Viaggio nelle basi Usa in Italia

Transcript

Viaggio nelle basi Usa in Italia
MAI DIRE GUERRA
VIAGGIO NELLE BASI
AMERICANE
IN ITALIA
di
Alfonso DESIDERIO
Perché gli accordi sulle installazioni militari Usa nel nostro
paese sono sempre stati segreti. La rendita di posizione
italiana durante la guerra fredda e la situazione attuale.
Che cosa gli americani vogliono da noi.
G
1.
LI STATI UNITI SONO OBBLIGATI AD
«avvalersi [delle basi] nello spirito e nel quadro della collaborazione atlantica, ad
utilizzarle per adempiere agli impegni Nato e, in ogni caso, a non servirsi delle
dette basi a scopi bellici se non a seguito di disposizioni Nato o accordi con il
governo italiano» (articolo 2). «Le installazioni sono poste sotto comando italiano
e i comandi statunitensi detengono il controllo militare su equipaggiamento e
operazioni» (articolo 4). Questi due articoli – rivelati da Limes nel 1999 1 – dell’accordo segreto del 1954 che regola lo status delle strutture militari concesse in
uso agli americani in Italia, non lasciano dubbi. Le basi non solo sono concesse
in uso agli Stati Uniti e non godono di alcuna extraterritorialità, ma devono essere usate nell’ambito dell’Alleanza atlantica, a meno di accordi particolari e specifici con il governo italiano.
Se la distinzione durante la guerra fredda non era significativa perché la presenza americana in Europa coincideva con la missione della Nato, tanto che il comandante delle truppe americane in Europa era (ed è) lo stesso delle forze della
Nato, dopo la fine della guerra fredda e soprattutto dopo l’11 settembre la situazione è cambiata totalmente. La Nato ha perso la centralità nel rapporto atlantico, gli
europei non si sentono in guerra contro il terrore come gli Stati Uniti e Washington
ha scelto la strada unilaterale, o per dirla alla Rumsfeld delle «missioni che fanno le
coalizioni».
Può l’Italia impedire che le basi concesse in uso agli americani siano utilizzate
per scopi che non condivide? In teoria sì, ma la questione dal punto di vista giuridico è molto complicata, perché è possibile che una base venga utilizzata solo in1. Cfr. A. DESIDERIO, «Paghiamo con le basi la nostra sicurezza», Limes, «A che ci serve la Nato», n. 4/1999,
pp. 27-41.
59
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
direttamente: una volta usciti dai confini italiani truppe e mezzi americani non
hanno alcun vincolo.
La questione è però politica e chiama in causa l’alleanza tra Italia e Stati Uniti,
un’alleanza fondata su accordi che risalgono all’inizio della guerra fredda e sono
ormai superati. La stessa questione del raddoppio della base di Camp Ederle a Vicenza – alla quale sarà dedicata la seconda puntata di questa serie di articoli – e
delle proteste che la decisione ha sollevato, ha richiamato l’attenzione sui rapporti
tra Italia e Stati Uniti e sulle basi concesse in uso agli americani. Da più parti ormai
si levano voci autorevoli sulla necessità di rivedere gli accordi e rinnovare l’alleanza per adeguarla ai tempi 2.
2. «La consueta irritazione provocata dalla presenza delle forze americane in
paesi stranieri è stata ampiamente assente in Italia», scrive Frank Nash, consigliere
e assistente del ministro della Difesa Usa alla fine di un’ispezione alle installazioni
militari americane in Europa. «Rispetto alla maggior parte dei paesi», continua Nash, «la reazione in Italia è paradossale. Invece di desiderare una riduzione, gli italiani chiedono unità aggiuntive. Ufficialmente la ragione fornita è la crescita dell’instabilità in Medio Oriente, e il pericolo che ciò comporta per la Nato, e la favorevole posizione strategica dell’Italia. Però altri fattori ugualmente importanti dietro
questa decisione sono la consapevolezza del rilevante contributo economico apportato dalle forze americane e la sensazione che quanti più soldati americani sono dislocati in Italia, tanto più l’Italia potrà contare sull’assistenza e la protezione
degli Stati Uniti. La logica di questo atteggiamento “paradossale” può essere compresa solo considerando la quasi ossessiva insicurezza dei politici italiani filoccidentali. Essi percepiscono come principale minaccia allo schieramento dell’Italia
nel campo occidentale un complicato mix di pericoli esterni ed interni» 3. Siamo
nel novembre 1957, ma l’analisi di Nash ci mostra alcuni aspetti peculiari del rapporto tra Italia e Stati Uniti durante tutto il periodo della guerra fredda e oltre.
