Rassegna stampa - AUSL Romagna
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Rassegna stampa 22/7/2011 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE AUSL RAVENNA 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna «I genitori hanno saputo subito, ci ha colpito la loro grande forza» 6 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna ASSOLTO perché non punibile in quanto totalmente incapace di intendere e di ... 7 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna CHIEDO come mai le telecamere installate ormai ovunque, qualsiasi volta si chieda... 8 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Bologna «Già alla decima settimana i genitori sapevano tutto» 9 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Nazionale RAVENNA «DUE RAGAZZI risoluti, fin dalla prima, spiazzante, diagnosi». Giovann... 10 22/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Ciamei assolto ieri in tribunale, incapace di intendere e di volere 11 22/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Via libera dal Comune: «Benefici per tutti» 12 22/07/2011 La Voce di Romagna - Rimini Distribuzione diretta negli ospedali, i farmacisti pronti alla serrata 13 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna I medici voltano le spalle a Carradori 14 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Anche Russi dove erano ormai date per imminenti si tira indietro 16 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Case della salute ancora ferme al palo 17 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna I medici voltano le spalle a Carradori 18 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna "Assestamento non necessario senza il disavanzo del Consorzio" 19 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Ausl nella bufera.Anche nel Partito Democratico cresce il malcontento verso il vertice Medici in rivolta contro il capo 20 SANITÀ NAZIONALE 22/07/2011 Corriere della Sera - ROMA Sanità, i ticket verranno rimodulati 22 22/07/2011 Corriere della Sera - NAZIONALE Lettera-testamento di Cal «No al piano del Vaticano» 23 22/07/2011 Il Sole 24 Ore San Raffaele, due mesi di respiro 25 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Il passivo sale a 1,4 miliardi di euro 27 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Rivolta dei medici su costi e stipendi 28 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Le regioni cercano una strada per gestire il problema ticket 29 22/07/2011 La Repubblica - Torino Ticket sanitario, si decide le esenzioni sono in forse 31 22/07/2011 La Repubblica - Napoli Il Policlinico resta senza manager Siani: "Bilancio bocciato, ora lascio" 32 22/07/2011 La Repubblica - Roma "Troppe le aggressioni negli ospedali Ora un tribunale per i diritti del medico" 33 22/07/2011 La Repubblica - Firenze Medici e manager convinti soltanto a metà "Nessun rischio, ma difficile da organizzare" 34 22/07/2011 La Repubblica - Firenze Fido in corsia, via libera dell'assessore 35 22/07/2011 La Repubblica - Firenze L'assessore: "Sì ai cani in visita ai padroni in ospedale" 36 22/07/2011 La Repubblica - Bologna "Al Maggiore reparti affollati e pazienti a rischio" 37 22/07/2011 La Repubblica - Bari Policlinico, guerra ai furbetti controlli su chi entra in auto 38 22/07/2011 La Repubblica - Nazionale I medici: cambiate misure o sarà sciopero e sul ticket Fazio ammette: è ingiusto 39 22/07/2011 La Repubblica - Nazionale San Raffaele, ultimatum della procura "Piano entro settembre o fallimento" 40 22/07/2011 La Stampa - NAZIONALE Due mesi per il San Raffaele 42 22/07/2011 Il Giornale - Nazionale San Raffaele, il fallimento è più vicino 43 22/07/2011 Avvenire - Nazionale Fazio: entro settembre chiarezza sui ticket 44 22/07/2011 Avvenire - Nazionale Affrontare il dolore, problema organizzativo 45 22/07/2011 Finanza e Mercati San Raffaele, due mesi di prognosi 47 22/07/2011 Il Gazzettino - NAZIONALE In Friuli il ticket diventa retroattivo 48 22/07/2011 MF Polizza a portata di mano 49 22/07/2011 MF Don Verzé nega i conti neri, ma Bondi avvia la caccia 50 22/07/2011 Il Mondo niente abusivi in psicanalisi 51 22/07/2011 Il Mondo AAA, Dompé offresi 52 22/07/2011 L'Espresso RELAZIONI PERICOLOSE 53 AUSL RAVENNA 14 articoli 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 3 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PRIMARIO «LA PRIMA DIAGNOSI PRECOCE NEL NOSTRO OSPEDALE » «I genitori hanno saputo subito, ci ha colpito la loro grande forza» E' STATO fin dalla prima ecografia, effettuata alla decima settimana di vita delle piccole al consultorio di Ravenna, che la situazione è apparsa subito molto delicata. «L'ecografo ha capito che si trattava di due gemelline ma il sospetto delle complicanze è emerso immediatamente - spiega Giovanni Grazia, da circa tre anni primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio ravennate -. Così è stata predisposta un'indagine al nostro centro prenatale di ecografia». Qui lavora la dottoressa Sara Zagorani, «uno dei fiori all'occhiello del nostro reparto». E' stata lei che ha tramutato in sospetto in certezza. «La diagnosi, dopo l'ecografia al Centro di secondo livello, era circa la sedicesima settimana, è stata precisa - continua il primario -. Era evidente che la giovane donna portava in grembo due gemelline congiunte con una sola struttura cardiaca». La mamma e il papà di Lucia e Rebecca hanno saputo da subito il peso che avrebbero dovuto portare sulle spalle. E, sempre dal primo momento, dalla prima, precocissima diagnosi, non hanno mostrato il minimo tentennamento. «RISOLUTI e fermamente determinati nel mettere al mondo le loro piccole sottolinea Grazia -. La loro scelta, per quanto ben ponderata e certamente non basata sull'onda delle emozioni, non è mai stata scalfita. L'eventualità di un'interruzione di gravidanza, per quanto risulta a noi, non è mai stata presa in considerazione. I ragazzi non hanno chiesto informazioni in questa direzione perché la volontà di partorire Lucia e Rebecca è stata fin da subito fermissima». Una scelta personale che, sicuramente, è stata sostenuta dalla fede, «fortissima e profonda», della coppia. Così i medici dell'ospedale ravennate, che anche a distanza hanno seguito con apprensione l'evolversi della situazione, hanno informato i due genitori, consigliando loro il percorso da seguire. «Vista la gestione della gravidanza - spiega il primario - sono stati indicati i centri specialistici più adatti: il Sant'Orsola di Bologna e Milano, per capire qual era il grado di intervento che, una volta nate, le piccole Rebecca e Lucia avrebbero dovuto subire». ANCHE all' ospedale di Ravenna gli specialisti, attendono col fiato sospeso. «Sono rimasto personalmente colpito dalla forza dei due ragazzi - evidenzia nel ricorare i giorni al nosocomio locale il professor Grazia -. Nella mia esperienza ho incontrato coppie, dichiaratamente molto cattoliche, che hanno fatto scelte apparentemente opposte al proprio credo dopo diagnosi complicate. In questo caso non c'è stata alcuna titubanza, è prevalsa la cultura della vita nei due genitori che hanno scelto, con consapevolezza, di andare incontro a una dura prova». Leda Santoro Image: 20110722/foto/8799.jpg AUSL RAVENNA 6 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 19 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ASSOLTO perché non punibile in quanto totalmente incapace di intendere e di ... ASSOLTO perché non punibile in quanto totalmente incapace di intendere e di volere al momento dei fatti: questa la sentenza pronunciata ieri pomeriggio dal giudice Antonella Guidomei al processo con rito abbreviato nei confronti del 35enne Stefano Ciamei. L'uomo, difeso dall'avvocato Carlo Benini, era accusato di duplice omicidio volontario, sotto il profilo del dolo eventuale, per aver provocato l'esplosione che la notte fra il 7 e l'8 dicembre 2009 costò la vita, in una palazzina di Castel Bolognese, ad Aureliano Borzatta di 84 anni e alla sua compagna Maria Bellini di 81. Ciamei, che di Borzatta era nipote, aveva aperto il gas nella propria cucina, con intenzione di suicidarsi. Invece lo scoppio, provocato da una scintilla, fece altre due vittime. Il giudice ha anche disposto tre anni di libertà vigilata in una struttura idonea, in cui proseguire il 'percorso' riabilitativo seguito finora alla Villa Azzurra di Riolo Terme. Un percorso che ha dato risultati notevoli, soprattutto sotto il profilo della pericolosità sociale che - è stato stabilito in sede di perizie, sia del consulente del pubblico ministero Roberto Ceroni, sia di quello del difensore - è notevolmente scemata. GIÀ AL momento del fatto, Stefano Ciamei era seguito dal Simap per gravi problemi schizofrenico-affettivi che riducevano enormemente le sue capacità di intendere e volere. Tutto avvenne in una palazzina di via Tommaso Biancini, in centro a Castello. In parti diverse dell'edificio abitavano Stefano Ciamei e la madre (assente la notte dell'esplosione); Aureliano Borzatta e Maria Bellini; la sorella dell'uomo, Tecla. Nello scoppio, Ciamei riportò gravi lesioni e venne ricoverato all'ospedale 'Bufalini' di Cesena; Tecla Borzatta non riportò invece conseguenze fisiche. Dimesso dall'ospedale cesenate, Ciamei venne ricoverato, agli arresti domiciliari, a Villa Azzurra. «Ricordo solo che mi trovavo sul divano e poi che c'è stata un'esplosione. Ho in testa un vuoto totale», disse al gip che andò a interrogarlo nella clinica riolese. LA TRAGEDIA causò enorme emozione a Castello, dove Aureliano Borzatta era stato assessore al Bilancio dal 1975 ai primi anni Ottanta e dove era ancora attivissimo in molte associazioni. AUSL RAVENNA 7 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ravenna Pag. 15 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CHIEDO come mai le telecamere installate ormai ovunque, qualsiasi volta si chieda... CHIEDO come mai le telecamere installate ormai ovunque, qualsiasi volta si chieda di vedere una registrazione, o non riprendono, o non registrano o sono spente. Mi hanno rubato la bici all'interno dell' ospedale dove lavoro, chiusa con ben due lucchetti: uno bloccava la ruota anteriore, uno quello posteriore. Ho fatto la notte e la mattino sono stata costretta a tornare a casa a piedi. Ma dico io: le telecamere sono specchi per allodole? Ma perché si spendono soldi per cose inutili? E' proprio un affare lavorare: ci si rimette pure. Francesca Nannini Lugo *** IN GENERE, quando si parla di sicurezza, la prima raccomandazione che viene fatta ai ravennati è quella di essere più attenti. Un'antica tradizione di civiltà e di onestà consentiva in passato ai nostri genitori e ai nostri nonni di lasciare la porta di casa aperta senza timore di dover subire furti o rapine. E ancor oggi, soprattutto da parte delle persone più anziane, la fiducia nel prossimo resta talmente alta che tanti malviventi ne approfittano per mettere a segno delle odiosissime truffe. Questa volta, però, non si può di certo imputare alla lettrice un comportamento poco responsabile: ha lasciato la bici all'interno dell' ospedale in cui lavora e l'ha chiusa con ben due lucchetti. E non serve molta immaginazione per capire l'amarezza provata da una donna che, dopo una dura notte di lavoro, al momento di tornare a casa si ritrova con la bici rubata. E se poi le telecamere di sorveglianza non funzionano, all'amarezza si aggiunge anche la frustrazione. Nei giorni scorsi, a più livelli, è stata ribadita l'importanza dell'aumento del numero di telecamere installate per garantire la sicurezza del territorio. Nel frattempo, però, sarebbe importante che funzionassero quelle che già ci sono. AUSL RAVENNA 8 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Bologna Pag. 7 (diffusione:165207, tiratura:206221) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato A RAVENNA IL PRIMO PARERE DEI MEDICI «Già alla decima settimana i genitori sapevano tutto» E' STATO fin dalla prima ecografia, effettuata alla decima settimana di vita delle piccole al consultorio di Ravenna, che la situazione è apparsa subito molto delicata. «L'ecografo ha capito che si trattava di due gemelline ma il sospetto delle complicanze è emerso immediatamente - spiega Giovanni Grazia (nella foto), da circa tre anni primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia del nosocomio ravennate -. Così è stata predisposta un'indagine al nostro centro prenatale di ecografia». Qui lavora la dottoressa Sara Zagorani, «uno dei fiori all'occhiello del nostro reparto». E' stata lei che ha tramutato in sospetto in certezza. «La diagnosi, dopo l'ecografia al Centro di secondo livello, era circa la sedicesima settimana, è stata precisa continua il primario -. Era evidente che la giovane donna portava in grembo due gemelline congiunte con una sola struttura cardiaca». LA MAMMA e il papà di Lucia e Rebecca hanno saputo da subito il peso che avrebbero dovuto portare sulle spalle. «Risoluti e fermamente determinati nel mettere al mondo le loro piccole - sottolinea Grazia -. La loro scelta, per quanto ben ponderata e certamente non basata sull'onda delle emozioni, non è mai stata scalfita». Così i medici dell'ospedale ravennate, che anche a distanza hanno seguito con apprensione l'evolversi della situazione, hanno informato i due genitori, consigliando loro il percorso da seguire. «Vista la gestione della gravidanza - spiega il primario - sono stati indicati i centri specialistici più adatti: il Sant'Orsola di Bologna e Milano, per capire qual era il grado di intevento che, una volta nate, le piccole Rebecca e Lucia avrebbero dovuto subire». ANCHE all'ospedale di Ravenna gli specialisti, attendono col fiato sospeso. «Sono rimasto personalmente colpito dalla forza dei due ragazzi evidenzia nel ricordare i giorni al nosocomio romagnolo il professor Grazia -. Nella mia esperienza ho incontrato coppie, dichiaratamente molto cattoliche, che hanno fatto scelte apparentemente opposte al proprio credo dopo diagnosi complicate. In questo caso non c'è stata alcuna titubanza, nei due genitori, che hanno scelto con consapevolezza di andare incontro a una dura prova. È prevalsa la cultura della vita». Leda Santoro Image: 20110722/foto/1479.jpg AUSL RAVENNA 9 22/07/2011 QN - Il Resto del Carlino - Ed. Nazionale Pag. 19 (diffusione:165207, tiratura:206221) RAVENNA «DUE RAGAZZI risoluti, fin dalla prima, spiazzante, diagnosi». Giovanni Grazia, primario di ostetricia e ginecologia all'ospedale di Ravenna, ricorda con precisione quei momenti, quando, ai genitori, delle piccole Rebecca e Lucia è stata data per la prima volta la notizia sulla salute delle bimbe, unite da un unico cuore. «Già dalla prima ecografia, effettuata alla decima settimana di vita dei feti al consultorio ravennate, è emerso il sospetto delle complicanze - continua il primario -. Dall'indagine predisposta di conseguenza al nostro centro prenatale di ecografia è arrivata la diagnosi: era circa la sedicesima settimana». La mamma e il papà delle due gemelline, una coppia di trentenni del Ravennate, hanno saputo da subito il peso che avrebbero dovuto portare sulle spalle. «Non hanno mostrato il minimo tentennamento sottolinea Grazia -. Dai colloqui con i medici sono apparsi subito risoluti e fermamente determinati nel mettere al mondo le loro gemelline. L'eventualità di un'interruzione di gravidanza non è stata presa in considerazione, per quanto ne avessero diritto. Non hanno neppure chiesto informazioni in questa direzione perché la volontà di partorire è stata chiara fin dai primi momenti». La scelta di andare incontro a dure prove, come spiega il primario, è stata sostenuta anche dalla fede, «forte e profonda», della coppia. Leda Santoro AUSL RAVENNA 10 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RAVENNA «DUE RAGAZZI risoluti, fin dalla prima, spiazzante, diagnosi». Giovann... 