Vol. 5, n. 3, September-December 2009

Transcript

Vol. 5, n. 3, September-December 2009
ISSN 2035-0686
Vol. 5, n. 3, September-December 2009
Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention
of skin damage induced by radiotherapy
Elisabetta Garibaldi, Marco Gatti, Marie Paule Gardes, Enrico Raiteri, Elena Delmastro,
Cristina Bona, Giuseppe Malinverni, Pietro Gabriele
Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C
on the performance and duration of an intradermal filler
Adele Sparavigna
Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, dopo iniezione intramuscolo
Matteo Caleo
Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio
e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide
Antonino Di Pietro, Pietro Cazzola
Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione
degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica
Giammaria Giuliani, Carolina Bussoletti, Alessandra D’Amore, Leonardo Celleno
La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari
Fiorella Bini
Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo a base di timo-peptidi
di sintesi a basso peso molecolare nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna
Donne Dermatologhe Italia - DDI
La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche
Steven Paul Nisticò, Massimo Gabellini, Rosita Saraceno, Caterina Schipani, Sergio Chimenti
Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento
della dermatite seborroica del viso
Christian Pedrinazzi, Santa Andreoli, Elisa Battistini,
Maria Letizia D’Errigo, Cesarina Gregotti, Plinio Richelmi
Il progetto “Amor di Pelle 2009”
Antonino Di Pietro
Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche
Maria Bucci, Andrea Fratter
Indexed in: EMBASE, EMNursing, Compendex, GEOBASE
Nel 2010 abbiamo deciso di annullare
un Congresso che avevamo inizialmente programmato nel mese di aprile a
Salsomaggiore. Perché? Semplicemente perché abbiamo voluto dare una
prova di maturità, serietà e amicizia
verso i colleghi e le aziende che ci sostengono.
In pratica ci siamo accorti, solo dopo
aver fatto i primi annunci ufficiali, che
nella stessa settimana in cui avevamo
programmato l’evento ci sarebbe stato il congresso della
SIDCO che dopo varie vicissitudini interne aveva definitivamente confermato la data.
Una rapida revisione del calendario ci ha mostrato che
non c’era nessun altro week-end libero fino a giugno. Che
senso aveva far finta di nulla e sovrapporre negli stessi
giorni due congressi di dermatologia?
Sarebbe stato sconveniente per gli amici della SIDCO e
per le aziende che si sarebbero dovute sobbarcare doppie
spese per una eventuale sponsorizzazione.
All’unanimità il consiglio direttivo dell’ISPLAD ha deciso,
allora, di annullare l’evento. Si dice da tempo che i congressi in dermatologia sono troppi! È vero e noi abbiamo
voluto dare un buon esempio.
Abbiamo così concentrato grandi energie ed entusiasmo
sull’incontro ISPLAD-ADOI che ci sarà a Matera dal 17 al
19 giugno. Un momento di grande interesse e confronto
scientifico, clinico e pratico che unirà sicuramente molti
dermatologi, soprattutto quelli che amano i fatti e non
solo le parole.
Recentemente un nostro collega ha scritto che una nuova
paziente è andata nel suo studio chiedendo se egli fosse
un dermatologo plastico e se, quindi, esperto nella materia, poteva fare qualcosa di concreto e serio per aiutarla a
mantenere la pelle giovane e sana.
Chi è lungimirante ha capito il significato e la vera importanza di questa notizia.
Se oggi un paziente si rivolge a un dermatologo chiedendogli se si occupa di terapie antiaging serie e concrete e
vuol sapere se è un “dermatologo plastico”, e non un
“medico estetico”, vuol dire che i dieci anni di vita
dell’ISPLAD non sono stati spesi invano. In questi anni
l’ISPLAD ha rafforzato il ruolo del dermatologo, per questo ora non dobbiamo più dire che siamo “medici estetici” per indicare la nostra competenza in materia.
Un grazie di cuore a chi ha riportato il fatto e lo ha evidenziato rendendolo importante; grazie da parte di tutti i
duemila soci “dermatologi plastici” dell’ISPLAD.
In 2010, we decided to cancel a congress that had initially been
planned for the month of April in Salsomaggiore. Why? Simply
because we wanted to send out a friendly message and a
demonstration of our support and maturity to all the colleagues and enterprises that have continuously supported us.
The date for the Congress of SIDCO had finally been confirmed after various internal changes. And we only realized
that it would have taken place in the same week in which we
had planned our event after we had already made the first official announcements.
A quick revision of our schedule made it clear that there would
be no other weekend free until June. What sense would it have
made to organise two overlapping congresses of dermatology?
It would only have been an inconvenience both for our friends
at SIDCO and for the enterprises that would have had to spend
twice as much on any eventual sponsorship.
Therefore, the Executive Committee of ISPLAD unanimously
decided to cancel the event. For quite a while now, people have
been saying that there are too many congresses of derm a t o logy! There is some truth to it and we wanted to give a good
example.
We then poured all our energy and enthusiasm into the
ISPLAD-ADOI meeting that will take place at Matera from
June 17th-19th. It will be an interesting moment of scientific,
clinical, and practical exchange that will surely unite many
dermatologists. Especially those who love a demonstration of
facts and not only words.
Recently, one of our colleagues wrote that a new patient came
to his studio asking him if he were a plastic dermatologist, and
if he, therefore, was an expert on the subject. The patient wanted to know if our colleague could do something concrete and
serious to help him maintain young and healthy skin.
The significance and true importance of this anecdote will be
clear to any forward-looking person. If a patient comes to a
dermatologist today, asking if he works with serious and concrete anti-aging therapies and wanting to know if he is a “plastic dermatologist” as opposed to an “aesthetic doctor”, it means
that the ten years of ISPLAD have not been spent in vain.
Throughout these past years, ISPLAD has continuously
worked to bring the role of the dermatologist to the forefront.
Nowadays, the need for us to use the term “aesthetic doctors”
to indicate our competence of the subject no longer exists.
A big, heartfelt thank you to those who have communicated
this, proven it, and made it important. Thank you on behalf of
the two thousand member “plastic dermatologists” of ISPLAD.
Antonino Di Pietro
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
229
Sommario
pag. 233 Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention
of skin damage induced by radiotherapy
Journal of Plastic Dermatology
Elisabetta Garibaldi, Marco Gatti, Marie Paule Gardes, Enrico Raiteri, Elena Delmastro,
Cristina Bona, Giuseppe Malinverni, Pietro Gabriele
pag. 241 Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones
Editor
and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler
Antonino Di Pietro (Italy)
Adele Sparavigna
Editor in Chief
Francesco Bruno (Italy)
Co-Editors
Bernd Rüdiger Balda (Austria)
Salvador Gonzalez (USA)
Pedro Jaen (Spain)
dopo iniezione intramuscolo
Matteo Caleo
pag. 257 Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio
Associate Editors
Francesco Antonaccio (Italy)
Mariuccia Bucci (Italy)
Franco Buttafarro (Italy)
Ornella De Pità (Italy)
Giulio Ferranti (Italy)
Andrea Giacomelli (Italy)
Alda Malasoma (Italy)
Steven Nisticò (Italy)
Elisabetta Perosino (Italy)
Andrea Romani (Italy)
Nerys Roberts (UK)
e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide
Antonino Di Pietro, Pietro Cazzola
pag. 265 Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione
degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica
Giammaria Giuliani, Carolina Bussoletti, Alessandra D’Amore, Leonardo Celleno
pag. 271 La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari
Fiorella Bini
Editorial Board
Lucio Andreassi (Italy)
Kenneth Arndt (USA)
H.S. Black (USA)
Lucia Brambilla (Italy)
Günter Burg (Switzerland)
Michele Carruba (Italy)
Vincenzo De Sanctis (Italy)
Aldo Di Carlo (Italy)
Robin Eady AJ (UK)
Paolo Fabbri (Italy)
Ferdinando Ippolito (Italy)
Giuseppe Micali (Italy)
Martin Charles Jr Mihm (USA)
Joe Pace (Malta)
Lucio Pastore (Italy)
Gerd Plewig (Germany)
Riccarda Serri (Italy)
Adele Sparavigna (Italy)
Abel Torres (USA)
Stefano Veraldi (Italy)
Umberto Veronesi (Italy)
Managing Editor
Antonio Di Maio
pag. 279 Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione
e shampoo a base di timo-peptidi di sintesi a basso peso molecolare
nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna
Donne Dermatologhe Italia - DDI
pag. 287 La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche
Steven Paul Nisticò, Massimo Gabellini, Rosita Saraceno,
Caterina Schipani, Sergio Chimenti
pag. 293 Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica
nel trattamento della dermatite seborroica del viso
Christian Pedrinazzi, Santa Andreoli, Elisa Battistini, Maria Letizia D’Errigo,
Cesarina Gregotti, Plinio Richelmi
pag. 301 Il progetto “Amor di Pelle 2009”
Antonino Di Pietro
NUTRIDERMATOLOGY
pag. 307 Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche
Maria Bucci, Andrea Fratter
English editing
Rewadee Anujapad
Direttore Responsabile
Direttore Generale
Direttore Marketing
Consulenza grafica
Impaginazione
pag. 251 Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale,
Registr. Tribunale di Milano n. 102 del 14/02/2005
Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano
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E-mail: [email protected]
Pietro Cazzola
Armando Mazzù
Antonio Di Maio
Piero Merlini
Stefania Cacciaglia
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2
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Via Bassini, 41 - 20133 Milano
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
231
Randomized trial on the efficacy
of two non steroidal drugs
in the prevention of skin damage
induced by radiotherapy
Elisabetta Garibaldi
Marco Gatti
Marie Paule Gardes
Enrico Raiteri
Elena Delmastro
Cristina Bona
Giuseppe Malinverni
Pietro Gabriele
SU M M A R Y
Randomized trial on the efficacy
of two non steroidal drugs
in the prevention of skin damage
induced by radiotherapy
The aim of this study is to evaluate the reparative properties of the Restitutio
Restructuring Cream (RRC) produced in two formulations for the skin injuries
caused by radiation in patients undergoing radiotherapy treatment: “A formulation”,
cutaneous emulsion based on alginates; “B formulation”, cutaneous emulsion based
on alginates, hyaluronic acid, and beta-glucan. A total of 64 patients were recruited
in the protocol: 52 patients with breast cancer operated on conservatively and
requiring postoperative radiotherapy and 12 patients with head and neck cancer
requiring curative radiotherapy. Patients were randomized to receive, during radiotherapy, a topical treatment with RRC on the irradiated skin. Overall 39 patients
reported skin toxicity at grade 1. Grade 2 of skin toxicity was observed in only 6
patients with breast cancer. We have not observed any cases of grade 3 or more of
skin toxicity requiring break in radiotherapy treatment. Results were assessed not
only in terms of grade and overall reduction in toxicity but also in terms of full
regression of skin lesions with “ad integrum restitutio” and in terms of rapidity of
repair of radio-induced damage. Both formulations of cream used showed good effectiveness though better for “B formulation”; “ad integrum restitutio” was good and
occurred on average within 5 and a half weeks.
KEY WORDS: Radio-dermatitis, Radio-induced skin injuries, Topical treatment
Introduction
Acute radio-dermatitis is a common
collateral effect during radiotherapy for the
treatment of several tumors such as those of
head and neck, breast, soft tissue sarcomas as
well as cutaneous cancers 1. Radio-dermatitis
can appear with diff e rent grades, until it
becomes, in the worst case, a real burn 2.
Symptoms of radio-dermatitis can be quite significant (itch, burning, prickling pain) and
sometimes they can necessitate a break in
treatment. The radiation oncologists classifie
acute damage from radiations according to a
scale proposed by RTOG-EORTC 3, 4, reported
in Table 1.
The intensity of reactions depends on several
factors related to the fractionation and total
radiotherapy doses: the cutaneous injuries usually appear in doses over 40-45 Gy and in using
hypofractionated treatment (high doses for a
session) 5. Reaction intensity also depends on
the kind of energy used: electrons release more
energy in the skin and they may cause more
damage than photons, with increased incidence
of fibrosis and teleangectasia. Furthermore,
when using photons, those with low-energy
have a more superficial build-up than those of
high energy determining more toxicity on the
skin and subcutaneous soft tissues. Cutaneous
injuries were also more common using cobalt
or orthovoltage therapy.
Radiotherapy Department,
Institute for Cancer Research and
Treatment – IRCC, Candiolo (TO), Italy
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
233
E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele
Table 1.
RTOG-EORTC acute skin toxicity scale.
Grade 0
Grade 1
Grade 2
Grade 3
Grade 4
No change over
baseline
Follicular,
faint or dull
erythema;
epilation, dry
desquamation
or decreased
in sweating.
Tender, bright
erythema;
patchy, moist
desquamation
or moderate
edema.
Confluent, moist
desquamation
other than
skin folds;
pitting
edema.
Ulceration,
hemorrhage,
necrosis.
Radiation-induced skin injuries are more common in the radiotherapy of breast cancer
(Figure 1) (where used doses are of 50 Gy over
the whole breast followed by a boost on the
surgical bed of 10-16 Gy) or in the head and
neck cancers (where in the case of radical intent
used doses are higher, up to 70 Gy) and when
photons with low energy (about 6 MV) sometimes associated with electrons are used.
Furthermore, in the treatment of these diseases
quite simple arrangements of beams are used to
reduce and minimize the occurrence of side
effects. Other factors that may affect the intensity of skin reactions are: the specific area of
skin treated (being more frequent in locations
such as the infra-mammary furrow, the neck,
the axillae, the inguinal folds), the phototype
( m o re common in light
skin), the intrinsic skin
sensitivity, the size of the
m a m m a ry gland and the
possible concurrent or
sequential use of chemotherapy, today increasingly
frequent 6.
Currently there is no standard approach for the prevention and treatment of
radio-induced skin lesions,
although several studies
have been published on the
use of various kinds of topical drugs (aqueous creams,
aloe vera-based cre a m s ,
almond oil-based, with
chamomile, hyaluro n i c
acid, sucralfate, gentian
violet or topical corticost e roids, etc...). The most
part of this studies doesn’t
234
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
show however a clear superiority of an agent on
the other7, 10. The review published in 2006 by
Bolderston and coll, concludes that there is
insufficient evidence to support or refuse specific topical agents for prevention or management of acute skin reaction 9.
Also McQuestion in his paper published in
2006, draws same conclusions10.
Table 2 summarises some of the most recent
studies of literature (from 2000 to today) on
this topic11,17.
Our study aims to assess the reparative properties of the Restitutio Restructuring Cream (RRC)
produced by the Ganassini Institute in two formulations (A and B) on skin injuries caused by
radiation in patients undergoing radiotherapy
treatment.
Figura 1.
Example of grade 2 acute skin toxicity in radiation treatment for breast cancer.
Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy
Table 2.
Recent clinical studies of literature.
Clinical study
Year
Kind of study
N. pts
Site
Results
Röper B et al.
(Strahl Onk) (11)
2004
Phase III
(Thêta-cream vs
Bepanthol lotion)
20
Breast
No differences in side effects;
higher cost and problems
with skin marks.
Pommier P et al.
(JCO) (12)
2004
Phase III
(Calendula
vs Trolamine)
254
Breast
Calendula better
(p < 0.001)
Szumacher E et al.
(IJROBP) (13)
2001
Phase II
(Biafin)
60
Breast
G2 83%; G3 2%
No break or delay of RT
Fisher J et al.
(IJROBP) (14)
2000
Phase III
(Biafin vs BSC)
172
Breast
No differences
p = 0.77
Leonardi MC et al.
(Eur J Dermatol) (15)
2008
Double-blind random
(MAS065D vs vehicle)
40
Breast
MAS065D Better
(p < 0.0001)
Wells M et al.
(Radiother Oncol) (16)
2004
Phase III
(Sucralfate vs aqueous
cream vs no cream)
357
Breast, H&N
Anorectal area
No differences
and methods
Materials
This is a prospective study conducted
in a project for the continuous improvement of
quality assurance in radiotherapy18. It was conducted at Istitute for Cancer Research and
Treatment (IRCC) of Candiolo (Turin) in 2007.
The study aimed to evaluate the reparative pro perties of the RRC produced in two formulations
(A and B) on injuries caused by radiation in
patients undergoing radiotherapy treatment.
Inclusion criteria were:
– informed consent
– patients with breast cancer operated on
conservatively and requiring postoperative
radiotherapy treatment
– patients with head and neck cancer requiring radiotherapy with radical intent
– Karnofsky performance status 90-100
– patients with negative history for allergy.
Exclusion criteria were:
- patients with history of cutaneous hypersensitivity to topical substances
- patients with positive history for allergy
- patients with connective tissue diseases
- patients with history of psychological problems that could reduce compliance to treatment protocol.
A total of sixty-four patients, candidate for radiation therapy, were recruited in the protocol: 52
patients with breast cancer operated on conservatively and requiring postoperative radiotherapy
treatment and 12 patients with head and neck
cancer requiring radiotherapy with radical intent.
Administered doses for patients irradiated for
breast cancer were as follows: 50 Gy in 25 fractions to the whole breast with 6 MV photons,
over 5 weeks, and then a boost to the surgical
bed of 10 Gy in 5 fractions with 6-9 or 12 MeV
electrons, for a total dose of 60 Gy.
Patients treated with radical intent for head and
neck cancer received a prophylactic dose of 5054 Gy to the lymph nodes at risk, 60-66 Gy to
the gross lymph nodes volume and 66-70 Gy to
the gross tumor volume. The fractionated dose
was of 180-00 cGy per day. 6 MV Photons were
used, sometimes associated with 6-9 or 12 MeV
electrons.
Patients were randomized to receive, during
radiotherapy, a topical treatment on the irradiated skin by means of the RRC produced in two
formulations indicated as A or as B.
Of the 52 breast cancer patients, 26 were treated with the “A formulation” and 26 with the “B
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235
E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele
formulation”. Of the 12 head and neck cancer
patients, 6 were treated with the “A formulation” and 6 with the “B formulation”.
The cream was given to the patients by the
Radiotherapy nurse before the start of treatment.
The nurse was responsible for explaining to the
patients the mode and timing of administration.
Patients self administrated the cream, in quantities of about 3 grams per application from the
first day of radiotherapy until the tenth day after
the end of radiation treatment. Cream was
administered twice a day, three hour before and
immediately after the session of radiotherapy.
Randomization was generated by computer and
neither the patients nor the physicians and
nurse knew which was formulation used by the
patient for the whole duration of the radiation
course. All patients underwent a baseline physical examination before the start of radiotherapy
and then every week, during the treatment, or
m o re if needed. Finally, at the end of the radiation course, every week during the first month
of follow-up. Acute skin toxicity was evaluated
a c c o rding to the RTOG-EORTC scale (Table 1).
Compliance to the protocol was of 100%.
Table 3.
Radio-induced acute skin toxicity in patients treated for breast cancer..
Grade
A Formulation
(n° patients)
B Formulation
(n° patients)
G0
9
6
G1
15
16
G2
2
4
G3
0
0
G4
0
0
Total patients
26
26
Table 4.
Radio-induced acute skin toxicity in patients treated for head and neck cancer..
Grade
A Formulation
(n° patients)
B Formulation
(n° patients)
G0
2
2
G1
4
4
G2
0
0
G3
0
0
G4
0
0
Total patients
6
6
2A). Toxicity observed in the 12 patients tre a ted for head and neck cancer is shown in
Table 4 (Figure 2B).
Overall 39 patients reported a grade 1 of skin
toxicity: 31 treated for breast cancer and 8
R
esults
Toxicity observed in the 52 patients
with breast cancer is shown in Table 3 (Figure
A FORMULATION
B FORMULATION
A FORMULATION
B FORMULATION
A
16
4
14
3,5
12
3
10
2,5
8
2
6
1,5
4
1
2
0,5
B
0
0
G0
G1
G2
G3
G0
G1
G2
Figura 2.
Acute skin toxicity distribution in patients treated for breast cancer (A) and in patients treated for head and neck cancer (B).
236
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
G3
Randomized trial on the efficacy of two non steroidal drugs in the prevention of skin damage induced by radiotherapy
18
16
14
12
G1 (A Formulation)
10
G1 (B Formulation)
8
G2 (A Formulation)
6
G2 (B Formulation)
6
2
0
0 weeks 1 weeks 2 weeks 3 weeks 4 weeks 5 weeks 6 weeks 7 weeks
Figura 3.
Regression time of radio-induced acute skin injuries in patients treated for breast cancer.
G1: grade 1 of acute skin toxicity, G2: grade 2 of acute skin toxicity (RTOG-EORTC scale).
treated for head and neck cancer. Grade 2 of
skin toxicity was observed in only 6 patients
with breast cancer.
Of 31 patients with breast cancer showing grade
1 of acute skin toxicity, 15 were treated with “A
formulation” and 16 with “B formulation”. Of 15
patients treated with “A formulation”, two
recovered within 3 weeks and 13 within 5
weeks. Of 16 patients treated with “B formulation”, 10 showed re g ression of skin lesions within 3 weeks and 6 within 5 weeks (Figure 3). Of
6 patients with breast cancer showing grade 2 of
acute skin toxicity, two were submitted to “A
formulation” treatment and 4 to “B formulation”. The first two patients (treated with “A formulation”) re c o v e red within 5 weeks, while of
the remaining 4 (treated with “B formulation”) 3
showed regression within 5 weeks and one
within 7 weeks (Figure 3).
