per capire quali servizi mancano e vanno creati per sviluppare la nostra vocazione di luogo di residenze accoglienti non solo per la vacanza breve. Gli spazi fisici su cui lavorare saranno molti di quelli già esistenti, senza finanziare nuovi posti letto (abbiamo ampio margine di miglioramento dei tassi di utilizzo), ma sfruttando l’intera gamma della ricettività che si è formata negli ultimi quindici anni: agriturismo, B&B, 15
20/11/2015 turismo rurale, case in affitto, etc. Oppure saranno edifici di valore simbolico, situati in posti chiave: palazzi storici sottoutilizzati o abbandonati, foresterie di teatri e musei; locali già adibiti al commercio e dismessi nel cuore dei borghi; etc. Su questa direttrice, prevediamo, finiremo per intersecare i temi emergenti delle Smart Land, del riciclo degli spazi, dell’uso sociale delle nuove tecnologie e della progettazione della città dal basso. Prevediamo la possibilità di entrare in relazione con esperienze urbane che già stanno interessando piccoli centri storici simili ai nostri, imparare, immetterci in un circuito di scambi. Guardiamo ad esempio con interesse alle pratiche in corso col progetto Pop‐Up avviato in una serie di comuni toscani: il modello prevede che comune e privati mettano a disposizione spazi inutilizzati da riempire con idee e progetti; e che chiunque, rispondendo a una call for ideas possa proporre un’attività: negozi temporanei, laboratori, installazioni, degustazioni, attività culturali, artistiche, artigianali. I locali sono assegnati in forma temporanea e gratuita, e per tutto il tempo di realizzazione del progetto, a partire dalla prima identificazione dei locali e dalla call, si sviluppa un percorso collettivo e dal basso che incoraggia un’innovativa gestione pubblico‐sociale degli spazi della città, attivando e riattivando reti locali, energie e progettualità. I comuni hanno svolto una prima ricognizione degli edifici e degli spazi utilizzabili come residenze e come sedi di servizi culturali connessi alle residenze, che ha dato come esito il quadro che segue. Acqualagna Apecchio Arcevia Cagli Cantiano Frontone Piobbico Palazzo del Gusto Cinema/sala musicale e di registrazione Palazzo Ubaldini, Teatro, Museo Dei Fossili Palazzo di Piazza Della Libertà Villa S. Maria – fraz. Serravalle di Carda Centro culturale S. Francesco Palazzo dei Priori Giardino Leopardi e Convento dei Cappuccini Teatro comunale Arena del fiume S. Emidio Palazzo e chiostro di San Francesco Canonica della chiesa priorale di S. Nicolò Complesso di Sant’Agostino Castello della Porta Ex colonia montana Ex fattoria della Porta Castello Brancaleoni Chiesa di San Lorenzo di Rocca Leonella Bacciardi di Rocca Leonella Gorgo a Cerbara Parrocchia Santa Maria in Val d’Abisso Parrocchia San Donato 16
20/11/2015 Sassoferrato Serra S. Abbondio Palazzo Scalzi Parco archeominerario di Cabernardi Complesso di S. Lucia a Sentinum Monastero di Fonte Avellana Ex sala del Consiglio Centro Culturale Aldo Moro Cripta di San Biagio Ipotizziamo un modello di gestione della rete delle residenze, nel quale l'Unione Montana Catria e Nerone assume la funzione di coordinamento, occupandosi in modo integrato, previa convenzioni con i Comuni, sia delle residenze sia della rete bibliotecaria, archivistica e museale (di cui è particolarmente importante la sezione archeologica) nonché la rete dei punti IAT e dei centri di formazione. Le attività in alcuni casi potranno essere svolte nelle stesse strutture che ospiteranno i PUA‐ Punti Unici di Accesso al sistema dei servizi socio‐sanitari. Il coordinamento si avvarrà di uno staff dedicato di funzionari pubblici da identificare negli Enti aderenti alla strategia, in condizione di contribuire alla progettazione e alla gestione amministrativa e contabile della rete di residenze/siti culturali‐turistici‐formativi. Le residenze ricavate negli edifici storici o presso le strutture ricettive pubbliche saranno affidate alla gestione di soggetti privati, profit e non profit. La sostenibilità sarà favorita dall’ospitare all’interno attività diversificate e complementari nel campo della formazione, della cultura, dell’ospitalità, del sociale, componendo iniziative a vario livello di redditività. Sarà favorita la nascita di cooperative culturali gestite da giovani, sull'esempio di quanto sta accadendo a Sassoferrato grazie al progetto di Start‐up promosso dai progetti del DCE “Valle della Creatività” e “Cult‐lab”. Conoscere, difendere, godere del paesaggio In questo ambito prevediamo diversi filoni d’azione che si devono integrare. Sarà essenziale lavorare sulla sentieristica e la segnaletica, la viabilità minore e i percorsi ciclabili, la rete di servizi per il cicloturismo (mappe cartacee e digitali di tutto il territorio), per il quale siamo vocati. Più il nostro paesaggio sarà percorso e fruito, più sarà percepibile l’interesse che suscita, più sarà facile difenderlo. Nella visione di qualità dell'offerta turistica, una migliore accessibilità territoriale e migliori collegamenti per la mobilità interna e la fruizione delle risorse e dei servizi turistici, come ad esempio quelli legati al Cluster regionale “natura e vacanza attiva”, consentiranno di rendere il territorio maggiormente vivibile e godibile sia da parte degli abitanti sia dei suoi potenziali visitatori. In quest’ ottica il monte Nerone ed il monte Catria diventano strategici per il territorio: una fitta rete di sentieri che sono già presenti, vanno sicuramente resi maggiormente fruibili ai possibili turisti del settore. Potenziare la segnaletica e formare personale qualificato in grado di accompagnare il turista in escursioni e anche in grotta, diventa di primaria importanza. Inoltre è già in fase di studio la possibilità di riconoscere alcune zone del Nerone e del Catria come geositi. Con il termine geositi si indicano i beni geologici‐geomorfologici di un territorio intesi quali elementi di pregio scientifico e ambientale del patrimonio paesaggistico. Si tratta in genere di architetture naturali, o singolarità del paesaggio, che testimoniano i processi che hanno formato e modellato il nostro pianeta. Forniscono un contributo indispensabile alla comprensione della 17
