Bper e riforma delle popolari

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Bper e riforma delle popolari
02-sec-0702-Mario
6-02-2007
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MERCOLEDÌ ❖ 7 FEBBRAIO 2007
7 FEBBRAIO 2007 ❖ MERCOLEDÌ
Benzinai ❖ LA LIBERALIZZAZIONE DELLA RETE NON VUOLE COLPIRE SOLTANTO LE RENDITE DEI DISTRIBUTORI
Rivelazioni ❖ DOPO AVER BLOCCATO LE INNOVAZIONI DELLA MORATTI, I BARONI LAMENTANO L’IMMOBILISMO IMPERANTE NEGLI ATENEI
Concorrenza ❖ SONO LE REGINE DELLE PASSERELLE: COSTANO MENO E LAVORANO DI PIÙ
i comincia con i benzinai, ma il vero obiettivo di Pierluigi Bersani sono le grandi compagnie petrolifere:
quelle che spesso controllano la raffinazione come la rete di distribuzione. E
che, di conseguenza, hanno la forza di imporre il prezzo finale.
Tra liberalizzazione degli orari e abolizione dei vincoli di prossimità – l’impossibilità di aprire una stazione a meno di 300
metri da un’altra già esistente – la riforma
Bersani potrebbe incidere meno di quanto si pensa sui gestori delle pompe di benzina. Oggi la differenza tra il prezzo offerto da questi esercenti e quello proposto
dalla grande distribuzione è tra i 5 e i 7
centesimi al litro, meno di un euro per
ogni pieno. Il che si traduce in un risparmio annuo di circa cento euro per chi fa ri-
così Piero Fassino è andato dagli intellettuali per
convincerli e convincersi che quella del partito
democratico è una sfida culturale. Ne ha trovati una
cinquantina, tra rettori e professori universitari,
riuniti nella sala dell’Hotel Quirinale di Roma. Cinquanta
uomini di studio e di pensiero disposti a passare un’intera
giornata a parlare del futuro della sinistra e del Paese. Ci si
sarebbe potuto aspettare molto da un brain storming così
popolato e qualificato. Invece è arrivata un’analisi che non
brilla per originalità e che anzi nel Paese dei dinosauri al
comando e degli eterni politburo è come la scoperta
dell’acqua calda. Docenti e rettori hanno messo a parte
Fassino che la ricerca in Italia non ha qualità, che il potere
universitario è sclerotizzato, che servono meritocrazia e
ricambio generazionale. Ma guarda, si potrebbe dire, anche
docenti di ruolo, famosi ricercatori e persino rettori
universitari si sono accorti che il sistema della ricerca
universitaria nel nostro Paese è paralizzata, che la
conseguenza è un incalcolabile spreco di risorse umane di
l lusso low cost è il simbolo giusto dello spirito dei tempi. Dopo l’onda del hi tech, di filati
e di cosmetici il mercato delle indossatrici si
apre all’eccitazione globale. E i prezzi scendono. Importiamo le mannequin dai Paesi dell’Est,
dalla Russia, dal Kazakistan, da Bulgaria e Romania.
Il trend è iniziato nei primi anni Novanta, con la caduta dei regimi comunisti, ed è in aumento costante. Ragioni: innanzitutto la grande disponibilità di
candidate a prezzi mediamente più bassi, si parla
di modelle “low cost” appunto. Poi c'è un motivo
genetico, le modelle dei Paesi dell’Est hanno il tipo di bellezza nordica che è “in” e le forme non
troppo ingombranti che fanno cadere gli abiti a perfezione, da questo punto di vista le mediterranee
sono di natura svantaggiate. Poi ce n’è uno produttivo: le ragazze dell’Est sono più disposte a fare le
indossatrici, mentre le italiane sognano già da subito il cinema o la tivù (piccolo paradosso: posare
Bersani affronta i veri poteri forti: i petrolieri
S
fornimento al supermercato. E difficilmente questo differenziale crescerà in maniera
rilevante. Senza dimenticare che i 21.334
distributori presenti in Italia godono ciascuno di un bacino naturale di 1.500 clienti. Anche con un raddoppio dei punti vendita, i margini di guadagno sarebbero comunque alti. Bastano questi pochi numeri per comprendere il senso della protesta
dei benzinai, la serrata partita ieri sera.
Maggiori poi sono gli scossoni che la misura del ministro dello Sviluppo potrebbe
arrecare all’industria dei carburanti. Le
maggiori compagnie italiane (Eni, Ip-Api
ed Erg) controllano attraverso i monomarca circa la metà della rete distributiva. La
legge gli dà il potere di segnalare ai rivenditori il prezzo consigliato, non di fissarlo.
Ma come hanno denunciato spesso i ge-
stori – accusa che sta provando a dimostrare anche l’Antitrust – i produttori si lamentano quando si registrano aumenti. E in
fondo è anche per questo se non ci sono
stati benefici per gli automobilisti, di fronte a un risparmio del 22 per cento negli acquisti di petrolio in euro.
