Intervento del Procuratore Generale f.f. della Repubblica di

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Intervento del Procuratore Generale f.f. della Repubblica di
Procura Generale della Repubblica
presso la Corte di Appello di CAMPOBASSO
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INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2014
Distretto del Molise
INTERVENTO DEL PROCURATORE GENERALE
Intendo innanzitutto porgere il mio saluto al Presidente della Corte di Appello, ai rappresentanti
delle Istituzioni, ai colleghi, agli avvocati, al personale amministrativo, alla polizia giudiziaria e ai
presenti tutti.
Questa Procura Generale ha proseguito nell’attività tesa a garantire l’uniformità dell’applicazione
dei principi generali dell’Amministrazione della Giustizia da parte degli uffici requirenti del
distretto, ha tenuto un costante monitoraggio dei procedimenti per i quali erano scaduti i termini
delle indagini, ha esercitato spesso il diritto di impugnazione.
Particolare attenzione è stata posta sui casi di prescrizione.
La produttività dei magistrati requirenti del distretto, anche per l'anno 2013, è stata elevata, grazie
al loro grande impegno e al costante prezioso contributo del personale amministrativo e della
polizia giudiziaria; a tutti loro va il mio pubblico apprezzamento. Ovviamente per i lusinghieri
risultati raggiunti, va riconosciuto anche il merito di coloro che, con impegno, professionalità e
tenacia dirigono e organizzano gli uffici inquirenti di primo grado: mi riferisco ai colleghi d.ssa
Rotondaro e ai dr. D'Alterio, Albano e Vaccaro. Un particolare apprezzamento e ringraziamento va
alla collega Rotondaro, andata in pensione lo scorso mese, per l'entusiasmo e la competenza con i
quali ha svolto, in questi ultimi anni, il delicato ruolo di Procuratore della Repubblica presso il
Tribunale dei Minorenni di questo distretto.
E colgo l'occasione per ringraziare anche la intera classe forense per la disponibilità,
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comprensione e fattiva collaborazione offerta per superare tutti i disagi che quotidianamente si
incontrano nel nostro pianeta giustizia.
Nel nostro distretto il numero delle notizie di reato è in complessivo parziale aumento. L'assenza
di riforme strutturali del sistema giustizia, ha impedito di risolvere il problema della eccessiva
durata dei processi, ma una importante concausa di questa emergenza va individuata nella
particolare carenza di personale amministrativo e di magistrati.
Devo pubblicamente dare atto che, nel nostro distretto, il problema della eccessiva durata dei
procedimenti penali, dalla notizia del reato al processo di appello, si sta gradualmente riducendo;
ciò non solo per il maggiore impegno dei magistrati degli uffici inquirenti e giudicanti di primo
grado, ma anche per l’intensa ed encomiabile attività dei magistrati della nostra Corte di Appello
che, nonostante il notevole carico di lavoro dal quale risultano oberati, hanno quasi raddoppiato il
numero delle udienze mensili, per rendere i tempi della giustizia più vicini alle attese dei cittadini.
Quanto al personale amministrativo, le piante organiche, già datate, hanno subìto riduzioni, negli
anni, per esigenze finanziarie; si aggiunga che non vi è alcuna prospettiva di sostituire coloro che,
per qualsiasi motivo, lasciano il servizio, atteso il blocco delle nuove assunzioni. Non vi è un ufficio
requirente del distretto che abbia la pianta organica interamente coperta. Una prospettiva di
speranza è offerta dal recupero del personale proveniente dagli uffici giudiziari di recente
soppressione (Decreti Legislativi nn. 155 e 156 del 7.9.2012)
L'organico dei magistrati degli uffici requirenti del Molise è sicuramente sottodimensionato
rispetto alla crescente domanda di giustizia; a causa di trasferimenti ad altri uffici, sono incompleti
gli organici di tutte le Procure della Repubblica del distretto, ad eccezione di quella di Isernia. Sono
vacanti due posti di sostituto a Campobasso e due a Larino, ufficio, quest’ultimo, che da marzo
2012 ha avuto il nuovo Procuratore, dr. Vaccaro, al quale va il mio particolare apprezzamento per
l'encomiabile impegno profuso per recuperare le gravi inefficienze e ritardi di quell'Ufficio e per la
straordinarietà dei risultati raggiunti, anche in termini di produttività, nonostante la grave carenza
anche di personale amministrativo.