20/11/2015 storia geologica di una regione e rappresentano valenze di eccezionale importanza per gli aspetti paesaggistici e di richiamo culturale, didattico ‐ ricreativo. Sarà molto utile impegnare le amministrazioni locali nella gestione attiva delle risorse, ad esempio implementando il processo di Contratto di fiume nei bacini idrografici del Candigliano e dei fiumi Alto Cesano, Esino e Misa. Svilupperemo così una maggiore coerenza delle decisioni pubbliche e private alla salvaguardia dei valori del paesaggio. Sarà strategico mobilitare i nostri geografi e storici nella conoscenza, interpretazione e comunicazione sui caratteri del nostro paesaggio, sfruttando le connessioni esistenti con la scuola di restauro e conservazione dell’Università di Urbino, con la Summer School di didattica della storia organizzata in Arcevia dall’Università di Bologna, con altre istituzioni. Le azioni descritte si inquadrano in due importanti politiche della Regione Marche, a cui già si è accennato: nel turismo, i cluster di Destinazione; nella cultura, il Distretto Culturale Evoluto. Rispetto alle Destinazioni, la nostra area gode di una posizione di privilegio, perché rientra in ben cinque categorie: “Dolci colline e antichi borghi”; “Parchi e natura attiva”; “Spiritualità e meditazione”; “Made in Marche. Gusto Km 0 e shopping di qualità”; “The Genius of Marche”. Partecipando a queste aggregazioni avremo la possibilità di entrare in circuiti di relazione più ampi, e in un varietà di iniziative guidate dalla regione; fattori che ci rafforzeranno. Rispetto al DCE, abbiamo già sottolineato come possa essere capitalizzato per la nostra scelta strategica il lavoro già fatto dalla Regione di ricognizione delle imprese culturali e creative. In prospettiva prevediamo anche sinergie con i progetti già finanziati dalla Regione che interessano il nostro territorio. Mobilità Nella nostra area, la gestione del servizio di trasporto pubblico si scontra con l’elevato costo del servizio pubblico, connesso con la vastità del territorio e con la bassa densità abitativa. Il servizio di trasporto pubblico locale è attualmente basato su poche corse ad orari definiti: è rivolto a tutti i cittadini e all’utenza scolastica. Sulla scala dei singoli comuni circolano i minibus delle amministrazioni comunali che garantiscono il servizio di scuolabus. Se si escludono le fasce orarie del primo mattino e del pomeriggio/sera, mancano servizi di trasporto pubblico locale adeguati. Il problema della mobilità che abbiamo non è diverso da quello che si vive in maniera diffusa nelle altre aree interne del nostro Paese: la sua soluzione va ricercata facendo ricorso alla creatività, alle nuove tecnologie, ad un approccio di area in grado di sfruttare appieno le economie di scala. La domanda di mobilità che vogliamo affrontare riguarda tre tipi di utenza: gli anziani, in particolare i residenti nelle frazioni; i cittadini in generale e nello specifico i pendolari che si spostano quotidianamente o periodicamente su rotte fisse; i turisti negli spostamenti da e verso il territorio e verso i principali siti dell’area. Le soluzioni che riteniamo interessanti e a cui siamo orientati, sono diverse: ‐
trasporto sociale. attivazione di un servizio associato a chiamata e sperimentale con prenotazione per trasporto di anziani, da affidare al terzo settore. Il servizio deve puntare a migliorare la connessione tra le frazioni, i capoluoghi dei comuni dell’area pilota, i poli locali del sistema sanitario; 18
20/11/2015 ‐
collegamenti con le frazioni. Attivazione di un servizio a chiamata sperimentale, su minibus con numero limitato di passeggeri, per persone e merci, a giorni e fasce orario prestabiliti da affidare in gestione associata ai Comuni. Il servizio deve puntare a migliorare la connessione tra le frazioni e i centro capoluogo; ‐
trasporto turistico. Attivazione di un servizio associato di trasporto per turisti, da affidare in gestione a privati (azienda di trasporti, consorzio di operatori della ricettività). Il servizio, a chiamata, dovrebbe puntare a migliorare la connessione tra le località turistiche e i principali nodi del trasporto pubblico locale; all’occorrenza potrebbe funzionare anche per il trasporto bagagli nel caso di trekking nelle aree naturali appenniniche; ‐
car pooling. Attivazione di un servizio di car pooling, da gestire in un primo momento in forma associata direttamente dai comuni, per i cittadini che si spostano sul territorio. Il servizio è reso disponibile attraverso la creazione di una specifica applicazione per pc e smartphone e consentirà di facilitare gli spostamenti nell’area, fuori l’area e per l’area. Può integrare la prenotazione a chiamata attraverso centralino telefonico, per coloro che non dispongono di accesso Internet; ‐
biciclette. Attivazione di un servizio di noleggio di bici elettriche, per la fruizione turistica dell’area e per l’accesso al territorio, così come ampiamente già sperimentato in numerose località di montagna, dove è presente una fitta rete di strade a basso traffico. Poiché affrontare la questione della mobilità richiede un salto di qualità nell’organizzazione dei servizi, e poiché i Comuni singolarmente non hanno la forza per impegnarsi in questa direzione, sperimentando soluzioni e razionalizzando le scelte sulla base dei risultati, consideriamo strategico muoverci verso un servizio associato con impiego di un mobility manager di area. Salute Sui temi della salute, per noi di fondamentale importanza per assicurare maggiori livelli di cura e sicurezza alle nostre famiglie, e in particolare ai nostri anziani, abbiamo avviato da subito un confronto serrato con le strutture del settore Sanità e Servizi sociali della Regione, i Distretti sanitari, gli Ambiti sociali, i dirigenti dell’Azienda sanitaria regionale. Sin dal principio abbiamo cercato di lavorare in modo congiunto sul versante sanitario e su quello sociale, mettendoci dal punto di vista dell’utenza e dei cittadini. Si è deciso di impostare l’elaborazione delle linee di intervento nei 5 ambiti di seguito descritti. Nella convinzione che l’investimento nei servizi socio‐sanitari possa costituire una precondizione per il miglioramento della qualità complessiva della vita per i residenti e per contrastare o invertire la tendenza del fenomeno dello spopolamento. Un territorio diventa infatti attrattivo, anche per i nuovi residenti, quando può assicurare un livello ottimale di servizi alla popolazione, con particolare riguardo per la salute. L’area, inoltre, per le sinergie già consolidate e per le intese raggiunte dai Comuni, si presta a introdurre alcune sperimentazioni sia organizzative che tecnologiche, tali da poter costituire un osservatorio utile per la successiva implementazione in altre aree regionali. In presenza di una costante tendenza alla decrescita della popolazione, attenuata negli ultimi anni dal fenomeno dell’immigrazione, e dall’aumento della classe d’età over 65 anni, sono state individuate le seguenti ambiti di intervento. 19
