Per una biografia di Caravaggio

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Per una biografia di Caravaggio
Per una biografia di Caravaggio
di Stefania Macioce
Milano
29 settembre 1571: Michelangelo Merisi da Caravaggio, nasce nella parrocchia di Santo Stefano in
Brolo a Milano, è il giorno di san Michele Arcangelo: il 30 settembre è registrato il suo battesimo; il
pittore abita con la sua famiglia nella parrocchia di Santa Maria della Passerella a Milano; i Merisi
sono documentati negli Stati delle Anime milanesi ancora nel 1576.
I genitori del pittore, Fermo Merisi e Lucia Aratori, si erano sposati il 14 gennaio del 1571, nella
chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Caravaggio: tra i testimoni figura Francesco Sforza, marchese di
Caravaggio, alle dipendenze del quale, Fermo è “maestro di casa”, un ruolo fiduciario che implica
probabilmente anche funzioni amministrative. La marchesa di Caravaggio, moglie di Francesco
Sforza, seguirà la vicenda artistica del Merisi fino agli ultimi anni e il pittore risulterà costantemente
sotto la sua protezione.
Al 1578 risale l’atto di tutela di Lucia Aratori, madre di Caravaggio, redatto a seguito della morte
del marito, sui suoi quattro figli, Michelangelo, Giovanni Battista, che riceverà la prima tonsura a
Cremona nel 1584, Giovan Pietro e Caterina; nel 1579 viene effettuata la divisione dei beni di
Bernardino Merisi, nonno paterno di Michelangelo. Dopo la morte di Francesco Sforza, avvenuta
nel luglio 1583, la vedova Costanza Colonna marchesa di Caravaggio, è nominata tutrice e
curatrice dei figli minori Muzio, Fabrizio, Ludovico, Maria, Faustina, Violante e Giovanna. Tra i
testimoni dell’atto, nel palazzo della nobildonna, figura anche Giovanni Giacomo Aratori, nonno
materno di Michelangelo.
Il 6 aprile del 1584 nella Milano borromaica, Caravaggio, all’incirca tredicenne, entra nella bottega
di Simone Peterzano, detto anche Simone “venetiano”: in questo ambito compie la sua prima
formazione artistica. Il contratto stipulato vincola il giovane Merisi al suo maestro per circa quattro
anni: si tratta di un periodo determinante per l’assimilazione profonda della cultura pittorica
lombarda, dal naturalismo dei Campi, al rigore riformistico di Figino, fino alle fondamentali
influenze venete, assimilate proprio dal suo primo maestro.
Dopo la morte della madre Lucia Aratori nel 1590 , Caravaggio risulta risiedere ancora a Milano
nel 1591. Al 1592, risale l’ultimo atto della divisione ereditaria dei beni di famiglia e il pittore
risulta maggiorenne. Nel giugno dello stesso anno Costanza Colonna si trasferisce a Roma dove
resterà fino all’agosto del 1593: si ritiene che Michelangelo si sia trasferito a Roma, verosimilmente
al seguito della marchesa, dopo il 1 luglio 1592.
Roma
Per quanto concerne il periodo 1593-1594 relativo ai primi anni romani dell’artista, tutte le fonti
antiche, risultano confuse e contrastanti e, allo stato attuale delle nostre conoscenze, non è possibile
stabilire una esatta cronologia degli eventi; si è persino supposto un viaggio del pittore a Venezia,
che però, ad oggi, non risulta documentabile.
Tra le varie ipotesi formulate, anch’esse non accertabili in modo decisivo, è plausibile che il pittore
sia approdato, tramite l’aiuto della marchesa di Caravaggio, nel palazzo Colonna ai Santi Apostoli,
dove verosimilmente risiedeva anche monsignor Pandolfo Pucci, maestro di casa di Camilla Peretti.
In seguito Caravaggio potrebbe essersi trasferito dapprima nella bottega di Lorenzo Carli, detto
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Lorenzo Siciliano, ove stringe amicizia con il pittore siciliano Mario Minniti: questi diverrà forse
suo modello, ma di certo un amico fedele: proprio Minniti infatti aiuterà il pittore, fuggiasco in
Sicilia, negli ultimi difficili anni della sua esistenza.