22/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Pag. 9 Ciamei assolto ieri in tribunale, incapace di intendere e di volere CASTEL BOLOGNESE. E' stato assolto ieri in tribunale a Ravenna Stefano Ciamei, il 34enne castellano imputato per lo scoppio di via Biancini in cui (nel dicembre 2009) persero la vita il nonno, l'ex assessore 84enne Aureliano Borzatta, e la sua compagna, l'81enne Maria Bellini. Ciamei, difeso dall'avvocato Carlo Benini, è stato assolto in quanto incapace di intendere e di volere. Il giudice ha disposto tre anni di libertà vigilata. L'uomo era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare nell'aprile del 2010. L'ordinanza gli venne notificata all'uscita dall'ospedale di Faenza dove aveva trascorso l'ultima parte della sua convalescenza. In seguito era però riuscito a ottenere i domiciliari dopo un periodo passato a Villa Azzurra, una struttura sanitaria di Riolo specializzata in pazienti con problemi psichiatrici. La misura cautelare era stata disposta per il reato di incendio, ma Ciamei era accusato soprattutto di omicidio, aggravato dal fatto che una delle vittime fosse suo parente. La tesi della Procura è che il giovane avesse tentato di togliersi la vita. Per questo avrebbe manomesso l'impianto del gas. Una scintilla provocò poi l'esplosione che uccise i due anziani e nella quale lo stesso Ciamei rimase gravemente ferito. Tentando il suicidio però, secondo gli inquirenti, avrebbe di fatto accettato il rischio di poter uccidere anche altre persone. Da qui anche l'ipotesi di reato di omicidio. AUSL RAVENNA 11 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Previste ricadute occupazionali. Interventi migliorativi per l'Arena Borghesi. Ok anche dal Pd ESPLOSIONE DEL 2009 22/07/2011 Corriere di Romagna - Ravenna Pag. 9 Via libera dal Comune: «Benefici per tutti» FAENZA. «Apprezziamo il gesto di Conad di aver voluto presentare il progetto alla città». L'amministrazione manfreda saluta così, in chiave positiva e propositiva, la decisione della proprietà di indire un momento pubblico di presentazione, tenutosi mercoledì al Mic, sulla proposta di progetto di riqualificazione del Conad Arena di viale Stradone. La posizione del Comune. «Il progetto spiega il vicesindaco Massimo Isola - sarà sicuramente oggetto di approfondimenti ulteriori assieme a tutti i soggetti interessati alla vicenda (Conad, Comune, Ausl, Il raggio verde). Crediamo però che gli aspetti di valorizzazione dell'interesse pubblico che insistono in quell'area, proprio in quel progetto siano non solo rispettati ma anche migliorati con un beneficio per l'intera collettività». Una proposta che piace al Pd. Il progetto ottiene pareri positivi anche dal Pd che in una nota del segretario, Savino Dalmonte, afferma come «non ci sembra che si metta in discussione il futuro dell'Arena e non rappresenta uno scempio architettonico. Anzi prevede una riqualificazione che darà una continuità non solo funzionale dell'area». Un esempio di progettazione partecipata. Questo sorta di progettazione partecipata sembra possa trovare nel nuovo Conad Arena un esempio da seguire anche in futuro. «Tanto è - conferma Isola che prossimamente si terrà un nuovo incontro tra tutti i soggetti coinvolti». Intanto dal Comune si afferma come «sia concreta la possibilità che l'Ausl metta a disposizione lo spazio dell'Arena in modo gratuito permettendoci di risparmiare il canone di 12mila euro annui». Gli aspetti occupazionali. Ma c'è anche un aspetto economico ed occupazionale che per l'amministrazione non va sottovalutato. Per il vicesindaco «in un momento come questo trovare un soggetto che investe nel territorio crediamo sia un evento da salutare con grande attenzione. Soprattutto se si punta alla qualità e al miglioramento dell'intervento. Le ricadute occupazionali dirette a seguito dell'ampliamento del Conad Arena si riverserebbero così direttamente nel tessuto sociale faentino». Il progetto. L'intervento di adeguamento ipotizzato per lo spazio di vendita Conad di fatto interesserebbe un'area di 338 metri quadrati di ampliamento. Espansione che comporterebbe, di conseguenza, una riduzione della superficie a disposizione dell'Arena Borghesi dagli attuali 1.590 ai futuri 1.252 metri quadrati. Questo però non intaccherebbe la possibilità di mantenere i 348 posti a sedere oggi esistenti ed inoltre prevederebbe una serie di investimenti di recupero architettonico e ripristino del verde abbattuto. Gli interventi migliorativi. Dei 2milioni di euro di spesa ipotizzata dalla proprietà, più del 50% verrebbero utilizzati per interventi sull'Arena Borghesi e per la razionalizzazione e messa in sicurezza della viabilità (circa 330mila euro). Inoltre sulla nuova parete divisoria tra supermercato e Arena è stato pensato di mettere a dimora piante rampicanti «di vario tipo ed ancora da individuare» con una ulteriore piantumazione di alberi. Ed ancora lavori sono previsti per il portale d'ingresso che lo riporterà alla conformazione del 1927 e verrà ristrutturato anche lo stabile oggi adibito a biglietteria, bar e camera di proiezione. Riccardo Isola FAENZA. Gli effetti della "Legge Brunetta" sul pubblico impiego ha ricadute anche sui dirigenti comunali, che devono essere funzionari di ruolo e non più a tempo determinato o facenti funzioni. Ecco come dovrebbero diventare il Conad e l'Arena Borghesi secondo quanto previsto dal nuovo progetto AUSL RAVENNA 12 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato AMPLIAMENTO CONAD 22/07/2011 La Voce di Romagna - Rimini Pag. 15 (diffusione:30000) Distribuzione diretta negli ospedali, i farmacisti pronti alla serrata RIMINI - (pf) E' guerra aperta tra i farmacisti di Rimini e l'azienda sanitaria locale sulla distribuzione diretta ospedaliera dei farmaci. "Chiediamo un incontro urgente con l'Asl - ha scandito ieri davanti ai giornalisti il presidente provinciale di Federfarma dottor Roberto Deluigi (foto) - per chiedere che venga recepito e rispettato anche a Rimini l'accordo firmato dalla nostra categoria con la Regione Emilia Romagna, che prevede una diminuzione della distribuzione diretta in ospedale dei farmaci di fascia A, in modo che le persone possano ritirarli più comodamente nelle farmacie di quartiere; e per la distribuzione attraverso la rete classica, dei farmaci ad alto costo, con un rimborso alle nostre aziende di soli 4 euro a pezzo". "Nei mesi passati - prosegue Deluigi - non siamo mai stati ricevuti dall'azienda sanitaria pubblica, ma se ora ci fosse rifiutato l'incontro, oppure nel caso di risposta negativa sull'accordo che vale in tutta la Regione, siamo disposti a promuovere una forma di protesta estrema". Del tipo? "La serrata di un giorno delle farmacie". La federazione dei proprietari di farmacie hanno molte frecce al loro arco: in un sondaggio svolto in 69 esercizi, con 1.796 persone, il 99% delle persone ascoltate ha affermato che, potendo scegliere, preferisce ricevere le medicine dal proprio farmacista di fiducia, evitando spostamenti inutili e perdite di tempo. E' inoltre emerso che ben il 64% dei cittadini ha ricevuto l'esplicito suggerimento di ritirare i farmaci di cui necessita presso un ospedale, nel 15% dei casi l'indicazione è arrivata dal proprio medico di medicina generale. Più di 3 cittadini su dieci non sanno che possono ritirare i medicinali in farmacia anche quando si suggerisce di andare in ospedale. Un altro punto: i dati di bilancio Ausl Rimini fra il 2007 e il 2009 dimostrano che a fronte di un risparmio di 3 milioni di euro, sono stati spesi 4 milioni in più per gli acquisti, senza contare il costo delle assunzioni di circa 15 farmacisti e altrettanti assistenti: in poche parole, per l'azienda pubblica la distribuzione diretta non si traduce in un risparmio di risorse pubbliche o in una convenienza. Ma ieri Deluigi ha suonato un campanello d'allarme soprattutto per le 10 farmacie rurali dell'alta Valmarecchia, autentico presidio sociale e sanitario in un territorio molto vasto e poco densamente abitato: "un patrimonio da salvaguardare come faceva la Regione Marche che dava loro un sussidio di 1.000 euro al mese, diversamente dall'Emilia Romagna, circa 3-400 euro l'anno". Queste farmacie "hanno subìto un tracollo dalla distribuzione diretta nell' ospedale di Novafeltria e rischiano di chiudere se non si applicherà l'accordo". Si tratta - per essere concreti di evitare agli anziani di fare fino a 12 km di strada per procurarsi le medicine, come succede oggi. AUSL RAVENNA 13 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le farmacie rurali dell'Alta Valmarecchia rischiano di chiudere: "L' Ausl recepisca a Rimini il nostro accordo con la Regione" 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 25 (diffusione:30000) LUGO - Poche ore, e sarà stato di agitazione. E' il primo passo della rivoluzione ingaggiata dai medici contro l'Ausl. Il malcontento, covato sotto la cenere di anni di incomprensioni, è esploso martedì in tutta la sua forza nel corso di un'assemblea di tutti i medici di famiglia all'hotel Cube di Ravenna. Su 284, ne erano presenti ben oltre i duecento, e a parte un contrario e un astenuto, tutti hanno convenuto sulla necessità di alzare la voce. In gergo sindacale, stato di agitazione, che dovrebbe essere proclamato nelle prossime ore. Non è ancora sciopero vero e proprio - che i medici prendono in considerazione solo come atto estremo, e vorrebbero evitare - ma un avvertimento all'Ausl. Nel concreto, si traduce nella rottura dei rapporti con l'azienda, in uno stop ai gruppi di lavoro coordinati tra medici e Usl sulle diverse problematiche della sanità, e l'interruzione dei tavoli sindacali. Tavoli che - dicono i medici - neppure vengono convocati, visto che in sette mesi del 2011, solo una volta l'Ausl ha ritenuto di sentire i suoi medici, e solo per discutere di sanzioni da comminare verso qualche dottore, non certo per ragionare sullo stato di salute della sanità in provincia Un atteggiamento che la dice lunga sull'incomunicabilità ormai conclamata tra base e direzione sanitaria. L'ultima perla, di una collana di problemi irrisolti da anni, è arrivata con l'invio a molti medici di medicina generale da parte dell'Asl di una richiesta di chiarimenti circa la prescrizione di farmaci off label. E' di questo che martedì sera oltre 200 medici si sono ritrovati a discutere. Stando all'Ausl, infatti, la stragrande maggioranza dei medici di famiglia ha il ricettario troppo facile: si prescrivono medicine - scaricandole sul sistema sanitario nazionale - con troppa libertà. In particolare, appunto, i farmaci off label, cioè farmaci già registrati ma utilizzati in situazioni che, per patologia, popolazione o posologia vengono prescritte in maniera non conforme allo stesso. Deroghe che secondo l'Ausl i medici si sono autoconcesse troppe volte, facendo pagare allo Stato il costo dei medicinali e garantendo un risparmio al cittadino. E se è un dovere dell'azienda, attraverso il suo ufficio farmaceutico, verificare la conformità delle prescrizioni, e in caso di difformità intervenire chiedendone conto al medico, fino a poter lamentare un danno erariale e ad esigere il rimborso di eventuali medicinali prescritti con troppa facilità a carico del servizio nazionale, per i dottori la procedura seguita dall' Ausl non è la più corretta. I criteri per contestare le prescrizioni - lamentano - sono opinabili. E inoltre aggiungono - se può accadere che nelle 15mila ricette che un medico compila in media ogni anno, ci sia qualche farmaco il cui costo è stato erroneamente scaricato sul servizio sanitario nazionale, per ovviare al problema si dovrebbe procedere con controlli più frequenti. Non una volta all'anno, come è accaduto, dando alla fine la visione di una rete di medici di base scalcagnata. E' che questa ultima tirata d'orecchie dell'Ausl ai medici, viene percepita come un atto punitivo. Irragionevole. L'ennesima ricerca di contenzioso che fa gridare certi medici al "mobbing"; un comportamento che mina la serenità di chi svolge la professione. Con l'esito che - sentendosi sempre nel mirino per delle faccende burocratiche - si rischia di trascurare l'aspetto clinico. Cioè il paziente. "E noi non abbiamo intenzione di trascurare i nostri pazienti per dovere rincorrere direttive burocratiche aziendali", sbottano i medici. Il risparmio ad ogni costo, protestano i camici bianchi, che finisce per non dare alla gente un servizio all'altezza delle aspettative di cura. E allora, sciopero. Nella forma mitigata, per ora, dello stato di agitazione, ma sempre con il sapore di un braccio di ferro ormai difficile da gestire. L'obiettivo - non auspicato esplicitamente, ma nemmeno negato - è ottenere un passo indietro, o almeno un cambio di rotta, da parte dell'attuale direttore generale, Tiziano Carradori, che se ha risanato i conti in rosso dell'azienda, tuonano i dottori, allo stesso tempo non ha mantenuto le aspettative sul miglioramento della qualità del servizio sanitario. Un malcontento che arriva esplicitamente dai medici di medicina generale, ma che striscia ormai anche tra i camici bianchi degli ospedali. E coinvolge la politica. E' di venti giorni fa la semibocciatura dell'operato di Carradori espressa dal sindaco pd di Faenza, Giovanni Malpezzi. Appena uno spiffero, nell'ortodosso gradimento del centrosinistra verso il direttore generale, che esce fuori da un Partito democratico che, se anche ufficialmente cerca di fare quadrato intorno al numero uno AUSL RAVENNA 14 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I medici voltano le spalle a Carradori 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 25 (diffusione:30000) AUSL RAVENNA 15 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato dell'Ausl ravennate, comincia a maturare malumori. Anche tra personaggi eccellenti del principale partito di governo. Ed è questa inedita "alleanza" tra medici e politica che sembra particolarmente temere la direzione dell'Ausl 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 25 (diffusione:30000) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Anche Russi dove erano ormai date per imminenti si tira indietro Scontro aperto tra i medici di famiglia e la direzione sanitaria dell'Ausl di Ravenna AUSL RAVENNA 16 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 25 (diffusione:30000) Case della salute ancora ferme al palo LUGO - L'Ausl ne parla da anni. Con la complicità della politica locale rispuntano fuori ad ogni tornante elettorale. Ma le case della salute, quei Nuclei di cure primarie che Unità sanitaria e centrosinistra vorrebbero aprire al più presto in provincia, dove i cittadini troveranno medici e infermieri per ogni evenienza, sono ancora ferme al palo. Perché manca l'accordo con chi quelle "Case" dovrebbe tenerle aperte: i medici, appunto. Tutto il progetto definito dall'Ausl, contiene proposte che i dottori ritengono irricevibili. Solo promesse - lamentano - come sono solamente promesse al vento quelle che danno per imminenti questi Nuclei sul territorio. Nel maggio 2010, erano date per prossime le aperture dei primi nuclei a Bagnacavallo e Russi. Sono passati 14 mesi, e di queste "Case" ancora non se ne è vista una, persino lì, a Russi, dove gli accordi coi medici sembravano più realistici che altrove. Nulla. Adesso, dopo l'ennesimo scontro con l'Ausl sulle prescrizioni, che ha visto la quasi totalità dei medici di base scendere sul piede di guerra, anche Russi si tira indietro. Stato di agitazione dei camici bianchi, del resto, questo significa: i dottori continueranno ad andare in ambulatorio a curare i loro pazienti, ma qualsiasi ragionamento con la direzione sanitaria è sospeso. Interrotto qualsiasi discorso fino a quando l'Ausl non cambierà atteggiamento verso i suoi professionisti. Compreso il ragionamento sulle case della salute. Anche a Russi, che sembrava in procinto di aprire. Figuriamoci altrove, dove lo scontro è talmente aperto che nemmeno se ne parla. AUSL RAVENNA 17 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nonostante le promesse manca l'accordo coi chi dovrebbe tenerle aperte 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 25 (diffusione:30000) I medici voltano le spalle a Carradori Ausl nella bufera: i sindacati minacciano lo sciopero LUGO - Poche ore, e sarà stato di agitazione. E' il primo passo della rivoluzione ingaggiata dai medici contro l'Ausl. Il malcontento, covato sotto la cenere di anni di incomprensioni, è esploso martedì in tutta la sua forza nel corso di un'assemblea di tutti i medici di famiglia all'hotel Cube di Ravenna. Su 284, ne erano presenti ben oltre i duecento, e a parte un contrario e un astenuto, tutti hanno convenuto sulla necessità di alzare la voce. In gergo sindacale, stato di agitazione, che dovrebbe essere proclamato nelle prossime ore. Non è ancora sciopero vero e proprio - che i medici