Viaggio nelle basi Usa in Italia
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Viaggio nelle basi Usa in Italia
MAI DIRE GUERRA VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA di Alfonso DESIDERIO Perché gli accordi sulle installazioni militari Usa nel nostro paese sono sempre stati segreti. La rendita di posizione italiana durante la guerra fredda e la situazione attuale. Che cosa gli americani vogliono da noi. G 1. LI STATI UNITI SONO OBBLIGATI AD «avvalersi [delle basi] nello spirito e nel quadro della collaborazione atlantica, ad utilizzarle per adempiere agli impegni Nato e, in ogni caso, a non servirsi delle dette basi a scopi bellici se non a seguito di disposizioni Nato o accordi con il governo italiano» (articolo 2). «Le installazioni sono poste sotto comando italiano e i comandi statunitensi detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni» (articolo 4). Questi due articoli – rivelati da Limes nel 1999 1 – dell’accordo segreto del 1954 che regola lo status delle strutture militari concesse in uso agli americani in Italia, non lasciano dubbi. Le basi non solo sono concesse in uso agli Stati Uniti e non godono di alcuna extraterritorialità, ma devono essere usate nell’ambito dell’Alleanza atlantica, a meno di accordi particolari e specifici con il governo italiano. Se la distinzione durante la guerra fredda non era significativa perché la presenza americana in Europa coincideva con la missione della Nato, tanto che il comandante delle truppe americane in Europa era (ed è) lo stesso delle forze della Nato, dopo la fine della guerra fredda e soprattutto dopo l’11 settembre la situazione è cambiata totalmente. La Nato ha perso la centralità nel rapporto atlantico, gli europei non si sentono in guerra contro il terrore come gli Stati Uniti e Washington ha scelto la strada unilaterale, o per dirla alla Rumsfeld delle «missioni che fanno le coalizioni». Può l’Italia impedire che le basi concesse in uso agli americani siano utilizzate per scopi che non condivide? In teoria sì, ma la questione dal punto di vista giuridico è molto complicata, perché è possibile che una base venga utilizzata solo in1. Cfr. A. DESIDERIO, «Paghiamo con le basi la nostra sicurezza», Limes, «A che ci serve la Nato», n. 4/1999, pp. 27-41. 59 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA direttamente: una volta usciti dai confini italiani truppe e mezzi americani non hanno alcun vincolo. La questione è però politica e chiama in causa l’alleanza tra Italia e Stati Uniti, un’alleanza fondata su accordi che risalgono all’inizio della guerra fredda e sono ormai superati. La stessa questione del raddoppio della base di Camp Ederle a Vicenza – alla quale sarà dedicata la seconda puntata di questa serie di articoli – e delle proteste che la decisione ha sollevato, ha richiamato l’attenzione sui rapporti tra Italia e Stati Uniti e sulle basi concesse in uso agli americani. Da più parti ormai si levano voci autorevoli sulla necessità di rivedere gli accordi e rinnovare l’alleanza per adeguarla ai tempi 2. 2. «La consueta irritazione provocata dalla presenza delle forze americane in paesi stranieri è stata ampiamente assente in Italia», scrive Frank Nash, consigliere e assistente del ministro della Difesa Usa alla fine di un’ispezione alle installazioni militari americane in Europa. «Rispetto alla maggior parte dei paesi», continua Nash, «la reazione in Italia è paradossale. Invece di desiderare una riduzione, gli italiani chiedono unità aggiuntive. Ufficialmente la ragione fornita è la crescita dell’instabilità in Medio Oriente, e il pericolo che ciò comporta per la Nato, e la favorevole posizione strategica dell’Italia. Però altri fattori ugualmente importanti dietro questa decisione sono la