Stando alle fonti, in questo primo e oscuro periodo romano, Caravaggio collabora con Antiveduto
Grammatica entrando successivamente a bottega presso Giuseppe Cesari, più noto come il Cavalier
D’Arpino, autorevole e prestigioso pittore della Roma di Clemente VIII Aldobrandini. E’
consuetudine della critica ritenere che presso il D’Arpino siano stati realizzati due tra i primi
dipinti: il Bacchino malato e il Fanciullo con canestra di frutta (Roma, Galleria Borghese); i quadri
resteranno nello studio del Cavalier d’Arpino fino a quando, nel maggio del 1607, saranno
sequestrati dal fiscale di Paolo V, confluendo nella collezione del cardinale Scipione Borghese.
Il sodalizio tra i due pittori dura tuttavia soltanto pochi mesi e si rompe, forse a causa di un
incidente occorso al Merisi che, rimasto ferito, è costretto a trascorrere un periodo di degenza
nell’ospedale della Consolazione a Roma.
Tra il 1594-1595 Caravaggio è documentato per la prima volta a Roma: è infatti menzionato con
Prospero Orsi nella “Lista delli fratelli” che assistono alle orazioni delle Quarant’Ore al Pantheon.
Durante la celebrazione della prima domenica di ottobre in onore di San Luca, tra gli assistenti che
si alternano in coppia nella mattinata domenicale, sono registrati “Michelangelo da Caravaggio /
Prospero Orsi”, con buona probabilità coinvolti nella confraternita dei Virtuosi del Pantheon.
Intorno al 1594-1595 è possibile far risalire anche l’esecuzione del San Francesco in estasi
(Hartford, Wadsworth Museum), acquistato dal banchiere ligure Ottavio Costa, forse proprio
nell’annuale esposizione dei Virtuosi.
Caravaggio per il cardinal Del Monte
Tra il 1595 e il 1600 circa Caravaggio alloggia nella prestigiosa residenza del cardinale Francesco
Maria Del Monte, rappresentante del Granduca di Toscana a Roma. All’11 luglio 1597 risale un
atto processuale che coinvolge, senza seguito giudiziario, assieme al giovane Michelangelo, il
pittore Prospero Orsi e un rivenditore di quadri, certo Maestro Valentino identificato poi con
Costantino Spata, questi testimonia che Caravaggio :”[ …] è pittore del card[ina]l del Monte et
habita in casa di detto Cardinale”. Successivamente, il 3 maggio 1598, Caravaggio viene arrestato e
condotto nel carcere di Tor di Nona, perché si aggira nella città, tra piazza Madama e piazza
Navona, armato di spada e noncurante del divieto di portare armi. Nella dichiarazione, a seguito
dell’arresto per possesso abusivo di armi, il pittore dichiara di alloggiare nel palazzo del cardinale;
nel 1599, con il proprio servitore, è ancora a servizio presso il cardinale dal quale riceve uno
stipendio.
Sono anni determinanti per l’ingresso di Caravaggio nel circuito delle grandi committenze romane.
Per il raffinato “camerino” del cardinale, dipinge intorno intorno al 1595, Il Concerto (New York,
Metropolitan Museum of Art) e il Suonatore di liuto (New York,Metropolitan Museum of Art).
Opere assolutamente nuove per l’ambiente romano, nelle quali è riassunta tutta la decantata cultura
musicale del tempo, legata agli interessi verso il mondo antico ed espressi dalla fiorentina Camerata
de’ Bardi attraverso l’assidua frequentazione del cardinale con Emilio de’ Cavalieri.
L’interesse per la musica strumentale e per il “recitar cantando” è riconoscibile negli spartiti
musicali che traducono fedelmente, nei quadri Del Monte, le note tratte da antichi madrigali.
In questo raffinato contesto Caravaggio dà vita ad uno stile unico, che fonde la tradizione della
pittura veneta rinascimentale, con la personale e moderna visione del mondo classico.
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Ricordata nell’inventario Del Monte è ancora la Buona Ventura (Roma Pinacoteca Capitolina) della
quale è ben nota anche la seconda versione oggi al Louvre e ancora i Bari (Fort Worth (Tex., Usa)
Kimbell Art Museum), anche in questo caso ideazioni assolutamente nuove. I soggetti sono tratti
dai vicoli di Roma, pieni di giocatori e prostitute, ma divengono archetipi del vero: è l’invenzione di
una nuova pittura di storia, non di genere, basata sulla rappresentazione del dato naturale:
Caravaggio non opera selezioni, ma ritrae quello che è vero e al vero, associa l’unica verità forse
decifrabile. Ancora su incarico del cardinal Del Monte, dipinge uno scudo con la terrificante testa di
Medusa, che nelle sue arcaiche valenze apotropaiche, celebra la virtù del suo destinatario, il
granduca Ferdinando de’ Medici; anche il Bacco (Uffizi) è forse un dono del cardinal Del Monte.
