Visualizza - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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Visualizza - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Editoriale
di Giangi Cretti
S
olitamente, nella retorica che infiocchetta gli anniversari, cent’anni sono un traguardo
(ben)augurale. “Cento di questi giorni” è infatti la formula (sempre meno?) ricorrente
nelle scontate, pertanto un po’ banali, espressioni di augurio. Un tempo a valenza
iperbolica, oggi, con aspettative di vita più lunghe, lo è molto meno.
Utilizzarla all’indirizzo di chi compie un secolo rischia di essere comunque una sfacciata
esagerazione: poter festeggiare cento volte quella ricorrenza significa campare 10’000
anni. Un metro di misura, va da sé non scientifico, da utilizzare per una mini-era
geologica.
Il 2 maggio 2009 la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) ha doppiato il
suo primo secolo di vita. Esserne casuali testimoni è un privilegio: con la consapevolezza
del significato simbolico che tale avvenimento riveste, e, soprattutto, con la piena
coscienza di cosa in concreto abbia voluto dire nella costante, talvolta altalenante,
evoluzione dei rapporti economici, ma anche sociali e culturali, fra la Svizzera e l’Italia.
Perché, nei fatti, la CCIS ha accompagnato per cento anni, nel suo faticoso ma fisiologico
e alla fine proficuo intrecciarsi, la storia di due Paes: coniugata all’insegna di una crescita
condivisa.
Ricordarlo va oltre il mero esercizio di memoria, che prelude all’omaggio rituale.
Offerto il ragionevole, legittimo e doveroso tributo alla liturgia celebrativa, articolata
in numerosi appuntamenti ed iniziative, resta, ulteriormente rinvigorita, la convinzione
delle potenzialità di un ruolo (quello della Camera) che, trae dall’esperienza di un lungo
ed intenso passato, lo slancio necessario per proiettarsi (con sguardo dritto e aperto) nel
futuro.
È una netta dichiarazione di intenti. Una sorta di sfida, ricca di incognite, che è tale,
in quanto non può essere evitata, sapendo che, sempre di più e sempre meglio, andrà
affrontata con strumenti ancora più raffinati ed efficaci, ma anche con il supporto di
nuove e stimolanti alleanze.
Costruito il passato, che è lì: ineluttabile testimone, non resta altro che essere all’altezza
di fare altrettanto con il futuro. Attrezzati e non sorpresi se, di volta in volta, per sua
natura, si presenterà ammantato di novità.
Nulla di straordinario: in fin dei conti, è quello che ciascuno di noi fa ogni qualvolta
festeggia il proprio compleanno. È con questo spirito che esprimiamo il nostro augurio:
“Lunga vita alla signora”; pardon, alla Camera.
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Rivista – Maggio 2009
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Sommario
RUBRICHE
8
Italiche
11
Europee
13
Internazionali
15
Oltrefrontiera
17
Benchmark
33
Burocratiche
35
Angolo Fiscale
39
Angolo legale
41
Convenzioni Internazionali
42
L’elefante invisibile
47
Pubblicità
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357
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Abbonamento annuo
Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS
Scaffale
57
Sequenze
61
Diapason
63
Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS.
La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della
fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana
all’Estero)
Convivio
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Appare 11 volte l’anno.
Motori
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Tel. +39 0332 531463 - Fax +39 0332 510715
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In copertina:
Al numero civico 123 della Seestrasse di Zurigo
dal 2001 si trova la sede della CCIS
1
Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
In breve
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI,
C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN,
G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO,
P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI,
L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì,
G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL
La Rivista
Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357
[email protected], www.ccis.ch
Editoriale
PRIMO PIANO
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Concorrenza, meritocrazia ed obiettivi comuni
La crisi internazionale ed il rilancio dell’Italia
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Il sistema economico svizzero è sano
Intervista con Bruno Spinner,
Ambasciatore di Svizzera in Italia
Great Place to Work: ovvero come misurare
l’eccellenza di un ambiente di lavoro
Operativa anche in Svizzera
Consiglio federale e Cantoni a favore
del passaporto biometrico
Svizzera: Votazione del 17 maggio 2009
25
Rivista – Maggio 2009
La
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Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7)
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Con lo sguardo dritto e aperto sul futuro
Ginevra 1909 - Zurigo 2009:
primo centenario della CCIS
INCONTRI
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Il rumore bellissimo del silenzio
Donne in carriera: Carla Perotti
Il ballo della Croce Rossa svizzera
celebra l’Africa
72
78
Tempi duri per il Kebab, per il Cous Cous,
per i Dim Sum
(e anche per il pollo alla Teriaki)
La nuova Maserati Granturismo MC
Assegnato a Fiat 500
il “2009 World Design Car of the Year”
79
Tanti auguri Gilera
Uno dei marchi nobili del motociclismo
italiano compie cent’anni
CULTURA
L MONDO IN FIERA
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BSI presenta la Collezione Storica
di Buccellati
Per la prima volta in Svizzera
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Le penne e lo scrittore fanno ancora paura?
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I musei del Pane, delle Calzature
e del Cavallo giocattolo
Gli scrigni delle curiosità5
Annunciata la creazione
del Premio Cinema Ticino
Assemblea generale ordinaria del
Festival internazionale del film di Locarno
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La manifestazione internazionale
dedicata al Power e al Factory
EnerMotive: Milano 26 - 30 maggio
Appuntamento strategico
per l’agroalimentare
Tuttofood: Milano dal 10 al 13 giugno
La grande vetrina del cibo e del cibo
Marche Food Festival:
Pesaro, 12 - 15 giugno 2
Vinitaly un altro record di espositori esteri
Conclusa la 43a edizione del più importante
Salone internazionale dedicato al vino
DOLCE VITA
64
66
68
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Inseguito dal successo
È partito il nuovo tour di Vinicio Capossela
Sicilia: Isola del vino
Grande successo negli incontri di Zurigo
e Ginevra
Ristoratori italiani in Svizzera
I risultati di una ricerca
La comunità Sole&Pepe: “Foto di gruppo”
Per i quaranta anni di DOC, l’autentico
Prosecco rinasce con una nuova identità
Vino in Villa 16 – 17 – 18 maggio Castello
San Salvatore di Susegana (TV)
66
Rivista – Maggio 2009
La
L MONDO IN CAMERA
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91
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96
Iniziando da Luigi cresciuto professionalmente
nella “culla del made in Italy”
Incontro a Ginevra tra CERN
e Regione Veneto
Il ruolo della CCIS a sostegno
dell’internazionalizzazione
Biblioteca
Contatti commerciali
Servizi camerali
60
7
In Breve
Nel 2008 svizzeri più poveri
Gli svizzeri hanno perso potere d’acquisto lo scorso
anno. In base ai dati dell’Ufficio federale di statistica
(UST), i salari reali sono infatti diminuiti dello 0,4 %
malgrado un aumento nominale del 2%.I salari nominali sono in costante crescita dal 2005 (2005: +1,0%;
2006: +1,2%; 2007: +1,6%) e l’incremento medio del
2008 è il più elevato degli ultimi sette anni grazie agli
sviluppi positivi registrati nel 2007 nei settori secondario e terziario. Gli aumenti però variano a seconda
dei settori di attività. Nel terziario la progressione dei
salari nominali è stata del 2,1% (2007:+1,7%, 2006:
+1,2%) e nel secondario dell’1,8 %. L’UST rileva che
Gli Svizzeri amano sempre più la carne
Nel 2008 è stato consumato il 3% in più di carne rispetto all’anno precedente, per un totale di 483.400
tonnellate, e il 10,3% in più rispetto al 2000. Lo ha
reso noto l’Unione professionale svizzera della carne (UPSC). Tenendo conto anche dei pesci e dei crostacei, lo scorso anno ogni abitante ne ha mangiato
mediamente 61,9 chilogrammi. La carne preferita è
quella suina, con 25,2 kg pro capite (per un totale
di quasi 200.000 tonnellate). Visto il momento si segnale che la carne di maiale venduta in Svizzera non
proviene dal Messico, anche se l’influenza da suini
non viene trasmessa tramite cibo. Infatti, a differen-
l’adeguamento negoziato nell’ambito dei principali
contratti collettivi di lavoro (CCL), cui è assoggettato
quasi mezzo milione di dipendenti, è stato dell’1,6
%. Mediamente, dal 2004 al 2008 i salari reali sono
migliorati dello 0,1% l’anno, anche in questo caso
con notevoli differenze settoriali. Nel secondario
si è registrato una stagnazione: gli incrementi reali
sono compresi fra –0,4% dell’industria della carta,
dell’editoria e della stampa e +0,1% dell’industria
tessile, dell’abbigliamento e delle pellicce. Fa eccezione solo l’industria chimica con un aumento dello
0,8%. Nel terziario gli stipendi reali sono progrediti
dello 0,2% l’anno. Nei trasporti terrestri e nel settore
alberghiero e della ristorazione i salari reali sono invece calati rispettivamente dello 0,2 e dello 0,1%.
za dell’encefalopatia spongiforme bovina (comunemente chiamata mucca pazza) questa malattia non
interessa la sicurezza alimentare. Per tale ragione,
l’organizzazione non si attende pertanto alcun calo
del consumo nel 2009. Se, rispetto agli precedenti, il
consumo di carne suina resta comunque stagnante,
nel 2008 è aumentato nettamente quello di pollame
(+8,6%) e della carne di manzo e di vitello (+4,8%).
Al bilancio positivo hanno contribuito, oltre ai «consumi robusti», i prezzi sensibilmente più elevati per
la macellazione. La crisi economica al momento
non sembra avere ancora rilevanti ripercussioni sul
settore. L’inizio 2009 è stato però modesto. Circa un
terzo dei macellai ha infatti dichiarato che i consumatori risparmiano sulla carne.
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dell’Hotel Park Hyatt nel centro di Zurigo ed è organizzato,
inserito nel programma delle iniziative per il suo centenario, dalla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
in collaborazione con: Ernst & Young, ABN AMRO Bank
(Switzerland). Il seminario, che, oltre ad autorevoli esperti
degli enti organizzatori potrà contare anche sulla partecipazione di Invitalia (Agenzia nazionale per l’attrazione
degli investimenti esteri), si rivolge soprattutto ad imprenditori, consulenti, avvocati che, in questo particolare situazione economica cerano i individuare nuove opportunità
in prospettiva futura. Al centro dei lavori la discussione sui
rischi, ma anche sulle opportunità che può offrire il mercato italiano: in termini generali, ma anche con indicazioni specifiche relative, ad esempio, al settore dell’energie
rinnovabili, evidenziando le misure di sostegno, anche in
termini di fiscalità, di cui possono avvalersi le imprese svizzere intenzionate ad investire in questo ambito. I lavori si
svolgeranno in tedesco ed in inglese. La partecipazione ai
lavori è gratuita per i soci della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.
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Rivista – Maggio 2009
La
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Italiche
di Corrado Bianchi Porro
C’è stata una specie di televoto sull’azione del
Governo italiano fra i partecipanti (una platea
composta in maggior parte da economisti ed
imprenditori) al recente convegno Ambrosetti
che si è svolto gli scorsi giorni a Cernobbio. Ebbene, ha commentato il ministro delle infrastrutture Brunetta, circa il 60% circa dei presenti ne
ha dato un giudizio positivo o abbastanza positivo. Eppure, da quando il Governo Berlusconi
si è insediato, abbiamo attraversato un anno
di crisi dura è ben difficile trovare un Paese al
mondo dove, a fronte di un’emergenza economica tale, la maggioranza al governo abbia più
consensi che all’inizio. Ma quando passerà la
nottata e si uscirà dalla crisi? Io non sono mai
stato un catastrofista, risponde il ministro delle infrastrutture e innovazione. Andiamo verso
la stagione primavera-estate. Strutturalmente è
rio che ha avuto la commissione europea in
questi frangenti. Per quanto riguarda l’agenda
per l’Italia di oggi, ritengo che ci sia un grandissimo rischio che dobbiamo avere davanti e
dobbiamo evitare di correre, dice Enrico Letta.
È il rischio “deindustrializzazione”. L’Italia ha
quattro milioni di imprenditori, siamo un sistema a imprenditorialità diffusa, aggiunge. Se
scatta l’idea che è meglio chiudere, perché si
mette in sicurezza la famiglia, il patrimonio e
anche gli stessi dipendenti in assenza di ordini
e prospettive, l’Italia cambia il suo sistema produttivo. Quindi, dobbiamo creare un’agenda
per l’Italia che sia imperniata sulla tenuta del
sistema industriale diffuso e questo passa attraverso alcune scelte di fondo, con un messaggio
di fiducia che il sistema Paese deve dare alle
imprese e attraverso alcuni progetti. Parliamo
Trasparenza, merito e regole precise
una stagione positiva dal punto di vista dell’occupazione: i posti di lavoro aumentano in questo periodo. Cresce la mobilità per ragioni turistiche, affari, svago o altro. Questo può portare
ad aumentare la fiducia dei consumatori. Ad
oggi, i nove decimi della popolazione italiana
ha di fatto una maggiore ricchezza rispetto a
un anno fa. Infatti, solo un decimo soffre per la
perdita del posto o per la cassa integrazione.
Tutto il resto della popolazione ha mantenuto
gli stessi livelli di reddito e, in ragione del calo
delle tariffe e prezzi, ha di fatto aumentato il
potere d’acquisto. Quindi, si è formato un sotterraneo effetto ricchezza. Il vero problema è
oggi come trasformare questo effetto (che può
voler dire risparmio) in modo da farlo diventare reddito e investimento. Manca, in effetti,
la fiducia della gente. Acquistare titoli di Stato
non dà grande soddisfazione e non cambia sostanzialmente le cose. Quello che stiamo cercando di fare, dice ancora il ministro, è far spostare questo effetto ricchezza su investimenti
ad esempio innescati alla casa, in ragione dei
mutui a tassi bassissimi. Ciò può aiutare a far
transitare il risparmio che si è formato verso impieghi che abbiano poi ripercussioni favorevoli
per il resto dell’economia e sulle industrie. Il
governo che ci riesce, con interventi sulla casa,
autorottamazione, incentivi sui mobili, elettrodomestici, per far diventare il risparmio in consumo o investimento, riesce pure a rimettere in
moto l’economia. Più articolato, sempre a Cernobbio, il discorso dell’opposizione. Secondo
l’onorevole Enrico Letta, non solo l’Italia, ma
l’Europa é già stata cambiata dalla crisi, ha
detto. Mentre infatti gli scorsi anni c’è sempre
stato un equilibrio tra Europa intergovernativa
e quella comunitaria, non c’è nessun dubbio
che dopo sei mesi di crisi, quella comunitaria
sia stata messa in ombra da quella intergovernativa. Risalta il ruolo assolutamente accesso-
Rivista – Maggio 2009
La
ad esempio dell’energia al sud con un piano
per l’energia rinnovabile, un tema delle infrastrutture da cantierare subito. C’è il tema della
riforma degli ammortizzatori sociali e infine
quello sui pagamenti ritardati della pubblica
amministrazione alle imprese (che vale 35 a 50
miliardi a seconda delle stime). La Cassa depositi e prestiti faccia da anticipatore di questi
crediti, non soltanto da certificatore per andare
in banca a farsi scontare i crediti. Il tema del
sud io lo vedo così conclude Letta: in questo
momento dobbiamo investire anche culturalmente per far diventare il sud un qualche cosa
che dà utilità a tutto il Paese.
Il sole e il vento ci sono più al sud che nel resto
del Paese. Il fabbisogno energetico è pesante
in tutto il Paese. Se concentrassimo gli investimenti di energia rinnovabile sul sud, questo
fabbisogno energetico, come sui gassificatori,
si renderebbe un servizio utile a tutto il Paese.
Occorre promuovere l’orgoglio industriale e
che si dia un messaggio al Paese: è necessario
che il sistema tenga e che rimanga un tessuto
industriale forte.
Sia Letta che Brunetta condividono infine il giudizio secondo cui l’Italia è un paese che fino
ad ora sta vivendo i riflessi sociali della crisi
meno drammaticamente di altri e le inevitabili manifestazioni pubbliche di dissenso fanno
parte del gioco democratico e della libertà fino
a quando restino nell’alveo di una logica partecipativa. Il Governo ascolta tutti i cittadini: sia
quelli che scendono in piazza, sia quelli che
non scendono in piazza e fanno ogni giorno il
loro lavoro, precisa però Brunetta.
Con l’avvertenza che la pubblica amministrazione non deve essere vista come un grande
ammortizzatore sociale, ma rispondere ad esigenze di efficienza e di reale servizio ai cittadini, funzionando in base a principi di trasparenza e merito, con regole precise.
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Europee
di Philippe Bernasconi
Prima il vertice del G20 di Londra. Poi quello della
Nato sulle rive del Reno. Infine quello con l’Unione
europea a Praga. Barack Obama non si è risparmiato. Per il suo primo viaggio nel Vecchio continente
da presidente degli Stati Uniti ha affrontato un vero
e proprio tour de force. Che si è rivelato un grande
successo. Personale, ma non solo. Gli Stati Uniti sono
riusciti a riaffermare la loro leadership globale, nonostante la crisi finanziaria ed economica mondiale e la
presunta decadenza durante l’era Bush. L’Europa ne
è invece uscita ancora una volta divisa e in qualche
modo ridimensionata. A nulla sono dunque riusciti il
carisma di Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel e la
volontà di voler riaffermare la centralità che l’Europa
dovrebbe rivestire nel rilancio economico (ma anche
ideologico e morale) di un mondo in coma profondis-
Obama trionfa in Europa
simo. A farla da padrone è stato infatti Barack Obama,
che in una settimana scarsa di presenza in Europa non
ha sbagliato una mossa. E con alcuni colpi a sorpresa
ha fatto capire senza ombra di dubbio chi è intenzionato a guidare il nuovo ordine mondiale. Che sarà sì
diverso da quello in fase di dissoluzione, ma che continuerà ad avere al suo centro gli Stati Uniti d’America.
Al tanto atteso summit delle 20 nazioni più industrializzate e in via di sviluppo l’Unione europea è arrivata
con la ferma intenzione di evitare annunci roboanti di
generici e miliardari piani di rilancio economico. Per
Bruxelles servirebbero a poco, farebbero più male che
bene e svierebbero l’attenzione dal vero nocciolo del
problema, i guasti prodotti dal sistema finanziario internazionale. Meglio allora – sempre secondo l’Unione europea – piani puntuali e circostanziati, caso per
caso, a dipendenza delle esigenze di ogni singola nazione e di ogni singolo settore economico. E invece
sappiamo come è andata a finire. La strategia degli
Stati Uniti – spalleggiati dalla Gran Bretagna di Gordon
Brown – ha avuto la meglio. Il G20 ha deciso di varare
stimoli fiscali per l’astronomica cifra di oltre mille miliardi di dollari, che verranno in gran parte gestiti dal
Fondo monetario internazionale. E proprio attraverso
l’FMI e la Banca mondiale il nuovo ordine economico
internazionale – una volta superata la crisi e riformato il sistema finanziario - avrà modo di rimodellarsi.
Evidentemente a guida americana, ma anche cinese.
L’altra grande potenza economica e politica mondiale
che sta avendo un ruolo chiave in questa fase. Perché
– lo si è sentito dire più volte a Londra – senza il contributo determinante di Washington e Pechino la ripresa economica mondiale farà tremendamente fatica a
decollare. E in quest’ottica il ruolo dell’Europa rischia
davvero di essere marginale. Barack Obama è quindi
riuscito a far passare la sua strategia ed è pure riuscito ad evitare che il vertice inciampasse su un altro
importante punto all’ordine del giorno, quello della
governance e della trasparenza finanziaria. L’accordo
sulle liste dei paradisi fiscali e sull’attacco al segreto
bancario era infatti combattuto da più parti (da chi,
insomma, si sentiva leso nell’onore e nel portafoglio) e
solo la mediazione del neo presidente degli Stati Uniti
Rivista – Maggio 2009
La
è riuscita a portare in porto l’intesa. Un segnale, per
la verità poco credibile, visto che nella lista dei paesi
“cattivi” mancano alcune regioni cinesi, britanniche
e americane, non tra le più trasparenti in materia.
Ma tant’è. Quel che conta è che agli occhi dell’opinione pubblica internazionale il vertice del G20 si è
rivelato un successo. Grazie, soprattutto, alla determinazione e all’abilità della nuova amministrazione
Obama. Il presidente americano si è poi spostato a
Strasburgo e a Baden Baden per il summit della Nato,
che ne ha suggellato il 60esimo anno di esistenza.
Anche qui – al di là della retorica – tutto rischiava di
saltare su due punti fondamentali: il nome del nuovo
segretario generale e l’impegno dell’Alleanza atlantica in Afghanistan. E anche in questo caso una doppia
sagace mossa di Obama ha evitato che tutto fallisse. Il neo presidente americano è dapprima riuscito
a convincere la Turchia a togliere il veto sul primo
ministro danese Rasmussen (reo di non aver condannato le vignette sul profeta Maometto e di aver tollerato la presenza in Danimarca di una tivù pro curda), in cambio di non meglio precisate contropartite
ad Ankara. Ed ha poi convinto gli alleati a stanziare
nuovi fondi e soprattutto ad inviare nuovi soldati in
Afghanistan. Un’astuta mossa diplomatica che ha comunque ratificato – ancora una volta – lo strapotere a
stelle e strisce sulla Nato, per quanto riguarda uomini
e mezzi. E anche in questo caso il ruolo dell’Europa
rischia di diventare sempre più marginale. Ma il vero
colpo del ko Obama lo ha messo a segno a Praga.
Prima ancora di incontrarsi con i membri dell’Unione europea (per quello che è stato il primo vertice
Europa-Usa della nuova era), di fronte a una folla
oceanica e entusiasta, Barack Obama ha lanciato un
appello affinché Bruxelles accolga tra le sue fila la
Turchia. Un colpo a sorpresa, che è stato decisamente mal accolto da chi è da sempre contrario all’adesione di Ankara (come la Francia di Nicolas Sarkozy),
ma che ha centrato l’obiettivo. Far capire al mondo
che a dettare i ritmi e i temi della politica internazionale rimangono gli Stati Uniti, anche quando si tratta
di questioni interne ad altre nazioni o ad altre organizzazioni internazionali. “Gli Stati Uniti e l’Europa
devono avvicinare i musulmani come nostri amici,
vicini e partner per combattere l’ingiustizia, l’intolleranza e la violenza, forgiando una relazione basata
sul rispetto reciproco e gli interessi comuni. Procedere verso l’adesione all’Unione europea della Turchia
sarebbe un segnale importante del vostro impegno in
questa direzione e assicurerebbe che continuiamo ad
ancorare la Turchia fermamente all’Europa”, firmato
Barack Obama. Da notare quel “continuiamo ad ancorare” (e non “continuate ad ancorare”) utilizzato
dal presidente americano. Capito il messaggio? La
conclusione è piuttosto chiara, come ha sottolineato
anche Angelo Panebianco sul Corriere della Sera. La
ricca Europa (che, tra le altre cose, sta anche attraverso una delicata crisi politica - intrinseca al suo stesso
complicato meccanismo di funzionamento – con il
paese presidente di turno, la Repubblica Ceca, che
si ritrova senza governo) “rischia una progressiva
emarginazione, un ruolo sempre più subalterno nella
governance e nel sistema internazionale”.
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Internazionali
di Michele Caracciolo di Brienza
L’annuncio della visita di Benedetto XVI in
Israele arriva di sorpresa. Sarà il terzo papa a
visitare la Terra Santa, dopo Paolo VI nel 1964
e Giovanni Paolo II nel 2000. Quale senso
dare a questo viaggio? I punti di attrito tra la
Santa Sede ed il mondo ebraico sono stati
vari nell’ultimo periodo. Per tale motivo dietro l’invito di Shimon Peres, presidente dello
Stato d’Israele, appare il desiderio di dialogo
e di chiarimenti in vista di una comprensione
reciproca. Secondo il quotidiano israelinao
Haaretz, a metà dicembre 2008 Shimon Peres
ha incontrato il nunzio apostolico in Israele
l’arcivescovo Antonio Franco, il quale ha fatto
presente che il papa avrebbe risposto positivamente all’invito a visitare la Terra Santa.
di quella follia omicida? Un’azione invece silenziosa, sicuramente sofferta e meditata, fatta
di velati richiami pubblici, ma sempre tenendo conto della situazione di debolezza di una
Chiesa inerme di fronte alla potenza militare della Germania nazista, non fu forse questo l’approccio che la chiesa poteva avere in
quelle drammatiche circostanze? All’apertura
degli archivi si saprà se Pio XII ha veramente
lasciato fare agli eventi il loro corso, oppure,
come già si ha evidenza, le azioni di salvataggio di ebrei e consacrati ci furuno e furono
numerose. Se ci fosse stata una forte denuncia dello sterminio in corso probabilmente la
brutalità nazista si sarebbe scatenata ancora di più sulla Chiesa Cattolica e sulla Santa
Sede durante l’occupazione di
Roma, impedendo così ai difficili tentativi di aiuto di avere
dei risultati. Oggi l’avversione
d’Israele alla beatificazione
di Pio XII appare prematura
e senza fondamento. Ad ogni
modo, il processo di beatificazione è in corso e pare s’attenda l’apertura degli archivi del
pontificato per portarlo nella fase finale.
Il viaggio del Papa prevede anche una visita
a Betlemme sotto il controllo dell’Autorità
Palestinese (AP) e ciò potrebbe creare delle
tensioni interne al campo palestinese vista la
lotta tra Al Fatah, partito laico a capo dell’AP
e Hamas, partito integralista islamico in controllo della Striscia di Gaza.
Un ulteriore motivo di attrito tra la Santa Sede
ed il mondo ebraico è la decisione di Benedetto XVI di reintrodurre il messale latino nel
quale si richiama al riconoscimento da parte
degli ebrei di Gesù di Nazareth quale il Cristo. In seguito alle proteste dell’Unione delle
Comunità ebraiche italiane, la Santa Sede ha
chiarito che la formula esprime un desiderio
generale e non un invito ai cattolici a fare
apostolato presso gli ebrei.
Viste le premesse il viaggio del Papa non si
prospetta certo facile e si dubita che l’accoglienza della popolazione sia piena di entusiasmo e di calore. Un’altra ragione che desta
qualche dubbio sull’opportunità della visita è
il rischio per la sicurezza del pontefice, viste
tutte le polemiche recenti ingrandite dai mezzi di comunicazione di massa.
Tutto ciò fa pensare ad una regia non meglio
identificata per minare l’immagine di questo
pontificato. Tuttavia, rimane viva la speranza
che questa visita lasci nella memoria collettiva qualche espressione efficace per i giornali
come quella di Giovanni Paolo II con cui definì gli ebrei “i fratelli maggiori” dei cristiani.
Il pontificato di Benedetto XVI ha bisogno di
qualche folgorante slogan mediatico che susciti un applauso generale.
La visita di Benedetto XVI
in Israele
L’invito è arrivato, tuttavia non sono da attendersi folle osannanti per l’ingresso del papa a
Gerusalemme, anzi la popolazione israeliana
è sostanzialmente indifferente e forse anche
infastidita per la visita. Di fatti, la reazione
della stampa israeliana al suo annuncio è stato piuttosto fredda, visto lo scarso risalto che è
stato dato alla notizia.
Di recente la Santa Sede ha preso posizione
indicando come imprudenti le dichiarazioni
del vescovo Richard Williamson in cui nega
l’esistenza delle camere a gas per lo sterminio
di massa degli ebrei da parte dei nazisti. Dichiarazioni queste fuori luogo e senza cognizione storica, che hanno ovviamente suscitato
l’ira del mondo ebraico proprio in seguito al
ritiro della scomunica del papa al gruppo di
Lefevriani di cui Williamson fa parte. Il loro
numero è esiguo e la scomunica è stata loro
tolta senza però riconoscere ai quattro vescovi di questa fraternità la liceità del loro ministero. La figura di Pio XII è un altro punto di
polemica cocente tra il Vaticano e Israele, che
questo viaggio dovrebbe smorzare.
Questo papa, di cui è iniziato il processo di
beatificazione, rimane oggetto di dibattito storiografico per il suo atteggiamento di prudenza
durante le persecuzioni in Europa. Il dibattito
storiografico è ancora aperto per la semplice
ragione che i documenti dell’Archivio Segreto
Vaticano che riguardano quel periodo saranno
ancora inaccessibili per i prossimi sette anni.
Solo dopo l’apertura degli archivi si potrà far
luce sull’efficacia della strategia di Pio XII nei
confronti del nazismo.
Un atteggiamento di confronto diretto e rumoroso, fatto di denunce plateali, sarebbe stato
forse più utile a limitare le sofferenze e i danni
Rivista – Maggio 2009
La
15
Oltrefrontiera
di Fabrizio Macrì
Il mercato svizzero dei prodotti alimentari biologici rappresenta una grande opportunità per l’export italiano.
In questo, che rappresenta uno dei fiori
all’occhiello della produzione italiana
alimentare, il valore del mercato svizzero ha raggiunto quota 1,44 Miliardi
di Franchi nel 2008, facendo registrare
un aumento dell’11,2%, il doppio della
crescita registrata sul mercato alimentare
tradizionale.
Bio made in Italy
La spesa procapite per alimentazione
biologica in Svizzera è con 105 Euro annui la più alta al mondo, più del doppio
della Danimarca che segue con 51 Euro
al secondo posto e quattro volte l’Italia,
in fondo alla classifica con 25 Euro.
I dati del 2009 ci dimostreranno in che
misura il rallentamento dell’economia
mondiale avrà colpito anche il comparto
dei prodotti alimentari bio che comunque fino ad ora sono rimasti impermeabili alle intemperie dell’economia mondiale manifestatesi già nel 2008.
Cresce in particolare nel 2008 la domanda di frutta (+ 28%), carne (+ 19%),
uova e latticini (12,5%) e prodotti freschi
(+10%) che si concentra sostanzialmente nei canali della grande distribuzione,
Coop (50%) , Migros (24%) e del commercio specializzato (15,5%).
In questo contesto nasce a Zurigo „Bio
Made in Italy“ il pacchetto promozionale
tramite il quale la CCIS intende aumentare la presenza di prodotti alimentari
biologici italiani in Svizzera.
L’iniziativa propone a Camere di Commercio, Consorzi, Associazioni di imprenditori di preparare le aziende esportatrici al mercato tramite una presentazione introduttiva ed una giornata di incontri bilaterali con importatori svizzeri
in visita in Italia e si conclude con una
presenza biologica italiana al „Bio-Marché“ di Zofingen vicino Berna, mercato
Rivista – Maggio 2009
La
specializzato e fiera open air più grande
della Svizzera.
La presenza biologica italiana sul mercato elvetico è già avviata, ma non ancora
solida perchè la produzione locale è importante, apprezzata e garantita e perchè
il prodotto d’importazione tende a concentrarsi nel canale della grande distribuzione, importante per volumi venduti,
ma più soggetto del commercio tradizionale alle oscillazioni della domanda.
È proprio sul commercio tradizionale
specializzato e quindi sul prodotto di
nicchia che punta la CCIS: una prima verifica è stata già fatta, chiedendo a circa
100 importatori di settore se fossero interessati al prodotto Made in Italy e, se sì,
a quali prodotti in particolare.
In più di dieci hanno risposto nel giro di
pochi giorni, lamentando una scarsa visibilità delle produzioni italiane ed una
difficoltà ad entrare in contatto con produttori medio-piccoli, fuori dal giro della
grande distribuzione.
Questo indica che anche in tempi di crisi
(l’ultima risposta è arrivata mentre scriviamo) il mercato svizzero è alla ricerca
di prodotti di qualità e sa che può trovarli nel Bel Paese; più in generale questo
significa che una via d’uscita dalla brusca frenata della domanda e degli ordinativi di cui stanno soffrendo le mostre
imprese negli ultimi mesi non sta solo
in un massiccio intervento dello Stato
a sostegno delle imprese, ma anche in
un’attenta attività di internazionalizzazione, di ricerca paziente di „sacche di
domanda“ nascosta ancora esistenti sui
mercati internazionali.
Il mercato più „affamato“ di prodotti alimentari bio al mondo non può che costituire un’opportunità per l’Italia, paese
leader a livello europeo per numero di
aziende produttrici ed estensione dei
terreni coltivati: con Bio Made in Italy
la CCIS conta di offrire un trampolino
di lancio alle aziende italiane, decise ad
uscire dall’asfittico mercato interno e a
cercare fortuna presso la distribuzione
specializzata svizzera.
17
C
La crisi internazionale
ed il rilancio dell’Italia
oncorrenza, meritocrazia
ed obiettivi comuni
La recessione che ha investito l’America e l’Europa,
non risparmia né l’Asia né l’America Latina. Di
fronte ad una crisi ormai globale i Governi hanno
predisposto sostanziose misure a sostegno dei consumatori e delle imprese, che si aggiungono a quelle
per salvare le banche. Si tratta di manovre tra il
3 e il 3,5 per cento del Pil in Spagna, Germania,
Svezia; tra l’1 e il 2 per cento in Francia e Regno
Unito, il 7 per cento nella nuova America di Obama, per arrivare al 16-18 per cento di Giappone e
Cina, finendo con lo 0,2 per cento in Italia e solo lo
0,01 per cento in Grecia. La crisi è tale che, secondo
alcuni economisti, per la sua gravità potrebbe anche
modificare i futuri rapporti geopolitici internazionali. Il nuovo assetto economico mondiale dipenderà dai tempi e dalle modalità con cui i diversi Paesi
sapranno uscire dall’impasse economica. Pertanto,
per non trovarsi ai margini dell’economia mondiale,
gli Stati sono chiamati non solo ad intervenire per
di Luca Attanasio*
*Responsabile
dell’Ufficio
Economico
e Commerciale,
Ambasciata
d’Italia
in Svizzera.
18
attutire i colpi della recessione - ed i Piani di aiuto
adottati dai diversi Paesi vanno in questo senso - ma
anche ad adottare coraggiosi interventi strutturali
per una più solida e duratura crescita di lungo periodo. Se ci riferiamo allo stato di salute dell’economia italiana prima dell’attuale recessione troviamo
un Paese afflitto da anni da una crescita stagnante,
quasi rassegnato. Apparirebbe pertanto giustificata
la necessità di affrontare l’attuale crisi internazionale guardando anche al passato, perché il futuro
non rappresenti un faticoso ritorno allo status quo
ante, ma uno sforzo per rendere l’Italia un Paese
finalmente dinamico, economicamente e culturalmente. La recessione in atto può quindi rappresentare, soprattutto per il nostro Paese, un’opportunità
storica per adottare profonde riforme sostanziali in
grado di liberare quelle energie positive, oggi latenti, in grado di rivitalizzare profondamente il Paese.
Ma quale ricetta per un simile rilancio dell’Italia?
La recessione che ha investito l’America e
l’Europa, non risparmia né l’Asia né l’America Latina. Di fronte ad una crisi ormai
globale i Governi hanno predisposto sostanziose misure a sostegno dei consumatori e
delle imprese, che si aggiungono a quelle
per salvare le banche. Si tratta di manovre
tra il 3 e il 3,5 per cento del Pil in Spagna,
Germania, Svezia; tra l’1 e il 2 per cento in
Francia e Regno Unito, il 7 per cento nella
nuova America di Obama, per arrivare al
16-18 per cento di Giappone e Cina, finendo
con lo 0,2 per cento in Italia e solo lo 0,01
per cento in Grecia. La crisi è tale che, secondo alcuni economisti, per la sua gravità
potrebbe anche modificare i futuri rapporti
geopolitici internazionali. Il nuovo assetto
economico mondiale dipenderà dai tempi e
dalle modalità con cui i diversi Paesi sapranno uscire dall’impasse economica. Pertanto,
per non trovarsi ai margini dell’economia
mondiale, gli Stati sono chiamati non solo ad
intervenire per attutire i colpi della recessione - ed i Piani di aiuto adottati dai diversi
Paesi vanno in questo senso - ma anche ad
adottare coraggiosi interventi strutturali per
una più solida e duratura crescita di lungo
periodo.
Se ci riferiamo allo stato di salute dell’economia italiana prima dell’attuale recessione
troviamo un Paese afflitto da anni da una
crescita stagnante, quasi rassegnato. Apparirebbe pertanto giustificata la necessità di
affrontare l’attuale crisi internazionale guardando anche al passato, perché il futuro non
rappresenti un faticoso ritorno allo status quo
ante, ma uno sforzo per rendere l’Italia un
Paese finalmente dinamico, economicamente e culturalmente. La recessione in atto può
quindi rappresentare, soprattutto per il nostro Paese, un’opportunità storica per adottare profonde riforme sostanziali in grado di
liberare quelle energie positive, oggi latenti,
in grado di rivitalizzare profondamente il
Paese. Ma quale ricetta per un simile rilancio dell’Italia?