Ecco lo status quo, ma qualcosa potrebbe
cambiare con l’ingresso della grande distribuzione. Già oggi la joint venture ConadE.Leclerc offre prezzi più concorrenziali
perché si rifornisce in Francia. Compra a
meno benzina e gasolio Oltralpe e garantisce costi minori nonostante le spese di trasporto. E, soprattutto, non passa per l’Eni.
Se il meccanismo si ripetesse su scala più
grande, la perdita per le imprese che operano in Italia sarebbe altissima. E sarebbero costrette ad abbassare i prezzi.
Anche i rettori si accorgono che le università sono vecchie
E
Exit strategy ❖ IN PROSPETTIVA DEL CONGRESSO SEMPRE PIÙ GRATTACAPI PER IL SEGRETARIO DI VIA NAZIONALE
Quercia:
La Fase 2 della
commissariare Fassino
Dopo le primarie i dalemiani studiano una staffetta alla guida dei Ds:
in campo Bersani per bloccare le mire di Veltroni sul Partito democratico
far scendere le quotazioni di Piero Fassino sotto
il livello di guardia sono stati risultati delle
primarie per le amministrative. I bassi consensi
conquistati dagli uomini della Quercia dove
non erano presenti candidati unitari. Una batosta che
spinge la Quercia, compresi i dirigenti vicini al
segretario, a studiare una soluzione indolore per
cambiare il segretario del partito dopo il congresso. «La
vittoria annunciata di Leoluca Orlando è un segnale
politico», borbottano tutti in via Nazionale. Dove si
guarda soprattutto a un dato: il grosso dei consensi
Orlando lo ha ottenuto in quartieri popolari come lo
Zen, Oreto e Borgo Nuovo. Con una certa dose di
malizia il dalemiano Nicola Latorre fa notare: «Dove
c’era un candidato unitario abbiamo avuto successo. A
Palermo sapevamo bene che avrebbe vinto Orlando ma
abbiamo voluto marcare ugualmente una presenza
diessina». Certo, non è un bel biglietto da visita per chi
deve fare il Partito democratico, e infatti esultano i
profeti dei “gazebo”, le tende unioniste che ospitarono
A
le primarie per Prodi. «Preferisco le sezioni ai gazebo»,
disse tagliente Massimo D’Alema. Ma ora, visto il bis del
successo di partecipazione popolare per la scelta dei
candidati di centrosinistra è chiaro che senza il popolo
ulivista il Partito democratico non va da nessuna parte. E
sono proprio i dalemiani i più preoccupati, al punto che
sarebbe stato lo stesso Latorre a prospettare direttamente
a Fassino un percorso post congressuale. Innanzitutto
assorbendo già al congresso la mozione di Angius, in
cambio di una gestione collegiale del percorso verso il
Partito democratico, per vincere con almeno il 70 per
cento dei voti. Poi si aprirebbe una fase lunga due anni
per arrivare al nuovo partito, tenendo insieme il vecchio.
A guidarla, in autunno, sarà l’attuale ministro per lo
Sviluppo Pierluigi Bersani, che lascerebbe un posto al
governo proprio per l’ingresso di Fassino. L’esponente
emiliano ha il vantaggio di essere pragmatico e
dinamico, oltre che un dalemiano certificato. E se poi
Prodi non arrivasse all’autunno, a Fassino non
resterebbe che un’alternativa: un posto di primo piano
nel costruendo Partito democratico, che non ostacoli il
lavoro di Bersani a via Nazionale. Perché il migliore
candidato alla guida dei Ds è il responsabile dello
Sviluppo è presto detto: ha più chance di Fassino nel
frenare l’ascesa di Walter Veltroni alla leadership del
soggetto unitario. Ma Fassino ha anche altri grattacapi.
La deputata Katia Zanotti, che ha aderito alla mozione
Mussi, ha denunciato intimidazioni e pressioni a
Bologna, per convincere i dissidenti a firmare la
mozione dell’attuale segretario. Non dà meno problemi
la proposta – presentata attraverso un emendamento
firmato dal tesoriere ds Ugo Sposetti – per consentire ai
partiti di creare fondazioni. Se più in generale la norma
garantirebbe a tutte le forze politiche di difendere il
finanziamento pubblico, alla Quercia sarebbe utile per
blindare una parte rilevante dei propri beni in
prospettiva della fusione con la Margherita. I tecnici
della Camera hanno bocciato l’emendamento Sposetti,
rilevando che non pone limiti all’entità dei trasferimenti
in contrasto con le leggi vigenti.
DA SABATO I CONGRESSI PROVINCIALI
Umbria rossa ❖ IL GOVERNO NON ESCLUDE IL COMMISSARIAMENTO DI PALAZZO DEI PRIORI
Lettera di Fini
per rinnovare
Alleanza nazionale
Perugia, il buco in bilancio
rischia di far saltare il Comune
l restyling di Alleanza Nazionale parte dal rinnovo dei
quadri locali. Da sabato10 febbraio, e per circa un mese, si celebreranno i congressi per l’elezione diretta dei presidenti provinciali. Gli iscritti dovranno indicare anche i
grandi elettori per l’elezione dei coordinatori regionali.