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Intendo ringraziare la collega Andricciola per la sua preziosa disponibilità alle reiterate
applicazioni presso il nostro ufficio.
Anche la Procura Generale è tuttora priva del titolare. Siamo rimasti in due, ormai da oltre due
anni, a fronteggiare le numerose e gravose incombenze della Procura Generale di Campobasso e
devo ringraziare particolarmente il collega Claudio Di Ruzza, per il suo grande impegno e la sua
indispensabile collaborazione, prestati sempre con notevole entusiasmo e
professionalità,
nonostante il suo concomitante svolgimento della gravosa funzione di referente distrettuale per
l’informatica, sia in campo civile che penale.
Il nuovo Procuratore Generale, dr. Maurizio Grigo, attuale Procuratore della Repubblica di
Varese, prenderà possesso del suo nuovo ufficio di Campobasso alla fine del prossimo mese.
Come già evidenziato nell'intervento dell' anno scorso, il territorio del Molise non è interessato da
gravi forme di criminalità, anche se tutti i Procuratori della Repubblica del distretto hanno
evidenziato il pericolo di infiltrazioni malavitose dalle aree geografiche limitrofe (Campania e
Puglia). A testimonianza di tale pericolo, vanno ricordati alcuni arresti di personaggi legati alla
'Camorra' o alla 'Ndrangheta', avvenuti nel nostro distretto negli anni 2010 e 2011.
Il Procuratore della Repubblica di Campobasso, a proposito del contrasto della genesi di
organizzazione mafiose nel distretto, ha segnalato la positiva conclusione, con condanne, di diversi
significativi procedimenti penali, nonché l'approdo, alla fase dibattimentale, di procedimenti della
D.D.A., (uno nei confronti di due soggetti legati alla criminalità calabrese), attualmente pendenti
dinanzi ai tribunali di Isernia e Larino
Sempre in materia di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata, particolare impegno è
stato profuso dal Procuratore della Repubblica di Campobasso nel promuovere riunioni di
coordinamento con le altre Procure del distretto -tra le quali esiste la massima collaborazione- e con
i Comandi delle forze dell'ordine distrettuali.
Va ricordato che, sin dal 2011, questa Procura Generale, la DNA, la DDA e le Procure del
Distretto hanno sottoscritto, in Campobasso, un protocollo di intesa nel quale si concordano le
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procedure in materia di indagine finalizzate all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali.
Indubbia causa criminogena appare la individuazione del Molise, proprio per il tasso
relativamente basso di criminalità, quale area idonea alla dimora protetta di numerosi collaboratori
di giustizia.
Notevole e proficuo è stato l'impegno delle forze dell'ordine e della polizia giudiziaria, alla cui
efficace e costante opera di controllo del territorio dobbiamo riconoscere il sicuro positivo
contributo di contrasto al pericolo di infiltrazioni malavitose. Una silenziosa ma preziosa attività di
prevenzione, quella delle forze dell'ordine, alla quale non sempre viene riconosciuta, ingiustamente,
la stessa importanza delle più rumorose operazioni repressive, con adozione di misure cautelari, per
le quali, invece, viene riservato un trattamento di maggiore visibilità dagli organi di informazione.
Come già detto il numero delle notizie di reato è in complessivo parziale aumento, nonostante
l'encomiabile impegno di tutte le forze di polizia e dei magistrati, validamente supportati dal
personale amministrativo.
Resta ancora preoccupante il fenomeno dello spaccio e del consumo di sostanze stupefacenti.
Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, ha segnalato che tra i reati
denunciati a carico di minori, quelli che destano maggiore preoccupazione per il numero di episodi
e per la diffusione sul territorio sono quelli di lesioni personali volontarie (che spesso scaturiscono
nel corso di liti tra coetanei e che si inseriscono, talvolta, in più gravi episodi di bullismo e di
opposti schieramenti di gruppi), contro il patrimonio (in incremento del 34,94%), spaccio di
sostanze stupefacenti e quelli attinenti alla libertà sessuale (dalle molestie alle violenze).