Le truppe americane non servivano solo a fronteggiare un eventuale attacco
del blocco sovietico e a limitare la spesa militare nazionale a vantaggio delle crescita economica, ma anche e soprattutto a fornire l’assicurazione psicologica e militare che l’Italia era fermamente legata all’Occidente, nonostante i delicati equilibri
politici interni e la presenza nel nostro paese del più forte Partito comunista occidentale. Durante la guerra fredda il fronte tra Ovest ed Est passava anche all’interno dell’Italia e non solo lungo i suoi confini.
Le basi militari in Italia hanno sempre rappresentato non solo uno strumento
militare ma anche geopolitico. E hanno finito per diventare un elemento fondamentale nei rapporti tra i due paesi, una sorta di cartina di tornasole dell’alleanza
tra Usa e Italia. I problemi interni e la delicata collocazione internazionale hanno
60
2. Cfr. S. ROMANO, «Per la base di Vicenza esisteva un’alternativa», Corriere della Sera, 3/3/2007, e F.
MINI, «Con gli Usa basta far rispettare i patti», L’Espresso, 1/2/2007.
3. L. NUTI, «US Forces in Italy, 1955-1963», in W. KRIEGER (a cura di), US Forces in Europe: The Early
Years, Boulder (Colorado) 1994, Westview, pp. 251-272.
MAI DIRE GUERRA
comportato una seconda conseguenza di rilievo. Al paradosso si è aggiunta l’ambiguità. La spaccatura interna italiana ai tempi della guerra fredda ha fatto sì che Roma potesse da un lato mantenere l’atteggiamento evidenziato da Nash, ma poi in
fase di trattative cercare di massimizzare i vantaggi, soprattutto economici, facendo
pesare la presenza di una forte ostilità interna. Infine, una volta realizzate le basi si
è cercato di rimuoverle dal dibattito interno. Riepilogando: piena disponibilità e
anzi richiesta di truppe a livello generale; trattativa serrata per spuntare le condi-
61
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
SOLDATI USA ALL’ESTERO
1.200.000
1.000.000
800.000
600.00
400.000
200.000
1950
1960
1970
1980
1990
2000
Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento
della Difesa).
zioni migliori e per tener conto delle opposizioni interne; esclusione della ratifica
parlamentare e mantenimento del segreto anche quando non ce n’era bisogno.
Quando nel maggio del 1954 il segretario di Stato John Foster Dulles chiese al
presidente del Consiglio Scelba se si poteva procedere alla firma del trattato sulle
basi, negoziato da 15 mesi, questi rispose che la ragione del ritardo era la necessità
di essere sicuri di poter evitare la ratifica parlamentare all’accordo. Una questione
procedurale e politica importante, che si accompagnava alle trattative sulla questione di Trieste. Non fu certo un caso che l’accordo sulle basi (Bia) fu firmato il 20 ottobre 1954, poche settimane dopo la firma del memorandum d’intesa su Trieste 4.
Questo atteggiamento italiano ha impedito però un dibattito interno sulle basi,
su vantaggi e svantaggi, sul loro utilizzo ai fini degli interessi nazionali, riducendo
le posizioni alle due estreme: favorevoli o contrari, spesso in maniera pregiudiziale. Sempre in netta minoranza le posizioni intermedie e soprattutto quelle che volevano discutere gli aspetti particolari dell’alleanza con gli Usa senza metterne in
discussione gli assetti generali. Uno schema che si ripresenta o che viene ripresentato anche oggi, come nella questione di Vicenza, nonostante la guerra fredda sia
solo un ricordo.