Due gli obiettivi: primo, ripristinare la normalità nelle
molte sedi di partito che hanno un commissario straordinario (più di una su due); secondo, fissare il nuovo assetto di An, che è passata dalle tre correnti a una grande
maggioranza finiana cui si oppone la minoranza di Francesco Storace. Fini ha inviato una lettera agli iscritti nella
quale richiama il valore «del voto personale come garanzia di trasparenza». Il leader mette in evidenza l’importanza dell’approdo alla “federazione di centrodestra”. Appuntamento al quale il partito deve “farsi trovare pronto
anche con strutture organizzative più forti e con una classe dirigente scelta dagli iscritti”. Nessun accenno, invece,
al congresso nazionale. Se ne riparlerà. Forse nel 2008.
di RICCARDO PARADISI
I
Il Papa ha criticato
il lassismo dei tribunali
ecclesiastici diocesani,
soprattutto quelli
statunitensi,
nel concedere la nullità
dei matrimoni
di MARINO ROCCA
nche quest’anno, com’è ormai
consuetudine, il Papa ha approfittato
dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in
Vaticano per rivolgere ai membri della Rota
Romana un’allarmata allocuzione
sull’infiltrazione «anche in ambienti
ecclesiali» della mentalità relativista che a
suo dire mette in discussione la tradizionale
dottrina cattolica sul matrimonio. Secondo
Benedetto XVI un grave indizio di tale deriva
si coglie proprio in molti processi per la
dichiarazione di nullità matrimoniale, che
nella prassi ecclesiale «viene di fatto
considerata uno strumento giuridico» per
assicurare la «regolarizzazione canonica» a
«persone in situazione matrimoniale
irregolare», secondo una logica «in cui il
diritto diventa la formalizzazione delle
pretese soggettive». In realtà, il vero bersaglio
A
uarantotto milioni di euro di buco in bilancio e la
possibilità di un commissariamento. Il comune di
Perugia – città simbolo per la sinistra di governo e tormentato laboratorio del nuovo partito democratico – subisce attenzioni molto ravvicinate da parte della magistratura penale e contabile. Che vuole capire come si sia
potuta produrre una tale voragine nei conti dell'amministrazione. A chi, come i rappresentanti della Lista civica
l'altra Perugia, chiede informazioni sulla possibilità di un
commissariamento del comune arrivano dalla prefettura risposte prudenti ma severe. Il vice prefetto vicario Diego Vanella scrive: «Riguardo il commissariamento del comune nel rendere noto che la questione è da tempo seguita da questo ufficio e dal ministero dell'Interno, si comunica che allo stato non sussistono i presupposti giuridici che consentano al prefetto l'esercizio del potere so-
Q
stitutivo contemplato dall'art 141 del Dl 267/2000». Tradotto significa che l'ipotesi del commissariamento del capoluogo umbro per ora non è all'ordine del giorno ma
sembra tutt'altro che da escludere. D'altra parte, dice Vanella, sia la prefettura sia il ministero degli interni tengono sott'occhio il comune di Perugia. Una situazione che
viene confermata dalla risposta data dal ministero degli
interni all'interrogazione parlamentare del deputato umbro dell'Udc Maurizio Ronconi sull'opportunità di sciogliere il consiglio comunale di Perugia. «Le vicende di bilancio del comune di Perugia», recita la risposta del sottosegretario agli interni Alessandro Pajno, meritano certamente una preoccupata attenzione e il governo continuerà a seguirne, l'evoluzione. Quanto all'ipotesi di uno scioglimento spetta alla corte dei conti dell'Umbria la competenza a vigilare sull'applicazione delle misure finanziarie
correttive». Sarà il risultato delle indagini della corte dei
conti ad essere determinante.
Perché Draghi
prova a frenare
la valanga Bazoli
ual era il bersaglio di Mario Draghi? Negli
ultimi tempi il risiko bancario ha fatto passi da gigante. Decine di operazioni hanno disboscato la savana dei cespugli e creato due grandi
alberi, che ora svettano sulla vegetazione circostante. Unicredit da un lato. SanIntesa dall’altro.
Poi, grandi banche estere, come Abn Amro e Paribas, hanno conquistato gli istituti oggetto delle mire di Unipol e Bpi, la popolare di Fiorani:
Bnl e Antonveneta battono oggi bandiera straniera. La stessa Bpi, dopo il rinnovo del management si è fusa con Bp Lombarda. Il merger ha
interessato i rami alti del sistema finanziario italiano. Ma il suo grado di concentrazione resta di
gran lunga inferiore a quello europeo. C’è quindi spazio – Capitalia, Mps, le popolari – per seguire la strada tracciata dalle sorelle maggiori.