Of 8 patients treated for head and neck cancer
showing grade 1 of acute skin toxicity, 4 were
submitted to topical “A formulation” and 4 to
4,5
4
3,5
3
2,5
G1 (A Formulation)
2
G1 (B Formulation)
1,5
1
0,5
0
0 weeks 1 weeks 2 weeks 3 weeks 4 weeks 5 weeks 6 weeks 7 weeks
Figura 4.
Regression time of radio-induced acute skin injuries in patients treated for head and neck cancer.
G1: grade 1 of acute skin toxicity, G2: grade 2 of acute skin toxicity (RTOG-EORTC scale).
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
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E. Garibaldi, M. Gatti, M.P. Gardes, E. Raiteri, E. Delmastro, C. Bona, G. Malinverni, P. Gabriele
“B formulation”. In these patients regression of
skin lesions was observed as follows: in those
treated with “A formulation” 1 was cured within 3 weeks and the remaining 3 within 5 weeks;
in patients treated with “B formulation” 1
showed recovery within 3 weeks and the
remaining 3 within 5 weeks (Figure 4).
Conclusions
One of the main clinical activities of
the physician radiotherapist is the monitoring
of patients throughout the treatment course.
During this activity the physician, sometimes
supported by the radiotherapy nurse, has to
treat any radio-induced skin lesions.
The approach to this problem may be different
depending on the philosophy of the centre. In
some radiotherapy centres, topical drugs are
generally not prescribed, unless of they are
hygienic-behavioral type, until skin lesions
appear. In this case the physician prescribes
topical products if necessary. In other centres,
targeted and planned protocols of intervention
for disease are active. In the specific case of
breast cancer topical application of a specific
cream is suggested from the third week of radiation treatment. In other cases the prophylactic
prescription of topical products is established
from the beginning until the end of radiotherapy or sometimes even for one or two weeks
after the end of treatment.
Actually, data in recent years are lacking since
with the use of high-energy radiation produced
by linear accelerator (LINAC), acute skin toxicity is reduced significantly compared to the period in which cobalt therapy was routinely used.
T h e re f o re, data indicating a definitive “gold stand a rd” treatment are not reported in the literat u re9-17. Bolderston et al., in their review concludes that skin washing, including gentle washing with water alone with or without mild soap,
should be permitted in patients receiving radiation therapy to prevent acute skin reaction and
no sufficient evidence there is to support or
refuse a specific topical agent to prevent or
menage acute skin reactions 9. The same conclusions are derived by McQuestion in his study11ì0.
There f o re, we believe that each Institution
should establish, on the basis of internal pro t ocols, common behavioral and data collection
guidelines, taking in account also the cost-benefit balance in term of expences for the patients.
238
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Our study would make a contribution to this
topic; in agreement with the producer (Ganassini
Institute) we tested the reparative properties of
two creams with diff e rent characteristics in order
to evaluate which of them would offer the best
result in daily clinical practice. Results were
assessed not only in terms of toxicity grade and
overall reduction in toxicity but also in terms of
full regression of skin lesions until “ad integrum
restitutio” and in terms of rapidity of radioinduced damage repairs.
This is of considerable importance if one considers that sometimes a severe grade of skin toxicity may require a treatment break that should
be avoided since it is an unfavorable prognostic
factor for expected outcome. In our study no
grade G3-G4 toxicity was observed. This fact
allowed that radiation treatment was finished
without interruptions.
In our study we can draw the following conclusions: we have not observed, as in many other
published studies, any cases of grade 3 or more
skin toxicity requiring treatment break; both
formulations of used cream, showed good effectiveness, although with the “B formulation” the
damage repair was overall quicker than with the
“A formulation”: “ad integrum restitutio” was
good and was on average within 5 weeks and
half.
The more grade 2 toxicity observed with “B formulation” could be explained with the fact that
in this group of patients there were 3 patients
with bulky breasts versus only 1 in the other
group.
Compliance to protocol was of 100% both
because the two formulations did not cause
uncomfortable side effects to the patients and
because there was a close collaboration with the
nurse who constantly and carefully followed
our patients.
In conclusion we believe that tested creams can
be considered an effective coadjuvant in
patients treated with radiotherapy for breast
cancer and for head and neck cancer.
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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
239
Clinical evaluation of a nutraceutical
containing lycopene, soy isophlavones
and vitamin C on the performance
and duration of an intradermal filler
Adele Sparavigna
SU M M A R Y
Clinical evaluation of a nutraceutical
containing lycopene, soy isophlavones
and vitamin C on the performance
and duration of an intradermal filler
Aim of the study was to evaluate, clinically and by non-invasive instrumental evaluations, the efficacy and the tolerance of an intradermal filler associated to food supplement on principal ageing/photoageing skin signs. 26 female healthy volunteers
were enrolled. They were divided into 2 groups.
Group I (subjects performing intradermal implants with dermal filler associated to
Innéov Re-Age Fermeté food supplement). Group II (subjects performing only intradermal implants with High Fill).
The study duration was 28 weeks with 5 control visits. During the visits the following clinical and instrumental evaluations were performed: wrinkles grade at level of
nasolabial folds and around the eyes, surface microrelief at level of the cheek, skin
tonicity, skin brightness, skin replicas at level of nasolabial folds for wrinkles profilometric evaluation.
Clinical and instrumental evaluations confirmed the antiage activity of “Innéov ReAge Fermeté and demonstrated as the food supplement increased the efficacy of the
“High Fill” intradermal filler. Treatment tolerance was optimal (final investigators’
judgement: 100% = good-excellent); in fact no adverse event related to the tested
products occurred during the entire study period.
KEY WORDS: Intradermal filler; Food supplementation
IIntroduction
In recent years several studies have
demonstrated that certain dietary supplements
can exert beneficial effects on skin ageing.
Nutraceuticals are mainly natural products that
are used to supplement the diet by increasing
the total dietary intake of important nutrients
targeting a particular skin benefit. The interest
of the dermatologist regarding the correlation
between diet, wellness and skin healthiness has
stimulated the discussion about the evaluation
of the possible benefits. It is also a requirement
by law that claimed skin benefits are substanti-
ated by scientific evidence. Generally speaking,
oral skin supplements are not expected to work
entirely on their own: they can be considered
beneficial when used in conjunction with traditional skin care regimens and a healthy diet. For
example, taking a “beauty pill” shouldn’t
encourage smoking or excessive sun exposure.
A further step in oral supplementation for dermatological prescription is to support skin
medical treatment effect. Aim of the present
study was to verify the possibility that a specific product designed to improve skin firmness
DermIng, Clinical Research
and Bioengineering Institute, Monza.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
241
A. Sparavigna
could improve the performance and the duration of an intradermal filler. The tested nutraceutical treatment was based on the assumption of lacto-lycopeneTM 12mg/die, soy isophlavones 100 mg/die and vitamin C 120
mg/die. Lycopene is a carotenoid pigment
extracted from mature tomato. It is a strong
anti-oxidant and stimulates epidermal and dermal cell functions. Coniugation of lycopene
with milk proteins has been proved to increase
bioavailability of lycopene. Soy isophlavones
are antioxidant and stimulate dermal fiber production, especially in menopaused women, due
to their oestrogen-like activity.
Vitamin C is a strong free radical scavenger and
is involved in collagen metabolism as an important cofactor. The efficacy of this combination
of nutraceuticals had been already tested in
vitro and in vivo. In particular, in vitro tests had
demonstrated an increase in collagen synthesis
of 64% and an increase on epidermal cell
renewal equal to 79%.
The composition of the formula and its activity
on dermal firmness led to the hypotesis that
such a treatment could be useful to support the
performance and the duration over time of a
hyaluronic acid filler.
PurposeAim of the study was to evaluate, clinically and by non-invasive instrumental evaluations, the efficacy and the tolerance of an intradermal filler associated to food supplement on
principal ageing/photoageing skin signs.
Two different experimental groups were compared:
Group I (subjects performing intradermal
implants with dermal filler* associated to Innéov Re-Age Fermeté food
supplement)
Group II (subjects performing only intradermal implants with High Fill*).
Selected volunteers, 13 for each study group,
were healthy females, with aging or photoaging skin signs.
It was also aim of this study to evaluate, at the
end of the trial, the efficacy and the tolerance of
the treatment judged by the volunteers.
and methods
Material
The present study enrolled 26 female
healthy volunteers with aging or photo-aging
skin signs, who have then been divided into 2
different groups:
Group I with food supplementation
Group II without food supplementation.
These subjects were under dermatological control for 6 months of treatment. During this period the following treatments were performed:
No 2 Intradermal implants with the injectable
p roduct, (one-month interval between the
implants), for all included subjects.
Food supplement - 2 tables/day, taken in the
m o rning only by subjects included in the
Group I, starting one-month before the first
intradermal implant for a total of 28 weeks.
Five visits were executed during the study:
T-1 = 1 month before the first intradermal implant
T0 = baseline (1st intradermal implant)
T1 = 1 month after the first intradermal implant (2nd intradermal implant-retouche)
T2 = 2 months after the first intradermal
implant
T6 = at the end of the study (final visit, 6 months
after the 1st intradermal implant).
To determine the efficacy of the study treatment, during the visits the following clinical
and instrumental evaluations were performed
mono-laterally at level of the right or left face
side randomly (according to a predisposed randomisation list):
– Wrinkles grade (visual score) at level of
nasolabial folds and around the eyes (“crow’s
feet”) using a reference photographic scale:
0 = No wrinkles
1 = Very weak wrinkles
2 = Weak wrinkles
3 = Quite evident wrinkles
4 = Evident wrinkles
5 = Very evident wrinkles
* High Fill, F.D.P. Medical srl, Italy, higlhy purified medical device made of cross-linked hyaluronic acid of non animal origin that is
gradually absorbed by the body. Sterile, non pyrogenic, viscoelastic, water insoluble, biologically compatible gel implant, without particulates. Each syringe contains: hyaluronic acid cross linked, 20 mg; sodium chloride, 7.2 mg; sodiummonohydrogen-phosphatdihydrat, 0.6 mg; water for injection, 1 ml. Viscosity: 6500 mPas.
242
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler
–
–
–
–
6 = Marked wrinkles
7 = Very marked wrinkles
Surface microrelief (visual score) at level of
the cheek using a reference photographic
scale:
1 = very regular - The primary lines present
all the same depth. The secondary lines are
well demarcated and form star like picture
(apexes converge of several triangles)
2 = regular - Hiding and loss of secondary lines
demarcation. Star-like pictures are still present
but with less demarcated secondary lines
3 = irregular - Primary lines irregularity.
Strong hiding of lines with low presence of
star-like pictures
4 = very irregular - Strong deterioration in the
skin. Deep primary lines distorsion and loss
of secondary lines
Skin tone (visual score):
0 = very mild
1 = mild
2 = medium
3 = marked
4 = very marked
Skin brightness (visual score):
1 = very opaque
2 = opaque
3 = normal
4 = luminous
Skin replicas at level of nasolabial folds for
wrinkles profilometric evaluation.
This evaluation is conducted through a
sophisticated computerised image elaboration. Replicas are illuminated with a 45°
incident light, which creates shadows
behind crests that can be photographed,
digitised and analysed.
The shadows are transformed into a gre y
scale, where grey intensities are dire c t l y
p roportional to shadows intensities and
t h e re f o re to wrinkle depth. Shadows are
detected by thresholding. Defining an area
within the image, and tracing a segment of
known length in a defined position across
the wrinkle and perpendicular to it, it is
possible to calculate the profilometric parameters as follows:
Ra = roughness average parameter which is the
arithmetic mean of all ordinates from mean line
of profile
Rt = maximum wrinkles height
Rz = wrinkles depth mean value
Rmax = maximum wrinkles depth
Rmin = minimum wrinkles depth
Moreover, at the end of the study, volunteers’
compliance and the possible events which
could have interfered to the test result were
evaluated.
Regarding treatment tolerance it was:
– re c o rded the adverse events during the
entire trial period;
– evaluated any subjective sign and symptom
as erythema, oedema, papules and pustules
(dermatological assessment) in basal conditions (T-1), before each intradermal implant
(T0, T1), 2 and 6 months after the1st implant
(T2, T6).
Statistical analysis of experimental data was carried out as follows:
Evaluation 1 month, 2 and 6 months after the
1st intradermal implant versus basal conditions
(T-1):
Friedmann test followed by, in presence of statistically significant results, Tukey test, for all clinical evaluations.
ANOVA test followed by, in presence of statistically significant results, Dunnett test, for all
instrumental measurements.
Evaluation 1 month, 2 and 6 months after the
1st intradermal implant versus basal conditions
(T-1) and vs before the 1st implant (T0)
Friedmann test followed by, in presence of statistically significant results, Tukey test, for all dermatological evaluations.
Comparison Group I vs Group II time by time
Wilcoxon test for all clinical and dermatological
evaluations.
Student t test for all instrumental measurements.
ResultsNo “drop-out” occurred during the
study; in fact all included subjects ended the
trial as protocol directed.
No other important event which may have
interfered to the test results occurred during the
study period.
Efficacy evaluation
Clinical evaluations
Statistical analysis vs basal conditions (T-1)
showed for the Group I (intradermal implants
associated to the food supplementation):
– starting from T1 an important and statistically significant (Tukey test p < 0.05 T1, T2
and T6 vs T-1) reduction of nasolabial folds
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
243
A. Sparavigna
Table 1. Profilometry: nasolabial folds variation percentage vs baseline.
Rt (maximum wrinkles height)
Ra (roughness average parameter)
–4%
–9%
–13%
–11%
–13%
–21%
–28%
–25%
–30%
–30%
–40%
–38%
*
*
* p<0.05 vs baseline
°/*
**
T1
*
** / *
°/*
* p<0.05 vs baseline
° p<0.05 vs Group II
° p<0.05 vs Group II
** p<0.01 vs Group II
** p<0.01 vs Group II
T2
T6
(1 month after the 1st (2 months after the 1st (6 months after the 1st
intradermal implant)
intradermal implant)
intradermal implant)
T1
T6
T2
(1 month after the 1st (2 months after the 1st (6 months after the 1st
intradermal implant)
intradermal implant) intradermal implant)
GROUP I (with food supplement)
GROUP I (with food supplement)
GROUP II (without food supplement)
GROUP II (without food supplement)
VARIATION vs BASELINE (%)
GROUP I
(intradermal implants
and food supplementation)
Rz
(mean wrinkles depth)
Rmax
(maximum wrinkles depth)
Rmin
(minimum wrinkles depth)
–
–
–
–
T1
T2
T6
(before
the 2 intradermal implant)
(2 months after
the 1 intradermal implant)
(6 months after
the 1 intradermal implant)
nd
+2%
+3%
+0.2%
(vs +2.4% Group II)
(vs +1.2% Group II)
-2.5%
-2.1%
-2%
(vs -1% Group II)
(vs -0.1% Group II)
(vs -0.03% Group II)
+9%
+10%
+8%
(vs +0.3% Group II)
(vs +6% Group II)
(vs +5% Group II)
score (of at least 1 degree) in 100% of treated subjects;
a clinically and statistically significant
reduction (Tukey test p < 0.05 T2 and T6 vs
T-1) of skin roughness around the eyes (of at
least 1 degree) in 77% of cases at T2 and in
78% at T6;
a statistically significant increase (Tukey test
p < 0.05 T2 and T6 vs T-1) of skin tonicity
visual score in 77% of subjects at T2 and in
85% at T6;
an evident and statistically significant
improvement of skin brightness score, of at
least 1 degree, (Tukey test p < 0.05 T1, T2 e
T6 vs T-1) in 92% of included subjects at T1
and T2 and in 100% at T6;
a tendencial improvement (no statistically
significant variation vs baseline was found)
of cutaneous micro-relief at T6, corresponding to a reduction of basal visual score in
38% of treated volunteers.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
st
(vs -1.3% Group II)
Regarding the Group II (only intradermal implants) was exclusively highlighted:
244
st
– a statistically significant (Tukey test p < 0.05
T1, T2 and T6 vs T-1) reduction of nasolabial folds score (of at least 1 degree) in 100%
of treated subjects at T1 and T2 and in 92%
at T6, index of a very good and persistent
filling activity of the injectable product;
– an statistically significant improvement of
skin brightness score, of at least 1 degree,
(Tukey test p < 0.05 T2 e T6 vs T-1) in 85%
of treated cases at T2 and in 69% at T6.
Moreover study groups comparison confirmed
the antiage activity of food supplement; in fact the
reduction of skin roughness around the eyes, the
increase of skin tonicity, the improvement of skin
brightness at T2 and T6 and the improvement of
cutaneous micro-relief at T6 resulted statistically
significant (Wilcoxon test) when compared to the
group II results at equivalent time-points.
Skin profilometry
The image analysis of nasolabial folds replicas
for the Group I (intradermal implants associated to the food supplementation) highlighted at
Clinical evaluation of a nutraceutical containing lycopene, soy isophlavones and vitamin C on the performance and duration of an intradermal filler
Table 2. Tolerance: dermatological signs.
SUBJECTS (%)
GROUP I
T-1
T0
T1
T2
T6
(baseline)
(before the 1st
intradermal implant)
(before the 2nd
intradermal implant)
(2 months after the 1st
intradermal implant)
(6 months after the 1st
intradermal implant)
Erythema
61%
39%
39%
0%
46%
Oedema
0%
0%
0%
0%
0%
(intradermal implants
and food supplementation)
SUBJECTS (%)
GROUP II
T-1
T0
T1
T2
T6
(baseline)
(before the 1st
intradermal implant)
(before the 2nd
intradermal implant)
(2 months after the 1st
intradermal implant)
(6 months after the 1st
intradermal implant)
Erythema
85%
69%
54%
23%
54%
Oedema
0%
0%
0%
0%
0%
(intradermal implants)
T1, T2 and T6 a clinically and statistically significant reduction (Dunnett test p < 0.05 vs T0)
of Ra and Rt parameters, that represent the mean
roughness and the maximum wrinkle height
(the absolute value between the highest and
lowest peaks of a given profile).
The reduction percentages of above mentioned
parameters versus baseline (T-1) resulted more
marked when compared to the ones obtained
for the Group II; in particular in Table 1 are
summarised, for each study time, the variation
percentages of all measured profilometric parameters versus baseline (T-1) and the achived
statistical significance in comparison to the
Group II (Student t test).
Obtained results show clearly as the food supplement intake increased the activity of filler
product on nasolabial folds which appeared
after the 1st intradermal implant and also after
the 2nd significantly (Student t test) less deep and
marked when compared to the Group II; at T6
this result is still present and clinically considerable, although no statistically significant difference versus control group was found.
Volunteer’s efficacy judgment
69% of volunteers included in the Group I
appreciated the efficacy of intradermal implants
associated to the food supplementation on deep
wrinkles (8% as very marked, 38% as marked
and 23% as medium) and superficial wrinkles
(46% as marked and 23% as medium). These
p e rcentages are comparable to the ones
obtained for the Group II. A more consistent
percentage of subjects noted the antiage activity of the food supplement on skin tonicity
(69%-15% as very marked, 31% as marked and
23% as medium), skin smoothness (78%-39%
as marked and 39% as medium) and skin
brightness (85%-8% as very marked, 46% as
marked and 31% as medium), that resulted at
the end of the trial visibly improved.
Tolerance evaluation
Dermatological assessment
In Table 2 the percentages of subjects that presented subjective signs and symptoms as slight
erythema, oedema are summarised.
For both groups no statistically or clinically significant variation, as well as no worsening of
basal conditions was noticed.
Adverse events
No adverse event related to the study products
(injectable product or food supplement)
occurred during the entire study period.
For subjects n. 8 of Group I and n. 8, 11 and
13 of Group II the medical assessment performed at T2 and at T6 highlighted the presence of some intradermal little nudules
imputable to a temporary thickening of the
injectable product at level of the treated area.
This is an expected effect dependent to a slower reabsorption of the filler and it is not considered an adverse event.
Conclusions
Clinical and instrumental evaluations
confirmed the antiage activity of “Innèov Re-Age
Fermeté” and demonstrated as the food supple-
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
245
A. Sparavigna
GROUP I (with food supplement)
T -1 (baseline)
T 1 (1 months after the 1st intradermal implant).
T 2 INTERMEDIATE VISIT
(2 months after the 1st intradermal implant).
T 6 FINAL VISIT
(6 months after the 1st intradermal implant).
ment increased the efficacy of the “High Fill”
intradermal filler.
Treatment tolerance was optimal (final investigators’ judgement: 100%=good-excellent);
in fact no adverse event related to the tested
p roducts occurred during the entire study
period.