Un’altra ambiguità è rappresentata dalla politica americana in Europa, sempre
sviluppata sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale della Nato. Comando
americano in Europa e comando della Nato, pur avendo lo stesso comandante, so-
62
4. Cfr. L. NUTI, op. cit.
MAI DIRE GUERRA
no due strutture separate, anche se spesso le stesse basi ospitano entrambi i comandi, come nel caso di Napoli. Per le ragioni evidenziate in precedenza tutto il sistema delle basi americane in Italia fu strutturato sotto l’ombrello dell’Alleanza
atlantica, ma oggi il rapporto è soprattutto bilaterale (tabella 1).
Nel corso del tempo è cambiato il numero delle basi utilizzate dalle Forze
armate americane e la loro tipologia. È cambiata anche la rilevanza del territorio
italiano nel contesto regionale e generale. Possiamo distinguere a grandi linee
tre fasi.
Nella prima l’Italia è importante come fronte della guerra fredda, in particolare per la frontiera nord-orientale che dopo il Trattato di neutralità dell’Austria e il
ritiro da quel paese delle truppe di occupazione diventa un facile obiettivo dell’eventuale attacco dell’Urss e del Patto di Varsavia, che possono arrivare incontrastati fino alle Alpi. La Forza tattica dell’Esercito degli Stati Uniti nel Sud Europa (Usa
63
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
Tabella 1. L’evoluzione degli accordi tra Italia e Usa riguardanti le basi
4 aprile 1949
Trattato dell’Atlantico del Nord
• ratificato con la legge n. 465 del 1° agosto 1949
27 gennaio 1950
Accordo di Washington
Accordo bilaterale sull’assistenza difensiva reciproca
19 giugno 1951
Trattato di Londra, più noto come Sofa (Status of Force Agreement)
• regola lo status delle forze militari dei paesi Nato e prevede la giurisdizione del paese di appartenenza del militare impiegato in un paese alleato
7 gennaio 1952
Accordo di Roma
Accordo bilaterale sulla sicurezza reciprocaa
28 agosto 1952
Protocollo riguardante lo status dei quartier generali militari internazionali istituiti in
base al Trattato dell’Atlantico del Nord nei vari paesi della Nato
20 ottobre 1954
Accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia)
Segreto e mai ratificato perché considerato documento tecnico attuativo del Trattato
dell’Atlantico del Nord, con allegati tecnici per ogni infrastruttura:
• Udine, Montichiari, Aviano, Amendola, Ciampino, S. Vito dei Normanni e Amendola
(basi aeree)
• Livorno, Maserada (telecomunicazioni e supporto)
• Napoli e Capodichino (aerea, supporto e telecomunicazioni)
• Pozzuoli, Venezia, Cagliari, La Maddalena (deposito carburanti e porto)
• Decimomannu (aerea e supporto)
• Augusta (porto a sostegno flotta)
• Sigonella (aeromarittima)
• Verona (supporto)
30 giugno 1954
Accordo tecnico aereo Usa-Italia
• prevede tra l’altro l’esenzione di visita doganale per aerei militari Usa e l’obbligo di
usare gli aeroporti assegnati in uso salvo casi di forza maggiore
20 ottobre 1954
Accordo tecnico navale Usa-Italia
8 aprile 1957
Memorandum per la base aeromarittima di Sigonella
• a livello di Stati maggiori, stabilisce le procedure per l’acquisizione dei terreni e precisa che tutte le azioni del comandante Usa che possano interferire con le operazioni delle Forze armate italiane saranno concordate con il comandante italiano
Protocolli aggiuntivi all’Accordo del 1954
64
3 luglio 1957
Boscomantico (aerea e supporto)
31 ottobre 1957
Livorno (depositi)
10 luglio 1958
Simeri Crichi, Catanzaro
29 settembre 1959
Grosseto
16 novembre 1959
Taranto, Palermo
15 ottobre 1962
Accordo militare relativo all’esercizio e alla manutenzione dell’aeroporto marittimo di
Sigonella
MAI DIRE GUERRA
15 febbraio 1972
Protocollo per Lampedusa
1 dicembre 1979
L’addendum n. 1 al memorandum di Sigonella stabilisce l’uso dei poligoni di Pachino,
Le Grotticelle, Punta Castellazzo, Isola dei Porri, Punta delle Formiche per l’addestramento al bombardamento in picchiata
novembre 1983
Memorandum per Comiso
agosto 1993
Memorandum d’intesa tra lo Stato maggiore dell’Aeronautica e il Comando Usa in Europa relativo all’impiego della base di Sigonella in attuazione della decisione Nato di
schieramento di velivoli F-16 in Italia
30 novembre 1993
Memorandum d’intesa relativo all’uso della base aerea di Aviano in applicazione della
decisione atlantica sullo spiegamento di F-16 in Italia tra Stato maggiore della Difesa e
Comando delle forze Usa in Europa
• cita la proposta di ospitare lo stormo a S. Anna di Crotone, la relativa sospensione
del progetto e la decisione di trovare un’alternativa; stabilisce che l’impiego del 401°
Tfw deve avvenire nel quadro dell’Alleanza atlantica e per fini Nato.