Tra il 1598-1599, viene eseguita la Santa Caterina d’Alessandria a figura intera, uno dei pezzi più
pregiati della straordinaria collezione del cardinale: ad essa fa seguito l’unico dipinto a olio su
muro, portato a termine da Caravaggio, nella la volta del misterioso “camerino alchemico” del
cardinale presso la sua villa a Porta Pinciana (ora villa Boncompagni Ludovisi): vi figurano Giove,
Nettuno e Plutone attorno al globo terrestre, allusivi ai processi trasmutativi della materia.
Le invenzioni del grande pittore lombardo sono immediatamente richiestissime da altri prestigiosi
committenti, come il marchese Vincenzo Giustiniani che commissiona al pittore un’altra versione
del Suonatore di liuto (San Pietroburgo, Ermitage) e gli Aldobrandini, nel cui alveo si riconducono
probabilmente attorno al 1595, opere eccelse, come la Marta e Maddalena (Detroit, Institute of
Arts), la Maddalena convertita e il sublime Riposo nella fuga in Egitto (Roma, Galleria Doria
Pamphilj); per il banchiere Ottavio Costa dipinge anche la Giuditta e Oloferne (Roma, Galleria
Nazionale di Arte Antica di Palazzo Barberini).
Le grandi committenze romane
All’’attività presso il Del Monte, e presumibilmente proprio per intercessione di questo, il 23 luglio
1599 Caravaggio si impegna con la Congregazione di San Luigi dei Francesi a dipingere le tele
laterali della cappella Contarelli, la prima commissione pubblica.
Dopo un iniziale contratto, affidato a Gerolamo Muziano, la decorazione era stata assegnata al
Cavalier d’Arpino che, a causa delle sue numerose commissioni, era risultato inadempiente, si era
infatti limitato ad affrescare soltanto la volta della cappella. Nel 1597 la Congregazione di San
Luigi dei Francesi, denuncia il suo disappunto al papa Clemente VIII per il mancato interesse dei
Crescenzi, eredi degli esecutori testamentari del cardinale Contarelli, al completamento della
cappella. L’ultimo contratto con il Caravaggio viene stipulato il 1 agosto 1599; il 4 luglio 1600 le
tele del Merisi risultano sistemate sulle pareti laterali della cappella, -solo nel 1602 sarà posto sulla
parete d’altare anche il san Matteo e l’angelo-: si tratta della Conversione e del Martirio di San
Matteo. Queste opere, risultano prodigiosamente: i personaggi irrompono dal buio della storia in
una folgorante realtà; inizia la stagione del naturalismo di Caravaggio, e con essa una svolta
radicale nella storia della pittura.
Caravaggio dipinge velocemente e alla Contarelli, fa seguito la decorazione della Cappella Cerasi in
Santa Maria del Popolo. Il contratto con Monsignor Tiberio Cerasi, tesoriere della Camera
Apostolica, risale al settembre del 1600. Esso prevede che Caravaggio esegua due dipinti. Al
piccolo vano semicircolare della cappella sono destinati i due laterali raffiguranti la Crocifissione di
San Pietro e la Conversione di San Paolo, mentre Annibale Carracci dipingerà la pala d’altare con
l’Assunta, cui la nuova cappella è dedicata. I due quadri del Merisi, previsti inizialmente su tavole
di cipresso, devono essere consegnati entro otto mesi quindi, presumibilmente nel maggio 1601.
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Caravaggio porta a termine i suoi straordinari dipinti, dopo l’improvvisa morte del Cerasi nel
novembre 1601 e viene saldato con trecento scudi, cento in meno di quelli pattuiti, subendo
probabilmente una penale a causa del ritardo.
I quadri sistemati nella cappella sono su tela e non su tavola, come invece espressamente indicato
nel contratto tra monsignor Cerasi e Caravaggio. La complessa vicenda relativa alle due originarie
versioni su tavola, ha permesso di individuare con chiarezza la prima versione della Conversione di
Saulo confluita alla famiglia Odescalchi-Balbi di Piovera, che ne detiene attualmente la proprietà;
della Crocifissione di Pietro si sono perse le tracce.
Seguono anni di intensa attività che vedono Caravaggio entrare in contatto con quasi tutte le più
importanti famiglie romane.
