1 La mano della Raccolta Aragonese della Società

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1 La mano della Raccolta Aragonese della Società
[Pubblicato come introduzione al fascimile del codice Società Dantesca Italiana, Manoscritto n.
3, Città di Castello, Edimond, 1997]
IL COPISTA
La mano della Raccolta Aragonese della Società Dantesca è stata riconosciuta
da Albinia de la Mare 1 come quella del pistoiese Tommaso Baldinotti (14511511), personaggio più noto alle cronache della letteratura che non a quelle della
paleografia, almeno fino a quando Armando Petrucci non ha isolato un primo
piccolo nucleo di manoscritti autografi 2. Di buona famiglia, buoni studi e
migliori frequentazioni 3 Baldinotti è, in questo, figura non insolita nel
panorama culturale della seconda metà del secolo. Né il doppio statuto di
letterato e copista vale a riservargli un posto di particolare rilievo fra i suoi
contemporanei, prima o poi quasi tutti impegnati a copiare libri, un po’ per le
necessità dei loro studi, un po’ per non sottrarsi al rito mondano di una civiltà
che, fra i selezionati oggetti che popolano il suo orizzonte domestico e simbolico,
al libro attribuisce uno straordinario valore. Ciò che invece è tratto
assolutamente speciale di Tommaso (e ragione forse non secondaria della sua
partecipazione a questa commessa medicea) è la qualità unica ed altissima della
sua scrittura.
A. DE LA MARE, New research on Humanistic Scribes in Florence, in Miniatura fiorentina del
Rinascimento, 1440-1525. Un primo censimento, a cura di Annarosa Garzelli, Firenze, Giunta
regionale Toscana - La Nuova Italia, 1985, p. 540.
2 A. PETRUCCI, Alcuni codici corsiniani di mano di Tommaso e Antonio Baldinotti, «Rendiconti
dell’Accademia nazionale dei Lincei, classe di scienze morali, storiche e fliologiche», s. 8, XI
(1956), pp. 252-263. Ancora a cura di Petrucci è la voce Tommaso Baldinotti per il Dizionario
biografico degli italiani con ulteriori indicazioni di manoscritti.
3 Risulta che abbia studiato con Niccolò Fabroni, che già nel 1469 pronunciasse due orazioni
latine nella cattedrale di Pistoia e che, dalla seconda metà del 1470 e per un periodo
imprecisato, fosse a Roma in casa del cardinale Niccolò Forteguerri. Tra il 1473 ed il 1485 è a
Firenze nell’orbita medicea e in buone relazioni con molti letterati del tempo. Nel 1485 la
partecipazione del padre e del fratello alla fallita congiura contro Lorenzo dei Medici lo
costringe a tornare a Pistoia in quello che sentì come un vero e proprio esilio. Pare tuttavia che
dopo qualche tempo i rapporti con Lorenzo siano ripresi.
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La stagione nella quale si compie l’educazione grafica del Baldinotti e si
definisce la sua personalità di copista vede, a Firenze e nei centri che da essa
dipendono, l’affermazione della dignità anche commerciale e professionale delle
scritture corsive adeguate al canone umanistico. Confinata fino alla metà del
secolo entro un orizzonte tutto privato, usata per libri di studio (quasi sempre
cartacei), per copie di servizio o preliminari ad edizioni definitive (quasi sempre
membranacee), la corsiva all’antica diventa ora strumento alternativo
all’antiqua, specie per i libri di poesia e per i formati minori. E quasi nello stesso
momento diventa scrittura di notai, entra negli uffici e nelle cancellerie, se non
scalzando del tutto le corsive di impianto tradizionale (o gotico, se si preferisce)
almeno limitandone il primato. Il larghissimo successo della corsiva all’antica
(che in fondo ripete quello che fu - ed è ancora - delle bastarde medievali) è
decretato dalla sua duttilità, dal suo essere insieme scrittura personale e, con
pochi accorgimenti ed un minimo di disciplina formale, dignitoso strumento di
copia anche in mano ad un dilettante. Ne siano prova la straordinaria ricchezza
del catalogo dei copisti del secondo Quattrocento fiorentino, la quantità dei libri
copiati e la qualità dei risultati raggiunti non solo da chi lavora a prezzo (come
Piero Cennini, Bartolomeo Fonzio o lo stesso Sinibaldi) ma anche dalla
foltissima schiera di meno noti letterati bibliofili e copisti d’occasione. E a
questa schiera, più che a quella dei professionisti in senso proprio o a pieno
tempo, andrà associato (stando a quello che per ora sappiamo) Tommaso
Baldinotti, che fu scriptor industrioso, precoce e dotato, capace di realizzare la
varietà forse più elegante (e minuta) di corsiva all’antica fiorentina, ad un livello
stilistico paragonabile (fatte salve tutte le distinzioni e pur nell’assenza di ogni
curiosità antiquaria) a quello del Sanvito.