aprile 1994
Accordo tecnico relativo al Memorandum d’intesa riguardante l’uso della base aerea di
Aviano
2 febbraio 1995
Memorandum d’intesa tra il ministero della Difesa italiano e il dipartimento
della Difesa Usa relativo alle installazioni/infrastrutture concesse in uso alle
forze Usa in Italia
• reso pubblico dal governo D’Alema dopo la tragegia del Cermis
• uniforma e aggiorna le modalità di stesura degli accordi tecnici
• stabilisce che la collaborazione per la difesa comune si svolgerà a livello bilaterale e
nei limiti del Trattato del Nord Atlantico
• rinvia all’accordo del 1954
N.B. L’accordo Bia del 1954 e tutti i memorandum e i protocolli ad esso collegati sono segreti.
a L’accordo impegna l’Italia a «dare,compatibilmente con la sua stabilità politica ed economica, il pieno contributo consentito dalla sua manodopera, dalle sue risorse, dai suoi mezzi e condizioni generali economiche, allo sviluppo ed al mantenimento della propria forza difensiva ed alla forza difensiva del mondo libero». La versione originale in inglese utilizza però il termine «facilities» (infrastrutture) e non il più generico «mezzi» del testo italiano.
Setaf) schierata a Vicenza, con quartier generale prima a Camp Darby a Livorno e
poi a Verona, e la base aerea di Aviano erano il baricentro difensivo.
Nella seconda fase, dagli anni Settanta in poi, gli schieramenti sul fronte diventano meno importanti, l’equilibrio con l’Urss viene assicurato dalle armi nucleari e dai missili, i cui schieramenti diventano cruciali. L’Italia se perde rilevanza
per la frontiera orientale, ne acquista per la posizione nel Mediterraneo, sempre
più importante. Il baricentro si sposta a sud, verso Napoli e Sigonella. Le difficoltà
nei rapporti tra Stati Uniti e Spagna da un lato e la Grecia dall’alto, rendono ancora
più importanti le installazioni in Italia.
A partire dagli anni Novanta scompare il fronte della guerra fredda, ma le basi
italiane diventano importanti per lo scacchiere balcanico e come retroguardia per
gli schieramenti americani in Medio Oriente, oltre che per l’ancora marginale ma
sempre più decisivo interesse di Washington per l’Africa.
65
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
3. Le basi in Italia non sono state solo un elemento essenziale del rapporto
con gli Usa. Per lunghi anni sono state il nostro contributo alla sicurezza collettiva,
ora affiancate dalla partecipazione alle missioni militari all’estero.
Oggi in Italia le truppe americane sono presenti nelle basi di:
• Camp Darby (Livorno) e Camp Ederle (Vicenza); Esercito.
• Aviano e Ghedi; Aeronautica.
• Napoli, Gaeta, Sigonella (aeronavale), S. Stefano (La Maddalena); Marina.
