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Nicolò Martini, Il nostro “corrispondente” dagli Stati Uniti d'America,
Stato New York, continua ad inviarci le sue riflessioni.
A distanza di un anno il ricordo di quel viaggio è sempre vivo come mi trovassi
ancora lì. Vivo come non mi fossi mai mosso da sotto quel cocente Sole che
tanto scaldava le infinite meraviglie che la giungla mi offriva. La Thailandia è
stata per me una scoperta.
Una Terra di libertà (questo il significato della parola Thailandia, da Thai=
libertà e land= terra) dove il cosiddetto sacro e profano s’ incontrano, unendo
natura selvaggia ad altrettanto selvaggi festeggiamenti sulle spiagge. Non
ricordo, per l'appunto, chi disse che noi occidentali avevamo la tendenza ad
andare a Oriente per “orientarci”. Mi sa, però, che questo qualcuno ci è
andato prima dell'esodo di turisti europei ed americani; tutti pronti -ma
soprattutto tutti fatti- a comprarsi qualsiasi cosa questa Terra possa vendersi.
Un paese ricco d' incredibili sfumature ma con una sempre più cospicua
perdita di dignità.
Ed è proprio per la gran quantità di variabili da questo viaggio rappresentate,
che mi son ritrovato a dibattere non poco con il mio “Io” Scrittore/cantastorie.
La questione era: “Come faccio a raccontare di un luogo in cui ne ho viste di
ogni?”. Voglio dire, in un paese come la Thailandia, un filo logico non esiste.
Puoi trovare baracchini, metti di vedere i nostri “Paninari”, che friggono
qualsiasi animale possa esser fritto, alle 5 del mattino ma, soprattutto, in
condizioni igieniche che “precarie” è un eufemismo anche leggero. Passando
poi agli altarini dedicati alla preghiera. Piccoli angoli sacri, colmi d’incenso e
presenti in ogni dove dai quali si denota una forte tendenza verso la religiosità.
Se poi si pensa che, all'alba, i fedeli attendono di fronte casa l'arrivo dei
monaci per dar loro delle offerte, direi che la vocazione è davvero forte se
paragonata alla nostra. Fede che, però, alla fin fine non sempre rispecchia un
impeccabile condotta morale. Vuoi perché siamo turisti ed inesperti, vuoi
perché siam giovani e bischeri ma son state più le volte che han provato a
truffarci di quelle in cui si son resi conto che eravamo due zingari all’avventura.
E si, di conseguenza spilorci e senza ‘na lira, o meglio, senza un Bath (moneta
Thailandese).
Una nazione, dunque, in cui l’adorazione per il denaro sta superando di gran
lunga quella per madre natura. L’esempio più tristemente noto: l’arcipelago
delle Phi Phi Islands. Per capirci, per i cinefili più che altro, la spiaggetta da
mille e un -ammazza aoh, che posto!- in cui è stato girato “The Beach”, con
Leonardo di Caprio. Ecco, tutta n’altra cosa da come la si vede nel film. Ma non
tanto per l’effetto cinematografico, macché! Più perché ormai è diventata un
bordello a cielo aperto. Un postaccio frequentato da rampanti e sciccosi
occidentali che hanno deturpato il paesaggio incastrandoci tutti quei comfort
che sono tipici del loro Mondo. Mancava Starbucks o un corriere di Amazon e
sembrava di stare a New York in un’insolita giornata di sole.
Questo perché non siamo capaci di viaggiare con la mente e ci limitiamo a
viaggiare con il corpo. Eravamo in mezzo al nulla ma cercavamo un wi-fi,
eravamo in paradiso e volevamo un trancio di pizza da mangiare sorseggiando
una Coca Cola.
Il viaggio bisogna avercelo prima di tutto dentro.
E questo l'ho capito solo dopo aver sbuffato per aver scelto (voler risparmiare
porta anche questo) di dormire nella giungla, in una capanna fatta di legno e
senza prese di corrente.
Il semplice spostarsi è ben diverso dal viaggiare. Un turista è colui che
conquista una meta, si porta a casa il bello dell'esperienza e se ne ritorna alla
vita di tutti i giorni. Un viaggiatore, al contrario, dopo aver vissuto un luogo,
sarà per sempre da esso influenzato. Avrà per sempre dentro quel viaggio e ciò
che esso gli ha insegnato, per quello credo che viaggiare sia sinonimo
d'imparare.
Ovviamente i nativi non possono che ringraziare per tale superficialità
occidentale, tanto a loro, che l’acqua rimanga pura e la foresta lussureggiante,
non interessa. Forse perché ci son cresciuti in un luogo così vivo e quindi, se in
una situazione ci sei dentro da sempre, ne perdi di vista il valore. O forse
perché gli è stato insegnato che il vero valore è un altro, quello della filigrana.
Il thailandese medio vive più o meno come l'italiano medio: in tranquillità,
“nun ce ne fotte niente”. Generalizzando, la donna si fa il mazzo nei ristoranti
mentre il marito guida il taxi; ‘na vita un po’ come viene comunque, senza
troppi impicci. Al contrario, i giovani thailandesi, ansimano -e pure
felicemente- per stare al passo con i nuovi trend europei tra l’abbinamento
maglietta-nike-cappellino e l’abbinamento su Tinder.