Performance economica dissonante
Partiamo da due considerazioni. La prima di
natura economica. La deludente performance economica dell’Italia è fortemente dissonante laddove si osserva che negli ultimi
Rivista – Maggio 2009
La
anni, diversamente dal nostro Paese, altri Stati europei
non solo hanno dimostrato di saper far bene, si pensi
alla Germania o all’Austria, ma anche meglio - come la
Spagna, Paese che ha attraversato una lunga crisi, ma
che ha trovato il coraggio di affrontare i propri nodi
strutturali. Quello che più preoccupa è che da noi, probabilmente, non si percepisce appieno la gravità della
situazione. Questo perché in nostro Paese contribuisce
ancora significativamente (1500 miliardi di euro l’anno)
alla ricchezza dell’Unione Europea, la quale a sua volta
rappresenta oltre il 16% dell’economia mondiale. Ma
se si considera che, secondo alcune stime, nei prossimi
trent’anni l’Unione Europea vedrà progressivamente
ridurre il proprio ruolo internazionale fino a contare
solo per il 5% in termini di contributo al reddito mondiale, si comprendono meglio le reali dimensioni del
problema, di cui si deve prendere coscienza: un’Italia
oggi in affanno quando ancora l’Europa gioca da protagonista sui mercati internazionali, ma che succederà
quando l’intero Vecchio Continente cederà il passo?
In secondo luogo, di fronte a tale persistente stagnazione economica, il nostro Paese sembra avere perso
fiducia ed ambizioni di riscatto. Nella classifica europea del PIL pro-capite, datata giugno 2008, l’Italia era
superata da tutti i Paesi dell’Unione Europea (UE)
prima dell’allargamento, ad eccezione di Grecia e Portogallo. Come negli ultimi Europei di calcio il nostro
Paese usciva perdente, in particolare, nel confronto
con la Spagna che appariva più scattante e motivata.
La notizia, apparsa sui giornali in concomitanza con
la cocente sconfitta degli Azzurri ad Euro 2008, era
passata inosservata ai più. Tuttavia le reazioni che la
pubblicazione della classifica ha avuto sulla stampa italiana offrono uno spunto di riflessione. Molti esponenti
dell’economia, infatti, si erano detti convinti che l’anno seguente l’Italia sarebbe riuscita a tornare davanti
alla Spagna. Peccato che ad accendere le speranze di
rimonta non fosse la fiducia nel fatto che il nostro Paese avrebbe intrapreso un virtuoso percorso di crescita,
ma che il motore spagnolo avrebbe subito una battuta d’arresto per lo scoppio di una bolla speculativa sul
mercato dell’edilizia, come poi è effettivamente accaduto. Appare evidente che l’affidare il proprio successo
all’insuccesso altrui è sintomo che il Paese soffre di un
problema che è anche, e soprattutto, culturale.
Un problema anche, e soprattutto, culturale
Il fatto che il reddito reale medio non cresca è conseguenza ultima di qualcosa di più profondo, che ha fatto
progressivamente deporre ogni ambizione di affrontare
e risolvere i problemi che ci affliggono. Senza obiettivi
ambiziosi per il futuro, per un riscatto dell’Italia potrebbero non bastare trent’anni, che è quanto è servito
alla Spagna per provare a rimettere in piedi un sistema
economico che, nonostante le critiche di cui senz’altro
può essere oggetto, è cresciuto del 3,5% nel 2007 e si
stimava sarebbe cresciuta del 2% nel 2008. E a quanti
non percepiscono ancora il declino che affligge il nostro
Paese si può ricordare che, mentre da noi si interveniva per salvare le grandi imprese statali, il capitalismo
Rivista – Maggio 2009
La
spagnolo era in grado di giocare da protagonista sui
mercati internazionali e di investire all’estero, anche in
settori strategici. Ad esempio, è spagnola la società che
detiene la maggioranza relativa di Telecom Italia. Fortunatamente, ci sono anche motivi sostanziali di ottimismo per guardare al futuro con la giusta ambizione.
Se osserviamo il nostro commercio con l’estero, negli
ultimi cinque anni le esportazioni italiane sono cresciute del 93% e la nostra quota sul commercio mondiale
è tornata a crescere nel 2007 dopo un decennio di declino. Sono dati di cui rallegrarsi. Nel Paese, dunque,
esiste un’anima fortemente competitiva che sta conseguendo all’estero risultati d’eccellenza e che traina il
motore dell’economia italiana. Le nostre aziende confrontate quotidianamente con la concorrenza internazionale dimostrano di saper dare il meglio di sé e di
esprimere appieno le proprie potenzialità. Nell’ultimo
quinquennio, ad esempio, si è assistito ad una profonda ristrutturazione del settore manifatturiero, che ha
saputo reagire alla concorrenza incentrando il proprio
operato sui principi dell’efficienza e della meritocrazia. Sta qui, probabilmente, la ricetta per il rilancio del
nostro Paese: traslare il modello ed i valori dell’export
all’intera società italiana. Ma in che modo? Abbattendo le barriere alla concorrenza anche nel settore dei
servizi, ancora oggi protetti e in larga parte non efficienti; promuovendo trasparenza e meritocrazia e, soprattutto, valorizzando quelle esperienze di collaborazione di successo che dimostrano che anche in Italia si
può riuscire a “fare sistema”. In tale prospettiva, non
mancano nella vita del Paese esempi felici di modernizzazione. Nel corso degli ultimi anni il Sistema Italia per
l’internazionalizzazione ha segnato significativi progressi: è cresciuta la consapevolezza presso le imprese
dell’importanza del partenariato pubblico-privato, e le
Istituzioni pubbliche, dal canto loro, hanno accresciuto
l’impegno per sostenere l’operato delle imprese (1). In
tale ottica, ad esempio, il Ministero degli Esteri, nella
sua veste di “gestore di rete” a sostegno del “Sistema
Paese”, ha recentemente costituito l’Unità per il Sistema Paese che tenterà di raccogliere le sollecitazioni dei
diversi soggetti interessati ed assicurarne la traduzione
in iniziative organiche e coordinate. Superare la crisi
attuale ponendo nel contempo le basi per un maggior
dinamismo dell’economia italiana è quindi un’ambizione possibile, soprattutto perché nel Paese esistono
sia esempi di successo da prendere quale modello, sia
potenzialità inespresse in grado di farci raggiungere
ambiziosi traguardi. Ma bisogna anzitutto prendere
coscienza della reale necessità per l’Italia di un immediato e profondo rinnovamento anche culturale, che
porti all’adozione di un sistema di valori incentrato sui
principi della competizione - e quindi dell’efficienza - e
della meritocrazia, nonché sulla capacità di perseguire
obiettivi comuni. Sarà così possibile creare le premesse
per poter imbrigliare quelle energie positive in grado di
rivitalizzare profondamente il nostro Paese.
renza e meritocrazia e, soprattutto, valorizzando quelle
esperienze di collaborazione di successo che dimostrano che anche in Italia si può riuscire a “fare sistema”
19
I
ntervista con Bruno Spinner,
ambasciatore di Svizzera in Italia
Come si adatta una Piazza finanziaria con solide basi, come quella svizzera, alla caduta in verticale dell’economia globale? Adriana Caccia, direttore pubbliche relazioni di Tribuna economica, giornale di economia e
finanza (www.etribuna.com), lo ha chiesto a S.E. l’Ambasciatore di Svizzera in Italia, Bruno Spinner, in
quest’intervista realizzata per la pubblicazione del rapporto dedicato all’Ambasciata Svizzera in Italia
rispondere a questa domanda.
La “ricetta” di Obama per risollevare
l’economia americana avrà tempi lunghi?
Negli Stati Uniti, per ora, si tratta di frenare la discesa. Pochi sono coloro che conoscono le tempistiche.
“Per una ripresa dell’economia svizzera entrano in campo le
sue forze strutturali, i cui adattamenti sono intervenuti in
tempi opportuni. Le nostre imprese sono flessibili, aperte alle
innovazioni e, soprattutto, competitive. Le finanze statali
come anche il sistema bancario svizzero sono nel complesso sani. Nonostante ciò anche la Svizzera si trova a dover
affrontare un anno di congiuntura difficile” - ha esordito
l’Ambasciatore Spinner.
Come vede il 2009 per l’andamento
delle economie europee?
La crisi è globale, non riguarda i singoli Paesi. Ogni
nazione è coinvolta e ogni nazione deve avviare le
misure necessarie per fronteggiare un momento così
delicato. C’è un aspetto che ci fa molto riflettere e
crea ragioni di insicurezza, è quello che tutti i Governi, dalla Svizzera ai governi europei, dagli Stati Uniti
all’Africa, sono stati eletti dai cittadini, vuoi in forma
diretta, vuoi dai parlamenti.
I cittadini pagano le tasse e le misure adottate dai
governi per fronteggiare la crisi sono pagate dagli
elettori. Così come è emerso dal G7 di Roma, non
bisogna scegliere le misure protezionistiche. Il protezionismo è un pericolo.
Al ministro Tremonti è stato chiesto
“Abbiamo toccato il fondo o ci saranno mesi
peggiori”? Lei che cosa ne pensa?
È molto difficile valutare il tempo che ci vuole per
uscire dalla crisi e questa è una difficoltà supplementare. È un periodo di grande responsabilità. Non so
se abbiamo toccato il fondo e probabilmente poche
persone o forse nessuno è in grado per il momento di
20
Ambasciatore, la Svizzera come reagisce?
L’economia svizzera è molto legata all’economia globale, di conseguenza è toccata dalla crisi internazionale. La struttura delle imprese svizzere è molto simile a
quella italiana infatti è composta al 95% da piccole e
medie imprese. Abbiamo due elementi a nostro favore, il primo è la flessibilità, i “giganti” dell’economia
in Svizzera sono quasi assenti e il tessuto delle PMI
si adatta più facilmente al mutamento. Il secondo
elemento è che in Svizzera i cambiamenti strutturali
sono stati fatti nel periodo di benessere economico e
oggi sono un sostegno per affrontare la crisi.
Quali sono i dati dell’andamento
dell’economia svizzera?
L’economia svizzera ha registrato dal 2003 al 2007 la
più forte ripresa congiunturale mai vissuta da molti
anni. Questo sviluppo ha tuttavia subito un arresto
nell’ultimo trimestre dello scorso anno.
L’impulso congiunturale negativo ha avuto come
conseguenza un indebolimento
della dinamica d’esportazione. Diversi fattori hanno
influenzato negativamente l’attività d’esportazione
svizzera. Un fattore negativo è da riscontrarsi nella
recessione che ha colpito alla fine del 2008 le economie dei più importanti mercati di vendita (grandi
paesi CEE, USA e Giappone) della Svizzera, recessione che ancora oggi non è stata superata. Un’altra
spiegazione è che la competitività internazionale dei
prodotti e servizi svizzeri sia stata segnata dall’indebolimento di importanti valute rispetto al franco
svizzero. Questo clima teso non si è avvertito solo nel
settore delle esportazioni.
L’indebolimento della domanda fa rallentare l’attività produttiva. L’utilizzo delle capacità tecniche, che
fino a poco tempo fa era ancora ottimo, ha registrato
un’improvvisa discesa. Ci si ritrova a dover rivalutare
Rivista – Maggio 2009
La
svariati piani d’investimento, con la conseguenza che
il budget per l’investimento diminuisce o addirittura
vengono annullati i progetti d’investimento. Non è
da escludere che congiunturalmente si arrivi ad un
inasprimento delle condizioni di credito. In questo
modo viene sempre più colpito il mercato del lavoro.
Per contro sul piano dell’inflazione la situazione è un
po’ più rosea, a causa soprattutto del calo del prezzo del petrolio. In Svizzera non si rilevano neanche
grossi squilibri macroeconomici, come ad esempio
un’eccessiva sovrastima del mercato immobiliare o
una cattiva allocazione dei capitali provenienti da altri paesi.
Il settore bancario svizzero ha dovuto prendere
particolari provvedimenti oppure si è riconfermata
la storica solidità del settore finanziario svizzero?
Le due grandi banche svizzere UBS e Credit Suisse
sono banche di livello globale, se il loro andamento
è positivo è importante per tutto il mondo. La crisi
finanziaria ha avuto delle ripercussioni soprattutto
sulle due grandi banche presenti sul mercato globale. Le altre banche, e casse pensioni sono state poco
colpite o solamente in modo indiretto. Fortunatamente la Svizzera era in una situazione congiunturale buona,. Non si sono verificati problemi locali
Rivista – Maggio 2009
La
(bolle immobiliari) che possano aver contribuito alla
crisi. La tradizionale solidità delle banche svizzere
si è confermata anche in questa crisi. UBS è stata
colpita più duramente di Credit Suisse. Il 15 ottobre
2008, il Consiglio federale, la Banca nazionale svizzera (BNS) e la Commissione federale delle banche
(CFB) hanno deciso di varare un pacchetto di misure per stabilizzare il sistema finanziario svizzero e
rafforzare in modo duraturo la fiducia sul mercato
finanziario nazionale. La vulnerabilità di UBS si è
manifestata verso la fine del 3° trimestre del 2008
con la diminuzione degli averi della clientela internazionale, un andamento degli utili insoddisfacente
e un eccessivo e problematico volume di attivi illiquidi malgrado l’adozione di contromisure. Dato che
in caso di ulteriore peggioramento dei mercati non
era da escludere una crisi di sfiducia nei confronti
di UBS - e quindi massicce ripercussioni su tutto il
sistema finanziario svizzero – si sono rese necessarie
misure per rafforzare l’intero sistema. La scomparsa
di una grande banca avrebbe potuto destabilizzare,
quantomeno sul breve periodo, l’approvvigionamento di liquidità e il sistema dei pagamenti in Svizzera e
ripercuotersi, per molto tempo, gravemente sull’economia nazionale.
Adriana Caccia
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L’ultimo modello di Lancia collection ecoloChic rappresenta un connubio di eleganza, prestazioni
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G
Operativa anche in Svizzera
reat Place to Work: ovvero
come misurare l’eccellenza
di un ambiente di lavoro
Antonio Borghese,
Managing Director
Great Place To Work
Institue Switzerland
Ad illustrarne la funzione presso la Camera di Commercio italiana per la Svizzera a Zurigo sono
intervenuti Antonio Borgese e Cristina Milani, che dal mese di giugno 2008 ricoprono il ruolo di responsabili delle strategie di mercato e delle metodologie di consulenza per la Svizzera
Un tema attuale
Sviluppare un eccellente clima nei luoghi di lavoro è
oggi un tema attuale e fortemente sentito dalle principali aziende. Il luogo di lavoro rappresenta l’ambiente dove le persone concentrano la maggior parte
del loro tempo durante la giornata. Facile comprendere come lavorare in un cattivo ambiente di lavoro possa comportare nel lungo periodo alcune problematiche come stress, deterioramento della salute
mentale e fisica con conseguenze che influiscono in
modo negativo sulla produttività del singolo dipendente. Al contrario, un’azienda, che può contare su
un ambiente di lavoro sano, dove i dipendenti hanno
confidenza e fiducia nel management può verificare
come ciò contribuisca a migliorarne la produttività.
Un concetto questo che ben si coniuga con l’obiettivo primario dell’azienda di fare business ed incrementare i propri profitti.
Questioni di metodo
Quali le metodologie e le modalità necessarie per ottenere questi risultati? Si parte essenzialmente da un
concetto basilare: consolidare all’interno dell’azienda
stessa la fiducia tra manager e dipendenti. A tal fine,
si punta ad instaurare buone relazioni tra i dipendenti e il management, premessa di un clima sereno e
positivo tra i colleghi di lavoro, evitando quindi situazioni di conflitto tra gli stessi. Esemplificando: il top
manager di FedEX negli Stati Uniti usa solitamente
girare insieme ai suoi impiegati con tanto di cappello
e divisa aziendale, recapitando personalmente la posta. Questo esempio ci aiuta a capire come sia importante non solo creare un clima di fiducia tra i diversi
reparti aziendali, ma anche quanto sia rilevante che
il manager sia in condizione di valutare direttamente
le problematiche quotidiane del settore. L’obiettivo è
quello di creare all’interno dei luoghi di lavoro una
comunità. Così facendo, i dipendenti si sentono orgogliosi del proprio lavoro e della loro azienda, sono
fieri del successo dei loro pari e si sentono parte integrante dell’organizzazione. In tal senso, si favorisce
l’apprezzamento per il lavoro svolto e si diffonde la
convinzione che si possa crescere di pari passo con e
dentro l’azienda.
Rivista – Maggio 2009
La
Analisi e diagnosi
Per ottenere questi risultati Great Place to Work alle
aziende interessate a migliorare il proprio ambiente
di lavoro, offre una varietà di servizi che prevedono
l’analisi e la valutazione attraverso strumenti diagnostici dell’ambiente di lavoro, la valutazione dei dipendenti attraverso questionari mirati e consulenze in
loco per stabilire, controllare e migliorare il benessere
globale e la qualità delle relazioni all’ interno dell’ambiente lavorativo. Altri servizi sono la formazione attraverso workshop, conferenze, eventi e ricerche su
come creare un eccellente posto di lavoro. Great Place
to work inoltre è solita rilasciare un riconoscimento
alle aziende che raggiungono gli standard necessari
per essere certificati come eccellente luogo di lavoro. La validità di questo riconoscimento è di 12 mesi,
al termine dei quali si procede ad una verifica sullo
stato aziendale di quelli che sono i parametri stabiliti
per confermare o meno la certificazione. Great Place to
Work, da poco presente sul mercato svizzero, ha già
riscosso un notevole successo e punta a farsi conoscere alla maggior parte delle aziende presenti nel Confederazione. A tal fine sono previste una serie di incontri per presentarne l’attività. Da segnalare infine (vedi
riquadro) che lo scorso 15 aprile la HandelsZeitung ha
pubblicato la classifica delle migliori aziende presenti in Europa, secondo i parametri che ne definiscono
l’eccellenza dell’ambiente di lavoro. Gli uffici di Great
Place to Work, sono situati presso la sede della Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera alla Seestr. 123
di Zurigo. - Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
Top ten svizzera
1.
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3.
4.
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8.
9.
10.
Google Switzerland, Zurigo
Cisco System, Zurigo
Microsoft Schweiz, Wallisellen
Biogen Idec International, Zugo
Federal Express Europe, Meyren
Abbott, Baar
Sick, Stans
Hugo Boss Ticino, Coldrerio
Abb Schweiz, Baden
Pini & Associati, Lugano
23
La nuova pasta integrale Barilla.
Ricca di fibre e sostanze nutritive.
100% di gusto.
Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è
ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla
Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa!
No 1 in Italia
C
Svizzera: Votazione del 17 maggio 2009
onsiglio federale e Cantoni
a favore del passaporto biometrico
Un numero crescente
di Stati in tutto il mondo sta introducendo i
cosiddetti passaporti
elettronici o biometrici, che permettono
di registrare i dati in
forma elettronica. Sono già oltre 50 i Paesi che rilasciano questo tipo di documento e si prevede che altri 40
adotteranno il nuovo sistema entro la fine dell’anno. In
conformità con le disposizioni internazionali, gli Stati
aderenti registrano i dati personali nel passaporto anche in forma elettronica e inseriscono in un microchip
la fotografia e due impronte digitali del titolare. Durante i controlli, i dati biometrici possono essere letti
elettronicamente e confrontati con quelli della persona
che esibisce il passaporto. Ciò rende ancora più difficile
utilizzare illecitamente un passaporto smarrito o rubato e garantisce una maggiore sicurezza contro gli abusi.
Come spiegato dalla consigliera federale WidmerSchlumpf, per motivi di sicurezza i dati contenuti nel
passaporto vengono registrati anche nel sistema d’informazione sui documenti d’identità (ISA), che dal
2003 indica a chi è stato rilasciato quale documento
svizzero con quali dati. In futuro in ISA saranno registrate anche le due impronte digitali richieste per il
passaporto biometrico. Grazie a questa centralizzazione, la Svizzera aumenta i propri standard di sicurezza: salvando in ISA anche le impronte digitali insieme
agli altri dati riportati nel passaporto, si può escludere
con maggiore certezza il rischio di rilasciare un passa-
Le ragioni dei contrari
Governo e parlamento vogliono introdurre dal 1° marzo 2010 l’obbligatorietà di possedere passaporti
e documenti d’identità contenenti
dati biometrici, i quali sarebbero
salvati su un chip RFID. Numerosi esperti esprimono forti riserve
sull’affidabilità di questa tecnologia
e si dicono contrari all’introduzione
di documenti d’identità biometrici,
in quanto l’utilizzo di questo chip
renderebbe i documenti più insicuri.
Autorità straniere e imprese private
quali imprese di trasporto, imprese
di gestione di aeroporti e tutte quelle ritenute “adeguate” potranno avere accesso ai dati presenti nel chip,
e nessuno è in grado di controllare
Rivista – Maggio 2009
La
porto a una persona che ha fornito una falsa identità.
Riassumendo: secondo il Consiglio federale i documenti
svizzeri diventeranno ancora più sicuri e i cittadini svizzeri saranno maggiormente protetti contro l’uso abusivo
del loro passaporto e della loro identità. Inoltre, un sistema centralizzato garantisce una protezione dei dati ancora più affidabile, efficiente ed economicamente conveniente rispetto a una serie di sistemi decentralizzati. Dal
2006 gli Stati aderenti a Schengen sono tenuti a rilasciare
esclusivamente passaporti biometrici. Anche la Svizzera, in quando Stato associato, deve attenersi a quest’obbligo e decidere se trasporre la disposizione della legislazione di Schengen nella propria legge sui documenti
d’identità. Se rifiuta di farlo e non riesce a trovare entro
90 giorni una soluzione alternativa con gli Stati dell’UE,
gli Accordi di Schengen e Dublino verranno meno.
L’introduzione del passaporto biometrico svizzero è
inoltre indispensabile per permettere ai cittadini svizzeri di continuare a viaggiare negli Stati Uniti senza visto.
La modifica della legge sui documenti d’identità crea la
base legale per la registrazione elettronica dei dati biometrici in tutti i documenti svizzeri. Tuttavia, tale misura riguarderà solo il passaporto svizzero e i documenti di
viaggio svizzeri per stranieri. La carta d’identità (CID)
per il momento rimarrà invece invariata. Consiglio federale e Cantoni ritengono che la futura procedura di
rilascio dei documenti permetterà di limitare i costi del
passaporto e richiederà al cittadino di recarsi presso le
autorità soltanto una volta. I Cantoni decideranno, in
base al fabbisogno, il numero di uffici presso cui si potrà
richiedere un passaporto elettronico.
l’utilizzo che potranno farne. Il Consiglio federale motiva l’esigenza del
nuovo passaporto biometrico basandosi sull’Accordo di Schengen.
Quest’ultimo però non prescrive affatto che i dati contenuti nei passaporti debbano essere memorizzati in
una banca dati centralizzata! E non
prevede neppure che si debba introdurre la carta d’identità biometrica!
L’Irlanda, la Danimarca come anche
il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, membri dell’UE, non
si adeguano, per loro stessa volontà, al regolamento UE concernente
i passaporti e i documenti di viaggio
e di conseguenza non sono vincolati né sottoposti all’applicazione di
questo regolamento. Per la Svizzera,
non membro dell’UE, questa formula
deve essere possibile. Un NO non
mette in pericolo la libertà di viaggio! Il passaporto biometrico non
è obbligatorio neppure per entrare
negli USA dato che, come accade per
molti altri Paesi, è sufficiente disporre di un visto. Per soggiorni negli
USA superiori a 90 giorni, del resto,
il visto è obbligatorio anche per chi
possiede un passaporto biometrico.
I contrari non si dichiarano contro i
passaporti biometrici per principio,
ma contro la loro obbligatorietà. Sostengono inoltre che l’introduzione
della carta d’identità biometrica e la
memorizzazione dei dati in una banca dati centralizzata non sono necessarie poiché né l’Accordo di Schengen né gli USA le pretendono dalla
Svizzera.
25
C
Ginevra 1909 - Zurigo 2009:
primo centenario della CCIS
on lo sguardo dritto e aperto
sul futuro
Le prime forme di aggregazione dei commercianti sorsero in Italia tra il XIII e il XIV secolo, quando
le categorie produttive dei Comuni e delle Signorie cominciarono ad organizzarsi in libere associazioni per la tutela dei loro interessi. Si trattava di vere e proprie corporazioni rette da statuti che ne garantivano non solo le funzioni giurisdizionali, ma anche quelle politiche di controllo e di regolazione
del mercato. Con il passare del tempo le corporazioni divennero tanto potenti da prendere, in diversi
casi, il governo delle città. Quello che doveva essere un punto di arrivo per una maggiore affermazione
fu, invece, dopo il 1500, l’inizio di un loro processo di progressiva subordinazione allo Stato
di Tindaro Gatani
La prima sede
della Camera
a Ginevra...
Il commercio si organizza
La prima Camera di commercio o meglio
Chambre de commerce, perché porta appunto questo nome, è quella sorta in Francia, precisamente a Marsiglia, nel 1599.
E dopo la Francia, dove, sull’esempio di
Marsiglia, videro la luce altre associazioni consorelle, anche i tedeschi fonderanno le loro Handelskammer, seguiti quindi
dagli olandesi, dagli spagnoli e così via.
Si trattava di istituzioni nate per impulso del potere centrale, che le usava come
organi consultivi in tutte le questioni di
carattere economico e finanziario.
Dopo la Rivoluzione francese, Napoleone impose, anche in Italia, il Registro ditte,
attribuendo alle Camere esistenti compiti
giurisdizionali. Dopo l’Unità e la proclamazione del Regno d’Italia, il nuovo Stato regolò le Camere di commercio ed industria sotto il nome di Camere di commercio
e arti con una legge del 6 luglio 1862, n.
680, che, superando la differenziazione
di funzioni e attribuzioni, diede un nuovo
assetto unitario, con il compito di rappresentanza presso il Governo e «per promuovere gli interessi commerciali e industriali»
(art. 1). Esse si configuravano come enti
periferici di natura privata strettamente
collegati all’amministrazione centrale.
Mentre le Camere sorte sul proprio territorio nazionale hanno come scopo preminente lo sviluppo e la protezione degli
interessi locali, quelle sorte all’estero,
come libera e volontaria associazione di
commercianti, hanno soprattutto il compito di favorire e sviluppare i flussi di
esportazione dal Paese di origine a quello
Rivista – Maggio 2009
La
di immigrazione, assumendo così il vero
e proprio compito di organi di rappresentanza commerciale all’estero. Nonostante
il vasto movimento migratorio italiano, le
prime Camere di commercio all’estero,
non furono fondate da commercianti italiani, ma da quelli belgi, inglesi e francesi.
New York fu la prima città in assoluto
ad ospitare una Camera di commercio
estera, quella belga fondata nel 1867, seguita da camere estere a Parigi (1872), a
New Orleans e a Lima (1878). Il ritardo
italiano era dovuto soprattutto alle misere condizioni degli emigranti italiani che
non potevano costituire un buon avvio
per l’incremento delle esportazioni dalla
madrepatria. Il milanese Giuseppe Sormani, direttore del giornale Il Commercio,
che si recò in America per promuovere
le esportazioni, al ritorno, sconsolato, tra
l’altro, scrisse: «È doloroso il confessarlo:
mentre nelle altre colonie i bassi fondi sociali
rappresentano l’eccezione, in quella italiana
costituiscono la regola...».
27
... quella di Zurigo...
28
La Camere di commercio italiane
all’estero (CCIE)
Le prime Camere di commercio italiane
fondate all’estero furono quelle di Montevideo (1883), Buenos Aires (1884),
Alessandria di Egitto e Rosario di Santa Fé (1884), Costantinopoli, Tunisi, e
San Francisco (1885), Parigi e Londra
(1886), New York (1887). Alle quali poi
seguiranno «varie altre, alcune anche non sussidiate in nessuna forma dal governo di Roma
e promosse esclusivamente dai privati come
Valparaiso, San Paolo, e Ginevra (la quale
ebbe peraltro inizialmente vita breve, durando
in funzione dal 1894 al 1900 per risorgere solo
alcuni anni più tardi)». Per poter svolgere al meglio le loro attività, le Camere di
commercio italiane all’estero cercarono
sempre più stretti collegamenti con le
consorelle della madrepatria, almeno con
le più importanti e quindi maggiormente interessate all’esportazione. Ma era
un lavoro molto dispendioso perché le
consorelle della madrepatria, sempre in
concorrenza l’una con l’altra, erano afflitte da contrastanti interessi regionali e
quindi localistici. Mancava una struttura
centralizzata che ne coordinasse l’opera e
quindi gli interventi. Per ironia della sorte
furono per prime le Camere di commercio
operanti all’estero a considerare le esportazioni italiane nel mondo nel loro insieme: non solo considerano la provenienza
geografica, ma anche di la tipologia dei
prodotti. Così, mentre le Camere del Regno erano giustamente interessate al solo
smercio dei prodotti agricoli, altre lo erano di più per quelli conservati, ed altre
ancora davano maggiore importanza al
settore industriale, le CCIE, quali rappresentanti di tutto il commercio italiano,
promuoovevano tutti i prodotti, perché i
loro soci importavano di tutto: dai vini
agli agrumi, dalle conserve in scatola allo
zolfo, dalla pomice alle macchine utensili,
dai prodotti farmaceutici ad ogni tipo di
tessuti (di lino, di seta, di lana), ecc. Le
Camere di commercio metropolitane per
lungo tempo non riuscirono a darsi una
loro struttura unitaria, dove concordare
strategie e direttive generali per la politica economica interna e soprattutto per
l’esportazione. L’unico loro punto di incontro erano i congressi le cui decisioni,
non avendo potere vincolante, lasciavano
il tempo che trovavano: tutti desideravano l’unità, ma pochi volevano cedere parte delle loro competenze ad una struttura
superiore. Le Camere continuarono così
ad operare ognuna per conto proprio in
un clima «contraddittorio» e quindi controproducente all’interesse generale. Le
trattative per giungere ad una struttura
federativa durarono decenni e soltanto il
7 giugno 1901, ben 72 delle 74 Camere
rappresentate votarono l’istituzione di
una Unione delle Camere di commercio
italiane, avente carattere nazionale ed
aperta anche alle CCIE: infatti, già il suo
primo Statuto del 1901, tra l’altro, recita:
«E’ istituita l’Unione delle Camere di commercio italiane. Possono partecipare all’Unione,
oltre le Camere di commercio italiane nel Regno, quelle italiane all’estero».
Dall’economia di mercato
a quella corporativa
Tra le prime battaglie dell’Unione ci fu
quella per una nuova legge di riforma delle
Camere, che dopo anni di discussioni sarà
approvata il 20 marzo 1910 con il decreto
legge n. 121. Essa istituiva il Registro delle
ditte, la codificazione degli usi e dell’arbitrato e riconosceva, tra l’altro, il diritto
delle Camere di commercio di «costituire
unioni o federazioni permanenti» disciplinate
«da regolamenti speciali deliberati dall’assemblea delle Camere ed approvati dal Ministero
dell’agricoltura, industria e commercio». La
nuova legge, tuttavia, invece di risolvere
gli annosi problemi che limitavano l’azione delle Camere, ne complicò il funzionamento, creando uno stato di «confusione tra
ruolo di rappresentanza e ruolo di tutela amministrativa», accentuato poi dagli eventi della prima Guerra mondiale, che avrebbero
portato ad un rapporto sempre più critico
con la pubblica amministrazione e quindi con lo Stato. Si ritornò quindi a parlare nuovamente di riforma delle Camere,
ma questa non fu una gestazione breve: il
Rivista – Maggio 2009
La
relativo progetto di legge presentato nel
1919 fu approvato soltanto nel 1924. Ma
anche la Riforma Corbino, dal nome dell’allora ministro del governo Mussolini, Orso
Corbino, che emanò il regio decreto legge
8 maggio 1924 n. 750, non produsse i risultati sperati. Con essa le Camere ricevettero una nuova sistemazione organica
e furono per la prima volta riconosciute
quali «enti pubblici», ma furono lasciate in
uno stato di «animazione sospesa». La legge, essendo basata su criteri di «dirigismo
economico», riconoscendole come organi
consultivi dello Stato aumentò, infatti,
ulteriormente i controlli governativi sulle
Camere. Quella legge non poteva portare
buoni frutti anche perché Mussolini aveva altri progetti per la testa che prevedevano l’abolizione stessa delle Camere. Le
prime conferme si ebbero nel corso del
1925. Già nel febbraio di quell’anno alle
importanti trattative commerciali con la
Germania, il Governo designò a far parte
della delegazione ufficiale italiana i rappresentanti delle associazioni industriali
ed agrarie e non quelli di Unioncamere.
L’Unioncamere ed alcune sue associate
tentarono allora qualche timida manifestazione di protesta, alla quale Mussolini
reagì «in modo infastidito».
I dirigenti delle Camere avrebbero di lì a
poco appreso dalla stampa di regime che
le loro istituzioni sarebbero state costrette a chiudere i battenti e le loro funzioni
inglobate nei costituendi Consigli provinciali dell’economia, contenitori di tutte
le varie categorie economiche, comprese
quelle dei sindacati, dei datori di lavoro e
degli stessi lavoratori. La legge 18 aprile
1926 n. 731, cosiddetta Riforma Belluzzo
(dal nome dell’allora Ministro dell’economia nazionale Giuseppe Belluzzo)
avrebbe messo, infatti, nello stesso calderone tutte le attività produttrici. Referenti privilegiati del regime sarebbero stati
la Confindustria, rifondata nel 1919, e le
varie confederazioni nazionali dell’agricoltura, mentre l’istituto camerale, messo
in liquidazione, sarebbe stato incorporato
nella pubblica amministrazione. L’ingerenza governativa nei Consigli provinciali
dell’economia si manifestò soprattutto con
l’attribuzione per legge della presidenza
degli stessi enti ai prefetti. La presenza
del regime sarà poi rafforzata quando gli
stessi saranno trasformati, anche se solo
di nome, in Consigli provinciali dell’economia corporativa.
Rivista – Maggio 2009
La
Nasce la CCIS: 2 maggio 1909:
La Camera di commercio italiana nella
Svizzera (CCIS) è stata ufficialmente
fondata nel 1909. Ma già a partire dal
1890 a Ginevra, esistevano negozianti italiani riuniti in piccoli gruppi con lo
scopo di organizzare le importazioni di
merci dalla madrepatria. L’idea prima
della istituzione di una Camera di commercio fu lanciata alla fine di febbraio 1909 da Giuseppe De Michelis, già
fondatore e direttore del settimanale «Il
Pensiero italiano» (1894-1895). Dopo aver
raccolto un centinaio di adesioni in tutta
la Svizzera, venne convocata l’Assemblea generale costitutiva che si tenne a
Ginevra il 2 maggio 1909, nella sede della locale Società Dante Alighieri. Il 16 ed
il 17 maggio furono proclamati gli eletti
nel Consiglio camerale, scelti fra i rappresentanti dei vari rami delle industrie e
dei commerci riguardanti gli Italiani emigrati in Svizzera. Alla presidenza, con
un solo voto contrario, fu confermato lo
stesso De Michelis. Scopi ed attribuzioni venivano fissati nei primi due articoli
dello statuto:
Art. 1. – Una Camera di Commercio Italiana è istituita nella Svizzera, con sede in
Ginevra, allo scopo di favorire lo sviluppo degli scambi commerciali fra l’Italia e
la Svizzera e porgere aiuto morale, indicazioni e consigli ai commercianti dei due
Paesi, ed in modo speciale ai soci.
Art. 2. – Le attribuzioni della Camera
sono:
- Compilare e tenere in corrente un registro generale di tutti i commercianti ed
industriali italiani stabiliti nella Svizzera;
- fornire e chiedere al Governo italiano,
alle Camere di commercio italiane, alle
... e quella di Lugano
in riproduzioni
d’epoca.
29
autorità od alle Camere svizzere, quelle notizie ed informazioni commerciali
che possono interessare negozianti ed
industriali;
comporre su richiesta degli interessati,
all’amichevole od a mezzo d’arbitrato,
le controversie commerciali fra negozianti italiani o fra italiani e stranieri;
fornire notizie sugli scambi commerciali, i mezzi di trasporto, le tariffe doganali e ferroviarie, gli usi ed i costumi
del mercato, e dare tutte le informazioni utili al ceto commerciale in genere ed
ai propri soci in modo speciale;
promuovere lo studio di tutte le questioni interessanti gli scambi commerciali fra Italia e Svizzera;
pubblicare, ove sia possibile, un bollettino contenente la relazione degli atti
della Camera, le indicazioni utili circa
il prezzo corrente delle varie merci, le
importazioni ed esportazioni più vantaggiose e tutte le notizie commerciali
la CCIS, sin dalla sua costituzione si occupò di tutte le forme di attività economica, nessuna esclusa, che riguardavano
gli scambi italo-svizzeri. Ma non solo. In
cento anni, la CCIS ha continuamente
promosso lo studio di tutte le questioni
interessanti gli scambi commerciali, la
rapidità e facilità delle comunicazioni, i
diritti doganali, le tariffe dei trasporti e
ogni altra tassa gravante il commercio
per facilitare gli scambi commerciali tra
i due Paesi. Per assolvere il suo compito,
la CCIS creò in tutta la Svizzera una fitta
rete di corrispondenti, la cui competenza
avrebbe dovuto facilitare il compito che
la nuova istituzione si proponeva; iniziò
una ricerca capillare di notizie sicure ed
aggiornate sul mercato svizzero in Italia,
elaborò un primo registro degli esportatori italiani che commerciavano con la
Svizzera e di quelli potenzialmente interessati al mercato elvetico, procedendo
per distretti camerali della madrepatria.
che si crederanno utili, scambiandolo
coi Bollettini analoghi che si pubblicano da Uffici governativi e dalle varie Camere di commercio in Italia ed
all’estero.