Sono presenti strutture e depositi, ma non truppe a Roveredo, S. Vito dei Normanni, Vigonovo e Fontanafredda. Le basi principali (Ederle, Darby, Aviano, Napoli, Sigonella) contano su altre strutture situate nelle vicinanze o in località non
lontane. Si arriva così a una trentina di installazioni. A queste sono da aggiungere
26 siti minori, che a differenza delle altre infrastrutture, non sono elencate nei documenti del Pentagono. La base di Comiso è stata chiusa, mentre la base per sommergibili di S. Stefano nell’arcipelago di La Maddalena in Sardegna chiuderà entro
il febbraio 2008. Stime non ufficiali, che conteggiano anche installazioni radar e di
comunicazione americane e della Nato, arrivano a calcolare fino a un centinaio di
infrastrutture.
Secondo i dati del dipartimento della Difesa le basi in Italia hanno un valore
economico di 4.950 milioni di dollari, un’estensione totale di 22,6 kmq, contro i
quasi 40 mila milioni e i 671 kmq delle basi in Germania 5.
Per quello che riguarda i costi, secondo il rapporto 2004 del dipartimento della Difesa sul contributo dei paesi alleati alla sicurezza, l’Italia ha coperto il 41% delle spese. In realtà si tratta perlopiù di contributi indiretti: vengono calcolati i mancati introiti di affitti, concessioni fiscali e doganali (che non è detto lo Stato ospitante incasserebbe senza la presenza della base). In termini assoluti il contributo diretto per il 2003 è stato pari a 3 milioni di dollari, contro i 363 milioni di contributo indiretto. Si tratta probabilmente di uno dei vantaggi acquisiti in fase negoziale, visto
che altri paesi alleati sono molto più svantaggiati (tabella 2).
4. Come si collocano le basi americane in Italia nel contesto generale dello
spiegamento americano?
Gli Stati Uniti hanno truppe in 147 paesi e oltre 700 installazioni militari all’estero. Sono più di centomila gli edifici e le strutture di proprietà o in affitto, su
una superficie totale di 2.740 kmq e per un valore totale di oltre 124 miliardi di
dollari, calcolato dal Pentagono sulla base del costo attuale necessario a sostituire la struttura 6. Messi così sono dati impressionanti. Ma se andiamo a contare la
presenza di truppe in basi militari 7, il numero scende a circa 40 paesi. Se poi
consideriamo solo le basi con più di mille soldati arriviamo a una quindicina. In
realtà lo schieramento militare americano nel mondo – pur non avendo eguali –
66
5. Office of the Deputy under Secretary of Defense, Base Structure Report, Fiscal Year 2005, Department of Defense.
6. Ibidem.
7. Una base militare spesso si compone di più installazioni.
MAI DIRE GUERRA
Tabella 2. Comparazione tra le basi americane in alcuni paesi alleati
Italia
Germania
Spagna
Belgio
Regno Unito
Turchia
Giappone
Corea del Sud
Estensione
Valore
Contributo costi
Contributo diretto
Contributo ind.
(kmq)
(milioni $)
(%)
(milioni $)
(milioni $)
22,60
671,00
35,90
4,52
32,2
14,20
517,00
243,00
4.950,2
39.884,7
2.150,6
632,5
5.442,1
1.394,9
44.248,9
12.597,6
41,0
32,6
57,9
24,0
27,1
54,2
74,5
40,0
3,02
28,70
0
2,21
27,50
0
3.228,43
486,31
363,52
1.535,22
127,26
15,56
210,96
116,86
1.182,92
356,50
Fonti: Office of the Deputy under Secretary of Defense, Base Structure Report, Fiscal Year 2005, Department
of Defense; 2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense, Department of
Defense.
si concentrava, prima della guerra in Iraq, in tre paesi: Germania, Giappone e
Corea del Sud. Qui venivano dislocate circa la metà delle truppe americane stabilmente all’estero. Se limitiamo il calcolo ai soldati dell’Esercito i tre paesi rappresentavano il 90% delle truppe di terra.