consapevolezza del rilevante contributo economico apportato dalle forze americane e la sensazione che quanti più soldati americani sono dislocati in Italia, tanto più l’Italia potrà contare sull’assistenza e la protezione degli Stati Uniti. La logica di questo atteggiamento “paradossale” può essere compresa solo considerando la quasi ossessiva insicurezza dei politici italiani filoccidentali. Essi percepiscono come principale minaccia allo schieramento dell’Italia nel campo occidentale un complicato mix di pericoli esterni ed interni» 3. Siamo nel novembre 1957, ma l’analisi di Nash ci mostra alcuni aspetti peculiari del rapporto tra Italia e Stati Uniti durante tutto il periodo della guerra fredda e oltre. Le truppe americane non servivano solo a fronteggiare un eventuale attacco del blocco sovietico e a limitare la spesa militare nazionale a vantaggio delle crescita economica, ma anche e soprattutto a fornire l’assicurazione psicologica e militare che l’Italia era fermamente legata all’Occidente, nonostante i delicati equilibri politici interni e la presenza nel nostro paese del più forte Partito comunista occidentale. Durante la guerra fredda il fronte tra Ovest ed Est passava anche all’interno dell’Italia e non solo lungo i suoi confini. Le basi militari in Italia hanno sempre rappresentato non solo uno strumento militare ma anche geopolitico. E hanno finito per diventare un elemento fondamentale nei rapporti tra i due paesi, una sorta di cartina di tornasole dell’alleanza tra Usa e Italia. I problemi interni e la delicata collocazione internazionale hanno 60 2. Cfr. S. ROMANO, «Per la base di Vicenza esisteva un’alternativa», Corriere della Sera, 3/3/2007, e F. MINI, «Con gli Usa basta far rispettare i patti», L’Espresso, 1/2/2007. 3. L. NUTI, «US Forces in Italy, 1955-1963», in W. KRIEGER (a cura di), US Forces in Europe: The Early Years, Boulder (Colorado) 1994, Westview, pp. 251-272. MAI DIRE GUERRA comportato una seconda conseguenza di rilievo. Al paradosso si è aggiunta l’ambiguità. La spaccatura interna italiana ai tempi della guerra fredda ha fatto sì che Roma potesse da un lato mantenere l’atteggiamento evidenziato da Nash, ma poi in fase di trattative cercare di massimizzare i vantaggi, soprattutto economici, facendo pesare la presenza di una forte ostilità interna. Infine, una volta realizzate le basi si è cercato di rimuoverle dal dibattito interno. Riepilogando: piena disponibilità e anzi richiesta di truppe a livello generale; trattativa serrata per spuntare le condi- 61 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA SOLDATI USA ALL’ESTERO 1.200.000 1.000.000 800.000 600.00 400.000 200.000 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento della Difesa). zioni migliori e per tener conto delle opposizioni interne; esclusione della ratifica parlamentare e mantenimento del segreto anche quando non ce n’era bisogno. Quando nel maggio del 1954 il segretario di Stato John Foster Dulles chiese al presidente del Consiglio Scelba se si poteva procedere alla firma del trattato sulle basi, negoziato da 15 mesi, questi rispose che la ragione del ritardo era la necessità di essere sicuri di poter evitare la ratifica parlamentare all’accordo. Una questione procedurale e politica importante, che si accompagnava alle trattative sulla questione di Trieste. Non fu certo un caso che l’accordo sulle basi (Bia) fu firmato il 20 ottobre 1954, poche settimane dopo la firma del memorandum d’intesa su Trieste 4. Questo atteggiamento italiano ha impedito però un dibattito interno sulle basi, su vantaggi e svantaggi, sul loro utilizzo ai fini degli interessi nazionali, riducendo le posizioni alle due estreme: favorevoli o contrari, spesso in maniera pregiudiziale. Sempre in netta minoranza le