Tra il 1600-1601, avuta la commissione per la pala Deposizione che sarà collocata sull’altare della
cappella Vittrice in Santa Maria in Vallicella nel 1604, il pittore esegue alcuni quadri per il
marchese Vincenzo Giustiniani e per il fratello, il cardinale Benedetto: si tratta de l’Incredulità di
San Tommaso, (Potsdam, Bildegalerie von Sanssoucci); dell’Amore vincitore (Berlino, Staatliche
Museen, Gemäldegalerie) e dell’Incoronazione di spine (Vienna Kunsthistorisches Museum). Il 14
giugno 1601 segue il contratto tra il pittore e Laerte Cherubini per la Morte della Vergine, destinata
alla chiesa carmelitana di Santa Maria della Scala in Trastevere. La conclusione dell’opera slitta,
per motivazioni ancora ignote, tra il 1605 e il 1606, a compimento della parabola romana del
pittore.
Entrato in contatto con la famiglia Mattei nel cui palazzo, di proprietà del cardinale Gerolamo,
Caravaggio risiede tra il 1602 e il 1603, dipinge la Cena in Emmaus (Londra, National Gallery) per
Ciriaco Mattei e ancora per questa famiglia il San Giovanni Battista (Roma, Pinacoteca Capitolina)
e la Presa di Cristo nell’Orto (Dublino, National Gallery of Ireland). Altre opere rientrano nel
circuito della famiglia Barberini: nel maggio del 1603 infatti, il pittore riceve un acconto da parte
del cardinale Maffeo Barberini per un quadro, probabilmente il Sacrificio di Isacco (Firenze,
Uffizi), saldato nel gennaio 1604 per un totale di cento scudi.
Al rapido proseguire della sua carriera artistica fa riscontro il progressivo coinvolgimento del
pittore in vicende processuali. Poco dopo 25 ottobre 1600 Caravaggio compare come paciere in una
lite tra Onorio Longhi, suo amico personale e il pittore Marco Tullio, ma il 19 novembre viene
querelato da Girolamo Stampa da Montepulciano, studente presso l’Accademia di San Luca,
rimasto vittima di un’aggressione, da parte del pittore, che con bastone e spada, gli si era avventato
contro, mentre questi rientrava a casa, in una delle buie notti romane del tempo, assieme al pittore
francese Horace Le Blanc, dopo una lezione tenutasi all’Accademia; al 7 febbraio1601 risale
l’ordine di non procedere in una causa intentata a Caravaggio da Flavio Canonico da lui ferito con
la spada, complice Onorio Longhi; 11 ottobre1601, Caravaggio è di nuovo nella prigione di Tor di
Nona: l’accusa è di girare a Campo Marzio armato di spada, senza regolare licenza.
28 agosto1603: celebre querela del pittore Giovanni Baglione al Governatore di Roma contro
l’architetto Onorio Longhi e i pittori Caravaggio, Orazio Gentileschi e Filippo Triregni, accusati di
aver diffuso un libello diffamatorio contro di lui per screditarlo nella professione. Segue il processo.
Caravaggio viene arrestato e poi scarcerato, a condizione che non si allontani dalla propria
abitazione senza permesso. Dopo un soggiorno nelle Marche è di nuovo a Roma nell’aprile del
1604, dove è accusato di aver tirato in faccia a Pietro da Fusaccia, garzone di osteria, un piatto di
carciofi. Denunciato dal cameriere impaurito, che asserisce di essere stato minacciato dal pittore
con una spada, Caravaggio viene processato, ma non riceve sanzioni, forse grazie all’appoggio del
potente cardinale Del Monte. Ancora tra 19-20 ottobre 1604, il pittore è incarcerato per aver tirato
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sassi alle forze dell’ordine e un mese dopo, il 18 novembre è di nuovo in prigione, per aver insultato
i ‘birri’ che lo avevano fermato con la richiesta di mostrare la licenza per il porto d’armi,
Michelangelo risulta avere oltre un pugnale, la ‘consueta’ spada, da cui praticamente non si separerà
mai.
L’Omicidio, la fuga
Nella Pasqua del 1605 Caravaggio risulta alloggiare nel vicolo dei Santi Biagio e Cecilia, odierno
vicolo del Divino Amore, abita in compagnia di un servitore di nome Francesco, forse il pittore
Cecco del Caravaggio; di nuovo arrestato il 28 giugno per porto abusivo di armi, viene nuovamente
rilasciato.