L
ectures
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Meccanismo d’azione della tossina
botulinica sul sistema nervoso centrale,
dopo iniezione intramuscolo
Matteo Caleo
SU M M A R Y
Mechanisms of action of botulinum
neurotoxin type A (BoNT/A)
Botulinum neurotoxin A (BoNT/A) is a protease that enters peripheral motor nerve
terminals and blocks the release of acetylcholine via the specific cleavage of the
synaptic protein SNAP-25. Localized injections of BoNT/A are widely employed to
treat several human conditions characterized by muscle hyperactivity. It is generally assumed that the effects of BoNT/A remain localized to the injection site. However,
several neurophysiological studies have provided evidence that intramuscular
administration of BoNT/A can result in reversible changes at the level of the central
nervous system. These central actions may arise as a result of plastic modifications
of central circuits, or be due to direct effects of the neurotoxin via retrograde axonal transport in motoneurons.
KEY WORDS: Botulinum neurotoxin A, Central nervous system, Adverse events
botulinica
otulinum neurotoxin
Neurotossina
B
La tossina botulinica è il veleno più
Botulinum neurotoxins (BoNTs) are
potente conosciuto, ed è un enzima di origine
batterica. È un bisturi altamente selettivo che
blocca la comunicazione nervosa a livello delle
sinapsi, perché degrada una proteina, detta
SNAP-25, coinvolta nel processo di rilascio del
neurotrasmettitore alle terminazioni nerv o s e
(per reviews vedi Schiavo et al., 2000; Caleo et
al., 2009). Il bersaglio naturale della tossina è
rappresentato dalla sinapsi neuromuscolare: a
questo livello, la tossina blocca il rilascio del
trasmettitore acetilcolina, e ciò casa la paralisi
del muscolo.
L’azione miorilassante della tossina persiste per
un periodo di tempo molto lungo (mesi). In
piccole dosi, la tossina è già da molti anni utilizzata con successo per il trattamento di tutta
una serie di patologie caratterizzate da ipereccitabilità dei terminali nervosi (distonie, spasticità), e che necessitano di un effetto miorilassante (Davletov et al., 2005). Il botulino è inoltre ampiamente utilizzato per scopi cosmetici
(rimozione delle rughe facciali), e le possibili
applicazioni cliniche stanno continuamente
aumentando di numero (Simpson et al., 2008a,
b). Nonostante l’esteso utilizzo in clinica, para-
p roduced by anaerobic bacteria of the genus
Clostridium and are the most potent toxins
known.
Botulinum neurotoxin A (BoNT/A) exerts a
long-lasting blockade of synaptic transmission
by cleaving the synaptic protein SNAP-25
(for reviews, see Schiavo et al., 2000; Caleo et
a l ., 2009).
The natural target of BoNT/A is represented by
the neuromuscular junction, where the toxin
blocks the release of acetylcholine, resulting in
flaccid muscle paralysis.
The silencing properties of BoNT/A are
exploited in clinical neurology for the tre a tment of disorders of the neuromuscular junction (e.g. dystonia, spasticity) characterized by
h y p e rexcitability of nerve terminals (Davletov
et al., 2005).
BoNT/A is also widely employed for cosmetic
treatments and autonomic disorders, and the
range of BoNT clinical applications is continuously increasing (Simpson et al., 2008a, b).
Despite this widespread use, relatively little is
known on BoNT/A intracellular trafficking and
potential central effects.
Istituto di Neuroscienze,
Consiglio Nazionale delle Ricerche,
Pisa, Italy
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
251
M. Caleo
dossalmente non sono ancora completamente
chiari i meccanismi di azione e di trasporto
intracellulare di questa tossina.
In particolare, si riteneva che gli effetti della tossina botulinica rimanessero estremamente localizzati a livello del muscolo iniettato. Tuttavia, ci
sono dati nella letteratura scientifica che indicano che il botulino può agire anche a distanza dal
sito di somministrazione. Queste azioni a distanza contemplano casi di diffusione a muscoli adiacenti (in cui la tossina va ad influenzare muscoli
vicini a quello iniettato, muovendosi secondo un
gradiente di concentrazione). Inoltre, ci sono
tutta una serie di dati funzionali nei pazienti e nei
modelli animali che dimostrano effetti a livello di
sistema nervoso centrale a seguito della somministrazione intramuscolare della tossina (Caleo et
a l ., 2009; C u rrà e Berardelli, 2009). Queste alterazioni sono state riscontrate sia a livello della
circuiteria spinale che a livello di corteccia motoria, e sono transitorie, cioè scompaiono al termine degli effetti del botulino.
Come si producono questi effetti a livello di
sistema nervoso centrale? Una possibile spiegazione chiama in causa la plasticità del sistema
n e rvoso, cioè la sua capacità di modificarsi in
seguito ad un cambiamento degli stimoli pro v enienti dall’ambiente esterno. È importante ricord a re infatti che quando la tossina è iniettata
intramuscolarmente, non si bloccano soltanto le
sinapsi neuromuscolari, ma si modifica l’ingre sso sensoriale al sistema nervoso centrale (cioè le
informazioni che il sistema nervoso centrale
riceve dal muscolo iniettato). Quindi la modifica dell’ingresso sensoriale può provocare cambiamenti plastici a livello delle strutture centrali
(Caleo et al., 2009). Una seconda ipotesi sull’origine degli effetti centrali del botulino postula un
trasporto diretto della tossina lungo i fasci nervosi. Questa ipotesi nasce dalla considerazione
che la tossina botulinica fa parte di una famiglia
di tossine batteriche che comprende anche la
tossina responsabile del tetano (tossina tetanica), per la quale è ben noto un trasporto lungo i
fasci nervosi (Caleo e S c h i a v o, 2009).
Esperimenti su modelli animali, già a partire
dagli anni ’70, hanno in effetti mostrato che la
tossina botulinica, specie quando iniettata ad
alte dosi, è in grado di essere trasferita lungo le
f i b re dei neuroni che proiettano al muscolo
iniettato. Esperimenti più recenti di somministrazione del botulino nei muscoli facciali del
ratto da laboratorio (in particolare, i muscoli che
c o n t rollano il movimento delle vibrisse degli
252
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
In particular, it was generally held that the
effects of BoNT/A remain restricted to the site of
injection.
However, there is now substantial evidence that
intramuscular delivery of BoNT/A can result in
central nervous system effects.
N e u rophysiological effects of BoNT/A have
been found to involve (i) spinal cord circuitry,
(ii) brainstem, and (iii) motor cortex following
intramuscular administration of the toxin
(Caleo et al., 2009; Currà e Berardelli, 2009).
These effects are reversible and disappear at the
completion of toxin effects.
How do these central actions arise?
One first possibility involves plastic changes
following BoNT/A-mediated blockade of neuromuscular transmission.
In particular, a reduced sensory aff e rent input
from the injected muscle might alter spinal circ u i t ry and cortical maps (Caleo et al., 2009;
C u rrà e Berardelli, 2009). A second possibility
postulates a direct action of BoNT/A on central
neurons via re t rograde axonal transport. The
notion that BoNTs could reach the central nervous system by re t rograde transport was initially supported by experiments with radiolabelled BoNT/A.
It was found that the toxin is transferred to the
ventral roots and adjacent spinal cord segments
upon intramuscular injection in animal models
(Caleo and Schiavo, 2009).
M o re recently, experiments have shown that
catalytically active BoNT/A is re t rogradely
transported in rodent motoneurons (Antonucci
et al., 2008).
Following delivery of BoNT/A to the whisker
pad of rats, most of the BoNT/A effects remain
restricted to the injection site, but there are
signs of toxin activity also in distant synapses in
the brainstem (Antonucci et al., 2008).
It is important to point out that these animal
experiments were conducted with doses higher
than those typically employed for neurological
conditions and cosmetic treatments.
However, a direct comparison of animal and
human data should be regarded with caution,
as retrograde transport of BoNT/A is likely to
depend not only on the total amount of injected toxin, but also on type and size of the muscle, density of innervation, and levels of expression of toxin receptors in the specific pathways
under consideration.
Thus, there is evidence that BoNT/A, especially
at high doses, can result in central nervous sys-
Meccanismo d’azione della tossina botulinica sul sistema nervoso centrale, dopo iniezione intramuscolo
animali) hanno dimostrato che una frazione
della tossina iniettata è in grado di risalire lungo
i nervi in forma attiva (Antonucci et al., 2008).
Infatti, una massiccia degradazione di SNAP-25
si riscontra nel muscolo iniettato, ed una più
piccola (ma rivelabile) degradazione di SNAP25 è presente nelle strutture centrali che pro i e ttano ai muscoli infiltrati. Quindi l’azione della
tossina non si esplica soltanto nel muscolo iniettato, ma anche in strutture centrali che sono
connesse con la zona di iniezione (Antonucci et
a l ., 2008). Bisogna precisare che questi dati sui
modelli animali sono stati ottenuti con quantità
più alte di tossina botulinica rispetto alle dosi
utilizzate in clinica neurologica e nei trattamenti cosmetici. Un paragone diretto tra le dosi
usate nell’uomo e nell’animale è comunque
complicato, in quanto bisogna tenere conto di
vari fattori, quali il tipo e la dimensione dei
muscoli considerati, la densità delle fibre aff erenti, e la disponibilità dei recettori per la tossina presenti sulle sinapsi neuromuscolari (Caleo
et al., 2009; Currà e Berardelli, 2009).
Ci sono quindi dati a supporto di una azione centrale (indiretta o diretta) della tossina botulinica
dopo somministrazione intramuscolare, ma quali
sono le ricadute pratiche di queste osservazioni?
Ulteriori ricerche sono necessarie per chiarire
questo punto. Da un lato, è possibile che gli effetti centrali potenzino l’efficacia terapeutica della
tossina. In particolare, un effetto centrale di
“silenziamento” dell’attività del motoneurone si
potrebbe sommare all’effetto periferico di blocco
della terminazione neuromuscolare, contribuendo così all’effetto terapeutico. Tuttavia, altri circuiti potrebbero essere coinvolti dall’azione della
tossina (vedi ad esempio Wohlfarth et al., 2001), e
causare quindi effetti collaterali. La possibilità di
effetti a distanza è stata d’altro canto segnalata
dalla Food and Drug Administration americana, ed
è riportata espressamente sul foglietto illustrativo
del farmaco.
È importante segnalare che è estremamente
semplicistico considerare solo l’effetto del botulino a livello delle sinapsi neuromuscolari. È
invece più appropriato considerare la complessità delle modifiche innescate dalla somministrazione locale della tossina botulinica. A causa
della plasticità del sistema nervoso, il blocco
della transmissione in un muscolo può produrre delle modifiche sull’attività dei muscoli antagonisti, e condurre a cambiamenti nelle strutture centrali. Un altro punto importante da tenere presente è il blocco concorrente delle vie sen-
tem effects, but what are the implications of
these observations?
Further investigation is needed to address this
issue. On one hand, it is possible that the central actions contribute to the therapeutic efficacy of the toxin. Alternatively, these actions
could result in side effects (e.g. Wohlfarth et
a l ., 2001).
It is important to point out that is extremely
simplistic to consider the effects of BoNT/A to
be restricted only to the neuromuscular synapses within the injection site.
Through plastic rearrangements, BoNT/A may
affect central circuits and the activity of antagonist muscles. In addition, it has been demonstrated that BoNT/A may also affect neuroexocytosis at sensory terminals. This has led to a
series of studies probing the anti-nociceptive
potential of the toxin (Montecucco and Molgo,
2005; Naumann et al., 2008), but at the same
time highlights the complexity of BoNT/A
effects.
In conclusion, BoNT/A has been used for over
20 years to successfully treat a variety of conditions. Despite this widespread use, relatively little is known on BoNT/A intracellular trafficking
and potential central effects. It is therefore
important to fully characterize the spectrum of
actions of this neurotoxin. There is substantial
evidence that intramuscular injection of
BoNT/A results in central nervous system
effects.
It is not yet clear whether these central actions
actually contribute to the therapeutic efficacy of
BoNT/A, or may result in side effects. A more
detailed understanding of the central actions of
BoNT/A will provide valuable information for
present and future uses of this neurotoxin in
clinical practice.
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253
M. Caleo
soriali dopo infiltrazione con il botulino. In
alcuni studi sperimentali è stato osservato come
la somministrazione di tossina botulinica per
scopi cosmetici (rimozione delle rughe della
fronte) possa portare anche ad una diminuzione degli attacchi di cefalea (Montecucco e Molgo,
2005). Questo effetto anti-dolorifico può essere
indipendente dall’azione di rilassamento muscolare, indicando che la tossina ha la capacità
di agire su terminazioni sinaptiche diverse da
quella neuromuscolare. Come è prevedibile,
questi dati stanno conducendo a tutta una serie
di sperimentazioni per l’impiego della tossina
nella terapia del dolore (Naumann et al., 2008),
ma allo stesso tempo indicano la complessità
delle azioni prodotte dal botulino.
In conclusione, l’efficacia della somministrazione di tossina botulinica in varie condizioni è
dimostrata da più di venti anni di sperimentazione nei pazienti. Nonostante questo esteso
utilizzo clinico, rimangono sorprendentemente
poco noti alcuni aspetti di base dell’azione di
questa tossina. È di fondamentale importanza,
quindi, continuare la ricerca per caratterizzare
compiutamente i vari effetti del botulino. Una
più precisa chiarificazione degli effetti periferici
e centrali della tossina botulinica porterà ad un
utilizzo più razionale di questa molecola, ed alla
definizione di ulteriori campi di applicazione.
Ulteriori ricerche sono anche importanti per
permettere a medici e pazienti di scegliere l’utilizzo del botulino valutando caso per caso costi
e benefici, come per ogni farmaco.
254
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Infezioni cutanee: trattamento
con acido fusidico/fusidato di sodio
e con l’associazione acido fusidicotriamcinolone benetonide
Antonino Di Pietro 1
Pietro Cazzola 2
SU M M A R Y
Skin infections: treatment
with fusidic acid/sodium fusidate
and with the combination fusidic
acid-triamcinolone benetonide
Staphylococcus aureus is the dominant pathogen in most skin infections. When
choosing antibiotic treatment effectiveness against this bacteria is crucial. Among
topical drugs fusidic acid (sodium fusidate) is one of the most potent antibiotics
towards Staphylococcus aureus. Fusidic acid is effective as mupirocin, but it is more
active in impetigo and it has superior patient acceptability. The clinical success rates
of fusidic acid and retapamulin are comparable, but the last one gives site irritation
in 2% of patients. The combination fusidic acid-triamcinolone benetonide is effective
in the treatment of the skin infections with high inflammatory component.
KEY WORDS: Skin infections, Fusidic acid/sodium fusidate, Triamcinolone benetonide
Introduzione
La cute in condizioni fisiologiche è
1 Servizio di Dermatologia
Ospedale L. Marchesi di Inzago (MI), Italy
2 Specialista in Anatomia e Istologia
Patologica e Tecniche di Laboratorio,
Milano, Italy
colonizzata da una flora batterica residente
costituita prevalentemente dallo Staphylococcus
epidermidis, da altri stafilococchi coagulasi
negativi, dal Corynebacterium e dal Propionibacterium acnes1, 2.
Questi batteri formano uno strato protettivo che
impedisce l’adesione e la moltiplicazione dei
patogeni.
Nella genesi delle infezioni batteriche della cute
un ruolo primario è svolto da fattori ambientali, locali e immunitari, oltre che dalla virulentazione della flora residente2.
Le infezioni batteriche della cute possono essere distinte in primitive e secondarie. Le primitive si manifestano su una cute non affetta da
altre condizioni morbose, mentre le secondarie
si instaurano su precedenti lesioni (traumi, dermatosi, ecc.) e sono la conseguenza di una
sovrapposizione batterica.
Il più importante patogeno cutaneo è rappresentato dallo Staphylococcus aure u s che è
responsabile di circa il 60% delle infezioni della
cute, mentre il secondo posto spetta allo
Streptococcus piogenes2.
Nella Tabella 1 sono riassunte le principali infezioni batteriche della cute3.
Il trattamento delle infezioni cutanee si basa
generalmente sulla somministrazione di antiTabella 1.
Aspetto clinico delle principali infezioni della cute (3).
Caratteristiche
Cellulite
Infezione del derma, a margini poco
demarcati, con eritema e dolore.
Erisipela
Infezione del derma e del sottocute,
di colore rosso acceso, a margini
demarcati, dolente. È presente febbre.
Gruppo di foruncoli connessi tra loro
con vie di drenaggio multiple
Favo
Follicolite
Infezione papulare o pustolosa
del follicolo pilifero
Foruncolo
Infezione di un follicolo pilifero e del
tessuto perifollicolare circostante
Impetigine
Infezione superficiale della cute con
vescicole ed erosioni eritematose
che esitano in croste giallastre
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
257
A. Di Pietro, P. Cazzola
biotici per via sistemica, o quando possibile,
sulla loro applicazione topica4.
È stato evidenziato che nelle infezioni cutanee
più circoscritte il trattamento antibiotico topico è efficace quanto la somministrazione sistemica, se non addirittura superiore5.
D’altra parte uno dei vantaggi del trattamento
antibiotico topico è quello di raggiungere
un’elevata concentazione tessutale locale nella
sede dell’infezione, condizione indispensabile
per esplicare l’azione batteriostatica o battericida 6 .
Analogamente a quanto accade per le infezioni
di altre sedi, anche per le infezioni cutanee la
scelta dell’antibiotico dovrebbe essere guidata
dalla sensibilità del batterio nei confronti della
molecola da utilizzare, ma questa nella pratica
clinica quotidiana, per ovvie ragioni, non viene
testata.
In genere, tenendo conto dei più frequenti patogeni in causa (Staphylococcus aureus, Streptococcus
piogenes) vengono applicati antibiotici notoriamente attivi su tali germi.
Attraverso questa strategia si abbrevia anche il
tempo del loro utilizzo, che, quando diventa
cronico rappresenta un fattore favorente l’insorgenza di resistenze7, 8.
Da un’analisi effettuata sui dati del General
Practice Research Database, che è la più ampia
banca dati sulle prescrizioni effettuate dai medici di Medicina Generale, è emerso che nelle
infezioni cutanee non meglio definite l’acido
fusidico (fusidato di sodio) è il secondo antibiotico più prescritto e che nell’impetigine circa 1
caso su 3 viene trattato con tale molecola9.
fusidico
AcidoL’acido
fusidico è un antibiotico naturale prodotto da un fungo, il Fusidium coccineum. Esso si caratterizza per la sua struttura
simil-steroidea, chimicamente correlata con la
cefalosporina P.
Pur possedendo struttura simil-steroidea, l’acido fusidico è privo di attività ormonale. Per la
sua scarsa idrosolubilità l’acido fusidico non
viene utilizzato come tale, ma come suo derivato sodico (fusidato di sodio).
L’acido fusidico inibisce la sintesi proteica batterica interferendo con il fattore G di allungamento (EF-G) durante la fase di traslocazione ribosomiale: ciò provoca dopo circa un’ora il collasso della parete batterica (Figura 1)10, 11.
258
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Figura 1.
Meccanismo d’azione dell’acido fusidico.
EF-G + ribosoma
GTP
EF-G + ribosoma-GTP
P
EF-G + ribosoma-GDP
Anione fusidato
Anione fusidato-EF-G + ribosoma-GDP
BLOCCO SINTESI PROTEICA BATTERICA
In virtù della sua struttura steroidea l’acido
fusidico ha una spiccata capacità di penetrare
la cute sia intatta che danneggiata: tale caratteristica è fondamentale per l’uso topico un
antibiotico (Figura 2)12-15.
Studi di confronto hanno evidenziato che l’acido fusidico possiede una maggior capacità
penetrativa della mupirocina (2,5% dopo 5 ore
vs 0,06% dopo 177 ore)16.
L’acido fusidico è particolarmente attivo nei confronti dello Staphylococcus aureus e delle sue
varianti meticillino-resistenti17. A valori di MIC
più elevati esso si è rivelato efficace anche sullo
Streptococcus piogenes e sui Gram-negativi17.
Gli studi sulla resistenza batterica nei confronti
dell’acido fusidico sono piuttosto scarsi.
I dati che si riferiscono a Scandinavia e Regno Unito evidenziano percentuali maggiori
del 10%, mentre nelle restanti parti d’Europa esse sono nettamente inferiori a tale soglia
( 1 - 3 % ) 1 8 - 2 3.
È stato segnalato che non si sviluppano resistenze se la terapia topica con acido fusidico
non dura più di 2 settimane24.
Le prime esperienze cliniche con acido fusidico
topico nelle infezioni cutanee risalgono agli anni
’60 e da allora numerosi studi hanno confermato
l’efficacia di tale antibiotico (Tabella 2)25-36.
Con l’acido fusidico le percentuali di successo sono risultate comprese tra l’82% e il
100%32, 34.
Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide
Figura 2.
Penetrazione dell’acido fusidico in crema nella cute sana (a) e nella cute danneggiata (b). Modificata da 15.
a) CUTE SANA
Epidermide e
corium sup.
b) CUTE DANNEGGIATA
Corium
inferiore
Epidermide e
corium sup.
Tessuto adiposo
sottocutaneo
Profondità cute
Corium
inferiore
Tessuto adiposo
sottocutaneo
Profondità cute
Tabella 2.
Principali studi clinici con acido fusidico nelle infezioni cutanee.
