Reazioni trasfusionali febbrili non emolitiche e
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Reazioni trasfusionali febbrili non emolitiche e
Reazioni trasfusionali febbrili non emolitiche e citochine in pazienti beta-talassemici Antonella Matteocci(1), Rita Scocchera(1), Paolo Cianciulli(2), Paola Iudicone(1), Maria Palange(1), Daniela Fioravanti(1), Mirella Mariani(1), Filomena Terlizzi(1), Marina Giuglielmetti(1), Claudio Lavorino(1), Emilio Mannella(1) (1) (2) Centro Nazionale Trasfusione Sangue, Croce Rossa Italiana, Roma Ematologia Day Hospital Talassemici, Ospedale S. Eugenio, Roma The febrile non haemolytic transfusion reactions (FNHTRs) can be caused by the presence of cytokines in blood components (red cell and platelet concentrates) and they are very frequent in multitransfused patients although transfused with leucodepleted and washed red cell units which, therefore, lacked of these immunological active soluble factors. In our study we evaluated the hypothesis of a correlation between basal serum levels of interleukin β, IL-6, IL-8 and Tumor Necrosis Factor (TNF-α α) in (IL)-1β a beta-thalassaemic patient's cohort and the recurrent FNHTR episodes in this same recipient category. The cytokine measurements were performed by immunoenzymatic assay in 42 transfusion-dependent patients and in 44 periodic blood donors (controls); particularly, in 6 patients the basal serum levels and the cytokine levels after FNHTRs (10 episodes) were evaluated. The results showed an increased serum level of the four cytokines in all patients and not in the control donors and the increase was greater for IL-6 and IL-8 after FNHTRs. These preliminary data suggest an abnormal immune system in beta-thalassaemic patients probably caused by different factors as chronic transfusion therapy, hyperferritinemia, HCV infection, IFN therapy and splenectomy, which alone or in synergistic manner can lead to a greater immune response susceptibility during transfusion recipientdonor cellular relations. Parole chiave: beta-talassemia, citochine, reazioni trasfusionali febbrili non emolitiche Key words: beta-thalassaemia, cytokines, febrile non haemolytic transfusion reactions (FNHTR) Ricevuto: 9 aprile 1002 - Accettato: 15 maggio 2002 Corrispondenza: Dott.ssa Antonella Matteocci Circonvallazione Gianicolense, 45 00152 Roma 470 Introduzione Le reazioni trasfusionali febbrili non emolitiche (FNHTR) rappresentano la complicanza immediata di tipo immunologico più frequente dopo terapia sostitutiva con concentrati eritrocitari e piastrinici in pazienti politrasfusi con stime, riportate in letteratura per i due emocomponenti, tra lo 0,2-6,8% e lo 0-37,5% rispettivamente1-3. Le FNHTR sono caratterizzate, per definizione, dall'incremento di almeno 1 °C della temperatura corporea accompagnato o meno a brividi, nausea, malessere generale, tachicardia, ipotensione, rash cutanei, artralgie o dolori lombari e la loro manifestazione clinica può comparire nel corso della trasfusione, al termine o dopo qualche tempo (minuti o ore) dalla stessa2. Oltre all'alloimunizzazione anti-HLA e/o anti-HPA, recenti studi hanno attribuito un ruolo fondamentale, nell'eziopatogenesi delle FNHTR, alle citochine denominate biologic response modifiers (BRM)4,5, che vengono sintetizzate e liberate dai leucociti (linfociti, natural killer, monociti, granulociti) durante la conservazione degli emocomponenti6. Le citochine sono un gruppo eterogeneo di glicoproteine che nel loro ampio repertorio di attività possono svolgere quella di modulazione del sistema immunitario attraverso un complesso linguaggio intercellulare7,8; in particolare, le azioni proinfiammatoria e pirogenica sono caratteristiche delle interleuchine 1β (IL-1β), IL-6, IL-8 e del Tumor Necrosis Factor-alfa (TNFα) implicate nelle suddette complicanze