Poco prima si era impegnato a condurre a termine un quadro per Massimo Massimi, probabilmente
l’Ecce Homo (Genova, Galleria Comunale di Palazzo Rosso). Il pittore dichiara infatti, in una nota
indirizzata al Massimi, di avere già dipinto per lui un’Incoronazione di spine (Prato,Cassa di
Risparmi e Depositi di Prato)
19 luglio 1605: Caravaggio è nel carcere di Tor di Nona per aver danneggiato l’abitazione di due
donne; 29 luglio 1605 Caravaggio è denunciato dalla Corte dei Malefizi (Tribunale Criminale) per
l’aggressione al notaio Mariano Pasqualone de Accumulo. La causa è forse una certa Lena, definita
come “donna” del pittore: questa ha posato per lui come modella in alcuni quadri. L’episodio
scatena la gelosia del notaio, che volendo sposare la “Lena”, lancia gravi parole di offesa contro
Caravaggio che aggredisce il notaio in piazza Navona, ma viene riconosciuto da un impiegato della
segreteria apostolica.
A seguito di ciò il pittore si allontana da Roma e va a Genova dove rifiuta seimila scudi, offertigli
per dipingere a fresco una loggia per il principe Doria, nel Casino di Marcantonio Doria a
Sampierdarena; il 24 agosto però Merisi è di nuovo Roma e il 26 risolve la vertenza con il notaio.
A questo lasso di tempo si riconduce la stesura dell’inventario dei beni del pittore presenti nella sua
abitazione-studio in Campo Marzio. Vi si menzionano scarsi arredi: una “lettiera con due colonne”,
tra sgabelli, due tavolini, “un par de calzonacci verdi”, una cassapanca, un letto pieghevole per
sevitori, un materasso”. Tra questi oggetti però, quasi emblematicamente, figurano: due spade e
due pugnali “da mano”, una chitarra, un violino, uno “scudo a specchio”, “due quadri da
dipingere”, tre quadri piccoli , “una carrioletta con certe carte de colori”.
Nel mese di marzo 1606 Caravaggio consegna la Madonna dei pellegrini (Roma, chiesa di
Sant’Agostino) e l’8 aprile 1606 rilascia, all’Arciconfraternita di Sant’Anna dei Palafrenieri,
ricevuta firmata per il quadro della Madonna dei Palafrenieri saldato il 19 maggio. La pala rimane
esposta in loco dal 13 marzo fino al 16 aprile 1606, quando viene trasportata da San Pietro alla
chiesa di Sant’Anna in Vaticano. Entrambe le opere sono problematiche: la prima suscita scalpore e
disappunto tra i fedeli, che rifiutano un immagine così feriale della Vergine, in realtà esemplata su
un’antica scultura classica; la seconda presenta un’iconografia non in linea con l’ortodossia della
chiesa, sarà “rifiutata” e successivamente acquistata dal cardinale Scipione Borghese. Anche la
Morte della Vergine era stata rifiutata dai padri carmelitani di Santa Maria della Scala: le trattative
di acquisto interessano dapprima il medico e collezionista senese Giulio Mancini, poi
l’ambasciatore del duca di Mantova, che si aggiudica il quadro dietro suggerimento di Rubens: a
questi anni dovrebbe risalire anche il San Girolamo scrivente (Roma, Galleria Borghese),dipinto
come riferisce Bollori, per il cardinale Scipione Borghese
Il 28 maggio1606 Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni da Terni, fratello del caporione di
Campo Marzio, e dunque personaggio di rilievo. L’omicidio avviene nello stesso rione di Campo
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Marzio, nei pressi del Pantheon vicino a via della Scrofa. Il pittore è condannato al “bando
capitale” una condanna a morte o forse un esilio perpetuo dalla città pontificia; fugge da Roma e
dopo tre giorni è già al sicuro nei feudi Colonna, sui Colli Albani.
Partono gli Avvisi che diramano in tutta Italia la notizia che Caravaggio è scomparso.
Napoli
A Paliano, dove sosta brevemente presso i Colonna il 23 settembre 1606, Merisi dipinge una
Maddalena, opera controversa della quale esistono diverse repliche e probabilmente una Cena in
Emmaus (Milano, Pinacoteca di Brera) acquistata poi dai Patrizi. Il 6 ottobre 1606 il pittore è a
Napoli. A questa data viene emesso un ordine di pagamento per la perduta Pala Radolovich da
consegnarsi a dicembre. Nel medesimo tempo porta a termine, nell’inverno 1607, la magistrale tela
con le Sette opere della Misericordia (Napoli, Pio Monte della Misericordia) da collocarsi
sull’altare maggiore della chiesa del Pio Monte della Misericordia. Un dipinto sofisticato,
dall’intelaitura complessa, ove in una unità di tempo luogo e azione, vengono dichiarati in modo
programmatico i principi ispiratori dell’aristocratica Congregazione del Monte: gli atti della
misericordia. La dinamica delle opere napoletane si fa serrata e la luce si concentra con declinazioni
sceniche di potente effetto drammatico.