La costituzione del sodalizio fu favorevolmente accolta dagli operatori economici, che subito richiesero i suoi servizi
per informazioni, reclami, transazioni.
Nel suo primo secolo di attività, la CCIS
non solo ha servito i suoi soci nell’espletamento delle pratiche di esportazione ed
importazione delle merci, ma ha anche
favorito la formazione di esperti in ogni
campo del commercio italo-svizzero, divenendo, con il passare del tempo, consulente privilegiata negli scambi economici tra i due Paesi. La CCIS non si è
tuttavia limitata al solo ruolo equilibrato
di mediatrice dei rapporti italo-svizzeri,
ma ha spaziato oltre i confini dei due Stati, facendosi promotrice di importanti iniziative per la promozione ed il coordinamento di tutte le Camere di Commercio
italiane all’estero e di queste con quelle
degli altri Paesi. Essa ha quindi operato
per un miglioramento degli scambi commerciali internazionali e dato quindi un
suo specifico contributo anche per una
maggiore comprensione tra i popoli. Una
parte importante delle attività della CCIS
-
-
-
La prima testata
camerale: La vita
Italiana in Svizzera.
Dal 1° gennaio
del 1925 si trasforma
in Bollettino
della CCIS.
Cento intensi anni di attività
Sull’esempio delle altre analoghe istituzioni che andavano sorgendo in altre
parti del mondo, la CCIS si configurò,
dunque, come un importante ed insostituibile sodalizio con il compito di facilitare gli scambi commerciali tra l’Italia e
la Svizzera, tenendo conto delle esigenze
economiche dei due Paesi. Proponendosi
come obiettivo principale quello di essere
un vero e proprio organo di osservazione, propulsione e stimolo ai commerci,
30
Rivista – Maggio 2009
La
è stata dedicata alla lotta alla contraffazione dei prodotti e alla falsificazioni dei
marchi italiani e quindi alla promozione
del Made in Italy dando modo ai produttori italiani di partecipare a fiere, mostre,
convegni, visite mirate di operatori svizzeri alla aziende italiane. A quel primo
impegnativo anno di attività, nel lontano
1909, se ne sono aggiunti, uno dopo l’altro, ancora 99. Tutti più intensi del primo: ora ricchi di successi, ora costellati di
battaglie vinte o perse, oppure cosparsi
di difficoltà e complessi problemi, ma i
suoi dirigenti hanno sempre e comunque
saputo operare nella convinzione di fare
il meglio nell’interesse del commercio
italiano in Svizzera e del mantenimento delle buone relazioni tra i due Paesi.
Dai 267,7 milioni di franchi svizzeri del
1909 (185,2 per le esportazioni italiane in
Svizzera e 82,5 per le importazioni svizzere in Italia), l’interscambio italo-elvetico è passato a 40.343,1 milioni di franchi
svizzeri del 2008 (21.566,4 per le esportazioni italiane in Svizzera e 18.776,7 per
le importazioni svizzere in Italia).
Da «la Vita italiana» a «La Rivista»
Considerando il totale dell’interscambio
nelle due direzioni, dal 2004 l’Italia mantiene saldamente la propria posizione di
2° partner commerciale della Confederazione Elvetica, dopo la Germania e prima
della Francia. Un traguardo raggiunto
anche grazie all’impegno e all’opera della
Camera di Commercio Italiana in Svizzera della quale adesso ricorre il primo
centenario della fondazione. Per potere
svolgere il compito per il quale era nata,
la CCIS doveva dotarsi di un organo di
stampa che fu una delle prime preoccupazioni dei fondatori. Già il comma 7
dell’art. 2 del primo statuto stabiliva di
«pubblicare, ove sia possibile, un bollettino contenente la relazione degli atti della Camera, le
indicazioni utili circa il prezzo corrente delle
varie merci, le importazioni ed esportazioni più
vantaggiose e tutte le notizie commerciali che
si crederanno utili, scambiandolo coi bollettini
analoghi che si pubblicano da uffici governativi
e dalle varie Camere di commercio in Italia ed
all’estero». Nel gennaio 1910 vide così la
luce «La Vita italiana nella Svizzera» che,
nel suo primo editoriale, fissava gli scopi della nuova pubblicazione: «Il Bollettino, oltre ad essere il monitore degli interessi
commerciali italiani nella Svizzera, dovrà
integrare l’azione morale di italianità svolta
Rivista – Maggio 2009
La
dal nostro istituto con una manifestazione di
propaganda esteriore. La pubblicazione sorge
secondo questi intendimenti e vuole giustificare — colla collaborazione e l’appoggio morale
di tutti i connazionali — il titolo che per essa
fu scelto e che è il suo programma: “La Vita
italiana nella Svizzera”». L’importanza che
la CCIS ha dato sempre al suo organo di
stampa è dimostrata dai continui miglioramenti apportati attraverso gli anni: dal
primo modesto bollettino «La Vita italiana
nella Svizzera», si è passati dal 1° gennaio
1925 a quello di «CCIS – Bollettino ufficiale», e poi, dal 1° gennaio 1930 a quello
più moderno di «Rivista degli scambi italosvizzeri». Dopo quasi sessant’anni, a partire dal mese di ottobre 1998, nel quadro di
un continuo potenziamento delle sue attività, la CCIS decise di procedere ad una
ristrutturazione del suo organo di stampa con un nuovo impianto grafico ed un
considerevole ricorso all’uso del colore e
dell’iconografia per valorizzarne la con-
fezione e soprattutto con una variegata
impostazione redazionale, basata su una
più ricca ed accurata selezione dei temi
trattati e delle rubriche ospitate. La nuova pubblicazione, chiamata semplicemente «La Rivista», si è posta sin da subito, tra
gli altri, gli obiettivi ambiziosi di ampliare la cerchia dei lettori, mantenendo un
riferimento medio-alto, anche al di fuori
della stretta cerchia dei soci della CCIS,
e rafforzare il suo ruolo di mensile della
business community italiana in Svizzera. In
dieci anni di attività, «La Rivista», triplica
e consolida la tiratura. Il suo è sempre più
un pubblico che non ruota solamente attorno alla realtà camerale, ma, per ragioni
economiche, nonché culturali ed emotive,
condivide il fatto di entrare in relazione
con quello che, per economia linguistica,
potremmo chiamare il Sistema Italia, che
qui si incontra e si intreccia con il Sistema
Svizzero, prima di spaziare oltre.
In occasione
del centenario
della Camera
di Commercio
Italiana
per la Svizzera
le Poste Italiana
il 2 maggio 2009
hanno emesso
un francobollo
dedicato del valore
di 0,60,
il cui facsimile
vediamo
qui riprodotto.
31
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Nuove Prospettive. Per Voi.
Benchmark
di Nico Tanzi
Per molto tempo il prototipo dell’uomo informato sul mondo che lo circonda ha avuto
come simbolo un oggetto. Un oggetto fisico:
stampato con inchiostro al piombo su carta, e
letto al mattino preferibilmente avvolti dal profumo del caffè, per secoli il giornale ha fatto
parte della quotidianità ed è stato sinonimo di
informazione puntuale e di approfondimento
tempestivo. Solo qualche decennio fa chiunque dava per scontato che quel rito avrebbe
accompagnato l’uomo per altri secoli a venire. E anche quando si è affacciata all’orizzonte
la minaccia della “concorrenza” televisiva, la
carta stampata ha saputo profilarsi in modo da
superare indenne i flutti, e restare sulla breccia
mantenendo inalterato – o quasi – il suo appeal.
Poi, improvvisamente, qualcosa ha sconvolto
Il pubblico cambia canale:
dalla televisione a Internet
(E la pubblicità lo segue)
il panorama dell’informazione – e non solo.
Internet ha cambiato completamente le carte
in tavola, diventando in pochi anni il principale punto di riferimento per le generazioni più
giovani. E mentre ancora in molti sembrano
non aver compreso a pieno il senso di quella rivoluzione, proprio in questi giorni una
profezia addensa nuove nubi sul futuro dei
media tradizionali: molto presto, per l’esattezza nel giugno 2010, in Europa il consumo di Internet supererà quello di televisione.
La profezia – una previsione basata su cifre
e dati di fatto, e sulla cui attendibilità gli addetti ai lavori non hanno particolari dubbi – è
contenuta in un rapporto diffuso da Microsoft
nell’aprile scorso, e intitolato “Europe logs on.
European Internet Trends of Today and Tomorrow”. Stando agli attuali tassi di crescita, secondo il rapporto, da qui ad un anno o poco
più gli europei trascorreranno in media 14,2
ore alla settimana collegati a internet, contro
le “appena” 11,5 ore trascorse davanti alla tv.
Già lo scorso anno noi europei abbiamo trascorso in rete circa 36 ore al mese, ovvero un
giorno e mezzo: più del tempo utilizzato per
leggere giornali, guardare film o giocare ai videogames.
Nel 2010 la stima prevede che Internet ci accompagnerà per ben 2,5 giorni al mese. Ci
avviamo dunque a superare la soglia del 10%
del tempo totale. (Va da sé che si tratta di un
valore medio: tenendo presente la regola del
mezzo pollo a testa, per ogni persona che non
possiede un computer ce ne sarà un’altra che
di giorni al mese in rete ne passa ben 5…).
Rivista – Maggio 2009
La
Ma il rapporto mette in evidenza anche altre
tendenze interessanti. Se oggi il consumo di
Internet avviene principalmente su un personal computer (per il 95%), nei prossimi cinque
anni si affermerà sempre di più la navigazione
in rete su altri apparecchi: telefoni cellulari,
console di videogiochi e schermi televisivi.
Dato questo che conferma un’altra stima dei
ricercatori Microsoft, secondo i quali oltre un
quarto degli europei guardano d’abitudine
contenuti video online.
Il che è tutt’altro che sorprendente, considerato il successo travolgente di un sito come
YouTube, dove si trovano ormai filmati davvero di ogni genere (restrizioni legali parlando:
leggi pornografia, rispetto dei diritti d’autore
– a volte – e così via).
A qualcuno, a questo punto, potrebbe sorgere
un dubbio: perché Microsoft rende pubbliche le sue previsioni, invece di tenere per sé
i dati, senz’altro preziosi, che esso contiene?
La domanda è legittima. Per trovare una risposta, basta arrivare alla seconda metà del
rapporto “Europe logs on”. Per l’esattezza a
pagina 14, che contiene il capitolo intitolato
“Impatto (dell’evoluzione digitale, ndr) sullo
scenario della pubblicità”. “Il digitale – si legge in questo capitolo – offre possibilità infinite
di raggiungere esattamente il pubblico voluto,
nel momento giusto, attraverso una pletora di
dispositivi. Questa è un’era in cui l’innovazione tecnologica, la comprensione dei bisogni
del pubblico, la collaborazione e l’autentica
comunicazione sono diventati modi fortemente efficaci per inviare un messaggio a un’audience specifica, con la garanzia di catturare
l’attenzione dei destinatari”.
Internet, ci sta dicendo Bill Gates, è il veicolo pubblicitario potenzialmente più efficace di tutti i tempi. E ha tutti i motivi per
affermarlo: nessun altro medium ha mai
reso possibile “targetizzare” con altrettanta
precisione il pubblico, dividerlo per criteri
anagrafici, sociali, per interessi, per disponibilità all’acquisto e così via, e raggiungerlo
con messaggi potenzialmente personalizzati.
Tutto questo però è tutt’altro che automatico.
Utilizzare la rete con cognizione di causa per
fare marketing richiede una grande attenzione ad alcuni dettagli (in questa rubrica ne
abbiamo accennato a più riprese) che in realtà dettagli non sono, tutt’altro. Lo scenario
dell’advertising è mutato – sta mutando – in
profondità, insieme alle tecnologie digitali.
E nel suo rapporto Microsoft non dimentica di
inserire un capitolo intitolato “linee guida per
gli inserzionisti”, destinato proprio a fornire le
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Burocratiche
di Luigi Cortese
Il figlio superstite inabile non perde la pensione di reversibilità se svolge un’attività lavorativa con finalità terapeutica con un orario settimanale sino a 25 ore. Lo sottolinea l’Inps nella
circolare n. 15/2009, in attuazione di quanto
disposto dall’art. 8 della legge n. 31/2008.
Tale disposizione modifica l’art. 8 della legge
n. 222/1984, aggiungendovi il comma 1-bis il
quale stabilisce che l’attività svolta con finalità terapeutica dai figli riconosciuti inabili, con
stesso periodo d’imposta non giustifica l’affermazione di responsabilità per due reati diversi”. Non basta. “L’articolo 8 che punisce colui il
quale emette fatture per operazioni inesistenti,
al secondo comma, dispone che l’emissione e
il rilascio di fatture per operazioni inesistenti
nel corso del medesimo periodo d’imposta si
considera come un solo reato”. Dice ancora la
terza sezione penale, l’incriminazione è unica
sia se il contribuente si avvale di un documento sia se utilizza molte fatture
“o altri documenti”, a nulla
rilevando che “le fatture o gli
altri documenti siano diversi
ed abbiano diversi destinatari e ciò perché il reato non
si perfeziona con la semplice
registrazione del documento
che sarà poi utilizzato ma con
la dichiarazione riferita a quella specifica intera annualità e con l’indicazione, nell’ambito di
quella dichiarazione, di elementi passivi fittizi
di contabilità”.
Coltivazione di cannabis
Reato la critica al magistrato
Pensione di inabilità
orario non superiore alle 25 ore settimanali,
presso le cooperative sociali o presso datori
di lavoro che assumono i predetti soggetti con
convenzioni di integrazione lavorativa, con
contratti di formazione e lavoro, con contratti
di apprendistato o con le agevolazioni previste
per le assunzioni di disoccupati di lunga durata,
non preclude il conseguimento della pensione
ai superstiti. Le nuove disposizioni, si legge
nella circolare, hanno effetto dal 31 dicembre
2007. Si applicano, pertanto, per determinare
il diritto alla pensione ai superstiti nei confronti
dei figli maggiorenni inabili in relazione ai decessi dei genitori intervenuti a decorrere dalla
predetta data del 31 dicembre 2007.
Reato unico e documentazione è plurima
Non deve scontare una pena più severa per
aver presentato una dichiarazione fraudolenta
il contribuente che per rappresentare dei costi
fittizi usa tante fatture false e non soltanto una.
Infatti, il numero dei documenti non conta, il
reato è unico e non c’è continuazione fra diverse fattispecie illecite. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 626
del 12 gennaio 2009, ha accolto il ricorso di
un contribuente annullando la sua condanna
a due mesi di reclusione perché (per lo stesso
anno di imposta) era già stato condannato in
un diverso procedimento. L’accusa, però, aveva
sostenuto che le fatture usate erano tante e che
quindi i reati erano molteplici. Aveva ravvisato,
cioè, un’ipotesi di continuazione. Contro questa decisione l’imprenditore ha fatto ricorso in
Cassazione e lo ha vinto. La terza sezione penale del Palazzaccio lo ha accolto stabilendo
un importante paletto al reato di dichiarazione
fraudolenta e interpretando in senso restrittivo
l’articolo 2 del dlgs 74 del 2000. “La diversità
dei documenti per aumentare i costi”, si legge
nelle brevi ma innovative motivazioni, “allorché la dichiarazione sia unica e relativa allo
Rivista – Maggio 2009
La
Vigilini a poteri (sempre più) limititati
Sempre meno poteri agli ausiliari del traffico.
Infatti, i vigilini non possono multare le moto e
i motorini in sosta sui marciapiedi. Dopo aver
circoscritto i poteri degli ausiliari alle multe riguardanti solo la sosta (sent. 18186 del 2006),
la Cassazione, con la sentenza n. 551 del 13
gennaio 2009, fissa un altro paletto escludendo
dalla competenza dei vigilini il divieto di sosta
sui marciapiedi dei motoveicoli. In particolare
la seconda sezione civile ha sottolineato che i
vigilini “- sia quelli che dipendono dalle aziende di trasporto urbano sia quelli che dipendono
dalle imprese di gestione dei posteggi pubblici
a pagamento - devono attenersi strettamente al
compito di garantire la funzionalità dei posteggi
e quella degli spazi riservati allo stazionamento
e alla fermata dei mezzi pubblici”. Dalla lettura
delle disposizioni del codice della strada, dice
la Cassazione, emerge chiaramente come “il
legislatore in presenza ed in funzione di particolari esigenze del traffico cittadino, quali sono
la gestione delle aree da riservare a parcheggio
e l’esercizio del trasporto pubblico di persone,
ha stabilito che determinate funzioni, obiettivamente pubbliche, possano essere eccezionalmente svolte da soggetti privati i quali abbiano
una particolare investitura da parte della pubblica amministrazione (i comuni), in relazione
al servizio svolto, in considerazione della progressiva rilevanza dei problemi delle soste e dei
parcheggi” In altre parole l’articolo 17, commi
132 e 133, del cds è stato interpretato restrittivamente dalla Corte. Le norme, “tenuto conto
della rilevanza e del carattere eccezionalmente
derogatorio delle funzioni conferite a soggetti
che, sebbene siano estranei all’apparato della
35
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di clima e di terreno. Quindi, affinché si configuri il reato
di coltivazione illecita “è necessaria la dimostrazione della
probabilità di un evento lesivo, attraverso la dimostrazione
dell’efficacia drogante della sostanza, a prescindere dalla
inidoneità concreta dell’assunzione a ledere la salute del
consumatore”. In altre parole “va dimostrata con assoluta
certezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la sostanza detenuta sia in grado di produrre effetti drogati”.
Annullando la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione i giudici di legittimità hanno precisato che “non
è rilevabile l’effetto stupefacente in una pianta di cui ciclo
produttivo non si è completato”.
Consumare il matrimonio in carcere
La consumazione di un matrimonio non può essere considerato un motivo necessario per ottenere un permesso
ai sensi dell’articolo 30 dell’ordinamento penitenziario.
La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione (con
sentenza n. 3282/2008) ha infatti dichiarato inammissibile
il ricorso presentato da un detenuto condannato all’ergastolo al quale era stato già negato dal magistrato di sorveglianza il permesso.
Nel caso in questione il richiedente non poteva utilizzare
il permesso premio (articolo 30 ter) perché non aveva ancora scontato una quantità sufficiente di pena. L’articolo
30 recita testualmente: “Nel caso di imminente pericolo
di vita di un familiare o di un convivente, ai condannati e agli internati può essere concesso dal magistrato di
sorveglianza il permesso di recarsi a visitare, con le caute-
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pubblica amministrazione e non compresi nel novero di
quelli ai quali esse sono ordinariamente attribuite, vengono con provvedimento del sindaco legittimati all’esercizio
di compiti di prevenzione ed accertamento di violazione
del codice della strada sanzionate in via amministrativa,
devono ritenersi di stretta interpretazione”. Neppure l’ultimo intervento delle Sezioni unite è riuscito a scrivere
la parola fine alla questione della rilevanza penale della
coltivazione di cannabis. Va infatti prosciolto chi l’ha coltivata, ma è stato sorpreso dalle forze dell’ordine prima
che le piantine fossero mature. Con una sentenza, la n.
1222 del 14 gennaio 2009, che riapre le polemiche sulla
coltivazione delle sostanze stupefacenti, la Cassazione ha
annullato con formula piena, perché il fatto non sussiste,
la condanna nei confronti di 45enne di Ancona che aveva
coltivato nel suo terreno 23 piantine di cannabis ed era
stato sorpreso prima che queste avessero concluso il ciclo
annuale di maturazione. Insomma, la decisione rischia
di fornire un comodo alibi e di legalizzare molte coltivazioni che, dopo la sentenza delle Sezioni unite dell’anno
scorso, la n. 28605, sembravano avere i giorni contati. La
quarta sezione penale ha rispolverato una vecchia sentenza della Consulta (360/95) che sanciva la punibilità delle
coltivazioni di sostanze stupefacenti solo ove ci fosse stato
un reale pericolo per la salute e quindi solo nel caso in
cui la pianta avesse “un’efficacia drogante”. Ma, ha spiegato la Cassazione, questo non può dirlo nessuna perizia
fatta sulle coltivazioni di cannabis che arrivano ad avere
il principio attivo e maturare solo a particolari condizioni
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36
Rivista – Maggio 2009
La
le previste dal regolamento, l’infermo. Analoghi permessi
possono essere concessi eccezionalmente, per eventi familiari di particolare gravità”. Prima della riforma Gozzini
del 1986, che introdusse l’articolo 30 ter nella legge 354
del 1975, la magistratura di sorveglianza tendeva a includere la consumazione dei rapporti coniugali tra gli “eventi
familiari di particolare gravità”, così interpretato in modo
estensivo e non necessariamente in chiave luttuosa il concetto di gravità. La Cassazione ha invece oggi sostenuto
che l’attività sessuale con il proprio coniuge o convivente
rientra tra i benefici possibili e non costituisce un diritto. Tra gli eventi di particolare gravità, secondo i giudici
supremi, può quindi rientrare tutto ciò che ha carattere
dell’eccezionalità e non il diritto ad avere rapporti sessuali, che per sua natura, non avrebbe alcun carattere di
eccezionalità. È reato criticare le decisioni dei magistrati.
Infatti, rischia una condanna per diffamazione l’avvocato
che fa un esposto al Csm definendo il provvedimento del
giudice “disumano”.
L’altolà alle critiche forti nei confronti della Magistratura
arriva dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n.
2066 del 20 gennaio 2009, non ha concesso l’assoluzione
piena a due avvocati che avevano definito il provvedimento di un magistrato di sorveglianza (che aveva negato la
partecipazione dell’imputato alla veglia funebre del padre) “disumano ed odioso”. A giustificare le parole dei due
legali non è servito neppure il codice deontologico che
impone agli avvocati “una tutela energica, rigorosa dei diritti della persona patrocinata”. Infatti, secondo la quinta
… E SOPRATTUTTO …
Gli stranieri invalidi hanno diritto a
ricevere dal nostro Paese una pensione di inabilità anche se non sono
muniti di carta di soggiorno, perché
non raggiungono i requisiti di reddito previsti dalla legge.
Lo sancisce la Consulta, dichiarando (sentenza n. 11 depositata) l’illegittimità costituzionale del combinato disposto di norme inserite nella Finanziaria 201 e nel Testo Unico
immigrazione, nella parte in cui si
esclude che la pensione di inabilità
possa essere attribuita agli stranieri extracomunitari soltanto perché
essi non risultano in possesso dei
requisiti di reddito già stabiliti per
la carta di soggiorno ed ora previsti
per il permesso di soggiorno Ce per
soggiornanti di lungo periodo.
A sollevare la questione era stato il
Tribunale di Prato, nel corso di una
Rivista – Maggio 2009
La
sezione penale della Suprema Corte, le parole usate offendevano l’onore del magistrato anche se dirette al provvedimento da questo adottato. La decisione presa dai giudici
di legittimità che scongiura il pericolo di esposti al Csm
contenenti critiche feroci, dai quali, fra l’altro, potrebbe
derivare un procedimento disciplinare nei confronti del
giudice, apre con un’affermazione che sembra legittimare
le critiche aspre alla magistratura ma che, di fatto, porta
a conclusioni diverse. “Non v’è dubbio”, si legge infatti in
sentenza, “che i provvedimenti giudiziari possono essere
oggetto di critica, anche aspra, in ragione della opinabilità
degli argomenti che li sorreggono ma non è lecito trasmodare in critiche virulente, concretanti il dileggio di colui
che li ha redatti”. Il diritto di critica, spiega ancora la Cassazione, non deve diventare “strumento di livore”, né “tradursi in censura rancorosa, bensì costituire espressione di
meditato pensiero, che ne filtri le asperità”. Ma in questo
caso, concludono i giudici, “la traccia di odioso, disumano, sconcertante, gravemente, contrario al senso di umanità, qualifica irreversibilmente in maniera affatto negativa la
parte lesa, additata come persona priva di ogni sensibilità
crudele, indifferente alle più tristi evenienze della vita, anche nell’esercizio della delicata professione”.
Ma non basta. Il fatto che gli aggettivi fossero contenuti in
un esposto formale fatto al Csm da due avvocati ha peggiorato le cose: ciò perché bisogna comunque tenere conto,
ha concluso la Cassazione, “che le espressioni offensive
erano contenute in un atto mirante all’instaurazione di un
procedimento disciplinare a carico di un magistrato”.
controversia in materia di assistenza obbligatoria, avviata dal tutore
di un cittadino albanese interdetto,
regolarmente soggiornante in Italia
dal 2000 ma non munito di carta di
soggiorno, in stato vegetativo a seguito di incidente stradale avvenuto
nel 2003, riconosciuto totalmente
invalido e con bisogno di assistenza
continua.
intrinseca irragionevolezza del complesso normativo qui censurato e
la disparità di trattamento che esso
determina tra cittadini e stranieri
legalmente e non occasionalmente soggiornanti n Italia», spiegano i
giudici, «sussistono a maggior ragione anche con riguardo alla pensione
di inabilità».
Secondo il Tribunale, la normativa
impugnata creava una disparità di
trattamento tra stranieri e cittadini
riguardo all’attribuzione delle prestazioni assistenziali.
Mentre, infatti, «l‘indennità di accompagnamento è concessa per il
solo fatto della minorazione (…), la
pensione di inabilità è preclusa dalla
titolarità di un reddito superiore ad
una misura fissata dalla legge.
Già nel luglio dello scorso anno, la
Corte costituzionale aveva bocciato
la norma che escludeva per casi del
genere il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento.
I principali motivi che erano alla
base della pronuncia sull’indennità di accompagnamento e cioè «la
La subordinazione dell‘attribuzione
di tale prestazione al possesso, da
parte dello straniero, di un titolo di
soggiorno il cui rilascio presuppone
il godimento di un reddito, rende
ancor più evidente l‘intrinseca irragionevolezza del complesso normativo in scrutino».
37
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Angolo Fiscale
di Tiziana Marenco
Perché la FINMA aveva anticipato il Tribunale
Federale (TF) consegnando alle autorità americane il 18 febbraio u.s. dati riguardanti un centinaio di contribuenti residenti negli Stati Uniti?
Perché il TF ha pubblicato in seguito la sentenza
con la quale confermava che, se la domanda
dei ricorrenti non fosse divenuta priva d’oggetto
a causa dell’avvenuta trasmissione dei dati da
parte della FINMA, la nostra massima autorità
avrebbe decretato lo scambio di informazioni
sulla base della Convenzione sulla doppia imposizione conclusa tra la Svizzera e gli Stati Uniti?
Perché la pretesa avanzata dall’Unione Europea
e volta ad ottenere dati riguardanti cittadini residenti nei paesi UE sulla base di un “uguale trattamento” è infondata e non avrà conseguenze?
Un’analisi della sentenza, che conta oltre 70
zione, il QI (Qualified Intermediary, cioè la banca) conferma all’agente pagatore che le imposte
americane non sono applicabili. Ed è proprio il
particolare rapporto di fiducia che va a crearsi tra il QI, il fisco americano e il contribuente
che fa sì che l’identità del contribuente, quella
del beneficiario economico della società e la
natura della società stessa non siano passibili
di esame per il fisco americano una volta completato il “W8-BEN”. Secondo la giurisprudenza
svizzera l’interposizione di un’entità giuridica
allo scopo di evasione fiscale costituisce semplice sottrazione, cioè evasione, ma non frode
fiscale. La frode fiscale richiede infatti l’utilizzo
di documenti falsi o contraffatti, di una costruzione di menzogne (“Lügengebäude”) o di altro
comportamento astuzioso al fine di ingannare
La sentenza TF del 5 marzo 2009 in materia
di rogatorie amministrative fiscali (l parte)
a
pagine e per ovvi motivi può fare oggetto solo
di riassunto sommario nell’ambito dell’Angolo
Fiscale, ci permetterà di ottenere un quadro più
preciso delle regole stabilite o confermate dal
TF. Le stesse faranno da guida anche in futuro,
una volta rinegoziate le clausole concernenti lo
scambio di informazioni delle Convenzioni svizzere. La Convenzione sulla doppia imposizione
tra la Svizzera e gli Stati Uniti prevede all’articolo 26 lo scambio di informazioni tradizionale
svizzero, quello allargato alle informazioni che
lo stato rogante richiede al fine di applicare il diritto interno in casi di frode fiscale e diritti simili. Nel caso concreto l’Internal Revenue Service
(IRS) americano aveva richiesto informazioni riguardanti società offshore costituite da cittadini
residenti negli Stati Uniti in concomitanza con
l’entrata in vigore del “QI-Agreement”, la specifica convenzione con gli Stati Uniti, allo scopo
di amministrare patrimonio mobiliare in precedenza detenuto direttamente dalle stesse persone fisiche o attraverso fondazioni trasparenti di
diritto del Principato del Liechtenstein.
Tali società erano prive di attività commerciale e
costituivano quindi secondo la legislazione bancaria svizzera società di sede. Correttamente il
formulario di identificazione della banca (Form.
A) indicava quale beneficiario economico la
persona fisica residente negli Stati Uniti. Per le
stesse società il contribuente aveva tuttavia indicato sui formulari americani relativi al “QIAgreement” che il beneficiario economico era
la società stessa, non residente negli Stati Uniti.
Completando il formulario “W8-BEN” applicabile ad investitori non americani, il contribuente
non solo ottiene di evitare l’applicazione della
specifica ritenuta americana, ma pure indirettamente sottrae al controllo del fisco la sua identità, giacché secondo le regole specifiche e la
ripartizione dei ruoli prevista in questa conven-
Rivista – Maggio 2009
La
un terzo e commettere una sottrazione di imposte. Secondo la giurisprudenza del TF agisce
con astuzia anche colui il quale impedisce alla
persona ingannata di esaminare le informazioni
false messe a sua disposizione, e soprattutto colui il quale sulla base di un rapporto di fiducia
esistente è in grado di prevedere che la persona
ingannata non esaminerà la correttezza delle
stesse informazioni. Ed è proprio questo elemento che il TF ha giudicato decisivo nel caso
della rogatoria americana, poiché le procedure
e la ripartizione dei ruoli nell’ambito dell’applicazione del QI-Agreement, ed in particolare la
delega del controllo dall’IRS al QI, permette al
contribuente di prevedere che una volta completato il Form. “W8-BEN” né l’IRS né l’organo
di revisione previsto dal “QI-Agreement” saranno in grado di controllare la correttezza delle informazioni trasmesse dal QI. Nel caso specifico
il TF ha inoltre giudicato che il contribuente aveva ampiamente abusato della costruzione della
persona giuridica, impartendo personalmente le
istruzioni relative alla gestione del patrimonio
e disponendo liberamente degli attivi della società. La ristrutturazione del patrimonio, con la
quale era stata liquidata una fondazione di diritto del Principato del Liechtenstein e costituita
la nuova società alle British Virgin Islands, non
aveva quindi portato alla costituzione di una società commerciale che avrebbe potuto beneficiare delle regole QI, bensì al semplice camuffamento di un patrimonio privato detenuto da un
cittadino residente negli Stati Uniti sotto il mantello di una società estera. Anche sotto questo
profilo nel caso concreto la giurisprudenza svizzera non contrastava con l’ammissione di una
costruzione fraudolenta, permettendo quindi la
trasmissione dei documenti alle autorità estere
nell’ambito della rogatoria. (continua)
[email protected]
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Angolo Legale
di Massimo Calderan
Da anni in Svizzera come all’estero si discute la retribuzione dei manager. Le aziende e
i manager stessi giustificavano l’esplosione
delle retribuzioni con la globalizzazione anche del mercato del lavoro e, quindi, la competizione con aziende estere, in particolare
americane. Mentre il diritto svizzero vigente
prevede per le SRL che i soci possono decidere della remunerazione degli amministratori e di tutti i dipendenti oppure delegare
questo potere interamente o parzialmente
agli amministratori, nelle SA (o SpA) gli azionisti non hanno questo potere (e dovere), che
è del consiglio di amministrazione (CdA).
Questo solitamente decide della propria remunerazione e di quella della direzione (top
management), mentre delega la decisione
alla direzione per quanto riguarda gli altri
dipendenti.
sti voterebbe annualmente l’importo globale
delle retribuzioni del CdA, della direzione e
dell’organo consultivo; l’assemblea eleggerebbe annualmente e individualmente il presidente, i membri e il comitato di retribuzione del CdA; gli organi della SA e le banche
depositarie non potrebbero più rappresentare
gli azionisti in assemblea e votare per loro;
le casse pensioni dovrebbero tenere conto
dell’interesse dei loro assicurati e rendere
pubblico il loro voto; gli azionisti potrebbero
votare anche in via elettronica, senza dover
partecipare all’assemblea; i membri degli organi della SA non potrebbero ricevere liquidazioni e retribuzioni anticipate, e, in caso
di acquisto o vendita di aziende, non gli si
potrebbero dare premi; i membri degli organi
di un gruppo aziendale non potrebbero più
essere attivi in più imprese del gruppo contemporaneamente come dipendenti
o consulenti; gli statuti conterebbero disposizioni sull’ammontare dei
crediti, dei mutui e delle rendite in
favore dei membri degli organi, sui
piani di partecipazione, sulla durata
dei contratti di lavoro dei quadri dirigenti e il
numero dei mandati esterni che potranno accettare. Infrazioni sarebbero punite con pene
fino a tre anni di detenzione e sei retribuzioni
annuali.
In seguito all’iniziativa il Consiglio federale
ha modificato il proprio disegno di legge.
La versione aggiornata è stata presentata dal
governo svizzero il 5 dicembre 2008, con
la raccomandazione al popolo e ai cantoni di approvarla e di respingere l’iniziativa
popolare. Il disegno di legge del governo è
senz’altro più equilibrato dell’iniziativa, perché rafforza i diritti di controllo degli azionisti e garantisce una maggiora trasparenza
sulle retribuzioni dei quadri dirigenti, ma rinuncia all’obbligo di introdurre disposizioni
statutarie restrittive, a divieti e pene e lascia
più libertà agli azionisti di impostare la società secondo le loro esigenze.
Disposizioni esageratamente rigorose rischierebbero di rendere poco attrattiva agli investitori svizzeri e esteri la SA svizzera. Inoltre,
l’iniziativa cambierebbe di molto gli attuali
equilibri fra i vari organi della SA e renderebbe probabilmente necessaria una ancora più
massiccia rielaborazione del diritto vigente.
Al contempo il disegno di legge è molto più
ampio, perchè intende migliorare la corporate governance di tutte le SA, non soltanto
quelle quotate in borsa.
Elencheremo nel prossimo numero della Rivista i principali elementi del disegno di legge del governo.
Retribuzione dei manager
in Svizzera - (1a parte)
Dopo lunghe discussioni il 1° gennaio 2007
sono entrate in vigore modifiche del Codice
delle obbligazioni che aumentano la trasparenza per le SA quotate in borsa, che sono
tenute ad indicare nell’allegato del bilancio:
(1) tutte le retribuzioni corrisposte a ogni
singolo membro del CdA; (2) tutte le retribuzioni corrisposte all’intera direzione e al
singolo membro che ha percepito l’importo
massimo; (3) tutte le retribuzioni corrisposte
a ogni singolo membro del consiglio consultivo (se ce n’è uno); (4) le retribuzioni non
usuali corrisposte ai singoli ex membri del
consiglio d’amministrazione, della direzione
e del consiglio consultivo, relative all’attività
svolta a suo tempo in veste di organi della
società; (5) le retribuzioni non usuali corrisposte a persone vicine a quelle menzionate
nei numeri 1 – 4 (senza indicare i loro nominativi).
Il termine “retribuzioni” va inteso in senso
lato e include salari fissi, bonus, opzioni, incentivi vari, mutui e crediti (vedasi l’Angolo
Legale in: La Rivista n. 12 del 2006).
Nell’ambito di un progetto di revisione del
diritto della SA e del diritto contabile iniziato nel 2001, molto discusso e ultimato dal
governo svizzero con il disegno di legge del
21 dicembre 2007, si vuole ulteriormente
migliorare la corporate governance.