La fuoriuscita di Antonio Fazio ha rimesso in
moto un processo da tempo bloccato. Ma i risultati, dal punto di vista dei risparmiatori, sono deludenti. Troppo alti, rispetto ai nostri concorrenti, appaiono i costi di gestione: 90 euro per un
conto corrente, contro i 14 praticati all’estero sono veramente eccessivi. Per non parlare poi del
conflitto di interesse tra banche e gestioni patrimoniali. Dati preoccupanti che vanno rapportati alla ricchezza finanziaria dell’Italia, la più alta
di tutti i Paesi occidentali. Questo prelievo forzoso consente alle grandi imprese bancarie enormi possibilità di manovra. Unicredit ne ha approfittato per espandersi all’estero ed entrare in
competizione con le altre grandi banche europee. SanIntesa ha invece preferito rimanere in
Italia puntando al modello tedesco. Una grande
banca di carattere universale che vive al centro di
una galassia di partecipazioni industriali in grado di controllare il nucleo centrale dell’apparato produttivo. Gli interessi spaziano in settori diversi: dalle banche – vedi l’interesse per Mediobanca – all’energia – il pool delle mucipalizzate
di Milano e di Brescia, in competizione con la
Edison – alle assicurazioni – la conquista di Generali – alle infrastrutture – il fondo F2I presso
Cassa depositi e prestiti – al trasporto aereo – la
cordata di Air One – fino alle ipotesi di dare corpo alla rete delle reti. Una sorta di conglomerato
economico, in grado di divenire centro di potere, secondo la definizione di Antonio Catricalà,
di dimensioni inusitate. Nulla ferma l’attivismo
di Giovanni Bazoli, king maker dell’Ulivo e supporter di Romano Prodi.
Draghi è preoccupato e ha lanciato un grido d’allarme. Lo ha fatto a suo modo, sorvolando sugli
uomini e concentrandosi sulla governance. Il
modello renano adottato da SanIntesa, che vede una duplicazione degli organi di vertice, non
risponde a esigenze di trasparenza e efficienza.
Può favorire, com’è avvenuto, incestuose relazioni politiche, che al Paese non servono. Monito
chiaro a una compagine governativa sull’orlo di
una crisi di nervi dagli sbocchi imprevedibili.
Joaquìn Llobell - auspica da tempo che le
sentenze emesse dall’ex “Sacra” Rota e
perfino le annuali allocuzioni papali ai
giudici del Tribunale pontificio diventino
giurisprudenzialmente vincolanti per i
tribunali diocesani. Le divisioni di
schieramento hanno ricadute sensibili
anche per i meccanismi interni e gli
avanzamenti di carriera della stessa Rota
Romana. Il ruolo di Decano della Rota è
tradizionalmente affidato al giudice con
maggiore anzianità nel ruolo. Ma alla fine
del 1999, contravvenendo a una prassi
secolare, il giudice più anziano José Maria
Serrano Ruiz, il più sottile e coerente
sostenitore del personalismo giuridico
all’interno della Rota Romana, è stato
“scavalcato” da monsignor Raffaello
Funghini, poi premiato con la mitra
episcopale. Nel 2004 la messa in fuorigioco
di Serrano si è ripetuta di nuovo, a vantaggio
del polacco Antoni Stankiewicz. L’attuale
decano ha anche avuto l’irrituale privilegio
di essere eletto vescovo mentre è ancora in
carica: a consacrarlo successore degli
apostoli è stato il cardinale Segretario di
Stato Tarcisio Bertone, lo scorso 16
dicembre. In passato, i giudici che si sono
dimostrati più vicini agli orientamenti
dominanti hanno spesso percorso il cursus
honorum che premia abitualmente gli
ecclesiastici romani frequentatori degli
ambienti curiali. Anche il cardinale Mario
Francesco Pompedda – da poco scomparso
– era stato decano della Rota Romana.
Nell’attuale squadra dei giudici rotali, oltre
al decano polacco, figurano diversi
“emergenti”: lo scozzese Gerard McKay,
l’altro polacco Gregorz Erlebach, il brillante
e colto siciliano Giuseppe Sciacca – tutti con
buone entrature nei Palazzi vaticani e con
prospettive di luminosa carriera.
Il presidente di Bpm
preme su Reggio Emilia
per un’intesa
sfide
Q
contro
tra cordate nei Palazzi romani – che da
decenni divide il mondo dei canonisti sui
temi del diritto matrimoniale. A far
problema sono le tesi del cosiddetto
«personalismo giuridico», sorte dopo il
Concilio, che riconoscendo nel matrimonio
una realtà che va ben oltre il diritto e attinge
alla “complessità” della persona, rifiutano la
tradizionale concezione del matrimonio
come mero “contratto” per la mutua
donazione dei corpi, e danno peso decisivo
all’analisi dei profili psicologici dei coniugi
nelle cause di nullità matrimoniale. I
progetti di arginare tale “lassismo”, che ha le
sue roccaforti nei tribunali ecclesiastici
statunitensi, fanno spesso perno proprio
sulla Rota Romana, tradizionalmente più
“rigorista” (lo scorso anno su 126 sentenze
definitive del Tribunale pontificio solo 69
hanno dichiarato nullo il matrimonio). C’è
chi – come il canonista dell’Opus Dei
I
e sfilare è un po’ come fare il facchino, il benzinaio, il bracciante agricolo, i lavori che gli italiani disdegnano), perciò sono anche meno schizzinose se
si tratta di fare tardi davanti all’obiettivo o di sorbirsi viaggi stancanti da una passerella all’altra. Niente mamme pronte a piangere per un weekend lontano da casa. Alessandro Rossetti dell'agenzia Fashon di Milano ci conferma che le extraeuropee
hanno una mentalità che si adatta meglio al lavoro, e aggiunge che la percentuale di modelle provenienti dall’Est è sul 35 per cento, non delle più alte rispetto ad altre agenzie milanesi. I cachet in genere più bassi – anche se Rossetti tiene a precisare
che non è necessariamente cosi e che ci sono modelle slave che guadagnano diecimila euro al giorno – tendono a favorire gli stilisti più giovani, che
possono ripagare la mannequin con uno degli abiti indossati e abbattere i costi di allestimento di una
sfilata. È il lusso low cost.