Ancora nel 1607 il Banco di Santo Spirito di Napoli emette un ordine di pagamento di cento ducati
in favore di Caravaggio a nome di Tommaso de Franchis. Si tratta della Flagellazione, dipinta da
Merisi per la cappella Franco in San Domenico Maggiore. Prima del 13 luglio viene forse dipinta la
Crocifissione di Sant’Andrea, commissionata al pittore dal conte Don Juan Alonso Pimentel y
Herrera, conte di Benavente, viceré di Napoli. Tra il 1606 e il 1607 si data anche la Madonna del
Rosario (Vienna Kunsthistorisches Museum) anch’essa eseguita a Napoli. Nella città partenopea,
tramite probabilmente la Marchesa di Caravaggio che ha una residenza a Chiaia, entra in contatto
con il Gran Balì del Priorato di Napoli Ippolito Malaspina, costui figura tra coloro che debbono
aver favorito l’introduzione del pittore nell’Ordine di Malta, commissionandogli un San Girolamo
scrivente (La Valletta, Cattedrale di san Giovanni, Oratorio).
Malta
Caravaggio arriva a Malta nel luglio del 1607. Sono note le testimonianze, comprese tra il 22 e il 26
luglio 1607, provenienti dall’Archivio dell’ Inquisitore di Malta, documenti nella lingua ufficiale
dell’ Ordine a Malta, l’ italiano, dai quali risulta che il pittore si trova nell’isola già da qualche
tempo.
E’ plausibile ritenere che Caravaggio si sia imbarcato sulla galea che da Genova aveva portato a
Napoli il 14 luglio 1607 Costanza Colonna, marchesa di Caravaggio: l’imbarcazione salpa da
Napoli per Malta, al comando di Fabrizio Sforza Colonna figlio della marchesa, il 25 luglio 1607.
A Malta, avamposto militare e cattolico governato dai Cavalieri di San Giovanni, l’obbiettivo di
Caravaggio, reo di omicidio e dunque in fuga, è di introdursi in una cerchia di mecenati influenti
che potrebbero riavvicinarlo a Roma e alla grazia papale. Le fonti antiche sottolineano con forza
l’ambiziosa aspirazione del pittore al cavalierato, come pure la sua quasi spasmodica ricerca di
sicurezza e protezione per sfuggire alla condanna: alcune lettere del Gran Maestro in carica Alof de
Wignacourt, nel dicembre del 1607, negoziano con la Santa Sede, l’ingresso nell’Ordine di un
personaggio “virtuosissimo” il cui nome è sottaciuto, affinché “non li obsti l’haver in rissa
commesso un’homicidio” e il Breve papale viene concesso il 15 febbraio 1608.
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Nell’ultima cruciale fase della sua vita Caravaggio è infatti braccato e costantemente in fuga: a
Malta cerca dunque un riscatto, una nuova onorabilità all’interno del nobile Ordine di san Giovanni.
Alof de Wignacourt, il Gran Maestro in carica, desidera alle proprie dipendenze un artista di fama:
Caravaggio nel giugno 1608, dipinge per il grande condottiero un quadro solenne e austero, oggi al
Louvre, noto come il ritratto in arme del Gran Maestro Alof de Wignacourt con il suo paggio
(Parigi, Louvre).
Il periodo che segue l’arrivo del Merisi a Malta è ancora avvolto nell’oscurità, non si conoscono
ad esempio la sua residenza né le sue frequentazioni, ma in poco tempo, probabilmente per la
pressione di personaggi eminenti dell’aristocrazia all’interno dell’Ordine, tra cui come s’è detto il
Gran Balì di Napoli, Ippolito Malaspina e la stessa Marchesa di Caravaggio, per tramite del figlio
Fabrizio Sforza Colonna a Malta, il pittore viene candidato ad essere eletto cavaliere. La sua
reputazione artistica lo rende idoneo al cavalierato dell’Obbedienza Magistrale riservato ai valenti
personalità, prive tuttavia dei previsti quarti di nobiltà. La solenne e rigorosa cerimonia della
recepito, ove il pittore viene investito del titolo di Cavaliere, ha luogo il 14 luglio 1608: nell’atto il
suo talento risulta paragonato a quello di Apelle.