Il 26 febbraio 2008 è stata depositata l’iniziativa popolare “contro le retribuzioni abusive”, che intende porre un freno alle retribuzioni dei quadri dirigenti e aumentare i diritti
di controllo degli azionisti delle SA quotate
in borsa: l’assemblea generale degli azioni-
Rivista – Maggio 2009
La
[email protected]
41
Convenzioni Internazionali
Con la sentenza 12327/2008 la Corte di Cassazione1 si è pronunciata sul tema enunciato
nel titolo indicando che le prestazioni artistiche riguardanti concerti di artisti stranieri
(residenti fiscali all’estero) sono imponibili
in Italia anche se trattasi di prestazioni rese
da società estere (e non da persone fisiche)
e nell’ambito di un pacchetto maggiormente
ampio che include anche la fornitura di altri
servizi; questo è il principio di diritto che appare chiaro nella sentenza citata e che metter fine ad una pratica molto diffusa. Questa
materia investe problematiche che toccano
la normativa interna (il d.P.R.600/1973) ma
anche la normativa convenzionale (in questo
caso la convenzione contro le doppie imposizioni tra Italia e Irlanda) con la conseguenza
che la materia si palesa di interesse per questa
rubrica e nel seguito si procede a dare conto
degli elementi essenziali della sentenza.
di Paolo Comuzzi
Sul secondo motivo ovviamente la Corte di
Cassazione non entra nel merito (non potendosi giudicare una simile questione di fatto e
sulla quale non si possono svolgere accertamenti) mentre con riferimento al primo tema
la stessa procedeva a cassare la sentenza di
secondo grado e quindi a dare piena soddisfazione alla Amministrazione Finanziaria.
La normativa tributaria che deve essere considerata per dirimere la questione è sia interna
che internazionale e parliamo dell’articolo 25
del d.P.R.600/1973 e anche della convenzione contro le doppie imposizioni in essere tra
Italia e Irlanda (articolo 16 della stessa).
La prima considerazione della corte è quella
per cui la convenzione siglata tra Italia e Irlanda (entrata in vigore nel 1975) non può aver
voluto agire in deroga rispetto all’articolo 25
del d.P.R.600/1973e quindi la stessa afferma
che la convenzione non ha certamente opera-
“Rent a star Company”
Una recente pronuncia della Cassazione
fa definitiva chiarezza
Commenti
Molto importante è seguire l’iter logico argomentativo della sentenza che prende spunto
dai fatti seguenti (sinteticamente riassunti in
questa sede):
- i musicisti stranieri avevano ceduto i diritti
per le canzoni ad una società residente fiscale in Irlanda;
- detta società estera aveva ceduto a sua
volta i diritti ad una società italiana per la
parte di concerti che i musicisti dovevano
svolgere in Italia;
- il fisco contestava alla società italiana la
mancata applicazione della ritenuta alla
fonte sui compensi erogati alla società irlandese (e quindi indirettamente agli artisti).
La amministrazione fiscale Italiana chiedeva
la cassazione della sentenza di II° grado favorevole alla società con due motivi importanti:
1
La sentenza
è commentata
da Andriola
in Fiscalitax
n. 2/2008.
42
1.) la esibizione dei musicisti era da intendere come l’oggetto sostanziale del contratto
e nessuno avrebbe avuto interesse ad una
qualsiasi altra prestazione della società
estera senza che vi fosse la suddetta esibizione;
2.) la esistenza di una stabile organizzazione
della società irlandese in un paradiso fiscale.
to sancendo cose diverse rispetto alla norma
interna.
La conclusione è che la stessa deve essere
sempre raccordata alla norma interna ed in
ogni caso con la sentenza Halifax è chiaro
che la sostanza deve prevalere sulla forma
nella interpretazione delle fattispecie quando
si parla delle conseguenze fiscali.
Senza andare nei dettagli diciamo che il primo principio ha la sua importanza: di fatto la
Corte afferma che il dettato convenzionale
non può essere interpretato come pienamente
derogatorio della normativa fiscale nazionale
e questa affermazione appare di estremo rilievo in quanto invita a tenere conto della stessa
norma interna (che è documento unilaterale)
nella interpretazione della convenzione.
Questa impostazione della Corte di Cassazione si presenta soggetta a critiche con riferimento al primo argomento in quanto non
tiene conto della lettera del dettato convenzionale che essendo una norma speciale dovrebbe sempre prevalere sulla norma interna
in quanto la stessa fa riferimento ad una fattispecie di carattere specifico e non generale
come è invece tipico della norma interna.
Certamente queste critiche sono valide se
guardiamo al puro aspetto tecnico giuridico
ma di fatto la Corte sembra dire che la inter-
Rivista – Maggio 2009
La
pretazione della convenzione trova un limite
nell’obbligo di un raccordo con la normativa
interna: giusto o sbagliato che sia questa mi
pare la posizione della Cassazione.
Rimane invece da valutare in maggior dettaglio il secondo argomento che è quello della
sostanza della prestazione rese e resterebbe
anche un terzo importante argomento: la interposizione fittizia.
Su questo materia cominciamo a dire che non
si deve scordare che, per evitare la ritenuta
alla fonte, la società estera aveva invocato la
applicazione della convenzione in essere tra
Italia e Irlanda e che uno degli obiettivi previsti nelle convenzioni contro le doppie imposizioni è anche quello di impedire la frode e la
elusione fiscale, un obiettivo che è certamente
paritario come rango rispetto a quello di favorire il commercio internazionale e la circolazione delle merci (e gli scambi).
Proprio partendo da questa impostazione
scatta la seconda domanda che riguarda la società ovvero quella in merito alla sua fittizietà
o meno (fittizio in senso sostanziale in quanto
nessuno contesta la sua regolare costituzione
e la sua contabilità).
Si pensi alla situazione (accertabile mediante
una precisa richiesta di scambio di informazioni) in cui la società estera fornisce servizi
artistici ad un solo e preciso gruppo di artisti
i quali sono anche gli unici soci della società
stessa e alla situazione in cui essa non trattiene i proventi ma elargisce copiosi dividendi ai
soci (di fatto trasformando reddito di lavoro in
reddito di capitale).
In questa situazione è chiaro che unendo la
sostanza della prestazione resa (che è di natura artistica) con quella che è la situazione
di fatto della società estera (poca struttura, un
solo cliente, retrocessione degli utili) possiamo giungere alla conclusione della pratica
abusiva con la conseguenza che si deve applicare la ritenuta alla fonte.
E’ vero che a questo punto sorge il problema
del soggetto erogante che in teoria non può
in alcun modo concludere un simile esame
ma è chiaro che una simile problematica può
facilmente risolversi mediante: a) la non applicazione diretta del dettato convenzionale o la
sua applicazione solo a seguito della presentazione di documenti molto severi che consentano la azione per falso in atto pubblico; b) la
richiesta alla società estera di idonee garanzie
nella forma della fideiussione a prima richiesta
da parte di una primaria banca a fronte della
non effettuazione della ritenuta alla fonte.
Molto diverso è il caso nel quale la società
estera fornisca professionalmente (ovvero
Rivista – Maggio 2009
La
come suo scopo sociale) e con proprio personale (o anche mediante subappalto) servizi
imprenditoriali a diversi gruppi (si pensi alla
completa organizzazione della trasferta) e con
diversi prezzi e che esista una struttura complessiva (personale e beni) atta alla fornitura di
servizi che non sono quelli di carattere puramente artistico (si pensi alla situazione in cui
viene fornito, anche a musicisti che non sono
parte della organizzazione, un servizi magari
di tutela dei diritti di autore per dare gli estremi di una situazione che realmente possiamo
definire come situazione reale).
Quando la società estera non ha alcuna sostanza economica (e magari la maggioranza
dei suoi introiti sono prestazioni artistiche e
non altre prestazioni) certamente è lecito affermare che la stessa non nasce per aggirare
l’obbligo della ritenuta prevista nella legge
Italiana ma certamente possiamo anche affermare che la stessa non ha diritto alcuno ai
benefici convenzionali con la conseguenza
che non è alla società in quanto tale che si
deve guardare ma ai suoi beneficiari (gli artisti) i quali forniscono una prestazione che per
legge interna è soggetta ad imposta e che non
beneficia di alcuna deroga di carattere convenzionale.
Conclusione
Ancora una volta il tema essenziale è quello
dello scambio delle informazioni tra le amministrazione finanziarie; è solo con questa pratica che è possibile determinare la situazione
complessiva e reale del soggetto che viene a
percepire un determinato provento che richiede la applicazione della normativa convenzionale allo scopo di ottenere una riduzione
del carico di imposta.
E solo agendo su questa materia che si riesce
a bloccare quella strategia fiscale che trova
nella “asimmetria della informazione” la sua
via di attuazione e che pretende non di evitare la doppia imposizione ma la tassazione di
un provento portandolo nelle tasche di coloro
che hanno svolto una prestazione imponibile senza che nulla venga lasciato allo stato e
giocando tra norme interne e norme convenzionali con per dirla con le parole di un noto
artista “ … il ghigno e la arroganza …” tipiche
di chi agisce per evitar le tasse.
A questa impostazione che possiamo definire
abusiva ha oggi posto fine la Corte di Cassazione che certamente criticabile in alcune affermazioni non lo è nel principio che sta alla
base: non è lecito trasformare un determinato
tipo di reddito in altro tipo evitando (o meglio
cercando di evitare) la tassazione.
43
I
Donne in carriera: Carla Perotti
l rumore bellissimo del silenzio
di Ingeborg Wedel
44
Raccogliamo da oltre tre anni interviste
di donne in carriera e ogni volta ci stupiamo di quanto siano capaci i cosiddetti
“fragili” personaggi, dopo averli ascoltati mentre descrivono le loro difficoltà
nell’ascesa nella scala sociale percorsa
con ostinata dedizione.
L’incontro per questa dizione con la
61enne Carla Perrotti – che mantiene
intatta la curiosità e la vivacità di una
trentenne – ha battuto tutti i record:
di fronte abbiamo, infatti, una donna
veramente eccezionale, con una volontà di ferro ed un amore smisurato per i
deserti che – per anni – ha attraversato
in solitaria come scrittrice, esploratrice e
documentarista.
Indichiamo per in nostri lettori solo alcuni dei luoghi in cui si sono svolte le imprese compiute da Carla, organizzando
con il marito medico chirurgo spedizioni
a scopo esplorativo nei grandi deserti
di Bolivia, nord e sud Africa, Australia,
Cina. Per sette anni ha lavorato alla realizzazione di documentari naturalistici
per la più importante emittente privata
italiana – Canale 5 – di cui ha curato anche i testi.
Alcune imprese sono raccontate nel libro Deserti del 1998 e Silenzi di Sabbia del
2003, editi da Corbaccio, tradotti anche
in tedesco.
La sua più recente impresa è stata la traversata del “deserto bianco” nel cuore
dell’Egitto, ma questa volta accompagnata da Fabio Pasinetti, non vedente,
legato a lei da una cordicella che univa i
loro bastoni, con cui si aiutavano a percorrere i 17 Km al giorno dall’Oasi di
Farafra a quella di Dakhla. Uniti hanno
coperto i 250 Km in 15 giorni, portando
sulle spalle uno zaino di 20 Kg., sopportando 40° di caldo secco di giorno e 0°
di notte.
C’è chi pensa che il deserto sia inerte,
silenzioso, fatto solamente di morbide
dune: niente di più sbagliato, come è
stato dimostrato molti anni orsono dal
film prodotto da Walt Disney Il deserto
che vive, questo è pieno di insidie quindi
ci vuole molta preparazione e coraggio
per attraversarlo!
Carla, dopo questa ennesima avventura
finita bene, ci ha accolti nella sua casa
milanese e concesso l’intervista che trascriviamo.
La nostra donna in carriera è nata a Milano il 10 agosto 1947 in una famiglia di
accaniti sportivi e quindi, già da giovanissima, Carla si è potuta cimentare nelle diverse discipline sportive.
Terminati gli studi di Ragioneria, ha lavorato nell’Azienda di famiglia, poi si è
sposata con il medico Oscar Perrotti, anche lui operatore e documentarista, che
l’accompagna sempre nelle sue imprese
fino alla partenza e poi l’attende all’arrivo, unitamente al figlio Max, 32enne,
anche lui molto sportivo che collabora
all’attività materna risolvendo le questioni amministrative e trattando con
gli sponsor specialmente con No Limits,
che sostiene da anni queste spedizioni,
fornendo anche orologi speciali, abbigliamento tecnico ed accessori vari.
Abbiamo chiesto anche a Carla cosa significhi essere donna piuttosto che uomo
in carriera: ci ha risposto che potrebbe
essere un vantaggio per lei, dato che le
sue imprese sono solo viste, non praticate da uomini.
Il tempo per farsi apprezzare può considerarsi non ancora finito, dato che lei
prosegue con le sue imprese, sempre più
a rischio ed interessanti, poiché non esiste un deserto eguale all’altro.
Riscontra tuttavia molto rispetto da parte maschile. Le difficoltà decisionali gravano solamente su Carla, anche se é circondata da uomini che eseguono i suoi
ordini, mentre la diffidenza per il suo
operato cessa automaticamente quando tutto prosegue normalmente, senza
scosse. Gli ostacoli sono sempre stati
superati, grazie anche all’appoggio della
famiglia.
Svantaggi la nostra donna in carriera
non ne vede, mentre il grande vantaggio è il record tutto al femminile delle
sue traversate in solitaria. I privilegi per
Carla sono certamente i messaggi positivi che lei può lanciare al mondo femminile e ai giovani.
“Ritengo che le intuizioni femminili siano su-
Rivista – Maggio 2009
La
periori a quelli maschili, al pari della capacità
di gestire situazioni diverse e la sensibilità che
aiuta a spianare le difficoltà che immancabilmente incontro nel deserto” afferma Carla.
Per la nostra donna in carriera la seduzione può essere usata – anche inconsciamente – per realizzare i propri
sogni. La maggiore soddisfazione per
una donna come Carla, è di arrivare al
traguardo, alla fine della sua impresa,
in buona salute, progettando già nel suo
intimo una successiva spedizione in un
deserto ancora tutto da esplorare: in solitaria e rigorosamente a piedi.
“Le rinunce alla vita privata ci sono, perché il
tempo è tiranno! Tuttavia non preclude – diciamo anche come hobby – lo sport, in genere.”
afferma Carla “Nello specifico corsa, palestra, sci, montagna e attività subacquea.”
La lasciamo mentre si accinge ad un’altra avventura: questa volta in compagnia. Al fine di far conoscere, amare
ed apprezzare la bellezza del deserto,
ha organizzato dal 18 marzo al 5 apri-
le 2009, la Desert Therapy, durante la
quale ha guidato un gruppo di persone
desideroso di affrontare l’esperienza del
deserto: un modo per comprendere meglio se stessi ed i propri limiti.
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Rivista – Maggio 2009
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Elefante invisibile
di Vittoria Cesari Lusso
Dimmi come dici “no”, e ti dirò chi sei!
Affermazione esagerata?
In parte sì, in parte no. È esagerata in quanto non
occorre essere un gran luminare della psicologia
per sapere che è sempre rischioso definire l’identità
di una persona a partire da pochi comportamenti. Non lo è, poiché il modo con cui un individuo
rifiuta qualcosa a qualcuno è effettivamente un
indicatore significativo (elefante più o meno visibile) dei suoi ruoli sociali, dei suoi valori, delle sue
sensibilità comunicative, di certi aspetti della sua
personalità. Il “no” esplicita una sorta di potere di
rifiuto che ci viene accordato (o che ci prendiamo)
in certe occasioni. Ci sono persone che non osano
servirsene temendo di frustrare le aspettative altrui
e di recare offesa . Altre che invece provano un piacere sadico nel rispondere sempre in modo negativo, non preoccupandosi minimamente dell’effetto
L’arte di dire NO
Una vecchia
leggenda indiana
narra di
un elefante che
pur muovendosi
tra le folle
con la sua imponente
mole passava
comunque
inosservato.
Come se fosse
invisibile…
che ciò provoca nell’interlocutore. Altre ancora che
cercano di usare il no con equilibrio, sviluppando
l’arte di rifiutare con fermezza, ma anche con garbo. Nella vita quotidiana tali differenze sono spesso sotto i nostri occhi.
Dal parrucchiere. Alla domanda della acconciatrice
“Le piace la pettinatura?”, la signora Bianchi risponde timidamente “sì, sì”, ben sapendo che appena
fuori del negozio si specchierà nella prima vetrina
sulla sua strada e cercherà di cancellare ogni traccia dell’intervento della parrucchiera in questione.
La signora Rossi invece, non esista a pronunciare
un “no” imperioso, assoluto e inflessibile ogni volta
che qualche particolare non la soddisfa. La signora
Verdi sa riconoscere che la parrucchiera sta facendo del suo meglio, ma non esita a dire con garbo
cosa le piace e cosa invece non le piace.
Esci con me stasera? Ci sono, ad esempio, ragazze
che rispondono subito di sì, senza preoccuparsi neanche un po’ delle qualità del richiedente. Sembra
loro già un tale miracolo che qualcuno le abbia notate e preferite all’amica più avvenente e spigliata,
e provano al loro interno un tale timore che il potenziale spasimante si dilegui al minimo ostacolo,
che mai direbbero di NO.
Al supermercato con i bambini. Immaginiamo tre
mamme al supermercato alle prese ognuna con il
proprio piccolo Pierino. Il monello ogni volta che
si trova in coda alla cassa tra due file di scaffali proditoriamente pieni di dolci, caramelle e merendine
industriali chiede con insistenza “Mamma, comprami questo! comprami quello!” La prima mamma
cede sempre. La possiamo anche capire. È alla fine
di una lunga giornata, si sente stanca, e non ha le
energie per opporsi alle richieste del suo piccolo.
Unico problema: Pierino ne deduce che la mamma
lo accontenta sempre.
La seconda si mostra invece totalmente impermeabile alle richieste del piccolo. Gli lancia un’occhiata severa, gli dà uno scappellotto sulla mano che
stava toccando il bramato lecca-lecca e lo strattona
Rivista – Maggio 2009
La
per spingerlo in avanti. Tutto nei suoi atteggiamenti
mostra chiaramente che usa al 100% il suo potere
di dire no. No e basta, senza spiegazioni! Appena
arrivati a casa, Pierino prende il suo bambolotto
preferito e comincia a gridargli con aggressività
“No, no, no non ti compro proprio niente!”. La
terza mamma spiega a Pierino che può prendere
una cosa senza troppi coloranti o altre porcherie,
ad esempio un chewing-gum, a condizione però
di aprirlo solo dopo pranzo. Pierino in un primo
tempo fa il muso poiché l’attesa gli sembra eterna, ma la mamma lo aiuta a sopportare la piccola
frustrazione dicendogli in tono sdrammatizzante
“Accidenti quanto è duro aspettare! Anch’io vorrei
mangiare subito questi buoni biscotti che abbiamo
comprato, ma so che è meglio aspettare dopo cena.
Per consolarci ci diamo un bacino appena pagato
alla cassa.” Al piccolo scappa un piccolo sorriso.
Rifiutare un invito. A volte capita che si preferisca
declinare certi inviti. In linea di principio un invito è un po’ come un dono: un gesto di attenzione
nei nostri confronti. Pertanto merita un’accoglienza
positiva anche quando l’invitante non riscuote la
nostra piena simpatia, oppure quando ci sembra
nascondere un’intenzione di tipo “clientelare”. Immaginiamo due esempi. Il primo si riferisce ai pranzi
domenicali da parenti un po’ noiosi oppure a cene
con persone con le quali si hanno scarse affinità. Di
solito un cortese “È molto simpatico da parte vostra
pensare a me, ma purtroppo sono schiavo di altre
priorità. Magari ci vediamo un’altra volta per un
caffè” dovrebbe risultare un messaggio adeguato
alla situazione. La seconda illustrazione si riferisce
agli inviti che hanno una qualche incompatibilità
con un chiara gestione dei ruoli gerarchico-professionali. Rientrano in questa categoria, ad esempio,
gli inviti di uno studente al proprio docente, di un
paziente al proprio psicoterapeuta, di un collaboratore al proprio capo alla vigilia di decisioni concernenti la sua carriera. Come rispondere a tali inviti?
Si tratta di tener conto della duplice esigenza: non
mortificare e umiliare l’invitante, facendogli però
“intuire” al tempo stesso che si ritiene, per ragioni
di deontologia relazionale, più adeguato declinare.
Concretamente su questo piano l’invitato può fare
due cose: esprimere a voce (o con un biglietto scritto o una mail) il proprio rammarico di non poter
partecipare, ringraziando per l’attenzione (senza
aggiunger altro; non c’è bisogno di giustificarsi o
di inventare scuse); eventualmente, se la cena (o
la festa) ha comunque luogo, farsi vivo al telefono
nel corso dell’avvenimento per dare un simpatico
gesto “di partecipazione non compromettente a distanza”. Di solito l’invitante capisce così una cosa
molto utile nella gestione delle relazioni: non tutti
gli interlocutori sono manipolabili secondo i suoi
desideri più o meno consci.
Se questo contributo stimola la vostra
voglia di reagire, mandate un messaggio
al seguente indirizzo di posta elettronica:
[email protected]
47
Progetto Martha Argerich
Lugano 8 – 29 giugno 2009
www.rsi.ch/argerich
I
l ballo della Croce Rossa
svizzera celebra l’Africa
Si svolgerà il prossimo 6 giugno nelle Halles della Stazione ferroviaria di Morges all’insegna della
magia dell’Africa. Giunto alla sua 8a edizione, il più importante gala di beneficenza della Croce Rossa svizzera potrà contare ancora una volta sul sostegno di prestigiosi donatori
Si avvicina la
data del 6 giugno e, malgrado si debbano
ancora definire
i dettagli, è con
sollevata soddisfazione che
Barbara Zanon
di Valgiurata e
Anna Pedrotti,
rispettivamente
Co-Chairmen e Vice-Chairman del Ballo della Croce Rossa Svizzera, raccontano di come si svolgerà
e di cosa si prefigge il gala di beneficenza e di come
sia grate agli sponsor, la cui sensibilità è essenziale
per la riuscita dell’evento, per il quale s’impegnano
con entusiasmo e passione. Il Ballo ha una storia
recente, la prima edizione data del 2002, non ha ancora le dimensioni e l’aurea che circonda quello di
Montecarlo, ma, nel suo piccolo, ha grandi ambizioni. Prima fra tutte di quella di contribuire in modo
rilevante a dar forma concreta al nobile obiettivo
che si prefigge un’iniziativa di questa natura: raccogliere fondi per programmi di sostegno alle “Vittime
delle catastrofi dimenticate”.
Per l’edizione di quest’anno il principale Paese
beneficiario sarà lo Swaziland: una piccola nazione dell’Africa meridionale, situata fra Sudafrica e
Mozambico, dove l’AIDS rappresenta un vero e
proprio flagello. Una parte dei fondi sarà destinata
anche a programmi di sostegno in Bolivia, Ecuador,
Paraguay e Bangladesh. Come di consueto, il comitato organizzatore coinvolge personalità provenienti dalle nazioni a cui il Ballo è dedicato. Quest’anno,
è l’artista africano Ismaël Lô - divenuto famoso nel
mondo grazia alla celebre balla Tajabone che figura
nella colonna sonora del film di Pedro Almodovar
Tutto su mia madre - che ha accettato generosamente
di intervenire. Gli 800 invitati (ciascuno di loro contribuirà con una quota di partecipazione fra gli 800
e i 1000 franchi), nella seconda parte della serata,
danzeranno sui ritmi proposti dal giovane Dj Double orginario del Congo. Momento molto atteso è
l’asta, che si profila ancora una volta spettacolare.
Battuta dal martello di Simone de Pury, Chairman
Rivista – Maggio 2009
La
di Phillips De Pury & Cie, fra i suoi lotti prestigiosi,
accanto a viaggi nel cuore dell’Africa, ad una motocicletta della mitica Ducati, ad un pezzo unico ed
esclusivo del gioielliere Mouawad, proporrà anche
l’Oyster Perpetual Cosmograph Daytona l’orologio
creato da Rolex.
La serata offrirà anche un défilé con una collezione
di David Arasa e Claudio Morelli intitolata esplicitamente Colors of Africa.
In tema anche la decorazione, che potrà disporre di
una parte della collezione di maschere e di arte africana del Museo etnografico di Ginevra. Di identica
ispirazione anche l’allestimento floreale di Fleurot
Fleurs e il menù gastronomico preparato dall’hotel
Beau-Rivage di Ginevra sotto la guida di Dominique Gauthier insignito del titolo di miglior chef
svizzero 2009.
Quest’anno, il Ballo assume anche un significato
storico molto particolare. Si colloca infatti nel 150°
anniversario della sanguinosa Battaglia di Solferino (1859). La battaglia che indurrà Henry Dunant
a lanciare l’appello da cui, nel 1863, trarrà origine
la Croce Rossa. Il Ballo della Croce Rossa svizzera, che si avvalle dell’Alto Patronato del Presidente
della Confederazione Elvetica Hans-Rudolf Merz
è stato designato dall’Ufficio del Turismo svizzero
come Premium Event, riconosciuto in tal modo come
uno degli eventi più prestigiosi che si svolgono nella
Confederazione.
Un bella soddisfazione, che però non eguaglia quella di poter affermare che dalla sua prima edizione
nel 2002 il Ballo ha raccolto più di 5 milioni di franchi a sostegno di progetti umanitari. È questo che
riempie d’orgoglio il comitato organizzatore, al pari
dell’emozione che si prova ogni qualvolta c’è la possibilità di verificare direttamente sul posto come i
programmi di sostegno contribuiscano ad alleviare
le sofferenze di molti esseri umani. Il Ballo della
Croce Rossa svizzera è importante per la raccolta
dei fondi. Senza scordare però che, sottolineano
all’unisono Barbara Zanon di Valgiurata e Anna
Pedrotti, con 200 franchi si può consentire ad un
bambino africano di frequentare un anno di scuola.
Nella foto in alto a sinistra: Anna Pedrotti e Barbara Zanon
di Valgiurata. In alto a destra: Il musicista africano Ismaël Lô.
49
Carnet
La Swissheart-Gala il 14 maggio a Berna
Una serata di beneficenza della Fondazione Svizzera di
Cardiologia sotto il patronato dell’Istituto Italiano di Cultura a Zurigo al Teatro municipale di Berna
Il 14 maggio al Teatro municipale di Berna sarà possibile
ascoltare della grande musica e allo stesso tempo sostenere la Fondazione Svizzera di Cardiologia partecipando
alla “Notte italiana” della Swissheart-Gala, durante la quale verrà eseguita l’opera lirica di Giuseppe Verdi “Un ballo
in maschera”. Il ricavato della serata sarà devoluto al programma HELP della Fondazione Svizzera di Cardiologia.
Programma
18.30 Cocktail di benvenuto
19.30 Saluto del Prof. Ludwig von Segesser, Presidente
della Fondazione Svizzera di Cardiologia
19.35 Consegna del premio per la ricerca e del premio
HELP da parte del Prof. Rubino Mordasini, Segretario generale della Fondazione Svizzera di Cardiologia
19.55 Introduzione all’opera di Regina Palmai, responsabile
della drammaturgia musicale del Teatro municipale di Berna.
20.00 Un Ballo in maschera
Opera lirica di Giuseppe Verdi
Direzione musicale: Srboljub Dini
Conferenze di Roberto Ruozi a Ginevra e Losanna
La crisi finanziaria internazionale:
le ragioni tecniche e culturali
Le conferenze avranno luogo alle 17 h 30, seguite da un aperitivo
con buffet, :
• 15 giugno 2009, Société de Lecture (Grand Rue 11, Genève)
• 16 giugno 2009, Aula des Cèdres (HEP, Cour 33, Lausanne
Direzione della seduta: François Keller, presidente
dell’istitut suisse de brainworking
Note di benvenuto:
Alberto Colella, Console generale d’Italia a Ginevra
Adolfo Barattolo Console generale d’Italia In Losanna
Marilena Berardo, responsabile dell’ufficio di Ginevra - CCIS
Intervento: Enrica Ferri, imprenditrice culturale, autrice del progetto
pilota Arte e cultura dell’impresa.
È richiesta l’iscrizione presso la segreteria organizzativa (Institut suis-
Istituto Italiano di cultura Zurigo
Avviso di assunzione di un impiegato a contratto
È indetta una procedura di selezione per l’assunzione di:
un impiegato a contratto da adibire ai servizi di autista /
commesso /centralinista. Possono partecipare alle prove i
candidati in possesso dei seguenti requisiti:
1) abbiano, alla data del presente avviso, compiuto il 18°
anno di età;
2) siano di sana costituzione;
3) siano in possesso del seguente titolo di studio: Licenza
elementare o equivalente;
4) abbiano la residenza in Svizzera da almeno due anni;
5) siano in possesso, alla data di effettuazione della prova
di guida, di patente di guida valida per lo svolgimento
delle mansioni di autista in Svizzera.
Rivista – Maggio 2009
La
Messa in scena: Wolf Widder
Decorazioni e costumi: Christoph Wagenknecht
Direzione del coro: Alexander Martin
Riccardo: Niclas Oettermann
Renato: Davide Damiani
Amelia: Gabriela Georgieva
Ulrica: Monica Minarelli
Oscar: Diana Tomsche
Silvano: Ivaylo Ivanov
Samuel: Michael Leibundgut
Tom: Pier Dalas
Un giudice: Mariusz Chrzanowski
Un servitore: Rolf Scheider
Coro e coro di rinforzo del Teatro municipale di Berna
Orchestra sinfonica di Berna
Categorie e prezzi
Categoria 1 CHF 190.Categoria 2 CHF 160.Categoria 3 CHF 135.Categoria 4 CHF 115.Categoria 5 CHF 70.Categoria 6 CHF 40.- (visione ristretta)
I biglietti per la Swissheart-Gala
possono essere ordinati presso Bern Billet:
Telefono 031 329 52 52 Telefax 031 329 52 55
[email protected] www.bernbillett.ch
se de brainworking 9, rue Cavour 1203 Genève Téléphone 022 344
03 57) e il versamento di una quota di 30.- Frs sul CCP 17-407855-0
entro il 10 giugno 2009 (aperitivo con buffet incluso).
Organizza: Institut suisse de brainworking, in collaborazione con
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Consolato generale
di Ginevra e di Losanna, Spirali edizioni e Le Temps
Roberto Ruozi è nato a Biella nel 1939. Come economista, sviluppa un’attività di consigliere di società e di banche, di consulente in imprese, nell’ambito del servizio civile non profit e di
diverse fondazioni. Presiede il Consiglio d’amministrazione della
Banca Mediolanum e del Touring Club Italiano e, da sette anni,
è presidente del Piccolo Teatro Città di Milano. È stato rettore
dell’Università Luigi Bocconi a Milano durante sei anni e ha insegnato alla Sorbona a Parigi. È l’autore di numerose pubblicazioni
in materia di banche e di finanza, tra cui, per le edizioni Spirali Il
valore dell’impresa (2006) e Viaggio nel mercato finanziario con
Dr. Jekyll e Mr. Hyde (2008).
I requisiti prescritti, ad eccezione del diciottesimo anno
di età, devono essere posseduti alla data di scadenza del
termine stabilito per la presentazione delle domande di
partecipazione. Il modello di domanda - disponibile presso l’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo e sul sito internet
dell’Istituto Italiano di Cultura di Zurigo al seguente indirizzo: www.iiczurigo.esteri.it. Le domande dovranno essere presentate entro e non oltre le ore 24:00 del giorno 18
maggio 2009, su carta libera. La domanda deve essere sottoscritta dal candidato ed inviata a mezzo raccomandata
con Avviso di Ricevimento (AR) al seguente indirizzo:
Istituto Italiano di Cultura Zurig, Rif. Concorso
Birmensdorferstrasse 198, 8003 Zurigo
Le domande si considerano presentate in tempo utile se
spedite entro il termine di presentazione. In tal caso farà
fede la data del timbro postale.
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IL PRIMO PNEUMATICO DALLA DOPPIA ANIMA.
ANGEL ST ti permette di esprimere ogni parte di te, di essere un amante del touring, ma
senza rinunciare alle emozioni della guida sportiva. Il suo battistrada ha infatti il
disegno di un angelo che si trasforma in demone per garantirti una durata e un comfort
celestiali, insieme ad una tenuta di strada diabolica. ANGEL ST . Drawn on your souls.
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Conferenze all’università…
›
Prof. Luca Clerici
(Universita degli Studi di Milano)
◊ Scelte editoriali e definizioni di genere: le testimonianze
di viaggio fra Sette e Ottocento
Luca Clerici insegna Letteratura italiana contemporanea e
Comunicazione letteraria nell’Italia novecentesca all’Università degli studi di Milano. Si occupa di autori, generi e
testi degli ultimi tre secoli, con attenzione per la letteratura istituzionale ma anche per la produzione popolare e
di massa. Ha scritto diversi volumi, fra cui Il romanzo italiano del Settecento. Il caso Chiari (Marsilio, 1997, Premio
Amantea) e Apparizione e visione. Vita e opere di Anna
Maria Ortese (Mondadori, 2002, Premio Elsa Morante e
Premio Brancati). Nell’occasione verrà presentato il volume
dei Meridiani Mondadori dedicato agli «Scrittori italiani di
viaggio, 1700-1891», curato dal Prof. Luca Clerici. Si tratta
di una ricca antologia della letteratura di viaggio italiana
dal 1700 all’unità d’Italia. Nell’introduzione al volume Clerici fa notare la particolare attenzione dedicata alle donne
viaggiatrici – nobili e raffinate intellettuali – e alle variegate
forme espressive dell’odeporica: dal diario di bordo alla lezione accademica, dalla lettera alla guida turistica.
Giovedi 14 maggio 2009 alle ore 18.00-19.45
Universita di Zurigo, Karl Schmid-Strasse 4
Aula: KO2 F-153a
Organizza: Cattedra di Letteratura italiana
della Prof. T. Crivelli, Società Dante Alighieri Zurigo
Per informazioni:
[email protected] o [email protected]
Giovedi 14 maggio 2009 ore:14.00-15.45
Universita di Zurigo, Freiestrasse 36 Aula: FRE-D-14
Organizza: Philosophische Fakultat der Universitat Zurich,
Cattedra di Letteratura italiana della Prof. T. Crivelli
NB: Le persone non iscritte presso l’Universita di Zurigo
e interessate a seguire il corso sono pregate di comunicare la loro partecipazione scrivendo al seguente indirizzo:
[email protected]
e al Politecnico federale di Zurigo
›
Prof. Gianni Celati
(Politecnico di Zurigo, visiting professor)
◊ Fellini on the Italian Male
La conferenza si basa sulla straordinaria quantità di osservazioni sul maschio italiano che ricorrono in tutto il
cinema di Fellini. Sono osservazioni su abitudini collettive, stereotipi nazionali, inclinazioni sessuali, etc. Questo
studio felliniano su alcuni tipi di maschio italiano ci aiuta
a intravedere la connessione tra l’erotismo malato delle
società moderne e la figura dell’uomo fascista in Italia.
Mercoledi 20 maggio 2009 ore: 17.45-18.45
Politecnico di Zurigo
Zentrum Geschichte des Wissens
Ramistrasse 36, 8001 Zurich
Aula: Seminarraum/Bibliothek
Organizza Cattedra De Sanctis del Politecnico di Zurigo
Zentrum Geschichte des Wissen
Per informazioni: [email protected]
Link: http://www.zgw.ethz.ch/de/aktuell.html
◊ La tradizione odeporica, il romanzo e
-I promessi sposiIl Prof. Clerici terra una lezione sulla tradizione odeporica
in relazione al romanzo manzoniano che sara ospitata dal
seminario della Prof. T. Crivelli Genere e generi nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni.
Festa della Repubblica alla Casa d’Italia di Zurigo
In occasione della Festa della Repubblica, il console Generale d’Italia in Zurigo, Mario Fridegotto, è lieto di invitare gli italiani della Circoscrizione consolare di Zurigo
alla cerimonia commemorativa e al ricevimento che riterranno martedì 2 giugno 2009, dalle ore 19°° alle 21°°
presso la Casa d’Italia (Erismannstr. 6) di Zurigo
Corso intensivo per l’apprendimento del linguaggio giuridico
aggiornare precedenti conoscenze dell’italiano in ambito
Corso intensivo per l’apprendimento del linguaggio giuridico italiano
italiano
destinato
a tutti coloro che,
già
esperti
del
diritto nella loro
lingua,
abbiano
l’esigenza di approfondire, con il massimo profitto e in
breve tempo, anche la terminologia tecnica in italiano in
ambito professionale. Al termine del corso verrà rilasciato
un attestato di frequenza dell’Università di San Gallo.
Quando
Mercoledì- venerdì: 9.00-12.15/13.30-17.00
Sabato:
9.00- 12.15
Inizio:
3 giugno 2009 (28 lezioni)
Conclusione:
6 giugno 2009
Dove
Sprachenzentrum dell’Università di San Gallo,
Gatterstrasse 3, 9010 San Gallo
Contenuti Corso multimediale per rispolverare, ampliare ed
Rivista – Maggio 2009
La
professionale. Terminologia del processo civile e del diritto
privato sostanziale svizzero ed internazionale. Simulazione
di situazioni tipiche della pratica professionale come
redazione di contratti e consulenze. Giurisprudenza del
Tribunale Federale opportunamente selezionata. Riferimenti
al diritto italiano. Esercizi di comprensione, consolidamento
e analisi delle strutture del linguaggio giuridico ( ripasso della
grammatica, lettura, ascolto, produzione scritta e orale).