Si segnala, in relazione ai delitti contro la P.A., la riduzione dei reati di cui all’art. 317 c.p.
(con diminuzione del 29,41%), all'art.319 c.p. (con diminuzione del 56,25%), all'art. 318 c.p.
(riduzione del 100%) e l’ aumento di quelli p. e p. dall’art. 314 c.p. (aumento del 17,24%), dall’art.
323 c.p. (aumento del 5,02 %), dall’art. 331 c.p. (aumento del 45%), dall’art. 334 c.p. (aumento del
47,62%), ), dall’art. 353 c.p. (aumento del 53,33%) e dall'art. 356 c.p. (aumento del 14,29%). Sono
rimasti invariati, invece, il numero dei reati di cui all’art. 336 c.p. Complessivamente tale tipologia
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di reati ha avuto una riduzione del 0,76%.
Quanto ai reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, si è avuto un incremento
del 23,81%, a fronte di un precedente aumento, lo scorso anno, pari al 2,44%.
Gli omicidi volontari hanno avuto un incremento del 6,25%, a fronte di un precedente
aumento, lo scorso anno, pari al 14,29.
I delitti contro la libertà sessuale hanno registrato un incremento del 16,57%, il reato di
stalking un incremento del 31,18% e quelli in tema di pornografia un incremento del 150%
(art. 600 quater c.p.), del 100% (art. 600 quater 1) e dell’80% (art. 600 ter c.p.).
I reati di cui agli artt. 589 e 590 c.p.(omicidio e lesioni colpose) hanno avuto, in totale, un
incremento del 5,14%.
I delitti aventi ad oggetto l'indebita percezione di contributi, finanziamenti, ecc. concessi
dallo Stato, da altri Enti pubblici o dalla Comunità Europea, hanno avuto una riduzione del
41,%, a fronte di un precedente incremento, lo scorso anno, pari al 60%.
I reati informatici hanno avuto un complessivo incremento del 31,40%, a fronte di una
precedente riduzione, lo scorso anno, pari al 22,44; in particolare i reati di intercettazione illecita di
comunicazioni informatiche o telematiche una riduzione del 33%, di frode informatica un
incremento rispettivamente dello 0,00% (art. 640 quinquies c. p.), del 20,18% (art. 640 ter c.p.),
nonchè di danneggiamento di dati e sistemi informatici un incremento del 900% (art. 635 bis c.p.).
I reati contro il patrimonio un complessivo incremento del 21,46%, a fronte di una
precedente riduzione, lo scorso anno, pari a 9,76%; in particolare i reati di rapina un incremento del
10,39%, l’usura un incremento del 54,55%, l’estorsione una riduzione del 20,14%.
I reati in materia di falso in bilancio e bancarotta una riduzione del 22,81%; i reati in materia di
riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani un incremento del 100%, a fronte di una
precedente riduzione, lo scorso anno, pari al 60,98%.
I reati in materia di inquinamenti, rifiuti, nonché edilizia, con particolare riferimento a quelli di
lottizzazione abusiva, hanno registrato un complessivo incremento del 31,42%, a fronte di una
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precedente riduzione, lo scorso anno, pari 22,93% (D.Lvo 152/06 + 56,37%; art. 734 - 50%; DPR
380/01 + 17,76%; art. 30 +100%).
In notevole incremento anche i reati in materia
tributaria indicati nel D.Lvo 74/2000
(+148,53%).
I Procuratori della Repubblica di Campobasso, di Isernia e Larino hanno avanzato alcune (3
Campobasso e Larino – 8 Isernia) proposte di applicazione di misura di prevenzione personale.
La Procura della Repubblica di Isernia ha richiesto e ottenuto il sequestro per equivalente, in tre
procedimenti, per un importo complessivo di oltre quattro milioni di euro; i predetti sequestri
sono stati concessi nell’ambito di procedimenti relativi a reati finanziari, al delitto di malversazione
di cui all’art. 316 bis c.p. e ai reati p. e p. dagli artt. 319, 319 bis, 321 e altro.