febbrili posttrasfusionali9,10. Le quantità maggiori di citochine sono usualmente presenti nei concentrati piastrinici non leucodepleti e conservati per 5 giorni a 22 °C, ma possono essere dosabili anche nei globuli rossi concentrati, pur se è stato dimostrato che la conservazione a 4 °C tende a ridurre il LA TRASFUSIONE DEL SANGUE vol. 47 - num. 5 settembre-ottobre 2002 (470-477) FNHTR e citochine nei talassemici metabolismo cellulare e, quindi, la conseguente produzione di citochine11-14. Paradossalmente, però, si può verificare che trasfondendo unità di globuli rossi trattate con le convenzionali procedure di leucodeplezione e lavaggio post-storage e, quindi, con piccolissime quantità di sostanze solubili immunologicamente attive (quindi non dannose), si può ugualmente assistere a ripetute manifestazioni febbrili, come da noi riscontrato in un altro studio; tali complicanze si manifestano in pazienti sottoposti a intensi regimi trasfusionali con emazie leucodeplete e lavate, in particolare in soggetti betatalassemici ai quali è rivolto il nostro lavoro. La terapia trasfusionale cronica alla quale vengono sottoposti necessariamente tali pazienti può causare un'alterazione dei sofisticati meccanismi che regolano l'omeostasi immunitaria a causa delle complesse relazioni cellulari che si instaurano tra donatore e ricevente ad ogni evento trasfusionale. Quindi, le citochine coinvolte in problematiche trasfusionali possono non solo essere presenti negli emocomponenti (consigliato l'impiego di procedure di "filtrazione in linea")15,16, ma essere prodotte dal ricevente stesso nelle interazioni con cellule o altre sostanze solubili provenienti dal donatore o, viceversa, essere prodotte dai leucociti del donatore a contatto con antigeni o citochine del ricevente8,17. Nel 1992, WH Dzik18 aveva sottolineato l'importanza del rapporto tra citochine endogene ed esogene per poter spiegare il binomio causa-effetto tra l'evento trasfusionale e la possibile reazione indesiderata legata ad esso. Inoltre, in letteratura sono state associate alla betatalassemia diverse anomalie immunologiche tra le quali l'alterata funzionalità dei neutrofili e dei monociti, la diminuzione delle cellule CD4+ e l'incremento dei CD8+, la diminuita risposta ai mitogeni, una bassa attività funzionale dei natural killer in grado di aumentare la suscettibilità alle infezioni virali in tali pazienti19,20. Tali presupposti ci hanno spinto così a focalizzare l'interesse sul dosaggio in questi soggetti dei livelli sierici di alcune citochine sia allo stato basale (tra due eventi trasfusionali) che, in alcuni casi, dopo reazione trasfusionale. Nel nostro studio, dopo aver escluso in prima istanza le possibili implicazioni da parte dell'emocomponente trasfuso, abbiamo cercato di valutare l'ipotesi di una correlazione tra le FNTHR e un'alterazione del sistema immune dei pazienti talassemici, identificabile, nel nostro caso, in uno squilibrio biologico di base con la conseguente iperproduzione endogena di tali sostanze solubili. Pazienti e metodi Pazienti Sono stati raccolti, nel periodo di tempo compreso tra due eventi trasfusionali (media 12 giorni: range 10-18), i campioni a siero di 42 pazienti (15 maschi e 27 femmine, età media 33 anni, range 19-52 anni), di cui 37 affetti da betatalassemia major, 3 da talassemia intermedia e 2 da HbS/tal. Di questi: 21 con infezione HBV, 34 con infezione HCV, 27 in terapia con Interferon α ricombinante (IFN-α), 37 sottoposti a splenectomia e tutti con valori medi annui di ferritinemia di 1.564 ng/mL (range:193-4.764). Ogni anno, vengono sottoposti a terapia trasfusionale con un numero variabile di unità sangue (range: 26-66 unità/paziente/anno): in 28 casi con emazie concentrate senza buffy coat e filtrate poststorage (EF) in laboratorio con filtri Biofil-Fresenius (Medolla, MO) dopo i convenzionali processi di separazione dell'unità di sangue intero e in 14 casi con emazie filtrate e lavate con soluzione isotonica (EFL). Inoltre, sono stati studiati 6 pazienti (3 maschi e 3 femmine), di cui 5 con beta-talassemia major e 1 intermedia, che hanno presentato reazioni post-trasfusionali. Tali soggetti, con età media di 34 anni (range 29-37), sono stati trasfusi con EFL (range: 32-66 unità/paziente/anno). Le caratteristiche cliniche, la sintomatologia ed il trattamento di tali reazioni sono riportate in tabella I. Di tali pazienti sono stati analizzati i campioni a siero prelevati allo stato basale ed immediatamente dopo reazioni trasfusionali febbrili verificatesi in 10 casi (3 episodi di FNHTR in un paziente, 2 in due, 1 in tre). Controlli La popolazione di controllo includeva 44 donatori di sangue periodici, di cui 30 maschi e 14 femmine con età media di 42 anni (range 23-60 anni). Metodi Sulle unità di emazie concentrate senza buffy coat leucodeplete e su quelle lavate sono stati eseguiti i controlli di qualità, secondo la Raccomandazione n° R (95) del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa21. Il valore medio di leucociti residui è stato determinato in citofluorimetria (FACScan, BD Bioscience, Mississanga, ON, Canada)22 e quello delle proteine con metodo colorimetrico mediante l'uso del BCA Protein Assay Reagent kit (Pierce Biotechnologies, Rockford, IL, USA)23. Dal punto di vista immunoematologico, su tutti i pazienti è stata eseguita periodicamente la ricerca di alloanticorpi anti-emazie con pannelli in fase liquida e solida (Meridian, Germania; Immucor, Milano) e di autoanticorpi (test di 471 A Matteocci et al. Coombs diretto con sieri polispecifici e monospecifici, metodica di eluizione con etere, studio delle caratteristiche termiche dell'autoanticorpo)24. In 37/42 pazienti e in 6/6 pazienti con FNHTR è stata inoltre eseguita la ricerca di anticorpi anti-HLA con il test di microlinfocitotossicità (NIH)25 e quella di anticorpi piastrino-reattivi in citofluorimetria (FACScan BD) con test di immunofluorescenza su sospensioni piastriniche (PSFIT)26. In tutte le dieci reazioni febbrili sono stati escluse primariamente: l'incompatibilità ABO donatore-ricevente, la comparsa di emoglobinuria, la presenza nel siero dei sei pazienti di anticorpi irregolari anti-eritrocitari non riscontrati in studi precedenti (pannelli in fase liquida e solida) e la contaminazione batterica (test di sterilità per batteri aerobi e anaerobi, miceti e ricerca delle endotossine batteriche ad azione pirogena-LAL test)27 dell'unità di sangue trasfusa (in 5 casi). I campioni di sangue raccolti dai pazienti e dai donatori sono stati centrifugati a 1.700 rpm per 10 min a 24 °C ed il siero ottenuto è stato suddiviso in aliquote e conservato a -25 °C fino al momento della determinazione dei livelli di citochine. Le citochine esaminate sono state IL-1b, IL-6, IL-8 e il TNF-α ed il loro dosaggio è stato eseguito mediante test immunoenzimatico (Bender Med System, Vienna, Austria) in cui il valore medio dei limiti di sensibilità era: per IL-1b inferiore a 1,0 pg/mL, per IL-6 di 1,4 pg/mL, per IL-8 inferiore a 11 pg/mL, per TNF-α inferiore a 5 pg/mL. I risultati sono stati espressi come media dei valori ottenuti ± deviazione standard. Il calcolo statistico della significatività è stato eseguito con il test t di StudentNewman-Keuls. (range: 2-27), per IL-8 di 478,1±501,9 pg/mL (range: 231750), per TNF-α di 4,6±8,9 pg/mL (range: 0-34). Nei donatori di controllo tali livelli sono risultati: per IL1β un valore medio di 2,9±3,23 pg/mL (range: 0-13), per IL6 di 1,3±1,8 pg/mL (range: 0-7), per IL-8 di 164,3±499,1 pg/ mL (range: 0-2.100), per TNF-α di 0,4±1,55 pg/mL (range: 0-9). Dei 6 pazienti con FNHTR, un paziente ha presentato un alloanticorpo anti-Kpa (comparso precedentemente alla reazione) e tutti sono risultati positivi alla ricerca di anticorpi anti-HLA e/o piastrino-reattivi. È stata esclusa l'incompatibilità donatore-ricevente per il sistema ABO e per altri antigeni eritrocitari; i test di sterilità sull'unità di sangue sono risultati negativi. Il dosaggio basale nei 6 pazienti con reazioni febbrili post-trasfusionali è stato: per IL-1β un valore medio di 2,3±1,4 pg/mL (range: 0-4,9), per IL-6 di 8,2±3,3 pg/mL (range: 2-11,4), per IL-8 di 375,7±408,5 pg/mL (range: 261.070), per TNF-α di 0,21±0,54 pg/mL (range: 0-1,7). Il dosaggio eseguito dopo ciascun episodio di FNHTR ha mostrato una notevole variabilità in rapporto alla citochina presa in considerazione: il valore medio postreazione di IL-1β è stato di 10,5±21,9 pg/mL (range: 0-72), di IL-6 (non è stato considerato nella media un valore >15.000) 87,6±93,4 pg/mL (range: 3,2-302), di IL-8 di 930,6±700,87 pg/mL (range: 83-2.200) e di TNF-α 3,4±5,2 pg/mL (range: 0-11). La significatività statistica tra i valori medi basali dei talassemici e i valori dei controlli è riportata in figura1; quella tra i valori basali e post-FNHTR nei 6 pazienti in figura 2. Discussione Risultati Il valore dei leucociti residui determinato sulle unità di emazie concentrate senza buffy coat e leucodeplete rientrava in un range di 2,08-242x103/unità, mentre il valore delle proteine residue in quello di 0,06-0,23g/unità21. Da un punto di vista immunoematologico, 4/42(10%) pazienti hanno presentato anticorpi irregolari antieritrocitari: 2 anticorpi con specificità anti-E, 1 anti-c, 1 anti-Kell, 2 anti-Kpa, 1 anti-P1); 3/42(7%) pazienti un quadro di anemia emolitica autoimmune (2 da autoanticorpi caldi, 1 da freddi); 32/37(86%) sono risultati positivi alla ricerca di anticorpi anti-HLA e/o piastrino-reattivi. Nei 42 pazienti beta-talassemici, i livelli sierici basali medi ottenuti per ciascuna delle 4 citochine prese in esame sono stati i seguenti: per IL-1β un valore medio di 4,9±4,6 pg/mL (range: 0-14), per IL-6 di 8,7±5,4 pg/mL 472 Dai risultati ottenuti appare evidente che i livelli sierici delle quattro citochine valutati tra due eventi trasfusionali nei 42 pazienti beta-talassemici risultano significativamente più elevati in tali soggetti rispetto ai donatori di controllo. Non esistono invece differenze numericamente sostanziali tra i valori basali dei 42 pazienti talassemici e quelli dei sei con FNHTR. Tali dati possono essere a supporto dell'ipotesi di una correlazione tra uno stato immunitario disreattivo associato alla beta-talassemia e gli episodi di FNHTR in questa categoria di riceventi. Nel nostro studio, i valori sierici delle 4 citochine valutati post-reazione nei 6 pazienti mostrano che i livelli di IL-6 e di IL-8 si elevano quasi costantemente ad ogni episodio febbrile, come riportato anche nel recente studio di Lin et al28; in particolare, è stato da noi riscontrato in una paziente un valore maggiore di 15.000 pg/mL della IL-6. Viceversa, i valori di IL-1β e del TNF-α non hanno mostrato nella nostra FNHTR e citochine nei talassemici Figura 1 - Livelli sierici medi basali di citochine in pazienti beta-talassemici e donatori di sangue Figura 2 - Livelli sierici medi di citochine allo stato basale e post-FNHTR in 6 pazienti beta-talassemici casistica alcuna significatività nella valutazione postFNHTR. D'altronde, il TNF-α e la IL-1β rivestono un ruolo importante nella fisiopatogenesi delle alterazioni vasomotorie osservate nelle reazioni emolitiche, svolgendo un'azione sinergica nell'insorgenza dello shock29. L'iperproduzione endogena delle suddette citochine in tali pazienti si può ascrivere alla continua stimolazione antigenica legata alla terapia trasfusionale cronica, ad infezioni intercorrenti anche misconosciute e al sovraccarico di ferro, con conseguente attivazione