20/11/2015 Servizi / strutture di prossimità e attuazione della rete con i presidi ospedalieri dotati di maggiore complessità clinica e tecnologica. Tele‐medicina Le caratteristiche degli interventi prendono che i risultati debbono essere mantenuti nel tempo indipendentemente dall’esaurirsi del finanziamento aggiuntivo ad hoc. Altre caratteristiche, oltre alla sostenibilità nel tempo, degli interventi da prevedersi nel progetto sono: a) la erogazione di interventi comunque inseriti nei LEA o agli stessi riconducibili; b) l’appropriatezza clinica ed organizzativa dei servizi offerti grazie al progetto; c) la coerenza con le regole di sistema che presiedono alla erogazione delle prestazioni ambulatoriale e residenziali oltre che di telemedicina; d) la coerenza con il quadro programmatorio (il progetto dovrebbe contribuire anzi alla realizzazione di quanto nello stesso previsto come la riconversione dei poli ospedalieri). Date queste premesse gli interventi “integrativi” che possono essere offerti sono della seguente natura: a) interventi formativi sugli operatori, sui pazienti e sui loro familiari/caregiver; b) sperimentazione di modelli organizzativi (iso‐risorse) finalizzati al miglioramento della qualità dei servizi; c) interventi per la informatizzazione delle reti assistenziali; d) servizi di telemedicina. Gli interventi previsti sono finalizzati a garantire la continuità delle cure e l’integrazione ospedale/territorio anche mediante un’infrastruttura di telemedicina, che si avvarrà di strumenti e funzionalità di tele sanità con lo scopo di potenziare le attività messe in atto dalla cure domiciliari e dalla case della salute, con un coinvolgimento volontario dei MMG. Ciò costituisce uno step fondamentale per l’attivazione futura di telemedicina a totale copertura territoriale, con coinvolgimento delle farmacie e del paziente domiciliare. La telemedicina, che rientra nel dominio dell’assistenza primaria, permette di mettere in rete i pazienti cronici con medici specialistici e MMG per assisterli nella diagnosi, monitoraggio, gestione e responsabilizzazione dei pazienti Riteniamo strategico per la nostra area sfruttare le potenzialità legate all’uso delle nuove tecnologie della comunicazione in ambito sanitario. Prestazioni sanitarie erogate a distanza, monitoraggio dei malati cronici (soprattutto anziani) attraverso dispositivi che trasmettono al medico e a chi fa assistenza i parametri clinici e biologici necessari, permetterebbero interventi e prestazioni sanitarie anche in caso di emergenza molto più efficaci nelle zone più isolate e più difficili da raggiungere. Ad oggi nella Regione Marche esistono sperimentazioni di questo tipo di prestazioni a distanza che al momento non ci coinvolgono, e che vorremmo applicare anche nel nostro territorio. La Telemedicina qui considerata riguarda principalmente le case della salute/AFT/ET (strutture di prossimità) in rete con i presidi ospedalieri dotati di maggiore complessità clinica e tecnologica, nelle declinazioni tipo: tele refertazione, teleconsulto, telediagnosi, telesanità. La Telemedicina viene richiesta anche a supporto della residenzialità (RSA – RP – Lungodegenza – Cure intermedie). Dove non sono presenti Case della salute sono previsti altri punti di erogazione (AFT‐ Aggregazioni Funzionali Territoriali, farmacie di servizio e Ambulatori MMG, case di cura e di riposo). Si è ravvisata anche l’opportunità di sperimentare un percorso di tele‐riabilitazione, in quanto può dare molteplici vantaggi: miglioramento della capacità funzionale e della qualità della vita del paziente attraverso il training fisico, e un’accessibilità per i pazienti quantitativamente maggiore rispetto al metodo ambulatoriale correntemente offerto, una riduzione delle ri‐ospedalizzazioni e una maggior compliance attraverso un continuum assistenziale. 20
20/11/2015 L’implementazione progettuale si concluderà con la redazione di un progetto definitivo complessivo da sottoporsi all’approvazione delle Aziende Sanitarie/Ospedaliere coinvolte e della Regione Marche dove saranno valutate ed individuate le modalità di erogazione del servizio attraverso la predisposizione di specifici regolamenti tra i soggetti coinvolti e con particolare riferimento alle modalità di accesso. Il coordinamento delle azioni previste permette di: ‐
organizzare i servizi secondo una visione di filiera dell’assistenza, individuando le risorse appropriate per ciascuna fase del percorso assistenziale (presa in carico); ‐
assicurare agli assistiti i servizi adeguati alle necessità e tipologia di utenza da tutelare (ad esempio donne in gravidanza, utenti in trattamento plurifarmaco a rischio); ‐
investire sulla formazione, quale leva del cambiamento, una formazione continua e sul campo, adeguata in tema di organizzazione, di gestione e di progettualità; ‐
promuovere la salute ed i corretti stili di vita. Rispetto alla promozione corretti stili di vita possono essere attivati i seguenti interventi innovativi: Longevità attiva in ambito rurale, AFA, educazione alimentare. Nuova Piattaforma Unitaria di Accesso salute‐welfare L’intervento si propone di implementare un modello di servizio, coordinato nel Punto Unico di Accesso ai Servizi Sanitari e Sociali, rivolto alle persone fragili o con disabilità che risiedono in aree interne dell’Appennino Basso Pesarese Anconetano. Vi è la convinzione che una rete più efficiente ed estesa di servizi territoriali nell’area della fragilità‐disabilità debba essere necessariamente supportata da un governo integrato a partire dal momento dell’accesso, soprattutto in aree periferiche che già scontano difficoltà di legate alla logistica, all’infrastruttura e all’organizzazione dell’offerta di servizio. L’intervento come una risposta alle esigenze specifiche del territorio di miglioramento dell’accesso ai servizi e alla informazione, ma allo stesso tempo come primo step della attuazione del PUA. L’obiettivo è quello di potenziare i punti di riferimento territoriali per l'avvio della presa in carico dei bisogni sociali e sanitari, facilitando l'accesso ai servizi sociali e sanitari del territorio e semplificando i percorsi necessari all'attivazione degli interventi e delle prestazioni. Si intende superare la frammentarietà e garantire l’uniformità di accesso al sistema dei servizi in un territorio vasto e disagiato dal punto di vista della mobilità. La sperimentazione intende fornire una risposta integrata e unica ai bisogni sanitari e assistenziali della popolazione, come offerta ottimizzata e tarata sui bisogni degli utenti; allo stesso modo, intende rafforzare forme di partenariato pubblico‐privato per rendere fattibili e sostenibili tale modalità di risposta, sulla base dell’approccio della social policy innovation. Rafforzamento dell’assistenza domiciliare integrata sociale sanitaria e rafforzamento di sistemi di teleassistenza soggetti fragili a domicilio (es. demenza) Le cure domiciliari rivolte ad anziani, disabili e pazienti affetti da malattie croniche degenerative in fase stabilizzata gestita dall’ASUR si integra con il SAD sociale gestito dai Comuni/Ambiti. L’Azienda Unica Regionale (ASUR) ha definito un programma di consolidamento e completamento e di sviluppo delle cure domiciliari. 21