Lo sviluppo della pendenza dei procedimenti penali è un fenomeno, anche a livello nazionale,
che nell’ultimo decennio non ha subito alcuna flessione; ciò è sicuramente dovuto al fatto che dal
1990 (D.P.R. 75/90) non sono stati più emessi provvedimenti di amnistia, che avevano l’effetto
immediato di svuotare velocemente ed artificialmente gli armadi dei magistrati.
La clemenza del nostro legislatore, che si è espressa nel 2003 con il “cd. indultino”(L.207/2003),
nel 2006 con l’indulto (L.241/2006), nel 2010 con la legge n° 199 -che consente la concessione
della detenzione domiciliare in deroga alla normativa generale sulle misure alternative alla
detenzione- , fino alle recenti disposizioni che sono intervenute ad ampliare l'ambito di operatività
dei benefici e sconti in fase esecutiva, non è stata utilizzata per ridurre la massa dei procedimenti
penali, bensì per alleggerire il sovraffollamento delle carceri, che ciclicamente - tra il triennio e il
quinquennio - si pone in tutta la sua drammaticità e richiede provvedimenti urgenti e impopolari.
Come già precisato, la carenza del personale non è l'unica causa della lentezza della giustizia ed
occorre, quindi, affrontare il problema anche con altri interventi legislativi, che in passato non sono
stati ispirati ad una razionalizzazione del sistema penale e di quello processuale, ma sono stati,
invece, provocati dalle spinte emotive sostenute dai mezzi di comunicazione o dalle emergenze
sociali del momento.
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Il Guardasigilli, nella sua recentissima relazione al Parlamento sull' amministrazione della
giustizia, ha dato atto dell'eccessivo carico di lavoro che affligge i nostri uffici giudiziari; ha
riconosciuto che il sistema giustizia continua ad essere in sofferenza nonostante la risposta offerta
dalla magistratura italiana che l'ultimo rapporto della Comunità Europea per l'efficienza della
giustizia colloca ai primi posti, in termini di produttività.
Certo, come affermato dal Ministro della Giustizia, l'attuazione della riforma della nuova
geografia giudiziaria ha un'importanza strategica; ma non basta.
Troppo spesso si è pensato che tutti i divieti che il legislatore stabiliva dovessero essere imposti
con la previsione di una sanzione penale, mentre sarebbe stata necessaria una decisa opera di
depenalizzazione, molto più consistente di quella tentata con pochi provvedimenti, che addirittura in
alcuni casi, per un verso hanno depenalizzato alcune contravvenzioni e per un altro hanno istituito
nuove fattispecie di reato.
La più deleteria delle riforme è stata, senza ombra di dubbio, la riduzione dei termini di
prescrizione, che, lungi dall’aver rappresentato una scelta di civiltà del nostro legislatore, ha
definitivamente affossato il sistema giudiziario
penale,
impedendogli
di
dare
risposte
soprattutto alle vittime dei reati, alle quali, nella maggior parte dei casi, la prescrizione ha solo
negato il diritto ad avere giustizia.
La riduzione dei termini della prescrizione ha incentivato l'uso di tutti gli strumenti procedurali
per guadagnare tempo e far durare i processi il più possibile, percorrendo tutti e tre i gradi di
giudizio, depotenziando la carica deflattiva dei riti alternativi.
Penso che sia giunto il momento di riflettere anche sulla ragionevolezza di mantenere i tre gradi
di giudizio previsti dal nostro sistema per tutti i processi. Concordo con il Guardasigilli sul fatto che
e' necessario introdurre meccanismi di deflazione dei procedimenti penali, idonei ad eliminare, già
nella fase delle indagini, le notizie criminis che, per la pochezza degli interessi concretamente in
gioco, non meritano il vaglio processuale, e credo che occorra potenziare l'efficacia deflattiva dei
riti alternativi.
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Un sicuro aiuto per ridurre i tempi dei processi può venire anche dal completamento dell'opera di
informatizzazione degli uffici; modernizzare gli uffici per renderli più rispondenti alle richieste
dell'utenza interna ed esterna, mediante la digitalizzazione di atti e la creazione del fascicolo
elettronico nonché la costituzione di strutture di raccordo informatico tra Procure e uffici Gip.