E suggerisce al governo
modifiche morbide
sul voto capitario
Due
per Mazzotta:
Bper e riforma delle popolari
di GIANFRANCO POLILLO
di PAOLO BOZZACCHI
li investitori scommettono che ripartirà
presto il risiko delle Popolari. E che, soprattutto, si deciderà il destino della “regina” del settore: la Banca popolare di Milano (Bpm). Molti hanno visto più di un riferimento all’istituto guidato da Roberto Mazzotta nell’invito di Mario Draghi, pronunciato al Forex di Torino, a realizzare integrazioni tra le popolari.
Così Mazzotta si guarda in giro. Sfumate le occasioni di Intra e Lodi, sembra intenzionato a trovare un
accordo con la Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper), che farà presente ai propri azionisti con
tutta probabilità durante la prossima assemblea
straordinaria del 15 febbraio. Spiega un analista di
Euromobiliare sim: «Bper è la banca che più interessa a Bpm. E la fusione darebbe vita a un polo alternativo a Verona-Lodi o a Bpu-Banca Lombarda».
Non dovessero concretizzarsi le nozze emiliane, a
Milano si lavorerà per stringere con la Banca popolare di Vicenza. Realtà che in verità sembra più inte-
G
ressata a trovare un partner sul versante del bancassurance. Sembra invece tramontata il piano di Mediobanca di coinvolgere Milano in qualità di collegata attraverso una divisione retail che potrebbe interessare anche altre popolari.
Mazzotta, dal canto suo, non deve far fronte soltanto alla necessità di trovare un partner privato prima
che l’Antitrust di Catricalà renda il mercato ancora
più aperto, vuole far far pesare la sua moral suasion
per alzare i tetti dell’azionariato in vigore per gli investitori stranieri e istituzionali. È ancora forte lo
smacco per il no di Draghi alla richiesta di Crédit
Mutuel, già azionista con il 2 per cento, per salire al
15 per cento del capitale. Così Mazzotta, ex ministro
per gli Affari regionali nel governo Forlani (1980),
si propone anche come catalizzatore della sempre
più importante massa critica che le popolari rappresentano, battendosi per un’efficiente riforma della
governance. «Cancellare il voto capitario (un voto
per socio) sarebbe un grosso errore», ha dichiarato,
«Si possono rivedere aspetti della normativa, ma lo
strumento di tutela dei meccanismi di voto è utile
per favorire la creazione di operazioni industriali efficaci nelle realtà delle grandi banche cooperative
quotate del Centronord». E così ha incassato la promessa di Roberto Pinza, viceministro dell’Economia: «Il governo valuterà una revisione della normativa sulle popolari, incluse le regole sul voto capitario». Strumento che anche Draghi vuol garantire.
Soltanto un anno fa lo stesso Mazzotta – finita l’era
Fazio– sembrava sul punto di portare a compimento la nascita di una superpopolare del Nord, una
banca territoriale capace di competere con successo
a livello europeo. E anche per questo Alessandro
Profumo lo lanciò per la presidenza dell’Abi. Peccato per loro che invece fu eletto Corrado Faissola, fedelissimo di Giovanni Bazoli. Oggi, invece, con
l’eventuale fusione con Bper nascerebbe un gruppo
bancario forte di una capitalizzazione di poco superiore ai 6,8 miliardi di euro, capace quindi di competere alla pari con i frutti delle recenti fusioni del
settore (Verona-Lodi e Bpu-Lombarda), e che si posizionerebbe alle spalle dei tre colossi Intesa-Sanpaolo, Unicredit-Hvb e Capitalia.
Salotti ❖ CONTI IN CRESCITA NEL 2006, MENTRE SI PROFILA L’INGRESSO DI MACCAFERRI E L’USCITA DI TRONCHETTI
Forti
utili e soci prodiani per Rcs
di ALESSANDRO D’AMATO
n patto così plurale non
potrebbe essere più solido».