posizioni intermedie e soprattutto quelle che volevano discutere gli aspetti particolari dell’alleanza con gli Usa senza metterne in discussione gli assetti generali. Uno schema che si ripresenta o che viene ripresentato anche oggi, come nella questione di Vicenza, nonostante la guerra fredda sia solo un ricordo. Un’altra ambiguità è rappresentata dalla politica americana in Europa, sempre sviluppata sia sul piano bilaterale che su quello multilaterale della Nato. Comando americano in Europa e comando della Nato, pur avendo lo stesso comandante, so- 62 4. Cfr. L. NUTI, op. cit. MAI DIRE GUERRA no due strutture separate, anche se spesso le stesse basi ospitano entrambi i comandi, come nel caso di Napoli. Per le ragioni evidenziate in precedenza tutto il sistema delle basi americane in Italia fu strutturato sotto l’ombrello dell’Alleanza atlantica, ma oggi il rapporto è soprattutto bilaterale (tabella 1). Nel corso del tempo è cambiato il numero delle basi utilizzate dalle Forze armate americane e la loro tipologia. È cambiata anche la rilevanza del territorio italiano nel contesto regionale e generale. Possiamo distinguere a grandi linee tre fasi. Nella prima l’Italia è importante come fronte della guerra fredda, in particolare per la frontiera nord-orientale che dopo il Trattato di neutralità dell’Austria e il ritiro da quel paese delle truppe di occupazione diventa un facile obiettivo dell’eventuale attacco dell’Urss e del Patto di Varsavia, che possono arrivare incontrastati fino alle Alpi. La Forza tattica dell’Esercito degli Stati Uniti nel Sud Europa (Usa 63 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA Tabella 1. L’evoluzione degli accordi tra Italia e Usa riguardanti le basi 4 aprile 1949 Trattato dell’Atlantico del Nord • ratificato con la legge n. 465 del 1° agosto 1949 27 gennaio 1950 Accordo di Washington Accordo bilaterale sull’assistenza difensiva reciproca 19 giugno 1951 Trattato di Londra, più noto come Sofa (Status of Force Agreement) • regola lo status delle forze militari dei paesi Nato e prevede la giurisdizione del paese di appartenenza del militare impiegato in un paese alleato 7 gennaio 1952 Accordo di Roma Accordo bilaterale sulla sicurezza reciprocaa 28 agosto 1952 Protocollo riguardante lo status dei quartier generali militari internazionali istituiti in base al Trattato dell’Atlantico del Nord nei vari paesi della Nato 20 ottobre 1954 Accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia) Segreto e mai ratificato perché considerato documento tecnico attuativo del Trattato dell’Atlantico del Nord, con allegati tecnici per ogni infrastruttura: • Udine, Montichiari, Aviano, Amendola, Ciampino, S. Vito dei Normanni e Amendola (basi aeree) • Livorno, Maserada (telecomunicazioni e supporto) • Napoli e Capodichino (aerea, supporto e telecomunicazioni) • Pozzuoli, Venezia, Cagliari, La Maddalena (deposito carburanti e porto) • Decimomannu (aerea e supporto) • Augusta (porto a sostegno flotta) • Sigonella (aeromarittima) • Verona (supporto) 30 giugno 1954 Accordo tecnico aereo Usa-Italia • prevede tra l’altro l’esenzione di visita doganale per aerei militari Usa e l’obbligo di usare gli aeroporti assegnati in uso salvo casi di forza maggiore 20 ottobre 1954 Accordo tecnico navale Usa-Italia 8 aprile 1957 Memorandum per la base aeromarittima di Sigonella • a livello di Stati maggiori, stabilisce le procedure per l’acquisizione dei terreni e precisa che tutte le azioni del comandante Usa che possano interferire con le operazioni delle Forze armate italiane saranno concordate con il comandante italiano Protocolli aggiuntivi all’Accordo del 1954 64 3 luglio 1957 Boscomantico (aerea e supporto) 31 ottobre 1957 Livorno (depositi) 10 luglio 1958 Simeri Crichi, Catanzaro 29 settembre 