20/11/2015 Con l’intervento si intende garantire maggiore efficacia e capacità di corretta gestione del paziente e degli operatori delle CDD. La Regione ha previsto, in collaborazione con l’ASUR, la realizzazione del sistema informativo per la rete del territorio (progetto informativo SIRTE. Si prevede lo sviluppo e l’integrazione dei sistemi informativi sanitari e sociali e l’applicazione di modalità di tipo telematico per la gestione delle procedure inerenti alle cure domiciliari. Si stanno già ora definendo percorsi di integrazione tra i servizi, con un approccio innovativo dell’assistenza alla persona. Si prevede di attivare una dotazione tecnologica strettamente correlata all’attivazione dei servizi di telemedicina (Telemedicina per infermieri ADI ‐ Dispensatori farmaci domiciliari ‐ Telerefertazione in dermatologia con riferimento alla gestione delle ferite difficili ‐ Erogazione di servizi a domicilio dei pazienti di esami di laboratorio – Teleriabilitazione). Obiettivi dell’intervento sono il decongestionamento delle liste d’attesa, la gestione integrata dei percorsi di assistenza mediante il coinvolgimento attivo degli operatori sanitari e sociali, il miglioramento del monitoraggio. Rete stabile di strutture residenziale e semiresidenziali per assistenza handicap ed anziani over 75 Obiettivo dell’intervento è potenziare la rete delle strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, prevalentemente in condizione di non autosufficienza, con patologie cronico degenerative, Alzheimer, demenza senile, malati terminali, nonché per disabili e soggetti con problemi di salute mentale. Per quanto riguarda le strutture pubbliche obiettivi specifici dell’intervento sono: -
la messa a regime dell’esercizio in forma associata della funzione amministrativa inerente ai servizi sociali e socio‐sanitari, partendo dall’esperienza maturata nei sette Comuni appartenenti all’ATS n. 3 di Cagli (Acqualagna, Apecchio, Cagli, Cantiano, Frontone, Piobbico, Serra S.A.) e dall’A.S.P. di Cagli, legati da un rapporto di convenzione con l’Unione Montana del Catria. -
L’inclusione nella gestione in forma associata anche delle strutture residenziali pubbliche per anziani dell’ATS n. 3, stabilendo rapporti di collaborazione o convenzionamento con le imprese del privato sociale operanti nel territorio, e successivamente anche i nidi per l’infanzia pubblici di Acqualagna e Cagli. -
L’estensione della gestione in forma associata anche ai servizi sociali dei Comuni di Sassoferrato e Arcevia, stabilendo modalità di programmazione e gestione coordinata della rete dei servizi ed interventi dei nove Comuni Ciò consentirà di avere una rete integrata di servizi per gli anziani, ampliando l’offerta con nuovi servizi rivolti a soddisfare una domanda in aumento (Alzheimer, demenza, salute mentale, disabilità), integrando nel sistema i servizi e le strutture gestite dal privato sociale. L’esercizio unificato o associato della funzione implica che sia ripensata ed organizzata ciascuna attività, tale che ciascun compito che caratterizza la funzione sia considerato in modo unitario e non quale sommatoria di più attività simili. Rientra nell’autonomia degli Enti locali disegnare, in concreto, la nuova organizzazione delle funzioni, adottando un modello che non si riveli elusivo degli intenti di riduzione della spesa, efficacia, efficienza ed economicità perseguiti dal legislatore (come si evince espressamente dall’art.14 comma 30 del D.L. 31 maggio 2010, n. 78) non essendo 22
20/11/2015 sufficiente che il nuovo modello organizzativo non preveda costi superiori alla fase precedente nella quale ciascuna funzione era svolta singolarmente da ciascun ente. Efficientamento sistema emergenza urgenza Il periodo più critico nel riconoscimento di un infarto miocardico acuto (IMA) risiede nella sua fase precoce e preospedaliera, in cui sono coinvolte differenti figure professionali (mediche e paramediche) con diversi gradi di esperienza e competenza. L’appropriatezza della diagnosi e, conseguentemente, il miglioramento dell’outcome nei percorsi dell’emergenza/urgenza territoriale cardiologica sono significativamente correlati al livello di interoperabilità tra le diverse professionalità sia sul territorio (soccorso di base – soccorso avanzato) che tra ospedale e territorio. L’ausilio delle tecnologie e della telemedicina può rivelarsi di fondamentale valenza nel favorire tale processo di integrazione. Tali innovazioni nei percorsi clinici dell’emergenza/urgenza in ambito cardiologico consentono, attraverso l’adeguata integrazione ospedale‐territorio, la definizione di una rete per le patologie aritmiche con standard di qualità e sicurezza efficaci ed efficienti sia nel soccorso di base che in quello avanzato. La trasmissione in tempo reale del tracciato ECG a personale specialistico competente garantisce, infatti, una maggior appropriatezza nella diagnosi, l’indirizzamento del paziente verso la struttura più idonea e la conseguente riduzione dei tempi di intervento (“door‐
to‐needle o balloon time”). L’informatizzazione del percorso di diagnosi dei tracciati ECG nelle emergenze territoriali ne consente, inoltre, l’integrazione all’interno dei network di dati clinici centralizzati e condivisi sia a livello ospedaliero (cartelle cliniche informatizzate), che residenziale e assistenziale (fascicoli sanitari elettronici). L’introduzione della telemedicina nella gestione dell’emergenza/urgenza nell’ambito cardiologico comporta la ridefinizione dell’intero asset organizzativo dei relativi percorsi clinici attraverso una doppia rete per la tele‐refertazione ECG nel soccorso territoriale di base (BLS) e in quello avanzato (ALS) e la loro integrazione centralizzata in logiche di rete informatizzate, sia a livello ospedaliero che extra ospedaliero. Occorre rivisitare i flussi comunicativi tra i servizi coinvolti (CO, 118, personale ALS e BLS sul territorio, proto soccorso, UTIC, emodinamica), le modalità di gestione dei trasporti e i percorsi dei pazienti con sindromi coronariche acute. Interventi integrati con altri settori della SNAI E’ in corso una confronto con i gruppi di lavoro “istruzione” e “mobilità” con l’obiettivo di una integrazione tra soggetti e proposte. Per alcune linee più specificamente indirizzate verso destinatari della fascia d’età minorile scaturite dal focus iniziale e che presentano aspetti di decisa integrazione tra sanità, sociale e scuola, la progettazione successiva è condivisa con il gruppo di lavoro istruzione (Prevenzione dei disturbi di letto‐scrittura e apprendimento, Psicologo a sostegno delle attività consultoriali e scolastiche). Altre esigenze legate alla mobilità di carattere socio‐sanitaria per specifiche categorie deboli (disabili, anziani) è in corso un confronto con il gruppo di lavoro trasporti. In coerenza con l’idea guida scelta per la nostra area, si favorirà la gestione e il rafforzamento della collaborazione istituzionale tra i Comuni e tra i Comuni e il Servizio Sanitario Regionale, anche attraverso la sistematica introduzione di un’unità gestionale a livello territoriale che permetta di fare sistema. 23