Albinia de la Mare ha raccolto notizie di trentotto codici, tra firmati ed
attribuiti, di mano di Tommaso Baldinotti 4. Degli otto codici sottoscritti tre si
collocano in una zona molto alta della biografia di Tommaso, quasi al confine
dell’infanzia. Nel 1464 un Baldinotti tredicenne copia un Seneca tragico, ora in
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New research cit., pp. 539-540, con un’aggiunta a p. 598.
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Laurenziana 5, col corredo di un ordinatissimo commento spesso, nella forma
dello scolio figurato: un lavoro diligente e pulito, che rivela una mano già molto
disciplinata ma nel fondo un po’ legnosa, ancora lontana da quella eleganza
naturale che è garantita solo dalla consapevolezza totale, ma irriflessa, di ogni
meccanismo dello scrivere. La giovane età dello scriba si mostra in quei brevi
intermezzi che interrompono la monotonia della trascrizione: un disegnino
infantile, le ardimentose maniculae, un esperimento di decorazione. L’anno
dopo è la volta di Lucano 6 e di Lattanzio 7, quest’ultimo in forme molto
progredite e con maggior disinvoltura rispetto al Seneca laurenziano. È a partire
da questi primi lavori poco più che scolastici che prende forma, secondo una
consuetudine diffusa nel Quattrocento fiorentino, il progetto di una biblioteca
personale cui negli anni successivi il Baldinotti dedicherà una parte
considerevole del suo tempo e dei suoi sforzi di copista. Libreria ancora tutta da
ricostruire, ma nella quale dovevano trovar posto almeno i tre ricordati lavori
giovanili, gli autografi della sua sterminata produzione poetica latina e volgare 8,
i manoscritti che sono distinti dallo stemma di famiglia o dalla nota ex libris del
nipote Baldinotto 9 ed un piccolo gruppo di altri codici per i quali è la modesta
Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Acquisti e doni 176. A c. 189r: «Hoc transcripsit opus
Senecae Thomasus amator / De Baldinoctis virtutum rexque supernus, / Cui Deus omnipotens
longam prestet sanitatem / Ac vitam longam sua si precepta sequatur. Anno M° CCCC° LXIIII°».
Nota di possesso del nipote Baldinotto Baldinotti sulla carta di guardia anteriore.
6 Iowa City, University Library, 6: «Hoc opus scriptum fuit per me Tommam domini Baldinocti
de Baldinoctis. Anno Domini M° CCCC° LXV° mensis ianuarii».
7 Roma, Accademia dei Lincei, Corsiniano 7 (41 G. 20), sottoscritto in più luoghi: «Anno
Domini M°CCCC°LXV die XIIIa augusti per Thommasium de Baldinoctis fideliter totus
transcriptus» (150r); «Thommas de Baldinoctis scripsit die Xxa augusti 1465» (164v), «Anno
Domini M°CCCC°LXV° die XXVIII mensis augusti. Lactantii Thommas opus hoc transcripsit
amator / De Baldinoctis virtutum Pistoriensis» (179r). Stemma dei Baldinotti (scudo azzurro
alla banda d’argento) sul frontespizio entro una cornice floreale forse di mano di Tommaso
stesso. Nota di possesso del nipote Baldinotto datata 1532. Descritto da PETRUCCI, Alcuni codici
corsiniani cit., pp. 252-253 e 256-258 con riproduzione alla tav. I.
8 Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Acq. e doni 35; Firenze, Biblioteca Nazionale
Centrale, Magl. VII 1095 e Palat. 236 (con stemma Baldinotti entro una modesta cornice forse di
mano dello stesso Tommaso; a c. 1v: «Domino suo Honofrio Bracciolino Baldinoctus de
Baldinoctis ex affectione concessit»); Pistoia, Biblioteca Forteguerriana A 58, A 59 (con stemma
Baldinotti), A 60 e A 61.