Corso intensivo in piccoli gruppi (da 4 a 8 partecipanti).
Gli argomenti del corso potranno essere adattati agli interessi
dei partecipanti.
Docenti
Dr. Phil. I Tania Giudicetti Lovaldi
Dr. Iur. Rita Dellachà-Hilbers
Costi
CHF 616.- (esclusi i materiali didattici)
Materiali didattici ca. CHF 50.Iscrizione www.sprachenzentrum.ch
53
BSI presenta la Collezione Storica di
Buccellati. Per la prima volta in Svizzera
La mostra intitolata Piaceri dorati, gioielli confidenzialmente per l’eternità
sarà ospitata presso le sedi svizzere di BSI fino al 30giugno 2009
Il progetto espositivo BSI Album presenta nelle vetrine di Bellinzona, Chiasso, Ginevra, Locarno, Lugano, St. Moritz e Zurigo di banca BSI un’importante esposizione documentaria dal
titolo: Piaceri dorati, gioielli confidenzialmente per l’eternità. Un vero e proprio tesoro, comprendente più di 170 oggetti di oreficeria, argenteria e gioielleria, rigorosamente fatti a mano,
a rappresentare il meglio della produzione Buccellati tra gli anni ’20 e ’60 del secolo scorso. La
Collezione è stata presentata a Lugano da BSI in anteprima svizzera in una $conferenza stampa alla quale sono intervenuti Lorenzo Buccellati, nipote di Mario Buccellati e Amministratore Delegato e Contitolare di Federico Buccellati del Vallino S.p.A, la Professoressa-Dottoressa
Francesca Rigotti, Università della Svizzera Italiana e Chantal Stampanoni Koeferli, Head of
Corporate Communication BSI SA
Borsetta
Rinascimentale,
1925- 1930
Cerniera in oro
giallo e argento,
sforata e modellata.
7 perle scaramazze
barocche
(ct. 100,00)
e 104 diamanti
taglio a rosa
(ct. 2,00).
© Franco Mattei, Claro
54
La mostra Piaceri dorati, gioielli confidenzialmente per l’eternità fa scivolare lo
sguardo in un universo dai riflessi preziosi e dalle forme scintillanti, accompagnando l’osservatore nel cuore pulsante
del Rinascimento italiano, movimento
cui Mario Buccellati si ispirò per forgiare i suoi capolavori. La collezione, che
esula dagli stilemi cronologici e storici,
presenta 170 creazioni uniche di alta gioielleria, dagli orecchini alle collane, dagli
anelli alle spille fino a portacipria e altri preziosi oggetti d’arte che incarnano
nel loro lusso l’anima della seduzione e
l’importanza dell’ornamento. Un viaggio
a ritroso nel tempo, laddove Gabriele
d’Annunzio commissionava direttamente
alla famiglia di orafi Buccellati i suoi gioielli; un viaggio che, dopo oltre 90 anni
di auree seduzioni, prosegue nell’ambito
della presente esposizione.
Da diversi anni BSI organizza mostre
dedicate a preziose collezioni, esposte
nelle vetrine delle sue sedi in Svizzera,
che rientrano nel progetto BSI Album;
gli Album sintetizzano il concetto di catalogazione e vogliono dare la possibilità
di immergersi nelle collezioni passeggiando lungo le vetrine, come sfogliando
un album di altri tempi. Per ognuna delle
esposizioni esiste sempre un catalogo didattico e documentario bilingue, riccamente illustrato. Il progetto BSI Album
si esprime in tre filoni distinti: culture e
memoria (archeologia e affini), viaggi e
avventure dello spirito (etnologia e civiltà) e tesori privati (orologi, gioielli e
simili). La collezione Piaceri dorati, gioielli confidenzialmente per l’eternità rientra in
quest’ultimo filone. Affermatosi nel 1919
grazie all’innato talento di Mario, lo stile Buccellati si delinea come perfetto emblema del Rinascimento italiano; la correttezza delle proporzioni si abbina alla
finezza dell’esecuzione e, soprattutto, ad
una lavorazione originale dai disegni personali e caratteristici, che rendono unica e perfettamente riconoscibile l’opera
Rivista – Maggio 2009
La
di Buccellati. Fu, con ogni probabilità,
l’incontro con Gabriele d’Annunzio, che
s’innamorò dei gioielli dell’orafo, a dare
una decisiva svolta all’attività di Mario
Buccellati. Poeta e orafo diventarono ben
presto amici, e quest’ultimo realizzò per
d’Annunzio alcune delle sue opere più
memorabili, traducendo in realtà i sogni
e le bizzarre fantasie dell’artista pescarese. Grazie a questa unione d’idee Mario
Buccellati elaborò il suo personalissimo
stile, unendo in opere senza tempo le
stravaganti suggestioni dannunziane alle
sue brillanti capacità di orafo. Fu come se
il poeta avesse definitivamente acceso in
lui la miccia della più pura e libera creatività. Dopo essersi, con successo, affermata in patria, la fama di casa Buccellati
non tardò a varcare i confini italiani, approdando a nobili committenti in Belgio,
Spagna, Inghilterra ed Egitto. L’avvento
della Seconda Guerra Mondiale sembrò
arrestare il florido sviluppo dei gioielli.
La mancanza di oro e di pietre preziose
si poneva come logico ostacolo all’arte
dell’orafo ma Mario Buccellati seppe ovviare con stile e creatività alla situazione
avversa, utilizzando il rame (ribattezzato
“simil-oro”) al posto del più prezioso dei
metalli. Forte di un’esecuzione artistica
e di un lavoro sugli smalti senza pari, fu
così in grado di sopperire con genialità
Bracciale oro giallo e rubini, 1950. Bracciale a mezza
fascia. All’interno incisione “11ottobre 1957”.
2 rubini rotondi cabochon. © Franco Mattei, Claro
Rivista – Maggio 2009
La
Diadema in oro giallo e argento con smeraldi e diamanti, 1925 Diadema sforato tipo
classico, in oro giallo e argento. Bordi e castoni in oro giallo incisi a foglia romana.
51 smeraldi cabochon (ct. 22,53), 25 brillanti (ct. 4,66), 697 diamanti taglio a rosa
(ct. 10,81). © Franco Mattei, Claro
alla mancanza di pietre colorate. Il figlio
Federico proseguì l’attività paterna con
rinnovato slancio, fondando il primo negozio a Tokio. Oggi la terza generazione,
incarnata da Lorenzo e Benedetta Buccellati, prosegue la tradizione di famiglia
mantenendo vivo lo stile Buccellati.
Portasigarette d’annunziano in argento, produzione attuale tipo 1929
“Squadra di San Marco. Ti con nu – Nu con ti”. Apertura verticale. Segrinato.
© Franco Mattei, Claro
55
L
e penne e lo scrittore
fanno ancora paura?
di Paolo Gir
56
Mi sia permessa la distinzione: per scrittore intendiamo soprattutto lo scrittorepoeta, perché il suo scrivere si scosta
essenzialmente dalla comunicazione del
filosofo (nel senso strettamente tecnico
della parola), del sociologo, del politologo, dello psicologo, dello scienziato e,
con qualche riserva anche da quella del
giornalista. È utile tenerlo presente per
il fatto che molti pubblicisti, di questo o
di quel genere, si chiamano tout court
scrittori. Lo scrittore-poeta, esprimendosi mediante un’orchestrazione letteraria congeniale al narrare, al raccontare,
al descrivere ecc. riannoda, se è tale “il
particolare all’universale” (Croce) creando
in tal modo una visione poetica che abbracci l’esistenza umana e il modo e che
dia, pertanto, un orientamento umanista
per eccellenza. Detta caratteristica del
narrare non si avvera, ovviamente, trascurando la realtà empirico- economica
della contingenza in cui l’autore vive e
per cui è chiamato a comunicare la sua
esperienza di vita.
Ciò non toglie, s’intende, che lo scrittore possa e debba, seguendo il suo estro,
scrivere, accanto alla sua propria opera,
su argomenti di filosofia, di psicologia e
su problemi di scienza naturale o di altre
materie dello scibile.
Lo scrittore abbisogna, al fine di raccontare la visione sua del mondo e dei
fatti umani, della libertà. E libertà significa, in detti confronti, l’obbligo etico di
riempirla di un pensiero o di una presa
di posizione o di un sentimento provato e verace anche a rischio di subire
l’insuccesso o lo scacco. Essa, la libertà,
consiste nella convinzione della potenza
liberatrice dell’uomo, ovvero nella persuasione che, affrancati da coercizioni
di ordine politico, pratico e ideologico, si
possa comprendere e riflettere “pensando
bene” (Pascal). E per “pensare bene” intendo la capacità e la volontà di scoprire la dignità umana nelle contraddizioni
più stridenti della vita e nell’abisso che
ognuno porta in sé in qualsiasi condizione venga a trovarsi.
Ciò premesso, lo scrittore, come qui inteso, è sempre - dando egli retta al suo impegno spirituale - in qualche modo uno
scomodo e un ribelle. La più esile lirica
e la più poetica pagina in prosa sono un
atto di ribellione contro la moda volta
alla pura utilità e contro la consuetudine
stabilita dalla convenzione dell’ora.
A questo punto ci si può chiedere, se lo
scrittore e la sua penna hanno sempre suscitato scandalo e perfino terrore quando
irrompeva nei tabù di costume codificati,
contro la superstizione e contro le barbarie prodotte dal fanatismo di ideologie
e dal settarismo. Attualmente - sebbene
mutate le forme e i luoghi grazie all’ incivilimento - la deficienza etico-politica,
l’emozionalità fomentata dall’accresciuta
tecnica di informazione e il conseguente
fanatismo non sono stati cancellati dalla fisionomia umano-sociale e dal giusto
pensare. In un articolo di Luigi Offreddu, apparso nel Corriere della Sera del 26
novembre 2008 e dal titolo “Raccontare
storie è resistere” l’autore ferma l’attenzione sulle pene e sulle minacce subite, non
ancora diminuite, di scrittori come Salman Rushdie e dell’italiano Roberto Saviano. Nell’ aula magna dell’Accademia
svedese Saviano, si espresse nel dibattito
con le parole:
“(…) È appunto, il varcare la linea del silenzio: perché nelle nostre società puoi anche
scrivere, produrre, urlare, ma è quando varchi
quella linea, e raggiungi molti, che incidi. È
allora che la letteratura fa paura al potere, al
potere criminale (…)”
Rivista – Maggio 2009
La
di Liber
Scaffale
I diari sono documenti segreti scritti per divenire
pubblici. Nella maggior parte dei casi sono nelle
intenzioni dell’autore la sua ultima opera, quella
che gli permetterà di prendere ancora una volta la
parola dopo la morte e di costringere gli altri ad
ascoltare [...]. Credo che i diari di Montanelli non
facciano eccezione alla regola e siano quindi, nelle intenzioni dell’autore, destinati alla pubblicazione. Per alcune ragioni. In primo luogo l’autore
parla sempre e soprattutto di se stesso. Attenzione.
Indro
Vi sono in queste pagine non meno di un centiMontanelli
naio di personaggi, da Leo Longanesi, a Giovanni
Ansaldo, da Giuseppe Prezzolini a Eugenio MonI Conti
tale, da Ugo La Malfa a Leo Valiani, da Giovanni
con me stesso Agnelli ad Amintore Fanfani, da Wally Toscanini
a Joséphine Baker, da Giovanni Spadolini a Silvio
Rizzoli
Berlusconi, da Henry Kissinger a Raymond Aron.
pp. 288
Vi è la lunga galleria dei colleghi, alcuni ammirati
€ 21,00
e amati, altri infilzati con l’implicabile a fondo di
un aggettivo: Eugenio Scalfari, Piero Ottone, Giorgio Bocca, Enzo Bettiza, Dino Buzzati, Alberto
Ronchey Ma entrano in scena, dicono qualche parola, talvolta un breve monologo, e lasciano il palcoscenico. Sono caratteristi e comparse che ruotano intorno al sole del protagonista. Il loro scopo è
quello di porgere la battuta a Montanelli o di sollecitare il suo talento di ritrattista. Sono i modelli
di cui il pittore o lo scultore si serve per affinare lo
sguardo e addestrare la mano. Molto spesso, dopo
avere utilizzato il modello, Montanelli lo ignora,
lo dimentica e guarda soltanto il suo quadro, vale
a dire si contempla nello specchio della sua opera.
Niente può interessarlo quanto la propria natura e
il proprio carattere [...]. A noi rimane il piacere di
avere tra le mani un nuova opera di Indro Montanelli, una delle sue migliori e la sola forse che sia
uscita dalla sua penna anziché dalla sua macchina
per scrivere. (Dalla prefazione di Sergio Romano)
Mica facile la vita in collegio per Arto Procacci. Se
a lui va stretta, calza benissimo invece a suo fratello Giosuè, destinato, così sembra, a una carriera
ecclesiastica. Arto guarda le ragazze, accarezza sogni di ribellione e fa i conti con un padre riapparso
dopo anni a recitare la parte del capofamiglia. Il
Muro di Berlino è appena caduto, quando si apre
una nuova prospettiva di vita. Arto sta scrivendo il
suo grande romanzo, Farneticazioni di una nana, e
vive con qualche sbadiglio la relazione con Roberta. Giosuè, visitato da una crisi spirituale, propone
al fratello di andare a Lourdes insieme. Un picaresco viaggio che vede i due giovani inaspettatamente scambiarsi i ruoli. A bordo di un pullman
rubato arrivano in Spagna e la percorrono, diretti
verso sud. Arto, affamato di sesso, deve vigilare su
Giosuè, che perde letteralmente la testa per una
bella prostituta. La famiglia continua a non sapere
nulla di loro. Anzi, Arto dovrebbe essere laureato e
non lo è, Giosuè dovrebbe prestare servizio fra gli
incurabili di Lourdes e invece frequenta religiosamente i bordelli spagnoli. Prima di arrivare al gran
finale molti sono gli episodi che segnano di umorismo, comicità e brillantissimo senso del racconto
l’avventura dei due fratelli Procacci.
Marco Archetti è nato nel 1976.
Ha vissuto a lungo a L’Avana. Dopo la pubblicazione di un racconto nell’antologia Gli intemperanti (Meridiano zero, 2003) ha esordito con
la sua prima prova letteraria, Lola Motel (Meridiano Zero, 2004; Feltrinelli Super Ue, 2008).
Nel 2005 è uscito Vent’anni che non dormo (Feltrinelli). Nell’estate dello stesso anno è stato invitato
presso i festival letterari europei di Oslo, Berlino,
Hay-Bay, nell’ambito del progetto Scritture Giovani.
Nel 2006 è uscito Maggio splendeva. Suoi articoli
sono apparsi su Vogue, D-Repubblica, Glamour,
Gioia, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore.
Marco
Archetti
Gli asini
volano alto
Feltrinelli
pp. 224
€ 16
Piero Bassetti
Italici
Il possibile incontro
di una community gloable
Giampiero Casagrande editore
pp. 86; CHF 16.-€ 9.80
Chi sono gli italici? Ce lo spiega in questo libro intervista ( a
cura di Paolino Accolla e Niccolò d’Acquino) Piero Bassetti, il
“padre ideale” della dinamica community transnazionale che
accomuna gli italiani oriundi, gli italofoni, gli italofili e tutti coloro che magari senza avere nemmeno una gocci a di sangue
italiano, hanno però abbracciato valori, stili di vita e modelli
di quella italian way of life diffusa nel mondo dall’espansione dell’economia italiana negli ultimi decenni. L’italicità è una
rete di persone sparse in tutto il globo – rete che incomincia a
riconoscersi e a comunicare. La riflessione che qui viene pro-
Rivista – Maggio 2009
La
posta darà una lettura degli eventi che caratterizzano l’attuale
fase storica di questa “diaspora” cercando di spiegare i vantaggi
che ricaverebbero gli italici dall’unirsi tra di loro stringendo le
relazioni già esistenti. Piero Bassetti è nato a Milano nel 1928,
si è laureato in Economia e Commercio all’Università Bocconi,
ha perfezionato gli studi come borsista Fulbright alla Cornell
University (USA); successivamente si è specializzato in Scienze Economiche alla London School of Economics. Consigliere
e Assessore del Comune di Milano dal 1956 al 1970. Primo
Presidente della Regione Lombardia dal 1970 al 1974, deputato al Parlamento dal 1976 al 1982; dal 1982 al 1997 è stato
Presidente della Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Milano nonché Presidente dell’Unione delle Camere di
Commercio Italiane (Unioncamere) dal 1983 al 1992. Dal 1993
al 1999 è stato Presidente dell’Associazione delle Camere di
Commercio Italiane all’estero. E’ Presidente della Fondazione
Giannino Bassetti il cui scopo è lo studio della “responsabilità
nell’innovazione” e di Globus et Locus, Associazione di istituzioni il cui scopo è l’analisi dei rapporti tra il globale e il locale.
È Autore di numerosi saggi e studi di politica ed economia.
57
I
Gli scrigni delle curiosità5
musei del Pane, delle Calzature
e del Cavallo giocattolo
Continua Il percorso tra i musei specializzati della Lombardia. Curiosa la storia
di un gioco sneza tempo, come la bambola. Non minore la curiosità di indagare,
nell’ambito del Museo del Pane, sul succedersi delle fasi storiche attraverso le quali
si è andato svolgendo ed evolvendo il processo di fabbricazione del prezioso alimento
e, a monte, le fasi del trinomio grano-farina-pane. Stimolante anche l’interesse per
gli strumenti del ciabattino nel Museo delle Calzature che ci immette nel passato
storico della scarpa e che qui viene illustrato dal XV secolo ad oggi
di LuCor
Museo della Bambola e
della Moda infantile
La Rocca, la cui struttura difensiva risale
ai tempi romani e longobardi, non conserva segni veri e propri di tale epoca, le sue
mura datano infatti dei secoli XII e XIII.
Dal 1988 la Rocca ospita un museo antico
nel suo genere, primo in Italia e tra i più
storici d’Europa, che raccoglie in tredici
sale la storia di due secoli di un gioco senza tempo: la bambola.
Costituito da un primo
nucleo di bambole della collezione Borromea,
si è ingrandito negli
anni fino a raccogliere
bambole di paesi extraeuropei e bambole in
celluloide. Allestito con
criterio storico-didattico, illustra la trasformazione dell’antico giocattolo dal 1700 ad
oggi, raccogliendo anche accessori e vestine, mobili in miniatura e altro materiale
iconografico. Dalla cartapesta alla porcellana, dal legno al vetro, sfilano davanti
agli occhi dei visitatori di ogni età questi
preziosi personaggi della vita di ognuno.
Accanto al museo della Bambola c’è il
museo dell’abbigliamento infantile, una
collezione con pezzi per lo più del secolo
scorso sempre di casa Borromeo.
Museo del Pane
Il Museo del Pane è nato nel 1983 per
volontà della Fondazione Morando Bolognini, l’Ente proprietario del Castello e
amministrato dall’Istituto Sperimentale
per la Cerealicoltura. Importante è stato
il contributo della Regione Lombardia,
dell’Associazione Nazionale dei Panifi-
58
catori, del Museo Lombardo di Storia
dell’Agricoltura e di numerosi privati. Il
Museo del Pane è allestito nel primo piano del Castello Visconteo Morando Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano e occupa
cinque sale. Nella prima è esposta la materia prima per realizzare i diversi tipi di
pane, i cereali, mentre la seconda è occupata per la maggior parte dalla collezione
Mulini Bianco, che illustra le diverse fasi
del ciclo grano - farina - pane. In questa
sala desta particolare interesse il trebbiatoio Bolognini, realizzato nel 1854 dal
conte Gian Giacomo Attendolo Bolognini. La terza sala espone numerose forme
di pani, provenienti, oltre che dalle regioni italiane, da diversi paesi europei ed
extraeuropei. Nella quarta ci sono tutte
le attrezzature necessarie alla produzione
del pane, dalle impastatrici agli attrezzi
del fornaio, dai banchi di lavoro per impastare a mano alla ricostruzione dei forni antichi e del primo Novecento.
Museo della Calzatura
Il Museo della Calzatura e della Tecnica
Calzaturiera a Vigevano, è la prima ed
unica istituzione pubblica in Italia dedicata alla storia e all’evoluzione della scarpa come indumento e oggetto di design e
Rivista – Maggio 2009
La
moda. La nuova e definitiva collezione in
Castello nelle ex scuderie ducali, insieme
agli allestimenti appositamente studiati,
consentono oggi al Museo di valorizzare
al meglio la peculiarità ed unicità di tale
collezione. Il museo è diviso in tre sezioni:
la sezione delle curiosità che raccoglie gli
strumenti del ciabattino, scarpe curiose e
brevetti particolari, ed un cospicuo fondo di pubblicazioni inerenti la calzatura
e la sua produzione. La sezione storica,
con esempi di scarpe dal XV sec. ai giorni nostri, comprese quella appartenute a
personaggi famosi come la pianella appartenuta a Beatrice d’Este (1490 ca) e le
scarpe militari; la sezione etnografica che
riunisce calzature in uso presso i popoli
della terra, dai sandali africani, ai mocassini indiani ed eschimesi, dalle babbucce
arabe alle pantofole cinesi, dalle guetas
giapponesi alle opanke balcaniche…
Museo del Cavallo Giocattolo
Nel 2000 la Chicco, marchio legato ai
prodotti per l’infanzia, ha inaugurato a
Grandate, in una ex scuderia dove era
stato allevato il purosangue Tornese, il
mitico campione delle gare di trotto degli
anni Sessanta, il Museo del Cavallo Giocattolo. È un museo pensato per i bambini da chi di bambini si occupa. Il percorso
si snoda attraverso una vasta collezione
di cavallini provenienti da tutto il mondo, dai più semplici fatti con un manico
di legno e una testa di pezza, al lussuoso
ed esclusivo cavallo a dondolo con finimenti d’argento, realizzato in pochi pezzi
numerati da una ditta inglese in occasione del Giubileo del 2000. Tra questi due
esempi passa la storia di più di due secoli
di cavallini che hanno accompagnato i
giochi di bambini non solo italiani: numerosi esemplari vengono dall’Europa e
dal resto del mondo e schede informative
distribuite lungo il percorso della visita
aiutano a collocare questi oggetti nel loro
corretto contesto culturale e cronologico.
Come tutti i giocattoli che si rispettino,
anche i cavalli esposti hanno un nome
proprio: Jacqueline, una cavallina dagli
occhi languidi, è quella che sembra riscuotere il maggior successo tra i giovani
visitatori. Lo spazio del museo consente
anche di ospitare spettacoli per bambini
sul tema del gioco. All’esterno troneggia
l’enorme cavallo a dondolo creato per
il paese dei balocchi nel film Pinocchio
Rivista – Maggio 2009
La
di Roberto Benigni. Dal 28
novembre 2004, la raccolta
del museo si è arricchita con
la Collezione Lehmann che
propone giocattoli in latta
serigrafata (biciclette, macchine, aerei, dirigibili). Ernst
Paul Lehmann dal 1881 fabbrica a Brandeburgo giocattoli in latta serigrafata, per
la gioia dei bambini di ieri e oggi, sono
i più ricercati dai collezionisti. Lehmann
trasforma in giocattoli quello che vede
nella realtà, le prime macchine, il dirigibile, l’aereo con le ali in stoffa. Il museo
presenta 41 pezzi tra i più significativi
nella sala “per continuare a viaggiare”.
La sala, trasformata in un piccolo cinema, presenta con un filmato di 30 minuti
questi giochi in movimento, apprezzabili
per la loro vivacità e perfezione.
Il Victoria Albergo Romano di primissima classe •
costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando
stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro
storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a
due passi dalle vie più famose per lo «shopping» •
Rinomato per il suo ristorante italiano classico,
il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene
estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24
ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue •
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59
A
Assemblea generale ordinaria del Festival
internazionale del film di Locarno
nnunciata la creazione
del Premio Cinema Ticino
Chiusa in pareggio l’ultima edizione per gli anni a venire si rende inevitabile un adeguamento della somma
privata e pubblica
Il Festival internazionale del film di Locarno ha tenuto la sua Assemblea generale ordinaria lunedì 20 aprile 2009 nella
sala del Consiglio Comunale di Locarno, alla presenza del Consiglio Direttivo e del Consiglio di Amministrazione.
“Malgrado la crisi economica – ha dichiarato il Presidente Marco Solari nella sua
introduzione – gli sponsor pubblici e privati
restano fedeli al Festival e sembrano volere premiare così la qualità artistica, la serietà organizzativa e il rigore finanziario della nostra
manifestazione. Ma per riuscire a rimanere
nella stretta cerchia dei festival cinematografici più importanti al mondo, sarà inevitabile
dal 2011 un adeguamento della somma privata e pubblica”.
Dal canto suo il Sindaco
di Locarno, Carla Speziali, ha ribadito che “il Festival è una manifestazione
centrale non solo per la Città
di Locarno, ma per tutto il Locarnese. Necessitiamo di tutta la sensibilità di Governo e
Gran Consiglio per assicurare
il suo futuro e per mantenere
il suo rango internazionale”.
Il Direttore operativo Marco Cacciamognaga ha poi presentato l’esercizio 2008.
Grazie ad una rigorosa gestione da parte
dell’Amministrazione del Festival, i conti
della 61a edizione chiudono in parità. Va
segnalato che per ottenere questo risultato,
si è dovuto attingere alla riserva in misura
comunque minore di quanto preventivato.
Per quanto riguarda il 2009, il primo preventivo presentato durante l’Assemblea
ammonta a circa 10,8 milioni di franchi.
Marco Cacciamognaga ha anche sottolineato l’importante ruolo svolto dall’Associazione “Leopard Club”, comitato di
sostegno fondato nel 2008 e capeggiato da
60
Rolando Benedick, Presidente di Valora
AG/Manor Sud – che raccoglie i contributi
di sostegno al Festival di ditte e di privati.
Durante l’assemblea è stata anche annunciata la creazione del Premio Cinema
Ticino, che verrà assegnato dal Cantone
Ticino in occasione della prossima edizione del Festival. Questo nuovo riconoscimento a scadenza biennale vuole
mettere in risalto una figura professionale ticinese o domiciliata nel Cantone da
almeno 5 anni che si sia particolarmente distinta nell’ambito cinematografico.
Il premio sarà conferito dal Consiglio di
Stato ticinese, mentre il coordinamento,
la gestione e l’organizzazione dell’evento sono affidati al Festival di Locarno.
È stata peraltro riconfermata l’iniziativa “Open Space: Cinema in Piazza Grande”,
che si svolgerà quest’anno nell’arco di
due serate (31 luglio e 2 agosto), promosso dall’Ente iniziative per il Locarnese, in collaborazione con la Città di
Locarno e con la supervisione artistica e
logistica del Festival del film di Locarno.
Il Direttore artistico Frédéric Maire si è
quindi concentrato sul programma 2009.
Come annunciato recentemente, l’attore
e regista italiano Toni Servillo riceverà
a Locarno un Excellence Award. “La 62a
edizione avrà una forte impronta asiatica”, ha
indicato poi Frédéric Maire, ricordando
due importanti eventi in preparazione. La
retrospettiva Manga Impact, dedicata al
mondo dell’animazione giapponese, sigla
la prima collaborazione del Festival con il
Museo Nazionale del Cinema di Torino –
che riproporrà il progetto nei propri spazi
dal 16 settembre 2009 al 10 gennaio 2010.
E si resterà in Asia con il laboratorio di
co-produzione Open Doors, che si soffermerà quest’anno su Cina continentale,
Hong Kong e Isola di Taiwan. Questo
programma è organizzato con il sostegno
della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri.
Rivista – Maggio 2009
La
di Jean de la Mulière
Duplicity di Tony Gilroy
Il funzionario della CIA Claire Stenwick e
l’agente dei servizi segreti britannici Ray Koval hanno da poco abbandonato il mondo
delle spie governative, per speculare sulla
guerra fredda in corso tra due colossi dell’industria farmaceutica: la Burkett & Randle e
la Omnikrom. Ora il loro piano è impossessarsi della formula di un prodotto (una cura contro la calvizie) che farà
la fortuna di una delle due società, per cui ognuno di loro si è messo
al servizio: Claire come vicedirettrice del reparto di controspionaggio
della Burkett & Randle e Ray come funzionario di contatto di Claire
presso la Omnikrom. I loro rispettivi capi, Howard Tully e Dick Garsik
sono pronti a tutto, mentre Claire e Ray devono gelosamente custodire
un prezioso segreto: la loro storia d’amore. Beffatori e beffati, doppiogiochisti e amanti clandestini piombati, quasi per caso, nel mondo
dello spionaggio industriale. Clive Owen e Julia Roberts diventano due
anonimi e poco convincenti Mr. e Mrs. Smith nel ‘doppio gioco’ di
Tony Gilroy, che firma la sua seconda regia Duplicity, confezionan-
Easy virtue di Stephan Elliott
Durante un viaggio in Francia, John Whittaker, rampollo di una facoltosa famiglia
inglese, si innamora perdutamente di Larita, una ragazza americana divorziata, sexy
ed affascinante. I due si sposano in fretta e
furia e si trasferiscono in Inghilterra, dove
vivono i genitori del ragazzo. Tuttavia, sin dal primo incontro con la
madre di John, la neo-sposa avverte sentimenti ostili nei suoi confronti, e mentre Larita cerca di fare del suo meglio per tentare di
adattarsi, la signora Whittaker mette in atto una serie di tranelli per
mettere in cattiva luce la nuora. Fino a quando, John e Larita si rendono conto che a causa dei giochetti della signora Whittaker il loro
amore rischia di svanire.
Partendo dalla stessa pièce teatrale di Noel Coward che ispirò il film
omonimo di Hitchcock, Stephan Elliott riesce a raccontare una storia che in mani di altri registi poteva essere banalissima e risaputa
in modo originale, elegante e scorretto. A Elliott interessa sicura-
X-Men Origins: Wolverine
di Gavin Hood
Dopo la morte violenta di suo padre, James
Howlett, alias Logan, fugge col fratellastro
Victor Creed. I due ragazzi, entrambi mutanti, giurano di non separasi mai e di proteggersi l’un l’altro. James e Victor passano insieme indenni, combattendo
fianco a fianco, la Guerra di Secessione, la prima e la seconda Guerra
Mondiale ed il Vietnam, finché, mostrati i propri poteri di fronte ad
una squadra di cecchini, non vengono catturati e chiusi in isolamento.
Ad offrire loro una via d’uscita sarà il colonnello William Stryker che
propone loro di entrare a far parte di una squadra speciale formata
da mutanti come loro e dedita ad operazioni segrete. Se Victor trova
nella squadra terreno per la sua crescente sete di sangue, James all’ennesima operazione violenta, lascia il team e si ritira sulle montagne
canadesi. Qui come taglialegna si ricostruisce pian piano una vita e
Rivista – Maggio 2009
La
Sequenze
do uno spy-movie poco più che accettabile,
ben lontano dalle atmosfere da legal thriller
del suo battesimo cinematografico, il candidato all’Oscar Michael Clayton. L’azione
viene sacrificata alle continue schermaglie
amorose dei protagonisti, Ray e Claire,
personaggi poco caratterizzati che pagano
il prezzo del voler mettere troppa carne al
fuoco: il loro rincorrersi per mezzo mondo
da Londra, a Miami, passando per Dubai
e Roma, i dialoghi stancamente ripetitivi,
i continui flashback che catapultano sullo
spettatore un’eccessiva mole di informazioni, rompono bruscamente il ritmo del film.
Il rischio è quello di innescare un meccanismo per cui la narrazione non progredisce
in un’asfissiante altalena di salti temporali,
nell’attesa di una svolta, un culmine che
stenta a sopraggiungere, sgonfiandosi anzi
man mano che ci si avvicina alla fine.
mente la battaglia storica e culturale tra i
due mondi, quello tra l’area conservatrice
di un’Inghilterra fatta di campagne e battute di caccia e l’America dell’età del jazz,
della voglia sfrenata di sigarette, alcool e
sesso, ma anche il modo migliore per raccontare la crisi della famiglia tradizionale,
messa alla berlina dal ciclone sensuale e
portentoso impersonificato nel personaggio di Jessica Biel, autentica sorpresa.
Prendendo a modello la classica commedia inglese, il regista scrive il suo film con
i tempi dosati come un orologio svizzero,
una macchina da spettacolo perfetta che
non dimentica la lezione dei maestri.
E gioca con lo spettatore, tra battute cattive e argute e momenti che non scadono
mai nella volgarità, neanche nell’esilarante sequenza del can can senza biancheria
intima.
trova l’amore con Kayla, ma i suoi sonni
non sono tranquilli. Un brutale assassino
sta infatti uccidendo tutti i membri del team
che hanno abbandonato la squadra.
Precedendo gli eventi di X-Men, X-Men Origins: Wolverine - scritto da David Benioff
(The Kite Runner, Troy) - racconta l’epico
passato violento e romantico di Wolverine,
la sua complessa relazione con Victor Creed e il programma Arma X. Durante il percorso, Wolverine incontra molti mutanti, sia
familiari che nuovi, incluse apparizioni sorprendenti di numerose leggende dell’universo X-Men. Diretto da Gavin Hood (Tsotsi, Rendition), il film ha avuto una lunghissima gestazione, compresa la riscrittura della
sceneggiatura e lunghe riprese in Nuova Zelanda. Prodotto dallo stesso Hugh Jackman,
è stato fortemente voluto dall’attore.
61
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di Marco Diorio
Renato Zero torna a donarsi al suo pubblico in
maniera perfetta come sempre. Il nuovo album
Presente è un capolavoro, 17 canzoni inedite una più matura dell’altra. Un lavoro nato
con tutta calma e senza l’assillo di pressioni
esterne... e si sente! Non per nulla esce a tre
anni di distanza dal precedente disco Il dono
ed è come se questo nuovo viaggio discografico lasciasse un messaggio: mai rinunciare
Diapason
alla propria anima nemmeno per realizzare il
sogno più grande. L’idea c’è, ed è lodevole.
Autogestirsi discograficamente non è una novità per la maggior parte dei giovani emergenti, ma per un artista affermato è senz’altro un
passo coraggioso e nuovo. Questo garantisce
un posto nella storia a Presente: un bellissimo
album, che scivola via con canzoni ottime, arrangiamenti perfetti e voce bellissima.
Renato Zero Presente (Tattica)
Egocentrica fa rima con brava. Perdonateci
l’ardita licenza poetica, ma dopo aver ascoltato il disco d’esordio di Simona Molinari, giovane promessa rivelatasi nell’ultima edizione
del Festival di Sanremo, ne siamo più che mai
convinti. E se qualcuno avesse ravvisato un
paragone con gli inizi di un’altra “brava” e a
volte forse un po’ “lunatica” cantante, il cui
nome inizia con la emme, avrebbe visto giu-
sto. Simona Molinari nasce nel sottobosco dei
movimenti jazz e classica italiani. Il primo disco della giovane aquilana è a metà strada tra
un debutto e un quaderno di appunti. I pezzi da lei scritti e arrangiati, con la direzione
artistica di Carlo Avarello, rappresentano una
metà dell’offerta musicale, mentre l’altra parte
del disco rilegge episodi di tradizione italiana
e internazionale in chiave jazz e soul.
Simona Molinari Egocentrica (Warner)
Prince, l’uomo dei primati, è tornato. Un visionario e un genio del marketing, sempre e comunque. La musica? Si intitola Lotus Flower è
un lavoro più vario, registrato nell’arco di due
anni e alcune tracce sono di rock pesante. Lotus Flower è un bel disco “suonato”, il principe
scatenato alla sei corde (ci sa fare, niente da
dire), il sax di Maceo Parker come guest star,
una sezione ritmica agile e pulsante. Un album
colorato e spaziale a partire dalla copertina,
che respira aromi forti di Hendrix e Funkadelic, War e Sly & the Family Stone. Inizia con
una fusion strumentale allo stato liquido e gassoso, un piano elettrico alla Herbie Hancock,
chitarre alla Santana e John McLaughlin quando inseguivano la cometa di John Coltrane. Un
album collaudato nel minimo dettaglio, una
festa di chitarre e revival very funky
Prince Lotus Flower (Prince)
L’ album di Malika Ayane è un progetto di
Caterina Caselli Sugar e vanta collaborazioni
importanti: il produttore e arrangiatore Ferdinando Arnò (autore e compositore di tutte le
musiche e di quasi tutti i testi delle canzoni).