macrofagica; tale fenomeno è dovuto, probabilmente, al trattamento trasfusionale iniziato in giovane età rispetto ad altri pazienti politrasfusi ed affetti da neoplasie ematologiche, nei quali non sono stati riscontrati valori elevati rispetto ai talassemici. I risultati del nostro lavoro concordano con quanto 473 A Matteocci et al. osservato da Ozturk et al.30, i quali hanno riscontrato, nei pazienti beta-talassemici, concentrazioni significativamente più elevate di IL-6 e di IL-8 rispetto ai soggetti di controllo. Gli stessi hanno inoltre evidenziato che i livelli di IL-8, a differenza di IL-6, correlavano in maniera significativa con quelli della ferritina sierica e con il numero degli eventi trasfusionali. Altri Autori, invece, riportano in pazienti betatalassemici, valori sierici basali elevati della sola IL-831-33. A tal proposito, M. Uguccioni e i suoi collaboratori32 hanno valutato in 38 soggetti beta-talassemici il dosaggio di tale citochina prima e dopo trapianto allogenico di midollo osseo come fattore di rischio di Graft versus Host Disease (GvHD) acuta, riscontrando valori basali elevati di IL-8 prima del trapianto, valori che rimanevano tali o addirittura aumentavano in caso di GvHD acuta, mentre diminuivano in maniera persistente nei pazienti con avvenuto attecchimento in assenza di complicanze. Un altro studio33, che riporta aumentati livelli di IL-8 in pazienti betatalassemici, avvalora la tesi che la IL-8 giochi un ruolo importante nella regolazione dei meccanismi del sistema immune in questa categoria di soggetti. Tale studio afferma, inoltre, che l'iperreattività dei macrofagi legata all'emolisi cronica è la maggior causa dell'incremento delle citochine nella talassemia. Per quanto concerne il dosaggio delle altre citochine, in letteratura20,31 vengono riportati dati a volte discordanti, legati probabilmente all'eterogeneità delle caratteristiche cliniche dei pazienti talassemici reclutati nelle diverse casistiche, soprattutto per quello che concerne l'età, le infezioni, il trattamento terapeutico con IFN, la splenectomia, il numero di trasfusioni di sangue ricevute, il sovraccarico marziale, la terapia ferro-chelante e le altre patologie associate, soprattutto a carattere autoimmune. Tutti questi fattori singolarmente o in modo sinergico possono influire, a nostro parere, in maniera più o meno importante sulla produzione endogena di tali citochine. Inoltre, Salsaa e Zoumbos34 riferiscono, nei pazienti talassemici, un significativo incremento di TNF-alfa e di IL1 beta, citochine che caratterizzano la risposta acuta agli agenti infettivi ed agiscono con un effetto negativo sull'eritropoiesi, spiegando in tal modo il peggioramento dello stato anemico osservato in corso di infezioni intercorrenti in tali soggetti. Le 4 citochine prese da noi in esame possiedono un'attività proinfiammatoria ed agiscono attraverso specifici recettori presenti sulle membrane cellulari e proprio tali interazioni attivano una determinata risposta biologica. Ad esempio, il picco febbrile delle FNHTR si manifesta in presenza di IL-6, la quale incrementa la produzione della prostaglandina E2 (PGE2) a livello ipotalamico; tale citochina, inoltre, induce a livello epatico la produzione di 474 proteine della fase acuta. La IL-1β e il TNF-α agiscono entrambi, come la IL-6, da pirogeno endogeno, mentre la IL-8 promuove il reclutamento dei granulociti neutrofili e la liberazione delle sostanze vasoattive ed enzimatiche in essi contenute8,29. Come già detto, le citochine iniziano la loro attività legandosi a recettori specifici espressi sulla membrana delle cellule bersaglio (solitamente da 100 a 1.000 per cellula), così da innescare una cascata che nel nucleo porta alla stimolazione, al potenziamento o alla inibizione di molteplici geni, la cui trascrizione è regolata