20/11/2015 La finalità perseguita è quella di concentrare risorse sul cuore del sistema territoriale socio sanitario, conseguendo significative economie di spesa, coinvolgendo il privato sociale nella programmazione e gestione dei servizi e favorendone una maggiore assunzione di responsabilità. La strutturazione di tali servizi di salute nella nostra visione strategica darà valore aggiunto anche dal punto di vista turistico in termini di servizi non solo ai residenti ma anche ai visitatori, migliorando l'esperienza turistica del visitatore in una destinazione sicura. Digitale Il digital divide è rilevante con riferimento non solo alla dotazione infrastrutturale, ma anche ad altri fattori che possono rendere la telematica e le ICT fattore abilitante di nuovi servizi, e di promozione della competitività delle imprese localizzate nell’area. Nella nostra area, dal punto di vista infrastrutturale, la copertura digitale non è ottimale. L’indice di popolazione raggiunta da banda larga su rete fissa tra i 20 Mbps e 30 Mbps risulta infatti pari a 23,4, inferiore alla media nazionale e alla media marchigiana relative alle aree interne. Le situazioni migliori risultano nei comuni più grandi, mentre la banda larga fissa è assente del tutto nei comuni più piccoli e prossimi al crinale appenninico, dove in parte il problema è ovviato dalla banda larga mobile. Il problema è già a fuoco da parte della Regione. Il nuovo Piano Telematico nazionale prevede ingenti risorse per la copertura totale del territorio con fibra ottica e in relazione a questo abbiamo chiesto alla Regione di far partire il nuovo piano proprio dai territori dell’area pilota, che potrà disporre di una banda di almeno 30 Mega; il potenziamento è associato alla possibilità di assicurare servizi alla popolazione per i quali occorre una capacità più elevata della rete. Nella attuazione del nuovo Piano Telematico regionale, la Regione si è impegnata ad intervenire dando priorità alle aree interne. Come amministrazioni pubbliche locali progettiamo di coordinare gli investimenti di adeguamento infrastrutturale dei Comuni afferenti l’area pilota, realizzando la interconnessione delle sedi e procedendo alla implementazione di Sportello Unico Web e di SIT (Sistema Informativo Territoriale). Questo progetto sarà approfondito in relazione all’obiettivo regionale di avere uno Sportello Unico Regionale, e rispetto alla coerenza e interoperabilità con la soluzione di Sportello Unico Territoriale ad oggi utilizzata dalla maggior parte dei comuni marchigiani. In un’ottica di coordinamento delle procedure in ambito informatico, si dovrà tendere ad accentrare quelle che sono le componenti hardware e software. L’obiettivo è quello di pervenire ad un sistema informatico unico per tutti i comuni facenti parte di un’area omogenea in cui un unico soggetto – es. UM del Catria e del Nerone ‐ dovrà assumere il ruolo di “gestore” della infrastruttura. Ciò permetterà di ottimizzare le risorse impiegate dai comuni per i canoni di manutenzione e di superare le criticità attualmente esistenti. Inoltre per rendere efficace la digitalizzazione, pensiamo anche a investire in azioni di abilitazione della popolazione e degli operatori economici all’uso del digitale: conoscenza delle tecnologie, conoscenza dei potenziali nel ripensare determinate attività produttive o di vendita (es. strategie di marketing in rete, miglioramento dei siti, e‐commerce e presenza sui social network). In questo ambito la Regione ha già elaborato specifici progetti, ai quali potremo associare nostre iniziative. Inoltre nei luoghi della cultura quali biblioteche e musei la Regione programma l’attivazione di servizi avanzati quali connettività wi‐fi, dispositivi multimediali etc. in funzione di condivisione di eventi, didattica, formazione a distanza. Anche in questo caso, intendiamo innestarci nella programmazione regionale con nostre proposte. 24
20/11/2015 Descrizione degli attori rilevanti Nella nostra area il percorso di coinvolgimento svolto è stato sostanzialmente in linea con le Linee guida SNAI, tuttavia una differenziazione è avvenuta: i Referenti di area hanno dato impulso ad attività di animazione e scouting prima e non dopo l’elaborazione del Preliminare di Strategia. A valle dell’elaborazione della “Bozza di idee” (febbraio 2015), sono stati organizzati incontri tecnici allargati e Forum di approfondimento tematico (aprile‐maggio) e è stata realizzata un’ampia azione di scouting presso istituzioni, organizzazioni, singoli esperti, cittadini, che ha portato a raccogliere quasi 60 testi sotto forma di Schede‐contributo. L’esito di questo sforzo collettivo è stato portato a sintesi, quindi presentato e discusso in un incontro pubblico a cui sono stati invitati tutti gli autori delle Schede (giugno‐luglio). L’elaborazione del Preliminare di Strategia ha preso avvio dopo queste attività, ed è stata anch’essa impostata secondo una soluzione originale. Sono stati infatti istituiti sei “tavoli” o gruppi di lavoro tematici ognuno dei quali formato da 8‐10 persone, principalmente amministratori e responsabili di servizi pubblici locali e regionali. Il numero di attori che sono stati mobilitati e coinvolti nel processo SNAI è stato quindi elevato. Nel loro ambito abbiamo identificato un nucleo di attori rilevanti, che di seguito indichiamo in relazione ai principali segmenti della filiera cognitiva su cui intendiamo investire, e che di fatto ci hanno già orientato per la definizione dei contenuti di questo Preliminare di strategia. Nel quadro non sono menzionati i Comuni dell’area pilota e la Regione Marche, la cui rilevanza è costante su tutti i temi; né i tanti singoli operatori, cittadini, studiosi, professionisti che hanno dato un contributo strettamente personale. Agli attori rilevanti indicati di seguito si sommeranno certamente nella definizione della Strategia le città dell’area strategica, a partire da Fabriano e Urbino. Filiera cognitiva: segmenti Natura e paesaggio Patrimonio culturale Offerta integrata per lo sviluppo delle residenze istituzioni pubbliche associazioni e imprese Università di Urbino Università di Bologna ‐ Summer School di didattica della storia UU.OO. Frontone Istituzione Teatro di Cagli Università Politecnica delle Marche Università di Urbino Comitato di Loretello SIGEA Marche Associazione nazionale Città della birra INEA Marche GAL Montefeltro AMAT Associazione culturale Bellosguardo Associazione culturale Kairòs Associazione culturale I‐aleph Movimento e Fantasia Poliarte Design School Acqualagna Tartufi Adriabus Associazione culturale La Miniera (Cà Bernardi) Associazione Filiera Corta del pane di Chiaserna Associazione Appennino Umbro Marchigiano Associazione Valle del Sentino CIA Marche