L’ironia di un analista
fotografa perfettamente la situazione
di Rcs Mediagroup, l’anello debole
degli assetti della finanza italiana, un
salotto buono dove, di recente, non si
sono risparmiati colpi bassi. Le accuse
sulla prima pagina del Corriere nei
confronti di uno dei “soci forti” (Marco
Tronchetti Provera) fa ipotizzare
movimenti nell’azionariato come alla
direzione. Infatti si attende lo sbarco di
azionisti prodiani (e quindi graditi
«U
Le religioni: chi, come, che cosa
La stagione delle modelle low cost
Risiko ❖ LE PAURE DEL GOVERNATORE
La Sacra Rota riscopre il rigore
i “divorzi cattolici facili”
dei periodici ammonimenti papali (iniziati
già con Wojtyla) non sono i giudici della
Rota Romana - il tribunale pontificio
ordinariamente di terzo grado a cui arrivano
solo le cause di nullità più difficili che non
trovano soluzioni concordi nei due gradi
ordinari di giudizio – ma piuttosto la rete
dei tribunali ecclesiastici diocesani che agli
occhi di Roma in varie parti del mondo si
mostrano troppo generosi nella concessione
delle nullità matrimoniali. Dati relativi
all’anno 2002 evidenziano che in giro per il
mondo le richieste di riconoscimento della
nullità matrimoniale vengono accontentate
dai tribunali ecclesiastici nel 94 per cento dei
casi. E che a motivare le sentenze favorevoli
ai “divorzi cattolici” ricorrono per la quasi
totalità dei casi considerazioni psicologiche
come l’asserita immaturità dei coniugi.
Dietro le severe parole del Papa, s’intravvede
la querelle dottrinale – con annessi scontri
altissimo livello, la ormai famigerata e fuga dei cervelli
all'estero e un rapporto tra età dei docenti e loro posizioni di
influenza e di potere semplicemente spaventoso per i più
giovani. Solo lo 0,05 per cento dei 35enni infatti è ordinario
di cattedra. Il 4,7 per cento degli ordinari ha dai 35 ai 44
anni. Il 21,2 per cento dai 45 ai 54 anni. Gli ordinari che
hanno tra i 55 e i 64 anni sono invece il 43.7 per cento. Cifre
che spiegano molto. Ma non basta parlare di meritocrazia e
ricambio generazionale per mutare una situazione che rende
stagnante e irrespirabile l’atmosfera culturale del Paese, che
ne mortifica ricerca e tecnologia. Con tutti i suoi limiti la
riforma Moratti aveva immaginato un cambiamento: aveva
creato le condizioni per muovere le paludi degli atenei,
concependo dei concorsi nazionali per immettere nuovo
personale nelle università. Quei concorsi non sono mai stati
celebrati però e allo stesso tempo vengono bloccati i concorsi
che all’interno del maggior ente di ricerca italiano, il Cnr,
consentirebbe far circolare le classi dirigenti della sinistra. Ma
queste cose a Fassino non le ha raccontate nessuno
CIELI & TERRA
anche a Giovanni Bazoli) e le
contromosse dell’asse contrario, quella
che fa perno intorno ad Alessandro
Profumo e Cesare Geronzi. Oggi
saranno presentati i conti del 2006 e in
superficie tutto tace. Nel profondo,
però, si muovono in molti. Al “re delle
cliniche” Ettore Rotelli – che ha
comprato il 5,5 per cento di Bpi
proveniente dalla scalata di Ricucci – si
è affiancato, secondo i giornali,
Gaetano Maccaferri. Imprenditore
emiliano, anche lui vicino a Prodi, è
appena entrato nella società che
realizza l’edizione bolognese del
Corriere, l’Editoriale Corriere di
Bologna, partecipata al 50,1 per cento
da Rcs Mediagroup. E il suo sbarco
potrebbe dare il là a a una nuova
cordata pronta a dar l’assalto a via
Solferino. Ovviamente, l’asse CapitaliaUnicredit non resta a guardare le
iniziative di Bazoli, in una partita che
però appare incrociata con
Mediobanca e Generali. Molti
scommettono sul fatto che se la guerra
inizierà, partirà da Rcs. Dalla quale
potrebbe uscire o ridimensionarsi
anche Tronchetti Provera, non appena
avrà concluso il riassetto di Telecom: in
lista di attesa, con una posizione
guardingua ed enigmatica degli altri
soci: da Pesenti a Ligresti. Intanto le
previsioni in vista del consiglio
d’amministrazione di oggi sono
buone: per Rcs gli analisti di Banca
Leonardo vedono un volume d’affari
intorno ai 665 milioni di euro, in
crescita del 7,3 per cento. A incidere
positivamente, sempre secondo gli
analisti, sarà il consolidamento dei
ricavi di Dada. L’ebitda è stimato in
aumento del 20 per cento, a 115
milioni. Confermati il rating "hold" e
il target price a 3,8 euro. Numeri
positivi che non renderanno meno
traumatici gli scossoni in arrivo su
azionariato e direzione del Corriere.
VICTORIA BECKHAM
DICE DI NO
A SCIENTOLOGY
N
on manca certo di carattere l’ex Spice girl
Victoria Beckham che ha rifilato un secco no a una proposta per lei inaccettabile.