prendono in considerazione solo come atto estremo, e vorrebbero evitare - ma un avvertimento all'Ausl. Nel concreto, si traduce nella rottura dei rapporti con l'azienda, in uno stop ai gruppi di lavoro coordinati tra medici e Usl sulle diverse problematiche della sanità, e l'interruzione dei tavoli sindacali. Tavoli che - dicono i medici - neppure vengono convocati, visto che in sette mesi del 2011, solo una volta l'Ausl ha ritenuto di sentire i suoi medici, e solo per discutere di sanzioni da comminare verso qualche dottore, non certo per ragionare sullo stato di salute della sanità in provincia. AUSL RAVENNA 18 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Contestata la direzione generale. E anche nel Pd cresce il malcontento verso il dg 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 15 (diffusione:30000) "Assestamento non necessario senza il disavanzo del Consorzio" RAVENNA - Non se ne è dicusso direttamente, ma il tema dei 14 indagati per il buco nel Consorzio dei Servizi Sociali è rientrato nei lavori del consiglio comunale. Durante i lavori sulla delibera per l'assestamento al bilancio, il vicecapogruppo del Pdl, Alberto Ancarani , ha ricorda come "l'avanzo di bilancio del Comune è meno cospicuo per colpa del buco dei Consorzio che abbiamo dovuto inevitabilmente coprire. E l'assestamento non sarebbe stato necessario se non avessimo dovuto coprire il disavanzo". Per l'assessore al Bilancio Valentina Morigi però "non si tratta di una questione di necessità, avremmo dovuto realizzare questa manovra correttiva anche senza il deficit del Consorzio; semmai è la modalità di copertura che riguarda il disavanzo". Anche se "avremmo realizzato l'assestamento di bilancio in maniera più naturale con l'avanzo che abbiamo usato per coprire il buco". Il capogruppo del Pri, Alberto Fussi , al momento delle dichiarazioni di voto ha avvisato l'opposizione che "il disavanzo del Consorzio non è una appropriazione indebita di risorse pubbliche, sono spese oltre il limite. Ma comunque a fronte di servizi realmente effettuati". Tesi che però non ha convinto il capogruppo della Lega nord, Learco Tavoni , che a Fussi ha risposto che "non si può ignorare la questione del Consorzio servizi, dirà la magistratura se sono stati spesi bene o male; ma anche per questo motivo voto no alla delibera". Alla fine l'assestamento è passato con il voto favorevole della maggioranza, l'astensione del M5s (con il capogruppo Pietro Vandini che ha concordato con la Morigi nel ritenere "la manovra comunque necessaria") e il voto contrario di Pdl, Lega Nord e Lista per Ravenna. E propio il capogruppo della lista civica Alvaro Ancisi nel pomeriggio di ieri ha divulgato una nota con i nomi dei 14 componenti dei due Cda e del collegio dei revisori la vaglio della magistratura. Secondo la nota, "l'aiutino" è arrivato in seguito "alla richiesta di trasparenza del Pdl". Dentro ci sono, oltre al direttore a ai due presidenti dei Cda (entrambi in quota Pd), tre designati dall'Ausl, altri sei dal Pd o Margherita, uno di Rifondazione e uno dal Pri. Buco di Consorzio da 9,5 milioni e 14 indagati: la discussione arriva a palazzo Merlato AUSL RAVENNA 19 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il Pdl: "Costretti alla manovra per il caso dei Servizi sociali". Il Pri: "Ma nessuno ha intascato dei soldi" 22/07/2011 La Voce di Romagna - Ravenna Pag. 1 (diffusione:30000) Contestata la direzione di Carradori: minacciano lo sciopero LUGO - Poche ore, e sarà stato di agitazione. E' il primo passo della rivoluzione ingaggiata dai medici contro l'Ausl. Il malcontento, covato sotto la cenere di anni di incomprensioni, è esploso martedì in tutta la sua forza nel corso di un'assemblea di tutti i medici di famiglia all'hotel Cube di Ravenna. Su 284, ne erano presenti ben oltre i duecento, e a parte un contrario e un astenuto, tutti hanno convenuto sulla necessità di alzare la voce. In gergo sindacale, stato di agitazione: dovrebbe essere proclamato nelle prossime ore. Non è ancora sciopero - che i medici prendono in considerazione solo come atto estremo, e vorrebbero evitare - ma un avvertimento all'Ausl. Nel concreto, si traduce nella rottura dei rapporti con l'azienda, in uno stop ai gruppi di lavoro coordinati tra medici e Usl sulle diverse problematiche della sanità, e l'interruzione dei tavoli sindacali. Tavoli che - dicono i medici - neppure vengono convocati, visto che nel 2011, solo una volta l'Ausl ha ritenuto di sentire i suoi medici, e solo per discutere di sanzioni da comminare verso qualche dottore. A pagina 25 AUSL RAVENNA 20 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ausl nella bufera.Anche nel Partito Democratico cresce il malcontento verso il vertice Medici in rivolta contro il capo SANITÀ NAZIONALE 27 articoli 22/07/2011 Corriere della Sera - Roma Pag. 2 (diffusione:619980, tiratura:779916) Sanità, i ticket verranno rimodulati Polverini: «Così saremo più forti nei confronti del governo» L'opposizione «Adesso si faccia come nelle altre Regioni: si blocchi immediatamente il pagamento dei nuovi balzelli» Clarida Salvatori Alla fine, i veti posti da più parti all'introduzione dei nuovi ticket sanitari hanno sortito gli effetti sperati, se anche il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha deciso di intervenire. Entro settembre - ha assicurato a margine degli Stati generali della sanità, organizzati ieri a Roma dalle sigle sindacali mediche - sarà infatti attivato un tavolo con le Regioni per la rimodulazione del balzello deciso dalla manovra finanziaria. «Bisogna assolutamente arrivare ad un'intesa», ha auspicato il ministro. Soddisfazione tangibile quella della governatrice del Lazio, Renata Polverini, che da giorni professava la necessità di un fronte comune tra le amministrazioni regionali, contro la maggiorazione di 10 euro delle tariffe delle visite specialistiche, in vigore dall'inizio della settimana. «La posizione delle Regioni è quella di assegnare agli assessori alla Sanità l'incarico di indicare delle linee guida - spiega - per rendere l'aggravio economico dei ticket, già dannoso, anche meno ingiusto». Una nota positiva, insomma, per la nostra regione (in cui, in seguito all'ultima aggressione di un camice bianco da parte dei parenti di una piccola paziente, è stato per altro istituito il Tribunale dei diritti del medico) che da anni lotta con bilanci disastrosi per la sanità e casse in rosso fisso. «Ho tentato di spiegarlo in questi giorni - continua la Polverini -. Le Regioni con un piano di rientro avranno, a maggior ragione, difficoltà a trovare una copertura nel caso in cui si dovesse decidere di agire separatamente. E poi lavorare insieme significa, da un lato, rafforzare le Regioni nel confronto con il Governo; dall'altro, evitare che si sommi a un'ingiustizia anche una sperequazione tra amministrazioni». Come dire che l'unione fa la forza. «In un tavolo unitario, si può trovare una soluzione migliore di quella che si troverebbe da soli». Tiepida però l'accoglienza riservata alla notizia del tavolo comune da parte dei consiglieri della Regione e dei sindacati. E la causa va ricercata nei due mesi di tempo che i cittadini dovranno aspettare per sapere cosa ne sarà degli aumenti. «Mentre altri governatori di Regione hanno sospeso il provvedimento - dichiara Giulia Rodano (Idv), vicepresidente della commissione Sanità alla Pisana - qui nel Lazio i nuovi ticket già si pagano. In attesa delle linee guida comuni, la Polverini sospenda immediatamente l'imposizione di queste super tasse». «Di solito il Lazio segue le indicazioni del ministro in modo rigido. Perché questa volta non lo fa? - si chiede Enzo Foschi (Pd) - Se la Polverini, come dichiara, ritiene i ticket una "iattura sociale", perché non li congela?». «Il centrodestra dimostra di non avere a cuore i cittadini - le conclusioni di Giuseppe Parroncini (Pd) - ma la sanità privata. Siamo di fronte al paradosso del pubblico che lavora per il privato». E ancora la Cisl: «Ci permettiamo di ricordare alla presidente che tutti vogliamo raggiungere lo stesso risultato - afferma Francesco Simeoni, segretario generale del Lazio - e che sarebbe utile ritrovarsi intorno a un tavolo per individuare insieme le soluzioni più opportune». RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Superticket A settembre verrà avviato un tavolo comune per la rimodulazione delle nuove tariffe sanitarie SANITÀ NAZIONALE 22 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La proposta Il ministro Fazio: «A settembre un tavolo unico delle amministrazioni regionali» 22/07/2011 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 21 (diffusione:619980, tiratura:779916) Lettera-testamento di Cal «No al piano del Vaticano» Il testo ai consiglieri 72 ore prima del suicidio L'ipotesi Il manager aveva spiegato perché preferiva l'entrata in scena di Rotelli Mario Gerevini Simona Ravizza MILANO - Una lettera-testamento inviata 72 ore prima di togliersi la vita in cui viene di fatto contestata l'entrata del Vaticano nel salvataggio del San Raffaele. L'ha spedita venerdì scorso Mario Cal, il vice suicida di don Luigi Verzé. Destinatari, tutti i consiglieri di amministrazione del cda travolto dalla voragine dei debiti, il collegio sindacale, il prefetto di Milano, il ministro della Salute e i revisori dei conti. Così il manager che lunedì si è sparato un colpo di pistola alla testa spiega per l'ultima volta perché, a suo avviso, il piano di salvataggio dell'imprenditore della sanità privata Giuseppe Rotelli era da preferire all'entrata del Vaticano. È una risposta alle accuse dei banchieri Carlo Salvatori e Ennio Doris che imputavano a lui e a don Verzé manovre sotterranee in contrasto con le decisioni del consiglio di amministrazione. Tramite la società di famiglia Velca, Rotelli era disposto a investire immediatamente 250 milioni di euro con la garanzia di fare fronte a tutti i pagamenti. Ma, alla fine, le scelte di don Verzé sono andate in altra direzione. L'ultimo saluto a Mario Cal sarà dato oggi alle 14.30 sotto la stessa Cupola che l'ha visto uccidersi. Il vice di don Verzé si è tolto la vita nella stanzetta per le riunioni del 6° piano sotto l'ufficio del fondatore dell'ospedale e oggi, sempre lì ma al pianterreno, si svolgerà il funerale. Una scelta non condivisa da molti raffaeliani. Non è scontata la presenza del sacerdote che, al momento, non pare intenzionato a partecipare alla cerimonia funebre. La messa sarà celebrata da don Paolo Natta, uno dei Sigilli, i fedelissimi del prete manager. E, intanto, restano soltanto 55 giorni di tempo per salvare il San Raffaele dalla bancarotta. Li ha concessi ieri la Procura di Milano agli uomini del Vaticano che dovranno presentare un piano di risanamento del colosso ospedaliero a rischio di crac per un miliardo di debiti entro il 15 settembre. Oltre, c'è il baratro del fallimento, inevitabile davanti a decreti ingiuntivi di fornitori non pagati per almeno 60 milioni di euro. All'incontro, che si è svolto alla Sezione fallimentare del Tribunale, hanno partecipato il pm Luigi Orsi, il giurista ex ministro Giovanni Maria Flick per conto del cda del San Raffaele e il presidente del Tribunale fallimentare Filippo Lamanna. In Procura ieri è stato sentito anche il revisore della Bdo, la società che si occupava della certificazione dei bilanci della Fondazione Monte Tabor. L'ultimo bilancio, per altro, quello approvato dal precedente cda, non è stato certificato poiché la Bdo ha dichiarato di non avere avuto tutti gli elementi per poter dare il via libera ai conti. Non solo: i pm titolari delle indagini, Luigi Orsi e Laura Pedio, hanno convocato e ascoltato anche un membro del collegio sindacale. Una mossa che rende evidente quanto i magistrati in questa fase stiano cercando di far luce sui bilanci e sulla contabilità del gruppo ospedaliero. Sullo sfondo, una carenza di informazioni e carte contabili tale da rendere impenetrabile una parte della contabilità e complicatissima la ricostruzione del rendiconto consolidato. Il buio è particolarmente accentuato sul fronte delle società estere. E gli stessi esperti della Deloitte, che nelle ultime settimane hanno condotto un'analisi dei conti a supporto del piano di ristrutturazione, avrebbero lamentato una grave mancanza di documentazione. È il motivo per cui il segnale più importante che dovrebbe dare la nuova gestione alla Procura per allontanare il rischio di una richiesta di fallimento è negli uomini. Cioè mettere alla guida manager credibili, ma ancor di più dar loro i poteri necessari per governare il gruppo ospedaliero. È, forse, il passaggio più delicato perché vuol dire smantellare il sistema di potere di don Verzé che poggia sugli statuti della Fondazione e, al piano superiore, dell'Associazione Monte Tabor. Una governance semi-clandestina, ma vincolante, che garantisce a vita il potere a don Verzé e ai suoi fedelissimi. Se i nuovi uomini non prendono realmente le redini, è possibile che la richiesta di fallimento venga anticipata. Del resto il vuoto al San Raffaele sta producendo danni ogni giorno che passa. Prevista per oggi la nomina di due superconsulenti: l'esperto di piani di risanamento Enrico Bondi (crac Parmalat) e uno dei manager storici SANITÀ NAZIONALE 23 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato San Raffaele I pm danno l'ultimatum: piano di salvataggio o fallimento 22/07/2011 Corriere della Sera - Ed. Nazionale Pag. 21 (diffusione:619980, tiratura:779916) SANITÀ NAZIONALE 24 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato (e più apprezzati) del San Raffaele Renato Botti, fino allo scorso gennaio direttore generale con piene deleghe, poi entrato in rotta di collisione con Don Verzè e Cal. RIPRODUZIONE RISERVATA 60 Foto: Milioni Tanto è costata la cupola con l'arcangelo del San Raffaele (Newpress/Salerno) La scheda Il cda Oggi si riunisce il consiglio di amministrazione del San Raffaele chiamato a nominare i nuovi super-consulenti che dovranno tirar fuori dalle secche il gruppo ospedaliero gravato da quasi un miliardo di debiti Protagonisti Enrico Bondi (nella foto Imagoeconomica), esperto di piani di risanamento come per il crac Parmalat, potrebbe ricevere un mandato dal consiglio targato Vaticano. Al suo fianco uno dei manager storici del San Raffaele, Renato Botti 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) San Raffaele, due mesi di respiro I magistrati hanno anche chiesto piena luce sulla passata gestione IL BOARD DI OGGI Verso la nomina di Bondi come superconsulente. Concordato preventivo vicino ma l'amministrazione straordinaria non è esclusa Carlo Festa MILANO L'ultimatum del Tribunale fallimentare di Milano è perentorio: il nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Monte Tabor ha meno di due mesi di tempo per porre le basi del risanamento dell'ospedale San Raffaele. La scadenza (il 15 settembre) è stata fissata nell'incontro di ieri a Palazzo di Giustizia che vedeva da una parte l'ex ministro Giovanni Maria Flick, membro del Cda della Fondazione Monte Tabor, affiancato dall'avvocato Franco Gianni, e dall'altra il presidente della IV sezione, Filippo Lamanna e il pubblico ministero Luigi Orsi. Flick aveva chiesto ai magistrati almeno tre mesi per fare gli accertamenti contabili sullo stato finanziario dell'ente e per predisporre un piano di salvataggio. Ne sono stati dati soltanto due. Nel corso dell'incontro i magistrati avrebbero chiesto al nuovo Cda di operare nella «massima trasparenza» valutando con attenzione le attività compiute dalla passata gestione. Proprio ieri la presidenza della Fondazione Monte Tabor ha smentito «categoricamente e nettamente ogni supposizione sulla costituzione di conti neri all'estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione». Una gestione guidata da Don Verzè e da Mario Cal, il manager suicidatosi lunedì scorso. Ora i riflettori sono puntati sul consiglio di amministrazione previsto in mattinata all'ospedale San Raffaele e al termine del quale verrà diffuso un comunicato. Una riunione presieduta dal nuovo vice-presidente Giuseppe Profiti, il manager voluto dal Vaticano per portare in salvo Don Luigi Verzè, nella quale probabilmente Il Cda affiderà un mandato come super-consulente a Enrico Bondi, il risanatore di Parmalat che avrà il compito di tirar fuori dalle secche l'ospedale