9 Il nucleo più consistente si trova oggi nel fondo Corsiniano dell’Accademia Nazionale dei
Lincei a Roma, e comprende i mss. 578 (Cicerone, De orator, con stemma Baldinotti eraso),
579 (Cicerone, De officiis, De senectute, De amicitia, Paradoxa, Somnium Scipionis e Leonardo
Bruni, Cicero novus, con stemma Baldinotti eraso), 582 (miscellanea di testi umanistici), 604
(Naldo Naldi, Carmina, con stemma Baldinotti eraso), 613 (Luca Pulci, Driadeo e Giostra, con
stemma Baldinotti) e 1858. Gruppo nel quale possiamo comprendere(in virtù della sua
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qualità dell’allestimento a sostituire il dato patrimoniale, a certificarne
destinazione privata 10.
Ma la mano di Tommaso Baldinotti è riconoscibile anche in libri da subito
progettati per altre collezioni: in due manoscritti ficiniani allestiti per Bernardo
Bembo probabilmente all’epoca del suo soggiorno fiorentino fra il 1478 e il
1480 11, in un codice con lo stemma Attavanti 12 e soprattutto in un consistente
drappello di manoscritti medicei, per lo più laurenziani: Bologna, Biblioteca
Universitaria, 629 (Sidonio Apollinare, con stemma Medici); Dublino, Chester
Beatty Coll., W 124, già Yates Thompson 49 (Cicerone, Orationes, con stemma
Medici); London, British Library, Egerton 1148 (ora ridotto alla sola sezione
petrarchesca, col Canzoniere ed i Trionfi, cui nel piano originale doveva seguire
una sezione dantesca, come dimostra la «Tabula Dantis» delle cc.8r-9r, ossia
l’indice alfabetico di 50 rime con indicazione del numero d’ordine; stemma
mediceo a 10r) e Lansdowne 842 A-B (Boezio, Opera, entrambi con stemma
Medici); Laurenziano 91 sup. 32 (Lucano, Pharsalia, con stemma Medici). Per
Ludovico il Moro, ma su commessa di Lorenzo, Baldinotti ha trascritto, intorno
al 1489, la Sforziade di Giovanni Simonetta nel volgarizzamento di Cristoforo
provenienza) anche il ms. Cambridge, Fitzwilliam Museum, McClean 157 (Cicerone, Epistolae
ad familiares, sottoscritto e datato 1470: «Extat epistolarum liber hic expletus in anno / Mille
quater centum tum septuaginta per orbem / Uno cum Thoma Baldinocto instar at ignis /
Tempore quo tandem Vergini ardebat amore»). Che la raccolta Corsini rappresenti una precisa
linea di dispersione della libreria Baldinotti è provato dalla presenza, nella stessa collezione, di
tre incunaboli con stemma Baldinotti e di due manoscritti firmati dal fratello di Tommaso,
Antonio (601, Virgilio, Eneide , e 44 G 15 [Rossi 15], Boccaccio, Filocolo); cfr. PETRUCCI, Alcuni
codici corsiniani cit., pp. 260-262. Sempre autografi di Tommaso e sempre destinati alla sua
biblioteca sono i mss. Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Strozzi 94 (Boccaccio, De
montibus, con stemma Baldinotti e legatura identica al Laurenziano Acq. e doni 35) e Parigi,
Bibliothèque nationale, lat. 7820 (Demostene, Orationes nella trad. latina del Bruni, con
stemma Baldinotti, ma poi donato a Niccolò Pandolfini vescovo di Pistoia).
10 Come nel caso del Laurenziani, 90 sup. 138 (cartaceo e nato dall’assemblaggio di tre parti
distinte sia nella struttura codicologica che nella veste grafica, sottoscritto alla fine della
seconda sezione, a c. 51r: «Tommas de Baldinoctis peregit Romae») del Laurenziano Rediano 75
(Trapezunzio, Rhetorica, cartaceo e, come il precedente, di piccole dimensioni. Sottoscritto:
«Hunc scripsit Thomas summa probitate libellus / Francisce hec cuncta retento». Non datato
ma graficamente abbastanza acerbo) e del ms. Oxford, Bodleian Library, Canon. Pat. Lat. 129
(De regimine pricipum, cartaceo e sottoscritto: «Hunc scripsit Thommas qui Baldinoctus
habetur / Pistorii librum cretus et absque patre / Centenusque decem septem anni mille
fluebant / cum decus heu nostrum sidera morte ruit»).