Anche se a fargliela è stato nientemeno che
Tom Cruise. L’attore americano ha cercato di
convincerla ad aderire a Scientology. Ma
niente da fare. “Tom ha parlato per ore –
hanno detto amici vicini alla coppia - ma Victoria non ne vuole sapere”. E questo “malgrado la sua grande amicizia con Tom Cruise e Katie Holmes”. Victoria non avrebbe
nessuna intenzione di pagare per aderire alla setta di Rob Hubbard: “Non spenderò
mai dei soldi per una simile sciocchezza”. Il
trasferimento della coppia inglese a Hollywood è previsto per luglio. In California David
Beckham ha firmato un contratto di cinque
anni con la squadra dei Los Angeles Galaxy
per 250 milioni di dollari. Ora però c’è da
chiedersi se l’amicizia tra i quattro continuerà nonostante il gran rifiuto di Victoria alla richiesta di Tom. Anche perché Victoria doveva recitare nel film di Scientology prodotto da
Tom Cruise mentre la Holmes doveva interpretare Victoria in una pellicola sulla famiglia
Beckham.
Pakistan, la Chiesa
per una scuola laica
I
l presidente della Conferenza episcopale
del Pakistan ha scritto una lettera al ministro
per l’Educazione chiedendo di contenere
l’estremismo religioso, di eliminare l’obbligo
degli studi islamici nelle scuole, di stanziare
maggiori fondi per l’istruzione e di consultare le minoranze. La Chiesa pakistana non ha
esitato a presentare al ministro Javed Ashraf
Qazi, impegnato nella revisioni dei testi scolastici, l’invito ad eliminare ogni pregiudizio
contro le comunità non-islamiche presenti in
tutto il Paese. La lettera, firmata dal presidente della Conferenza episcopale, monsignor Lawrence John Saldanha e dal segretario esecutivo di Giustizia e Pace, Petre Jacob,
suggerisce proposte ed espone dubbi. Il primo invito è rivolto a “rimuovere dall’insegnamento qualsiasi pregiudizio o condanna basati su religione, sesso o etnia”. Su questo
aspetto – si legge nella lettera – “gli studi
islamici in arabo, come materia obbligatoria
e la scelta dell’“etica”, come alternativa per
i non musulmani, isola e aumenta la discriminazione delle minoranze”. Per questo i responsabili della Chiesa pakistana propongono che gli studi religiosi vengano impartiti
soltanto all’Università e come corsi facoltativi, in cui tutte le religioni sono trattate con
lo stesso rispetto”. I nuovi programmi scolastici “dovranno fondarsi su valori umani universali, lasciando la responsabilità dell’educazione religiosa alle famiglie e alle istituzioni delle singole comunità”. Un altro punto
della lettera contiene l’invito a diminuire i costi dell’istruzione per gli studenti e a consultare sulla riforma anche le organizzazioni
cattoliche e della società civile.
Il Corano condanna
le carrette del mare
F
inalmente una “fatwa” che potrebbe favorire i rapporti normali tra Paesi islamici
e Occidente su un problema sensibile come
quello dell’immigrazione clandestina. Il ministero degli Affari religiosi dell’Algeria ha
chiesto agli ulema e ai saggi islamici di emettere un editto (una “fatwa”, appunto) che
condanni i tentativi di espatriare irregolarmente attraversando il Mediterraneo sui barconi dei trafficanti di mano d’opera sulla base di un versetto del Corano che vieta al
buon musulmano di mettere in pericolo la
propria vita. Esattamente quello che fanno i
clandestini tentando la sorte a bordo delle
tante “carrette del mare”.
Denuncia ❖ PIÙ DI MILLE OGNI ANNO SECONDO UN RAPPORTO UE
REGIONE LIGURIA - A.S.L. N. 2 “SAVONESE”
Europa, in una Babele di leggi
i bambini contesi spariscono
di VITTORIO ROMANO
n esercito di bambini che ogni anno
vengono contesi tra i genitori. E' un fenomeno grave e in continua crescita. Lo studio legale internazionale Freshfields-Bruckhaus-Deringer, su input del vicepresidente
del Parlamento europeo, Edward McMillanScott, ha realizzato un rapporto su una questione relegata dall'Europa in dichiarazioni
di principio che raramente vengono messe in
pratica. Solo per quanto riguarda la Gran Bretagna, nel 2006, i casi sono stati 270, con 414
bambini coinvolti. Secondo la Farnesina, in
Italia le ultime stime parlano di 179 casi, con
322 bambini rapiti. Sembra, però, che il dato sia terribilmente più ampio, visto che il
sommerso nei rapimenti è impressionante.
Se poi, a tutto questo, si va a sommare il dato che riguarda gli immigrati o gli europei
che si sposano con extracomunitari, il totale
complessivo potrebbe essere quasi triplicato.