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20/11/2015 Conerobus Service Consorzio Terre del Catria Cooperativa La Terra e Il Cielo Marche Holiday Riserva San Settimio SAP Sassoferrato Townet Salute Istruzione e formazione Ambito Territoriale Sociale n. 3 Ambito Territoriale Sociale n. 10 Scuole elementari, medie e superiori dell’area Unione Montana “Caria e Nerone”
Cooperative sociali dell’area Enti di formazione accreditati presenti sul territorio Associazionismo: stato dell’arte e prossimi passi In premessa è necessario evidenziare che dei 10 Comuni formalmente facenti parte del territorio “Appennino basso pesarese e anconetano”, la fase di costruzione della strategia ha riguardato sin dall’inizio solo i seguenti 9 Comuni: Arcevia, Sassoferrato, Cantiano, Serra Sant’Abbondio, Frontone, Cagli, Acqualagna, Piobbico e Apecchio. Il Comune di Pergola ha assunto una netta posizione di disaccordo rispetto all’individuazione del ruolo di ente capofila, assegnato dai Comuni all’Unione Montana del Catria e Nerone e, soprattutto, rispetto alla convenzione quadro per la gestione associata di funzioni proposta dalla Regione. L’area originaria dei dieci Comuni ha quindi elaborato la propria strategia con la piena condivisione dei nove Comuni sopra elencati. Sulla base di tale situazione occorrerà necessariamente formalizzare il nuovo perimetro territoriale sulla base dei Comuni collaboranti prima della sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro. La L.R. 35/2013 istituisce le Unioni Montane ai fini dell’esercizio associato di funzioni e di servizi comunali ed ai fini dell’esercizio delle funzioni conferite dalla Regione per la tutela e per la valorizzazione dei territori interni e montani. A seguito della riorganizzazione degli enti montani avvenuta a fine 2014, dei nove Comuni, quelli della provincia di Pesaro e Urbino, escluso Piobbico, appartengono al nuovo ambito dell’Unione Montana “Catria e Nerone” con sede in Cagli, che svolge funzioni di ente capofila dell’area pilota, mentre nel versante della provincia di Ancona, il comune di Sassoferrato fa parte dell’ambito Unione Montana “Esino – Frasassi” e Arcevia non ha aderito a nessuna nuova Unione. Nell’area pilota agiscono tre Gruppi di Azione Locale (GAL): il GAL Flaminia‐Cesano, il GAL Colli Esini, il GAL Montefeltro Leader. Tali organismi sono in fase di possibile revisione e riorganizzazione territoriale a seguito della nuova fase di avvio del Piano di Sviluppo Rurale 2014‐
2020. Alcuni Comuni hanno da tempo avviato gestioni associate di funzioni, anche a seguito degli obblighi di legge, ad esempio su Catasto, Protezione civile, Trasporto locale, Edilizia scolastica. Nell’ambito della SNAI la Regione Marche, per facilitare il prerequisito di obbligo associato per tutti i Comuni di almeno due funzioni previste dal D.L. n. 78/2010, convertito in legge n. 122/2010 e s.m.i. ha predisposto una Convenzione quadro, che i nove Comuni di area hanno approvato in Consiglio Comunale e, successivamente, sottoscritto con l’Unione Montana in data 04.06.2015. In precedenza, l’Unione Montana, Ente Capofila, con deliberazione consiliare n. 12 del 03.03.2015 ha approvato lo schema di convenzione sopra richiamato. 26
20/11/2015 Con la sottoscritta convenzione gli Enti convenzionati, ferma restando la delega all’Unione Montana quale Ente Capofila, si sono obbligati ad associare almeno due funzioni fra quelle indicate nel comma 27 dell’art. 14 del D.L. n. 78/2010, convertito in legge n. 122/2010 e s.m.i., come indicate nell’accordo stesso, quale condizione di prerequisito istituzionale della SNAI, con delega, quale Ente Capofila. Per la maggio parte degli enti la convenzione ha stabilito di procedere con le funzioni del "trasporto locale" ed "edilizia scolastica" o, in alternativa/aggiunta anche “protezione civile” e “catasto”, oltre per tutti i “servizi informatici e telematici”, quale presupposto necessario alla gestione efficace di qualsiasi funzione si intenda associare. Le funzioni individuate già in alcune situazioni risultano essere gestite in maniera associata per i noti obblighi di legge, si è trattato pertanto di allargare la gestione ai restanti Comuni d’area. Ciò è avvenuto come segue: Enti sottoscrittori UM “Catria e Nerone” , Acqualagna, Arcevia, Cagli, Sassoferrato Funzione Edilizia scolastica Deliberazione di consiglio Acqualagna: del. Consiglio comunale n. 29 del 30.07.2015;
Arcevia: del. Consiglio comunale n. 21 del 30.06.2015; Cagli: del. Consiglio comunale n. 26 del 30.06.2015; Sassoferrato: del. Consiglio comunale n. 33 del 23.06.2015;
Trasporto pubblico Acqualagna: del. Consiglio comunale n. 31 del 30.07.2015;
UM “Catria e comunale (per la parte Arcevia: del. Consiglio comunale n. 22 del 30.06.2015; Nerone”, non esercitata a livello Cagli: del. Consiglio comunale n. 25 del 30.06.2015; Acqualagna, Arcevia, territoriale più ampio) Piobbico: del. Consiglio comunale n. 35 del 23.06.2015; Cagli, Piobbico Sistemi informativi ‐ Acqualagna: del. Consiglio comunale n. 30 del 30.07.2015;
UM “Catria e Tecnologie Arcevia: del. Consiglio comunale n. 20 del 30.06.2015; Nerone” , dell’informazione e Cagli: del. Consiglio comunale n. 24 del 30.06.2015; Acqualagna, Arcevia, della comunicazione Sassoferrato: del. Consiglio comunale n. 34 del 23.06.2015;
Cagli, Sassoferrato Catasto Sassoferrato: del. Consiglio comunale n. 56 del 27.10.2015
UM “Catria e Nerone” , Sassoferrato In questo quadro l’ente Capofila dell’area “Appennino Basso pesarese‐anconetano” sta procedendo alla stipula formale della convenzione per l’esercizio in forma associata delle funzioni di cui all’art. 19, comma 1, lett. H), del D.L. 95/2012, per le funzioni indicate nella tabella precedente, assolvendo in questa prima fase, al pre‐requisito per l’area progetto “Appennino Basso pesarese‐anconetano” per le aree interne della Regione Marche. Si tratta di un primo passo che pensiamo porterà alla massima collaborazione degli enti coinvolti anche in altri settori. In prospettiva, oltre alle funzioni suddette, nell’ambito SNAI è previsto il potenziamento di servizi ritenuti strategici da gestire in maniera collaborativa e quanto più possibile in associazione o coordinamento con i titolari della funzione, per citarne alcuni: i servizi innovativi in ambito socio‐sanitario (es. telemedicina); la gestione del sistema culturale; la gestione comune di eventi e servizi turistici; il sostegno ai settori produttivi e agroalimentari locali. L’Unione Montana “Catria e Nerone” intende, inoltre, puntare al miglioramento dell’organizza‐
zione e a strutturare una governance locale in linea con gli obiettivi della SNAI. La strutturazione 27