11 Cornell University Library, Rare B. F. 44: Marsilio Ficino, Claves platonicae sapientiae, con
lo stemma dei Bembo; Leiden, Univerisiteitsbibliotheek, BPL 160 A: Marsilio Ficino, De raptu
Pauli ad tertium caelum con la dedica al Bernardo e lo stemma Bembo sul frontespizio.
12 Bologna, Biblioteca Universitaria 877: Giovenale, Satyrae.
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Landino (Milano, Biblioteca Ambrosiana, A 271 inf., con stemma Sforza sul
frontespizio 13 e, in alcune iniziali, l’impresa del laurenziana del broncone
d’alloro col motto «le tems revient»). A questi codici segnalati da Albinia de la
Mare 14 se ne debbono aggiungere altri due, sempre di mano di Tommaso
Baldinotti e sempre legati all’ambiente mediceo. Il Laurenziano 54. 9, ossia
l’esemplare di dedica per Giuliano dei Medici delle Declamationes del pistoiese
Benedetto Colucci (con lo stemma mediceo coi gigli di Francia all’interno
dell’iniziale e l’impresa dell’albero nel margine inferiore), quasi certamente
commissionato dall’autore in occasione della sua chiamata allo Studio (14731474) 15. Il Laurenziano 34. 52 (con lo stemma mediceo coi gigli di Francia e
l’impresa laurenziana delle piume a c. 1r) che contiene due poemetti di carattere
astrologico del fuoruscito fiorentino e soldato di ventura Lorenzo Bonincontri, i
Rerum divinarum et naturalium libri tres (forse composti tra il 1468 e il 1472)
con dedica a Lorenzo dei Medici e perorazione della revoca del bando (cc. 1r56r), ed il De rebus celestibus (57v-115v) dedicato a Ferdinando d’Aragona e
composto durante il soggiorno napoletano, tra il 1473 ed il 1475: poiché
sappiamo che il Bonincontri rientrò a Firenze nel 1475 ottenendo subito la
cattedra di astrologia allo Studio (dove insegnerà fino al 1478), non è improprio
supporre che l’incarico al Baldinotti risalga proprio al 1475 e che l’allestimento
del piccolo codice sia da intendere come concreto atto di ringraziamento e di
omaggio nei confronti di Lorenzo 16.
Riprodotto da E. PELLEGRIN, La bibliothèque des Visconti et des Sforza ducs de Milan,
Supplement avec 175 planches publié sous les auspices de la Société internationale de
bibliophilie par les soins de Tammaro De Marinis, Firenze, Olschki - Paris, Librairie F. De
Nobele, 1969, tav. 160.
14 Che propone come mediceo, ma senza fornire riscontro, anche il ms. Baltimore, Walters Art
Gallery, W. 364 (Cicerone, Opera philosophica); v. DE LA MARE, New research cit. pp. 447 nota
197 e 539
15 Il codice è descritto da Paolo Viti in Lorenzo dopo Lorenzo. La fortuna storica di Lorenzo il
Magnifico, Firenze, Biblioteca Nazionale, 4 maggio - 30 Giugno 1992, a cura di Paola Pirolo,
Milano, Silvana Editoriale 1992, pp. 89-91, con riproduzione a p. 88 della c. 1r e della legatura
(dello stesso tipo presente nei già ricordati Strozziano 94 e Acq. e doni 35). Un’altra
riproduzione è fornita da A. DILLON BUSSI, Aspetti della miniatura ai tempi di Lorenzo il
Magnifico, in All’ombra del lauro. Documenti librari della cultura in età laurenziana, Firenze,
Biblioteca Medicea Laurenziana, 4 maggio - 30 giugno 1992, cura di Anna Lenzuni, Milano,
Silvana Editoriale 1992, p. 154, con attribuzione dell’apparato decorativo ad un collaboratore di
Francesco d’Antonio del Chierico (p. 152).