milanese, che rischia di fallire con un buco, per ora, da circa 900 milioni di euro. A fianco di Bondi lavorerà l'avvocato Francesco Gianni, cioè proprio la coppia che si era presa cura di salvare il gruppo di Collecchio subito dopo il default di Calisto Tanzi. Gianni, che avrebbe ottenuto l'incarico direttamente dal Vaticano, tuttavia è da circa una settimana già al lavoro sul dossier. Negli ultimi tre giorni si è diviso tra Milano e Roma per incontrare i componenti del consiglio di amministrazione. Sul suo tavolo i consulenti della Fondazione (l'avvocato Marco Arato, il banchiere Arnaldo Borghesi e il commercialista Giovanni La Croce) hanno mandato il progetto di concordato in continuità. Le soluzioni allo studio verranno comunque discusse oggi dal Cda. Allo stato attuale, secondo le indiscrezioni, tutte le ipotesi sono valide e non è stato ancora deciso quale strada seguire: il concordato preventivo come proposto dai consulenti storici del San Raffaele sembra favorito, ma ancora non si esclude del tutto l'amministrazione straordinaria ai sensi della Legge Marzano, già testata da Bondi nel 2003 quando fu introdotta nell'ordinamento per gestire il fallimento Cirio e Parmalat. © RIPRODUZIONE RISERVATA Debiti v/fornitori 511,539 Debiti v/collegate 73,506 Debiti diversi 114,448 Debiti finanziari 215,431 Fondo rischi e oneri 30,320 Sub totale 945,307 Conti d'ordine di cui: Verso factor 89,149 Garanzie concesse 33,502 Garanzie concesse e non iscritte 17,500 Impegni per leasing 256,077 Sub totale 396,228 Crediti dubbi di cui: Tributari 11,700 Ministero della Salute 9,000 Contenziosi tributari 17,000 Sub totale 37,700 TOTALE 1.379,235 Fonte: elaborazione su dati Deloitte - Progetto Hsr, situazione patrimoniale straordinaria, seconda bozza di relazione, 4/7/2011 Situazione debitoria del gruppo Fondazione Centro S. Raffaele del Monte Tabor al 31 marzo 2011 dopo le rettifiche effettuate da Deloitte. In milioni di euro Lo stato passivo SANITÀ NAZIONALE 25 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salvataggi. Il Tribunale di Milano concede al nuovo cda una proroga per gettare le basi del risanamento 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: Il riassetto. L'Ospedale San Raffaele di Milano SANITÀ NAZIONALE 26 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 35 (diffusione:334076, tiratura:405061) Il passivo sale a 1,4 miliardi di euro NUOVE FALLE Accanto a 945 milioni di debiti finanziari e verso fornitori ne spuntano 396 iscritti ai conti d'ordine e quasi 38 di crediti dubbi Angelo Mincuzzi e Giuseppe Oddo È di quasi 1,4 miliardi il passivo patrimoniale della Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor, che controlla il gruppo ospedaliero milanese fondato da don Lugi Verzè. Il dato (tabella in alto) è stato calcolato dal Sole-24 Ore sulla base della relazione sulla situazione al 31 marzo 2011 redatta dal revisore Deloitte per un eventuale piano di ristrutturazione. La parte più consistente del passivo è quella relativa ai debiti, che ammontano a 945,3 milioni (compresi i 30,3 di fondo rischi e oneri). Si tratta però soprattutto (per 511,5 milioni) di debiti verso fornitori. Di questi, quasi 370 milioni derivano da fatture scadute, ossia emesse dal fornitore ma non pagate entro il termine dei 90 giorni abituale in campo sanitario. In particolare, 102 milioni risultano scaduti da 180 a 360 giorni e altri 105 milioni da oltre un anno. Il gruppo non provvede al regolare pagamento delle fatture nemmeno verso la Laboraf, il suo laboratorio di analisi cliniche, che al 31 marzo presentava 57,3 milioni di crediti commerciali verso la Fondazione accanto a un fatturato di appena 8 milioni nello stesso trimestre. I tempi medi di pagamento del San Raffaele si attestano in altre parole tra i 400 e i 500 giorni dalla data di emissione delle fatture da parte dei fornitori, che si configurano come i veri finanziatori dell'attività economica. Non a caso i debiti finanziari sono meno della metà di quelli verso i fornitori (215,4 milioni) e sono rappresentati per 165,5 milioni da un finanziamento Bei a tasso fisso del 5,529%, della durata di ventidue anni, erogato nel 2007 da un pool di banche e impiegato per estinguere un altro debito. In pratica il prestito Bei è un mutuo assistito da ipoteca di primo grado sugli immobili di Via Olgettina e Cologno Monzese (valutati 244 milioni in totale) ed è collegato a dei convenants (clausole) che risultano in parte non rispettati. A queste voci vanno poi sommate quelle relative ai conti d'ordine e ai crediti dubbi. I conti d'ordine sono debiti potenziali e garanzie prestate e ammontano a oltre 396 milioni. Tra di essi figurano 256 milioni di impegni per l'acquisto in leasing di immobili e attrezzature e oltre 89 milioni di debiti finanziari verso società di factoring per crediti ceduti pro-solvendo (che la Fondazione è cioè obbligata a riprendersi in caso di mancato incasso da parte del factor). Le garanzie raggiungono i 51 milioni e sono a fronte di fidejussioni bancarie e assicurative a favore di terzi. Tra queste abbiamo inserito l'ipoteca da 17,5 milioni, non iscritta nei conti d'ordine, che grava sui terreni e su parte dei fabbricati di Salvador de Bahia, in Brasile. L'ipoteca è stata concessa a garanzia di finanziamenti bancari erogati al Monte Tabor Centro Italo-Brasileiro. I crediti dubbi sono invece di ammontare più modesto: 37,7 milioni. Quelli verso il fisco, compresa la parte in contenzioso, ammontano a 28,7 milioni. Tra i crediti che presentano un rischio di esigibilità o evidenziano una perdita durevole di valore sembra figurino anche quelli immobilizzati verso il Monte Tabor Italo-Brasileiro, il San Raffaele Cittadella della Carità e la Joseph Foundation di Vaduz. Tutte queste voci portano il passivo patrimoniale della Fondazione di don Verzè a un miliardo 379 milioni, cifra ben più elevata di quella finora circolata (circa un miliardo) che faceva riferimento soltanto alla voce debiti. Alla massa del passivo si contrappone un patrimonio netto risibile, livietato dai 10,2 milioni del 2010 ai 31,2 del primo trimestre di quest'anno per la rivalutazione complessiva di 62 milioni dei terreni ubicati in Brasile e del residence di Cologno e di 23 milioni della controllata Blu Energy (vendita di elettricità). © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE 27 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INCHIESTAIl bilancio della Fondazione guidata da don Verzè 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 27 (diffusione:334076, tiratura:405061) Rivolta dei medici su costi e stipendi «Così muore il servizio pubblico», è l'allarme che 23 sigle sindacali di medici e dirigenti del Ssn riunite per la prima volta ieri a Roma negli «Stati generali della sanità» hanno lanciato contro la manovra. E hanno subito trovato sponda nelle Regioni con cui apriranno tavoli tecnici per difendere il sistema universalistico. La protesta dei dottori non è solo per il maxi-taglio alle buste paga legato al blocco di contratti e convenzioni: circa 30mila euro in media ognuno tra stipendi, previdenza e perdita del potere di acquisto. I sindacati puntano il dito anche contro il blocco del turn over, esplicito nelle Regioni con piano di rientro, ma inevitabile nelle altre, costrette a tagli pesanti della spesa per il personale. Ciò ha come conseguenza l'indebolimento soprattutto della prima linea dell'assistenza, l'emergenza-urgenza e l'allungamento delle liste d'attesa a favore del privato. Allarme anche dai medici di medicina generale: il blocco degli stipendi, ha detto Giacomo Milillo, segretario dei generalisti della Fimmg, porta un definanziamento che costringerà tra l'altro a "licenziare" il personale di studio e ridurre le tecnologie, indebolendo l'assistenza sul territorio. Un'apertura verso c'è stata dal ministro della Salute Ferruccio Fazio che ha promesso il suo impegno su quattro fronti: rivedere il blocco del turn over; correggere e varare il Ddl sul governo clinico fermo alla Camera per la bocciatura delle Regioni; prevedere per gli specializzandi che i due anni finali di studi siano con contratto a termine nelle strutture del Ssn; sbloccare gli investimenti: «Cercherò di convincere l'Economia - ha detto - perché il blocco impedisce lo sviluppo». «Dobbiamo avere uno scatto di orgoglio e gestire nuove forme di lotta per riportare la sanità all'attenzione dei cittadini - è l'appello ai colleghi di Costantino Troise, segretario dell'Anaao, il maggior sindacato degli ospedalieri - e per farlo dobbiamo muoverci solo in modo unitario». P.D.Bu. © RIPRODUZIONE RISERVATA SANITÀ NAZIONALE 28 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le categorie. Allarme agli «Stati generali» 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 27 (diffusione:334076, tiratura:405061) Le regioni cercano una strada per gestire il problema ticket Silvia Sperandio MILANO Gli assessori alla sanità dovranno trovare «una strada più equa per i cittadini e meno dannosa per il sistema sanitario». Così il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, ha annunciato la ricerca di nuove proposte in relazione al ticket di 10 euro sulla specialistica ambulatoriale introdotto dalla manovra economica del Governo. Intanto, la Lombardia ha già preparato la sua: dal 1° agosto scatterà la rimodulazione del ticket in base al valore delle ricette. I lombardi pagheranno una quota più bassa per gli esami che costano di meno al servizio sanitario regionale e più alta per le prestazioni che richiedono maggiori implicazioni tecnologiche. Un ticket "pesato" in base al valore della ricetta. Quattro euro, ad esempio, per un semplice esame del sangue, 66 euro er un esame più complesso come la risonanza magnetica dell'addome superiore. La proposta è stata varata mercoledì dalla giunta del Pirellone - su proposta del governatore Roberto Formigoni di concerto con l'assessore alla Sanità, Luciano Bresciani - con la delibera 2027 in materia di compartecipazione alla spesa sanitaria. Il provvedimento parte dal presupposto che la Regione Lombardia intende «accedere alla possibilità di individuare delle modalità alternative ed equivalenti in termini economici alla riscossione di una quota fossa di 10 euro per ricetta» secondo la legge 296/2006. E considera come la misura della legge 111/2011, a prescindere dal valore della ricetta, porti in alcuni casi a incrementi maggiori anche del 300% di compartecipazione alla spesa. «Un ticket di 10 euro, longitudinale e uguale per tutti, non ha alcun senso - sostiene Luciano Bresciani anche perché scoraggia il ricorso alle strutture sanitarie sia pubbliche, sia private accreditate: se un cittadino deve pagare 10 euro in più per una prestazione che ne costa quattro, finisce con il rivolgersi al privato puro dove può fare lo stesso esame spendendo di meno». Inoltre, la proposta lombarda punta a incentivare gli esami che costano meno di nove euro e che rappresentano il 67% del totale regionale, mentre disincentiva il restante 33% di esami ad alto costo, come Tac e risonanza magnetica, laddove insomma «ci può essere inappropriatezza». Ecco cosa accadrà dal mese di agosto. Le ricette - 12.943.198 quelle registrate in Lombardia nel 2010 sono state suddivise in 16 fasce in base al valore: prima fascia al di sotto dei cinque euro; seconda fascia da 5,01 a 10 euro; terza fascia da 10,01 fino a 15 e così via, fino a quella da 100 euro in su. Per ogni fascia, i lombardi dovranno pagare il 30% in più del valore più basso di riferimento. Qualche esempio? Fino al 17 luglio, un esame come l'emocromo (il conteggio dei globuli rossi nel sangue) costava al cittadino non esente 4,05 euro: in Lombardia, con il nuovo ticket, ne costerà sempre 4,05, mentre in base alla legge nazionale ne costerebbe 14,05. Per una visita cardiologica finora si pagava un ticket di 22,50 euro: per i lombardi la quota salirà a 28,50, mentre in base alla manovra il costo diventa di 32,50 euro. Per la risonanza magnetica dell'addome superiore il ticket (finora di 36 euro) salirà per i lombardi a 66, mentre secondo la legge nazionale passa a 46 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il modello lombardo 01 | RICETTA EMOCROMO Valore tariffario: 4,05 euro Ticket fino al 17 luglio: 4,05 Nuovo ticket in base alla legge nazionale: 14,05 - Nuovo ticket in Lombarda: 4,05 SANITÀ NAZIONALE 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Sanità. La Lombardia fisserà il prelievo in base al valore delle ricette 22/07/2011 Il Sole 24 Ore Pag. 27 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 02 | EMOCROMO E FORMULA LEUCOCITARIA Valore tariffario: 8,80 euro Ticket fino al 17 luglio: 8,80 Nuovo ticket in base alla legge nazionale: 18,80 Nuovo ticket in Lombardia: 10,30 03 | VISITA CONTROLLO Valore tariffario: 17,90 euro Ticket fino al 17 luglio: 17,90 Nuovo ticket in base alla legge nazionale: 27,90 Nuovo ticket in Lombardia: 22,40 04 | ECOGR.GINECOLOGICA Valore tariffario: 31,65 euro Ticket fino 17 luglio: 31,65 Ticket in base alla legge nazionale: 41,65 Nuovo ticket in Lombardia: 40,65 SANITÀ NAZIONALE 30 22/07/2011 La Repubblica - Torino Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) Ticket sanitario, si decide le esenzioni sono in forse MARCO TRABUCCO «SUI ticket decideremo oggi». Di ritorno da Roma, Roberto Cota annuncia che questa mattina la giunta stabilirà finalmente come comportarsi nella vicenda dei ticket sulla diagnostica introdotti una settimana fa dal governo con la Finanziaria. «Dall'incontro con i presidenti delle altre regioni italiane mi sembra di aver capito che non siano molte quelle che potranno permettersi di non applicarlo - continua il governatore Noi tra l'altro siamo sotto piano di rientro e quindi abbiamo vincoli ancora più rigidi. In ogni caso ancora in queste ore il direttore generale della sanità Paolo Monferino con il suo staff sta studiando tutte le possibilità. Domani guarderò quali sono le ipotesi possibili e decideremo». COTA però non esclude che alla fine in Piemonte il ticket rimanga tale e quale lo ha stabilito il governo: «Certo vorremmo poter intervenire, ma i vincoli finanziari sono strettissimi. Insomma quello che tagliamo lo dobbiamo trovare da un'altra parte. Così vedremo se è possibile modulare l'intervento, ma alla fine c'è anche il rischio che questo provochi solo complicazioni e non porti particolari vantaggi a nessuno. In quel caso credo sia meglio non fare nulla. Comunque vedremo». In ogni caso sembra chiaro, spiega l'assessore al Bilancio Giovanna Quaglia, che sulla base di quanto detto negli incontri con il ministro della salute «il ticket è già applicabile adesso». Quanto alle ipotesi di modulazione sono due: la prima prevede di applicare il ticket da 10 euro sulla diagnostica in maniera scalare a seconda delle fasce di reddito. Ad esempio raddoppiandolo per chi ha un reddito alto e abolendolo per chi invece ha maggiori difficoltà economiche. L'altro modello invece è quello già adottato dalla Lombardia e prevede che il ticket venga applicato con costi differenti a seconda del tipo di esame diagnostico: più caro per quelli meno frequenti (e non indispensabili), meno caro o gratuito per gli altri. È allo studio anche un possibile incrocio tra i due modelli. Allo stesso tempo in assessorato si provvederà anche a controlli a campione su chi già oggi è comunque esente dal balzello: ad esempio gli anziani ultrasessantacinquenni con un reddito inferiore ai 36 mila euro. Facendo i calcoli si è infatti scoperto che dei circa 23 milioni di esami diagnostici che ogni anno sarebbero soggetti a ticket in Piemonte circa 17 milioni ricadono proprio nelle fasce esenti. Tantissimi. Di qui la necessità di una verifica. Per ciò che riguarda invece il ticket sui codici bianchi al Pronto soccorso da 25 euro, nessuna novità: in Piemonte come in gran parte delle regioni italiane è già applicato da tempo e quindi la Finanziaria non incide in alcun modo. Foto: Ticket sanitari, oggi si decide Foto: Una macchina dei ticket SANITÀ NAZIONALE 31 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il retroscena 22/07/2011 La Repubblica - Napoli Pag. 11 (diffusione:556325, tiratura:710716) Il Policlinico resta senza manager Siani: "Bilancio bocciato, ora lascio" La decisione a meno di due anni dalla nomina "Ovvio per me passare la mano ho solo sposato la linea