Nell’ambito del progetto di “Diffusione delle buone pratiche negli uffici giudiziari italiani”,
questa Procura Generale ha inteso elaborare, unitamente alla Procura della Repubblica di
Campobasso e quella per i Minorenni, uno strumento informatico di monitoraggio dell’andamento
processuale dei fascicoli penali iscritti presso le Procure della Repubblica del distretto.
In una logica di ottimizzazione dei processi lavorativi interni agli uffici, tale strumento,
sviluppato sinergicamente tra magistrati e funzionari della Procura Generale, della Procura per i
Minorenni e delle Procure di Campobasso, Isernia e Larino, una volta a regime completo,
permetterà ai Capi Ufficio ed ai singoli Sostituti di tenere sotto controllo, costantemente ed in
maniera dettagliata, gli sviluppi delle indagini preliminari per ogni singolo procedimento.
Il suddetto applicativo informatico, illustrato pubblicamente lo scorso 31.10.2013, è
parzialmente operativo, in via sperimentale, dallo scorso mese di ottobre e concorrerà
significativamente ad accrescere l’efficienza e l’efficacia nel trattamento delle pratiche giudiziarie
da parte delle Procure, consentendo una definizione del singolo fascicolo in tempi sufficientemente
brevi, riducendo, altresì, considerevolmente, il rischio di prescrizione dei reati.
Devo riconoscere che tutti gli uffici del distretto sono particolarmente impegnati nell'ottimizzare
le risorse a disposizione e a migliorare la qualità del servizio da rendere agli utenti.
Sul punto va rinnovato il giudizio di eccellenza ai traguardi raggiunti dalla Procura della
Repubblica di Campobasso, che si è adoperata a consolidare le acquisizioni già operative e a
realizzarne di nuove. A tal proposito si segnala un particolare impegno nel coordinamento degli
incontri di programma e di controllo sui tempi e temi del Progetto diffusione Buone pratiche;
l'avanzata realizzazione della redazione di un testo unico dell'organizzazione dell'ufficio;
l'attivazione dei sistemi Hydra, PASS, CERPA e di digitalizzazione della giustizia; l'avvio della fase
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sperimentale del Sistema Notificazioni e Comunicazioni telematiche penali (SNT); la realizzazione
del cruscotto direzionale dell'ufficio, oltre a numerose ulteriori innovazioni logistiche e
tecnologiche: applicativi ACCESS, relativi al monitoraggio degli esiti dell'azione penale (MEG),
monitoraggio degli esiti delle richieste cautelari (MEC) nonché il SIAMM, relativo alle spese di
giustizia ed infine il sistema di monitoraggio e selezione dei consulenti del Pubblico Ministero.
La Procura della Repubblica di Isernia ha istituito il fascicolo informatico, conseguente alla
sottoscrizione del Protocollo d'intesa con il Ministro per la Pubblica Amministrazione e
Innovazione, con la scannerizzazione, attraverso l'utilizzo delle tecnologie informatiche, di tutti i
fascicoli penali iscritti al Registro Generale a mod. 21 al momento dell'emissione dell'avviso di
conclusione delle indagini preliminari di cui all'art. 415 bis c.p.p., con notevoli vantaggi per la
celerità delle relative procedure. Sottoscritto, il 4.6.2013, importante protocollo con Inps per gli
accertamenti automatizzati di ufficio dal predetto ufficio previdenziale.
La Procura della Repubblica di Larino, sin dal 2012 ha disposto che tutte le segreterie dei
magistrati abbiano un accesso informatico diretto, sia al Casellario Centrale -per la visualizzazione
e la stampa del certificato generale – sia ai sistemi informatici dell'anagrafe dei vari Comuni del
Circondario -per la estrazione dei dati anagrafici- ed ha realizzato il progetto 'P@ss', finalizzato al
rilascio telematico dei certificati giudiziari. Ha predisposto modelli informatizzati ed a
compilazione automatica per le richieste di decreto penale di condanna.
La Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni ha implementato la
registrazione dei dati sui registri REGE e SICAM in modo da preparare la trasmigrazione degli
stessi nei registri informatici già avviati presso altri uffici minorili (SIGMA); ha già informatizzato
la gestione delle spese di giustizia e la gestione degli automezzi (SIAMM), e utilizza a pieno ritmo
il programma WTIME per la gestione delle risorse umane. Presso quest'ultimo ufficio è è stato
completato il progetto Best Practices con ammissione al finanziamento POR del FSE; tale progetto
prevede un collegamento telematico con le Procure del distretto al fine di rendere accessibili, in
tempo reale, alla Procura della Repubblica per i Minorenni, le notizie relative a eventi che
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coinvolgono minori.
L'affollamento delle carceri è un'altra emergenza nazionale, come ormai riconosciuto e affermato
da più parti; nel nostro distretto, fortunatamente, solo la Casa Circondariale di Larino ha segnalato il
problema, in quanto a fronte di una capienza regolamentare di 184 unità, elevabile a 286 quale
capienza massima tollerabile, registra la presenza di 289 detenuti. Condivido che un utile strumento
di decongestione, oltre ad una importante depenalizzazione, possa essere la previsione di pene
alternative. Ma in questa ricerca occorre non dimenticare che la pena, oltre che strumento di
reinserimento, recupero e rieducazione, deve comunque mantenere anche un carattere di afflittività;
tale carattere, per la verità, sembra sacrificato nelle recentissime disposizioni legislative promosse
dal nostro Ministro della Giustizia. Il carcere, giustamente relegato ad estrema ratio nella scelta
delle misure cautelari preventive, sembra essere destinato a diventare l'eccezione anche
nell'esecuzione della pena, ovvero in quella fase nella quale deve diventare concreta la pretesa
punitiva della Stato, e per la quale si sono investite, nei vari gradi di giudizio, notevoli energie
umane e rilevanti risorse economiche. Quella fase che costituisce il fine ultimo di tutto il processo
penale!
Persiste, in Italia, l'emergenza corruzione; con la legge n.190 del 6.11.2012 il Parlamento ha
tentato di dare una risposta. Nonostante le buone intenzioni di chi l'ha voluta, mi sembra che in
questa legge ci siano diverse ombre. Certamente non mancano degli aspetti positivi, ma quelli
negativi mi sembrano molto gravi, in particolare non è stato ripristinato il falso in bilancio. E il
falso in bilancio è un reato molto importante, perché serve a scoprire altri reati, è un reato
cosiddetto “mezzo” o “reato spia”. Non si fa un falso per il gusto di farlo, lo si fa perché, per
esempio, si vogliono nascondere i soldi serviti per la corruzione, e allora non avere ripristinato il
falso
in
bilancio
significa
aver
dato
ai
magistrati
delle
armi
spuntate.
Una riflessione anche sulla nuova concussione, il reato più grave nell’ambito di quelli che si
possono definire fatti di corruttela. Si è andati avanti, per decenni, punendo il pubblico ufficiale, o
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l’incaricato di pubblico servizio, che costringe o induce altre persone a dargli soldi o altre utilità.
Adesso questo reato è stato spacchettato, diviso in due, da una parte c’è "la costrizione", la
concussione propriamente detta, e dall’altra parte si è messa "l’induzione" in una nuova figura di
reato, che è stata pudicamente chiamata "indebita induzione". A che serve questa differenza? Ci
dobbiamo rendere conto che spesso la richiesta subdola, indiretta, obliqua, cioè l'induzione, è
proprio quella più grave e di gran lunga la più frequente. E invece, con questo spacchettamento del
reato di concussione, proprio la induzione viene punita con una pena più modesta, che spesso resta
sulla carta, figurativa, perché non si fa in tempo a celebrare il processo. Una prescrizione che
matura in breve tempo, brevissimo in rapporto alla realtà delle cose del nostro Paese, in cui i
processi durano per anni, perché bisogna fare tre gradi, in cui l’effettività della pena viene spesso
sacrificata. Il termine di prescrizione decorre non da quando il reato è stato accertato, ma da quando
è stato commesso; se viene scoperto dopo anni, quegli anni si perdono ai fini della prescrizione. E
sono proprio i delinquenti più pericolosi che riescono a tenere nascosto il reato per tanto tempo,
magari con l’aiuto della avvenuta depenalizzazione del falso in bilancio.