16 Si veda la scheda di Gianna Rao, in All’ombra del lauro cit., pp. 98-99, con foto di c. 1r a p. 97.
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Non è facile valutare la natura degli incarichi che portarono Baldinotti a
lavorare a questi codici. Fatta eccezione per il codice sforzesco (che è forse il più
tardo del gruppo) il cui tramite dichiarato è Lorenzo, non sappiamo se furono
dirette commissioni medicee il manoscritto petrarchesco e i quattro di antichi
autori (Sidonio Apollinare, Cicerone, Lucano, Boezio) o non piuttosto doni
personali del Baldinotti a singoli membri della famiglia (tutti peraltro già
abbondantemente forniti degli stessi autori). Può darsi che in altri casi abbia più
contato un legame di amicizia che non una vera, mercenaria, relazione
professionale (come forse per il codice del Colucci). La questione - se non fosse
per la Raccolta Aragonese - potrebbe apparire, alla fine, oziosa: pagato o meno,
su incarico di qualcuno o per ragioni cortigiane, Baldinotti agisce di fatto, e nei
risultati, come un professionista. Ma c’è appunto la Raccolta Aragonese. E c’è
ora anche un nuovo riferimento temporale che la riguarda.
La proposta grafica - assolutamente ineccepibile - di Albinia de la Mare viene
infatti a combinarsi con quella cronologica - altrettanto forte e suggestiva - di
Rossella Bessi che porta ad arretrare almeno alla primavera del 1468
l’esecuzione del progetto laurenziano. È dunque a un Baldinotti appena
diciassettenne che si è affidata la realizzazione di questo libro regale. Si converrà
che mentre sono del tutto scoperte, direi intenzionalmente manifeste le
motivazioni culturali e simboliche che presiedono alla costituzione e confezione
della Raccolta, molto meno evidenti sono le ragioni che hanno spinto Lorenzo o
qualche suo intermediario a servirsi di un copista pressoché sconosciuto. E
questo non perché la scelta di Tommaso Baldinotti appaia tecnicamente
inadeguata allo scopo, ma perché la giovane età dello scriba rende questa scelta
quanto meno singolare in una città, e per un committente, che poteva disporre
dei più affermati ed illustri copisti “all’antica”.
Le ragioni di questa collaborazione restano per ora misteriose, né abbiamo
prove (se non proprio la Raccolta Aragonese) di una conoscenza tra Lorenzo e
Baldinotti prima del 1473. Ciò non toglie che la tarda primavera del 1468 sia
data compatibile con gli avvenimenti della biografia di Tommaso (che nell’estate
del 1470 si trasferisce a Roma in casa del cardinal Forteguerri) e con le
caratteristiche della scrittura. Anche se è bene precisare in quali termini. Infatti,
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se le parole del Berlinghieri si riferiscono alla Raccolta, questa viene a collocarsi
fra il Lattanzio Corsiniano del 1465 e il Cicerone del 1471, ora a Cambridge, ai
quali si deve aggiungere il Laur. 90 sup. 138 copiato fra il 1470 e il 1472, durante
il soggiorno romano. Codici con i quali, però, il paragone è in certo senso
improprio e improduttivo. Perché fra questi e la Raccolta c’è una tale differenza
di registro (fatta eccezione per la prima parte, molto formale, del Laur. 90 sup.
138), uno scarto così forte nel livello d’esecuzione da rendere la successione
temporale (Lattanzio - Raccolta Aragonese - Cicerone e codice romano) del tutto
priva di significato. Mentre è nel gruppo dei codici medicei (alcuni dei quali
sicuramente recenziori) che si possono trovare più appropriati termini di
paragone. In particolare esiste una vicinanza impressionante, tra la Raccolta
Aragonese, il codice coi poemetti del Bonincontri (Laur. 34. 52, del 1475 circa) e
quello della Pharsalia (Laur. 91 sup. 32, genericamente anni ’70). Nel caso del
Laur. 34. 52 siamo di fronte al perfetto coincidere di tutti gli elementi della
scrittura (non solo, com’è ovvio, le figurae litterarum ed il loro tracciato, ma
anche il modulo relativo, l’uso degli spazi, la distanza fra le lettere e fra le righe,
il gusto dell’impaginazione); nel Laur. 91 sup. 32, scritto con un penna a punta
meno fine (e perciò con una resa cromatica appena diversa), il legame con la
Raccolta Aragonese risulta rafforzato dalla presenza, nella cornice del
frontespizio 17, della mano di Francesco Rosselli, cioè dello stesso miniatore a cui
oggi Angela Dillon Bussi attribuisce la cornice del codice della Società Dantesca.