dell'etica" GIUSEPPE DEL BELLO IL MANAGER getta la spugna. A meno di 2 anni dalla nomina, Alfredo Siani lascia la direzione generale del Vecchio Policlinico. Ufficialmente «il Collegio dei sindaci ha bocciato il bilancio», di fatto la cittadella ospedaliera del Secondo Ateneo annaspa in un mare di difficoltà. Soprattutto economiche, oltre che logistiche. Tanto che non si sa neanche se arriveranno mai i 116 milioni previsti dall'ultimo protocollo d'intesa con la Regione. Siani non è uomo che si dà per vinto, lui che ha diretto la Radiologia del Pascale, che è stato amministratore della Sanatrix e che al vertice del Policlinico approdò convinto di farcela. La relazione del Collegio, come spiega il manager che resterà in carica fino al 20 settembre, ha rivelato «difficoltà strutturali che non hanno consentito il via libera alla previsione di spesa, pur avendo chiuso in "pareggio"». Ma il pareggio è stato raggiunto sui 116 milioni previsti e non sui 100 milioni che rappresentano il finanziamento precedente. Cioè, disponibile. «E' la prima volta che mi accade», aggiunge, «ovvio, per me, passare la mano. Ho solo sposato la linea dell'etica». Nessun tono di sfida nei confronti dell'amministrazione, né recriminazioni, Siani - aplomb da gentiluomo- spende poche parole per ricordare il lavoro svolto. In pochi mesi è stata riattivata (dopo ristrutturazione) la sala operatoria della Ginecologia ed è stata sospesa la convenzione con Villa del Sole: «Gli oculisti operavano nella casa di cura perché il complesso del Policlinico era inagibile. Ora, invece, dispongono di una sala mobile, noleggiata ad hoc». Non se ne vanta, ma è riuscito ad aumentare il turnover, con interventi chirurgici «no-stop dalle 8 alle 20 e il sabato mattina» e a «ristrutturare l'Anatomia patologica che ha sede negli Incurabili». Insieme al direttore generale, la prassi prevede che lascino (perché nominati da lui) il direttore sanitario Ezio Olivieri e quello amministrativo Pasquale Corcione. Per alcuni, la rinuncia al mandato a meno metà percorso, sarebbe in linea con la candidatura di Siani alla direzione scientifica del Pascale per succedere ad Aldo Vecchione. Ne è convinto l'europarlamentare del Ppe Enzo Rivellini. Che commenta: «Si apre una ulteriore crepa nella traballante sanità regionale, proprio a ridosso di agosto che per le strutture sanitarie è considerato un mese di ferie. Ma non lo è per i napoletani che subiranno maggiori disservizi». «Non c'è alcun collegamento», smentisce Siani, «la mia è scelta etica, la bocciatura del bilancio è grave». A dirigere la sezione scientifica del Pascale aspirerebbero in molti, dagli ordinari della Federico II Annamaria Colao e Giancarlo Vecchio, al capodipartimento senologico del Pascale Giuseppe D'Aiuto, al presidente del Comitato di Indirizzo Lucio Vizioli, al primario chirurgo Nicola Mozzillo e della radiologa della Napoli 1 Ines Marano. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Alfredo Siani SANITÀ NAZIONALE 32 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CRONACA 22/07/2011 La Repubblica - Roma Pag. 13 (diffusione:556325, tiratura:710716) UN TRIBUNALE dei diritti del medico dopo gli episodi di pestaggio dei "camici bianchi" da parte dei cittadini esasperati. L'ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Roma e provincia non ci sta ad assistere inerme alle aggressioni agli operatori sanitari. Per questo ha annunciato la costituzione di un servizio che «si attiverà in tutti quei casi in cui dovesse ravvisare una responsabilità nella gestione della struttura sanitaria ove si verificano disservizi, errori e violenze». Solo tre giorni fa, nell'ospedale San Filippo Neri, un medico era stato picchiato in pronto soccorso dal patrigno di una bambina a cui aveva comunicato la morte della paziente, arrivata già in arresto cardio-respiratorio. Nella stessa struttura, nel dicembre scorso, un'intera equipe medica fu aggredita dai familiari di un giovane di 29 anni, morto durante un intervento chirurgico di asportazione della milza. Foto: CONTROLLI A TAPPETO Il monitoraggio dei carabinieri ha interessato l'area tiburtina, i Castelli e il litorale laziale SANITÀ NAZIONALE 33 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato "Troppe le aggressioni negli ospedali Ora un tribunale per i diritti del medico" 22/07/2011 La Repubblica - Firenze Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Medici e manager convinti soltanto a metà "Nessun rischio, ma difficile da organizzare" L'infettivologo: ci vorrebbe uno spazio aperto vicino e un accompagnatore (mi.bo.) «I cani in corsia? Se sono tenuti bene e sani non ci sono problemi per i ricoverati, piuttosto credo che le difficoltà possano essere organizzative». Francesco Leoncini dirige le malattie infettive ospedaliere di Careggi, vive in campagna e ha due cani e tre gatti. Non vede problemi dal punto di vista sanitario per la presenza degli animali in reparto. «Intanto però, vorrei sottolineare come ci sia differenza tra i cani e i gatti, che possono scappare più facilmente, cosa che non va bene in un reparto». Ma il contatto con gli animali non mette a rischio la salute di chi è ricoverato? Non c'è la possibilità che vengano trasmesse malattie a chi è già in condizioni di salute difficili? «Se il caneè ben tenuto non c'è nessun pericolo - dice sempre Leoncini - Non ci sono rischi legati al passaggio di malattie. Ovviamente ci sono certi reparti intensivi in cui la loro presenza non può essere accettata». Al primario è capitato varie volte di avere cani nel suo reparto. «Non proprio dentro - spiega - noi abbiamo un ballatoio accanto all'area di degenza ed è successo che su richiesta di pazienti, magari ricoverati a lungo, abbiamo fatto venire i loro cani a trovarli e si sono incontrati in quella zona». Nessun problema dunque al via libera ai cani? «Insomma, mi sembra che la cosa possa avere delle criticità più dal punto di vista organizzativo. Intanto bisogna che agli altri ricoverati gli animali non diano fastidio e poi non devono richiedere l'intervento del personale del reparto. È necessario che ci sia sempre un accompagnatore dell'animale, che non può assolutamente restare solo con il paziente. Se il cane facesse i suoi bisogni sarebbe un bel problema. Ovviamente sarebbe meglio avere uno spazio all'aperto vicino ma spesso non è così». Sempre a Careggi, il direttore sanitario Valtere Giovannini non vede problemi nella presenza dei cani. «Basta che il primario o più in generale il reparto valuti bene la situazione e decida di conseguenza. Dobbiamo fare il possibile per far stare meglio i nostri pazienti e se gli animali servono a questo, ben vengano». Paolo Morello è il direttore generale dell'azienda ospedaliera di Siena. Quando era il numero uno del Meyer ha introdotto la pet therapy, poi avviata in altre realtà. «Il successo di quell'esperienza può essere un buon punto di riferimento - spiega - in soldoni si tratta di far avvicinare un animale, in quel caso appositamente addestrato, al letto del malato per stimolarlo positivamente dal punto di vista psicologico. È ovvio che questa stimolazione possa essere ancora maggiore con l'animale di proprietà». Quello di Morello non è però un via libera incondizionato. «Credo che le direzioni sanitarie delle aziende debbano valutare tutti i rischi e solo a quel punto dare il via libera. Non ci devono essere conflitti tra gli aspetti psicologici positivi e quelli organizzativi da un lato e igienico sanitari dall'altro». Foto: GLI ESPERTI A sinistra Francesco Leoncini infettivologo di Careggi; sopra, e Paolo Morello, direttore dell'ospedale di Siena SANITÀ NAZIONALE 34 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Le reazioni Leoncini (Careggi): no agli ingressi in terapia intensiva. Morello (Siena): attenzione all'impatto psicologico 22/07/2011 La Repubblica - Firenze Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Fido in corsia, via libera dell'assessore "Sì all'interpretazione estensiva della legge". I cani in visita ai padroni ammalati "Ovviamente potranno farlo alle condizioni indicate dai responsabili sanitari" MICHELE BOCCI ORARIO di passo in ospedale per i cani. I padroni malati potranno abbracciare i loro compagni nelle strutture sanitarie toscane. L'assessore alla salute Daniela Scaramuccia apre alla proposta fatta dal responsabile della sanità del Comune di Prato, Dante Mondanelli e dà il via libera a Fido nei reparti. «Tutto quello che può servire a migliorare la vita dei pazienti ci trova d'accordo», dice Scaramuccia, che spiega: «La Toscana ha già una legge che prevede la possibilità per i cani di entrare negli esercizi pubblici e commerciali nonché nei locali e uffici aperti al pubblico sul territorio regionale. Si tratta di dare una interpretazione estensiva. Partiamo dal presupposto che il nostro obiettivo è andare verso una sempre maggiore umanizzazione delle strutture sanitarie». Gli animali, ovviamente, non potranno entrare in tutti i reparti. «Le condizioni per la loro presenza saranno indicate dai responsabili sanitari delle unità operative e dalle direzioni degli ospedali - prosegue Scaramuccia - Va fatta una valutazione caso per caso per capire la situazione ambientale, lo stato di salute dell'uomo e le caratteristiche del cane. Solo se non ci sono pericoli per il malato o disturbo per gli altri ricoverati e per il personale potrà arrivare il via libera». Ci sono unità operative doveè impensabile la presenza di canio gatti, dalle terapie intensive alle unità coronariche alle chirurgie specialistiche. Invecei pazienti costretti a lunghe degenze in reparti come le medicine, la psichiatria o l'ortopedia avranno maggiori possibilità di ricevere visite dal loro cane. «La nostra Regione ha dimostrato una sensibilità nei confronti di questa tematica con la legge del 2009prosegue Scaramuccia - dove sono stati sanciti i diritti degli animali e dei loro padroni e dove, per quanto riguarda l'aspetto sanitario, si parla esplicitamente di pet therapy in corsia». Quel tipo di attività, svolta con cani addestrati e personale specializzato, è da anni presente in varie strutture sanitarie come il Meyer. E' ritenuta molto utile per i pazienti ma il nuovo passoè diverso perché prevede l'ingresso nella struttura sanitaria del cane della persona ricoverata, che con questa ha un rapporto speciale. Mondanelli martedì aveva annunciato la preparazione di un nuovo regolamento comunale per la tutela e il benessere degli animali in città che deve ancora essere approvato dal consiglio comunale di Prato. Tra le altre cose nel testo si parla di animali e strutture sociosanitarie. «La prima intenzione è quella di coinvolgere le Rsa spiega Mondanelli - Visto che molte sono convenzionate con noi vorrei che nel percorso di accreditamento delle strutture fosse incentivata la capacità di assicurare la possibilità che gli animali domestici vadano a trovare gli anziani. La natura delle strutture mi sembra adatta a questa ipotesi». Per quanto riguarda gli ospedali, il Comune non ha competenze ma l'assessore pratese ieri spiegava di voler parlare con la Asl per ragionare insieme su come far entrare in contatto i ricoverati con i loro animali di compagnia. Poi è arrivata la presa di posizione di Scaramuccia. «Per come conosco Daniela - commenta Mondanelli - la sua sensibilità al tema è certa e sono sinceramente contento che le nostre posizioni coincidano. Tra l'altro lei viene dal Piemonte e il nostro regolamento si ispira a quello del Comune di Torino. Ci sono già unità operative che non hanno problemi se un cane va a trovare il padrone ricoverato, adesso dobbiamo passare allo studio delle modalità attuative che naturalmente dovranno rispondere al rispetto delle norme igienico sanitarie e non devono turbare l'organizzazione dei reparti». Foto: IL PROGETTO Un cane al Meyer: dalla Regione il progetto per l'orario di passo anche per i cani FIRENZE.IT Su Repubblica Firenze servizi e commenti alla nuova iniziativa SANITÀ NAZIONALE 35 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La sanità che cambia 22/07/2011 La Repubblica - Firenze Pag. 1 (diffusione:556325, tiratura:710716) BOCCI IL PASSO in ospedale anche per Fido, come per i parenti dei ricoverati. L'assessore alla salute Daniela Scaramuccia apre alla proposta del responsabile della sanità del Comune di Prato, Dante Mondanelli e dà il via libera a Fido nei reparti. «Tutto quello che può servire a migliorare la vita dei pazienti ci trova d'accordo spiega Scaramuccia - Le condizioni per la presenza degli animali devono essere indicate dai responsabili sanitari e dalle direzioni degli ospedali. Va fatta una valutazione caso per caso per capire la situazione ambientale, lo stato di salute dell'uomo e le caratteristiche del cane». A PAGINA II Foto: Cani in corsia, ok dell'assessore SANITÀ NAZIONALE 36 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'assessore: "Sì ai cani in visita ai padroni in ospedale" 22/07/2011 La Repubblica - Bologna Pag. 13 (diffusione:556325, tiratura:710716) La denuncia della Cisl: intervenire subito, Medicina e Geriatria scoppiano "Una situazione inaccettabile che pregiudica anche la normale operatività del personale" NEI reparti di Medicina e Geriatria dell'ospedale Maggiore la situazione è «ormai insostenibile»: il sovraffollamento è tale che potrebbe mettere a rischio la salute dei pazienti. La denuncia arriva dai sindacalisti della Cislfunzione pubblica, secondo i quali in questi reparti sono mediamente ricoverati «setteotto pazienti in più rispetto ai letti autorizzati, con camere attrezzate per accogliere due persone, in realtà occupate sempre da tre pazienti». Occorre intervenire in fretta, esorta la responsabile Cisl per la sanità Gina Risi: «Nonostante il massimo impegno degli operatori, è stato ampiamente superato il livello di guardia. La situazione è ormai inaccettabile, mette a rischio la salute dei pazienti ricoverati e anche quella dei loro familiari. Inoltre pregiudica la normale operatività degli addetti nelle strutture». Eppure, nonostante tutto questo, secondo il sindacato, l'Ausl non si è mossa per rispettare l'accordo firmato il 10 maggio scorso per risolvere il problema. Dopo una serie di «sollecitazioni» presentate dalla Cisl alla direzione generale, si era arrivati ad un accordo risolutivo, firmato nella sede dell'Ausl, ricorda Risi. Questo accordo prevedeva l'utilizzo di un reparto "polmone", predisposto proprio per far fronte a situazioni di questo tipo. «E' necessario che la direzione dell'Ausl rispetti quanto concordato». Della questione sono stati investiti ora gli assessori alla Sanità in Comune e Provincia Luca Rizzo Nervo e Giuliano Barigazzi, nel tentativo di individuare soluzioni adeguate «per risolvere una vera e propria emergenza. E l'accordo deve essere rispettato per riportare i pazienti e gli operatori in una situazione di sicurezza». L'auspicio del sindacato è che Rizzo Nervo e Barigazzi scendano in campo e riescano ad ottenere risultati concreti. Pronta la replica dell'Ausl. «Sono già stati adottati provvedimenti per far fronte ai picchi elevati di ricoveri registrati nelle ultime settimane in Medicina e Geriatria, attraverso soluzioni organizzative in grado di potenziare la capacità di accoglienza dei reparti garantendo ai cittadini qualità, sicurezza e adeguatezza delle cure. In particolare, sono attivi da tre settimane 14 posti letto straordinari con il relativo personale infermieristico e di supporto all'assistenza infermieristica. Da domani saranno attivi 18 posti letto straordinari, 14 di area medica e quattro di area chirurgica. La situazione è costantemente monitorata dalla direzione sanitaria». Foto: L'OSPEDALE Secondo il sindacato in alcuni reparti sono ricoverati fino a otto pazienti in più rispetto al numero dei letti autorizzati Foto: PER SAPERNE DI PIÙ www.cislbologna.it www.ausl.bologna.it SANITÀ NAZIONALE 37 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato "Al Maggiore reparti affollati e pazienti a rischio" 22/07/2011 La Repubblica - Bari Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) Policlinico, guerra ai furbetti controlli su chi entra in auto Fotocopie dei permessi e targhe per smascherare i dipendenti (g.d.m.) ALLA fine la direzione generale del Policlinico è stata costretta a correre ai ripari, mettendo in campo, all'ingresso dell'azienda