20/11/2015 di una governance locale in tale contesto, passa attraverso il sostegno e la promozione di efficienza nelle pubbliche amministrazioni coinvolte. La migliore impostazione e attuazione della SNAI, oltre alla strutturazione delle gestioni associate di funzioni e servizi, richiede uno sforzo di adeguamento e rafforzamento delle amministrazioni sulla elaborazione e attuazione di interventi c.d. place‐based per i quali è indispensabile elaborare conoscenza localizzata e sviluppare relazioni con i centri di competenza pubblici e privati presenti nei diversi territori. Le amministrazioni locali coinvolte dovranno intraprendere un percorso che accresca in misura significativa le loro capacità di analisi, di governo delle relazioni e di iniziativa. La strutturazione della governance locale potrà beneficiare di specifiche misure di assistenza tecnica e capacity building previste nei Programmi Operativi regionali. 28
20/11/2015 Azioni, risultati attesi, indicatori e orizzonte temporale (tabella preliminare che verrà definita nella Strategia d’Area) Risultati attesi Indicatori
Tendenza desiderata
Arresto dello spopolamento (risultato atteso ultimo) Incremento dell’occupazione nel settore turistico Affermare e consolidare sempre più la gestione associata di servizi comunali Popolazione residente (fonte ISTAT) Numero di occupati (fonte ISTAT) Numero di servizi associati (fonte Comuni) Numero dei comuni che si sono costituiti in Unione per la gestione di servizi in comune (fonte ANCI) Rafforzare le capacità e competenze delle amministrazioni pubbliche locali Numero di funzionari comunali attivi su progetti strategici intercomunali (fonte Comuni) Aumento Ridurre i divari digitali nei territori e diffondere la connettività in banda ultra larga % di popolazione raggiunta da banda larga su rete fissa (Asymmetric Digital Subscriber Line ‐ ADSL ) non inferiore a 20 mbps (capacità effettiva) (fonte MISE) % di popolazione raggiunta da banda larga su rete fissa (Asymmetric Digital Subscriber Line ‐ ADSL ) maggiore di 2 mbps e minore di 20 mbps (capacità effettiva) (fonte MISE. Digital divide rete fissa (% di popolazione non raggiunta da Asymmetric Digital Subscriber Line ‐ ADSL ‐ su rete fissa) 100‐(i valori assunti dai due indicatori precedenti) Aumento Azioni
Aumento strategia complessiva
Aumento strategia complessiva
Aumento Istituzione di 3 gestioni associate: Edilizia scolastica; Trasporto pubblico comunale (per la parte non esercitata a livello territoriale più ampio); Sistemi informativi ‐ Tecnologie dell’informazione e della comunicazione Istituzione di un mobility manager di area Attivazione di gruppi di progetto intercomunali per area tematica Supporto e assistenza alla progettazione delle funzioni e servizi e approccio allo sviluppo place‐based; Piano di accompagnamento e formazione Interventi di contrasto al Digital Divide programmati dalla Regione (Piano telematico regionale) Interventi volti a promuovere l’accessibilità, l’uso e la qualità delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) nelle zone rurali, programmati dalla Regione (FEASR) Orizzonte temporale Medio Lungo Medio Breve Breve Breve Medio Digital divide rete fissa e mobile (% di popolazione non raggiunta da banda larga) (fonte MISE) 29
20/11/2015 Digitalizzare i processi amministrativi e attivare servizi digitali pienamente interoperabili Comuni con servizi pienamente interattivi (fonte Istat, Rilevazione annuale sulle ICT nella PA locale) Incrementare il movimento turistico, aumentare la permanenza media e destagionalizzare i flussi Giornate di presenza (italiani e stranieri) nel complesso degli esercizi ricettivi per abitante. Giornate di presenza (italiani e stranieri) nel complesso degli esercizi ricettivi nei mesi non estivi per abitante (fonte ISTAT) Incrementare il turismo sociale Numero di presenze di anziani e disabili (fonte: consorzi turistici locali, nel rispetto della privacy) Aumento Rendere accessibili e fruibili i beni del Numero di beni che passano da non uso a patrimonio culturale, attivare al loro interno uso funzioni e attività produttive Numero di nuove imprese create per la gestione del patrimonio culturale (fonte indagini ad hoc) Aumento Migliorare la mobilità al fine di rendere più accessibili i servizi sul territorio, in particolare per anziani e soggetti fragili, e per turisti Aumento Tasso di variazione nell’utilizzo di servizi innovativi per la mobilità sostenibile (trasporto pubblico a chiamata, car pooling, car sharing ecc.). Aumento Aumento Interconnessione delle sedi comunali afferenti alla UM Catria e Nerone a 100Mbit simmetrici, e condivisione di accesso in fibra a 200Mbit simmetrici verso la server farm (in Ancona) e verso internet Implementazione di Sportello Unico Web e di SIT Sistema Informativo Territoriale Costruzione del sistema “Asili d’Appennino”: rete di residenze (private e pubbliche) per vacanza, studio e lavoro, produzione artistica e creativa, che rispettano definiti standard qualitativi e sono integrate su base territoriale con servizi di mobilità e servizi ICT attivati presso luoghi della cultura (Biblioteche, Musei, Teatri). Le residenze pubbliche sono ricavate in via privilegiata in edifici storici vuoti o sottoutilizzati Formazione degli operatori della filiera turistica al turismo sociale. Organizzazione e promozione di modelli di ospitalità inclusiva Attivazione di borse di ricerca e borse di lavoro a giovani laureati, per sperimentare nuove forme di gestione basate sulla collaborazione tra pubblico e privato, in raccordo con i Comuni, le imprese della ricettività e del commercio, le aziende agricole di produzione e trasformazione. Coinvolgimento di imprese competenti e affermate nel campo della gestione del patrimonio culturale, con funzione di tutorship a favore dei borsisti e delle amministrazioni locali. Promozione di nuove imprese locali di gestione del patrimonio culturale. Istituzione di un mobility manager di area riorganizzazione del sistema della mobilità interna (orari, mezzi) in forma associata tra i comuni, con sperimentazione di servizi di Breve medio Breve Medio Breve Medio Breve Breve Medio Breve 30
20/11/2015 (fonte indagini ad hoc)
Migliorare il sistema di informazione turistica Numero di IAT funzionanti in rete
(fonte Comuni) Aumento Migliorare la gestione della superficie forestale Percentuale di superficie forestale percorsa dal fuoco (fonte ISTAT) Riduzione Preservare e migliorare la biodiversità agraria e la qualità delle produzioni Percentuale di aziende agricole con produzioni DOP (denominazione di Origine Protetta) e/o IGP (indicazione Geografica Tipica) sul totale delle aziende dell'area (fonte ISTAT, Censimento Agricoltura) Numero di aziende agricole impegnate in pratiche ambientali e di gestione del paesaggio sostenute da misure del PSR (fonte Monitoraggio PSR) Numero di organizzazioni locali pubbliche e private impegnate in iniziative di conoscenza e tutela attiva del paesaggio (fonte indagini ad hoc) Abitanti per Kmq esposti a rischio frane