1959 Grosseto 16 novembre 1959 Taranto, Palermo 15 ottobre 1962 Accordo militare relativo all’esercizio e alla manutenzione dell’aeroporto marittimo di Sigonella MAI DIRE GUERRA 15 febbraio 1972 Protocollo per Lampedusa 1 dicembre 1979 L’addendum n. 1 al memorandum di Sigonella stabilisce l’uso dei poligoni di Pachino, Le Grotticelle, Punta Castellazzo, Isola dei Porri, Punta delle Formiche per l’addestramento al bombardamento in picchiata novembre 1983 Memorandum per Comiso agosto 1993 Memorandum d’intesa tra lo Stato maggiore dell’Aeronautica e il Comando Usa in Europa relativo all’impiego della base di Sigonella in attuazione della decisione Nato di schieramento di velivoli F-16 in Italia 30 novembre 1993 Memorandum d’intesa relativo all’uso della base aerea di Aviano in applicazione della decisione atlantica sullo spiegamento di F-16 in Italia tra Stato maggiore della Difesa e Comando delle forze Usa in Europa • cita la proposta di ospitare lo stormo a S. Anna di Crotone, la relativa sospensione del progetto e la decisione di trovare un’alternativa; stabilisce che l’impiego del 401° Tfw deve avvenire nel quadro dell’Alleanza atlantica e per fini Nato. aprile 1994 Accordo tecnico relativo al Memorandum d’intesa riguardante l’uso della base aerea di Aviano 2 febbraio 1995 Memorandum d’intesa tra il ministero della Difesa italiano e il dipartimento della Difesa Usa relativo alle installazioni/infrastrutture concesse in uso alle forze Usa in Italia • reso pubblico dal governo D’Alema dopo la tragegia del Cermis • uniforma e aggiorna le modalità di stesura degli accordi tecnici • stabilisce che la collaborazione per la difesa comune si svolgerà a livello bilaterale e nei limiti del Trattato del Nord Atlantico • rinvia all’accordo del 1954 N.B. L’accordo Bia del 1954 e tutti i memorandum e i protocolli ad esso collegati sono segreti. a L’accordo impegna l’Italia a «dare,compatibilmente con la sua stabilità politica ed economica, il pieno contributo consentito dalla sua manodopera, dalle sue risorse, dai suoi mezzi e condizioni generali economiche, allo sviluppo ed al mantenimento della propria forza difensiva ed alla forza difensiva del mondo libero». La versione originale in inglese utilizza però il termine «facilities» (infrastrutture) e non il più generico «mezzi» del testo italiano. Setaf) schierata a Vicenza, con quartier generale prima a Camp Darby a Livorno e poi a Verona, e la base aerea di Aviano erano il baricentro difensivo. Nella seconda fase, dagli anni Settanta in poi, gli schieramenti sul fronte diventano meno importanti, l’equilibrio con l’Urss viene assicurato dalle armi nucleari e dai missili, i cui schieramenti diventano cruciali. L’Italia se perde rilevanza per la frontiera orientale, ne acquista per la posizione nel Mediterraneo, sempre più importante. Il baricentro si sposta a sud, verso Napoli e Sigonella. Le difficoltà nei rapporti tra Stati Uniti e Spagna da un lato e la Grecia dall’alto, rendono ancora più importanti le installazioni in Italia. A partire dagli anni Novanta scompare il fronte della guerra fredda, ma le basi italiane diventano importanti per lo scacchiere balcanico e come retroguardia per gli schieramenti americani in Medio Oriente, oltre che per l’ancora marginale ma sempre più decisivo interesse di Washington per l’Africa. 