Malika è in primis Voce. Un canto che avvolge,
colora, che basta e non avanza. La signorina è
in grado di calibrare gli ingredienti esaltando
la sapidità degli arrangiamenti. Un usignolo,
incantevole voce delle note più intense, in
grado di conferire odori e profumi che inebriano. Piccole cose che fanno la differenza. Un
disco quindi di rivelazione questo Egocentrica. Un disco molto elegante che diventa base
di una carriera intelligente che speriamo resti
sopra agli standard. Un bel modo di fare musica, una voce grandiosa messasi in evidenza
con leggerezza e naturalezza.
Malika Ayane Sanremo 2009 Edition (Sugar)
Martial Solal è un musicista al quale – speriamo il più tardi possibile - sarà dedicata una
statua o un premio alla memoria, ma che per
il momento preferiamo continuare ad ascoltare in dischi insuperabili dove, alla ragguardevole età di 81 anni, mostra una voglia infinita
di giocare e mettersi in discussione. Favorita
dalla dimensione live, la musica proposta al
Village Vanguard si snoda all’insegna dell’im-
prevedibilità armonica, con in più il furore
sacro della vis improvvisativa. Solal è il tipico
musicista per musicisti, ancora troppo poco
celebrato fuori dai confini francesi: pochi
effetti speciali e molta sostanza sono le caratteristiche della sua proposta musicale. Personale e pregnante, sorta di contemporaneo
emulo di Art Tatum, Solal si supera in questo
stupendo disco.
Martial Solal Live at the Village Vanguard (Cam Jazz)
Rivista – Maggio 2009
La
63
I
È partito il nuovo tour di Vinicio Capossela
nseguito dal successo
“Siamo rimasti solo voce. Non abbiamo più peso,
né corpo, né vita, siamo soltanto voce... sul bordo della nostra gioventù, sull’orlo di come sarebbe
dovuta andare... La voce, eco della visione”. Queste sono parole di Vinicio Capossela, cantautore e
polistrumentista italiano. In prossimità dei suoi
quarantacinqe anni (li compirà a dicembre) è
giunto alla pubblicazione del suo decimo album
Da solo, nel quale predilige l’intimità e gli strumenti inconsistenti, i freak show, i personaggi
magici e gli ampi spazi d’America. L’album da
di Luca Scigliano
Foto: chico de luigi
64
il titolo anche al tour, il Da solo show che, dopo
l’Arena Live di Mendrisio, il 12 Maggio farà tappa al Kaufleuten di Zurigo. Cosa aspettarci da
questo spettacolo solo Vinicio e la sua fantasia lo
sanno. Resta il fatto che sinora non ha mai deluso
nessuno. Naturalmente nel concerto live l’immaginario sarà quello del disco, e non potrebbe essere
altrimenti. La sensazione generale sarà avere di
fronte un set di strumenti e un gruppo di musicisti
da epoca della costruzione della ferrovia e conoscendolo, le sorprese non mancheranno di sicuro
Nell’ormai lontano 1990, viene notata la
sua capacità di musicista e, soprattutto la
passione e l’amore nella musica, da Francesco Guccini, uno dei massimi esponenti
contemporanei della musica d’autore italiana. Esordisce così con l’album All’una e
trentacinque circa con il quale vince la Targa Tenco per il miglior album d’esordio.
Un anno più tardi pubblicherà “Modì”,
album che prende il nome dalla canzone omonima dedicata al pittore Amedeo
Modigliani. Nell’autunno del 1994 esce
“Camera a Sud” il suo terzo album. L’anno
della svolta è però il 1996 quando Vinicio
esce con l’album Il ballo di San Vito, definito dallo stesso artista “non un disco, ma
una vicenda”. Tuttavia quest’album come
del resto quelli precedenti,
rivelano una
palese contaminazione letteraria e l’evidente influenza del cantautore americano Tom Waits
tanto da essere definito dai media come
“il Tom Waits italiano”, influenza che continuerà a contrassegnare fortemente l’artista sia in studio che dal vivo. Non a caso
l’album è stato realizzato in collaborazione con gli ex-Lounge Lizards Evan Lurie e Marc Ribot, già chitarrista di Tom
Waits, che continuerà a collaborare con
lui anche in futuro. A gennaio del 1997
debutta il tour teatrale de Il ballo di San
Vito, e il 22 ottobre dello stesso anno, al
Naima Club viene registrata una speciale serata che vede sul palco, assieme alla
band di Capossela, la fanfara di ottoni
macedone della Kocani Orkestar di Neat
Veliov. Da questa serata viene ricavato il
corpo principale del quinto disco di Vinicio Capossela, “Liveinvolvo”, che esce
l’anno successivo e che contiene l’indedito Scatafascio. Nell’estate del 2000, si
esibisce al Festival di Villa Arconati in
un concerto speciale insieme al cantante
jazz Jimmy Scott e a ottobre dello stesso anno pubblica Canzoni a manovella, il
suo sesto album, al quale segue il Tour
teatrale, che gli vale un’altra Targa Tenco
quale migliore album dell’anno. A gennaio del 2003 appare la sua prima raccolta,
L’indispensabile che contiene una cover di
Si è spento il sole di Adriano Celentano e
nel marzo del 2004 esce per Feltrinelli
Non si muore tutte le mattine, il suo primo
e per ora unico romanzo al quale viene
conferito il Premio Frignano 2004 quale
opera prima. Il 20 gennaio del 2006 esce
Ovunque Proteggi che debutta al primo posto in classifica e si aggiudica diversi referendum della critica specializzata come
miglior album dell’anno.
Porta all’estero il MINOTOUR 2007,
con cui si esibisce in Belgio, Svizzera,
Lussemburgo, Stati Uniti (al Joe’s Pub
di New York), e poi Canada, Portogallo,
Austria, Repubblica Ceca, Spagna e per
la prima volta in Grecia. Il 24 novembre
esce il live Nel niente sotto il sole – GRAND
TOUR 2006, documento video e audio
del tour estivo di Ovunque Proteggi. Dopo
la pubblicazione del suo decimo album
Rivista – Maggio 2009
La
“Da Solo”, nel novembre del 2008 riceve il premio
Piero Ciampi e nell’aprile 2009 ha vinto la settima
edizione del Premio Amnesty Italia che premia ogni
anno le canzoni italiane segnalate per aver trattato il tema dei diritti umani. La presenza di Vinicio
Capossela è da riscontrare nei posti più diversi: dal
palco dell’Umbria Jazz alle esibizioni all’Auditorium del Parco della Musica di Roma, dalle partecipazioni live radiofoniche ai Jazz Club newyorkesi, dallo stadio comunale ai concerti in piazza,
l’ultimo dei quali nell’agosto del 2008 ad Andretta
(paese natìo della madre) per protestare contro
la decisione del Governo Berlusconi di creare una
discarica sull’Altopiano del Formicolo, durante la
crisi dei rifiuti in Campania. Oltre alle canzoni del
suo repertorio Vinicio si è divertito a cantare stornelli e canti popolari della zona in compagnia della banda della posta di Calitri. Vinicio Capossela
viene più volte chiamato in causa da Paolo Rossi
per il quale scrive per lo spettacolo Milanin Milanon due canzoni: Pioggia di novembre e Il silenzio della
Innocenti; scrive le musiche dello spettacolo teatrale
Il Circo per la compagnia Les Italiens e la canzone
Skata skata Scatafascio è sigla di coda dell’omonimo
programma televisivo. Le sue canzoni sono anche
presenti in alcune colonne sonore di film italiani.
Inoltre la Bur ha affidato non a caso a Vinicio Capossela di scrivere l’introduzione per le Rime di Mi-
chelangelo Buonarroti. Ma Vinicio non è un uomo
che insegue il successo, piuttosto è il successo che
lo insegue e lui in un certo senso non vuole farsi
acchiappare. Sembra voler rimanere nell’anonimato, dietro le quinte, uscendo di tanto in tanto con
dei dischi e delle canzoni che esprimono quello che
la sua anima vuole raccontare. Parla di amore e
di delusioni, di tradizioni e del silenzio, di piccole
vicende e di bandiere che sventolano. Una matassa di strumenti che suonati insieme alla sua voce
formano un cocktail di emozioni, di suoni, il suo
suono. Parole dettate dagli occhi, dalle esperienze
vissute, raccontate alla gente che come lui insegue
l’immortalità dando all’oggi quello che dell’oggi è.
In 4 fortunati al concerto di Zurigo
di Vinicio Capossela
I primi 4 lettori che della Rivista che scriveranno una
mail ([email protected]) nella quale indicheranno il titolo dell’ultimo album di Vinicio Caposella avranno
libero accesso al concerto che Vinicio Caposella terrà
al Kaufleuten di Zurigo il prossimo 12 maggio
Per tutti gli altri:
informazioni su www.allblues.e
biglietti su www.ticketcorner.com
L'Hotel Hassler Roma,
in cima alla Scalinata di
Piazza di Spagna, è uno
dei più prestiogiosi hotel
nel mondo. Il Presidente e
Direttore Generale, Roberto
E. Wirth, quinta generazione di una famiglia di albergatori svizzeri, usa un rigore assoluto nel prendersi
cura degli ospiti e gestire il
ristorante Imàgo, che offre
una vista spettacolare dove
ammirare le mille luci della
Città eterna.
Ristorante Panoramico all’Hassler
Dinner
Rivista – Maggio 2009
La
www.hotelhasslerroma.com
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65
S
icilia:
Isola
del
vino
Grande successo negli incontri di Zurigo e Ginevra
Folta partecipazione, grande interesse e altrettanta soddisfazione per gli incontri che, il 27 e il
29 aprile scorsi, rispettivamente al The Dolder
Grand di Zurigo e al Four Seasons di Ginevra,
hanno visto protagoniste alcune fra le eccellenze
vinicole della Sicilia.
Organizzata dalla Regione Siciliana e l’Istituto
Nazionale per il Commercio Estero (ICE) in collaborazione con la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), la manifestazione ha
attirato centinaia fra importatori e operatori del
settore. I giornalisti, dal canto loro, hanno potuto beneficiare di un pre-incontro durante il quale
sono stati introdotti dal professor Attilio Scienza, ordinario di “Viticoltura” presso l’Università
degli Studi di Milano, nell’affascinante modo dei
vini isolani. Puntuale e dettagliato l’intervento del
professore, oltre alla descrizione delle particolarità vitivinicole - sfatando alcune credenze (dimostrando per esempio che il Sangiovese è un vitigno di chiara origine meridionale, che nel Frappato ha un parente molto prossimo) ed illustrando le
caratteristiche orografiche e pedoclimatiche della
regione - ha fornito gli spunti utili ad intuire quale
sia la strada che ha ormai intrapreso la produzione vinicola siciliana, che da enologia varietale, con
particolare riguardo ai vitigni autoctoni, tende a
trasformarsi in enologia di terroir. Non è un caso,
infatti, se dell’ormai mitico Nero D’Avola sono
stati identificati diversi biotipi, ciascuno in grado
di garantire un vino con caratteristiche organolettiche ben differenziate.
D’altro canto, questo è il risultato di una scelta
che ha segnato la rinascita e il rilancio della produzione enologica siciliana, che, affrancatasi da
una tradizione che l’associava pressoché esclusivamente ai vini da taglio (uniche eccezioni il Marsala e il passito di Pantelleria), ha imboccato con
decisione la strada della qualità e del rispetto del
consumatore.
Un vero e proprio ribaltamento culturale che,
come ha sottolineato l’ambasciatore d’Italia in
Berna, Giuseppe Deodato, in Sicilia è sintomo di
positive novità nel campo economico e della cultura d’impresa e il risultato che premia il coraggio
di molti imprenditori.
2
1
66
1. Il segretario generale della CCIS Andrea G Lotti che, sotto le falde dell’Etna, porta
il saluto agli intervenuti.
2. L’Ambasciatore d’Italia in Berna Giuseppe Deodato - con, alla sua destra, Giosuè
Maniaci della Regione Sicilia e Giuseppe Manenti dell’Ice di Roma e, alla sua sinistra Luca Attanasio, Responsabile dell’Ufficio Economico e Commerciale, Ambasciata d’Italia in Svizzera e Mario Fridegotto, Console Generale d’Italia in Zurigo
– mentre s’intrattiene ad un tavolo di un produttore.
Rivista – Maggio 2009
La
3
4
Nelle foto;
3. Il professor Scienza, al centro con i baffi,
in amabile colloquio con
gli importatori di Donnafugata
e dell’Azienda Agricola Cos.
5
4. 5. 6. Il folto pubblico
di importatori che in alcuni casi
ha ‘assalito’ (foto 6) i tavoli dei produttori.
6
Rivista – Maggio 2009
La
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R
istoratori italiani in Svizzera
I risultati di una ricerca
La ricerca, realizzata dall’Ufficio Studi della Fondazione ECAP in collaborazione con la Fondazione FOPRAS, nell’ambito di un progetto finanziato dal Ministero italiano del Lavoro (finalizzato alla formazione della comunità di pratica professionale Sole&Pepe), si è basata su un capillare lavoro di animazione,
che ha coinvolto una quindicina di pubblici esercizi e operatori della gastronomia membri fondatori della
Comunità, e nel complesso oltre una cinquantina di ristoratori attivi prevalentemente nei Cantoni di Basilea e Argovia. I dati raccolti ed elaborati forniscono una foto di gruppo interessante e inedita, di un settore
economico importante e in evoluzione, che il progetto intende sensibilizzare all’innovazione, al fare rete e al
ripensamento delle strategie imprenditoriali in una fase turbolenta per tutto il comparto
di Furio Bednarz
Il nucleo delle aziende intervistate rappresenta una potenziale comunità che
aggrega un numero significativo di operatori. Alcune cifre: 17,8 milioni di franchi
di fatturato, 199 dipendenti (oltre ai titolari e familiari), di cui 55 in cucina, 5.199
coperti (di cui 3.196 in sale interne); in
media 10 anni di esperienza alle spalle.
Il nucleo originario ha esperienze più recenti (media 7 anni e mezzo di attività alle
spalle, e rappresenta un fatturato di ca. 6
milioni di franchi (425mila medi), 1500
coperti, una settantina di posti di lavoro
(4,5 addetti medi per locale). I numeri
di Sole&Pepe danno conto di una realtà
dimensionale molto prossima alla media
del settore in Svizzera, sia considerando
il giro medio d’affari, che la produttività,
rappresentata da un fatturato medio per
dipendente di 120/130mila franchi annui
circa. Dalla ricerca esce un’immagine positiva della ristorazione italiana, un settore capace di attrarre una clientele eterogenea e interesse crescente da parte della
popolazione locale. In Svizzera ca. il 21%
degli esercizi di ristorazione e caffetterie
/ bar somministrano specialità italiane; il
settore, dopo una forte flessione all’inizio
Clientela dei ristoranti italiani in Svizzera
Clientela differenziata
16%
Italiani o in prevalenza italiani
7%
Italiani e locali
in misura equilibrata
13%
Locali (Svizzeri) 64%
68
degli anni 2000, è in costante ripresa dal
2003. Un trend che appare confermato dal
buono stato di salute delle stesse imprese
appartenenti alla comunità Sole&Pepe. In
generale rimangono importanti le ragioni
affettive e identitarie nel motivare gli imprenditori a portare avanti il loro lavoro,
garantendo la conservazione di un marchio italiano nel proporsi come ristoratori:
vi è l’orgoglio di appartenenza, la volontà
di conservare la tradizione, di valorizzare
la cucina italiana. Ma inizia a manifestarsi anche un approccio in esplicita chiave
di business (capacità di penetrazione del
prodotto nel mercato). Fare ristorazione italiana significa riscoprire la qualità e
originalità della cucina, e almeno in parte
ricercare i prodotti regionali tipici. Ma vi
è chi pensa sia importante ribadire la propria italianità anche a livello di immagine
e di competenze del personale, piuttosto
che puntare unicamente sull’autenticità di
ricette e prodotti. In ogni caso, nonostante
le innegabili difficoltà che si manifestano
soprattutto a livello di reperimento di personale qualificato e nel passaggio generazionale delle imprese, la scelta del fare ristorazione italiana paga ancora; le imprese
stanno sul mercato, soprattutto conquistando il favore della clientela locale (due
terzi dei ristoranti si rivolgono prevalentemente a clienti svizzeri). Gli indicatori
dimensionali, occupazionali e economici
evidenziano come il business cresca con
l’esperienza; significativo l’incremento del
numero medio di addetti, ma giustificato
da un incremento che si realizza negli anni
nel numero dei coperti disponibili, del fatturato, dei margini di guadagno ridistribuiti tra lavoro e profitto. In media l’oc-
Rivista – Maggio 2009
La
Indicatori dimensionali e economici, a seconda degli anni di attività
cupazione dei tavoli supera il 70%, anche
grazie ad una collocazione della maggior
parte degli esercizi in una fascia popolare
di prezzi. Il buon rapporto prezzo – qualità sembra dunque premiare i ristoratori
italiani, che si sono ormai emancipati dalla
nicchia di mercato un tempo rappresentata dai connazionali residenti in Svizzera.
A fronte di un’identità italiana rivendicata
come fattore distintivo e competitivo, che
si intende preservare, gli operatori intervistati evidenziano comunque anche le loro
difficoltà nel mantenere il marchio distintivo. Vi è una forte rarefazione dei contatti
diretti con l’Italia. Meno del 30% intrattengono contatti non occasionali; oltre il
90% utilizzano importatori ufficiali svizzeri anche per approvvigionarsi in Italia. I ristoratori al gusto, acquisizione di conoscenze formali e di un
sono alle ricerca di forme nuove di “fare rete”; sono metodo per aggiornarsi.
in generale convinti dell’utilità del costruire relazioni con i colleghi connazionali. Il 56% intrattiene Fare rete, riannodare i contatti con l’Italia
contatti stabili con i colleghi italiani in Svizzera, il Aver gettato i semi da cui può nascere e consolidarsi
90% sono interessati a estenderli (convinti che la una comunità di pratica, attraverso la negoziazione e
collaborazione serva). Il fare rete sembra anche la la condivisione dal basso degli obiettivi, ha permesso
risposta ad una certa concorrenza sleale, che avanza di capire la difficoltà del percorso, ma anche gli spazi
nel settore a causa dell’acquisizione dei locali italiani reali esistenti. C’è una domanda di rappresentanza
da parte di proprietari di altri gruppi nazionali.
inevasa (emerge una realtà imprenditoriale che non
aderisce alle organizzazioni ufficiali di valorizzazioUn mondo in evoluzione.
ne della presenza italiana sui mercati, che si rivolge
In Svizzera la ristorazione italiana è in conclusio- piuttosto alle reti locali di importazione, che intrecne una realtà ancora radicata. Esiste una domanda cia relazioni informali di prossimità, ma che soffre
di mercato cui risponde un’offerta molto articolata anche di radicate forme di diffidenza che bloccano
e relativamente poco protetta come marchio. I ri- sul nascere molte esperienze associative tra operatostoranti nati dalla comunità italiana, e condotti da ri). La soluzione potrebbe venire da un processo di
connazionali, rappresentano un potenziale impren- aggregazione lento, progressivo, a “guida debole”, in
ditoriale significativo, nato dal basso, dal fiuto im- grado di annodare le relazioni tra operatori in una
prenditoriale e dall’esperienza, che stenta peraltro a logica di filiera, piuttosto che sulla base dell’analogia
riprodursi e a connotarsi in modo innovativo (“le cose di offerta (ristoratori assieme a importatori, produttutto sommato vanno bene cosi…”), mentre si affaccia- tori, service providers, etc.). Questo processo va accomno al mercato operatori locali interessati a proporre pagnato, nel senso vero del termine, e non guidato
/ reinventare cucina mediterranea partendo da sa- in modo direttivo, selettivo, escludente. La nascente
peri derivanti da ricerca e formazione, e non dalla comunità di pratica soffre di un distacco piuttosto
biografia. L’indagine di terreno evidenzia l’emergere evidente dalle sue origini. Non è un male se si pendi due atteggiamenti nei confronti dell’innovazione, sa alla capacità di questi operatori di radicarsi nel
uno che punta a lavorare essenzialmente sull’imma- nuovo contesto di vita, di raggiungere una clientela
gine, andando molto incontro ai gusti della clientela differenziata e dotata di buon potere di acquisto. Ma
locale (ibridazione progressiva delle offerte), uno è un limite sul piano del fare rete, del connotare in
che punta piuttosto sulla conservazione dei valori modo non banale la propria offerta, nel riscoprire i
culinari, e in parte sui prodotti. In realtà – se guar- saperi alla radice e i sapori dei prodotti nella loro nudiamo a ciò che avviene oggi in Italia – dovremmo dità originale, per poi innestare la propria offerta su
pensare che l’innovazione, fatta salva la segmenta- modelli di consumo e fruizione adeguati alle sensibizione dei mercati, è destinata a passare attraverso la lità locali. Serve quindi un lavoro di retizzazione che
reinterpretazione delle tradizioni, la cura dell’imma- riannodi le filiere della ristorazione italiana all’estero
gine (come modo di adattarsi al gusto della cliente- ai processi innovativi che nell’ambito stanno avvela), e una maggiore attenzione nei confronti del pro- nendo in Italia.
dotto nella sua riconoscibilità e trasparenza; si tratta
di un’innovazione che richiede cultura, educazione Per maggiori informazioni sul progetto: www.solepepe.ch
180
160
Oltre 10 anni di attività
Da 5 a 10 anni di attività
Meno di dieci anni di attività
140
120
100
80
60
40
20
0
Totale addetti del locale
Rivista – Maggio 2009
La
Fatturato stimato
Numero dei coperti
Costo medio di un pasto
Fatturato * dipendente
69
DALLA PUGLIA CON GUSTO
Lunga tradizione in tavola
L
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P
Vino in Villa 16 - 17 - 18 maggio
Castello San Salvatore di Susegana (TV)
er i quaranta anni di DOC, l’autentico
Prosecco rinasce con una nuova identità
Denominazione di Origine Controllata,
il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene, l’Originale Prosecco, rinnova la propria identità e la presenta in anteprima a
Vino in Villa, Festival Internazionale organizzato dal Consorzio di Tutela. Il 16 e
17 maggio oltre cento aziende si daranno
appuntamento nello splendido Castello
di San Salvatore a Susegana (TV) per
presentare una novità. Il vino divenuto
simbolo di spumante italiano nel mondo,
infatti, diventerà DOCG a partire dalla
prossima vendemmia e “cambierà nome”
in Conegliano Valdobbiadene Superiore
di Prosecco. “Una scelta divenuta un’esigenza nella prospettiva della Riserva del Nome. –
Afferma il Presidente Franco Adami “Se
fino ad oggi il nostro vino era conosciuto nel
mondo come Prosecco doc, dal momento che
l’ottenimento della Denominazione di Origine
Controllata è avvenuto nel 1969, tra le prime
d’Italia, e fino ad oggi si è mantenuta l’unica,
oggi non basta più. Con la nuova normativa
verrà creata una nuova grande DOC base Prosecco, estesa su ben otto province. Per l’area storica, quindi, il nome Prosecco diventa stretto…
Cambiare è una scelta coraggiosa ma i tempi
sono maturi per farlo”. Il territorio, dunque,
diventa il centro dell’identità del vino fra
i più noti d’Italia. Non solo perché in etichetta si porterà il suo nome, ma anche
perché è un ambiente straordinario, vero
patrimonio nazionale. Per questo, presto l’area intraprenderà una nuova sfida:
ottenere il riconoscimento a Patrimonio
Unesco. Oggi, infatti, non esiste in Italia
un territorio che abbia ottenuto questa
qualifica grazie alla viticoltura. I molti
luoghi in Italia che si fregiano di questo
riconoscimento, infatti, lo devono ad altre motivazioni: monumenti di pregio,
valore storico, valore artistico. L’area di
Conegliano Valdobbiadene, invece, con
le sue colline ricamate di vigneti e un
ambiente ancora intatto, secondo i tecnici possiede i requisiti per vincere questa
sfida con il proprio valore ambientale.
Dopo il riconoscimento a primo Distret-
Rivista – Maggio 2009
La
to Spumantistico d’Italia, quindi, il nuovo obiettivo è divenire primo Patrimonio
“vitivinicolo” Unesco. Di questo si parlerà a Vino in Villa durante il convegno
di sabato mattina ma, soprattutto, i visitatori potranno toccare con mano questa
realtà attraverso la visita del territorio.
Tutto l’evento sarà giocato attorno a
questo elemento. Nelle sale dello splendido Castello di San Salvatore (XIII secolo), sede dell’evento, i produttori non
saranno disposti in ordine alfabetico ma
per territori. Calice alla mano, si partirà dalle aziende di Valdobbiadene, per
poi proseguire comune per comune fino
a Conegliano. Un modo, questo, per incontrare i produttori, uno ad uno, e per
conoscere le differenze dei singoli suoli e
microclimi.
Durante le giornate, poi, saranno organizzate visite al territorio per conoscere
gli scorci più belli che diverranno base di
valutazione Unesco. Si potrà poi prendere parte alle singole iniziative che i produttori dell’area offriranno in cantina.
Sabato sarà il giorno dedicato alla cultura, la mattina con il convegno dove sarà
presentato il progetto Unesco e il pomeriggio con i Simposi di Vino in Villa, pomeriggio culturale in collaborazione con
l’Università Ca’ Foscari di Venezia, che
quest’anno sarà dedicato a L’Abbondanza.
Durante le giornate non mancheranno le
golosità degli artigiani del gusto. E lunedì, per il primo anno, si terrà la giornata
riservata agli operatori del settore. I ristoratori, in particolari, saranno invitati
a “Colazione in Castello”, incontro informale organizzato dalla denominazione
per fare conoscere da vicino il prodotto.
Gli orari: 16 maggio h. 18 - 22.30
domenica 17 maggio h. 9 - 21
lunedì 18 maggio riservato agli operatori
Per informazioni: Consorzio per la Tutela del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene - Tel. +39 347 8989027
www.prosecco.it - [email protected]
71
Convivio
di Domenico Cosentino
Tempi duri per il Kebab,
per il Cous Cous, per i Dim Sum
(e anche per il pollo alla Teriaki)
Nel mese di maggio 2008, ad Arezzo, in toscana, nove giovani ghiottoni, avevano fondato un’associazione dedicata al cibo di strada.
L’avevano battezzata Street food. Loro scopo
era quello di dedicarsi al recupero e alla tutela
degli storici cibi da strada che da sempre punteggiano piazze e mercati di tutta Italia.Quel
giorno, ad Arezzo, a fine lavori, i nove ghiottoni, avevano improvvisato per gli ospiti e gli
invitati, una degustazione dei loro prodotti,
allestendo dei piccoli stand. Accanto alla Porchetta romana, agli Arrosticini abruzzesi, ai
Filetti di baccalà fritti, allo gnocco fritto, al Castagnaccio, agli Arancini, alle olive ascolane,
al pani acconzatu, al Pane carasau, alla Pizza
fritta, ai Cicchetti veneti, alla Piadina, alla Farinata di ceci, al Pane col Lamprodotto, alla
Cubana, allo Strudel e al Morzello, quel giorno era presente, in un piccolo chiosco, anche
il Kebab. È questo (conosciuto ormai in tutto il
mondo) un piatto a base di carne tipico della
cucina turca, persiana e araba. La carne deve
essere di agnello, manzo, montone o pollo.
Mai maiale: è vietato dalla religione. Il metodo
di cottura utilizzato per prepararlo è allo spiedo verticale. Di solito viene servito nel tipico
pane arabo, nella “pita”. Io ad Arezzo, il Kebab
l’avevo mangiato su un piatto con insalata,
cipolla e pomodoro e l’avevo trovato, come
quasi tutti i prodotti esotici - oggi sempre più
presenti sulle tavole italiane - quali cous cous,
riso bismati, salsa chili con tacos, Dim Sum o
pollo alla Teriyaki, un trionfo di sapori venuti
da lontano
Nel mese di maggio 2008, ad Arezzo, in toscana, nove giovani ghiottoni, avevano fondato un’associazione dedicata al cibo di strada.
L’avevano battezzata Street food. Loro scopo
era quello di dedicarsi al recupero e alla tutela degli storici cibi da strada che da sempre
punteggiano piazze e mercati di tutta Italia.
Quel giorno, ad Arezzo, a fine lavori, i nove
ghiottoni, avevano improvvisato per gli ospiti e
gli invitati, una degustazione dei loro prodotti,
allestendo dei piccoli stand. Accanto alla Porchetta romana, agli Arrosticini abruzzesi, ai
Filetti di baccalà fritti, allo gnocco fritto, al Castagnaccio, agli Arancini, alle olive ascolane,
al pani acconzatu, al Pane carasau, alla Pizza
fritta, ai Cicchetti veneti, alla Piadina, alla Farinata di ceci, al Pane col Lamprodotto, alla
Cubana, allo Strudel e al Morzello, quel giorno era presente, in un piccolo chiosco, anche
il Kebab.
È questo (conosciuto ormai in tutto il mondo)
un piatto a base di carne tipico della cucina
turca, persiana e araba. La carne deve essere di
agnello, manzo, montone o pollo. Mai maiale:
è vietato dalla religione. Il metodo di cottura
utilizzato per prepararlo è allo spiedo verticale. Di solito viene servito nel tipico pane arabo, nella “pita”. Io ad Arezzo, il Kebab l’avevo
mangiato su un piatto con insalata, cipolla e
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pomodoro e l’avevo trovato, come quasi tutti i
prodotti esotici - oggi sempre più presenti sulle
tavole italiane - quali cous cous, riso basmati,
salsa chili con tacos, Dim Sum o pollo alla Teriyaki, un trionfo di sapori venuti da lontano.
Guerra al Kebab:
Via i cibi di strada dal centro storico
A distanza di quasi un anno, sempre in Toscana, nel mese di gennaio, l’amministrazione
comunale di Lucca, in un eccesso di l’autarchia, ha deliberato che nei ristoranti di Lucca
si deve mangiare solo italiano solo lucchese.
“Al fine di salvaguardare la tradizione culinaria
e la tipicità architettonica, strutturale, culturale
storica e di arredo”, “non è ammessa l’attivazione di esercizi di somministrazione, la cui attività svolta sia riconducibile ad etnie diverse”,
sentenziava la delibera. In altre parole, guerra
al Kebab. Via il Cibo di strada o altro cibo esotico come cous cous, tacos e falefel! Nel centro storico di Lucca d’ora in avanti saranno tollerati solo ristoranti tipici con “Cucina toscana
Doc” . Soprattutto non si potrà mangiare in
piedi: “Basta con i cartocci unti che grondano
nella mano e i bicchieri di plastica, l’insieme
dovrà apparire decoroso, perché in un salotto
lastricato in pietra serena e arredata da torri
medioevali e chiese romaniche l’estetica viene
Rivista – Maggio 2009
La
prima di tutto!”, ammoniva ancora la delibera.
Orbene, anche s’è vero che la campagna anti
kebab, lanciata dall’amministrazione comunale di Lucca sembra circoscritta, bisogna
confessare che non poche sono le perplessità.
Dovesse continuare, il rischio di una epidemia
di protezionismo gastronomico è probabile,
visto che si è esteso già alla Lombardia.: “Basta Kebab, noi mangiamo pa’ e salam o cassoeula, hanno risposto al “Grido di Guerra” dei
toscani, alcuni amministratori lombardi, incoraggiati dall’autorevole sostegno del Ministro
delle Politiche agricole e alimentari (“Difendiamo i nostri prodotti”) e dal governatore della
Regione Lombardia. Un’autarchia culinaria simile è pericolosa! Perché aizza all’odio contro
gli altri, ed è politicamente poco lungimirante
per un Paese come l’Italia che vive di export.
Zurigo, Barcellona, Parigi, Lontra, New York
Capitali della cucina mondiale.
Non è con i divieti e con i provvedimenti limitativi che si difende la tradizione gastronomica. E Ministri e Governatori dovrebbero essere
più prudenti. Lo scrittore siciliano Leonardo
Sciascia amava ricordare che, non solo in Sicilia, ma in tutta Italia, molto spesso, ci sono
persone che non dicono mai quel che sanno.
Altre, invece, che “Non sanno quel che dicono! Le parole – diceva Sciascia ”non sono
come i cani: basta fischiarli tornano indietro!”
.Perché, se per nostra disgrazia, i ministri giapponesi, cinesi, coreani, mussulmani e anche
quelli svizzeri, iniziassero predicare il boicottaggio dei prodotti agroalimentari italiani, la
crisi economica, già molto preoccupante nel
nostro Paese, potrebbe diventare ancora più
nera. Immaginare di arrivare, un giorno a Zurigo e non trovare più un ristorante italiano,
una pizzeria o spaghetteria perché la Giunta
Comunale o Cantonale ha deciso che gli zurighesi devono mangiare solo “Bratwùrst und
Kartoffelsalat“ o “Sauerkaut mit Blutwurst” sarebbe per me deprimente! Vivaddio anche dal
punto di vista gastronomico, Zurigo non soffre
di provincialismo e non ha una classe politica
così cieca. Per non parlare di Barcellona che è
rinata ed è più bella che mai anche dopo che
sono fioriti Sushi Bar e Ristoranti Fusion. Mentre Parigi è certamente sempre rimasta Parigi
con la sua moltitudine di ristoranti algerini e
sale da tè marocchine. Ed infine, Londra, New
York, Honk Kong, San Francisco che sono delle
straordinarie capitali della cucina mondiale.
Ma Per Fortuna c’è il Cous Cous Fest…
“Gli scambi culturali – e il cibo è cultura –
sono alla base dell’evoluzione dell’uomo: se
non arrestiamo in fretta questa deriva – ha detto in una intervista Matteo Rizzo, Sindaco di
San Vito Lo Capo - verremo certamente segnati
a dito come il Paese più xenofobo d’Europa. In
Sicilia riteniamo da sempre che la tolleranza
deve esistere anche a tavola. Da undici anni,
Rivista – Maggio 2009
La
ormai, organizziamo a San Vito Lo Capo il
“Cous Cous Festival”, che è una rassegna internazionale di cultura ed enogastronomica del
Mediterraneo. Una kermesse multicolore che
celebra ogni anno nella nostra cittadina l’integrazione culturale, lo scambio e l’incontro
tra popoli lontani attraverso il Cous Cous che è
considerato il piatto della pace, in quanto comune a culture molto diverse. Quest’anno, alla
dodicesima edizione che si svolgerà dal 22 al
27 settembre prossimo, abbiamo invitato anche il sindaco di Lucca, Mauro Favilla, sicuro
che vorrà partecipare a questa festa dell’integrazione, che ogni anno attira migliaia di visitatori a testimonianza come le diversità culturali
sono sinonimo di ricchezza e come il cibo sia
il medium culturale che contribuisce ad unire i
popoli, a farli incontrare e ad aprire i loro orizzonti. Spero di averlo nostro ospite a San Vito
Lo Capo – ha concluso il Sindaco Rizzo – anche per dargli la possibilità di respirare quello
speciale clima di pace, gioia e festa che si crea
in quei giorni, grazie, soprattutto, a quel piatto
povero, ma molto diffuso in tutto il mondo, che
è il Cous Cous”.
…e anche lo Chef Kumalè
La sua intervista l’ho trovata navigando su internet. Il suo Blog, Vittorio Castellani, in arte
Chef Kumalè, gastronomo ed esperto appassionato delle cucine del mondo, l’aveva intitolato: Un rifiuto culturale che mi indigna. L’ordinanza di Lucca e l’intervento del governatore
della Lombardia lo avevano reso furioso al tal
punto che, alla fine della sua intervista, invitava i lettori a inviargli un messaggio o dire la
propria opinione a riguardo di codesta inutile
campagna e stupida “caccia alle streghe” nei
confronti dei prodotti e dei cibi etnici provenienti dal Marocco, Tunisia, Algeria, Corea,
Thailandia, Messico, Cina e Giappone. Cosa
che il viaggiatore goloso ha fatto molto volen-
73
tieri! ”Sono indignato – si poteva leggere nel
suo Blog! Questo è un suicidio commerciale. È
la goccia che ha fatto traboccare il vaso a completamento di una manovra di rifiuto culturale
cominciata alcuni mesi fa. Servizi, articoli, denunce, proteste, tutte modulate in un’unica direzione: denigrare ciò che appartiene alle altre
culture, alimentari e non. Ho lavorato a lungo
con la comunità cinese di Prato, che rappresenta un terzo della popolazione cittadina. A
Prato, esiste la più grande centrale dopo Milano nella distribuzione di prodotti cinesi. Norme igieniche e dazi vengono spesso applicati
in modo a dir poco persecutorio. Questo, ovviamente, non centra nulla né con i cibi scaduti, né con quelli tossici. Noi siamo il Paese più
restio ad importare prodotti. Siamo dei furbi di
seconda classe: non vogliamo i loro alimenti,
ma pretendiamo di esportare i nostri. Mentre
noi gridiamo “Basta Kebab e Cous Cous e c’inventiamo lo slogan “Spesa a Chilometri Zero”,
a Parigi, nel tredicesimo arrondisment, ogni
anno vengono distribuiti 70.000 container di
prodotti alimentari dal sud-est asiatico. Di lì,
una parte in qualche modo arriva in
Italia, perché, non si può pretendere che la gente arrivi
qui e mangi solo mozzarella e spaghetti.