Abitanti per Kmq esposti a rischio alluvione (fonte Ispra, biennale) Aumento Migliorare la sensibilità di cittadini e imprese al riconoscimento del valore del paesaggio Riduzione del rischio idrogeologico Riqualificare la funzione ricettiva trasporto integrativo dando priorità a due tipologie di utenza : utenza sociale (anziani, disabili), visitatori e turisti organizzazione di percorsi ciclabili con segnaletica e punti di assistenza, realizzazione di parcheggi attrezzati, acquisto di biciclette elettriche da rendere disponibili al pubblico Riorganizzazione degli IAT: da sportelli municipali isolati l’uno dall’altro sono trasformati in punti di una rete integrata, in connessione col sistema turistico e commerciale dell’area. Misure del PSR 2014‐2020 rivolte alle aziende agricole. Misure del PSR 2014‐2020 rivolte alle aziende agricole Breve Breve Medio Aumento Misure del PSR 2014‐2020 rivolte a cittadini, associazioni, enti locali e aziende agricole. Breve Riduzione Implementazione del processo di Contratto di fiume nei bacini idrografici del Candigliano e dei fiumi alto Cesano, Misa ed Esino Misure del PSR 2014‐2020 rivolte alle aziende agricole incentivi all’adeguamento e riqualificazione dell’offerta, mediante bandi mirati Breve Numero di imprese che Aumento vendono/acquistano on line sul totale delle imprese Numero di strutture ricettive dotate di wi‐fi Numero di strutture ricettive che impiegano prodotti agroalimentari del territorio Breve Medio 31
20/11/2015 Aumentare l’attrattività della scuola secondaria di secondo grado dell’area progetto. Mettere in sintonia l’offerta formativa con le vocazioni del territorio. Migliorare la conoscenza delle lingue straniere (in particolare inglese) di docenti e studenti Aumentare l’efficacia dell’uso delle ICT nelle scuole e nel territorio (fonte indagini ad hoc)
Numero di alunni iscritti alle scuole superiori dell’area (fonte MIUR) Punteggio certificazione competenze linguistiche (fonte MIUR) Docenti con padronanza d’uso delle ICT nella didattica Numero di imprese locali coinvolte in attività didattiche e dimostrative sulle ICT (fonte indagini ad hoc) Migliorare l’inserimento dei giovani Percentuale di ex studenti occupati dopo 3 diplomati nel mondo del lavoro o 5 anni dal diploma Percentuale di ex studenti occupati, per settore (fonte: MIUR/Min Lavoro) Ridurre il turn over degli insegnanti Tasso di mobilità dei docenti titolari a tempo indeterminato Quota di docenti a tempo determinato sul totale dei docenti (fonte MIUR) Allungare gli orari di apertura delle scuole di Numero di classi funzionanti con orario pari pomeriggio a 40 ore settimanali sul totale delle classi (fonte MIUR) Numero di ragazzi (in varie fasce di età) coinvolti nelle attività post scuola (fonte Sistema scolastico) Migliorare l’accesso alla medicina Prestazione erogate attraverso uso della specialistica, in particolare per i soggetti nuove tecnologie di comunicazione su 1000 fragili residenti Prestazioni specialistiche erogate su 1000 residenti (fonte Ministero Salute) Incremento in % delle donne gravide sottoposte a telemonitoraggio materno – fetale Aumento Aumento Attivazione corsi di studio a indirizzo agro‐
ambientale Realizzazione e potenziamento di laboratori Progetti di alternanza scuola lavoro Azioni di orientamento Didattica delle lingue
Soggiorni all’estero Breve Medio Breve Medio Aumento Formazione permanente degli insegnanti Creazione di piccole sedi locali di “ricerca e sviluppo” sul modello dei FABLAB, connessi ai laboratori didattici delle scuole Breve Medio Aumento Adeguamento indirizzi di studio Alternanza scuola‐lavoro Breve Riduzione Affitti calmierati per docenti provenienti da fuori area Breve Aumento Organizzazione di laboratori didattici e di attività integrative extracurriculari Breve Aumento Aumento utilizzo telemedicina per soggetti fragili: rafforzamento case della salute in rete con i presidi ospedalieri Miglioramento accesso prestazioni specialistiche sul territorio Medio Lungo 32
20/11/2015 Migliorare il servizio di prima diagnosi in situazione di emergenza Migliorare l’informazione della popolazione sui servizi socio‐sanitari e facilitare l’accesso ai servizi Aumentare la quota di anziani seguiti a domicilio e attraverso percorsi di medicina di iniziativa Migliorare l’accesso alle prestazioni socio sanitarie nei confronti di handicap ed anziani over 75 non autosufficienti con particolare riferimento alla residenzialità notturna (fonte indagini ad hoc)
Percentuale di cittadini che hanno usufruito di servizi di telemedicina (Fonte Ministero della Salute/Regione, in corso di definizione) Numero di tracciati trasmessi in tele refertazione Numero di trasferimenti in codice rosso per patologie cardiologiche (fonte Regione Marche) Tempo (in minuti) che intercorre tra l'inizio della chiamata telefonica alla Centrale Operativa e l'arrivo del primo mezzo di soccorso sul posto. (Intervallo Allarme ‐ Target): valore del 75‐esimo percentile (fonte Ministero della Salute) Popolazione coperta da sportello informativo/PUA (fonte Comuni) Percentuale anziani >=65 anni residenti trattati in Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) (fonte Istat, Indagine su interventi e servizi sociali dei Comuni) Tasso di ospedalizzazione della popolazione ultra 75enne evitabile (fonte Ministero Salute) Percentuale di anziani trattati in assistenza domiciliare socio‐assistenziale in percentuale sul totale della popolazione anziana (65 anni e oltre) (Fonte ISTAT, Indagine su interventi e servizi sociali dei Comuni) Disponibilità di posti letto e prestazioni socio sanitarie erogate per anziani over 75 non autosufficienti e handicap non seguibili a domicilio Persone con limitazioni nell’autonomia che fruiscono di servizi di residenzialità notturna Aumento Riduzione Riduzione Potenziamento del servizio di tele refertazione per prima diagnosi in situazione di emergenza Medio Lungo Aumento Attivazione Sportello informativo/PUA
Medio Lungo Aumento Riduzione Aumento Potenziamento ADI
Medio Lungo Aumento Aumento Potenziamento dell’offerta di residenzialità notturna Medio Lungo 33
20/11/2015 Intercettare precocemente i bambini con disturbi letto scrittura in percentuale sul totale della popolazione con limitazioni nell’autonomia Percentuale di anziani che fruiscono di ricoveri di sollievo (fonte Ambiti Territoriali Sociali) Numero servizi/strutture specializzate per tipologia di bisogno a t0, t1, t2 (almeno un servizio diurno demenza‐Alzheimer) Variazione di spesa rispetto ai costi standard o medi del prodotto servizio oggetto di negoziazione (economie da processo centralizzato sui singoli costi unitari rispetto ad attuale gestione) Riduzione dei tempi di attesa dalla richiesta per l’accesso alle strutture assistenziali residenziali a t0, t1, t2; Introduzione e diffusione della tecnologia di assistenza tipo domotica ed ambient and active assisted living a t0, t1, t2 (fonte indagini ad hoc) Numero di bambini presi in carico con questo tipo di problematica (fonte Sistema scolastico) Aumento Aumento Riduzione Riduzione Aumento Riduzione Intervento di medicina preventiva nell’ultimo anno della scuola primaria Medio Lungo 34