Del resto tutto il Mondo è paese, come si suol dire; anche se in Thailandia non
hanno i tortellini, e vi assicuro che la vita senza di essi non è la stessa.
Due generazioni molto diverse tra loro ma comunque in balia del Mondo
occidentale. I primi si piegano al turismo, unica risorsa in un paese dove la sola
industria funzionante sembra essere quella degli hard disk per computer. I
secondi, crescono a riso e prodotti Apple.
Ma il nostro tenore di vita ha un costo, anche in un paese in cui con
l’equivalente di 4€ fai un pasto completo al ristorante. E allora come si fan due
soldi se sei giovane e attraente? Vendi il tuo corpo, maschio o femmina che
sia, tanto tutti comprano tutto e un po’ di stravaganza non fa mai male.
Succede alla luce del giorno, senza scandalo e senza grossi problemi; almeno
all’ apparenza. Se sia legale o meno non l’ho capito, se sia un fenomeno di
sfruttamento non lo so. Ma quel che è chiaro è che se c’è chi vende c’è anche
chi compra. E chi ha i soldi in un paese retto dal turismo? Esatto! Un saluto a
tutti coloro che dicono alla famiglia di andare in Thailandia per il mare
cristallino, ciao mitici!
Ma queste son supposizioni di chi, per quanto critichi tutti ‘sti turisti maiali,
turista lo è stato un po’ anche lui. Ma, come di consueto, tutto dipende da
come fai le cose.
L'idea di questo viaggio è nata soprattutto dalla necessità di benessere così Io,
ed uno dei miei più cari amici, decidiamo di puntare dritti verso il caldo golfo
della Thailandia. Comprato un biglietto da Venezia, tempo un mese e siamo
gonfi di birre e cibo in scatola su un volo diretto allo Suvarnabhumi Airports di
Bangkok. Le condizioni in cui atterriamo dopo 16 ore di viaggio neanche ve le
racconto, ma allo stesso tempo siamo carichi d’ enfasi per andare alla
conquista di questa perla dell’Asia. Finiremo, già la prima sera, ubriachi in
Kaosan road; una delle più turistiche e squallide vie della città, cercando di non
esser arrestati per molestie.
Dopo due giorni ci rendiamo conto che i tempi sono maturi e il caos della
metropoli non è il motivo per il quale abbiamo sgambettato fin qui. La meta è
imprecisata, ma comunque verso sud. Ovviamente, da buoni vagabondi quali
siamo, non avevamo pianificato il minimo itinerario prima della partenza. Si,
più che altro, ci definirei sprovveduti; ma si sa, il viaggiatore ha il dovere di
sacrificare le sicurezze della quotidianità a favore del caso; in quanto solo
rinunciando all’ordinario si può trovare lo straordinario.
Abbiamo deciso quindi di affidarci ai trasporti pubblici locali o meglio, alla
sorte: treni al limite della sopportazione umana e battelli credo riciclati dalla
tratta Libia-Sicilia, spendendo non più di 70€ per circa 2.000km di viaggio.
Specifico visto che con la stessa cifra, in Italia, ci paghi due pizze e due biglietti
per il cinema. Ritrovandoci così a visitare miriadi d'isolette incantante , che
mamma mia pensando a tutti gli anni trascorsi tra i lungomare del nord Italia,
mi vien da imprecare in thailandese. Si, se solo lo parlassi!
Già, se solo fossimo in grado di parlare tutte le lingue del Mondo, sarebbe
tutto un altro Pianeta. Ma no, non è frutto di un delirio notturno, è purtroppo
o per fortuna il ricordo d'uno degli episodi più intensi di questa esperienza.
Avevamo appena finito di cenare quando vidi una bimba, avrà avuto si e no 4
anni. La pelle chiara ed i capelli biondi indicavano un'origine europea; mi
accorsi che parlava italiano quando il padre le si avvicinò. Stava tentando con
tutte le sue forze di giocare con due bambini del luogo ma niente, non c’era
verso di capirsi. Le dispiaceva, voleva conoscerli, ridere e scherzare ma era
impossibile! Si avvicinò così al genitore e, con viso triste, gli chiese: "Ma papà,
perché non mi rispondono? Perché non mi ascoltano?" Il padre ovviamente
spiegò che vi era una differenza e che era naturale non capirsi.
L'emozione dentro di me crebbe a dismisura. Mi chiesi perché una bambina si
rendeva conto di concetti così elementari quali il fatto che se non vi fossero
barriere linguistiche o confini tutti potremmo entrare in contatto più
facilmente e, chi lo sa, magari convivere pacificamente. Perché noi "adulti"
non vediamo più la realtà? Ma quanto importanti sono le parole! Quanto
importante è dialogare e capirsi l'un altro.
Beh, io, dal dialogo con me stesso dopo questo viaggio, ho capito che in futuro
sarà meglio esser un po' meno turista e più viaggiatore. Mi son divertito, e non
poco, ma se si vuole andare al Mondo in avanscoperta bisogna tirar fuori tutta
la versatilità e il rispetto di cui si dispone. Viaggiare significa lasciarsi andare e
entrare completamente nel nuovo Universo in cui ci si trova.
Quindi mettete da parte il necessario per un volo e andate a vedere quanto
può esser bello visitare mondi come questi!
Dedicato al mio per sempre giovane amico Riccardo che in quest'avventura mi
ha guidato.
Sawadee ka (ciao in lingua Thai)!