Dopo una temporanea apparente tregua, siamo tornati a registrare un pesante clima di aggressione
nei confronti della magistratura. Assistiamo, spesso increduli e sgomenti, a un costume politico che
ha reso pratica quasi quotidiana l’insulto e il dileggio nei confronti di un’indispensabile istituzione
dello Stato; una denigrazione che ha fatto leva sulla generale delusione per le mancate risposte alla
legittima ansia di giustizia.
Abbiamo reagito, spesso in solitudine, con dignità e senza timore, soprattutto quando si è messo
in discussione, non il merito dei provvedimenti, ma l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici.
Il clima politico di questi ultimi anni, la necessità di difenderci da attacchi ingiusti e gratuiti, ci
ha, però, talvolta distratto dalla necessità di un cambiamento anche al nostro interno, dentro la
magistratura. Oggi bisogna avere il coraggio di affrontarlo. Difendere l’autonomia e l’indipendenza
della magistratura passa, infatti, anche attraverso il coraggio di cambiare interrogandoci su quello
che non ha funzionato al meglio nell’esercizio del nostro potere, nel sistema dell’autogoverno e
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dell’ associazionismo giudiziario.
Alcune scelte inopportune, taluni eccessi di protagonismo e di uso poco prudente della custodia
cautelare, il ribaltamento totale di decisioni nei diversi gradi di giudizio, hanno spesso offuscato la
nostra credibilità agli occhi dei cittadini, così come i ritardi nell'intervenire sui controlli di
professionalità e le non sempre condivisibili scelte per le nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari.
Parte di questi errori e ritardi li abbiamo recuperati, ma c'è ancora altro da fare.
Occorre anche una svolta culturale che recuperi e riaffermi il primato della legalità! Dobbiamo
prendere atto che, per molti cittadini, il rispetto delle leggi, da parte di chi amministra la cosa
pubblica, non rappresenta una imprescindibile pre-condizione per meritare il consenso della
collettività.
Dobbiamo, altresì, prendere atto che il controllo di legalità, attribuito, nell'attuale equilibrio
costituzionale alla magistratura, è oggi vissuto, da coloro che sono doverosamente sottoposti a tale
controllo, come una intollerabile e sgradita interferenza nelle loro malefatte; e sempre più spesso,
quanto più alto è il livello sociale o il ruolo istituzionale della persona sottoposta a controllo o
condannata, maggiori sono l'arroganza e la virulenza delle reazioni e invettive che ci tocca subìre.
Purtroppo, questo avviene nel sempre più frequente assordante silenzio di quelle istituzioni dalle
quali ci si aspetterebbe, invece, una parola o un atto di aperta e inequivoca condanna delle
aggressioni che è costretta a subìre la magistratura.
Mi verrebbe da dire che il vero cambiamento della giustizia italiana è consistito nell'avere, di fatto,
invertito il ruolo che la nostra Costituzione aveva assegnato ai giudici; la Carta Costituzionale
assegna loro il ruolo di giudicare gli imputati; oggi, invece, sono gli imputati a giudicare i loro
giudici, che sono sempre più spesso sul banco degli imputati.
E il silenzio e l'indifferenza di chi assiste a queste aberrazioni istituzionali, assume il sapore della
connivenza, quanto non della complicità; un sapore comunque amaro, che segna il preciso confine
tra coloro che credono ancora che la convivenza civile si debba fondare sul rispetto di regole
universali e uguali per tutti e chi pensa, invece, di poter imporre, con arroganza e impunità, le
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regole particolari ispirate alla tutela dei propri interessi personali.
Occorre recuperare, con urgenza, un clima di condivisione dei valori Costituzionali; questo vale per
tanti settori della nostra società, ma per quello della giustizia in modo particolare.
Dobbiamo impegnarci davvero tutti per ricreare quelle condizioni perchè politica, magistratura e
avvocatura, insieme, nel reciproco rispetto dei ruoli, intraprendano il giusto cammino per
consegnare al Paese una vera riforma della Giustizia, che sia nell'esclusivo interesse dei cittadini,
perchè non può esserci sviluppo per il nostro Paese senza una giustizia che sia davvero efficiente e
giusta.
Campobasso 25 gennaio 2014
IL PROCURATORE GENERALE F.F.
-dott. Antonio La Rana -
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