Lo schieramento americano nel mondo oggi è rappresentato quindi in gran
parte da postazioni aeronavali, con quattro concentrazioni di truppe sul terreno:
Germania, Giappone, Corea del Sud e Iraq. L’assenza di una concezione imperiale
coloniale territoriale 8 fa sì che le basi americane non siano utilizzate per controllare
il territorio circostante, bensì come teste di ponte per l’eventuale proiezione delle
forze, come una ragnatela di isole con standard di vita americani, separate dal resto.
Il dipartimento della Difesa americano distingue la dimensione delle installazioni sulla base di un calcolo del loro valore. All’estero quelle grandi, cioè con valore superiore a 1.518 milioni di dollari, sono 16 (1 dell’Esercito, 6 della Marina, 7
dell’Aeronautica e 2 dei marines) contro le 103 sul territorio americano. Le medie –
tra 845 e 1.518 milioni di dollari – sono 22, mentre le piccole sono 699 9. Tra le basi
italiane solo Aviano e Sigonella raggiungono lo status di basi medie, le altre sono
tutte piccole.
Il Comando europeo americano è stato, tra la seconda guerra mondiale e la fine della guerra fredda, il più importante insieme a quello del Pacifico, prima dell’escalation del Comando centrale impegnato in Medio Oriente. L’area di responsabilità del Comando è enorme: si estende dal Mar di Barents a nord all’Antartico a
sud, dalla Groenlandia a ovest alla costa russa del Pacifico a est. Comprende 92
paesi europei, africani e asiatici; il 60% delle coste del pianeta, il 35% delle terre
emerse e il 23% della popolazione mondiale. Le truppe però sono quasi tutte
schierate in Europa occidentale, il fronte della guerra fredda 10.
8. Cfr. «L’impero senza impero», Limes, n. 2/2004.
9. Office of the Deputy Under Secretary of Defense, op. cit.
10. Cfr. la testimonianza alla Camera dei rappresentanti del generale Bantz J. Craddock, comandante
dell’United States European Command (Useucom), 15/3/2007.
67
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
68
Dopo la seconda guerra mondiale in Europa la Germania è il paese che di
gran lunga ha ospitato più truppe americane. Oggi sono in teoria oltre 60 mila, ma
20 mila di quei soldati sono impegnati in Iraq. Dopo la Germania, Italia e Gran
Bretagna si contendono la seconda posizione, con 10-15 mila soldati ciascuna. Tra
i mille e i duemila soldati sono schierati poi in Belgio, Kosovo, Spagna e Turchia.
Dopo la fine della guerra fredda gli Stati Uniti hanno messo a punto un programma di forte riduzione dello schieramento in Europa. Le esigenze sono poi ul-
MAI DIRE GUERRA
NUMERO DI PAESI CHE OSPITANO TRUPPE USA
50
Paesi che ospitano
più di 100 soldati USA
40
Paesi che ospitano
più di 1.000 soldati USA
30
20
10
0
1950
1960
1970
1980
1990
2000
Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento
della Difesa).
teriormente cambiate dopo l’11 settembre e l’inizio della guerra globale (americana) al terrore, che hanno portato a un’ulteriore ristrutturazione tuttora in corso.
Una delle novità più importanti è la gestazione di un nuovo comando Usa,
l’Africom, dedicato al continente africano, sempre più importante per gli Usa dal
punto di vista dell’approvvigionamento energetico e di materie prime e sul piano
del confronto con l’espansione politico-commerciale della Cina. L’area di responsabilità comprenderà tutti i paesi africani finora di competenza del Comando europeo e in futuro si allargherà anche ai paesi del Corno d’Africa e al Sudan che ora
rientrano nel Comando centrale, coprendo quindi tutti i paesi africani ad eccezione dell’Egitto 11.