Ciò che accomuna questi tre codici e li oppone ai tre datati 1465, 1471 e 14701472 non è il livello cronologico, ma quello formale (che è in relazione al diverso
destino del libro, domestico o palatino). Insomma la parità stilistica che esiste
fra la Raccolta Aragonese, il codice di Lucano e quello del Bonincontri non è il
segno di una necessaria identità cronologica, così come le differenze tra la
Raccolta e gli altri lavori del giovane Baldinotti non dipendono da una frattura
temporale. In ciò che si può intendere come sostanza della scrittura e
soprattutto nei tratti irriflessi e nelle piccole manie grafiche che definiscono il
codice genetico di una mano, non c’è niente che non trovi giustificazione o
Riprodotto da A. GARZELLI, Le immagini, gli autori, i destinatari, in La miniatura fiorentina
del Rinascimento cit., vol. II tav. 549.
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riscontro nei manoscritti che la testimonianza esterna del Berlinghieri viene a
porre nelle immediate vicinanze della Raccolta Aragonese. C’è, lo ripeto, solo
una differenza di registro.
Il facsimile mostra come il giovane copista sia stato all’altezza dell’incarico.
La qualità della scrittura e l’elegante architettura della pagina sono la miglior
prova di quanto la scelta di Lorenzo (o di chi ha mediato fra lui e Tommaso) sia
stata lungimirante. Per la gloria del committente e del destinatario (e forse, più
ancora, per la consapevolezza di partecipare ad un’impresa straordinaria)
Baldinotti ha immaginato e realizzato un libro che è, nel formato e
nell’impaginazione, è una vera rarità. Lungo e stretto (larghezza e altezza stanno
in un rapporto quasi di 2 a 1), con la scrittura che si dispone su di uno schema a
sua volta eccezionalmente allungato, come per sottolineare e accentuare la
verticalità dell’insieme, il libro aperto si presenta al lettore come una superficie
quasi quadrata, con il testo come in due strette colonne affiancate18. Una pagina
che, tra gli innumerevoli libri del Quattrocento italiano, ha poca materia di
confronto19, una pagina che, proprio nel suo insignificante rilievo statistico,
trova il modo di dichiarare l’attenzione e le cure dello scriba, l’eccezionalità
dell’offerente e del suo dono, il destino regale del libro.
Teresa De Robertis
Misurando la pagina 254 × 140 mm e lo specchio di scrittura [25+6] 157+6 [60] × [19+6] 75
[6+34] mm. (con le misure tra parentesi quadre che si riferiscono ai margini) il valore esatto del
rapporto delle due dimensioni è di 0.55 per il formato relativo e di 0.46 per lo schema di
trascrizione.
19 Dallo spoglio dell’apparato disposto A. DEROLEZ, Codicologie des manuscrits en écriture
humanistique sur parchemin, Turnhout, Brepols 1984 («Bibliologia. Elementa ad librorum
pertinentia», 5-6), vol. II, risultano nel sec. XV solo 20 casi di formato relativo sotto 0.60 su di
un campione di 1200 codici datati, databili e/o sottoscritti (nn. 2, 17, 48, 49, 51, 169, 288, 343,
384, 400, 548, 559, 617, 632, 666, 695, 734, 818, 828, 1195), mentre quasi tutta la produzione
del secolo si mantiene entro i limiti dello 0,65-0,75. Quanto al rapporto tra le due dimensioni
dello specchio di scrittura, ho contato 100 casi di valori inferiori allo 0.50 (contro valori
normalmente oscillanti tra 0.55 e 0,65). I due dati dicono che il progetto dello schema di
scrittura non è condizionato, come ci aspetteremmo, dalle dimensioni della pagina: come a
pagine di proporzioni ‘normali’ si è associato uno spazio grafico ridotto e verticale, così in
alcune delle pagine strette prima indicate (nn. 51, 288, 384, 548, 632, 828) il copista ha poi
realizzato uno schema entro norma. Va segnalato che nel conto dei 100 casi di rapporto sotto
0.50 nelle dimensioni dello specchio di scrittura è compreso (con un valore di 0.44) uno dei due
codici ficiniani copiati dal Baldinotti per Bernardo Bembo (Leida, Universiteitsbibliotheek, BPL
160A = n. 319 della lista Derolez).
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