Forma farmceutica
Risposte (%)
Confronto
Risposte (%)
Infezioni cutanee
Pakrooh, 1980 25
Ac. fusidico pomata n = 51
91%
Acido fusidico crema n = 50
98%
Ac. fusidico pomata n = 249
90%
Acido fusidico crema n = 238
92%
Ac. fusidico pomata n = 49
100%
Antibiotici orali
n = 41
83%
Ac. fusidico pomata n = 30
NR
Amoxicillina orale
n = 30
NR
Ac. fusidico pomata n = 191
86%
Mupirocina
n = 163
86%
Ac. fusidico crema
95%
Mupirocina
n = 102
98%
Ac. fusidico pomata n = 50
84%
Mupirocina
n = 50
90%
Cassels-Brown, 198132
Ac. fusidico pomata n = 52
100%
Neomicin/bacitracina n = 58
90%
Morley et al., 1988 29
Ac. fusidico crema
n = 51
88%
Mupirocina
n = 38
84%
Sutton, 1992 33
Ac. fusidico pomata n = 93
97%
Mupirocina
n = 84
98%
Chrìstensen et al., 199434
Ac. fusidico crema
n = 128
82%
Crema perossido H
n = 128
72%
Koning et al., 2002 35
Ac. fusidico crema
+ povidone-ioduro
n = 78
87%
Placebo crema
+ povidone-ioduro
n = 82
59%
Oranje et al., 2007 36
Ac. fusidico pomata n = 172
90%
Retapamulina
n = 345
95%
26
Baldwin et al., 1981
Pakrooh, 1977
27
Zelvelder, 1984
28
Morley et al., 1988
29
Langdon et al., 1990
30
31
Jasuja et al., 2001
n = 104
Impetigine
Di particolare rilievo, per la numerosità dei casi
trattati, è lo studio di confronto con mupirocina
condotto da Morley et al. 29. Da tale indagine è
emerso che i due principi attivi posseggono in
generale efficacia sovrapponibile, anche se l’acido fusidico è risulato superiore nella cura del-
l’impetigine (risposte cliniche: 88% vs 84%) e
nelle forme più superficiali (diverse da impetigine, follicolite e paronichia) in cui la differenza
ha raggiunto la significatività statistica (risposte
cliniche: 97% vs 81%, p < 0,05). In tale studio
l’acido fusidico è stato meglio tollerato della
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
259
A. Di Pietro, P. Cazzola
mupirocina, con una incidenza di effetti collaterali nettamente inferiore (1% vs 7,4%) 29.
Tali risultati sono stati confermati anche dallo studio di Langdon et al. che ha messo anche in evidenza che l’acido fusidico ha una maggiore accettabilità cosmetica rispetto alla mupirocina30.
Non meno importante è stata l’osservazione,
emersa da indagini di farmacoeconomia, che,
rispetto alla mupirocina, l’acido fusidico offre
un vantaggio economico del 40-80%37.
Il confronto con retapamulina, un antibiotico
di nuova generazione, ha evidenziato l’equivalente efficacia delle due molecole36; tuttavia,
mentre l’acido fusidico è virtualmente privo di
e ffetti collaterali, quest’ultima causa irritazione
nella zona di applicazione nel 2% dei casi38.
Retapamulina inoltre non è indicata nelle infezioni sostenute da ceppi di Staphyloccoccus
aureus meticillina resistenti39.
acido fusidicoAssociazione
triamcinolone benetonide
nelle infezioni cutanee
con elevata flogosi locale
Nelle affezioni cutanee con spiccata
componente infiammatoria, come accade in corso di eczema, lo Stafilococcus aureus è isolabile in
più del 90% dei casi40, 41.
La sua presenza in genere può manifestarsi come
impetiginizzazione delle lesioni o come cellulite,
ma esso può essere anche più criptico, appare ndo sotto forma di escoriazioni, marcato eritema o
fessurazioni 42.
La colonizzazione delle lesioni da parte dello
Stafilococcus aureus conduce a un circolo vizioso
legato alla produzione di fattori di virulenza che
inducono un’accentuazione della flogosi cutanea,
la riduzione dell’effetto barriera, e l’ulteriore proliferazione batterica43. In tali condizioni i superantigeni stafilococcici non solo incrementano la
flogosi, ma riducono anche la sensibilità nei confronti dei corticosteroidi43. Queste osservazioni
suggeriscono quindi che in presenza di infezione
stafilococcica-infiammazione allergica, o di infiammazione allergica-sovrainfezione stafilococcica, il miglior approccio terapeutico possa essere
rappresentato dalla somministrazione topica di
un antibiotico e di un corticosteroide associati in
un unica formulazione. I risultati di diversi studi
clinici hanno avvalorato tale ipotesi44-46.
I derivati cortisonici ad uso topico, a seconda
delle caratteristiche farmacobiologiche e delle
260
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
eventuali influenze sull’asse ipofisi-surrene, possono essere distinti in aspecifici,con spiccata attività antiinfiammatoria locale e generale, e s p e c ifici, con elevata attività antiinfiammatoria locale
e scarsa attività sistemica47.
Appartiene a quest’ultimi il triamcinolone benetonide, un corticosteroide ottenuto mediante
esterificazione del triamcinolone acetonide con
l’acido benzoil-beta-amino-isobutirrico.
Gli studi farmacologici di tale molecola hanno
mostrato una notevole attività antiinfiammatoria
(fino a 17 volte superiore a quella del triamcinolone acetonide e più potente di quella del betametasone valerato), mentre la sua tollerabilità è
ottima anche dopo trattamenti prolungati48.
Quando confrontato con betametasone valerato
nell’eczema da contatto, il triamcinolone benetonide ha determinato una risoluzione completa della sintomatologia in un numero maggiore
di pazienti (Figura 3)49.
Le caratteristiche farmacologiche e i risultati clinici indicano pertanto che il triamcinolone
benetonide può essere considerato un corticosteroide ideale da impiegare congiuntamente
all’acido fusidico.
Infatti l’associazione precostituita fusidato di
sodio-triamcinolone benetonide è particolarmente indicata nella terapia delle piodermiti
batteriche con esagerata componente infiammatoria, allo scopo sia di eradicare l’agente batterico causale e sia di smorzare l’iperreattività cutanea50. Allo stesso modo nelle dermatosi allergiche e disreattive l’applicazione dell’associazione
fusidato di sodio-triamcinolone benetonide è in
Figura 3.
Eczema da contatto: risoluzione dellla sintomatologia
con triamcinolone benetonide e con betametasone valerato.
Infezioni cutanee: trattamento con acido fusidico/fusidato di sodio e con l’associazione acido fusidico-triamcinolone benetonide
grado sia di prevenire, sia di curare l’impetiginizzazione50.
In conclusione, l’elevata penetrabilità cutanea di
entrambe le molecole, la loro azione sinergica e la
loro buona tollerabilità rendono l’associazione
fusidato di sodio-triamcinolone benetonide una
valida alternativa terapeutica per il trattamento
topico delle dermatosi disreattive infette.
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50. Dermomycin Cort. Riassunto delle caratteristiche del
prodotto.
Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®)
come coadiuvante nella riduzione
degli inestetismi cutanei
della dermatite seborroica
Giammaria Giuliani1
Carolina Bussoletti2
Alessandra D’Amore2
Leonardo Celleno2
SU M M A R Y
Mousse containing tioconazole 0.25%
(TrosiDS®) in the treatment
of seborrheic dermatitis
Seborrheic dermatitis is a papulosquamous disorder patterned on the sebum-rich
areas of the scalp, face, and trunk. In addition to sebum, this dermatitis is linked to
Malassezia, immunologic abnormalities, and activation of complement.
S e b o rrheic dermatitis is a re c u rrent inflammatory chronic pathology that needs a
safe and effective treatment with anti-inflammatory, anti-itch and antifungal activities and a pleasantness of use that promotes the adherence of the subject to the
therapy.
The efficacy, tolerability and cosmetic properties evaluations of dermocosmetic
mousse containing tioconazole 0.25% (TrosiDS®) in the treatment of seborrheic dermatitis showed that the product has good cutaneous and cosmetics compatibilities
and it’s efficacy in the reduction of the cutaneous problems due to seborrheic dermatitis such as redness, scales, itch.
KEY WORDS: Seborrheic dermatitis, Tioconazole
Introduzione
La dermatite seborroica è una affezione cutanea molto diffusa senza una predominanza razziale o geografica, che si manifesta in
entrambi i sessi con lieve prevalenza in quello
maschile.
Si presenta tipicamente sottoforma di placche
eritematose, variando di gravità ed estensione
dalle forme lievi (come la forfora) dove si osserva la formazione di squame giallastre, di piccole dimensioni che tendono a staccarsi, alla dermatosi che assume un’intensità maggiore e si
presenta come chiazze più o meno estese, talora confluenti, lievemente eritematose su cui si
posano squame grasse e giallastre stratificate.
Le chiazze possono debordare sulla cute circ ostante costituendo la così detta corona seborroica.
La dermatite seborroica dell’adulto si localizza
elettivamente alle “sedi seborroiche”, quelle dove
sono più numerose le ghiandole sebacee e più
attiva la loro funzione, queste zone includono lo
scalpo, il solco naso-labiale, le guance, le sopracciglia ed i padiglioni auricolari.
Si tratta di un disturbo cronico infiammatorio la
cui eziologia non è ancora nota, sebbene sia
associata a fattori genetici, ambientali, neurologici e infettivi.
In particolare la Malassezia, lievito presente
nella normale flora della cute, rappresenta un
fattore chiave fondamentale nella patogenesi
della malattia; la sua attività è correlata a diversi fattori di rischio, tra cui un aumento dei livelli di sebo e alcune alterazioni immunologiche
(diminuzione delle cellule T, attivazione del
pathway alternativo del complemento).
Poiché la dermatite seborroica è una patologia
cutanea cronica ricorrente, nello sviluppo di un
prodotto per il suo trattamento è necessario
tener presente la sicurezza e l’efficacia degli
ingredienti, nonché la possibilità di diminuire
la velocità di ricomparsa dell’affezione.
In accordo con ciò, un prodotto per il tratta-
1
R&D Giuliani S.p.A., Milano
Unità di Dermatologia, Complesso
Integrato Columbus, Università Cattolica
del Sacro Cuore, Roma
2
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
265
Giammaria Giuliani, C. Bussoletti, A. D’Amore, L. Celleno
mento dovrebbe incorporare un agente antifungino che è efficace e ben tollerato dai pazienti,
oltre a presentare proprietà anti-infiammatorie
e anti-pruriginose, caratteristiche necessarie per
ridurre le recidive e promuovere l’aderenza del
paziente alla terapia.
L’obiettivo di un buon trattamento per la dermatite seborroica è sicuramente duplice: da un
lato, il controllo dei sintomi, dall’altro possedere una gradevolezza d’uso che concorre all’aderenza alla terapia per ottenere una minor velocità di ricomparsa della patologia.
Per questa ragione lo scopo di questo studio è
stato quello di verificare la compatibilità cutanea, l’efficacia e le qualità cosmetiche di una
mousse contenente tioconazolo (Tro s i D S®),
come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei dovuti a dermatite seborroica,
nelle normali condizioni d’uso per 30 giorni
consecutivi.
presa tra i 20 ed i 61 anni (età media 41). La
compatibilità cutanea è stata valutata: dai
volontari inclusi nello studio, tramite compilazione di un diario giorn a l i e ro fornito al
momento dell’inclusione e tramite controllo
dermatologico eseguito al momento dell’inclusione e dopo 30 giorni di trattamento.
L’efficacia cosmetica è stata valutata attraverso
misurazioni strumentali, eseguite al momento
dell’inclusione e dopo 30 giorni di trattamento: sebometria (Sebumeter SM 810, Courage+Khazaka), colorimetria (Chroma Meter CR200, Minolta) per la valutazione del rossore cutaneo, Sebutape® (film adesivo fotosensibile per la
valutazione del grado di attività dei singoli follicoli pilosebacei e dell’uniformità nella loro distribuzione sulla superficie cutanea) e videodermatoscopia (Dermascope) per la valutazione delle
lesioni eritemato-squamose.
L’efficacia è stata valutata anche tramite autovalutazione dei volontari partecipanti alla sperimentazione che, dopo 30 giorni di trattamento, hanno espresso il proprio giudizio relativamente al quadro clinico (ro s s o re cutaneo,
aspetto dei pori, desquamazione, prurito e
idratazione).
Le qualità cosmetiche del prodotto in studio
DisegnoHannosperimentale
partecipato allo studio 20 soggetti (5 maschi e 15 femmine) affetti da dermatite seborroica/seborrea del volto di età com-
100%
80%
80%
70%
60%
60%
3
4
55%
60%
40%
20%
0%
1
2
5
1: il prodotto induce un miglioramento del quadro clinico;
2: il prodotto riduce il rossore cutaneo;
3: il prodotto riduce la desquamazione;
4: il prodotto riduce il prurito;
5: il prodotto migliora l’idratazione.
Figura 1.
In grafico è riportata la percentuale dei volontari “soddisfatti”
per ciascuna affermazione del questionario.
266
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Mousse con tioconazolo 0,25% (TrosiDS®) come coadiuvante nella riduzione degli inestetismi cutanei della dermatite seborroica
Figura 2.
L’immagine fotografica si riferisce ad un soggetto partecipante allo studio prima (a sinistra)
e dopo il trattamento (a destra).
sono state valutate dai volontari al termine
dello studio tramite questionario.
Risultati
Nessuno dei 20 volontari arruolati ha
interrotto il trattamento.
Valutazione della compatibilità cutanea
Non è stata riscontrata nessuna reazione avversa cutanea. Nessuna sensazione di fastidio è
stata riferita dai volontari partecipanti alla sperimentazione. Il prodotto in esame ha dimostrato un’ottima compatibilità cutanea.
Valutazione dell’efficacia cosmetica
I risultati ottenuti dalla sebometria dopo 30
giorni di trattamento hanno evidenziato che il
prodotto in esame ha indotto una diminuzione
della quantità di sebo presente sulla superficie
cutanea del 3,79%.
La colorimetria ha evidenziato che dopo 30
giorni di trattamento il prodotto con la mousse
contenente tioconazolo ha indotto una diminuzione del rossore cutaneo del 2,97%.
Mentre il confronto dei film adesivi fotosensibili Sebutape® ottenuti prima e dopo 30 giorni di
trattamento, ha messo in evidenza che il prodotto in esame ha indotto, nel 40,00% dei
volontari, una diminuzione dell’attività dei follicoli pilosebacei, con conseguente riduzione
della quantità di sebo prodotta.
I giudizi espressi dai volontari relativi all’efficacia cosmetica del prodotto (miglioramento quadro clinico, riduzione del rossore cutaneo, riduzione della desquamazione, riduzione del pruri-
to e miglioramento dell’idratazione) hanno
complessivamente espresso la soddisfazione dei
soggetti (Figura 1).
In particolare, il miglioramento del quadro clinico è molto evidente anche dalle immagini
fotografiche (Figura 2).
delle qualità cosmetiche
V alutazione
Dalla valutazione soggettiva sulle
qualità cosmetiche del prodotto in sperimentazione (profumo, consistenza, stendibilità,
assorbimento) è emersa un’ottima soddisfazione (Figura 3).
Conclusioni
Secondo le condizioni sperimentali
adottate in questo studio la mousse contenente
tioconazolo ha dimostrato un’ottima compatibilità cutanea dopo applicazione secondo le
normali condizioni d’uso per 30 giorni consecutivi.
Il prodotto in esame ha inoltre dimostrato
un’ottima compatibilità cosmetica nel coadiuv a re la riduzione degli inestetismi cutanei
dovuti a dermatite seborroica. Infatti i risultati
ottenuti nelle misurazioni strumentali hanno
dimostrato una diminuzione del rossore cutaneo e della quantità di sebo presente sulla
superficie cutanea, mentre i Sebutape® hanno
dimostrato una diminuzione dell’attività dei
follicoli pilosebacei con conseguente riduzione
della quantità di sebo prodotta.
Tali risultati sono stati confermati dai giudizi
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
267
Giammaria Giuliani, C. Bussoletti, A. D’Amore, L. Celleno
120%
100%
100%
3
4
100%
80%
80%
1
2
80%
60%
40%
20%
0%
1: il prodotto ha un profumo gradevole;
2: il prodotto ha una consistenza gradevole;
3: il prodotto si stende facilmente;
4: il prodotto si assorbe facilmente.
.
Figura 3.
In grafico è riportata la percentuale dei volontari “soddisfatti”
per ciascuna affermazione del questionario.
dei volontari che hanno particolarmente apprezzato la buona efficacia e le proprietà cosmetiche del prodotto.
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La terapia fotodinamica
nel trattamento delle verruche volgari
Fiorella Bini
SU M M A R Y
Photodynamic therapy
in the teatment of vulgar warts
Current therapies for vulgar warts are not completely successful: treatment failures
and high rate of recurrence are frequently seen. Photodynamic therapy has been suggested as a possible alternative treatment modality.
In fact ALA-PDT has virucidal properties and ALA-induced PpIX accumulates selectively in proliferating infected cells.
Besides ALA-PDT destroys subclinical virus-shedding areas, reducing the high rate
of recurrence.
37 patients with vulgar warts were treated with 10% ALA-PDT after keratolysis of
the warts to increase cutaneous penetration of ALA. The treatment was successful:
after 1-4 treatments complete remission and no further recurrences were observed
in 94% of patients.
KEY WORDS: Topical photodynamic therapy, Vulgar warts, HPV
Introduzione
L’agente eziologico delle verruche è
l’HPV, un virus a DNA con tropismo per l’epitelio squamoso.
Le infezioni da HPV sono molto frequenti: vi è
un grande numero di HPV ampiamente diffusi
in tutto il mondo e con notevole capacità infettante. Si manifestano con diverse varietà di verruche: periungueali, plantari, piane, genitali,
mucose.
Il trattamento è difficile e spesso frustrante con
la maggior parte delle terapie tradizionali: crioterapia, ablazione con laser o radiofrequenza,
escissione chirurgica, applicazione di citostatici
(podofillina, 5 fluorouracile), immunoterapici
(imiquimod) o sostanze cheratolitiche accompagnata al courettage.
Nessuno di questi trattamenti è completamente
soddisfacente per i frequenti insuccessi terapeutici e per la molteplicità delle recidive locali.
La terapia fotodinamica cutanea (TFDc) si pone
come una modalità terapeutica innovativa per
le lesioni da HPV.
La TFDc è un trattamento non invasivo che utilizza l’applicazione di un fotosensibilizzante (FS)
e la sua successiva attivazione da parte di una
luce ad una specifica lunghezza d’onda. La produzione di specie reattive dell’ossigeno determina apoptosi e/o necrosi selettiva delle cellule
neoplastiche o comunque patologiche.
Dopo l’iniziale utilizzo per la terapia delle cheratosi attiniche, dell’epitelioma basocellulare,
del morbo di Bowen, l’accresciuta esperienza
nella reazione fotodinamica ha espanso la rosa
delle applicazioni ad un sempre maggior numero di patologie, oncologiche e non, infiammatorie e infettive.
L’attività fotodinamica di composti chimici contro microrganismi fu pubblicata più di cento
anni fa: nel 1900 Oskar Raab osservò la tossicità
del cloridrato di acridina su colonie di
Paramecium caudatum dopo esposizione alla
luce. Oggi conosciamo l’attività antibatterica
della TFD sui Gram+ e sui Gram- antibiotico
resistenti 1. Vi sono studi molto promettenti su
micosi e leishmaniosi.
Negli ultimi anni si è consolidato anche l’utilizzo della TFDc nei confronti dei virus.
Il blu di metilene viene utizzato in numerosi
centri trasfusionali europei per la fotodecontaminazione del plasma e si è dimostrato partico-
GIRTeF- Gruppo Italiano Radiofrequenze
e Terapia Fotodinamica,
Firenze, Italy
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
271
F. Bini
larmente efficace per la inattivazione del virus
HIV 2. I meccanismi con cui la TFD esercita la
sua azione antivirale sono molteplici.
A carico dei virus la TFD determina perossidazione dei lipidi dell’envelope, degradazione
delle proteine del capside, ossidazione e crosslinking di enzimi virali, fra cui la trascrittasi
inversa, e delle basi di DNA e RNA virali. Ne
conseguono perdita della capacità infettante ed
inibizione della replicazione virale 3.
Nelle cellule infettate l’azione fotodinamica determina inibizione dell’assemblamento dei
ribosomi e ossidazione delle basi nucleotidiche: ne deriva blocco dell’attività cellulare e
conseguentemente inibizione della replicazione virale 4, 5.
La TFDc interviene anche con altri meccanismi 6, 7: l’accumulo di PpIX nelle cellule parassitate determina, dopo esposizione alla luce,
distruzione cellulare per necrosi o apoptosi.
Inoltre si attiva il sistema immunitario: infatti la
flogosi indotta dalla TFDc favorirebbe l’azione
delle citochine capaci di immunomodulare l’attacco alle particelle virali.
Infine i processi di degenerazione microvasale
determinati dal processo fotodinamico contribuiscono alla distruzione delle lesioni.
I primi studi su TFDc e verruche risalgono agli
anni ’70 ma non hanno dato risultati incoraggianti (Stahl et al. 1979; Viein et al. 1977).