65 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA 3. Le basi in Italia non sono state solo un elemento essenziale del rapporto con gli Usa. Per lunghi anni sono state il nostro contributo alla sicurezza collettiva, ora affiancate dalla partecipazione alle missioni militari all’estero. Oggi in Italia le truppe americane sono presenti nelle basi di: • Camp Darby (Livorno) e Camp Ederle (Vicenza); Esercito. • Aviano e Ghedi; Aeronautica. • Napoli, Gaeta, Sigonella (aeronavale), S. Stefano (La Maddalena); Marina. Sono presenti strutture e depositi, ma non truppe a Roveredo, S. Vito dei Normanni, Vigonovo e Fontanafredda. Le basi principali (Ederle, Darby, Aviano, Napoli, Sigonella) contano su altre strutture situate nelle vicinanze o in località non lontane. Si arriva così a una trentina di installazioni. A queste sono da aggiungere 26 siti minori, che a differenza delle altre infrastrutture, non sono elencate nei documenti del Pentagono. La base di Comiso è stata chiusa, mentre la base per sommergibili di S. Stefano nell’arcipelago di La Maddalena in Sardegna chiuderà entro il febbraio 2008. Stime non ufficiali, che conteggiano anche installazioni radar e di comunicazione americane e della Nato, arrivano a calcolare fino a un centinaio di infrastrutture. Secondo i dati del dipartimento della Difesa le basi in Italia hanno un valore economico di 4.950 milioni di dollari, un’estensione totale di 22,6 kmq, contro i quasi 40 mila milioni e i 671 kmq delle basi in Germania 5. Per quello che riguarda i costi, secondo il rapporto 2004 del dipartimento della Difesa sul contributo dei paesi alleati alla sicurezza, l’Italia ha coperto il 41% delle spese. In realtà si tratta perlopiù di contributi indiretti: vengono calcolati i mancati introiti di affitti, concessioni fiscali e doganali (che non è detto lo Stato ospitante incasserebbe senza la presenza della base). In termini assoluti il contributo diretto per il 2003 è stato pari a 3 milioni di dollari, contro i 363 milioni di contributo indiretto. Si tratta probabilmente di uno dei vantaggi acquisiti in fase negoziale, visto che altri paesi alleati sono molto più svantaggiati (tabella 2). 4. Come si collocano le basi americane in Italia nel contesto generale dello spiegamento americano? Gli Stati Uniti hanno truppe in 147 paesi e oltre 700 installazioni militari all’estero. Sono più di centomila gli edifici e le strutture di proprietà o in affitto, su una superficie totale di 2.740 kmq e per un valore totale di oltre 124 miliardi di dollari, calcolato dal Pentagono sulla base del costo attuale necessario a sostituire la struttura 6. Messi così sono dati impressionanti. Ma se andiamo a contare la presenza di truppe in basi militari 7, il numero scende a circa 40 paesi. Se poi consideriamo solo le basi con più di mille soldati arriviamo a una quindicina. In realtà lo schieramento militare americano nel mondo – pur non avendo eguali – 66 5. Office of the Deputy under Secretary of Defense, Base Structure Report, Fiscal Year 2005, Department of Defense. 6. Ibidem. 7. Una base militare spesso si compone di più installazioni. MAI DIRE GUERRA Tabella 2. Comparazione tra le basi americane in alcuni paesi alleati Italia Germania Spagna Belgio Regno Unito Turchia Giappone Corea del Sud Estensione Valore Contributo costi Contributo diretto Contributo ind. (kmq) (milioni $) (%) (milioni $) (milioni $) 22,60 671,00 35,90 4,52 32,2 14,20 517,00 243,00 4.950,2 39.884,7 2.150,6 632,5 5.442,1 1.394,9 44.248,9 12.597,6 41,0 32,6 57,9 24,0 27,1 54,2 74,5 40,0 3,02 28,70 0 2,21 27,50 0 3.228,43 486,31 363,52 1.535,22 127,26 15,56 210,96 116,86 1.182,92 356,50 Fonti: Office of the Deputy under Secretary of Defense, Base Structure Report, Fiscal Year 2005, Department of Defense; 2004 Statistical Compendium on Allied Contributions to the Common Defense, Department of Defense. si concentrava, prima della guerra in Iraq, in tre paesi: Germania, Giappone e Corea del Sud. Qui venivano dislocate circa la metà delle truppe americane stabilmente all’estero. Se limitiamo il calcolo ai soldati dell’Esercito i tre paesi rappresentavano il 90% delle truppe di terra. Lo schieramento americano nel mondo oggi è rappresentato