dalle citochine stesse. I recettori sono glicoproteine di membrana; essi sono costituiti da una o più proteine transmembrana, la cui porzione extracellulare è responsabile del legame della citochina, mentre la porzione citoplasmatica è deputata all'innesco della cascata di segnali intracellulari35. Un modello comune è quello in cui una singola citochina si lega a una subunità "privata" altamente specifica e ad una subunità "pubblica" condivisa da citochine simili. Per esempio, la gp130 (proteina del complesso recettoriale IL6R, deputata alla trasduzione del segnale)36 viene riconosciuta anche da citochine quali il LIF (fattore di inibizione della leucemia), l'oncostatina M e la IL-11; pertanto, la ridondanza funzionale di alcune citochine può essere in parte motivata dalle loro subunità recettoriali comuni. Infatti, la IL-6, la IL-11 e l' oncostatina M agiscono tutte con le stesse modalità sugli epatociti, megacariociti e osteoclasti, mentre ognuna di esse esercita un'unica funzione su determinati tipi di cellule (il LIF mantiene le cellule staminali embrionali in una condizione indifferenziata, mentre su tali cellule non esistono recettori per IL-6) e questo può essere attribuito all'espressione differenziale dei recettori privati37,38. La prima tappa della via di trasmissione del segnale consiste nella dimerizzazione o polimerizzazione, indotta dal ligando (cioè, dalla citochina), dei polipeptidi recettoriali a livello della superficie cellulare; le regioni citoplasmatiche di queste subunità recettoriali interagiscono dando inizio a una cascata di segnali a valle. La maggior parte dei recettori è associata a molecole definite chinasi Janus (Jak). L'attivazione dei recettori per le citochine induce la fosforilazione della tirosina e l'attivazione delle Jak, queste ultime necessarie per le funzioni recettoriali. Di conseguenza, vengono prodotte varie proteine di segnalazione che includono i trasduttori di segnale e gli attivatori di trascrizione (transducers and activators of transcription, Stat), i quali traslocano nel nucleo dove si legano direttamente alle regioni enhancer del DNA. Alcune citochine, come il TNF-α e la IL-1β, non impiegano la via Jak-Stat, ma attivano la via delle MAP chinasi37. FNHTR e citochine nei talassemici La complessa rete di interazione (network) di citochine viene regolata da alcuni principi fondamentali35,38: - la produzione di citochine è un evento di breve durata, auto-limitato e rigidamente controllato; - le azioni delle citochine sono spesso pleiotropiche e ridondanti; - le citochine agiscono attraverso meccanismi di sinergismo o di antagonismo e inducono o inibiscono la sintesi di altre citochine; - le citochine regolano l'espressione dei propri recettori o di altre citochine; - gli antagonisti dei recettori si legano a un recettore specifico senza trasmettere segnali; - i "decettori" (molecole leganti le citochine presenti sulla superficie di alcune cellule) si complessano specificatamente al ligando senza tuttavia trasmettere alcun segnale; - i livelli di produzione delle citochine e della loro risposta possono essere controllati a livello genetico. Infine, nell'ambito di tale network, rivestono una notevole importanza i fattori solubili dei recettori che vengono prodotti attraverso tre meccanismi: a) il clivaggio enzimatico di alcune porzioni esterne dei recettori di membrana (shedding) del TNF-α, IL-1, IL-2, M-CSF ecc.; b) un alterato splicing di mRNA con un trascritto che codifica il recettore solubile (es: IFN- α, LIF, EPO, G-CSF, IL-4, IL-5 ecc.); c) l'associazione di entrambi i meccanismi (es: IL-6). La formazione di tali isoforme solubili non è un processo casuale, ma risulta regolato dall'espressione della controparte recettoriale legata alla membrana. I frammenti solubili, riscontrabili anche negli emocomponenti, si