A partire dagli anni ’90 molteplici studi clinici
hanno valutato l’efficacia della TFDc con 5-ALA
su verruche cutanee e genitali 8-15 e piane
(Mizuki D et al. 2003).
I risultati di questi primi lavori tuttavia non
sono completamente soddisfacenti; solo in una
parte dei pazienti trattati si è rilevata la remissione delle lesioni 8.
Il fallimento è presumibilmente legato alla scarsa penetrazione dell’ALA a causa della ipercheratosi che accompagna le verruche volgari.
L’utilizzo di sostanze che incrementano la penetrazione del FS (EDTA 2% e DMSO 2%) 9 o la
cheratolisi delle verruche preliminare alla TFDc
con ALA 20% hanno consentito la remissione
completa in una percentuale nettamente più
elevata e in assenza di recidive 10.
I cheratinociti contenenti il virus sono localizzati negli strati più superficiali dell’epidermide,
entro lo strato granuloso. Tuttavia le verruche
sono lesioni spesse, quindi è indispensabile l’utilizzo preliminare di sostanze cheratolitiche
(urea, ac. salicilico) e di un adeguato courettage per ridurre lo spessore e consentire al foto-
272
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
sensibilizzante e alla luce di raggiungere i cheratinociti infetti 16, 17.
In letteratura non sono segnalati effetti collaterali degni di nota 18, 19. L’unico evento avverso è
il dolore: uno studio ha evidenziato in 1/5 dei
pazienti dolore intenso che compariva durante
l’illuminazione e in qualche soggetto poteva
protrarsi fino a 30 ore 20. In alcuni casi è stato
segnalato l’abbandono del trattamento o l’impiego di un anestetico 10; secondo altre esperienze invece è riferita un’eccellente tollerabilità
al trattamento 21.
Scopo Alladellolucestudio
dei dati riportati in letteratura, abbiamo eseguito questo studio per valutare
l’efficacia e la tollerabilità della TFDc in pazienti affetti da verruche cutanee.
e metodi
Materiali
Abbiamo trattato 37 soggetti, maschi
e femmine, di età compresa fra 7 e 57 anni, che
presentavano verruche volgari (singole o multiple), plantari, piane del volto (Tabella 1).
L’anamnesi non evidenziava patologie in atto o
pregresse degne di nota né terapie farmacologiche che potessero interferire col trattamento o
con la patologia virale.
In alcuni casi le lesioni erano state trattate in precedenza con varie metodiche (ablazione con
laser o radiofrequenza, cheratolitici topici) che
tuttavia non ne avevano determinato la scomparsa. Sono state fornite accurate informazioni
circa la metodica e raccolto il consenso del
paziente o dei genitori nel caso di minorenni. Le
lesioni sono state fotografate prima e dopo il termine del trattamento. Il semplice controllo clinico è stato ripetuto a 6 e, ove possibile, a 12 mesi.
Tabella 1.
Pazienti trattati per verruche = 37
Mani
11
Piedi
15
Piane del volto
3
Cutanee
3
Ungueali
5
La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari
Tutte le lesioni sono state sottoposte a trattamento domiciliare con cheratolitici nelle due
settimane precedenti e a courettage in ambulatorio per ridurre l’ostacolo alla penetrazione del
FS e della luce ad opera della ipercheratosi. È
stata dedicata molta attenzione a questa fase in
quanto i dati riportati in letteratura correlavano
il buon esito del trattamento ad una accurata
preparazione della lesione.
Sono stati utilizzati: per le verruche piane una
soluzione micropeeling a base di ac. salicilico
e glicolico da applicare per toccature 1-2 volte
al dì.
Le verruche volgari e plantari sono state decapate con una crema al 50% di urea e courettage
preliminare al trattamento. In caso di ipercheratosi particolarmente evidente o resistente è stato
eseguito un debulking con laser o radiofrequenza previa applicazione di una crema anestetica.
Sulla cute detersa ed asciutta è stato applicato il
FS: 5-ALA al 10% per 2 ore per le verruche
piane del volto, per gli altri distretti corporei è
stato utilizzato 5-ALA al 10% per un tempo
variabile dalle 5 ore alla modalità over-night.
Questa diversità nel tempo di applicazione era
correlata con la sede anatomica (per il volto
sono stati scelti intervalli più brevi, per le zone
palmo-plantari i tempi più lunghi) e col tipo di
lesione (ad un maggior spessore corrispondeva
un tempo di applicazione maggiore).
Terminato il tempo di contatto, si procedeva
alla rimozione del FS con garza umida e alla
fotodiagnosi con una sorgente luminosa ad
emissione nella banda del blu di circa 405 nm
che evidenziava la fluorescenza rosa fuxia dell’area patologica. Quindi si illuminava con una
sorgente luminosa a diodi con lunghezza d’onda di 630 nm (PDT-CLD 100, EPEM s.r.l.);
veniva erogata una fluenza compresa fra
100J/cm2 (se veniva trattato il volto) e 180J/cm2
(per le altre sedi).
La fotodiagnosi di controllo dimostrava la totale scomparsa della fluorescenza rosa fucsia,
indice della completa metabolizzazione del FS.
Durante il trattamento in alcuni casi è stato
necessario raff reddare con un ventilatore o
spruzzando acqua termale per lenire il fastidio
procurato dall’azione della luce e interrompere
momentaneamente l’illuminazione.
Il paziente veniva quindi medicato con una
crema lenitiva e poteva lasciare immediatamente lo studio. Se la cute trattata era fotoesposta,
nei giorni successivi veniva raccomandata l’ap-
plicazione di una crema solare a schermo totale. Non erano richieste altre medicazioni.
Il trattamento veniva ripetuto ogni 2-3 settimane fino alla totale scomparsa delle lesioni.
Risultati
In 35 dei 37 soggetti trattati (94%) si
è osservata la completa scomparsa delle verruche cutanee e l’assenza di recidive.
Il numero di applicazioni effettuate è variato da
1 a 4: è stata sufficiente 1 seduta in 5 pazienti,
sono state necessarie 2 sedute in 11 casi, 3
sedute in 12, 4 sedute in 7 casi.
Due soggetti, entrambi affetti da verruche plantari multiple, hanno risposto parzialmente: in
un caso è residuata una lesione, presumibilmente per mancanza di una adeguata verifica
post trattamento (il paziente non si è presentato al controllo successivo alla seconda ed ultima
seduta). L’altro paziente presentava una iperidrosi particolarmente accentuata e la cheratolisi preliminare non era stata efficace a causa
della sede problematica delle lesioni (verruche
multiple a livello della superficie plantare delle
dita dei piedi).
Nella quasi totalità dei pazienti dopo il primo
trattamento si apprezzava una sensibile riduzione del diametro e della profondità delle verruche più grandi mentre quelle più piccole regredivano completamente.
In nessun caso sono residuati esiti cicatriziali.
Non si sono verificati effetti collaterali significativi, né disagi post trattamento e i pazienti
hanno potuto riprendere senza difficoltà le loro
abitudini quotidiane. L’unico evento avverso è
stato il dolore durante l’irraggiamento, del resto
ampiamente descritto in letteratura.
Nel nostro studio è stata riscontrata una notevole variabilità della sintomatologia dolorosa,
sia individuale che in base alla localizzazione
delle lesioni.
Per il trattamento delle verruche piane del volto
e per le verruche volgari degli arti inferiori non è
stato segnalato nessun fastidio se non una moderata sensazione di calore. Le sedi palmo-plantari
e le dita sono state gravate da una maggiore dolorabilità durante l’irraggiamento, specialmente al
primo trattamento. Il raffreddamento della cute
con uno spray di acqua termale refrigerata, l’utilizzo di un ventilatore insieme all’illuminazione
in modalità di pausazione hanno reso possibile il
completamento della terapia.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
273
F. Bini
Verruca periungueale
prima e dopo 1 seduta di TFDc.
Verruca del pollice prima e dopo 3 sedute.
Verruche del 3°,4° e 5° dito, prima e dopo 2 sedute.
18 verruche plantari: prima e dopo 3 sedute.
274
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
La terapia fotodinamica nel trattamento delle verruche volgari
Verruca del 3° dito prima e dopo 1 seduta.
Verruche piane della fronte, prima e dopo 2 applicazioni.
In tre soggetti (affetti da lesioni periungueali,
al dorso del piede, alle dita della mano) il
d o l o re si è protratto per alcune ore mentre in
un caso (verruca plantare di grandi dimensioni a livello della prima articolazione metatarso-falangea) è stata riferita una sintomatologia
particolarmente intensa con dolore trafittivo
irradiato anche alla gamba e perdurato per
tutta la notte.
In tutti gli altri pazienti il dolore scompariva
col termine dell’irraggiamento. In nessun caso
si è comunque verificato l’abbandono della
terapia.
Discussione
Dopo la messa a punto dell’attuale
protocollo terapeutico, che prevede l’accurata
rimozione della ipercheratosi associata alle verruche, la TFDc si è dimostrata altamente competitiva nei confronti dei trattamenti tradizionali delle lesioni HPV correlate.
Il successo della terapia nel 94% dei casi trattati, l’assenza di recidive e di cicatrici residue ne
rappresentano gli elementi salienti. Un followup più lungo e una casistica più ampia ci consentiranno di confermare o meno questi risultati preliminari.
Gli svantaggi di questa terapia sono legati alla
necessità di una accurata preparazione delle
lesioni, al tempo di applicazione del FS, solitamente lungo e al dolore durante l’irraggiamento, del resto controllabile con alcune piccole
strategie (raffreddamento, pausazione).
I vantaggi della TFDc nel trattamento delle verruche cutanee sono riportati in Tabella 2 e sono
ormai ben noti e comuni a tutti i quadri patologici che si avvalgono di questa metodica terapeutica. Ma vi sono alcune situazioni che rappresentano i punti di forza del trattamento fotodinamico delle lesioni da HPV:
– in caso di lesioni numerose e/o molto estese;
– in sedi problematiche o esteticamente rilevanti;
– se le lesioni sono resistenti ai consueti trattamenti;
– nei bambini o in soggetti problematici;
– nei pazienti immunocompromessi (trapiantati, HIV/AIDS, ecc.).
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
275
F. Bini
Il trattamento delle verruche volgari è spesso
difficile e talora frustrante: non esistono mezzi
per eliminare il virus in quanto tale e pertanto
le tecniche di trattamento in uso mirano a
distruggere le lesioni.
Confrontata con le metodiche tradizionali, la
TFDc rappresenta un approccio terapeutico
vantaggioso ed efficace per il trattamento delle
affezioni da HPV grazie alle sue attività citotossica selettiva, antivirale ed immunomodulante.
Infatti non solo sarebbe in grado di distruggere
selettivamente le cellule infettate, ma unirebbe
la capacità di inattivare i virus a quella di stimolare la risposta immunitaria dell’organismo
ospite. Inoltre il trattamento non è gravato da
esiti cicatriziali, in quanto la cute sana non è
danneggiata.
L’altro problema del trattamento delle lesioni da
HPV è rappresentato dalla frequenza delle recidive, dovute soprattutto alla presenza di virus
latenti.
Con la TFDc l’accumulo di FS si verifica in tutte
le cellule infette, non solo nelle lesioni clinicamente evidenti ma anche nella cute apparentemente indenne anche se già contagiata, realizzando una bonifica di tutta la zona trattata.
Pertanto la TFDc oltre a rappresentare un’efficace alternativa terapeutica per il trattamento
delle verruche volgari, sarebbe anche in grado
di attuare una prevenzione delle recidive.
B
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276
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Tabella 2.
Vantaggi della TFDc.
Efficacia
Sicurezza
Assenza di invasività
Nessuna limitazione dovuta ad età e condizioni generali
Ottima tollerabilità
Facilità d’impiego
Effetti collaterali modesti
Ripetibilità delle applicazioni senza perdita di efficacia
Azione selettiva
Non necessita di anestesia preliminare
Non necessita di medicazioni post-trattamento
Il paziente può tornare immediatamente alle sue attività abituali
Tempi di guarigione rapidi
Assenza di cicatrici residue
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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
277
Studio prospettico a sei mesi
sugli effetti di un prodotto topico
in lozione e shampoo a base
di timo-peptidi di sintesi a basso peso
molecolare nel telogen effluvium
cronico e nell’AGA iniziale della donna
Donne Dermatologhe Italia - DDI
SU M M A R Y
Clinical investigation of the effects of
topical lotion and shampoo containing
synthetic thymus peptides on
androgenetic alopecia and chronic
telogen effluvium in women after a
six month-period treatment
The aim of the paper has been to study during a period of six month, of the efficacy
and the tolerability of both the lotion and shampoo (Timosint®) containing synthetic low molecular weight thymus peptides (GKL02 Factor), in the initial phases of
androgen tic alopecia (AGA), and chronic Telogen Effluvium (TE). Ten women (mean
age 31,3 yrs) with AGA (Ludwig 1) and 105 female subjects (mean age 39,96 yrs)
with chronic TE have been enrolled; The treatment schedule was as follows:
– lotion: twice a day application in the first 15 days and then once a day in the following 22 weeks for a total period of treatment of 24 weeks;
– shampoo: two or three times /week during the study period of 24 weeks.
All the subjects underwent pull test, evaluation of symptoms (dandruff, seborrhea,
redness, pruritus). Tolerability and cosmetic acceptance/tolerance were evaluated at
the beginning of the treatment and after 30, 90 and 180 days. In AGA patients the
improvement of pull test has been continuous becoming negative in study population
after 180gg (p = 0,002). Symptomes decreased in all patients. In chronic TE, pull
test become negative in 88% (72 cases out of 82) (p<0,0001) with a mean symptoms’
improvement of 88%. In both groups the tolerability was referred as positive in 100%
of cases and no side effects were recorded. The cosmetic acceptance/tolerance was
also referred as positive in 96% of the cases. In conclusion, synthetic thymus peptides
showed significant efficacy and tolerability in the clinical treatment of initial AGA
and chronic TE in women after a six month-treatment.
KEY WORDS: Androgenetic alopecia and Telogen Effluvium (TE) in women, Synthetic Thymus
peptides, Therapy
Introduzione
La terapia del telogen effluvium (TE)
cronico 1-3 e dell’alopecia androgenetica (AGA) 4-6
richiede tempi lunghi di trattamento. Infatti sono
due quadri dermatologici che impegnano i
pazienti per mesi (TE) e anni (AGA). È necessario quindi che il dermatologo riesca a far com-
prendere ai pazienti che la risposta terapeutica e
la stabilizzazione del quadro clinico richiedono
applicazioni giorn a l i e re e continuate.
In un precedente lavoro abbiamo valutato gli
effetti clinici dei timo-peptidi di sintesi nelle patologie sopramenzionate, per un periodo di tre
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
279
Donne Dermatologhe Italia - DDI
mesi 7. Sulla scorta dei risultati positivi ottenuti è
stato ritenuto utile prolungare l’esperienza (oltre
tale periodo) per confermarne efficacia e tollerabilità. Pertanto in questo lavoro riportiamo gli
effetti ottenuti nel TE cronico e nell’AGA iniziale
femminile dopo un periodo di 6 mesi.
Le esperienze del passato con gli estratti timici,
somministrati per via topica nella cura dei
disturbi del follicolo pilifero, hanno dato risultati positivi dal punto di vista clinico 8-10. Queste
esperienze, tuttavia, sono state condotte con
peptidi di derivazione animale con inevitabili
rischi oggi non più ammissibili.
I peptidi timici utilizzati in questo studio sono
stati ottenuti attraverso tecniche di laboratorio
(GKL02 FACTOR). Il loro basso peso molecolare
ne assicura l’assorbimento e l’efficacia biologica.
O
biettivo
Lo scopo dello studio è stato quello di
valutare gli effetti di una lozione e shampoo a
base di timo-peptidi di sintesi (Timosint®) nel
trattamento del TE cronico e delle fasi iniziali
dell’AGA femminile dopo un periodo d’uso di sei
mesi con particolare riferimento alla loro efficacia
e tollerabilità.
Materiali e metodi
Popolazione oggetto dello studio
Sono state arruolate per lo studio due
popolazioni di pazienti di sesso femminile:
Il primo gruppo comprendeva 10 pazienti con
AGA iniziale mentre Il secondo gruppo comprendeva 105 pazienti con TE cronico
che hanno utilizzato il prodotto oggetto dello
studio per un periodo di 180 gg.
Criteri di inclusione
– Pazienti di sesso femminile, di età compresa
tra i 16 e i 70 anni;
– Pazienti affette da TE cronico (oltre 6 mesi)
o da AGA iniziale;
– Sospensione delle terapie topiche farmacologiche e/o cosmetiche specifiche da almeno
30 giorni.
Criteri di esclusione
– Pazienti di sesso maschile;
– Pazienti di età < 16 anni e > 70 anni;
280
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
– Pazienti in gravidanza e allattamento;
– Pazienti affette da malattie sistemiche gravi;
– Pazienti in trattamento con farmaci e/o
cosmetici specifici;
– Pazienti con allergia nota ad uno dei componenti del prodotto.
Dose e somministrazione
Il prodotto, la cui composizione aminoacidica è riportata nella Tabella 1, è stato
applicato alla dose di 2 ml due volte al dì per 15
giorni, poi 2 ml una volta al dì per 22 settimane, per un totale di 24 settimane (6 mesi).
Le pazienti sono state istruite a lavare il cuoio
capelluto 2-3 volte alla settimana con shampoo
non medicato (Timosint® shampoo con timopeptidi di sintesi).
Parametri di valutazione
La valutazione clinica è stata effettuata
mediante la compilazione di una scheda da parte
del medico specialista al momento dell’arruolamento, a 30 gg (T1), 90 gg (T2) e a 180 gg (T3).
Sono stati valutati i seguenti parametri:
Pull test: la valutazione si è basata sulla seguente scala: Grado 1 = neg (1-2 capelli); Grado 2 =
pos + (3-4 capelli); Grado 3 = pos ++ (5-6
capelli); Grado 4 = pos +++ (> 6 capelli) e veniva effettuata al momento dell’arruolamento,
dopo 30 gg (T1), dopo 90 gg (T2) e 180 gg
(T3). La significatività del miglioramento del
Pull test è stata valutata utilizzando il test non
parametrico di Wilcoxon per dati appaiati.
Desquamazione, Seborrea, Eritema, Prurito:
La valutazione è stata fatta secondo il seguente
Aminoacido
Acido aspartico (Asp)
Treonina (Thr)
Serina (Ser)
Acido glutamico (Glu)
Prolina (Pro)
Glicina (Gly)
Alanina (Ala)
Cisteina (Cys)
Valina (Val)
Metionina (Met)
Isoleucina (Ile)
Leucina (Leu)
Tirosina (Tyr)
Fenilalanina (Phe)
Istidina (His)
Lisina (Lys)
Arginina (Arg)
% w/w
6,18
2,86
2,09
8,6
8,12
33,45
11,21
0,09
4,88
0,44
2,91
5,42
0,01
1,98
0,2
6,98
4,59
Tabella 1.
Composizione
in aminoacidi
di GKL02 FACTOR.
Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna
s c o re: score 1 = neg; score 2 = pos +; score 3 =
pos ++; score 4 = pos +++ con il fine di mettere
in evidenza la % di miglioramento dopo 30 gg
(T1), 90 gg (T2) e 180 gg (T3) di trattamento.
Le pazienti sono state giudicate:
a) migliorate se passate ad uno score inferiore;
b) invariate se hanno mantenuto la stesso score;
c) peggiorate se passate ad uno score superiore.
È stato inoltre richiesto un giudizio da parte del
medico a 30 gg (T1), 90 gg (T2) e 180 gg (T3)
su Efficacia e Tollerabilità. Tale valutazione si è
basata sul seguente grado di giudizio: Neg
(scarsa); Pos + (discreta); Pos ++ (buona);
Tabella 2.
Pazienti con AGA.
Età media 31,3
numerosità
6
2
2
0
10
Età
16-30
31-45
46-60
> 60
Totale
%
60%
20%
20%
0%
100%
100%
3
80%
70%
60%
8
50%
Figura 1. AGA.
40%
Numero di pazienti in
cui il Pull test è risultato
essere: assente; pos +;
pos ++; pos +++
al tempo T0,
90 gg, 180 gg.
Il miglioramento tra T0 e
180 gg è statisticamente
significativo: p = 0,002.
30%
10
0%
7
2
T0
Assente
90 gg
Pos +
180 gg
Pos ++
Gruppo di pazienti con AGA
La Tabella 2 riassume la popolazione femminile arruolata con AGA.
Desquamazione (D), Seborrea (S), Eritema
(E), Prurito (P) valutati a T3 (180 gg) hanno
dato i seguenti risultati (Figura 2):
D = migliorata 100%
S = migliorata 100%
E = migliorato 100%
P = migliorato 100%
20%
10%
Risultati
Pull test
Si è avuto miglioramento del test in maniera
progressiva sino ad arrivare alla normalizzazione di tutte le pazienti dopo 180 gg (T3) di trattamento, 3 pazienti che risultavano positive a
90 gg sono diventate negative a 180 gg. L’analisi
statistica tra T0 e T3 è risultata essere significativa: p = 0,002 (Figura 1).