quindi in gran parte da postazioni aeronavali, con quattro concentrazioni di truppe sul terreno: Germania, Giappone, Corea del Sud e Iraq. L’assenza di una concezione imperiale coloniale territoriale 8 fa sì che le basi americane non siano utilizzate per controllare il territorio circostante, bensì come teste di ponte per l’eventuale proiezione delle forze, come una ragnatela di isole con standard di vita americani, separate dal resto. Il dipartimento della Difesa americano distingue la dimensione delle installazioni sulla base di un calcolo del loro valore. All’estero quelle grandi, cioè con valore superiore a 1.518 milioni di dollari, sono 16 (1 dell’Esercito, 6 della Marina, 7 dell’Aeronautica e 2 dei marines) contro le 103 sul territorio americano. Le medie – tra 845 e 1.518 milioni di dollari – sono 22, mentre le piccole sono 699 9. Tra le basi italiane solo Aviano e Sigonella raggiungono lo status di basi medie, le altre sono tutte piccole. Il Comando europeo americano è stato, tra la seconda guerra mondiale e la fine della guerra fredda, il più importante insieme a quello del Pacifico, prima dell’escalation del Comando centrale impegnato in Medio Oriente. L’area di responsabilità del Comando è enorme: si estende dal Mar di Barents a nord all’Antartico a sud, dalla Groenlandia a ovest alla costa russa del Pacifico a est. Comprende 92 paesi europei, africani e asiatici; il 60% delle coste del pianeta, il 35% delle terre emerse e il 23% della popolazione mondiale. Le truppe però sono quasi tutte schierate in Europa occidentale, il fronte della guerra fredda 10. 8. Cfr. «L’impero senza impero», Limes, n. 2/2004. 9. Office of the Deputy Under Secretary of Defense, op. cit. 10. Cfr. la testimonianza alla Camera dei rappresentanti del generale Bantz J. Craddock, comandante dell’United States European Command (Useucom), 15/3/2007. 67 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA 68 Dopo la seconda guerra mondiale in Europa la Germania è il paese che di gran lunga ha ospitato più truppe americane. Oggi sono in teoria oltre 60 mila, ma 20 mila di quei soldati sono impegnati in Iraq. Dopo la Germania, Italia e Gran Bretagna si contendono la seconda posizione, con 10-15 mila soldati ciascuna. Tra i mille e i duemila soldati sono schierati poi in Belgio, Kosovo, Spagna e Turchia. Dopo la fine della guerra fredda gli Stati Uniti hanno messo a punto un programma di forte riduzione dello schieramento in Europa. Le esigenze sono poi ul- MAI DIRE GUERRA NUMERO DI PAESI CHE OSPITANO TRUPPE USA 50 Paesi che ospitano più di 100 soldati USA 40 Paesi che ospitano più di 1.000 soldati USA 30 20 10 0 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento della Difesa). teriormente cambiate dopo l’11 settembre e l’inizio della guerra globale (americana) al terrore, che hanno portato a un’ulteriore ristrutturazione tuttora in corso. Una delle novità più importanti è la gestazione di un nuovo comando Usa, l’Africom, dedicato al continente africano, sempre più importante per gli Usa dal punto di vista dell’approvvigionamento energetico e di materie prime e sul piano del confronto con l’espansione politico-commerciale della Cina. L’area di responsabilità comprenderà tutti i paesi africani finora di competenza del Comando europeo e in futuro si allargherà anche ai paesi del Corno d’Africa e al Sudan che ora rientrano nel Comando centrale, coprendo quindi tutti i paesi africani ad eccezione dell’Egitto 11. In Africa gli Usa hanno una limitata presenza militare: meno di 2 mila soldati nel 2006 e quasi tutti concentrati nella base di Gibuti, unica in Africa e tra l’altro dipendente dal Comando centrale. Per queste ragioni la sede del Comando africano, che inizierà a essere operativo nell’autunno del 2007, sarà