ospedaliera, anche due fotocopiatrici. Per individuare coloro che entrano all'interno del Policlinico con l'auto esibendo permessi medici falsi o comunque per fare in modo che il fenomeno si ridimensioni, la direzione generale del più grande ospedale pugliese ha pensato a un nuovo progetto. Si tratta di una vera e propria sperimentazione che entrerà in vigore ad agosto, mese in cui l'afflusso delle auto è molto più ridotto. «Abbiamo il sospetto spiega il direttore generale Vitangelo Dattoli - che tra i dipendenti del Policlinico ci sia chi, per entrare con l'auto, esibisca permessi falsi» . E cioè autorizzazioni simili a quelle rilasciate dalle cliniche ai pazienti che così per motivi strettamente medici possono entrare all'interno dell'azienda ospedaliera. Ai due varchi di ingresso del Policlinico, sono stati installati due gabbiotti. Ai vigilantes sono state date in dotazione due fotocopiatrici. Il sistema è semplice. Quando qualcuno si presenta all'ingresso esibendo l'autorizzazione, la guardia giurata, in caso di sospetti, avrà il compito di fotocopiare il permesso, il documento d'identità e appuntare il numero di targa della vettura. E poi dovrà chiamare la clinica, citata nell'autorizzazione, chiedendo se è fissata una visita per il paziente in questione. Si tratta di un progetto sperimentale che avrà soprattutto un effetto deterrente. Difficile pensare che da settembre, quando l'attività ospedaliera rientrerà nuovamente nel vivo,i vigilantes potranno controllare permesso su permesso. E infatti la rivoluzione più che altro servirà a convincere i cittadini e i dipendenti a non usare stratagemmi o scorciatoie per poter entrare in macchina all'interno del Policlinico. Per chi lavora nelle cliniche e negli uffici dell'ospedale è possibile entrare con l'auto solo nelle ore pomeridiane. Il potenziamento dei controlliè stato disposto in attesa che entri in funzione (in questi giorni sarà bandita la gara) il sistema che permetterà di controllare gli accessi attraverso un meccanismo simile a quello già in funzione all'aeroporto. Nei varchi di ingresso della struttura ospedaliera saranno installate alcune postazioni. Entro i 30 minuti la sosta sarà gratuita. I cittadini che si attarderanno all'interno dell'azienda ospedaliera dovranno pagare, inserendo il biglietto automatico nelle casse automatiche che saranno installate. Foto: PER SAPERNE DI PIÙ bari.repubblica.it Foto: Auto nel Policlinico SANITÀ NAZIONALE 38 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso 22/07/2011 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 31 (diffusione:556325, tiratura:710716) E domani scatta l'addizionale Irpef al Comune di Milano Agli stati generali sulla sanità 23 sindacati si schierano compatti contro la manovra VALENTINA CONTE ROMA - «Il ticket è una misura presa d'emergenza che può creare una serie di problemi e che ha una sorta di iniquità all'interno». A metà di una giornata tesa, il ministro della Salute Fazio alla fine lo ammette: «Nel momento in cui per una glicemia si devono pagare dieci euro di ticket salta il concetto di sistema pubblico». L'aumento dei ticket ospedalieri (10 euro per diagnostica e visite specialistiche e 25 euro per i codici bianchi del pronto soccorso), scattato con l'approvazione della manovra economica, ha gettato in uno stato d'ansia cittadini e istituzioni locali. «Entro settembre», assicura il ministro, si aprirà il tavolo con le Regioni per «rimodulare il ticket», magari sul "modello lombardo". Nel frattempo i governatori sono «liberi di applicare le manovre più opportune» per congelare la misura o renderla meno indigesta. Compito non facile per le Regioni che ancora resistono, non senza liti furibonde in giunta e consiglio. Risponde a distanza Vasco Errani, in veste di presidente della conferenza delle Regioni, che chiede al ministro di lavorare piuttosto nel governo «per trovare una copertura». Altrettanto scontenti, anche i sindacati dei medici, 23 sigle, ieri radunati agli Stati generali della Sanità dove ha parlato Fazio, «non escludono alcuna forma di protesta», per la prima volta uniti, per «cambiare questa manovra». Davanti a loro, il ministro parla anche del blocco del turn over e lo definisce «dannoso per il Paese, può creare una serie di problemi». «Mi adopererò - dice - con il ministro dell'Economia per ampliare la deroga dal blocco del 10% stabilita per le Regioni alle prese con il piano di rientro». Alle turbolenze generali si aggiunge Federanziani. Ricevuta d'urgenza presso la sede del dicastero di Fazio, l'associazione ha chiesto lumi al ministro (che si è detto «preoccupato per il blocco degli investimenti nella sanità»). «E se una persona anziana che è esente per una determinata malattia richiede una prestazione che non rientra in quella patologia, come funziona?», gli chiede il presidente Roberto Messina. Questioni che danno il senso dello smarrimento generale. Fazio risponde in serata con una nota che richiama il criterio dell'appropriatezza: se la prestazione è scollegata con la patologia, il ticket sarà dovuto. Sul piano politico, se da una parte il governatore Formigoni gongola per "la via lombarda al ticket" (graduato da zero a 30 euro), che a suo dire fa scuola in Italia («Il ticket non può essere aggirato», ripete), dall'altra placa le proteste ribadendo che le esenzioni al ticket rimarranno tali per i lombardi. Il Comune di Milano, intanto, potrebbe introdurre l'addizionale Irpef dello 0,2% per il 2011, con un'esenzione per i redditi sotto i 2026 mila euro: tra i 350 e i 450 milanesi, secondo le stime, sarebbero dunque colpiti (oggi la proposta arriva in giunta). E' la prima tassa dell'era Pisapia per scongiurare il rischio che il Comune sfori il patto di stabilità sulla spesa corrente di circa cento milioni di euro. Non un buon momento, in ogni caso, per i cittadini. Foto: Il ministro Fazio (secondo da destra) durante gli stati generali SANITÀ NAZIONALE 39 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I medici: cambiate misure o sarà sciopero e sul ticket Fazio ammette: è ingiusto 22/07/2011 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 20 (diffusione:556325, tiratura:710716) San Raffaele, ultimatum della procura "Piano entro settembre o fallimento" Milano, sul salvataggio il Vaticano ora frena: "Potremmo anche rinunciare" Oggi si riunisce il cda che potrebbe affidarsi a Enrico Bondi per uscire dallo stallo ORAZIO LA ROCCA ETTORE LIVINI MILANO - La Santa Sede frena sul salvataggio del San Raffaele, mentre la Procura di Milano dà due mesi di tempo al nuovo cda dell'ex-impero di Don Verzè per metterne a punto il piano di riassetto. «Allo stato noi non siamo in grado di dare garanzie sul rilancio del gruppo - ha spiegato ieri dietro condizione d'anonimato uno dei quattro consiglieri nominati dalla Santa sede nel consiglio della Fondazione Monte Tabor - . Non sappiamo quale è il suo reale stato di salute e ci sediamo al tavolo del cda con grande prudenza, senza accettare pianie tempi imposti da altri. Prima guarderemo i numeri. Poi, e solo se ci saranno le condizioni, metteremo a punto un progetto». Tempo non ce n'è in realtà molto. Entro il 15 settembre, infatti, in assenza di un piano concreto (soldi compresi) per rimettere in sesto i conti, la procura di Milano potrebbe far scattare la richiesta di fallimento per il San Raffaele, messo in ginocchio da un miliardo di debiti. L'ultimatum è stato esplicitato ieri dai magistrati meneghini all'ex ministro della giustizia Giovanni Maria Flick, neo consigliere dell'ospedale in rappresentanza del Vaticano. Flick avrebbe chiesto una "tregua" giudiziaria di tre mesi, ma i magistrati hanno deciso di anticipare le scadenze. Il nuovo cda, dicono, sarebbe «giuridicamente precario» perché in virtù dello statuto di Fondazione Monte Tabor, la cassaforte del sacerdote veronese, Don Verzè può revocarlo in ogni momento. I pm sono preoccupati anche per l'opacità dei conti del gruppo anche se il San Raffaele ha categoricamente smentito ieri l'esistenza di «contabilità parallele o di soldi neri all'estero». La palla è ora dunque nel campo del Vaticano. Che dovrà bruciare i tempi per quadrare il cerchio. Oggi un consiglio della Fondazione dovrebbe cooptare (come consulente esterno) un super-esperto di ristrutturazioni impossibili come Enrico Bondi, il risanatore di Enimont e della Parmalat postTanzi, affidando invece la gestione operativa del business a Renato Botti, un interno del San Raffaele che negli ultimi tempi si era allontanato dall'ospedale dopo alcuni scontri con Don Verzè. Il primo compito del nuovo vertice, dicono indiscrezioni vicine al nuovo cda, sarà quello di far luce sul reale stato di salute finanziaria dell'ospedale, per capire i suoi reali margini di redditivitàe la praticabilità del salvataggio. Solo in una seconda fase si deciderà quale strada giuridica seguire per rimettere in sesto l'azienda. «Ma se i conti non tornano potremmo anche sfilarci e portare i libri in tribunale per il fallimento», dice una fonte legale vicina al Vaticano. Una precauzione comprensibile visto che il nuovo cda di profilo piuttosto alto (tra gli altri c'è il numero uno dello Ior Ettore Gotti Tedeschi) non vuole rischiare niente sotto il profilo giudiziario per i buchi di Don Verzè. L'ipotesi più probabile e soprattutto più praticabile resta quella di un concordato preventivo (anche se il sacerdote veronese sarebbe contrario). Alcuni rappresentanti del nuovo consiglio avrebbero non a caso incontrato lo studio Borghesi & Colombo che assieme ai legali di Bonelli Erede Pappalardo hanno già messo a punto una richiesta di concordato pronta per essere depositata in tribunale. Le banche in quel caso potrebbero garantire 150 milioni di nuova cassa e lo Ior ridurrebbe così il suo impegno finanziario per puntellare i conti del San Raffaele. Senza interventi del mondo del credito, la banca del Papa rischia di dover mettere sul piatto fino a 250-300 milioni. Un'altra ipotesi è quella di attivare altre procedure come la Marzano (quella utilizzata per Parmalat) in grado non solo di proteggere il San Raffaele dai creditori ma pure di lasciare la gestione in mano al Vaticano. Le tappe IL MANDATO A inizio 2011 il San Raffaele indebitato affida agli advisor un piano per il salvataggio PRIMA CORDATA Qualche fondo inglese inizia in una prima fase a studiare il dossier, poi rinuncia FININVEST In una seconda fase Fininvest, i Moratti e Doris si candidano insieme a Rotelli IL VATICANO Alla fine interviene il Vaticano che entra nel cda e convince Don Verzé a farsi da parte SANITÀ NAZIONALE 40 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BUFERA SUL SAN RAFFAELE 22/07/2011 La Repubblica - Ed. Nazionale Pag. 20 (diffusione:556325, tiratura:710716) SANITÀ NAZIONALE 41 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Foto: PER SAPERNE DI PIÙ www.sanraffaele.org www.repubblica.it Foto: L'OSPEDALE Una veduta del San Raffaele con l'Arcangelo Gabriele costato 2,5 milioni. A destra Giovanni Maria Flick del neo cda 22/07/2011 La Stampa - Ed. Nazionale Pag. 29 (diffusione:309253, tiratura:418328) Due mesi per il San Raffaele Il pm: entro il 16 settembre salvataggio, concordato o fallimento Ieri incontro di Flick e degli altri consiglieri con il magistrato per concordare il cammino I dubbi del Tribunale: il nuovo cda è precario, da statuto Don Verzè può riprendersi i poteri GIOVANNA TRINCHELLA MILANO Ieri, oggi, domani. Si gioca in tre tempi il destino della Fondazione San Raffaele di Milano. Innanzitutto il nuovo consiglio di amministrazione, che oggi nel giorno dei funerali dell'ex vicepresidente Mario Cal si riunirà per la prima volta, dovrà fare una ricognizione puntuale dei conti e verificare la disponibilità di cassa, e poi decidere. E così ieri Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia e attuale membro del consiglio d'amministrazione dell'ospedale di via Olgettina, si è presentato al presidente della sezione fallimentare del Tribunale Filippo Lamanna - che ieri attendeva la proposta di concordato preventivo del vecchio board - per chiedere tre mesi di tempo. Ma all'incontro era presente anche il pm Luigi Orsi, che con la collega Laura Pedio è titolare da ieri del fascicolo per il suicidio di Cal, che ha «concesso» poco meno di due mesi. Secondo la Procura il cda, targato Vaticano con quattro dei sette consiglieri, è precario perché don Luigi Verzè potrebbe, in base allo statuto della Fondazione, riprendersi i poteri di cui si è spogliato, la cassa ha disponibilità per un solo mese per le cure mediche e il debito - la cui vastità conosciuta è di poco meno di un miliardo ma potrebbe essere maggiore col tempo continua a crescere. Gli inquirenti e gli uomini della Guardia di Finanza da due giorni stanno ascoltando sindaci e revisori e membri della Fondazione che però sembrano non avere idea dell'abisso su cui oscilla il San Raffaele e restituiscono una fotografia «opacissima» della situazione finanziaria. E così nell'incontro in Tribunale, quarantacinque minuti, per concordare il cammino di un possibile risanamento per il San Raffaele, ai nuovi amministratori è stata imposta una puntuale informazione sui passi che il cda intende fare, e la prima informazione che oggi dovrà arrivare in Procura è il verbale della riunione. Pena la richiesta di fallimento: il D-day è fissato per la prima metà di settembre: dal 16 settembre in poi se non sarà stato approntato un efficace piano di salvataggio o non sarà presentato un concordato preventivo il pm chiederà il fallimento. I due mesi concessi allo stato soddisfano in parte le richieste del nuovo consiglio, ma a questo punto è scontato che il consiglio di amministrazione della Fondazione non darà il via libera al concordato in continuità messo a punto dagli adivisor legali dello studio Erede Bonelli Pappalardo e da quelli finanziari di Borghesi Colombo e Associati. I consiglieri designati dal Vaticano, tra i quali oltre allo stesso Flick figurano il professor Giuseppe Profiti, il presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e l'imprenditore Vittorio Malacalza, preferiscono infatti condurre un esame approfondito sui conti in prima persona, anche perché il loro obiettivo primario è quello di valutare la situazione non con l'orientamento delle banche creditrici, quanto con gli occhi di chi nel San Raffaele dovrebbe a breve investire somme cospicue. L'analisi della documentazione acquisita dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano proseguirà per disegnare gli argini del buco e capire come abbia potuto inghiottire una cifra così grande. Un lavoro impegnativo visto che la Fondazione spazia anche in altri settori oltre a quello principale della sanità e della ricerca: dagli alberghi di lusso in Costa Smeralda ai terreni in Brasile, fino a una società neozelandese, la Assion, da cui la Airviaggi, totalmente controllata dalla Fondazione, avrebbe comprato un jet per 12 milioni di euro, poi spariti nel fallimento della Assion. Il dubbio che affiora - come riportato ieri dal Corriere della Sera - è che l'operazione sia servita a creare fondi neri. Ma la presidenza della Fondazione San Raffaele smentisce «categoricamente e nettamente ogni supposizione, anzi illazione, sulla costituzione di conti neri all'estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione della Fondazione». Foto: Fondatore Foto: Don Verzè ha creato il San Raffaele ma ora l'ospedale è gravato da un debito superiore al miliardo e ha una disponibilità di cassa che basta solo per un mese SANITÀ NAZIONALE 42 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato OGGI SI RIUNISCE IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE TARGATO VATICANO PER LA RICOGNIZIONE DEI CONTI 22/07/2011 Il Giornale - Ed. Nazionale Pag. 21 (diffusione:192677, tiratura:292798) San Raffaele, il fallimento è più vicino Ultimatum della Procura di Milano a Flick: il piano di salvataggio va presentato entro il 15 settembre L'ULTIMO SALUTO Oggi i funerali di Mario Cal, l'ex vicepresidente morto suicida lunedì I TIMORI DEI CREDITORI Amministrazione straordinaria, l'ipotesi più sgradita alle banche Enrico Lagattolla Milano È una questione di numeri, e di tempo. Prima, i numeri. Perché la riflessione di un investigatore apre uno squarcio inquietante sui conti del San Raffaele. «Siamo sicuri che il debito è di un miliardo?». Ecco