Pull test
90%
Pos +++ (ottima). Lo sperimentatore ha chiesto
alle pazienti un parere circa il gradimento cosmetologico del trattamento basato su: consistenza
del capello, gradevolezza della lozione e dello
shampoo utilizzando la seguente scala: Neg
(scarso); Pos + (discreto); Pos ++ (buono);
Pos +++ (ottimo). Alla fine del trattamento è
stato richiesto alle pazienti: a) un giudizio finale
circa l’efficacia del trattamento (ottimo, buono,
discreto, sufficiente e scarso); b) un giudizio di
questo trattamento rispetto ai pre c e d e n t i
(migliore, uguale, peggiore).
Pos +++
Efficacia
Segni clinici
Buona 50%
Figura 2. AGA
Pazienti (%):
migliorate, invariate,
peggiorate dopo
180 gg (T3)
di trattamento.
Prurito
100
Eritema
100
Seborrea
100
Desquamazione
100
0%
50%
Migliorate
Invariate
100%
Peggiorate
Ottima 50%
Figura 3. AGA.
Giudizio dello sperimentatore
al termine del trattamento.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
281
Donne Dermatologhe Italia - DDI
Efficacia e Tollerabilità
Il giudizio dello sperimentatore, in merito all’efficacia, dopo 180 gg di trattamento è stato: a)
ottimo nel 50% delle pazienti; b) buono nel
50% (Figura 3).
Il giudizio dello sperimentatore in merito alla
tollerabilità è stato: a) ottimo nel 60% delle
pazienti; b) buono nel 40% (Figura 4). Non è
stato registrato nessun effetto collaterale.
Gradimento cosmetologico
100%
90%
80%
70%
60
60
60
40
40
40
60%
50%
40%
30%
Tollerabilità
20%
Figura 5. AGA.
10%
Buona 40%
0%
Gradevolezza
shampoo
Scarso
Gradevolezza
shampoo
Discreto
Ottima 60%
Buono
1
100%
90%
Giudizio dello sperimentatore
al termine del trattamento.
80%
13
1
6
10
25
28
70%
Giudizio finale delle pazienti
Le pazienti hanno espresso un giudizio buono
nel 50% dei casi e ottimo nel 50% dei casi. La
lozione e lo shampoo utilizzate sono stati ritenuti migliori dei precedenti trattamenti cosmetici nel 100% dei casi.
Ottimo
Pull test
Figura 4. AGA.
Gradimento cosmetologico
Il giudizio delle pazienti sul gradimento cosmetologico del trattamento è stato uniformemente
positivo. Le valutazioni relative alla gradevolezza della lozione, dello shampoo e della consistenza del capello sono riassunte nella Figura 5.
Giudizio
del paziente su:
gradevolezza
lozione, shampoo e
consistenza capello.
Consistenza
capello
Figura 6. Telogen
effluvium cronico
36
60%
50%
40%
33
73
66
30%
20%
23
10%
0%
T0
Assente
90 gg
Pos +
180 gg
Pos ++
Pos +++
Numero di pazienti
in cui il Pull test
è risultato essere:
assente; pos +;
pos ++; pos +++
al tempo T0, 90 gg
e 180 gg.
La significatività è
stata: T0 verso T3 p
< 0,0001
altamente
significativa.
Segni clinici
Gruppo di pazienti con telogen effluvium
La Tabella 3 riassume la popolazione femminile
arruolata con TE.
Prurito
91
9
Tabella 3.
Eritema
91
9
Pazienti con TE.
Età
16-30
31-45
46-60
> 60
Totale
282
Età media 39,96
numerosità
32
39
22
12
105
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
83
Seborrea
%
30,48%
37,14%
20,95%
11,43%
100%
87
Desquamazione
0%
20%
Migliorate
40%
60%
Invariate
80%
15 2
Figura 7. Telogen
effluvium cronico
9 4
Pazienti (%):
migliorate,
invariate,
peggiorate
dopo 180 gg (T3)
di trattamento.
100%
Peggiorate
Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna
Pull test
Il Pull test ha dimostrato un ulteriore miglioramento in quanto 7 pazienti che risultavano
positive a 90 gg sono diventate negative a 180
gg. Il miglioramento del Pull test, valutato statisticamente, tra T0 e T3 è risultato essere altamente significativo e precisamente: confronto
T0 verso T3 p < 0,0001(Figura 6).
Efficacia
Efficacia e Tollerabilità
Scarsa 8%
Ottima 19%
Discreta 25%
Figura 8. Telogen
effluvium cronico
Buona 48%
Tollerabilità
Ottima 28%
Discreta 28%
Giudizio dello
sperimentatore
al termine
del trattamento.
Buona 44%
100%
18
25
29
80%
70%
60%
50%
48
44
43
40%
30%
20%
28
27
25
10%
0%
Scarso
3
3
7
Gradevolezza
shampoo
Gradevolezza
shampoo
Consistenza
capello
Discreto
Buono
Giudizio finale delle pazienti
Conclusioni
Lo scopo dello studio è stato quello di
Gradimento cosmetologico
90%
Il giudizio delle pazienti sul gradimento cosmetologico del trattamento è stato uniformemente positivo. Le valutazioni relative alla gradevolezza della lozione, dello shampoo e della
consistenza del capello sono riassunte nella
Figura 10.
Le pazienti hanno espresso un giudizio
ottimo nel 41% dei casi, buono nel 36%, discreto nel 16%, sufficiente nel 4% e scarso nel 3%.
La lozione e lo shampoo utilizzate sono stati
ritenuti migliori dei precedenti trattamenti
cosmetici nell’75% dei casi, uguale nel 23% e
peggiore nel 2%.
Figura 9. Telogen
effluvium cronico
Giudizio del paziente
su: gradevolezza
lozione, shampoo e
consistenza capello.
Il giudizio dello sperimentatore, in
merito all’efficacia, dopo 180 gg di trattamento
è stato positivo nel 92% dei casi (Figura 8).
Il giudizio dello sperimentatore in merito alla tollerabilità è stato positivo nel 100% (Figura 9).
Non è stato registrato nessun effetto collaterale.
Gradimento cosmetologico
Giudizio dello
sperimentatore
al termine
del trattamento.
Figura 10. Telogen
effluvium cronico
Desquamazione (D), Seborrea (S), Eritema
(E), Prurito (P) valutati a T3 (180 gg) hanno
dato i seguenti risultati (Figura 7):
D = migliorata 87%; invariata 9%;
peggiorata 4%
S = migliorata 83%; invariata 15%;
peggiorata 2%
E = migliorato 91%; peggiorato 9%
P = milgliorato 91%; peggiorato 9%
Ottimo
valutare, per un periodo relativamente lungo
(sei mesi), un composto (Timosint®) basato su
un principio “funzionale” rappresentato da peptidi di sintesi a basso peso molecolare, sostanze
naturali (Vitamina E, caffeina, Urtica dioica) e
ingredienti cosmetici (proteine vegetali, pantenolo). I timo-peptidi di sintesi (contenuti sia
nella lozione che nello shampoo) sono caratterizzati da un basso peso molecolare e sono stati
ottenuti per sintesi e non attraverso estrazione
da tessuti animali. Il peso molecolare medio dei
singoli peptidi varia da 180 a 600 daltons e ciò
favorisce la loro penetrazione trans-follicolare
dopo applicazione topica 11.
La composizione aminoacidica di tali peptidi
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
283
Donne Dermatologhe Italia - DDI
ne determina gli effetti biologici. Il composto
agisce:
a) come pool per la sintesi delle cheratine 12;
b) nella stimolazione della crescita cheratinocitaria 13;
c) nella partecipazione all’omeostasi immunologica della cute 14.
Gli “attivi” naturali (caffeina-Vitamina E-Urtica
dioica) migliorano le condizioni di crescita del
capello stimolando la produzione di energia
necessaria al metabolismo follicolare e svolgendo
un’azione di “scavanger”.
Gli ingredienti cosmetici (estratti vegetali-pantenolo e proteine vegetali) aumentano il volume e
la pettinabilità dei capelli.
Dopo sei mesi di trattamento è stato registrato
un miglioramento del Pull test: tre pazienti con
AGA e sette con TE cronico che erano ancora
positivi dopo 90 gg si sono normalizzati dopo i
sei mesi di trattamento. Si può desumere che
l’effetto positivo del prodotto si è esteso oltre
agli iniziali 3 mesi di trattamento ed è l’espressione dell’attività stimolante dei timo-peptidi
sulla fase di crescita dei cheratinociti.
I sintomi desquamazione, seborrea, eritema e
prurito sono ulteriormente migliorati sino alla
fine del trattamento dei 6 mesi. Tali effetti sono
l’espressione indiretta di una azione sul metabolismo dei cheratinociti, sul processo dell’infiammazione cutanea e sulla produzione di
sebo. Sia la lozione che lo shampoo contengono
attivi naturali come: tocopheryl acetate, caffeina, pantenolo, estratti vegetali in grado di
migliorare le qualità cosmetologiche dei fusti
Bibliografia
1. Headington JT. Telogen effluvium: new concepts and review. Arch Dermat 1993; 129:356-63.
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women. Br J Dermatol 1990; 123:187-97.
284
pilari 15. L’efficacia e la tollerabilità sono state
confermate anche a 6 mesi. La tollerabilità e le
qualità cosmetologiche dei prodotti utilizzati,
diventano cruciali quando i tempi di trattamento sono inevitabilmente lunghi come in
questi casi.
I dati ottenuti, confermano che l’uso della lozione e dello shampoo hanno avuto una ottima
compliance da parte delle pazienti. Le citate
qualità cosmetologiche dello shampoo sono
state particolarmente apprezzate dalle pazienti
che hanno riferito miglioramento del volume e
della lucentezza dei capelli.
In conclusione questa esperienza con peptidi a
basso peso molecolare nel trattamento di alcune frequenti condizioni patologiche del cuoio
capelluto come il TE cronico e l’AGA iniziale,
dimostra che è possibile ottenere una risposta
clinica sia sul fenomeno della caduta che sui
sintomi ad essa associati come: desquamazione,
seborrea, eritema e prurito. Si conferma pertanto, come già postulato nella fase progettuale
dello studio che i peptidi a basso peso molecolare esercitano un effetto positivo sui quadri clinici considerati.
Il progressivo miglioramento del Pull test sottolinea che il trattamento deve essere condotto
per un lungo periodo affinchè lo stimolo portato a livello follicolare possa favorire:
a) un veloce recupero del numero di capelli
persi nel TE cronico;
b) un rallentamento dell’evoluzione della
miniaturizzazione dei capelli nell’AGA.
7. Donne Dermatologhe Italia (DDI). Clinical Investigation
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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Studio prospettico a sei mesi sugli effetti di un prodotto topico in lozione e shampoo nel telogen effluvium cronico e nell’AGA iniziale della donna
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Corporation, Ashland, (USA), Internal Investigational
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14. Maurer HR. Preclinical investigation of thymic preparations GKLO1 and GKLO2. Internal Investigational Report
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13. NeuroBiotec: Investigation of skin irritation of GKLO2 as
aqueous solution (10%) using the EpiDerm model MatTek
15. Rondanelli M. “Le vitamine-come, quando, perché,
Centro Scientifico Editore, Torino, 1995.
Elenco partecipanti
Andreassi Maria Gabrielle
Barba Annalisa
Barbaso Daniela
Bassissi Paola
Belloli Cristiana
Benedetti Maria Cristiana
Bertazzoni Marina
Cannavò Patrizia
Cantù Alessandra Maria
Capezzera Rossana
Caporicci Giuliana
Carmagnola Anna
Ciuffreda Adriana
Cocciò Giovanna
Costa Carla Maria
De Padova Maria Pia
Di Landro Anna
Domaneschi Elisabetta
Fabbrocini Gabriella
Ferrara Caterina
Fileccia Piera
Giuliano Giuseppina
Lapucci Ezia
Lazzerini Sabrina
Mazzola Giuseppina
Montalbano Maddalena
Pucci Romano
Rigoni Corinna
Solaroli Carmen
Strumia Renata
Tedeschi Aurora
Tosti Antonella
Vanotti Paola
Zane Cristina
Chieti
Verona
Torino
Parma
Milano
Ponte a Moriano (LU)
Vicenza
Messina
Milano
Brescia
Pollenza (MC)
Torino
Milano
S. Benedetto del T. (AP)
Parma
Bologna
Brignano D'Adda (BG)
Cremona
Napoli
Spadafora (ME)
Roma
Pisa
Ortonovo (SP)
Gattico (NO)
Palermo
Milano
Roma
Milano
Torino
Ferrara
Catania
Bologna
Luvinate (VA)
Brescia
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
285
La balneoterapia termale:
applicazioni dermatologiche
Steven Paul Nisticò
Massimo Gabellini
Rosita Saraceno
Caterina Schipani
Sergio Chimenti
SU M M A R Y
Balneotherapy in Dermatology
One of the most important activities that takes
place at a traditional spa is balneotherapy, a natural approach to health and healing that uses hot spring water, gases, mud, and climatic factors as therapeutic elements. Over the past four centuries, the science of balneology has evolved into a
medical specialty all over the world.
The most famous example for balneotherapy is the Dead Sea in Israel with major
indication for psoriasis. Bathing in water with a high salt concentration is safe, effective, and pleasant for healing and recovery.
We will review the different balneotherapy options, their mechanism of action and
their indications for dermatological disorders.
We believe that balneotherapy could represent a valid choice in treating a wide variety of mild-moderate skin disorders and also an alternative or adjuvant treatment
for patients who, for many reasons, can’t or don’t want to undergo traditional pharmacological therapy.
KEY WORDS: Balneotherapy, Spa, Thermal water, Peloids
Introduzione
La terapia con acqua termale, detta
anche Crenoterapia (dal greco: cura con acqua
sorgiva termale), sfrutta il contatto con l’acqua
utilizzandone le proprietà minerali e fisiche
come il calore, la conducibilità elettrica e l’osmolalità. Essa ha rappresentato da sempre un
importante presidio terapeutico. Sin dall’antichità erano ben noti gli effetti benefici che il
contatto con le acque termali era in grado di
esercitare su diverse patologie, molte delle quali
di interesse dermatologico. Per tale motivo, in
passato, a tali acque sono stati attribuiti poteri
miracolosi e curativi, collegati al concetto ancestrale di “sacralità” dell’acqua 1.
Ancora oggi la cura termale rappresenta una
valida alternativa terapeutica o più spesso un
metodo integrativo alle terapie farmacologiche,
ma nonostante gli innumerevoli sforzi rivolti ad
interpretare i meccanismi d’azione ed a svelare
gli effetti clinico-biologici dei mezzi termali,
manca una solida base scientifica, supportata da
precisi protocolli terapeutici, che permetta un
utilizzo non più empirico di tali acque 2, 8.
Le proprietà terapeutiche delle acque termali
sembrerebbero in gran parte dovute ad un vero
e proprio “dinamismo chimico-fisico” in evoluzione, dipendente essenzialmente dalle condizioni geologiche che danno luogo alla formazione della acqua stessa e irriproducibile laboratoristicamente. Tale dinamismo rende ogni
acqua unica e con precise proprietà, in base a
quelle che sono le sue caratteristiche chimicofisiche. Per la legislazione italiana un’acqua termale, per essere definita tale deve possedere
alcuni requisiti fondamentali: deve essere
innanzitutto sorgiva, batteriologicamente pura e
possedere proprietà terapeutiche.
delle acque termali
dermatologiche
Classificazione
Le acque termali possono essere classificate sulla base di specifici elementi chimicofisici distintivi (portata, temperatura, residuo
fisso, concentrazione molecolare, composizione
Clinica Dermatologica
Università di Roma Tor Vergata
Roma, Italy
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
287
S.P. Nisticò, M. Gabellini, R. Saraceno, C. Schipani, S. Chimenti
chimica, etc.) e per il meccanismo di azione
terapeutica 1-4.
In base alla temperatura possiamo identificare
acque ipotermali (tra 20 e 30 gradi), termali
(tra 30 e 40 gradi), ed ipertermali (sopra 40
gradi); in base al residuo minerale in oligominerali (residuo minerale inferiore a 0,2 g/l),
mediominerali (residuo compreso tra 0,2-1 g/l)
e minerali (residuo superiore a 1 g/l).
La classificazioni più nota avviene in base alla
valutazione delle caratteristiche chimico-fisiche. Possiamo pertanto distinguere le seguenti
acque termali:
Acque sulfuree, che possiedono una quantità
pari o superiore ad 1 mg di H2S (acido solfidrico) per litro. Sono tra le più studiate e di conseguenza si ha una maggiore conoscenza delle
azioni biologiche. I composti solfurei vengono
assorbiti dall’organismo sia con metodiche crenoterapiche interne (bibita, aerosol, irrigazioni,
etc.) che esterne (fango, bagno, etc).
L’assorbimento attraverso la cute, le mucose
delle vie respiratorie, vaginali e l’apparato
gastroenterico è stato provato ed ampiamente
documentato. A livello cutaneo le acque solfuree esercitano essenzialmente azioni cheratoplastiche ed antiseborroiche.
È noto che a pH cutaneo acido solfidrico stimoli la proliferazione dello strato spinoso esercitando una azione cheratoplastica. Sullo strato
corneo lo zolfo possiede proprietà esfolianti e
cheratolitiche, accentuate in ambiente alcalino
quando l’elemento si trova soprattutto sotto
forma di SH-. Il bisolfuro è infatti in grado di
scindere, i ponti disolfuro liberando le due
molecole di cisteina.
Anche parte dell’azione antiseborroica sembra
legata a questo meccanismo di contrasto nel
p rocesso di diff e renziazione delle cellule sebacee. L’azione antiseborroica è legata anche alle
p roprietà esfolianti, detergenti ed antimicrobiche.
Acque solfate: In queste acque l’elemento predominante è lo zolfo in forma esavalente che
nelle soluzioni idrominerali naturali è rappresentato dal solfato o ione solforico (SO4--).
Acque arsenicali-ferrugginose: La classificazione delle acque con la denominazione di
arsenicali-ferruginose è dovuta all’alta frequenza con la quale questi elementi si trovano associati nelle soluzioni idrominerali. La balneoterapia ed a volte la fangoterapia vengono utilizzate
in alcune patologie come il lichen ruber planus
e la psoriasi. I miglioramenti ottenuti sono pro-
288
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
babilmente dovuti all’affinità dell’arsenico per
la cute. Questo elemento riveste infatti un ruolo
nella fisiologia cutanea attribuibile alla sua
azione biocatalizzatrice. Le acque arsenicali-ferruginose sono inoltre impiegate in malattie
infiammatorie dell’apparato genitale femminile
ed in alcune broncopatie.
Acque carboniche: Contengono almeno 300
cc di CO2 per litro. Le acque ricche in CO2 o
contenenti tale gas in quantità farmacologicamente attiva sono prevalentemente utilizzate,
in Italia, con metodiche di balneoterapia ed
idropinoterapia mentre in altri Paesi (Francia e
Germania) il loro utilizzo, e la ricerca, sono
notevolmente più estesi ed ampli. La balneoterapia in acqua carbonica (balneoterapia carbogassosa) non è solo una metodica di applicazione ma possiede particolarità che necessitano di
un’analisi più approfondita.
Le azioni più importanti della terapia carbogassosa sono quelle svolte a livello del microcircolo e del distretto venoso. Sono stati dimostrati
infatti, effetti di vasodilatazione, ed di neovascolarizzazione con conseguenze dirette sul
metabolismo tessutale.
Acque radioattive: Le acque radioattive sono
classificate, in relazione ad una proprietà
radioattiva. Diversi possono essere gli elementi
radioattivi presenti in traccia nelle acque minerali e tra questi il radio, il radon, il torio, l’attinio, l’uranio, etc. Il più importante ai fini terapeutici (nonché il più rilevante per quantità
nelle acque minerali) è il radon, un gas disciolto nell’acqua che deriva dalla emanazione di
una particella alfa da un atomo di radio. È una
sostanza che viene assorbita molto facilmente
attraverso le mucose (soprattutto degli apparati
respiratorio e digerente) e la cute, diffonde
molto rapidamente ai tessuti con un’affinità
elettiva per i lipidi e viene eliminata in poche
ore. La sua attività terapeutica è da attribuire
alle radiazioni alfa dotate di basse proprietà di
penetrazione (vengono fermate da un foglio di
carta) e di buone capacità ionizzanti. Un’acqua
viene classificata radioattiva quando possiede
almeno 1 nC (o 2,75 UM) per litro.
Gli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti
sono da attribuire alla cessione di energia ai tessuti che induce fenomeni di ionizzazione o
eccitazione.
Acque bromiche e acque iodiche: Completano il quadro per quanto concerne la classificazione. Esse sono poco utilizzate per la balneoterapia termale in dermatologia.
La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche
balneoterapiche
Metodiche
La balneoalneoterapia e la peloidoterapia rappresentano le due metodiche di utilizzo delle acque termali in dermatologia.