Tutto il mio sapere
riguardo la cucina
del Sol Levante,
l’ho imparata dagli
amici di Prato.
L’Oriente a tavola
L’Oriente a Tavola –continuava ancora il Blog - non è lo
stupido slogan lanciato dai soliti “furbetti” di
Lucca o della Lombardia, dove vanno sostenendo che “I Cibi etnici non sono né sani né decorosi”. Come tutte le grandi tradizioni gastronomiche anche la cucina dell’Eastside: Cinese,
Giapponese o altra, prende vita da sottili sfumature accordate fra di loro. Si racconta che, a
Corte i cuochi imperiali fossero ritenuti, grazie
alle loro raffinate combinazioni, nella stessa
considerazione dei pittori e dei calligrafi. E la
base di questa grande gastronomia è definita
da leggi filosofiche, dal contrasto tra Yin e Yan,
che ha un ruolo molto importante all’interno
della visione del mondo orientale di Confucio:
Yin ha la valenza dell’elemento femminile, con
attributi come fresco, scuro; Yan è il “pendant”,
maschile caldo e chiaro. E così la cottura del
riso cantonese, i menù a base di granchio che
sono legati ad una stagione ben precisa, gli
scampi con i germogli di bambù, le costolette
di maiale al sale bruciato, l’insalata di tagliolini
cinesi con curry, i maki sushi con verdura, il
riso bianco Basmati - con salsa Wasabi, l’anatra affumicata e laccata, i Dim Sum, che sono
i ravioli cinesi, anzi cantonesi cotti al vapore o
il pollo alla Teriyaki sono prelibatezze, delica-
74
tezze orientali che, come sostengono Cinesi e
Giapponesi, non vanno “ferite”, come usiamo
noi, con forchetta e coltello, ma portate alla
bocca con raffinatezza e con le“bacchette. E
volendo approfondire e affinando la sensibilità
per questo tipo di cultura, si imparerà ad apprezzare anche il valore simbolico del colore: i
piatti rossi per i cinesi significano fortuna mentre il nero, in Giappone, è sinonimo di cultura
del cibo. Se uno volesse mangiare l’astice con
le bacchette rosse, i broccoli con quelle verdi
e il salmone con le bacchette in tutte le sfumature, le può trovare solo fuori dalla nostra
Penisola. In special modo a Parigi, dove il Carnevale cinese viene vissuto come festa per tutta la città. Mentre da noi, a Milano, nel mese di
dicembre, hanno vietato la sfilata dei dragon,
da noi proposta, per motivi di ordine pubblico,
hanno detto!” .
Il “Teriyaki”, l’arte di cucinare il cibo
È stato a Londra che ho imparato l’arte di cucinare i cibi al vapore in cesti di bambù intrecciato con una base a gratella e al Teriyaki,
che è una tecnica orientale di cucinare
il cibo, solitamente carne o pesce, sottoposto all’azione
diretta del calore di
un grill, dopo essere
stato opzionalmente marinato in un
liquido a base di
salsa di soia. Lungo una stradina, a
due passi da Hollandpark, dove abitavo
con mia figlia, avevo scoperto un piccolo, ma elegante ristorante cinese dallo strano nome: New Culture Revolution. Ci andavo almeno due volte alla
settimana: a volta con Antonella, altre volte da
solo. E lo chef , il giovane Himiao Cin, visto
il mio interesse e l’amore per la cucina Cinese e Giapponese, col tempo m’insegnò alcuni
segreti: come usare in cucina la Salsa Soia, il
Sake, il Rice Mirini, lo Zenzero (Ginger) o preparare la pastella con gli albumi, lo Sherry e il
brodo. Una delle ricette che Himiao Cin preparava spesso e che io ho imparato a fare bene
è il “Pollo alla Teriyaki”. È questo un grande
classico della cucina asiatica. Letteralmente
Teriyaki significa “Teri=lucido, splendente e
Yaki=cotto al grill. La sua patina lucida viene
data dalla salsa. Importante – raccomandava
Himiao Cin, quando si cucina il pollo, esattamente come la carne di maiale, è opportuno prendere le dovute precauzioni sanitarie.
Non sono rare le infezioni alimentari causate
dal consumo di carne di pollo poco cotta o da
uova crude.
Dunque, per essere sicuri di eliminare ogni rischio da batteri eventualmente presenti è sufficiente cuocere bene la carne di pollo dopo
averla messa a marinare.
Rivista – Maggio 2009
La
Ingredienti per quattro persone:
4-6 sovracosce di pollo disossate, 120 ml di salsa di soia, 30 g di Sake, 30 g di Rice Marin, 70 g
di zucchero, 1 spicchio d’aglio, Ginger (Zenzero,) 3 grammi di amido (1/2 cucchiaino),
Riso Basmati a piacere.
Come lo preparo:
Per la salsa: metto in un pentolino 120 ml di
soia. Aggiungo 70 grammi di zucchero, 30 g di
Sake e 30 g di Mirin. A parte prendo un pezzettino di ginger (zenzero), ne faccio un parallelepipedo tagliando la buccia con un coltello. Lo grattugio per bene, raccogliendolo in un
recipiente. Trito finemente l’aglio e aggiungo
ginger e aglio alla salsa
Dopo aver disossate le sovracosce, pratico tre
o quattro lunghi tagli nella pelle in modo da
far fuoriuscire, in cottura, il vapore della carne
sottostante. Così la pelle rimarrà bella croccante e la marinata può penetrare meglio. Metto i
pezzi di polo a marinare con alcuni cucchiai
della salsa che ho preparato e lascio marinare
per 30 minuti. Alla fine della mezz’ora tolgo il
pollo dalla marinata, lo sgocciolo ben bene,
getto il liquido residuo e lo dispongo, pelle in
su, su una teglia. Metto nel forno a grigliare
(griglia superiore) per venti minuti alla temperatura di 180 gradi. A fine cottura controllo
sempre la temperatura interna del pollo. Se
è troppo bassa la rimetto in forno per qualche minuto ancora. Mentre il pollo è in forno
addenso la salsa che è rimasta nel pentolino.
Aggiungo i 3 grammi di amido. Per evitare la
formazione di grumi, di solito, metto l’amido
in un bicchiere asciutto. Aggiungo un poco di
salsa e stempero. Quando sarà fluido aggiungo
al resto della salsa. A cottura ultimata, estraggo
il pollo dal forno e taglio ogni pezzo a strisce
larghe un centimetro. Per essere “autentici”
bisognerebbe preparare del riso bianco al vapore. Cosa che faccio sempre. A me piacciono
molto le varietà orientali aromatiche come il
Basmati o il Thai. Dispongo il pollo tagliato a
strisce sul letto di riso, condisco con la salsa e
porto a tavola. Accompagno il pollo con delle
verdure cotte al vapore nei cestelli di bambù.
Vino: Nessuno. Di solito bevo e offro ai miei
ospiti del profumato Tè verde, che sono le foglie della Camelia secca, preparato nella mia
teiera cinese.
Rivista – Maggio 2009
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
“IL POLLO ALLA TERIYAKI”
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Questo 4 cilindri 1.4 Turbobenzina sfrutta
appieno l’accoppiamento con un cambio a 6
marce, e si segnala per generosità, temperamento brillante e le alte prestazioni per questa cilindrata (velocità massima di 215 km/h
e accelerazione da 0 a 100 km/h in soli 8.0
secondi), senza dimenticare l’inconfondibile
“sound Alfa Romeo”.
DATI TECNICI
Trazione anteriore
Cilindrata 1.368cc
Coppia max: Nm 230 Nm a 3000 giri/minuto
Sospensioni: ant. Mc Pherson; post. ponte torcente
Freni: a disco, ant. 305 mm; post. 251 mm
Pneumatici: 195/55 R16
Pesi (Kg): in ordine di marcia 1.145; max rimorchiabile 500
Capacità bagagliaio (dm3): 270
Capacità serbatoio carburante (litri) 45
Consumi dichiarati (l/100km): Ciclo urbano 8,5; extraurbano
5,3; combinato 6,5
Emissioni CO2 (g/km): 153
Classe ambientale: Euro 5
Prezzo base 28’500.- franchi
Rivista – Maggio 2009
La
Della 8C Competizione
Dall’icona stilistica e tecnologica del Marchio, la MiTo riprende alcuni tratti caratteristici: la particolare forma dei cristalli laterali, delineata dai vetri a giorno, il “trilobo”
che contraddistingue il paraurti anteriore, la
forma dei proiettori e dei fanali posteriori a
LED. Intorno al gruppo luci si coglie un distintivo elemento di personalizzazione: una
cornice che disegna un elegantissimo effetto
eye-liner, per rimarcare stile e aggressività.
Inoltre, caratterizzati dalla forte personalità
di plancia e sedili, gli interni rappresentano
l’espressione più evoluta dello stile “made in
Italy”, accogliente e sportivo, con alta qualità dei materiali e ricercata cura dei dettagli.
Compatta all’insegna
del “ridimensionamento”
Dicevamo …, una delle parole d’ordine della progettazione automobilistica d’oggi. Ovviamente è una tendenza che non riguarda
solo i motori, ma anche i pesi e le dimensioni delle macchine, per migliorare l’efficienza energetica, diminuire le emissioni di
CO2 e semplificare la guida. E il parcheggio
in città. Un nuovo approccio costruttivo che
non impedisce alla MiTo di essere una vera
sportiva, anzi, è una bella dimostrazione che
i due termini sono conciliabili. Le dimensioni compatte e l’uso di acciai speciali danno
un’eccellente rigidezza torsionale, qualità
fondamentale per una risposta sempre pronta
e precisa. Le proporzioni evidenziano il carattere sportivo (lunga 4,06 metri è alta 1,44
e larga 1,72) ma non per questo si rinuncia
al comfort di bordo, sia per il guidatore sia
per i passeggeri; buona la distribuzione degli
spazi interni.
77
Automotonews
a cura di Graziano Guerra
La nuova Maserati
Granturismo MC
La vettura ha partecipato a metà marzo al cosiddetto “Balance of performance”, due giorni di prove organizzate dalla SRO sul circuito
Paul Ricard, al fine di analizzare ed equilibrare le prestazioni dei modelli che disputeranno la GT4 European Cup. La nuova deriva
dalla Granturismo MC Concept, sviluppata a
sua volta sulla base della GranTurismo S di
serie, con cambio “elettroattuato”. Una Maserati GranTurismo MC, schierata da un team
privato, prenderà parte ad alcuni eventi della
GT4 European Cup già nella seconda parte
di questa stagione. È prevista la realizzazione di una serie limitata di GranTurismo MC
destinate ai gentlemen driver che vorranno
affrontare nel 2010 la GT4 European Cup e i
campionati nazionali, con consegne a partire
dal mese di ottobre 2009 (prezzo indicativo
135.000 euro + IVA e vendita direttamente
attraverso Maserati Corse). Dal 2010 la Casa
intende organizzare nuovamente un Trofeo
monomarca europeo, ovviamente le vetture
che daranno vita al Trofeo avranno dei contenuti specifici che le distingueranno dalle
GranTurismo MC in versione GT4. Categoria
che vanta i legami più stretti con la produzione di serie. Esiste una nicchia di clienti proprietari di GranTurismo stradali che ama le
competizioni e vuole potersi divertire in pista
con una versione da gara dello stesso modello. La Maserati GranTurismo MC è il frutto di
un lavoro di sviluppo accurato, svolto durante numerose sessioni di test iniziati nell’estate
2008. Alla guida della MC Concept che ha
dato origine alla GranTurismo MC, si sono
succeduti diversi piloti. Ciascuno, forte del
proprio background professionale e agonistico, ha dato il proprio contributo alla delibera
della versione finale. La parte preponderante
del lavoro di messa a punto è stata condotta da Andrea Bertolini, collaudatore ufficiale
Maserati nonché Campione FIA GT in carica
al volante della MC12. Bertolini è stato affiancato da Thomas Cremonini, collaudatore della produzione di serie Maserati, e dal
compagno di squadra nel Vitaphone Racing
Team, Michael Bartels, anch’egli Campione
in carica FIA GT.
Nel corso dei test più recenti, la Maserati
GranTurismo MC con specifiche GT4 è stata provata anche dall’ex-pilota di F1 Ivan
Capelli. Con la realizzazione della Maserati
GranTurismo MC, continua la tradizione che
vede la Casa del Tridente fedele alle proprie
origini, quella di società nata nel 1914 per
elaborare e quindi costruire vetture da corsa.
Il palmares Maserati è molto ricco e annovera
la doppia vittoria nella celebre 500 Miglia di
Indianapolis nel 1939 e nel ‘40, con Wilbur
Shaw alla guida della 8CTF “Boyle Special”.
Assegnato a Fiat 500 il “2009
World Design Car of the Year”
Gli organizzatori del premio lo hanno annunciate lo scorso 9 aprile, in occasione del “New
York International Auto Show”. Una giuria di
59 giornalisti provenienti da 25 paesi di tutto il
mondo ha selezionato 51 candidate, tra queste sono state scelte come finaliste: la Fiat 500,
le Citroen C5 Sedan / C5 Tourer e la Jaguar
XF. Quattro esperti internazionali di design:
Silvia Baruffali, direttore editoriale di Auto &
Design magazine, Robert Cumberford, critico
di design e giornalista di Automobile e Auto
78
& Design magazines, Akira Fujimoto, capo redattore di Car Styling magazine e Tom Matano,
direttore della School of Industrial Design alla
Academy of Art University di San Francisco
hanno infine decretato la Fiat 500 vincitrice
assoluta dell’edizione di quest’anno.
Rivista – Maggio 2009
La
Uno dei marchi nobili del motociclismo
italiano compie cent’anni
Tanti auguri Gilera
Quella di Gilera è una storia straordinaria,
che doppia nel 2009 la boa del secolo e che
ha visto il marchio dei due anelli trionfare in
tutte le classi del Motomondiale e nelle discipline del fuoristrada. La sua storia affonda le
radici nei primi anni del Novecento: la prima
moto che porta questo nome, la VT 317, nasce
nel 1909 ad opera di Giuseppe Gilera. Negli
anni successivi al primo conflitto mondiale, la
Casa produce moto 500cc a valvole laterali e
vince le più importanti competizioni internazionali. È del 1936 l’avventura della Rondine,
avveniristica moto da corsa con compressore
e uno straordinario motore quattro cilindri in
linea di 500 cc. La moto stabilisce numerosi
record mondiali (274,181 km/h sul chilometro
lanciato nel 1937: primato imbattuto per quasi vent’anni) e permette a Dorino Serafini la
conquista del Campionato d’Europa nel 1939.
Dopo la guerra, la Gilera Quattro Cilindri 500
diventa la dominatrice della classe regina del
Motomondiale ingaggiando duelli epici con
Norton, Moto Guzzi e MV Agusta, e conquistando sei titoli piloti tra il 1950 e il 1957.
Umberto Masetti è Campione del Mondo nel
‘50 e nel ‘52, Geoff Duke fu tre volte iridato
e Libero Liberati nel ‘57. Arrivano anche sei
titoli mondiali Costruttori (5 nella 500 e uno
nella 350) tre vittorie al Tourist Trophy, sette titoli italiani e un’impressionante vittoria-record
di Bruno Francisci alla Milano-Taranto. Forte
anche l’impegno nel fuoristrada, con le Gilera
che dominano le varie “Sei Giorni Internazionali”, e nelle gare di Regolarità.
Dal 1969 nel Gruppo Piaggio
La partecipazione alle competizioni di Cross
e Regolarità rinverdisce gli antichi fasti anche
attraverso l’innovazione più spinta, come la
realizzazione dell’avveniristica 125 Bicilindrica Cross. Negli anni Ottanta viene sviluppato un nuovo motore monocilindrico quattro
tempi – dapprima nelle versioni di serie 350
e 500 e in seguito 600cc – che trova la sua
massima espressione sulle moto enduro della serie RC (600 e 750), che si aggiudicano
due vittorie di classe alla Parigi-Dakar e un
“assoluto” al Rally dei Faraoni. Nel 2001 Gilera rientra nel Campionato del Mondo, classe 125. Condotta in gara dal giovane Manuel
Poggiali (Repubblica di San Marino) è subito
protagonista. Alla fine della stagione Manuel
Rivista – Maggio 2009
La
Poggiali si laurea Campione del Mondo regalando alla marca dei due anelli il tredicesimo
alloro iridato, 44 anni dopo il titolo di Libero
Liberati. Il 2002 è l’anno della difesa del titolo
e Poggiali lotta fino all’ultima gara ma deve
“accontentarsi” del titolo di vice-campione.
Nelle stagioni successive si lavora per gettare
le basi della rinascita. Nel 2004, per la prima
volta dal suo ritorno alle gare, Gilera schiera
dall’inizio stagione due moto affidate a Stefano Perugini e Fabrizio Lai.
Gilera: valore sicuro nella corsa
Nel 2006, a seguito dell’integrazione di Aprilia nel Gruppo Piaggio, Gilera torna nella classe 250, condotta dal giovanissimo romagnolo
Marco Simoncelli. La stagione 2007 vede raddoppiato l’impegno in 250 e, a fianco di Simoncelli, arriva Roberto Locatelli. La stagione 2008
segna la prima vittoria della storia Gilera in 250:
Marco Simoncelli si impone nel GP d’Italia al
Mugello e bissa subito il successo nel successivo GP di Barcellona. Vince ancora nel GP di
Germania, nel GP del Giappone e di Australia
e con il terzo posto conquistato nel GP di Malaysia si laurea Campione del Mondo della 250.
Un italiano è nuovamente Campione del Mondo su Gilera, 51 anni dopo Libero Liberati.
Un giubileo ricco di attività
In occasione del centenario, Gilera ha dato
un design assolutamente particolare a tre suoi
modelli: Nexus 300 e 500, Fuoco 500 e GP
800 in tricolore. Uno scooter non può essere
più italiano di cosi!
Gilera Nexus 300 centenario
Gilera Nexus 500 centenario
Gilera Fuoco 500 centenario
Gilera GP 800 centenario
CHF 7‘695.CHF 9‘995.CHF 11‘495.CHF 14‘995.-
Gilera festeggerà gloriosamente questo grande
compleanno con diverse attività. Tutti i concessionari potranno organizzare delle giornate di
prova Gilera e offrire agli interessati la possibilità di provare questi scooter sportivi. La festa
di compleanno reale è prevista giusto prima
delle vacanze estive. Dettagliate informazioni
seguiranno. Inoltre, Gilera sarà co-sponsor di
tre grandi Openair in Svizzera:
dal 11 al 14 giugno 2009 a Interlaken (BE); dal
9 al 12 luglio 2009 a Frauenfeld (TG); dal 13
al 16 agosto 2009 a Gampel (VS)
79
Starbene
Cancro seno, funghi e
tè verde abbassano i rischi
Il consumo giornaliero di funghi crudi e di tè
verde è stato collegato a rischi nettamente inferiori di sviluppare il tumore del seno in uno
studio condotto su più di 2.000 donne cinesi,
anche se la relazione di causa ed effetto non
è stata ancora provata. La ricerca pubblicata
sul Journal of cancer ha voluto esaminare la
dieta di un campione di cinesi, in quanto le
donne di quell’area del mondo vengono colpite in maniera inferiore di quattro o cinque
volte rispetto alle occidentali dal tumore della
mammella. Lo studio realizzato da Min Zhan
La risata fa bene
anche quando è forzata
La risata, addirittura quando è forzata cioè
quando «obblighiamo» i muscoli del viso a
mascherarlo di allegria, è terapeutica per corpo
e psiche, migliora l’umore e la resistenza allo
stress, rende più sexy, fa bene anche al cuore,
abbassando la pressione del sangue e, dulcis in
fundo, addolcisce il latte materno rendendolo
uno scudo contro le allergie del neonato. Il suo
segreto?
Ridere, è spiegato in uno speciale della rivista
americana Mind, rilassa i muscoli e mette in
circolo molecole positive come le endorfine.
Inoltre l’umorismo aiuta a guardare con distacco le piccole grandi noie di ogni giorno. Addirittura basta dipingersi sul volto l’espressione
della risata, labbro superiore sollevato e bocca
a 32 denti in bella mostra. Anche se indotta in
Miti «popolari» sulla gravidanza
Un sorriso pulito può salvare il cuore. Basta
sottoporsi con regolarità a una semplice pulizia dei denti, praticata da un esperto igienista,
per ridurre la probabilità di arterosclerosi. A dimostrarlo è uno studio tutto italiano, condotto
dall’Università degli Studi e dall’ospedale Sacco di Milano e pubblicato su The Faseb Journal.
La ricerca ha coinvolto 35 persone sane, 15
uomini e 20 donne di età media 46 anni, colpite da infezione gengivale (parodontopatia)
ma senza altri fattori di rischio cardiovascolare, fumo compreso. I pazienti reclutati per lo
studio milanese sono stati esaminati attraverso
indagini immunologiche, metaboliche e strumentali (ecodoppler del tronco carotideo). In
sintesi, i risultati ottenuti hanno mostrato che,
80
dell’Università di Australia a Perth ha così
confrontato le abitudini alimentari d 1.009
pazienti colpite dal tumore con quelle di altrettante donne sane, tutte di età compresa tra
i 20 e gli 87 anni. I ricercatori hanno osservato
tra le donne che mangiavano più funghi - dai
10 grammi in su al giorno - un’incidenza inferiore di due terzi del cancro del seno rispetto
alle donne che non consumavano funghi per
nulla. Inoltre, le donne che, oltre a mangiare
la più alta quantità di funghi, bevevano giornalmente tè verde hanno evidenziato di correre solo il 18% dei rischi di sviluppare questo
tipo di tumore. Il rapporto mette in luce che
nel calcolo statistico sono stati inclusi tutti gli
altri possibili fattori di rischio dal peso, al vizio del fumo, al livello di attività fisica delle
donne considerate.
modo artificiale, tenendo per esempio in bocca una penna, ha di per sé un effetto positivo
sull’umore, ha scoperto Fritz Strack dell’università tedesca di Wurzburg. Gli studi che promuovono il sorriso come «pillola universale» sono
molti: secondo un lavoro di Willibald Ruch,
dell’Università di Zurigo, le risate suscitate da
battute, commedie divertenti o barzellette alzano la soglia del dolore: infatti, un gruppo di
volontari riusciva a tenere più a lungo la mano
nell’acqua ghiacciata senza soffrire se prima di
questa prova veniva sottoposto per alcuni minuti alla «terapia del sorriso» a base di battute.
E gli effetti di una sana risata sul corpo si vedono a occhio nudo: uno studio recentissimo,
pubblicato sull’International Journal of Obesity,
ha dimostrato che ridere 15 minuti al giorno
può permettere di perdere in un anno oltre due
chili. Maciej Buchowski della Vanderbilt University presso Nashville, che lo ha condotto,
sostiene che ridere aumenta il battito cardiaco
e impegna molti muscoli, producendo lo stesso
effetto di una sana camminata.
dopo il trattamento dell’igienista dentale, miglioravano significativamente i parametri infiammatori e immunologici responsabili dello
sviluppo della placca arterosclerotica. In particolare, la «pulizia del sorriso» riportava in un
range di normalità i livelli di proteina Creattiva
(Pcr) e fibrinogeno: Due indicatori precisi del
rischio cardiovascolare, che prima della pulizia
dentale, pur senza alcun altro fattore di rischio
risultavano alterati per la sola parodontopatia.
Lo studio conferma dunque che alterazioni infiammatorie e metaboliche associate al rischio
cardiovascolare sono presenti in persone sane,
ma con paraodontopatia. I dati provano inoltre
che queste alterazioni sono influenzate positivamente dal trattamento della paraodontopatia, e che la semplice pulizia dentale permette
addirittura una diminuzione volumetrica della
placca aterosclerotica.
Rivista – Maggio 2009
La
Gel ai piedi e platform
vertiginose: problemi ai
piedi per 7 italiane su 10
Modelli
di Tutia Schaad.
Unghie laccate e calzature all’ultima moda.
Essere «al passo coi tempi» (è il caso di dirlo)
può anche comportare qualche prezzo in più
da pagare oltre a quello monetario per l’acquisto delle calzature all’ultimo grido. Secondo
recenti dati, infatti, ormai sette italiane su dieci patiscono sofferenze di vario tipo ai piedi o
altrove nel corpo proprio per le «torture» cui
sottopongono le loro estremità.
«La moda del gel sui piedi sta moltiplicando i
casi di infezioni periungueali e di lesioni, all’alluce: problemi che rendono necessaria l’asportazione dell’unghia o ne provocano la caduta.».
A condannare senza appello la moda della pedicure con il gel o l’acrilico è Mauro Montesi,
presidente dell’Associazione italiana podologi
(Aip). «Con l’arrivo della stagione calda sempre
più donne scelgono di farsi applicare il gel sulle
unghie dei piedi, per sfoggiare sandali all’ultima moda - ha dichiarato Montesi - ma così si
espongono al rischio di microtraumi e infezioni
difficili da individuare».
Insidie cui si aggiungono quelle celate dalle scarpe più di moda. «Alcune sono veri
e propri “killer” per i piedi femminili - dice
l’esperto -. A partire dai modelli con platform e tacchi vertiginosi: il baricentro è spostato e camminare su queste calzature altera
la postura ed espone al rischio di distorsioni, metatarsalgie, capsuliti, callosità, dita a
martello, senza contare, oltre ai problemi
alle estremità, anche un bel mal di schiena».
Alle critiche dell’esperto non sfuggono le ballerine: «l’assenza totale di tacco non aiuta la
postura, mentre il materiale non permette al
piede di respirare»
La scarpa giusta? «Una calzatura primaverile o
estiva aperta, ma che contiene bene il piede;
con un tacco di 4-5 centimetri, senza stringhe
o lacci che costringano le dita. Dovrebbe somigliare ai calzari degli antichi romani». Eccezioni per una serata sono comunque concesse.
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Rivista – Maggio 2009
La
81
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Il
Mondo in Fiera
EnerMotive:
Milano
26 - 30 maggio
TUTTOFOOD: Marche Food Festival:
Milano
Pesaro
10 - 13 giugno
12 - 15 giugno
Bagarre:
Parma
9 - 10 maggio
Vinitaly
un altro record
di espositori esteri
Fiere
EnerMotive: Milano 26 - 30 maggio
La manifestazione internazionale
dedicata al Power e al Factory
In contemporanea con LivinLuce 2009, mostra
dedicata al Building e all’Illuminazione, insieme
rappresentano sul mercato, dall’edizione 2007,
la continuazione storica del marchio INTEL.
EnerMotive 2009 rifocalizza la propria offerta
merceologica, che viene razionalizzata e al tempo stessa ampliata. Alla luce del nuovo concept,
EnerMotive 2009 si presenta al mercato come
l’appuntamento di riferimento per:
- produzione, trasmissione e distribuzione di
energia, con applicazioni in ambito civile e industriale (Settore Power)
- componenti e sistemi per l’automazione industriale e per il telecontrollo delle Public Utility
(Settore Factory).
In linea con il concept evidenziato, e tenendo conto anche dei suggerimenti pervenuti da
espositori, aziende e associazioni di settore, la
prossima edizione si focalizzerà sull’Efficienza
Energetica nelle sue varie declinazioni.
La tematica, filo conduttore dell’intera manifestazione (Power e Factory) troverà ampio sviluppo e approfondimento anche a livello convegnistico, attraverso un calendario di eventi adeguato e qualificato, che vedrà il coinvolgimento di
rappresentanti di Istituzioni, Associazioni, Università e Ricerca, Organismi tecnico-scientifici
riconosciuti.
LivinLuce
LivinLuce 2009 si caratterizza per un ulteriore
rafforzamento della vocazione tecnica, che da
sempre la contraddistingue, puntando da un lato
ad un maggior sviluppo del settore Building,
dall’altro a un riposizionamento del settore Illuminazione, nell’ambito del quale verranno affrontati e valorizzati, in particolare, tematiche,
prodotti e soluzioni per gli utilizzatori di ‘luce
tecnica’.
Il connubio tra Building e Illuminazione riconferma la rassegna l’appuntamento di riferimento
nazionale, e tra i leader a livello europeo, per
tutta la filiera dell’offerta, creando - sul fronte
della domanda - forti sinergie a favore del mondo
della prescrizione, progettazione, distribuzione,
dell’installazione e degli utilizzatori finali.
Gli asset tematici dell’edizione 2009, sono in
particolare, i seguenti:
- focus sull’eco-compatibilità e sulla sicurezza
nell’impiantistica elettrica
- valorizzazione della domotica (Homevolution), nella sua dimensione ‘multidisciplinare’,
84
con evidenziazione dei benefici che ne possono derivare in termini di efficienza energetica
e di impatto sociale
- uso efficiente dell’energia nella progettazione
illuminotecnica, soprattutto in ambito urbanistico e in tema di riqualificazione del territorio
- innovazione tecnologica nella progettazione
illuminotecnica, finalizzata all’applicazione
Gli asset individuati troveranno ampio sviluppo
e approfondimento anche a livello convegnistico, attraverso un calendario di eventi adeguato
e qualificato.
Urban Solutions: un progetto speciale per la PA
Nel cuore del contesto espositivo di Livinluce ed
EnerMotive 2009 nasce Urban Solutions, un grande laboratorio di riqualificazione urbana, focalizzato sulle esigenze specifiche della Pubblica Amministrazione Locale. Temi quali contenimento
e risparmio energetico, illuminazione, sicurezza,
tutela ambientale, riqualificazione e sviluppo di
grandi aree esterne trovano declinazioni specifiche, mirate ad offrire soluzioni a tutti coloro che
operano nel contesto pubblico e che si trovano
oggi ad affrontare la sfida di coniugare esigenze
estetiche e rispetto dell’ambiente, alla luce di
uno scenario che propone tecnologie e soluzioni sempre nuove. Urban Solutions ospita anche
uno spazio convegnistico - seminariale, per offrire approfondimenti sui progetti e sulle soluzioni
in mostra, oltre a proporre un’area di dibattito e
confronto fra i protagonisti del settore.
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - www.ccis.ch
Rivista – Maggio 2009
La
TUTTOFOOD: Milano dal 10 al 13 giugno
Appuntamento strategico
per l’agroalimentare
Una manifestazione chiaramente ed esclusivamente b2b, una piattaforma di affari a
valenza internazionale per il sistema agroalimentare italiano: queste le linee-guida di
TUTTOFOOD, Milano World Food Exhibition, la cui seconda edizione si terrà dal 10
al 13 giugno in fieramilano (padiglioni 13/15
e 22/24). Una mostra che cresce bene lungo
un asse strategico che vede il settore agroalimentare italiano aspirare legittimamente
a un buon momento di visibilità internazionale, in grado di confrontarsi alla pari con
sistemi paese forti e importanti, come quello
francese e quello tedesco, che però oggi dispongono di vetrine fieristiche ben più grandi e attrattive.
Queste aspettative elevate spiegano come
mai già in questa seconda edizione TUTTOFOOD incrementi lo spazio espositivo di
oltre il 20% e approfondisca il focus – attraverso convegni ed eventi mirati - sugli aspetti
che davvero contano, come la ricerca di prodotti di nicchia di qualità, la difesa e lo sviluppo della tradizione e, naturalmente, uno
spaccato tutto speciale sui due settori-guida
del food italiano, cioè il comparto delle carni e il lattiero-caseario. Il calendario degli
eventi parte infatti dai tre concorsi Vetrina
dei prodotti innovativi, Vetrina dei prodotti
di nicchia e il TUTTOFOOD Cheese Award,
che nascono da una esigenza comune: il
mercato ha bisogno di prodotti nuovi.
Organizzativamente TUTTOFOOD 2009 ricalca la formula del suo fortunato esordio,
basata su grandi aree settoriali - Carni e Salumi, Formaggi, Multiprodotto, Beverage,
Surgelati - cui si aggiunge un padiglione dedicato alle presenze internazionali. Mostra
di produzione industriale, esclude dalla sua
formula solo il prodotto fresco (a meno che
si tratti di prodotti di quarta gamma).
Rilevante la visibilità internazionale che
TUTTOFOOD sta acquisendo; basti pensare
alla forte partecipazione, per la prima volta
in Europa, delle carni Usa; alle collettive dal
Sudamerica (Argentina, Brasile), agli accordi
appena formalizzati con il Giappone, un paese ricchissimo di tradizioni alimentari e di
competenze individuali elevate, buon conoscitore dell’Italia e delle sue tipicità.
Rivista – Maggio 2009
La
Rilevante anche l’accordo fra TUTTOFOOD
e il Fancy Food, che ha prodotto un interscambio di visite qualificate fra la mostra
italiana e quella Usa e anche due interessanti meeting che saranno tenuti in fiera per
approfondire i temi dell’informazione, etichettatura, liberalizzazione, oltre a un più
generico interscambio sulla rispettiva cultura
alimentare.
L’obiettivo strategico di TUTTOFOOD è
quello di professionalizzare sempre di più
l’evento; per questo motivo è stato creato un
sistema di ‘easy access’ (una preregistrazione online che genera codici a barre che in
reception vengono cambiati con la tessera di
ingresso) attraverso il quale al termine della
mostra sarà disponibile un database di assoluto valore dal quale risulti una fotografia del
mercato puntuale, credibile e concretamente utilizzabile dagli espositori.
Anzi, l’ideale al quale tende la mostra nel
tempo è quello di ricevere in fiera solo visitatori preregistrati, per poter organizzare
percorsi di visita altamente professionali e
incontri mirati fra buyer e produttori.
Il servizio offerto a visitatori ed espositori, a
ogni modo, è molto innovativo, a partire dal
sistema dei trasporti agevolati per i visitatori
(TUTTOFOOD è stata la prima fiera in Italia
a dare ai visitatori il biglietto gratis per la
metropolitana);
c’è poi il catalogo digitale venduto su chiavetta USB (ai visitatori viene consegnata comunque, gratuitamente, la Guida Pocket per
potersi muovere in fiera) e ci sono iniziative
di marketing mirate, con gli inviti dei buyer
effettuati su richiesta e indicazione degli
espositori, così da massimizzare il numero
delle presenze e al tempo stesso la performance commerciale di questi contatti (ai
buyer più importanti l’organizzazione giunge a offrire il passaggio aereo e l’hotel).
PER ULTERIORI INFORMAZIONI
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - Casella Postale - 8027 Zurigo
Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - www.ccis.ch
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Marche Food Festival: Pesaro, 12 - 15 giugno 2009
La grande vetrina del cibo e per il cibo
Se è vero che “Siamo ciò che mangiamo” significa
che quella del cibo non è più soltanto una necessità e neanche uno sfizio bensì una vera e propria
filosofia di vita. Per questo Fiere di Pesaro ha deciso
di dedicare quattro giorni, alla cultura del cibo creando un evento che abbia come centro la produzione agroalimentare
“Per la prima volta nelle Marche -spiega l’amministratore unico di Fiere di Pesaro, Ugo
Calzoni- abbiamo organizzato una manifestazione in grado di coinvolgere tutti gli operatori del settore enogastronomico: distributori,
produttori, commercianti, ristoratori e perfino
i consumatori finali di cui il grande pubblico
fa parte. Marche Food Festival vuole, in questo
senso, rappresentare un nuovo modello di sinergia tra le parti e non a caso in
Fiera ci sarà abbondante spazio
per discutere della filiera corta e
della sua importanza all’interno
di un mercato che ha bisogno di
nuove idee per essere rilanciato
fuori dai confini regionali e nazionali. Ecco dunque che cosa
sarà Marche Food Festival: una
vetrina, del cibo e per il cibo, che
cresce anche attraverso le esperienze sensoriali che è in grado
di regalare”. La Fiera dedicherà
molta attenzione all’enogastronomia intesa
come business. Gli spazi, infatti, rispondono
in special modo alle esigenze commerciali
delle aziende produttrici e dei consumatori
ed il cuore della fiera è appositamente pensato dagli organizzatori per consorzi, comuni,
comunità montane, province, regioni, presidi
slow food, negozi specializzati, distributori
italiani ed esteri e grossisti.
Sapori a confronto con…un segreto
Non sarà soltanto uno spazio espositivo, quello di Marche Food Festival, e non sarà neanche
un semplice spazio degustazione. Sarà, infatti,
un luogo dove confrontare esperienze, mettere uno di fronte all’altro gli operatori, formare ed aggiornare le professionalità e costruire
un nuovo rapporto tra il cibo e l’arte. Poiché
la cucina è alta professionalità Marche Food
Festival propone con Food Art uno spazio nel
quale tutti i “sensi” saranno coinvolti nella preparazione dei piatti e nella loro degustazione.
Ulteriore occasione di confronto sarà Paese
Focus, uno spazio a disposizione dell’ospite
internazionale della Fiera la cui provenienza
resterà segreta. Unico indizio: si tratta di una
nazione i cui confini coincidono con quelli
italiani.