Nonostante queste nobili e promettenti premesse, la vicenda di Caravaggio a Malta è destinata a
concludersi negativamente.
Anche se tenuto al rispetto degli Statuti dell’Ordine che impegnavano i cavalieri all’obbedienza nei
confronti dei superiori e alla deferenza verso gli altri cavalieri, la natura indisciplinata e
intemperante porta presto Michelangelo a riprendere la sua vita passata: frequenta probabilmente
taverne e prostitute, gioca d’azzardo, bestemmia. La Valletta del resto era una città violenta ove
duelli e risse, tra nobili arroganti di tutte le lingue, rasentavano la quotidianità. Su questo ésprit
maladif dalla complessione umorale e violenta caratteristici dell’artista, le fonti accentuano i toni
dando origine ad una figura leggendaria, in sostanza tormentata e deteriore, ma in fondo
corrispondente alla brutale durezza di un’epoca. Tuttavia i fatti sembrano ancora una volta, come a
Roma, confermare questa tradizione.
I documenti riportano di una violenta rissa scoppiata a La Valletta nella notte del 18 agosto 1608.
Il tumulto ha luogo nella casa dell’organista della chiesa conventuale di san Giovanni, fra- tutti i
cavalieri erano insigniti di questo appellativo- Prospero Coppini. Sono coinvolti sette cavalieri
italiani che vengono alle armi, Caravaggio è tra i primi ad esser identificato dalla Commissione
Criminale, il 27 agosto 1608. L’episodio naturalmente contravviene ai regolamenti stabiliti dagli
Statuti dell’Ordine che proibivano ai cavalieri di venire alle armi “con spargimento di sangue”. Il
pittore è arrestato e detenuto nel Forte Sant’Angelo per gran parte del mese di settembre 1608;
nonostante l’inaccessibiltà del forte, memore del Grande Assedio dei Turchi, ‘Fra Michelangelo
Merisi da Caravaggio’, forse agevolato dal direttore delle Carceri, fra Girolamo Carafa parente della
marchesa di Caravaggio, evade il 6 ottobre 1608 e fugge dall’isola, cioè dal Convento, violando
irrevocabilmente gli Statuti dell’Ordine che proibivano ai cavalieri di allontanarsi, senza
l’autorizzazione del Gran Maestro, era un delitto di lesa maestà. Nel 1608 l’irrequieto artista aveva
appena dipinto, per il Priore Francesco dell’Antella, un altro quadro passato poi a Medici: l’Amore
dormiente (Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Platina). Circa due mesi dopo la fuga, nel dicembre
1608, l’artista in absentia, viene privato dell’abito di cavaliere: “[…] tanq[uam] membrum
putridum et foetidum […]”La cerimonia ha luogo nell’Oratorio di San Giovanni, proprio di fronte
al capolavoro di Caravaggio: la grande Decollazione del Battista, l’unica opera firmata dal pittore
nel sangue della testa mozzata di san Giovanni. Una tela impressionante, un vero dramma sacro,
avvolto da un lugubre silenzio in una gigantesca e buia prigione.
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Siracusa
Nell’ottobre del 1608 Caravaggio arriva in Sicilia: è accolto dal suo amico Mario Minniti a Siracusa
e dipinge entro i primi di dicembre il Seppellimento di Santa Lucia (Siracusa, chiesa di Santa di
santa Lucia) opera commissionata forse dal Senato siracusano, proprio dietro suggerimento del
Minniti. Ma il 6 dicembre il pittore è già a Messina, dove realizza la Resurrezione di Lazzaro
(Messina, Museo Regionale) commissionata da un mercante genovese, Giovanni Battista de’
Lazzari per la chiesa de Ministri de gl’Infermi. I padri ospedalieri ricevono da “fra Michelangelo
Caravagio militis Gerosolimitanus” la pala, che secondo le fonti, fu pagata una cifra enorme: mille
scudi. Steso in una grotta, il cadavere disseppellito di Lazzaro è accompagnato, secondo il testo
evangelico, dal dolente pianto di Marta e dalle meraviglia di Maddalena, uno degli astanti, riporta
Bellori:”[…]si pone la mano al naso per ripararsi da fetore del cadavero[…]”.