La balneoterapia consiste nell’immersione
completa della zona da trattare o nel contatto
della stessa con l’acqua termale; tale tecnica
t rova importanti applicazioni nella cura di
diverse affezioni dermatologiche, in particolare
psoriasi lieve e moderata, eczemi e dermatite
atopica, dermatite seborroica,rosacea, lichen
ruber planus, acne, prurigo, foruncolosi, micosi orticaria cronica, intertrigini. La balneoterapia può essere effettuata da sola o in associazione ad altre terapie dermatologiche.
L’associazione con radiazioni ultraviolette pre nde il nome di Balneofototerapia. Spesso i risultati della terapia combinata sono superiori a
quelli riscontrati in seguito alla sola balneoterapia o alla sola fototerapia, indicando così la
Polla termale
di Repole (KR),
Italia.
Stazione di Balneoterapia, Mar Morto, Israele.
Cure termali in dermatologia.
Cure termali
Indicazioni dermatologhiche
Balneoterapia
Psoriasi lieve e moderata
Eczemi
Dermatite atopica
Dermatite seborroica
Rosacea
Lichen ruber planus
Acne
Prurigo
Foruncolosi
Micosi
Orticaria cronica
Intertrigini
Peloidoterapia
Dermatite seborroica
Sebopsoriasi
Rosacea
Acne
Cellulite
Dermatite da contatto
p resenza di un sinergismo tra terapia termale e
fototerapia selettiva.
La peloidoterapia utilizza fanghi argillosi. I
peloidi infatti, sono costituiti da argilla che
“matura” nei crateri naturali dove sgorga acqua
termale o in apposite vasche dove l’acqua termale scorre per il tempo necessario alla maturazione del fango; il fango è in grado di agire con
due meccanismi: o semplicemente apportando
calore, o favorendo meccanismi di scambio più
complessi in base alla natura dei costituenti del
fango stesso e alla capacità di indurre modificazioni in ambito cutaneo, riguardanti temperatua, pH, grado di umidità. Le patologie dermatologiche che ne traggono beneficio sono rapp resentate da dermatite seborroica, sebopsoriasi, rosacea, acne, cellulite 6, 7.
Conclusioni
In ambito dermatologico l’efficacia terapeutica delle cure termali è pertanto conseguente
al contatto tra la cute ed il presidio termale utilizzato. A tutt’oggi disponiamo di limitati contributi scientifici atti a dimostrare le effettive modificazioni dell’assorbimento cutaneo ad opera delle
acque termali e i dati consultabili sono per lo più
dedotti da argomentazioni teoriche.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
289
S.P. Nisticò, M. Gabellini, R. Saraceno, C. Schipani, S. Chimenti
I mezzi termali sare b b e ro in grado di interagire con l’ambiente cutaneo sulla base di supposte “funzioni a gradiente” legate a pH e composizioni elettrolitiche 10. L’uso di acque termali
nel trattamento di malattie infiammatorie croniche della pelle è ormai ampiamente diffuso e
sono riportati benefici clinici dopo peloidoterapia o crenoterapia eseguite in diverse stazioni termali 3, 6-9.
Sono soprattutto le patologie dermatologiche a
patogenesi immunologica, come gli eczemi
allergici o irritativi da contatto, la psoriasi e la
dermatite atopica, le malattie dermatologiche
che più si avvalgono dell’utilizzo dell’acqua termale come presidio terapeutico. È stato pertanto ipotizzato un ruolo di tali acque su elementi
del sistema immunitario e numerose ricerche
sono state condotte in questo campo.
Recenti studi hanno dimostrato l’effetto delle
acque termali sul danno da radicali liberi 5, 9.
È nota da tempo l’azione detergente, antiflogistica, decongestionante, cheratoplastica, sedativa del prurito di alcune acque e fanghi termali.
Nel meccanismo di azione dei fanghi un ruolo
importante è sostenuto dall’apporto di calore e
dalla conseguente profusa sudorazione. Le
modificazioni elettrolitiche provocate dalla
sudorazione in ambiente termale attivano l’emuntorio cutaneo, che è di norma scarsamente
utilizzato, determinando lo spostamento di
importanti masse idriche tra i compartimenti
intra ed extracellulari.
Un aumento dei movimenti dell’acqua e dei sali
(K, Na, Cl) a livello delle membrane cellulari
sarebbe in grado di attivare gli scambi metabolici tra i vari compartimenti esistenti all’interno
dell’organismo (cellule, spazi interstiziali, sangue) e di accelerare l’eliminazione dei diversi
cataboliti 5.
Per tale motivo le cure termali sono indicate
per la terapia o per il supporto terapeutico
di numerose affezioni cutanee: dermatiti da
contatto, dermatite seborroica, sebopsoriasi,
psoriasi, ittiosi, cellulite, guarigione delle ferite. Esistono dati della letteratura che pongono
in relazione lo stress termico indotto dalla fangoterapia con le variazioni del livello plasmatico di ß-endorfine, che sembrano giocare un
ruolo ben definito nella risposta allo stress; in
particolare esse sembrano essere implicate
nella percezione endogena del dolore, nella sua
regolazione e forse nella mediazione degli effetti anestesiologici.
La balneoterapia termale può essere considera-
290
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
ta una valida alternativa nel trattamento di
forme lievi-moderate di psoriasi, anche nelle
forme poco responsive o resistenti alle terapie
tradizionali non sempre prive di effetti collaterali. Può essere considerato anche un metodo
complementare di supporto alle terapie farmacologiche, utile durante i periodi di interruzione tra i vari cicli terapeutici.
In conclusione, pur non potendo ovviamente
pensare di avvalersi della terapia termale quale
sostituto della terapia farmacologica, è comunque lecito supporre che quest’ultima possa rappresentare una valida alternativa terapeutica di
supporto in numerose patologie dermatologiche, tanto da rendere auspicabile un approfondimento scientifico nell’ambito di un settore che
risulta in continua espansione.
Tabella riassuntiva.
Acque termali
Azioni Biologiche
Sulfuree
Antinfiammatoria
Antitossica
Vasodilatazione capillare - aumento permeabilità vasale
Metabolismo protidico, glucidico, lipidico (fegato)
Aumento motilità intestinale
Attività mucolitica
Azione antiseborroica, cheratoplastica
Azione antisettica
Solfate
Fegato: trofica, antitossica, metabolica
Properistalitica - antispastica
Assorbimento intestinale
Mucolitica, antinfiammtoria
Arsenicali - ferrugginose Emopoietiche
Anti-tiroidee
Antinfiammtorie
Carboniche
Broncomodulante
Antipertensiva
Antiflebitica
Favorente gli scambi gassosi
Antispastica
Aumento della diuresi
Radioattive
Analgesica
Diuretica
Antianafilattica
Vasodilatrice - ipotensiva
Bromiche - iodiche
Disinfettanti
La balneoterapia termale: applicazioni dermatologiche
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Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
291
Efficacia di una maschera di torba
e acqua termale salsobromoiodica
nel trattamento della dermatite
seborroica del viso
Christian Pedrinazzi 1
Santa Andreoli 2
Elisa Battistini 3
Maria Letizia D’Errigo 3
Cesarina Gregotti 1
Plinio Richelmi 1
SU M M A R Y
Efficacy of a peat and
salsobromoiodic water mask
in the treatment of seborrheic
dermatitis of the face
Seborrheic dermatitis is a common chronic inflammatory disease of the skin. It presents as red, flaking, greasy looking patches located most commonly on the scalp,
nasolabial folds, eyebrows, ears and chest; itch is the most common simptom. Several
topical treatment options are currently available to treat this condition although no
one achieve long term remissions. This was a double-blind, prospective, clinical trial
to evaluate the efficacy of peat and salsobromoiodic water vs placebo (vehicle
cream), in the treatment of mild to moderate seborrheic dermatitis of the face.
Eighty two patients with seborrheic dermatitis were randomly allocated to either
apply a mask of peat and salsobromoiodine water (Undulna Spring - Terme della
Versilia) or placebo to their facial lesions once a day for two weeks. All the patients
were evaluated and scored before the first treatment, after seven days, at the end of
treatments and after one month of follow up. Variations of the index of severity
score, sebometry and idrocorneometry have been statistically analyzed.
A total of 82 patients entered this study and 78 patients completed the treatment
course. There was no significant difference in terms of demographic data and lesions
severity score. There were statistically significant differences in the reduction of
mean severity scores and sebometry and increase of idrocorneometry between the
two groups at day 14 and at one month of follow up (p < 0,05). Peat and salsobromoiodine water significantly decreased mean of seborrheic dermatitis severity score
from the first control (at day 7; p < 0,05). No adverse effects of this treatment were
registered. The application of peat and salsobromoiodine water is an effective and
safe treatment for mild to moderate facial seborrheic dermatitis
KEY WORDS: Salsobromoiodine water, seborrheic dermatitis, Spa, Peat, treatment
Introduzione
La dermatite seborroica (DS) è caratterizzata dall’insorgenza di chiazze eritematose,
desquamanti e di aspetto untuoso localizzate
p revalentemente al cuoio capelluto, sopracciglia, ali del naso, pieghe nasolabiali, orecchie e
petto. Il sintomo principale è il prurito accompagnato da una frequente sensazione di irritabilità cutanea. Il quadro clinico e la sintomatologia
sono estremamente variabili da individuo a individuo. L’andamento è cronico recidivante e l’insorgenza multifattoriale. Il sesso maschile è il
più colpito con due picchi di incidenza, uno tra
1
University of Pavia – Institute of
Medical Hydrology; Department of
Internal Medicine, Pavia, Italy
2
Dermatologo, Milano, Italy
3
Terme della Versilia Villa Undulna
Cinquale di Montignoso (MS), Italy
la pubertà e la quarta decade di vita e il secondo
dopo i 50 anni. Tale patologia colpisce anche i
lattanti ed è definita come dermatite seborroica
infantile, con risoluzione spontanea nei primi
mesi di vita 1-3. La prevalenza generale nei soggetti immunocompetenti è compresa tra l’1% e il
3%, mentre essa sale a valori compresi tra il 30%
e l’83% nei pazienti affetti da AIDS 4-6. L’eziologia
è multifattoriale e diverse ipotesi sono state suggerite tra cui l’iperseborrea, l’aggressione da
parte di lieviti del genere Malassezia, fattori
ambientali, emozionali, disturbi della nutrizio-
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
293
C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi
ne, predisposizione genetica nonché deficit del
sistema immunitario 7.
Diversi trattamenti, locali e sistemici, sono utilizzati nella cura della dermatite seborroica:
cheratolitici, seboriducenti, antinfiammatori e
antimicotici 8. Nessuno di tali presidi purtroppo
riesce ad oggi a ottenere sistematicamente l’obiettivo principale: ottenere rapidi risultati e
soprattutto durature remissioni.
Lo scopo di questo studio è quello di valutare
l’efficacia di un mezzo di cura crenoterapico, la
torba applicata in impacco con acqua termale
salsobromoiodica.
e metodi
Materiali
Ottantadue pazienti (56 maschi e 26
femmine; di età compresa tra 19 e 62 anni)
affetti da DS del viso lieve o moderata diagnosticata secondo criteri clinici, sono stati arruolati in questo studio prospettico, randomizzato,
in doppio cieco, per valutare l’efficacia di applicazioni di torba e acqua salsobromoiodica versus placebo.
I pazienti sono stati suddivisi in modo randomizzato in due gruppi e sottoposti ad applicazioni giornaliere di maschera di torba e acqua
salsobromoiodica nel primo gruppo e di crema
base nel secondo. Le due maschere venivano
applicate per una durata di 20 minuti a seduta,
rimuovendone l’eccesso al termine e massaggiando il residuo sull’area trattata. Ogni soggetto di entrambi i gruppi è stato sottoposto a
quindici applicazioni. All’inizio, dopo 7 applicazioni, al termine delle 15 applicazioni e a
distanza di un mese dall’ultima seduta sono
stati osservati i seguenti dati: punteggio di severità globale per dermatite seborroica del volto,
sebometria e idrocorneometria.
Il peloide utilizzato (torba del lago di
Massaciuccoli), era conservato a temperatura
ambiente in recipienti non trasparenti, mescolato con acqua salsobromoiodica proveniente
dal pozzo Undulna (Terme della Versilia). In recipienti analoghi era conservato il placebo, in
questo caso una crema base. La torba veniva
preparata in modo da assumere prima dell’applicazione la consistenza il più possibile simile
a quella del placebo.
I criteri d’esclusione erano i seguenti: assunzione
di terapia sistemica per dermatite seborroica
negli ultimi 3 mesi, applicazione di prodotti
topici negli ultimi 30 giorni, positività al test per
294
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
anticorpi anti HIV, morbo di Parkinson, assunzione di farmaci immunosoppressori, infezioni
in atto, stato di gravidanza e allattamento.
Tutti i pazienti dovevano aver compiuto diciotto anni d’età ed aver sottoscritto un modulo di
consenso informato.
Per determinare il grado di severità della DS è
stato utilizzato il sistema di valutazione suggerito da Koca et al. 9; per ottenere questo punteggio sono state osservate 4 aree del viso (sopracciglia, ali del naso, pieghe nasolabiali, regione
retroauricolare) valutando il grado di eritema,
desquamazione, prurito e papule e assegnando
per ciascun area un valore da 0 a 3 (0 = assente; 1 = leggero; 2 = moderato; 3 = severo).
La somma di tali valori corrispondeva al
punteggio di severità della DS del volto. Il massimo punteggio raggiungibile è di 48 punti
(4 x 4 x 3 = 48).
Il prurito è stato valutato mediante una scala
analogica visuale. Tale scala corrisponde ad una
linea di 10 cm in cui lo 0 corrisponde ad assenza di prurito e 10 al massimo grado di prurito
percepibile dal paziente. Seguendo tale scala i
valori da 1 a 3 corrispondevano ad un prurito
lieve, quelli da 4 a 6 ad un prurito moderato e
quelli da 7 a 10 ad un prurito severo. Gli altri
parametri sono stati assegnati sulla base dell’osservazione clinica eseguita sempre dallo stesso
dermatologo in entrambi i gruppi.
Le misurazioni dei valori di sebometria e idrocorneometria nella regione della fronte sono
state eseguite utilizzando lo strumento Multi
Skin Test Center MC 750 ed il software
Dermacheck (Courage + Khazaka electro n i c
GmbH). La sebometria è espressa in µg/cm2 e
l’intervallo di normalità previsto è compreso in
genere tra 100 e 220 per le zone osservate. La
corneometria non è espressa da un’unità di
misura standard, ma da un valore riproducibile
compreso tra 0 e 120 che, secondo l’esperienza
degli studi precedentemente effettuati, attesta
come intervallo di normalità valori superiori a
45. Tutte le misurazioni sono state effettuate in
ambiente climatizzato, con una temperatura
costante di circa 21°C ed un’umidità relativa
compresa tra 40 e 60% per evitare distorsioni
della capacità rilevatrice delle sonde utilizzate.
L’efficacia del trattamento con torba e acqua salsobromoiodica è stata determinata valutando l’eventuale riduzione del punteggio di severità
della DS confrontando i valori medi dei due
gruppi alla valutazione iniziale, al termine del
trattamento e in corso di follow up. Lo stesso
Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso
procedimento è stato applicato agli altri due
parametri: sebometria e corneometria. L’analisi
statistica è stata condotta mediante test T di
Student e il livello di significatività fissato a 0,05.
R
isultati
Per questo studio sono stati arruolati
82 pazienti affetti da dermatite seborroica lieve
e moderata e sono stati distribuiti in modo randomizzato in due gruppi di 41 pazienti ciascuno (31 soggetti di sesso maschile e 10 di sesso
femminile nel gruppo trattato con torba e acqua
salsobromoiodica e 29 soggetti di sesso maschile e 12 di sesso femminile nel gruppo trattato
con placebo). Degli 82 pazienti, 78 hanno completato il ciclo di trattamento. Nel gruppo con
torba e acqua termale una paziente ha interrotto le applicazioni per peggioramento del rossore e della desquamazione; nel gruppo di controllo tre pazienti di sesso maschile hanno interrotto le applicazioni per l’aumento della
desquamazione e del prurito.
L’età dei partecipanti allo studio era compresa
tra 19 e 61 anni; l’età media era di 35,5 anni nel
gruppo sottoposto a trattamento termale e di
32,7 anni nel gruppo trattato con placebo.
Punteggio di severità
Alla valutazione iniziale non vi erano differenze
statisticamente significative tra le medie del
punteggio di severità dei due gruppi [15,2 ± 5,9
(SD) versus 14,7 ± 5,2, p > 0,05]. Dopo 7 applicazioni nel gruppo trattato con torba e acqua
salsobromoiodica si è osservata una diminuzione statisticamente significativa del 12,7% del
punteggio medio di severità rispetto al gruppo
trattato con placebo [12,4 ± 3,8 (SD) versus
14,2 ± 5,3, p < 0,05]; dopo 15 applicazioni si è
osservata una ulteriore diminuzione statisticamente significativa del punteggio medio di
severità stavolta del 19,5% rispetto al gruppo
trattato con placebo [10,7 ± 3,6 (SD) versus
13,3 ± 4,9, p < 0,005]; anche dopo un mese di
follow up si è mantenuta una diminuzione dei
valori medi tra i due gruppi statisticamente
significativa con una differenza del 14% [11,7 ±
3,5 (SD) versus 13,6 ± 4,3, p < 0,05] (Figura 1).
Nel gruppo trattato con torba e acqua salsobro-
Figura 1.
Variazioni del punteggio medio di severità della DS dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up.
Valutazione iniziale
Torba e acqua salsobromoiodica
Placebo
Dopo 7 applicazioni
Dopo 15 applicazioni
Dopo 1 mese di follow up
Tempo
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
295
C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi
moiodica si sono osservate diminuzioni statisticamente significative dei valori medi del punteggio globale di severità tra la prima valutazione e quelle successive già a partire dalla settima
applicazione fino a tutto il periodo di follow up
(p < 0,01).
Sebometria
Alla valutazione iniziale non vi erano differenze
statisticamente significative tra le medie dei
valori di sebometria espressa in mg/cm2 tra i
due gruppi [227,9 ± 44,7 (SD) versus 223,5 ±
45,9, p > 0,05]. Dopo 7 applicazioni nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica
si è osservata una diminuzione statisticamente
significativa del valore medio di sebometria del
7,7% rispetto al gruppo trattato con placebo
[203,9 ± 33,6 (SD) versus 220,8 ± 45,6,
p < 0,05]; dopo 15 applicazioni si è osservata
una ulteriore diminuzione statisticamente significativa del valore medio di sebometria stavolta
del 12,1% rispetto al gruppo trattato con placebo [191,1 ± 28,2 (SD) versus 217,4 ± 45,8,
p < 0,005]; dopo un mese di follow up si è
mantenuta una diminuzione dei valori medi tra
i due gruppi statisticamente significativa con
una differenza del 9,9% [197,7 ± 31,4 (SD) versus 219,5 ± 46,5, p < 0,01] (Figura 2).
Nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica si sono osservate diminuzioni statisticamente significative dei valori medi di sebometria tra la prima valutazione e quelle successive già a partire dalla settima applicazione fino
a tutto il periodo di follow up (p < 0,005).
Idrocorneometria
Alla valutazione iniziale e dopo 7 applicazioni
non vi erano differenze statisticamente significative tra le medie dei valori di idrocorneometria
tra i due gruppi [rispettivamente 43,6 ± 7,8 (SD)
versus 44,1 ± 8,2, p > 0,05 e 44,3 ± 7,6 (SD) v e rsus 44,0 ± 8,5, p > 0,05]. Dopo 15 applicazioni
si è osservata una diff e renza statisticamente significativa del valore medio di idro c o rneometria di
+6,7% rispetto al gruppo trattato con placebo
[46,2 ± 7,0 (SD) versus 43,2 ± 8,1, p < 0,05];
dopo un mese di follow up si è mantenuta una
diff e renza statisticamente significativa dei valori
medi tra i due gruppi di +10% [46,1 ± 7,4 (SD)
versus 41,9 ± 9,6, p < 0,05] (Figura 3).
Figura 2.
Variazioni del valore medio di sebometria dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up.
Valutazione iniziale
Dopo 7 applicazioni
Placebo
Torba e acqua salsobromoiodica
296
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Dopo 15 applicazioni
Tempo
Dopo 1 mese di follow up
Efficacia di una maschera di torba e acqua termale salsobromoiodica nel trattamento della dermatite seborroica del viso
Figura 3.
Variazioni del valore medio di idrocorneometria dopo 7, 15 applicazioni e dopo 1 mese di follow up.
Valutazione iniziale
Dopo 7 applicazioni
Torba e acqua salsobromoiodica
Placebo
Il valore medio di idrocorneometria è aumentato nel gruppo trattato con torba e acqua salsobromoiodica dalla prima valutazione al termine
dei trattamenti del 5,6% e diminuito invece nel
gruppo trattato con placebo del 5,2%, ma tali
differenze non si sono rivelate statisticamente
significative (p > 0,05).
Non si sono osservati effetti collaterali di alcun
genere in entrambi i gruppi.
Discussione
Diversi mezzi crenoterapici sono utilizzati per la
cura di varie dermatosi cro n i c o - re c i d i v a n t i
come eczemi, psoriasi, acne e dermoangiopatie 10-12. Per la dermatite seborroica e gli stati
pitiriasici in generale si utilizzano principalmente le acque sulfuree associate all’applicazione di fanghi 13, 14.