Un programma tutto da gustare
La quattro giorni di Marche Food Festival comprende una serie di eventi dedicati da una
parte agli operatori di settore, e quindi approfondimenti di carattere professionale, dall’altra appuntamenti curiosi e interessanti per il
grande pubblico. Dopo l’apertura ufficiale di
venerdì, sabato 13 giugno il programma di
Marche Food Festival propone corsi di cucina
a tema e il “Percorso del Gourmet”, un viaggio tra i vini e le eccellenze agroalimentari
del territorio attraverso una serie di straordinari abbinamenti. Anche la domenica 14 sarà
una giornata ricca: oltre al corso di cucina e al
“Percorso del Gourmet”, in programma un incontro sulla lavorazione dei prodotti per celiaci (in collaborazione con Aic) e un convegno
dal titolo “Sicurezza, igiene e qualità degli ambienti”. Infine, lunedì 15 sarà Fiere di Pesaro,
in collaborazione con Confcommercio e Fipe,
organizza la “Giornata della Ristorazione” che
vedrà protagonisti gli operatori di settore.
Con la CCIS a Marche Food Festival
La Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera e Fiere di Pesaro Srl organizzano un viaggio d’affari a “Marche
Food Festival” Salone del food & beverage. Agli operatori svizzeri viene offerta la disponibilità di incontrare oltre
150 espositori di Marche Food Festival 2009 – che püroporranna prodotti
di selezionata qualità - per allaccia-
86
re nuovi contatti ed informarsi sulle
novità del settore. L’evento è pensato
soprattutto per operatori di prodotti
di nicchia attivi in aziende, consorzi,
associazioni del settore agroalimentare, ristoranti, alberghi, agriturisimi,
pasticcerie, gastronomie, salumerie,
enoteche, distributori, grossisti, nonché ad esponenti della stampa specia-
lizzata ecc.
Ulteriori informazioni sul sito
www.marchefoodfestival.it
oppure:
Luigi Palma, Simona Ninni
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123 – Postfach 8027 Zürich
Tel. 044 289 23 23Fax 044 201 53 57
e-mail: [email protected] - www.ccis.ch
Rivista – Maggio 2009
La
Conclusa la 43a edizione del più importante
Salone internazionale dedicato al vino
Vinitaly un altro record
di espositori esteri
Raggiunta quota 45.000 operatori professionali stranieri (che già l’anno
scorso avevano raggiunto la quota più alta di sempre con 43.000 presenze) da oltre 110 Paesi. Il preconsuntivo della chiusura supera i 150.000
visitatori: uno su tre viene dall’estero. Vinitaly, dopo aver espresso la
propria vicinanza alla Regione Abruzzo e ai suoi espositori, conferma
la propria disponibilità ad azioni concrete a sostegno delle popolazioni
colpite dal terremoto
Un altro record di visitatori esteri a Vinitaly.
Tanto che la 43^ edizione è stata definita dagli espositori la più sorprendente e importante
di sempre. A chiusura del più importante Salone internazionale del vino, gli operatori esteri,
infatti, sono stati 45.000 (record assoluto della
manifestazione) contro i 43.000 dello scorso
anno. Confermata la provenienza da oltre 110
Paesi e alla chiusura dei battenti il totale com-
la manifestazione, Piero Antinori - presidente
della Marchesi Antinori e dell’Istituto vino italiano di qualità Grandi Marchi – ha affermato
che «c’è stata un’ottima affluenza e molto interesse da parte degli operatori. Si può sicuramente affermare che abbiamo respirato un’atmosfera che si è rivelata migliore del previsto,
con la sensazione che Vinitaly 2009 potrebbe
rappresentare davvero un mutamento di rotta
plessivo delle presenze ha superato i 150.000
visitatori; gli espositori sono stati oltre 4.200
provenienti da una trentina di Paesi su una
superficie di 91.000 metri quadrati netti. Riconfermato il numero dei giornalisti, che sono
stati oltre 2.400 da una cinquantina di Paesi.
Veronafiere e Vinitaly – ha dichiarato Luigi
Castelletti, presidente di Veronafiere - esprimono la loro più profonda solidarietà ai produttori abruzzesi presenti e a tutta la Regione Abruzzo per il drammatico sisma che ha
colpito la loro terra. A loro confermiamo la
nostra disponibilità a farci promotori di azioni concrete a sostegno delle popolazioni così
duramente colpite». Facendo un bilancio del-
della situazione attuale». «Vinitaly – secondo
Gianni Zonin - si sta sempre più affermando
come punto di incontro mondiale per il vino e
sono molto soddisfatto di questa edizione del
salone. Importante anche il ruolo che Vinitaly
World Tour svolge sia per l’internazionalizzazione della rassegna sia per far incontrare ai
vitivinicoltori italiani sempre nuove nicchie di
mercato».
«Con la situazione attuale – afferma Antonio
Virando, export manager di Tasca d’Almerita
– era naturale aspettarsi un Vinitaly sotto tono
invece si è confermata una fiera di business.
Ho visto molti operatori esteri interessati a
continuare ad investire per essere così pronti
Rivista – Maggio 2009
La
87
a ripartire nel momento della ripresa economica. Per quanto ci riguarda è stato il miglior
Vinitaly di sempre».
Ottimo il consuntivo per Michele Bernetti dell’Umani Ronchi, con «affluenza molto
buona di operatori esteri, in particolare da
Sud America, Australia, Canada, Taiwan, Hong
Kong, Seul e Giappone».
La rassegna è stata positiva anche per Castello
Banfi con Enrico Viglierchio che ha evidenziato «l’ottima affluenza di operatori sia nazionali che esteri, questi ultimi in particolare
provenienti da Europa e Asia. In calo, come
era abbastanza prevedibile, gli Usa, anche se
i nostri principali partner non sono mancati
all’appuntamento».
Contatti importanti, qualificati e seri in particolare con Paesi Scandinavi, Cina e addirittura Aruba per Anna Abbona della Marchesi di
Barolo. «Abbiamo registrato non solo entusiasmo, ma anche nessuna richiesta di abbassare
prezzi e praticare sconti: segno di un mercato
sano».
«Meglio dell’anno scorso», così ha definito
questa edizione di Vinitaly Jacopo Biondi Santi che ha dichiarato di aver chiuso più contratti del 2008, grazie ai tantissimi operatori esteri
presenti.
«In un momento di crisi economica – ha detto
Pia Donata Berlucchi della Fratelli Berlucchi
– vedere una tale affluenza e importanza della
presenza italiana ed estera, formata da importatori, rivenditori, comunque gente del settore
enologico, era davvero fuori da ogni previsione. Ancora più sorprendente il colloquio con
queste persone, improntato a progetti, innovazioni, speranze ed ottimismo verso un futuro
immediato. Un’iniezione di imprenditorialità
che stimola l’intelletto e fa vedere in positivo».
Per Sandro Boscaini, presidente di Masi - «Vinitaly è andato bene soprattutto perché era
evidente l’entusiasmo e la voglia di superare la
crisi, che va monitorata ma di cui, oggi, conosciamo il perimetro. Per questo la situazione
non è drammatica e non dobbiamo spaventarci. Certo abbiamo rilevato un calo di presenze di operatori provenienti dall’area della
crisi (Usa, Inghilterra, Germania e Giappone),
ma il nostro settore ne esce bene. Gli ultimi tre
anni – annota ancora Boscaini - sono stati im-
periali per il business del vino per cui un ridimensionamento era nell’aria, ma l’entusiasmo
di questo Vinitaly è un segnale che se ne può
uscire e anche bene. In questi ultimi anni abbiamo vissuto sull’orlo del lusso di largo consumo. Ora i consumatori cominciano a dire
‘vorrei ma non posso’, mentre il vino resiste:
un lusso di fronte al quale si può dire ‘vorrei
e posso’».
«Vinitaly non ha il potere di cancellare la crisi
generale – ha detto Fausto Peratoner, amministratore delegato della cantina La Vis -, nonostante questo c’è un forte segnale positivo per
il futuro del vino: dagli Usa al Nord Europa, ai
Paesi dell’Est, all’asia; i buyer di questi Paesi li
abbiamo incontrati in fiera».
Prosegue l’analisi Emilio Pedron di Giv, per il
quale la crisi che tocca il vino è più da imputare a un bisogno di riordino interno del settore
piuttosto che alla situazione internazionale.
Per Antonio Motteran, direttore generale di
Carpenè Malvolti - «abbiamo avuto incontri con i nostri importatori e distributori ed è
emersa una situazione generale incoraggiante,
perché nonostante una manifestata cautela i
programmi commerciali di lavoro del 2009 risultano sostenibili e sostanzialmente in linea
con il 2008. In questo momento è molto più
importante occuparsi dei clienti e monitorare
quotidianamente le attività in essere, piuttosto
che preoccuparsi di una generale situazione
negativa di mercato, che non deve assolutamente impedire la ricerca di nuove idee, nuove strategie e nuove opportunità di crescita».
«Sono proprio i momenti difficili che mettono
alla prova le nostre convinzioni e i nostri valori
– ha detto Vittorio Moretti, patron di Bellavista, Contadi Castaldi e Petra (Gruppo Moretti)
– e dobbiamo avere l’audacia di andare avanti
credendo nel progresso e nella crescita del
settore vitivinicolo».
«La perfetta macchina organizzativa di Vinitaly
– ha detto Gianluca Bisol, direttore generale
dell’azienda Bisol - è riuscita a stupirci un’altra volta: mai avremmo pensato quest’anno
di incontrare un pubblico professionale così
numeroso, con grande interesse dall’estero sia
da parte dei mercati storici, quali Usa, Europa
e Sud America, ma soprattutto da Cina, Russia
e Corea del Sud».
La CCIS presente con una delegazione di buyer svizzeri
La Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera, delegata di Veronafiere
per la Confederazione, era presente
al Vinitaly con una delegazione di rinomati buyer svizzeri e ha preso parte a numerosi “Taste & Buy” organizzati da varie Regioni Italiane. La de-
88
legazione elvetica era composta dai
seguenti operatori: Gaetano Ferreri
della Ferreri Import/Export di Pratteln/BS, Chris Leemann dell’azienda
Vincommercio GmbH di Rheinfelden, Nicola Gallo dell’azienda Italsapori Import di Hitzkirch/LU, Christian
Dätwyler della Gastrovin AG di Zurigo, Daniel Caro della ditta Globalwine AG di Zurigo, Francesco Mancuso
dell’azienda Opera Vins Italiens de
Prestige SA di Arzier.
I buyer svizzeri hanno partecipato
agli incontri one-to-one delle seguenti regioni: Puglia, Lombardia,
Campania e Basilicata.
Rivista – Maggio 2009
La
Il
Mondo in Camera
A colloquio con
Christian Pitardi,
Reparto Commerciale CCIS
176 neue Empfehlungen und die
bewährten Adressen allesamt neu
bewertet der Osterie d’Italia 2009/10 ist da!
Attività camerali
Biblioteca
Contatti Commerciali
Il mondo in Camera
A colloquio con Christian Pitardi, Reparto Commerciale CCIS
Nuove alleanze e nuove partnership
per continuare a crescere insieme
Sulla scorsa edizione abbiamo riferito
dell’esperienza di Luigi Palma. In questa
continuiamo il nostro breve viaggio nel
piccolo mondo camerale incontrando un
altro giovane operatore: Christian Pitardi
Da quanti anni lavori per la Camera?
9 anni nel 2009: anni molto importanti ed intensi per me
che ho iniziato a lavorare per la prima volta proprio tra le
mura della Camera.
Che funzione ricopri?
Dal 2008 sono responsabile dell’ufficio commerciale.
Trovi il tuo lavoro appassionante?
Si molto. Contribuire agli scambi tra due Paesi così importanti, mi da molti stimoli: qui seguo passo passo lo sviluppo delle relazioni commerciali tra piccoli e grandi imprese
dei due Paesi.
Il lavoro quotidiano vario e veloce mi costringe a migliorarmi anche in campo informatico, gestisco infatti strumenti
di informazione online, come il sito camerale (www.ccis.
ch), la newsletter mensile ed ultimamente anche il giornale.ch (www.ilgiornale.ch) nuovo portale partner della
Camera in Svizzera.
La CCIS compie cent’anni. Che sensazioni provi?
Emozionante. È bello vivere un avvenimento cruciale per
la Camera e per chi l’ha resa un punto di riferimento per
il Made in Italy in Svizzera.. In un secolo di vita la Camera può dire di aver accompagnato la storia italiana e
svizzera. Sia in fasi di congiuntura negativa che positiva,
la CCIS ha trovato sempre il modo di rafforzare il Made
in Italy in Svizzera, rendendo credo un servizio concreto
al nostro Paese.
Pensi che la Camera giochi un ruolo importante di promozione dell’economia italiana in Svizzera?
Direi proprio di sì. La CCIS è il punto di riferimento per
gli operatori economici italiani in Svizzera. Anche se tra
90
i soci della CCIS figurano marchi prestigiosi del Made in
Italy, la Camera è stata sempre interlocutrice di piccole e
medie realtà imprenditoriali motore della nostra economia
e del nostro export.
Pensi che le aziende italiane debbano mantenere alto il
loro livello di attenzione sul mercato svizzero?
Il mercato svizzero resterà sempre nelle attenzioni delle
imprese italiane.
Perchè?
Pur non essendo un Paese esteso, la Svizzera ha una domanda di qualità che sa riconoscere i prodotti di nicchia
e colloca la Confederazione al sesto posto nel mondo tra
i maggiori paesi importatori di Made in Italy e al primo
posto per importazioni pro-capite dall’Italia. La sfida per
l’Italia è difendere le posizioni di leadership acquisite in
Svizzera, continuamente minacciate da paesi emergenti e
dinamici, ma anche da grandi paesi industriali quali Francia e Germania.
Che difficoltà incontri nel tuo rapporto quotidiano con
aziende e istituzioni italiane ed il mercato svizzero?
Le istituzioni con le quali interloquiamo quotidianamente
sono ricche di professionalità, ma spesso agiscono frenate
da un eccessivo carico amministrativo e burocratico. Le
aziende italiane, dinamiche, spesso geniali e qualitativamente eccellenti dimostrano scarsa flessibilità nel comprendere le esigenze di questo mercato e le sue regole
comportamentali (la conoscenza delle lingue, l’affidabilità, la puntualità…). è importante capire che questo mercato va curato con attenzione non solo per la qualità dei
rapporti di business che si possono stabilire che sono di
alto livello, ma anche per il ruolo di test che questo mercato può avere per un prodotto o un servizio da lanciare
poi su altri mercati internazionali.
Se dovessi individuare le tre differenze più grandi tra un
partner svizzero ed uno italiano quali sarebbero?
Gli svizzeri sono più esigenti, puntuali ed attenti ai dettagli
rispetto agli italiani che dal canto loro sono però più propositivi, intraprendenti e informali.
Come Ti piacerebbe vedere la Camera tra 10 anni?
Da dieci anni a questa parte sono cambiate moltissime
cose. La CCIS è riuscita ad imporsi sul mercato in cui
opera, acquistando maggiore visibilità e partecipando ad
importanti manifestazioni. Ha ampliato le proprie attività, creando collaborazioni interessanti sia con istituzioni
italiane sia con quelle svizzere. Mi auguro che tra dieci
anni, magari tramite nuove collaborazioni e partnership, la
Camera diventi la colonna portante dell’economia italiana
in Svizzera.
Rivista – Maggio 2009
La
› Terra, Mare e cibo degli Dei
Trascorrere 3 giorni a Reggio Calabria nel cuore del Mediterraneo e della Magna Grecia alla ricerca del migliore
olio extravergine d’oliva e dei vini di questa assolata terra: questa l’offerta della Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera (CCIS) agli importatori svizzeri del settore. Il programma di massima prevede:
• arrivo in aereo dalla Svizzera il 12 maggio sera e transfer in albergo a 4 stelle;
• 13 maggio - degustazione di vini e olii calabresi;
• 14 maggio – vista all’area di produzione del vino;
• 15 maggio – visita all’area di produzione dell’olio.
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23 - Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
mente, come la Superbike 1198S, la nuova Streetfighter,
la leggendaria Ducati Monster, la classica Moto Guzzi
V7 o l’affascinante Norge e altri ancora.
Dopo il raduno, senza dubbio, tutti saranno affamati quindi giungerà proprio ad hoc un pranzo collettivo con
specialità italiane al Ristorante Frascati a Zurigo. In seguito si ritornerà al luogo di partenza; termine del raduno
ca. ore 15:00
Per la partecipazione è richiesta una valida patente di
guida per ciclomotori (patente cat. A). I partecipanti devono già essere muniti dell’abbigliamento da motociclista e del casco.
* Menù di tre portate inclusa l’acqua minerale al prezzo
di CHF 60.--.
Inviare l’iscrizione entro il 5 giugno 2009 alla:
MotorImport SA, Bernerstrasse Nord 202, 8048 Zurigo o
per mail a [email protected].
› Vini senesi a Zurigo
› Extender - Le gare di appalto svizzere
PromoSiena e la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) organizzano una degustazione dei
vini del senese lunedì
25 maggio 2009
Hotel Marriott, Zurigo.
30 espositori di vini provenienti dalla provincia di Siena presentano agli
imprenditori svizzeri del settore del
vino e agli amanti del vino un’accurata selezione dei loro
prodotti, tra i quali i noti Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Chianti Classico, Vernaccia di San
Gimignano, Chianti Colli Senesi.
Degustazione gratuita dalle 12.00 alle 18.30- l’iscrizione
è obbligatoria!
Informazioni e iscrizione
Lara Francesca Cucinotta
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123, 8027 Zurigo Tel. 044 289 23 23
Mail [email protected]
›
Raduno del centenario della CCIS
con le più prestigiose marche
della motoristica italiana
Che cosa sarebbe l’Italia senza La Moto? Tradizione - Passione - Fascino. Vi invitiamo, per vivere in prima persona questi valori, al raduno in onore del centenario della
CCIS con le marche MOTO GUZZI e DUCATI. Se preferite affrontare le curve in maniera sportiva oppure viaggiare ad un’andatura più tranquilla, a questo raduno, tutti
sono i benvenuti! Naturalmente anche le compagne e i
compagni. Ci incontriamo
domenica 21 giugno 2009 alle ore 8:30
davanti agli edifici del gruppo Mohag, Bernerstrasse
Nord 202, 8048 Zurigo. Tutto quello che il cuore dell’appassionato desidera verrà messo a disposizione gratuita-
Rivista – Maggio 2009
La
Le gare di appalto svizzere
vengono monitorate costantemente dalla Camera
di Commercio Italiana per
la Svizzera ed inserite nella
banca dati gestita dal Ministero degli Affari Esteri: Extender.La CCIS seleziona settimanalmente le gare di appalto considerate più idonee
alla tipica offerta italiana di prodotti e servizi e la maggior parte delle gare si concentra comunque nel settore
dell’edilizia.
La Camera può quindi essere un importante tramite per
le aziende italiane che vogliano venire a conoscenza di
queste gare e ricevere una prima assistenza per parteciparvi.
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23
Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
› Bio Made in Italy
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, sulle
orme di quanto fatto da altre Camere su altri mercati,
lancia proprio in questi giorni la sua iniziativa Bio Made
in Italy, un pacchetto promozionale destinato a promuovere le aziende italiane in Svizzera tramite una fase di
preparazione al mercato della distribuzione specializzata, un incoming di importatori in Italia e una presenza
fieristica presso la manifestazione settoriale di riferimento in Svizzera: www.biomarche.ch
Il pacchetto è accessibile a tutti gli enti e le associazioni
italiane interessati a promuovere le aziende del loro territorio su questo mercato che continua a crescere anche
in tempi di crisi.
Siamo interessati anche a ricevere dagli importatori elvetici delle manifestazioni di interesse specifico.
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Fabrizio Macrì - Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23 - Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
91
›
La subfornitura italiana
si presenta a Vicenza
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera seleziona una delegazione di responsabili acquisti dell’industria
elettro-meccanica svizzera per farli partecipare ad una
due giorni di incontri con aziende subfornitrici della provincia di Vicenza nel mese di maggio 2009.
L’evento vicentino è organizzato da Vicenza Qualità e
pensato per committenti internazionali tra cui la Svizzera. Obiettivo dell’iniziativa che vedrà la realizzazione di
incontri BtoB tra 2 o 3 buyer elvetici e circa 20 aziende
vicentine, è quello di aprire nuovi sbocchi commerciali
alle aziende della subfornitura meccanica vicentina.
Per ulteriori informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Fabrizio Macrì, Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23, Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
›
›
Borsa internazionale di contatti alla Intersolar Monaco di Baviera
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Vi presenta la borsa internazionale di contatti alla Fiera Intersolar di Monaco di Baviera. La partecipazione a questa borsa, gestita in partnership con la Camera di Commercio
Italiana di Monaco di Baviera (www.italcam.de) Vi offre
l’opportunità di fissare in anticipo un’agenda di incontri
di affari con aziende principalmente tedesche ed italiane. Gli incontri si terranno nel pomeriggio del giorno 27
maggio 2009 presso l’ICM della Fiera di Monaco di Baviera e dureranno ciascuno 30 minuti secondo un’agenda di incontri prefissata.
Informazioni:
Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Tel. 0041/44/289 23 23 - Fax 0041/44/201 53 57
E-Mail: [email protected]
Scuole medie reggine
in visita alla Camera
Lo scorso 2 Aprile 2009, nell’ambito delle attività di internazionalizzazione della provincia di
Reggio Calabria ed in partnership con il Consolato svizzero
di Reggio Calabria, la CCIS ha
ospitato nella sua sede di Zurigo una scolaresca di circa 30
ragazzi delle scuole medie reggine Durante l’incontro sono state illustrati, a scopo formativo e
partendo dall’esperienza pratica,
i temi e le modalità dell’internazionalizzazione, degli scambi
economici e dell’apertura culturale ai mercati esteri.
92
Rivista – Maggio 2009
La
176 neue Empfehlungen und die bewährten
Adressen allesamt neu bewertet der Osterie d’Italia 2009/10 ist da!
Wer nicht so sehr auf gestärkte Tischdecken und steifes
Personal Wert legt, sondern vielmehr eine authentische
Küche und behagliche Atmosphäre sucht, der greift für
seinen nächsten Italienurlaub zum Osterie d’Italia von
Slow Food Editore. Dieser einzigartige kulinarische Reiseführer ist der ideale Begleiter, um die echte italienische
Regionalküche und Lebensart in Osterien, Trattorien,
Enotecen, familiären Restaurants und Weinbars im Sinne der Slow Food- Philosophie zu entdecken. Vollständig überarbeitet und neu recherchiert, bietet der Osterie
d’Italia 2009/10 von HALLWAG eine äußerst umfangreiche Auswahl von über 1.700 zuverlässige Adressen quer
durch ganz Italien.
1991 erstmals erschienen, verstand sich der Leitfaden
zum guten italienischem Essen (so der Untertitel der
italienischen Originalausgabe) vorrangig als Gegenbewegung zur überteuerten Spitzengastronomie sowie zur
ausufernden Fast Food Kultur. Heute beklagen die Herausgeber vor allem den Trend zum „Billigheimer“: Billigflüge, Billiglokale und Discounter prägen auch in Italien
zunehmend das Konsumverhalten. Umso wichtiger sind
damit die Lokale geworden, „die die gastronomische
Identität des Landes bezeugen, Orte der Geselligkeit,
Stätten für Essen und Wein, die unsere Vorstellungswelt
mit der Atmosphäre einer urigen Osteria gleichsetzen“,
so der Slow Food-Redakteur Giovanni Ruffa im Vorwort.
Und genau das macht das Konzept dieses jährlich aktualisierten Gastronomieführers zeitgemäßer denn je.
Verschiedene Symbole zeichnen Restaurants aus, die herausragende regionale Produkte wie Wein oder Käse anbieten oder Betriebe, die in besonderer Weise der Slow
Food-Philosophie entsprechen.
Konkurrenzlos sind die Hinweise auf barrierefreie Lokale
sowie Lokale, die glutenfreie Gerichte anbieten. Kurze
Essays mit regionalen Besonderheiten geben Einblicke
in Traditionen und Sitten Italiens. Das 64-seitige kulinarische Glossar hilft dem Reisenden im Restaurant und
beim Einkauf.
Die Schaumweinkrone trägt in diesem Jahr eine Kellerei aus Südtirol, die bio-dynamischen Anbau praktiziert
und der Winzer des Jahres 2009 ist eine Frau – die ebenfalls einen biodynamischen Ansatz verfolgt. Die Zahl der
„Drei-Gläser-Weine“ erreichte mit 339 Auszeichnungen
einen neuen Höchststand: Der soeben bei HALLWAG
erschienene Vini d’Italia 2009 wurde wieder vollständig
neu recherchiert und geschrieben. Der Vini d’Italia von
Gambero Rosso® und Slow Food Editore ist der weltweit
wichtigste Führer zu italienischen Qualitätsweinen. Ob
im Restaurant, beim Weineinkauf oder auf der Italienreise; der seit 22 Jahren bewährte Guide bietet einen einzigartigen Überblick über die italienische Weinwelt und
weist den Weg zu 2.250 Produzenten und ihren Erzeugnissen. Angefangen beim sauber gemachten Alltagswein
bis hin zum absoluten Spitzenwein hält der Vini d’Italia
2009 insgesamt über 18.000 Empfehlungen bereit, darunter viele Neuentdeckungen und Geheimtipps. Bei
allen Weinen wird neben der qualtitativen Bewertung
auch die Preiskategorie angegeben: Von 1 (unter 3,50 €)
bis 8 (über 40,- €) – besonders günstige Preis-LeistungsVerhältnisse werden zudem mit einem Sternchen gekennzeichnet. In Regionen gegliedert – angefangen beim
Aostatal bis hin zu Sizilien – bietet das Werk jeweils am
Anfang des Kapitels eine kurze Einführung zur Entwicklung der Weinregion. Innerhalb der Region sind zunächst
die Anbauorte und darin die Produzenten alphabetisch
und mit vollständiger Adresse aufgeführt.
Jeder Betrieb wird in einem kurzen, lebendig geschriebenen Porträt vorgestellt. Darunter sind dann die empfehlenswerten Weine dieses Produzenten mitsamt Bewertung nach Gläsern sowie einer Einordnung in die jeweilige Preiskategorie aufgeführt.
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Über 1.700 Adressen ausgewählt
und empfohlen von SLOW FOOD
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Gambero Rosso®
Slow Food Editore
VINI D’ITALIA 2009
(Deutsche Ausgabe)
Neu bewertet: 2.250 Produzenten
und 18.000 Weine
HALLWAG Verlag München
992 Seiten, Integralbindung
Format: 14,4 x 28,3 cm
29,90 € (D)
30,80 € (A)
50,90 sFr
ISBN: 978-3-8338-1583-6
Erscheinungstermin: Februar 2009
Rivista – Maggio 2009
La
Erscheinungstermin: Februar 2009
Winzer, Weine und die neuesten Entwicklungen der
italienischen Weinwelt – nachzulesen im neuen „Vini
d’Italia 2009“
93
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Via delle Torbiere 13
I - 37017 Lazise VR
Tel: 0039/045 6470697
Fax: 0039/045 6471117
E-mail: [email protected]
www.tinazzi.it
Materiali idrotermosanitari
Ebrille srl
Strada Canelli 61/A
I - 14049 Nizza Monferrato (AT)
Tel. 0039/0141 703111
Fax 0039/0141 703140
E-mail: [email protected]
www.ebrille.it
Abbigliamento e moda
Teddy Spa
Via Coriano 58 - Grosrimini - Blocco 97
I – 47900 Rimini
Tel. 0039/0541 301480
Fax 0039/0541 383430
E-mail: [email protected]
www.teddy.it
Ceri e candele
Cereria Ermini Srl
Via Giorgione, 21
I - 31056 Roncade TV
Tel. 0039/0422 840806
94
Bigiotteria e oggettistica in vetro
Isole Veneziane S.a.s.
Viale Venezia 137
I - 31015 Conegliano TV
Tel. 0039/0438 61166
Fax 0039/0438 452915
E-mail: [email protected]
www.isoleveneziane.com
Mosaici in pietra naturale
Art 2000 srl
Via dell’Artigianato 31
I - 41040 Polinago (MO)
Tel. 0039/0536 46486
[email protected]
www.art2000.it
Richieste di merci e servizi
Telefoni cellulari
Starlite-Italia
via Aeroporto 42/B
I - 44100 Ferrara
Tel. 0039/0532 975364
Fax 0039/0532 906498
[email protected]
www.starlite-italia.it
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La ditta Silca di Brescia attiva nella
produzione di etichette autoadesive
presenterà ad Aprile i propri innovativi prodotti al pubblico elvetico.
La Silca realizza prodotti di sicura
qualità ed affidabilità e collaborerebbe volentieri con agenti e rappresentanti del settore e imprese
del settore alimentare, cosmetico e
dell’abbigliamento. L’azienda utilizzando la tecnologia della stampa a
trasferimento termico (TTR) riesce a
proporre al mercato tutte le possibili
soluzioni di nastro, sia per la stampa,
dalla tradizionale a quella di ultima
generazione ad alta velocità sia per il
colore, dalla quadricromia per stampanti speciali ai colori oro ed argento
per stampe ad alta tenuta. Per la produzione dei transfer non sono utilizzati solventi né acqua durante la fase
di fabbricazione: sono perciò atossici, indelebili e resistenti ai lavaggi.
Vino
Azienda Agricola Prà di Graziano Prà
Via della Fontana, 31
I - 37032, Monteforte d’Alpone (VR)
Tel. 0039/045 7612125
Fax. 0039/045 7610326
E-Mail: [email protected]
www.vinipra.it
• La società Walcher di Bolzano è
specializzata nella produzione di
grappe, acqueviti di frutta e liquori pregiati. Frutta di prima qualità,
tecniche di distillazione collaudate
da anni e l’utilizzo di alambicchi
speciali a bagnomaria con controllo
elettronico, garantiscono la massima
qualità e purezza delle grappe, acqueviti e liquori. La Walcher gradirebbe entrare in rapporti d’affari con
distributori o rivenditori del settore
interessati ad ampliare la propria offerta con prodotti di sicura qualità e
dal gusto prelibato.
Salumi
Reduzzi Salumi srsl
Via Ovada, 1
I - 20142 Milano
Tel. 0039/0373 91359
ax 0039/0373 970403
[email protected]
www.reduzzisalami.com
• La ditta S.C.S. di Brescia attiva nella
produzione di stampi per pressofusione presenterà ad Aprile i propri prodotti al pubblico elvetico.
La S.C.S. realizza prodotti di sicura
qualità ed affidabilità e collaborerebbe volentieri con imprese che producono articoli in plastica, fonderie di
Rivista – Maggio 2009
La
alluminio, subfornitori del settore
militare. L’azienda lavora da oltre
vent’anni su commessa e copre una
gamma di mercati amplissima (automotive, elettrodomestici, apparecchiature medicali, militare) e grazie
ad un parco macchine tecnologicamente assai avanzato può realizzare
stampi fino a valori di 2000 x 3000
mm con un peso di 30 tonnellate.
• La ditta Cover Technology srl di Brescia attiva nel settore della realizzazione di coperture in PVC e policarbonato per hangar, magazzini e impianti sportivi presenterà ad Aprile i
propri innovativi prodotti al pubblico
elvetico.La Cover Technology offre
prodotti di sicura qualità ed affidabilità a agenti e importatori svizzeri
del settore. L’assenza di fondazioni
permette la massima semplicità nella
posa delle strutture Cover Technology
anche negli ambienti più critici, mantenendo grazie a speciali metodi di
ancoraggio, solidità strutturali paragonabili a costruzioni in muratura, e
abbattendo i costi dovuti ai più classici sistemi edilizi. Elevata resistenza
ai carichi di vento e neve, grazie ad
innovative scelte costruttive, consente a Cover Technology di superare le
classiche soluzioni in acciaio, legno
lamellare e legno massiccio.
• La ditta Miglioli Group di Brescia attiva nella produzione di materiale nel
settore idrosanitario presenterà ad
Aprile i propri innovativi prodotti al
pubblico elvetico. La Miglioli Group
realizza prodotti di sicura qualità
ed affidabilità e collaborerebbe volentieri con importatori e distributori di materiale idrotermosanitario.
L’offerta dell’azienda è veramente
amplissima, spazia dalle semplici
valvole a sfera o dai comuni aeratori
ai più complessi miscelatori monocomando e alla rubinetteria di lusso. La Miglioli Group offre prodotti
termosanitari sia per uso industriale
che per uso abitativo. Tutti i prodotti
sono certificati e sono coperti da assicurazioni contro danni o difetti di
produzione il che da una garanzia
della qualità dei materiali realizzati.
Per le richieste di cui sopra
rivolgersi a:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
[email protected] - www.ccis.ch
DAL MERCATO SVIZZERO
Guaine di protezione
per cavi elettrici
Jet Electricité & Télécommunication SA
Ch. Frank-Thomas 66
1223 Cologny
Tel. 0041/022 700 6261
Fax 0041/022 7006266
[email protected]
www.jetelectricite.ch
Calzature
Artigiano Shoes & Bags
Birmensdorferstrasse 1748
8003 Zürich
Tel. 0041/43 3330885
E-Mail: [email protected]
Salve! Sono Teresa Nuzzo, ho 29 anni, sono laureata in
Economia presso l’Università Parthenope di Napoli e sono
specializzata con un master post-laurea in Tourism Management. Mi sono trasferita a Zurigo da alcuni mesi, per
motivi familiari, e cerco un impiego nell’ambito dell’organizzazione e promozione turistica, oppure in ambito
economico-commerciale. Sono madrelingua italiana, ho
una buona padronanza dell’inglese e una conoscenza di base del francese;
inoltre sto continuamente approfondendo la conoscenza del tedesco frequentando corsi intensivi. Sono una persona seria, dinamica, volenterosa,
aperta a nuove sfide ed apprendo velocemente. Ho avuto esperienze lavorative in ambito turistico, nei servizi di segretariato, e ho appena terminato
una prima esperienza di tirocinio in Svizzera presso la CCIS.
e-mail: [email protected]
Mobile: (+41) 0762442502
Rivista – Maggio 2009
Abbigliamento femminile
Liza Lareida GmbH
Geigenmühlestr. 5
8173 Neerach
Tel. 0041/ 434332109
Fax 0041/434332105
[email protected]
Offerte di merci e servizi
Prodotti cosmetici e di bellezza
Valöex SA
Oberstrasse 125a
9001 St. Gallen
0041/79 8217291
[email protected]
www.valoex.com
Ricerca di merci e servizi
ANNUNCI DI LAVORO
La
Cavi
Tefkon AG
Poststrasse 7
CH-9220 Bischofszell
Tel. 0041 71 424 26 26
Fax 0041 71 424 26 24
[email protected]
Richieste di ricerca
agenti-rappresentanti
• La Swiss Impact (www.swissimpact.com), una società di Berna
specializzata in soluzioni informatiche, ha realizzato un prodotto altamente innovativo UIS, ‘Universal
Information System’ per la pianificazione della struttura dati e delle
applicazioni informatiche adatto
ad imprese di ogni tipo e dimensione. Dopo l’installazione di una
soluzione software individuale, i
responsabili IT di una ditta non devono fare altro che amministrare la
struttura degli oggetti dati centrali.
Saranno in grado di gestire oggetti
e i loro attributi, i loro ruoli e generarli liberamente. Ed è qui l’innovazione di UIS: mentre fino ad oggi
queste operazioni implicavano una
costosa e intensa ristrutturazione
delle applicazioni e delle banche
dati, con la conseguente necessità
di un nutrito gruppo di tecnici, oggi
bastano pochi clic con il mouse.
Per le richieste di cui sopra
rivolgersi a:
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, Seestr. 123
casella postale, 8027 Zurigo
Tel. 044/289 23 23 - Fax 044/201 53 57
[email protected] - www.ccis.chw
95
Attività e Servizi
Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del
Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera
• Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc.
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti
• Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori
• Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di
servizi di interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo
alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali
Pubblicazioni
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione
della Camera Arbitrale della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in Italia
• Costituzione di società affiliate
di imprese estere in Italia
• Servizi camerali
• Das neue italienische Gesellschaftsrecht
• ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile
(11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Facilitazioni per i Soci
Seestrasse 123,
Casella postale,
8027 Zurigo
Tel. ++41(0)44 289 23 23,
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani,
nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto
commerciale, societario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia doganale
• Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento
di brevetti
• Azioni promozionali e di direct marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane.
Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere
Fax ++41(0)44 201 53 57
http://www.ccis.ch,
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale,
1211 Ginevra 1
Tel. ++41(0)22 906 85 95,
Fax ++41(0)22 906 85 99
e-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Tagliando d’abbonamento
Nome ......................................................................................................
Cognome .................................................................................................
Indirizzo ..................................................................................................
Tel. ....................................
e-mail .......................................................
Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo
(11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro)
Data e firma ............................................................................................
Ritagliare ed inviare a:
La Rivista, Seestrasse 123, Postfach, 8027 Zurigo
Oppure inviare un eA-mail a: [email protected]