L’ultimo Caravaggio concepisce opere di intenso e lirico patetismo, gli impasti pittorici sono
lacerati e pervasi da bagliori di luce vivida, i contrasti chiaroscurali basati sulle terre seguono
un’ossatura rigorosa, l’imprimitura spesso a vista enfatizza spazi monumentali, incombenti e vuoti;
il gesto di Cristo evoca quello della Contarelli, eppure in questa “natura morta funebre”, l’atmosfera
è ormai quella di “un freddo glaciale” (Longhi). Nel 1609 e sempre a Messina, il pittore dipingerà
l’Adorazione dei Pastori (Messina, Museo Regionale) e poi a Palermo nell’autunno del 1609, per
l’Oratorio di san Lorenzo, un’ intima e quasi conformista Natività, oggi scomparsa. Seguono altre
opere, ma l ’eco della sua disonorevole fuga da Malta e soprattutto l’alone negativo che circonda la
sua personalità, di genio arrogante, invidioso e violento, il suo “cervello stravolto” sono registrati
dalle fonti:”[…] non lasciò la torbidezza del suo naturale[…]lasciò accecarsi dalla pazzia di
stimarsi cavaliere nato[…]”che “[…] la marca de’cavalieri non ostentasi con l’orgoglio[…] “.
Caravaggio fugge ancora, alla volta di Napoli.
Verso Roma: la morte
Tra il 20-24 ottobre 1609 e il luglio 1610 Merisi dovrebbe trovarsi a Napoli per la seconda volta:
da un Avviso romano si ricava che è vittima di una grave aggressione presso la taverna del
Cerriglio, forse ad opera dei sicari del Gran Maestro di Malta. Tra la primavera e l’estate 1610 il
grande lombardo dipinge il San Giovanni Battista (Roma, Galleria Borghese) per Scipione
Borghese; un Martirio di Sant’Orsola (Napoli, Banca Intesa) per Marcantonio Doria e infine una
Negazione di Pietro (Metropolitan di New York) e diverse altre tele, andate perdute.
L’ansia di rientrare a Roma nella speranza della grazia papale, spinge Caravaggio tra il 10-11 luglio
1610, ad imbarcarsi su una feluca per raggiungere Roma: sosta a Palo, fra Civitavecchia e la foce
del Tevere, dove viene trattenuto per accertamenti dal capitano della fortezza del luogo. Con un
grosso esborso di denari, a piedi, il pittore raggiungerà la sua destinazione finale.
La feluca con due dipinti, il San Giovannino e la Maddalena, eseguiti poco prima di lasciare la
capitale del viceregno, ritorna a Napoli presso la Marchesa di Caravaggio, Costanza Colonna, che
ha ospitato il pittore nella sua residenza di Chiaia. I quadri dovevano certamente essere consegnati
al cardinale Borghese: l’intento era di procacciare la benevolenza del potente prelato, in vista
dell’accoglimento della domanda di grazia dopo l’omicidio Tomassoni, perpetrato nel maggio
1606. Una lettera del Nunzio Apostolico nel Regno di Napoli, Deodato Gentile, al segretario di
Stato, cardinale Scipione Borghese, informa che il 31 luglio i quadri di Caravaggio sono stati
sequestrati, per disposizioni dell’ Ordine di Malta, dal Priore di Capua: questi sostiene di avere
diritto a fare “lo spoglio” dei beni del pittore, in quanto cavaliere. La marchesa di Caravaggio, al
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corrente dell’espulsione del Merisi dall’Ordine, ritiene invece la richiesta inaccettabile. E’ dunque
invocata l’autorizzazione ad affermare che i dipinti sono di pertinenza del cardinale Borghese,
poiché a lui destinati: saranno in molti però a contenderne la proprietà.
Il 18 luglio 1610 Caravaggio muore nell’ospedale di Santa Maria Ausiliatrice a Porto Ercole. Il
suo nemico, Baglione, scriverà l’inizio della lunga leggenda sul pittore maledetto: “ disperato
andava per quella spiaggia sotto la sferza del Sol Leone a vedere se poteva in mare ravvisare il
vascello, che le sue robe portava[…] “ ma poi “[ […] con febbre maligna; e senza aiuto humano
[…] morì malamente come appunto male havea vivuto” .
In realtà a partire dal 28 luglio 1610 gli Avvisi diramati in tutta la penisola, comunicano la tragica
morte di Caravaggio “pittore famoso et ecc[ellentissi]mo”.
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