In modo paradossale, inoltre, esiste un'attenzione maggiore per i figli rapiti e portati fuori dall'Europa, mentre quello che succede al-
U
l'interno delle frontiere dei 27 rimane molto
più nascosto. Proprio per questo, nel dossier
si sottolineano alcuni punti chiave per le istituzioni comunitarie. Prima di tutto, far uscire dal sommerso questo problema. Poi trovare un linguaggio comune tra i singoli Stati
membri. Alcuni strumenti, infatti, esistono
in ogni Paese, ma il meccanismo si blocca
quando ci sono diverse interpretazioni dei
concetti e si creano contenziosi che durano
anni interi e rovinano, prima di tutto, l'infanzia del bambino. Tra i nodi cruciali, per
esempio, c'è l'armonizzazione delle legislazioni nazionali su cosa si intenda per residenza abituale del bambino e sottrazione di
minore. Infine, una proposta provocatoria:
chiedere alla Commissione europea di aprire una procedura d'infrazione contro i Paesi
che si sottraggono alle norme in materia. Il
rapporto è stato presentato al relatore al Parlamento europeo della Comunicazione sui
diritti del bambino, Roberta Angelilli, della
Commissione Libertà, Giustizia e Affari interni. Il sasso è stato lanciato, adesso bisognerà aspettare dei risultati.
Via Manzoni, 14 – 17100 SAVONA
Bando di Gara per Estratto
Con provvedimento n.110 del 1.02.2007 è indetta gara a procedura aperta per l’affidamento del
servizio di somministrazione di prestazioni di lavoro temporaneo presso l’ASL 2 Savonese.
Durata contrattuale: biennale dall’inizio effettivo del servizio.
Valore biennale presunto dell’appalto: Euro 2.200.000,00 oltre IVA. Suddiviso in tre lotti.
Criterio di aggiudicazione: offerta contenente il prezzo più basso.
Accesso al bando integrale ed agli atti di gara sul sito www.asl2.liguria.it.
Termine di presentazione dell’offerta a pena d’esclusione: entro le ore 12,00 del 02.04.2007.
Contatti: Gestione Servizi Segreteria tel.: 019/840.4998, e-mail: [email protected]
. Data di spedizione del bando all’ufficio Pubblicazioni U.E. 06.02.2007.
IL DIRETTORE GENERALE
(Dr. Franco Bonanni)
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE REGIONE PIEMONTE
AZIENDA SANITARIA OSPEDALIERA
“SAN GIOVANNI BATTISTA” DI TORINO
Corso Bramante, 88 - 10126 Torino - Cod. Fiscale 05438190018
ESTRATTO BANDO DI GARA
Amministrazione aggiudicatrice: Azienda Sanitaria Ospedaliera “San Giovanni Battista”
di Torino – Corso Bramante, 88 – 10126 Torino – Italia – S.C. Provveditorato – all’attenzione di: Responsabile del procedimento di gara Sig. GODINO FRANCO tel.
+39/0116333017 [email protected], fax +39/011.633.6344 www.molinette.piemonte.it/index_bandi.
Oggetto dell’appalto: Dispositivi per medicazione: Garze di cotone e Tnt, tamponi, compresse ad elevato potere assorbente.
Tipo di appalto e luogo di consegna: Forniture in acquisto – Magazzino – Farmacia COES
- Via Santena n. 5 - 10126 Torino – Italia.
Importo presunto: Euro 620.000,00 più Euro 620.000,00 per possibile rinnovo.
Numero di rinnovi possibili: uno.
Durata dell’appalto: 24 mesi.
Tipo di procedura: Procedura Aperta.
Criteri di aggiudicazione: offerta prezzo più basso (pos. 34 – 38 – 39 – 40 – 41 – 42 – 43
– 44 e 45) economicamente più vantaggiosa (restanti posizioni).
Termine per il ricevimento delle offerte: ore 12,00 del 02.04.2007.
Data di spedizione del presente avviso: 25.01.2007.
IL DIRETTORE S.C. PROVVEDITORATO (Dr. Gianluigi BORMIDA)
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE REGIONE PIEMONTE
AZIENDA SANITARIA OSPEDALIERA
“SAN GIOVANNI BATTISTA” DI TORINO
Corso Bramante, 88 - 10126 Torino - Cod. Fiscale 05438190018
ESTRATTO BANDO DI GARA
Amministrazione aggiudicatrice: Azienda Sanitaria Ospedaliera “San Giovanni Battista” di Torino – Corso Bramante, 88 – 10126 Torino – Italia – S.C. Provveditorato
– all’attenzione di: Responsabile del procedimento di gara Sig. GODINO FRANCO
tel. +39/0116333017 [email protected], fax +39/011.633.6344 www.molinette.piemonte.it/index_bandi.
Oggetto dell’appalto: Medicazioni per ferite, piaghe, ulcere.
Tipo di appalto e luogo di consegna: Forniture in acquisto – Magazzino – Farmacia
COES – Via Santena n. 5 - 10126 Torino – Italia.
Importo presunto: Euro 590.000,00 più Euro 590.000,00 per possibile rinnovo.
Numero di rinnovi possibili: uno.
Durata dell’appalto: 24 mesi.
Tipo di procedura: Procedura Aperta.
Criteri di aggiudicazione: offerta prezzo più basso (pos. 15 e 20) economicamente
più vantaggiosa (restanti posizioni).
Termine per il ricevimento delle offerte: ore 12,00 del 02.04.2007.
Data di spedizione del presente avviso: 25.01.2007.
IL DIRETTORE S.C. PROVVEDITORATO (Dr. Gianluigi BORMIDA)