legano alle citochine impedendo in alcuni casi, TNF-α e IL-1α, il loro attacco ai recettori di membrana. Al contrario, il recettore solubile IL-6R partecipa attivamente al linguaggio cellula-cellula, autoregolando la propria produzione e i propri livelli sierici basali (steady state); infatti, una volta che il recettore si è complessato al ligando, è esso stesso in grado di legarsi ad un'altra molecola recettoriale di membrana, agendo così da agonista nella trasmissione dei segnali e rendendo, inoltre, suscettibili di risposta anche cellule che esprimono la gp130 (proteina ubiquitaria) e che non sono altrimenti in grado di legare la IL-639. I recettori solubili agiscono, quindi, secondo le seguenti modalità40: a) esercitano una funzione di down-regulation sull'espressione dei recettori di membrana; b) fungono da proteine di legame per stabilizzare il ligando nello spazio extracellulare, modulando così la concentrazione sierica della citochina stessa; c) hanno un meccanismo di competizione con il recettore di membrana per l'inibizione della trasmissione del segnale; d) possono conferire a cellule e tessuti la capacità di rispondere alla citochina legata ad essi, pur non esprimendo fisiologicamente il recettore di membrana specifico per quel determinato ligando. Alcuni recettori solubili possono essere determinati in soggetti normali e, ad elevate concentrazioni, anche in alcune condizioni patologiche. In particolare, i recettori di IL-2, IL-6 e del TNF-alfa rappresentano marker biologici di "malattia attiva" in alcuni processi infiammatori, neoplastici, autoimmuni, infettivi ecc40. Un recente studio41 afferma che nel paziente beta-talassemico è significativamente ridotto il rischio di progressione dell'infezione HIV-1 dopo trattamento ferro-chelante con alte dosi di desferrioxamina (DFX). Infatti l'esposizione delle cellule mononucleari a tale farmaco riduce la biodisponibilità del TNF-alfa, che agisce sulla replicazione virale di HIV. La DFX riduce la concentrazione extracellulare del TNF-alfa attraverso il decremento della sua sintesi (steady state) ed un incremento della sua inattivazione potenziandone il legame con il recettore solubile . Nell'ambito del network delle citochine, la biologia dei recettori solubili mostra, quindi, una notevole complessità dei meccanismi cellulari implicati nell'autoregolazione dei recettori stessi. Il semplice paradigma "lock and key"40 dell'interazione recettore-ligando rappresenta, pertanto, solo un punto di partenza per approfondire le attuali conoscenze sulle molteplici funzioni e sugli effetti immunomodulanti di tali recettori, anche in campo trasfusionale. Tra le varie ipotesi suggerite per spiegare gli elevati livelli sierici basali di citochine nei soggetti talassemici, si deve escludere quella che tali livelli siano secondari ad accumuli di piccolissime quantità di citochine stesse infuse con l'emocomponente ad ogni evento trasfusionale, in quanto il tempo di permanenza in circolo di tali sostanze è soltanto di poche decine di minuti8. Non va però dimenticato che studi recenti hanno messo in evidenza che le citochine dosabili rappresentano soltanto la punta dell'iceberg delle citochine effettivamente prodotte42. Una quota di esse rimane infatti nella fase plasmatica, mentre la maggior parte si lega alla membrana cellulare o addirittura penetra in essa; in particolare, la IL-8 ed altre chemochine si legano all'antigene Duffy dei globuli rossi43 o si accumula nei polimorfonucleati e viene liberata successivamente sfuggendo così ai comuni dosaggi sierici44. Infine, considerati i valori medi basali elevati di citochine e l'alta frequenza delle FNHTR solo e sempre in 6 pazienti, tutti trasfusi con EFL, rimane sempre valida l'ipotesi di una predisposizione genetica che, associata ad una condizione biologica basale già alterata, può