In Africa gli Usa hanno una limitata presenza militare: meno di 2 mila soldati
nel 2006 e quasi tutti concentrati nella base di Gibuti, unica in Africa e tra l’altro dipendente dal Comando centrale. Per queste ragioni la sede del Comando africano,
che inizierà a essere operativo nell’autunno del 2007, sarà a Stoccarda 12. Per il momento il rafforzamento dello schieramento americano in Africa si è realizzato soprattutto attraverso la Marina. Lo scorso anno la presenza navale americana in Africa è stata pressocché continua, contro gli appena 20 giorni del 2004. Nel 2006 sono state svolte esercitazioni con 8 paesi nel Golfo di Guinea.
Le coste africane sono generalmente sguarnite. I paesi africani che si affacciano sull’Oceano Indiano hanno solo 25 navi per provvedere alla sicurezza marittima per più di 7 mila chilometri di coste. Non hanno quindi la possibilità di com11. Ivi.
12. Per un certo periodo si era parlato di Sigonella come possibile sede di Africom.
13. Cfr. la testimonianza del generale Craddock, cit.
69
VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA
SPIEGAMENTO DELLE TRUPPE USA PER AREE
4.000.000
Estremo Oriente
Europa
Medio Oriente
Africa
Americhe
3.000.000
2.000.000
1.000.000
1950
1960
1970
1980
1990
2000
Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento
della Difesa).
70
battere la pirateria e i traffici illeciti. Situazione molto simile a quella nel Golfo di
Guinea, regione ricca di petrolio e strategica per gli Usa 13.
Al momento non è in vista la realizzazione di basi americane in Africa e i comandi Usa stanno cercando di realizzare un nuovo tipo di struttura, che integri attività militari e civili, con il contributo di diversi ministeri e agenzie governative, oltre che di paesi alleati.
In Europa da un lato è confermato il programma di riduzione, soprattutto delle truppe schierate in Germania. Sono state già chiuse 43 basi e installazioni in Europa e fatti rientrare 10 mila soldati con i rispettivi 13.800 familiari. Entro il 2012 è
prevista la chiusura di altre centinaia di strutture e il ritorno di 44 mila militari e 57
mila familiari (tabella 3).
Nello stesso tempo le forze rimanenti verranno ridislocate verso l’Europa meridionale e orientale. Il quartier generale sarà unificato nel 7th Army, che avrà a disposizione due brigate permanenti e una a rotazione. Le permanenti faranno base
in Germania, a Vilseck, e in Italia, a Vicenza, dove dovrebbe essere riunita la 173a
brigata, ora divisa tra la stessa Vicenza e due località tedesche. Infine una brigata a
rotazione sarà dislocata in Romania, nella base Mihail Kogălniceanu, e in Bulgaria,
a Novo Solo. Gli spostamenti dell’Esercito saranno preceduti e accompagnati da
quelli dell’Aeronautica, che manterrà comunque sei squadroni da combattimento
nel Regno Unito, in Germania e in Italia. Nel 2012 i due terzi delle forze di manovra americane in Europa, più flessibili e veloci negli spostamenti rispetto al passato, saranno dislocate in Europa meridionale e orientale, più vicine alle aree instabili del Caucaso, dei Balcani e dell’Africa.
MAI DIRE GUERRA
Tabella 3. Il programma di riduzione delle truppe dell’Esercito Usa in Europa
Soldati
Guerra fredda
Oggi
Futuro
Altra opzione
213 mila
55 mila
+/-28 mila
+/-40 mila
Familiari
Civili
Strutture
320 mila
75 mila
42 mila
60 mila
65 mila
28 mila
>20 mila
>23 mila
865
234
88
125
Se quindi il Comando europeo ha ceduto il passo al prioritario Comando centrale, maggiormente impegnato nella guerra al terrore, esso manterrà ancora funzioni di rilievo: assicurare che i paesi europei restino dei partner affidabili per gli
Stati Uniti e offrire una retroguardia sicura alle truppe da impegnare nel vicino arco di instabilità. In particolare le basi in Germania e in Italia saranno le sole in grado di fornire alle Forze armate Usa gli elevati standard di qualità richiesti oggi dai
militari americani, e le sole strutture in grado di ospitare le famiglie dei soldati.
Quest’ultima funzione non sarà assolta infatti dalle nuove basi in Romania e in
Bulgaria.
(continua)
71