a Stoccarda 12. Per il momento il rafforzamento dello schieramento americano in Africa si è realizzato soprattutto attraverso la Marina. Lo scorso anno la presenza navale americana in Africa è stata pressocché continua, contro gli appena 20 giorni del 2004. Nel 2006 sono state svolte esercitazioni con 8 paesi nel Golfo di Guinea. Le coste africane sono generalmente sguarnite. I paesi africani che si affacciano sull’Oceano Indiano hanno solo 25 navi per provvedere alla sicurezza marittima per più di 7 mila chilometri di coste. Non hanno quindi la possibilità di com11. Ivi. 12. Per un certo periodo si era parlato di Sigonella come possibile sede di Africom. 13. Cfr. la testimonianza del generale Craddock, cit. 69 VIAGGIO NELLE BASI AMERICANE IN ITALIA SPIEGAMENTO DELLE TRUPPE USA PER AREE 4.000.000 Estremo Oriente Europa Medio Oriente Africa Americhe 3.000.000 2.000.000 1.000.000 1950 1960 1970 1980 1990 2000 Fonte: Tim Kane, Global U.S. Troop Deployement, The Heritage Foundation (su dati del dipartimento della Difesa). 70 battere la pirateria e i traffici illeciti. Situazione molto simile a quella nel Golfo di Guinea, regione ricca di petrolio e strategica per gli Usa 13. Al momento non è in vista la realizzazione di basi americane in Africa e i comandi Usa stanno cercando di realizzare un nuovo tipo di struttura, che integri attività militari e civili, con il contributo di diversi ministeri e agenzie governative, oltre che di paesi alleati. In Europa da un lato è confermato il programma di riduzione, soprattutto delle truppe schierate in Germania. Sono state già chiuse 43 basi e installazioni in Europa e fatti rientrare 10 mila soldati con i rispettivi 13.800 familiari. Entro il 2012 è prevista la chiusura di altre centinaia di strutture e il ritorno di 44 mila militari e 57 mila familiari (tabella 3). Nello stesso tempo le forze rimanenti verranno ridislocate verso l’Europa meridionale e orientale. Il quartier generale sarà unificato nel 7th Army, che avrà a disposizione due brigate permanenti e una a rotazione. Le permanenti faranno base in Germania, a Vilseck, e in Italia, a Vicenza, dove dovrebbe essere riunita la 173a brigata, ora divisa tra la stessa Vicenza e due località tedesche. Infine una brigata a rotazione sarà dislocata in Romania, nella base Mihail Kogălniceanu, e in Bulgaria, a Novo Solo. Gli spostamenti dell’Esercito saranno preceduti e accompagnati da quelli dell’Aeronautica, che manterrà comunque sei squadroni da combattimento nel Regno Unito, in Germania e in Italia. Nel 2012 i due terzi delle forze di manovra americane in Europa, più flessibili e veloci negli spostamenti rispetto al passato, saranno dislocate in Europa meridionale e orientale, più vicine alle aree instabili del Caucaso, dei Balcani e dell’Africa. MAI DIRE GUERRA Tabella 3. Il programma di riduzione delle truppe dell’Esercito Usa in Europa Soldati Guerra fredda Oggi Futuro Altra opzione 213 mila 55 mila +/-28 mila +/-40 mila Familiari Civili Strutture 320 mila 75 mila 42 mila 60 mila 65 mila 28 mila >20 mila >23 mila 865 234 88 125 Se quindi il Comando europeo ha ceduto il passo al prioritario Comando centrale, maggiormente impegnato nella guerra al terrore, esso manterrà ancora funzioni di rilievo: assicurare che i paesi europei restino dei partner affidabili per gli Stati Uniti e offrire una retroguardia sicura alle truppe da impegnare nel vicino arco di instabilità. In particolare le basi in Germania e in Italia saranno le sole in grado di fornire alle Forze armate Usa gli elevati standard di qualità richiesti oggi dai militari americani, e le sole strutture in grado di ospitare le famiglie dei soldati. Quest’ultima funzione non sarà assolta infatti dalle nuove basi in Romania e in Bulgaria. (continua) 71