favorire un'ipo o un'iperreattività immunologica nelle interazioni cellulari che si instaurano tra donatore e ricevente. D'altronde, per i 475 A Matteocci et al. pazienti talassemici risulta arduo nella pratica trasfusionale giornaliera reperire in modo sistematico unità di sangue fenotipicamente identiche per i sistemi gruppo-ematici eritrocitari, HLA e HPA; in letteratura, il rischio di immunizzazione verso i suddetti antigeni allogenici trasfusi è del 10%, 30-80% e 3,4% dei casi, rispettivamente17,45-48. Nei 48 pazienti del nostro studio si riscontravano 5 (10%) pazienti con anticorpi irregolari anti-eritrocitari e 38 (88%) con anticorpi anti-HLA e/o anti-HPA. In conclusione, i risultati del nostro lavoro, pur se raccolti su una piccola popolazione di pazienti, possono rappresentare un valido presupposto per estendere lo studio ad un gruppo più ampio e clinicamente omogeneo di soggetti talassemici. In tale modo, i risultati sarebbero significativi o meno in modo univoco, in termini di predittività sia ai fini trasfusionali che trapiantologici. Infine, a nostro avviso, nell'ambito dei programmi di emovigilanza, devono essere tenuti in ampia considerazione gli effetti immunomodulanti dovuti alle citochine pro-infiammatorie, per poter garantire una maggiore sicurezza trasfusionale a quei soggetti che frequentemente manifestano episodi di FNHTR. talassemici che può essere causata da vari fattori, come la terapia trasfusionale cronica con conseguente sovraccarico marziale, la terapia ferro-chelante, l'infezione da HCV, la terapia con IFN, la splenectomia, tutti fattori che, singolarmente o in modo sinergico, portano ad uno stato immune disreattivo, caratterizzato da una maggiore suscettibilità di risposta nelle complesse relazioni cellulari che si instaurano tra donatore e ricevente ad ogni evento trasfusionale. Bibliografia 1) Litty C: A review: transfusion reactions. Immunohematology, 12, 72, 1996. 2) Muylle L: The role of cytokines in blood transfusion medicine. 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Nel presente studio abbiamo valutato l'ipotesi di una correlazione tra una possibile alterazione del sistema immunitario valutata con il dosaggio dei livelli sierici basali delle Interleuchine IL1β, 6, 8 ed il Tumor Necrosis Factor (TNF-α) in una coorte di pazienti beta-talassemici e i ricorrenti episodi di FNHTR riscontrabili in questa popolazione di riceventi. Il dosaggio delle suddette citochine è stato eseguito con metodo immunoenzimatico su 42 pazienti e su 44 donatori periodici di sangue (controlli). In particolare, in 6 pazienti sono stati valutati i livelli sierici prima e dopo reazioni trasfusionali febbrili (10 episodi). I risultati hanno mostrato un aumento significativo dei livelli basali delle 4 citochine nei pazienti beta-talassemici rispetto ai donatori di controllo e un incremento di IL-6 e IL-8 dopo FNHTR. Tali dati preliminari suggeriscono l'esistenza di un'alterazione basale del sistema immunitario nei pazienti 7) Heddle NM: Pathophysiology of febrile non hemolytic transfusion reactions. Curr Opin Hematology, 6, 420, 1999. 476 8) Borzini P: Le citochine in Medicina Trasfusionale. La Trasf del Sangue, 43, 131, 1998 9) Davenport RD, Kunkel SL: Cytokines roles in hemolytic and nonhemolytic transfusion reactions. Transfus Med Rev, 8, 157, 1994. 10) Snyder EL: The role of cytokines and adhesive molecules in febrile non-hemolytic transfusion reactions. Immunol Invest, 24, 333, 1995. 11) Borzini P, Mazzucco L: Dosaggio delle citochine nei componenti piastrinici e suo valore nei controlli di qualità del prodotto ad uso trasfusionale. La Trasf del Sangue, 43, 275, 1998. 12) Di Monte D, Cazzato L, Poliseno G et al.: Leucofiltrazione "pre-storage": influenza sui livelli di citochine. 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