il punto. Magistrati e finanzie ri che stanno studiano il dossier sui bilanci del colosso ospedaliero non escludono che il baratro sia anche più profondo di quanto non sia fin qui emerso. E non intendono mollare la presa. Anzi. E qui subentra il fattore tempo. Fra quanto la Procura presenterà l'istanza di fallimento? Un mese e mezzo, al massimo. L'«ultimatum» scadrà il 15 settembre. Ieri Giovanni Maria Flick, ex ministro della Giustizia e attuale membro del consiglio d'amministrazio ne dell'ospedale di via Olgettina, ha incontrato il presidente della sezione fallimentare del tribunale di Milano, Filippo Lamanna, alla presenta del pubblico ministero Lugi Orsi, titolare del fascicolo assieme alla collega Laura Pedio. Un faccia a faccia di oltre mezz'ora per concordare il cammino di un possibile risanamento per il San Raffaele. I termini dell'accordo sono estremanente stringenti per il colosso ospedalie ro. Flick, infatti, aveva chiesto tre mesi per predisporre il piano di riassetto finanziario e salvataggio del gruppo. Ma la Procura ha risposto picche. Massimo un mese e mezzo. La deadline , infatti, è stata fissata per la prima metà di settembre, e con l'obbligo da parte dei nuovi amministratori del San Raffaele di informare passo per passo la Procura delle misure adottate per evitare il crac. Sullo sfondo resta anche l'ipo tesi - spinta dalla Santa Sede, che esprime 4 consiglieri su 7 nel board della Fondazione - di traghettare il gruppo verso l'insolvenza per poi chiedere al ministero dello Sviluppo economico l'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria prevista dalla Legge Marzano. Uno scenario che preoccupa le banche, esposte centinaia di milioni, e che vorrebbero rientrare dei crediti al più presto. La nuova ammnistrazione, però, garantisce di avere liquidità sufficiente per pagare dipendenti, fornitori e passività correnti. I pm Orsi e Pedio, però, non restano a guardare. Il fascicolo sulla morte di Mario Cal (i cui funerali si celebreranno oggi a Milano), inizialmente affidato al pm Maurizio Ascione, è passato nelle loro mani. Una mossa che consegna alla Procura il titolo giuridico per avanzare un'istanza come previsto dalla legge fallimentare. Anche ieri, poi, Orsi e Pedio hanno ascoltato come persone informate sui fatti alcuni membri della Fondazione San Raffaele Monte Tabor, per provare a ricostruire gli aspetti più critici di una gestione finanziaria che ha accumula to debiti e mangiato milioni. L'analisi della documentazione sequestrata sta continuando. Il Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Milano sta effettuando una ricongizione sul materiale contabile trovata negli uffici e nell'abitazione di Cal. Ma negli ambienti investigativi si fa strada l'idea che non tutto sia ancora venuto a galla. La situazione contabile e debitoria del San Raffaele, spiega una fonte investigativa, sarebbe infatti «opacissima». Gli esempi non mancano. Dagli alberghi di lusso in Costa Smeralda ai terreni in Brasile, fino a una società neozelandese la Assion - da cui la Airviaggi - totalmente controllata dalla Fondazio ne - compra un jet per 12 milioni di euro, poi spariti nel fallimento della Assion. Il dubbio che affiora - come riportato ieri dal Corriere della Sera - è che l'operazione sia servita a creare fondi neri da destinare alla politica. Un'ipotesi, questa, ieri smentita «categoricamente e nettamente» da via Olgettina. Foto: FONDATORE Don Luigi Verzè (91 anni) ha creato dal nulla l'ospedale San Raffaele negli anni '60 [Lapresse] SANITÀ NAZIONALE 43 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I CONTI DELL'OSPEDALE DI DON VERZÈ Il «buco» potrebbe superare il miliardo 22/07/2011 Avvenire - Ed. Nazionale Pag. 10 (diffusione:105812, tiratura:151233) Il ministro della Salute rassicura, ma è preoccupato per blocco di turn over e investimenti. Sindacati e Regioni: manovra iniqua Eassicura sul labirinto ticket, è preoccupato per il blocco del turn over e degli investimenti in sanità. Il ministro Ferruccio Fazio agli Stati generali della Salute cerca di tamponare come può riguardo il giro di vite imposto dalla manovra economica, sperando che «presto ci sia la possibilità di investire» in questo settore. Le Regioni infatti sono sul piede di guerra, le associazioni di medici in mobilitazione e gli anziani molto preoccupati per un ritorno della "tassa sulla malattia". Entro settembre, ha spiegato il capo del dicastero, potrebbe essere pronto il tavolo con le Regioni per rimodulare i ticket sanitari, «per trovare una condivisione ed arrivare anche ad una sorta di intesa». Sempre dopo l'estate si avrà anche chiarezza su chi sarà esente, «di sicuro chi è affetto da malattie croniche». Ma a preoccupare il ministro soprattutto i forti tagli al comparto, sia per gli investimenti che per le assunzioni. «Dobbiamo assolutamente prevedere in futuro di aumentare i fondi in sanità o di ridurre i tagli», ha spiegato Fazio. La carenza dei medici, tuttavia, non può essere una voce da sforbiciare nel bilancio, per questo «abbiamo esteso anche alle Regioni in piano di rientro la possibilità di deroga del 10% per i primari». Una misura insufficiente («ne parleremo con l'Economia»), visto che il congelamento degli organici medici «crea difficoltà di recupero e funzionalità proprio in quelle Regioni». Sono proprio i governatori ad essere più insoddisfatti delle misure sanitarie previste dalla legge salvaconti. Il presidente della conferenza delle Regioni Vasco Errani non va per il sottile: «Noi lavoreremo nelle prossime ore - ha precisato - nell'ambito obbligato e sbagliato in cui il governo ci ha messo». Ma allo stesso tempo auspica che «il ministro della Salute lavori sul governo perché trovi una copertura» ai ticket. Una scelta sbagliata, ha continuato, «elemento di iniquità per i cittadini e anche un danno al sistema sanitario nazionale». Non lesinano le parole anche le ventitre sigle sindacali di medici e dirigenti in stato di agitazione dall'approvazione della manovra, ieri riunite agli Stati generali di Roma. Una manovra, hanno ribadito in coro, «iniqua», che colpisce duramente i medici e «dunque da cambiare». (A.Guer.) Foto: Il ministro Ferruccio Fazio SANITÀ NAZIONALE 44 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fazio: entro settembre chiarezza sui ticket 22/07/2011 Avvenire - Ed. Nazionale Pag. 16 (diffusione:105812, tiratura:151233) Affrontare il dolore, problema organizzativo CAMILLA CACCIAMANI Solo per il mal di schiena da noi si perdono circa 30 milioni di ore di lavoro all'anno; è un dato incredibile, ancor più sorprendente se si tiene conto che, in Italia, il consumo dei farmaci oppiacei, di ampia e certificata efficacia nella gestione del dolore, è uno dei più bassi. A questo tipo di situazione ha inteso dare una risposta la Legge 38/2010, affrontando il problema dell'appropriatezza terapeutica e prevedendo un modello organizzativo interdisciplinare, che intende favorire l'accesso dei pazienti a un'assistenza più qualificata. In questo modello organizzativo, punto di forza della normativa voluta dal Ministro Fazio, il ruolo del Medico di Medicina Generale diventa determinante ed imprescindibile, per rendere efficiente il modello organizzativo stesso. «ANCoM, l'Associazione Nazionale delle Cooperative Mediche, che conta 98 Cooperative, 5.000 Medici associati e 8 Consorzi regionali, ha raccolto da subito le raccomandazioni della Legge, programmando e organizzando percorsi formativi per i propri soci sul territorio nazionale», spiega Fabrizio Muscas, Membro del Consiglio Direttivo ANCoM - Associazione Nazionale delle Cooperative Mediche. «Ciò è stato reso possibile grazie anche alla collaborazione fra il Comitato Scientifico IMPACT - progettualità che riunisce Istituzioni, Società Scientifiche, Associazioni e Fondazioni - ed ANCoM; obiettivo comune: far conoscere le raccomandazioni della Legge 38, favorire l'interfacciamento con i Centri specialistici previsti e dare una risposta alle aspettative dei pazienti con dolore. IMPACT ha permesso di confrontarsi sulla Legge 38 non solo alle tradizionali Società Scientifiche, ma anche alle Associazioni di Medici di Medicina Generale, quale ANCoM, orientate non tanto alla produzione di aggiornamento scientifico teorico, quanto alla definizione di modelli organizzativi ed operativi per la reale applicazione di 'linee guida' o raccomandazioni». Chiunque operi all'interno del Ssn sa bene che questo è uno dei problemi più seri ed attuali, cioè la difficoltà per non dire impossibilità da parte dei Medici di applicare alcune delle evidenze scientifiche per problemi strutturali, di risorse e procedure organizzative quotidiane. «Al percorso formativo ANCoM/IMPACT - aggiunge il presidente ANCoM Crescenzo Simone - h a n n o aderito attualmente 45 Cooperative distribuite in 10 Regioni; più di 500 Medici di famiglia hanno già partecipato, a partire da giugno 2011, ai primi 12 Corsi di formazione, che verranno seguiti da un ulteriore aggiornamento, tramite una fase di formazione a distanza; a settembre seguiranno altri 6 Corsi. Durante la fase di aggiornamento a distanza, si utilizzerà anche un nuovo strumento di comunicazione informatica, una scheda PDTI (Percorso Diagnostico Terapeutico Integrato), che consentirà il colloquio diretto, in tempo reale, tra gli ambulatori territoriali dei Medici e i servizi specialistici ospedalieri». Cosa rappresentano le Cooperative mediche? «Sicuramente - continua Simone il modello organizzativo più evoluto per sostenere i Medici di famiglia con servizi e tecnologie in comune, per ridurre i costi, garantendo però una migliore qualità di vita a una popolazione che invecchia. Le Cooperative di Medici possono ad esempio fornire servizi di infermieri sul territorio, per garantire una migliore assistenza al paziente a casa, oppure mettere a disposizione dei propri assistiti tecnologie per la diagnosi o la terapia, in modo da non intasare i servizi ospedalieri, con conseguenti lunghe liste di attesa. Possono anche essere autonome nel programmare l'aggiornamento scientifico degli associati, senza dipendere esclusivamente dalle risorse messe a disposizione dalle Istituzioni o dagli sponsor. I media tendono a riportare casi di 'mala Sanità' ma si dovrebbe ricordare che l'Italia ha uno dei Sistemi Sanitari migliori al mondo e la spesa è una delle più basse. In questo scenario, il Medico di famiglia, attraverso le Cooperative, vuole ritornare ad avere quel ruolo di assoluto riferimento, sia per il Sistema Sanità che per i propri pazienti». Il medico di famiglia si trova anche a dover gestire pazienti con poli-patologie, poli-terapie, problemi sociali e lavorativi. «Il medico generalista territoriale - chiarisce Muscas - è il miglior filtro di appropriatezza alle richieste sanitarie della popolazione, capace di adattarsi, a partire dalle evidenze scientifiche, anche alle situazioni più complesse. Questo gli è SANITÀ NAZIONALE 45 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato / cittadini italiani che soffrono di dolore cronico sono più o meno quindici milioni\ circa uno su quattro. E di questi un quarto almeno presenta dolore severo: in questo senso, l'Italia è uno dei primi paesi nel vecchio Continente 22/07/2011 Avvenire - Ed. Nazionale Pag. 16 (diffusione:105812, tiratura:151233) SANITÀ NAZIONALE 46 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato possibile grazie anche al rapporto di fiducia che instaura con i propri assistiti, i quali si rivolgono a lui e ne seguono le indicazioni perché lo percepiscono ancora come proprio Medico e non un semplice erogatore di prestazioni anonime, per conto del Sistema Sanitario. Per rispondere alle aspettative di salute dei cittadini e, al tempo stesso, favorire la reale applicazione di normative importanti come la Legge 38/2010, la Cooperativa diventa il modello organizzativo e lo strumento per riaffermare la funzione della medicina generale territoriale». Foto: Crescenzo Simone, Presidente di ANCoM Foto: Fabrizio Muscas, Consiglio Direttivo ANCoM 22/07/2011 Finanza e Mercati Pag. 4 (diffusione:21000, tiratura:267600) San Raffaele, due mesi di prognosi Preoccupa la precarietà dei consiglieri Ma Flick e Pini assicurano trasparenza Alla procura il particolare non poteva sfuggire: così come, da un giorno all'altro, sono stati nominati; i nuovi consiglieri della Fondazione San Raffaello del Monte Tabor da un giorno all'altro possono essere revocati. A fare e disfare è l'«azionista», immutato: l'Associazione San Raffaele presieduta dal fondatore don Verzé e formata dai «sigilli» (e, fino a lunedì scorso, anche da Mario Cal). Insomma, la pagina non è stata voltata definitivamente. Ieri lo si è notato in modo clamoroso (ma, per fortuna, quando l'incontro a Palazzo di giustizia tra il presidente della sezione fallimentare Lamanna, il pm Orsi e i neo consiglieri Flick e Pini, con l'assistenza dell'avvocato Gianni, si era concluso da un paio d'ore): «La presidenza della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor - ha scandito un comunicato stampa diffuso dal San Raffaele - smentisce categoricamente e nettamente ogni supposizione, anzi illazione, sulla costituzione di conti neri all'estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione della Fondazione». Le «supposizioni» sono quelle apparse ieri sul Corriere della Sera, e tutti si augurano la loro infondatezza. Ma a fare la smentita, ufficiale, è «la presidenza», cioè lo stesso don Verzé che invece dovrebbe essere sostanzialmente onorario dopo la rinuncia a tutte le deleghe a favore del nuovo vicepresidente Profiti. I consiglieri Flick e Pini, invece, avevano mantenuto il silenzio uscendo dal tribunale, rinviando ogni informazione a un comunicato che sarà emesso oggi, dopo il Consiglio di Fondazione (e probabilmente poco prima del funerale di Mario Cal). Insomma: chi parla a nome del San Raffaele? E quale effetto può avere una smentita «categorica», laddove la Procura ritiene la situazione «opacissima», teme che il miliardo di euro non sia sufficiente a contare i debiti, e concede due mesi scarsi di tempo (sostanzialmente, il periodo feriale) a Flick e Pini che ne desideravano tre? Risolvere la «precarietà giuridica» richiederebbe troppo tempo, a termini di Statuto. Per ora vale il patto tra gentiluomini siglato ieri: massima trasparenza, informazione e collaborazione; insomma, «segnali concreti». E in caso di ripensamento, per così dire, del fondatore, libri in tribunale prima di andarsene. Ora non resta che correre: il Cda di stamane dovrebbe incaricare ufficialmente Enrico Bondi per le attività di risanamento. San Raffaele potrebbe ancora guarire. Ma non va in ferie. Foto: Enrico Bondi SANITÀ NAZIONALE 47 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FONDAZIONE IL PM: «TROPPA OPACITÀ» 22/07/2011 Il Gazzettino - Ed. Nazionale Pag. 15 (diffusione:86966, tiratura:114104) In Friuli il ticket diventa retroattivo L'assessore Kosic: «Operazione indispensabile, non possiamo rinunciare a 50 mila euro al giorno» TRIESTE - Ci mancava il ticket retroattivo. In Friuli Venezia Giulia si è deciso di applicare da subito (lunedì scorso) le nuove tariffe sanitarie, ma soltanto da lunedì il sistema informatico del Servizio sanitario regionale avrà riconfigurato, Azienda per Azienda, i propri programmi e sarà in grado di imporre in automatico i "balzelli". Perciò ancora ieri - e probabilmente anche oggi - chi prenotasse un esame del sangue o una visita specialistica si è visto chiedere i "vecchi" ticket (fino a un massimo di 36 euro), ma non creda di averla fatta franca: gli sarà chiesto di aggiungere i 10 euro famigerati, che salgono a 25 in caso di prestazione da codice bianco al pronto soccorso. A scoprirlo è stato il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Gianfranco Moretton, ma la circostanza ha trovato conferme nell'Amministrazione: non chiedere il pagamento aggiuntivo - è stato spiegato dall'assessore Vladimir Kosic - equivarrebbe a rinunciare a un introito pari a circa 50mila euro al giorno (17 milioni su base annua). E senza riequilibri praticabili per tentarne un recupero alternativo. La questione dei ticket ha arroventato il dibattito politico friulano alla vigilia del varo della manovra estiva, che vedrà la Regione impegnata a investire un tesoretto da extragettito fiscale pari a 186,5 milioni di euro. Proprio da queste risorse il Pd intenderebbe attingere per sollevare i cittadini dal balzello sanitario, trovando sponda in posizioni di analoga intransigenza manifestate sia dalla Lega Nord che dall'Udc, ma perfino dal vicepresidente (Pdl) della Regione Luca Ciriani. L'Amministrazione, tuttavia, confida esclusivamente nell'impugnazione alla Corte costituzionale della norma voluta dal ministro Tremonti, che sarà approvata oggi dalla Giunta di Renzo Tondo per censurare una sostenuta invasione di campo ai danni dell'autonomia regionale e nello specifico dell'autogestione finanziaria della Sanità. Se la Consulta desse ragione ai friulani, i soldi ora chiesti anche retroattivamente agli utenti dovrebbero essere restituiti puntualmente, poiché l'illegittimità costituzionale della norma cancellerebbe con un colpo di spugna ogni suo effetto giuridico. E stiamo parlando di oltre un milione di euro al mese. A complicare uno scenario già assai difficile che provoca un diffuso disorientamento fra i cittadini, è anche una valutazione informale resa al Gazzettino dal procuratore della Corte dei conti di Trieste, Maurizio Zappatori: i nuovi ticket, previsti da una norma nazionale del 2007, vanno fatti pagare in ogni caso perché sono svincolati dai tagli che il Governo intende conseguire sui propri trasferimenti alle Regioni per le prestazioni sanitarie. Appartengono invece al principio generale di contenimento della spesa corrente e come tali non vanno disapplicati o ridotti. Sul punto dalle opposizioni regionali di centrosinistra si leva una vivace polemica "accessoria": se proprio si volevano attuare gli aumenti, occorreva almeno modularli per i diversi costi delle prestazioni. Sergio Lupieri, consigliere regionale ma prima di tutto medico di famiglia, afferma infatti che un esame della glicemia costa adesso in Friuli Venezia Giulia 10 euro di vecchio ticket più 10 di nuovo: più del suo costo effettivo. Anche per questo l'assessore Kosic annuncia in serata che «guardiamo con favore all'ipotesi di modulare i ticket proporzionalmente all'entità della prestazione come in Lombardia». © riproduzione riservata SANITÀ NAZIONALE 48 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SANITÀ Nuove tariffe in vigore da lunedì scorso ma i programmi delle Asl saranno aggiornati dal 25 luglio 22/07/2011 MF Pag. 20 (diffusione:104189, tiratura:173386) Polizza a portata di mano Europ Assist ance lancia le app, la copertura di 24h si compra su facebook di Cristina Cimato Iresidenti in Lombardia che si recano in viaggio scegliendo l'opzione last minute, cosi come chi che non si premura di stipulare una polizza prima di partire, possono utilizzare la propria Carta regionale dei servizi come assicurazione sanita-ria In viaggio. La carta, Infatti, funge da Tessera europea di assicu-razione malattia. La copertura consente a chi si reca In uno dei 27 paesi dell'Unione Europea o negli stati che aderiscono allo Spazio economico europeo (Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein) di usufruire delle cure mediche necessarie, quindi non solo quelle ur-genti, coperte In precedenza dal modelli E 110,111,119 e 128. La Tessera europea di assicura-zione malattia può però essere richiesta anche da coloro che non sono ancora in possesso della carta regionale. In questo caso è necessario recarsi alla Asl di competenza che potrà rilasciare il certificato provvisorio sostituti-vo, che ha validità 30 giorni dalla data di emissione. Nella stessa sede è possibile fare richiesta per ottenere la tessera, che è gr atuita e nominale. Chi ha poco tempo, però, può accedere al sito www.crs.regione.lombardia.it per compilar e e stampar e il certificato sostitutivo. L'assistenza fornita è in forma dir etta e pertanto nulla è dovuto, eccetto il pagamento di un eventuale ticket che è a carico dell'assistito e quindi non rimborsabile. La Tessera non può però essere utilizzata per il trasferimento all'estero per cure di alta specializzazione (terapie progr ammate), per le quali è invece necessaria l'autorizzazione preventiva da par te della propria Asl. Sempre per dar e supporto a chi decide di muoversi all'ultimo minuto, ma non vuole per questo incappar e in imprevisti Europ Assistance ha appena presentato Trip Organizer: un'applicazione per iPhone e iPad che permette di avere sempre a portata di mano informazioni, consigli pratici e servizi utili per i viaggi. L'applicazione è disponibile in due versioni, Lite e Pre-mium. Nella formula base vengono fornite informazioni sull'elenco di documenti di viaggio necessari per ogni paese, eventi locali, numeri utili e 11 convertitore di valuta. La versione Premium, che fino al 25 luglio è scaricabile gratuitamente, offre anche le mappe metropoli-tane di 180 città, informazioni sugli usi e costumi dei vari paesi e un servizio di salvataggio dei documenti, per avere visto o passaporto disponibili con un click. Trip Organizer è inoltre collegato a Netglo-bers.it, il social network di Europ Assistance dedicato alla salute e sicurezza in viaggio. Con la registrazione al portale, gli utenti posso-no accedere a report di viaggio postati da altre persone e usufruire di altre funzioni come le vaccinazioni obbligato-rie e consigliate, il kit di primo soccorso, le cose da mettere in valigia e il frasar io me-dico multilingue. Nei prossimi mesi verrà sviluppata anche la versione per Android. Il social network non è solo luogo virtuale di condivisione di informazioni, bensì può trasformarsi anche in portale dove acquistare la propria copertura assicurativa. La novità presentata da 24hAssistance prevede infatti la possibilità di consultare e acquistare la polizza sanitaria direttamente da Facebook. 24hAssistance, infatti, permette di calcolare un preventivo e acquistare tutti i prodotti della compa-gnia assicurativa attraverso 11 social network che raduna oltre 17 milioni di utenti solo in Italia. Dopo aver compilato i campi di un questionario, si può ricevere online un preventivo e comprare la polizza prescelta, tra cui quella per la barca o dedicata a chi ama fare sport, (riproduzione riservata) SANITÀ NAZIONALE 49 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Turismo L'assicurazione sanitaria è racchiusa nella carta regionale dei servizi della Lombardia 22/07/2011 MF Pag. 11 (diffusione:104189, tiratura:173386) Don Verzé nega i conti neri, ma Bondi avvia la caccia Andrea Di Biase Le agenzie di stampa, che ieri pomeriggio hanno battuto la notizia, lo hanno definito un «ultimatum» della Procura di Milano al nuovo cda della Fondazione San Raffaele. A ben vedere, tuttavia, la decisione del sostituto procuratore Luigi Orsi di concedere, al vertice del gruppo ospedaliero, tempo fino a metà settembre per presentare «segnali concreti» dell'esistenza di un piano di salvataggio, sembra più una concessione al nuovo cda, la cui maggioranza è diretta espressione del Vaticano. Nonostante la situazione finanziaria e patrimoniale del San Raffaele sia, a detta dello stesso cda, «delicata e grave», e i decreti ingiuntivi notificati alla Fondazione facciano trasparire una situazione di insolvenza ormai manifesta, i magistrati milanesi hanno accolto almeno in parte le richieste del nuovo vertice del gruppo fondato da don Luigi Verzé. Nel corso dell'incontro di ieri a Palazzo di Giustizia con il presidente della seconda sezione civile del Tribunale fallimentare, Filippo Lamanna, e con il pm Orsi, il consigliere della Fondazione ed ex ministro della Giustizia, Giovanni Maria Flick, accompagnato dall'avvocato Franco Gianni, avrebbe infatti chiesto di aspettare tre mesi prima di far partire eventuali istanze di fallimento. Una richiesta che sarebbe finalizzata a dare tempo ai consulenti del San Raffaele, a cominciare da Enrico Bondi (che ieri avrebbe accettato l'incarico e oggi sarà nominato dal cda), di procedere a una ricognizione a 360 gradi sulle operazioni realizzate dalla passata gestione. Il lavoro di verifica non dovrebbe dunque riguardare la situazione finanziaria e patrimoniale del gruppo, sulla quale hanno lavorato per mesi advisor del calibro di Borghesi Colombo & Associati, Bain & C, Deloitte, Richard Ellis, Roland Berger, alcuni dei quali si sono incontrati ieri con lo stesso Flick. Bondi, che dovrebbe avvalersi del supporto di un'agenzia investigativa (si fa il nome della Kroll), avrebbe dunque il compito di verificare se le voci, diffuse dopo il tragico suicidio dell'ex vicepresidente Mario Cal, secondo cui al gruppo ospedaliero possano essere riconducibili società estere e fondi neri, abbiano o meno un fondamento. Su questo punto la presidenza della Fondazione (dunque don Verzé in persona) ha smentito «categoricamente e nettamente ogni supposizione, anzi illazione, sulla costituzione di conti neri all'estero nonché di contabilità parallele durante la passata gestione della Fondazione». Una presa di posizione che, a quanto sembra, non garantirebbe a sufficienza i nuovi consiglieri del San Raffaele. Di qui la richiesta, accolta in buona parte da Orsi, di avere più tempo a disposizione prima di presentare al Tribunale il piano di ristrutturazione. Se poi questo prenderà la forma del concordato in continuità o dell'amministrazione straordinaria (questa continua a essere la soluzione preferita dalla Santa Sede, ma sgradita alle banche creditrici) lo si potrebbe capire a breve. Ieri Flick, interpellato su questo tema, non ha voluto prendere posizione, rimandando al comunicato che sarà diffuso oggi al termine del consiglio di amministrazione. Sempre nella giornata odierna, all'interno del polo ospedaliero alle porte di Milano, dove alle 11 si terrà il cda della Fondazione, si svolgeranno anche i funerali di Mario Cal, il braccio destro di don Verzé che lunedì scorso si è tolto la vita con un colpo di pistola alla testa nel suo ufficio al San Raffaele. La camera ardente aprirà attorno alle 11, mentre le esequie si terranno alle 14.30 nel Ciborio della chiesa dell'ospedale in forma strettamente privata e sembra escluso che la messa venga officiata da don Verzé. Saranno soltanto sette piani (la riunione si terrà al settimo, la camera ardente sarà aperta al piano terra del Ciborio) a tracciare una linea definitiva fra la fine della vecchia gestione e la nuova. (riproduzione riservata) Foto: Luigi Verzè Foto: Giovanni Maria Flick SANITÀ NAZIONALE 50 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il suicidio di Cal ha scatenato voci incontrollate sulla gestione del San Raffaele. I pm non chiederanno il fallimento fi no a metà settembre 22/07/2011 Il Mondo - N.29 - 29 Luglio 2011 - Professioni Pag. 67 (diffusione:79889, tiratura:123250) niente abusivi in psicanalisi Ci hanno provato ancora una volta, ma la Cassazione ha detto no: per seguire i pazienti con tecniche psicanalitiche è obbligatorio essere psicologi o medici e frequentare le scuole di specializzazione quadriennali con le quali si diventa psicoterapeuti. Un percorso lungo e oneroso che non consente eccezioni. Per Giuseppe Luigi Palma ( nella foto ), presidente nazionale dell'Ordine degli psicologi, « periodicamente c' è chi tenta di fare psicanalisi con delle scorciatoie, ma si tratta di abusivi della nostra professione». La Cassazione si è espressa a seguito di un ricorso di una terapeuta non iscritta a Ordini che rivendicava il diritto di esercitare, anche se contro il parere del Consiglio degli psicologi dell'Emilia Romagna e dopo una sentenza sfavorevole della Corte d'appello di Bologna. SANITÀ NAZIONALE 51 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CASSAzione SOLO pSICOLOgI E MEdICI SONO AUTORIzzATI 22/07/2011 Il Mondo - N.29 - 29 Luglio 2011 Pag. 18 (diffusione:79889, tiratura:123250) AAA, Dompé offresi d.P. e C.t. L'aumento di capitale da 40 milioni, con l'ingresso di una pattuglia di 30 nuovi sottoscrittori, si è chiuso nei giorni scorsi. un'operazione chiave su più fronti per la advanced accelerator applications (aaa), l'azienda farmaceutica biotech con sede a saint genis pouilly in francia ma cuore e azionisti per la gran parte in italia, dove è stata fondata nove anni fa come spin-off del cern di ginevra per iniziativa del ricercatore stefano buono ( foto a sinistra ) dopo 12 anni di lavoro a fianco di carlo rubbia. la chiamata a raccolta ha portato il patrimonio di aaa a raddoppiare a quasi 80 milioni e ha visto la partecipazione dell'ex presidente di farmindustria sergio dompé ( foto a destra ): il suo gruppo ha ottenuto il 7,7% grazie a un investimento di 16 milioni. con lui sono entrati altri imprenditori, family office e privati (è il caso di alberto colussi, fondatore della biotech adam) portando da 88 a 116 i membri della compagine che annovera altri nomi conosciuti nella business community. come claudio costamagna, ex goldman sachs e nel board di aaa. o come gli ex bc partners paolo pomé e francesco loredan. post aumento i primi azionisti con quote tra 7% e 10% risultano lo stesso buono, il veicolo di investimento lsc (partecipato tra gli altri da sopaf), il gruppo farmaceutico petrone, dompé e colussi. le nuove risorse serviranno per gli investimenti programmati fino al 2016 da aaa, specializzata nella medicina nucleare e in particolare radiodiagnostica e radioterapia. i piani prevedono di portare nella fase clinica 3 le molecole sviluppate da biosynthema e atreus pharmaceutical, le due aziende nordamericane che dallo scorso anno sono entrate nell'orbita della società di buono. aaa non è solo ricerca. già oggi sviluppa un fatturato di 27,4 milioni (7,5 l'ebitda) producendo soluzioni di contrasto per tomografia a positroni. il team di ricercatori conta anche su una rete con dompé, bracco (joint venture nei servizi per l'imaging), istituto curie, ieo e in francia con l'université de la méditerranée. SANITÀ NAZIONALE 52 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato iL cLub biotech ricapitaLizza 22/07/2011 L'Espresso - N.30 - 28 Luglio 2011 Pag. 111 (diffusione:369755, tiratura:500452) RELAZIONI PERICOLOSE Alberto Mantovani Per molto tempo abbiamo pensato al metabolismo il complesso di reazioni chimiche che trasformano proteine, zuccheri e grassi, fornendo energia per le nostre cellule - e immunità come mondi fra loro molto diversi e lontani. In realtà, si sono invece accumulate tantissime evidenze che dimostrano che immunità e metabolismo sono fra loro strettamente correlati. Le cellule dell'immunità - e in particolare quelle dell'immunità innata, che rappresentano la parte più antica del nostro sistema di difesa - orchestrano il metabolismo. E a loro volta i mediatori metabolici influenzano la funzione delle cellule dell'immunità. Cosi, le patologie legate all'obesità trovano una nuova ch'ave di lettura. Grazie ai recenti pregressi della ricerca, oggi sappiamo che all'interno del tessuto adiposo sono presenti molte cellule (più della metà del totale) del sistema immunitario. Fra queste, in particolare i macrofagi, che producono citochine infiammatorie che letteralmente dissestano il nostro metabolismo, fino ad indurre una sindrome metabolica. Le citochine sono le molecole con cui il sistema immunitario comunica, sono come delle "parole" che hanno l'importante e delicato compito di richiamare nel luogo, nel momento e nella quantità giusta, i globuli bianchi che ci proteggono dalle infezioni. Ma che, in quantità eccessiva o quando non sono necessari, diventano dannosi. I mediatori di infiammazione hanno quindi un ruolo importante nello sviluppo di alcune patologie legate all'obesità, fra cui il diabete adulto, le malattie cardiovascolari e il cancro. Questa nuova visione delle cose sta portando a sperimentare strategie terapeutiche innovative e a rileggere in modo diverso farmaci di cui già disponiamo e che utilizziamo per malattie diverse. Uno studio recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica "New England Journal of Medicine", ad esempio, dimostra che bloccare l'azione di una particolare citochina, l'Interleuchina1, funziona nella cura del diabete adulto (di tipo 2). Questi studi suggeriscono strategie di ricerca e intervento diverse da quelle tradizionali. Importante perciò che questi risultati siano confermati ed estesi con la ricerca indipendente. Direttore Scientifico dell' Istituto Humanitas. e docente all'Università di Milano SANITÀ NAZIONALE 53 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Salute Scienze Obesità