La torba tuttavia, anche se poco utilizzata in
Italia, risulta essere invece il peloide con l’azione sebonormalizzante e decappante più spiccata 10 ed esplica a livello cutaneo altre importanti
azioni tra cui quella antinfiammatoria e antisettica 11. Le acque salsobromoiodiche sono pure
utilizzate in ambito dermatologico per la loro
Dopo 15 applicazioni
Dopo 1 mese di follow up
Tempo
attività antiflogistica e stimolante sul microcircolo cutaneo.
Per confermare tali proprietà nel presente studio sono stati esaminati gli effetti combinati di
una torba terapeutica proveniente dal padule
del lago di Massaciuccoli e di un’acqua termale
salsobromoiodica del pozzo Undulna (Te rm e
della Versilia). I risultati della loro applicazione
versus placebo su pazienti affetti da DS del volto
lieve e moderata sono stati significativi in termini di riduzione sia dell’indice di severità, che
della secrezione sebacea misurata alla fronte; i
valori di idratazione cutanea hanno mostrato
un significativo miglioramento nel gruppo con
torba e acqua salsobromoiodica. Quest’ultimo
dato merita una riflessione aggiuntiva in quanto si evidenzia come da sola tale terapia riesca
ad esplicare oltre ad un’azione normalizzante
sulla secrezione sebacea e sulla flora cutanea,
anche un notevole effetto idratante. Questo è
reso ancora più evidente dallo scarso effetto
rebound osservabile ad un mese dall’ultima
applicazione (Figure 1-3).
La torba a scopo terapeutico è principalmente
utilizzata nella cura di affezioni di carattere reu-
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
297
C. Pedrinazzi, S. Andreoli, E. Battistini, M.L. D’Errigo, C. Gregotti, P. Richelmi
moartropatico ed il meccanismo d’azione risulta ancora non ben chiaro. Recenti studi hanno
comunque confermato l’azione specifica di
alcune frazioni estratte dal peloide capaci di
penetrare a livello cutaneo esplicando effetti
antinfiammatori locali e sistemici 15, 16.
La patogenesi della dermatite seborroica è tuttora sconosciuta; attualmente l’ipotesi più
accreditata è quella multifattoriale e le fasi di
riacutizzazione sembrano derivare da un alterato equilibrio tra secrezione sebacea, attività dei
lieviti del genere Malassezia e alterazione della
risposta immunitaria locale 8.
Il trattamento crenoterapico descritto con torba
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298
e acqua salsobromoiodica è in grado di contrastare tali meccanismi sfruttando sinergicamente
le proprietà descritte in precedenza: sebonormalizzante, antiflogistica e antisettica 11. Un ulteriore vantaggio di tale terapia è dato dall’estrema
tollerabilità e dalle proprietà dermocosmetiche
intrinseche del preparato utilizzato, quali la
capacità decappante, idratante e lenitiva.
Sulla base dei risultati del presente studio si può
aff e r m a re che l’applicazione di torba e acqua salsobromoiodica è risultata più efficace del placebo
(crema base) e che può essere utilizzata accanto
ad altri presidi terapeutici per la cura della dermatite seborroica lieve e moderata del volto.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
15. Beer AM, Junginger HE, Lukanov J, Sagorchev P.
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Il progetto “Amor di Pelle 2009”
Antonino Di Pietro
SU M M A R Y
“Amor di Pelle 2009” project
Dry skin was the aim of the “Amor di Pelle” project. 1751 subjects were visited by
228 dermatologists, ISPLAD members. The measure of moisture content of the skin
was assessed by electronic devices. 60% had dry skin (xerosis). The incidence of this
skin problem was higher in menopausal women (62%) aged more than 65 years.
The most important risk factors were smoking, UV exposure and living in cold
geographycal areas. Atopic dermatitis, seborroic dermatitis and contact eczema
were associated with dry skin in a high percentage of patients (respectively 86%,
72%, 70%). Forehead, zygomatic areas, back of the hand and décolleté were the
body areas more frequently affected by dry skin. Itch was the main symptom of dry
skin. Drinking a lot of water and using moisturing cosmetic creams alone were not
able to prevent dry skin.
KEY WORDS: Dry skin, risk factors.
Introduzione
L’ISPLAD anche quest’anno ha promosso “Amor di Pelle”, un’iniziativa, giunta alla
seconda edizione, nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo della protezione quotidiana della cute e su i suoi effetti in termini di
prevenzione. Focus di questa campagna è stato
il grado di idratazione della cute, che, come
noto, oltre al suo aspetto esteriore condiziona
anche la sua fisiologia.
Di tutti i dermatologi italiani coinvolti mediante un’apposita lettera d’invito, hanno partecipato a questa iniziativa 228 specialisti aderenti
all’ISPLAD e distribuiti su tutto il territorio
nazionale (l’elenco dei partecipanti è reperibile
al sito www.isplad.org). Essi, gratuitamente,
hanno visitato presso i loro studi 1751 soggetti,
valutando strumentalmente il loro grado di
idratazione cutanea e ottenendo da loro una
serie di informazioni (professione, stile di vita,
affezioni e sintomi cutanei lamentati, ecc.) attraverso la compilazione di un’apposita scheda di
rilevamento dei dati anamnestici (Figura 1).
L’elaborazione statistica di tale materiale ha permesso di costruire un quadro preciso, e per
certi versi sorprendente, della xerosi cutanea
nel nostro paese.
Ciò significa che la campagna di sensibilizzazione dei pazienti ha conseguito, attraverso la loro
collaborazione, anche l’obiettivo di re n d e re
maggiormente visibile agli specialisti una condizione cutanea spesso erroneamente considerata solo sotto il profilo cosmetico.
numeri
Iprincipali
della xerosi cutanea in Italia
Il campione in esame era costituito
dal 78% da donne, omogeneamente residenti in
tutte le macro-aree regionali italiane (NordOvest, Nord-Est, Centro, Sud e Isole).
Tutte le età sono state rappresentate, con una
netta prevalenza della fascia compresa tra 25 e
64 anni (78%). La categoria professionale più
p resente è stata quella delle impiegate/i (23%),
seguita dalle pensionate/i (13%), dalle casalinghe/i (13%) e dalle libere professioniste/i (11%).
Nella Figura 2 sono illustrati schematicamente i
risultati emersi.
La secchezza cutanea è stata riscontrata nel 60%
dei soggetti con netta prevalenza (legata anche
Servizio di Dermatologia
Ospedale L. Marchesi di Inzago (MI), Italy
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
301
A. Di Pietro
Figura 1.
Scheda di rilevamento dei dati anamnestici relativi ai soggetti partecipanti al progetto “Amor di Pe l l e ” .
302
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Il progetto “Amor di Pelle 2009”
Figura 2.
Secchezza cutanea: principali dati del progetto “Amor di Pe l l e ” .
60%
Tutti (n=1751)
62%
Donne (n=1345)
71%
Età 65-74 anni (n=154)
Età ≥ 75 ann
76%
(n=46)
50%
Insegnanti/docenti (n=121)
70%
Pensionati/e (n=224)
52%
Studenti/studentesse (n=156)
86%
Residenti Nord-Est Italia (n=239)
Con dermatite atopica in atto
86%
(n=50)
72%
Con dermatite seborroica (n=105)
70%
Con allergie cutanee da contatto (n=434)
73%
Con prurito ricorrente (n=358)
65%
Con prurito raro (n=448)
Con prurito a ricorrenza non nota
88%
(n=95)
60%
Usano sempre creme idratanti (n=761)
66%
Usano talvolta creme idratanti (n=634)
63%
Bevono < 1 lt acqua al giorno (n=687)
51%
Bevono > 2 lt acqua al giorno (n=176)
Fumano sigarette
71%
(n=56)
66%
Sono donne in menopausa (n=476)
68%
Lampade UV > 5 sedute/anno (n=121)
Lampade UV sedute non specificate
91%
(n=54)
71%
Grado secchezza centro fronte <= 40 (n=153)
52%
Grado secchezza centro fronte 60-70 (n=317)
32%
Grado secchezza centro fronte oltre 70 (n=135)
72%
Grado secchezza zigomo <= 40 (n=192)
49%
Grado secchezza zigomo 60-70 (n=306)
Grado secchezza zigomo oltre 70
39%
(n=83)
69%
Grado secchezza decollete 40-50 (n=150)
53%
Grado secchezza decollete 60-70 (n=473)
48%
Grado secchezza decollete > 70 (n=204)
68%
Grado secchezza dorso mano <= 40 (n=343)
51%
Grado secchezza dorso mano 50-60 (n=297)
42%
Grado secchezza dorso mano 60-70 (n=117)
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
303
A. Di Pietro
allo sbilanciamento del campione) del sesso
femminile (62%). La fascia di età maggiormente colpita è quella degli over 65 anni con percentuali che si incrementano con l’età, passando dal 71% al 76%.
Il 66% delle donne in menopausa ha secchezza
cutanea. Questi dati si spiegano con la riduzione, in tale fase della vita muliebre, degli estrogeni che notoriamente condizionano l’idratazione tessutale.
La secchezza cutanea è esacerbata dal periodo
invernale con l’esistenza di un gradiente decrescente da nord a sud (Nord-Est 86%, Nord
Ovest 83%, Centro 73%, Sud e Isole 71%) che
sembra legato alla mitezza del clima.
Tra gli stili di vita favorenti la xerosi cutanea
spicca il ruolo del fumo: infatti il 71% dei soggetti dediti al tabagismo ha xerosi cutanea. Si
tratta di una conferma su larga scala di quanto
già verificato con gli studi di teletermografia da
Di Carlo (2005). Questo Autore ha infatti dimostrato che il fumo determina sul microcircolo
cutaneo una marcata vasocostrizione che nel
distretto della mano si traduce in aspetti di
“amputazione delle dita”.
L’esposizione alle lampade UV rappresenta un
altro fattore determinante nella genesi secchezza della cute dal momento che il 91% soggetti
che si sottopone a questa pratica per un numero imprecisato di volte all’anno lamenta secchezza della cute.
La causa di questa conseguenza è legata a un’alterazione dell’effetto di barriera che comporta
una riduzione della capacità di trattenere l’acqua (capacitanza), con aumento della TEWL
(Trans Epidermal Water Loss). Ciò è dovuto sia a
una riduzione del livello dei lipidi dello strato
corneo, sia a un’inibizione della sintesi dei lipidi di barriera (colesterolo, acidi grassi, ceramidi), e sia alla deplezione di vitamina E.
Coloro che soffrono di dermatite atopica, di dermatite seborroica e di eczema da contatto sono i
soggetti che con più elevata percentuale (rispettivamente 86%, 72%, 70%) lamentano secchezza cutanea. In questi casi la xerosi è un epifenomeno della loro patologia cutanea di base.
Le zone più colpite dalla secchezza cutanea
sono il décolleté, il dorso della mano, gli zigomi e il centro della fronte: si tratta delle aree
maggiormente esposte agli agenti esogeni e
quindi più sensibili alla disidratazione.
304
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
Fino all’88% degli individui che soffrono di
prurito ha secchezza cutanea: il prurito è il sintomo soggettivo più fastidioso della xerosi dal
momento che costringe il soggetto al grattamento con conseguente determinazione di
lesioni (fissurazioni) che infettandosi e infiammandosi perpetuano il processo patologico.
cutanea
La secchezza
si può prevenire?
Il pensiero comune ritiene che bevendo molta acqua si possa prevenire la secchezza
cutanea: i dati di questa indagine, al contrario,
indicano che essa è presente nel 63% di coloro
che assumono meno di 1 litro di acqua/die e nel
51% di coloro che ne bevono più di 2 litri/die.
Anche le generiche creme idratanti non sembrano mettere al riparo dalla xerosi cutanea dal
momento che questa si riscontra anche nel 60%
di coloro che fanno sempre uso di tali preparati cosmetici. Allora che fare?
Innanzi tutto eliminare i fattori di rischio come il
fumo e l’esposizione ai raggi UV, poi affidarsi alle
cure di figure professionali specializzate per un
controllo periodico preventivo e per un consiglio
su come proteggere quotidianamente la cute.
Ringraziamenti
Questo progetto è stato realizzato in
collaborazione con “Programma Fissan per la
protezione della pelle”.
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Resveratrolo: review delle proprietà
farmacologiche e salutistiche
Maria Bucci 1
Andrea Fratter 2
SU M M A R Y
Resveratrol:
a review of pharmacological
and health-promoting properties
Resveratrol is a stylbenic poliphenolic molecule extracted from the skin of red grape
and Poligonum cuspidatum which exerts many biological activity in human health
maintenance. Resveratrol is one of the most effective phyestrogen in nature and is
capable to reduce effectively signs and symptoms of menopausa such as hot flash and
skin degradation. Resveratrol has been proven to be really effective in the prevention
of several cardiovascular diseases reducing ateromatic lesions and lowering LDL
cholesterol. Many biochemical and clinical investigations clarified that Resveratrol
is capable to inhibit cancer cells growth activating specific enzymes (caspases) inducing apoptosis.
This paper describes Resveratrol pharmacology and take into account the most
recent scientific investigations and data regarding its application in medicine and
health care.
KEY WORDS: Trans-Resveratrol, Proanthocyanidins, OPC, Cancer prevention, Phytoextrogen
Introduzione
Da ormai diversi anni l’uva rossa è
oggetto di studi e approfondite indagini biochimiche e farmacologiche per l’elevato contenuto
in sostanze di natura fenolica e flavonica capaci
di esercitare potenti attività antinfiammatorie,
scavenger dei radicali liberi e protettive nei confronti di svariate malattie cardiovascolari e
degenerative.
In particolare, le parti dell’acino ove si concentra
la maggior quantità di tali sostanze sono la buccia ove si rinviene il trans-resveratrolo e i semi
dove si rinvengono gli antociani (OPC, dall'inglese “Oligomeric Proanthocynadins Complexes” ) .
Il trans-resveratrolo, estratto soprattutto dalla
buccia dell'uva rossa e dalle radici di una pianta denominata caprifoglio giapponese (polygonum cuspidatum) è una molecola polifenolica a struttura stilbenica (Figura 1) capace, una
volta metabolizzata a livello enterico, di esercitare un’azione cardio e vasculo-protettiva e di
inibire l’ossidazione delle lipoproteine a bassa
2
densità (LDL), conditio sine qua non per la formazione di aterosclerosi e infarto 6, 8. Recenti
studi hanno chiarito il ruolo del resveratrolo nel
contrastare la trasformazione e la crescita neoplastica interferendo con una proteina (NKkappa B) deputata a rendere le cellule cancerose resistenti alla chemioterapia 3.
Figura 1.
Resveratrolo, struttura molecolare.
1
MD, Dermatologo
Pharm. D, Scienze Cosmetologiche
e Nutrizione Funzionale
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
307
M. Bucci, A. Fratter
Gli OPC (proantocianidine oligomeriche) sono
molecole appartenenti alla famiglia chimica dei
bioflavonoidi, ovvero sostanze antiossidanti
gialle (dal latino flavus) prodotte dalle piante a
scopi protettivi. Sono presenti in diverse piante
e frutti specialmente nel mirtillo (vaccinium
myrtillus), ribes (ribes nigrum) e nei semi dell’uva rossa (vitis vinifera seed extract). La principale azione di queste sostanza è quella di proteggere le strutture vascolari dagli insulti dei radicali liberi e per renderne l’endotelio più forte e
resistente alla trasudazione dei liquidi (edema)
o alla fuoriuscita di piccole quantità di sangue
(ecchimosi, porpora). Favoriscono inoltre la
rigenerazione della porpora retinica (rodopsina) e agiscono proteggendo la retina dai fenomeni degenerativi della macula e prevengono i
danni a carico del polo vascolare ivi ubicato cui
conseguono lo sfiancamento e la relativa trasudazione.
Dal punto di vista vascolare, l'azione del resveratrolo è nota grazie al “paradosso francese”: in
diverse località francesi, un'alimentazione ricca
di grassi saturi è tuttavia correlata ad un minor
numero di casi di patologie cardiovascolari che
nei paesi anglosassoni.
Per ottenere la massima efficacia dall’assunzione di queste sostanze è necessario assumerle in
concentrazioni adeguate, ma soprattutto in un
veicolo che ne ottimizzi l’assorbimento enterico
e che ne limiti la bio-trasformazione enterica o
epatica. Non è un caso che la natura abbia
messo a disposizione dell’uomo l’uva e il suo
“succo” per consentirgli di assorbire le molecole preziose che contiene così come gli altri frutti ove si raccolgono queste vere e proprie
“sostanze della giovinezza”. Sembra, infatti, che
il resveratrolo si assorba meglio a livello dell’intestino tenue quando è disperso in una modica
quantità di alcol, che ne migliora la dissoluzione e la penetrazione nell’enterocita. Potrebbe
sembrare un invito a bere molto vino rosso, ma
in realtà l’alternativa è quella di bere una modica quantità di vino rosso al giorno, circa 2 bicchieri di vino (300 ml) e di assumere un integratore di uva rossa contenente l’estratto dei
semi e della buccia e disperso in una veicolo
idro-alcolico adatto ad ottimizzarne l’assorbimento enterico. Sia a livello cutaneo che sistemico, il resveratrolo, così come le OPC possono svolgere importanti funzioni grazie alla loro
capacità di agire come estrogeno-simile il primo
e capillaro-protettore le seconde: occorre predisporre un veicolo tecnico in grado di favorire la
308
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
penetrazione trans-cutanea delle sostanze assicurandone un’adeguata permeazione a ridosso
della membrana basale epidermica.
e longevità
Resveratrolo
Ricercatori della Medical School
dell’Università di Harvard hanno dimostrato
che il resveratrolo è in grado di attivare il “gene
della longevità” in alcuni lieviti capace di
aumentare la vita media del 70%. Tale effetto
mima quello riconducibile alla restrizione calorica, l’unico metodo accertato in grado di
aumentare in maniera significativa l’aspettativa
di vita. Il resveratrolo attiva infatti un gene “sirtuina SIR” deputato alla restrizione dell’assunzione di calorie. Nonostante questo esperimento sia stato condotto solo nei lieviti, molto
distanti da un punti di vista evolutivo, filogenetico e biochimico dall’uomo, lo stesso gene è
presente anche nell’uomo e potrebbe dunque
essere bersaglio dell’azione del resveratrolo.
La capacità del resveratrolo di attivare questa
famiglia di geni è connaturata nella sua struttura chimica e conformazione sterica e non nella
sua attività come antiossidante. Il meccanismo
d’azione attraverso cui espleta queste sofisticate
regolazioni geniche è l’aumento del rate di
“deacetilazione”. Le reazioni di acetilazione
regolano la forma attiva o disattiva dei geni:
questo concetto è fondamentale. In una cellula
neoplastica, infatti, alcuni geni normalmente
disattivati (oncogeni) potrebbero essere attivi
perchè acetilati e quindi esprimere enzimi alterati causa del tumore. Grazie alla capacità di
regolare le reazioni di deacetilazione e in sinergia di aumentare l’espressione dei “geni della
longevità”, il resveratrolo può oggettivamente
influenzare positivamente l’aspettativa di vita e
ridurre l’incidenza di patologie neoplastiche e
degenerative come visto. Il resveratrolo si pone
quindi antesignano di una nuova categoria di
agenti “modulatori dell’acetilazione” che
potrebbero trovare impiego con successo nella
prevenzione dei tumori.
Uno dei più noti meccanismi biochimici alla
base dell’invecchiamento consiste nella progressiva perdita, da parte delle cellule senescenti, della capacità di replicare in maniera perfetta il DNA nelle cellule figlie. Gli “errori” accumulati nella trascrizione del DNA cellulare
dopo svariati processi replicativi finisce con
l’attivare particolari sequenze geniche che si
Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche
autoreplicano e che nel corso del tempo si accumulano all’interno della cellula provocandone
la degenerazione e la morte. La formazione di
queste “cicatrici cellulari” è strettamente connessa all’aging e quindi la sua entità segnatamente alla morte più o meno precoce del soggetto. Il resveratrolo è in grado di ridurre il rate
di formazione e deposizione di queste “cicatrici
cellulari” tramite la stimolazione dei geni della
longevità.
e sistema
cardiovascolare
Resveratrolo
Quando i patologi e i biochimici
hanno studiato e analizzato le patologie cardiovascolari hanno identificato diversi fattori che
contribuiscono in maniera sinergica alla loro
insorgenza e questi fattori si estrinsecano già a
livello delle singole cellule. Il ruolo del colesterolo e delle altre sostanze lipidiche come i trigliceridi è solo una piccola parte di un puzzle
molto più vasto e articolato a livello biochimico
che coinvolge molteplici fattori e intermedi.
Fortunatamente, molti di questi fattori biochimici cellulari si possono controllare e modulare
già con l'alimentazione e il resveratrolo, contenuto nel vino e in molte altre piante di uso alimentare, può contribuire attivamente nel prevenire alcune di queste patologie.
Il “paradosso francese” insegna che una persona può mangiare anche notevoli quantità di cibi
grassi e bere vino rimanendo relativamente protetta da patologie cardiovascolari: a cosa è
dovuta questa azione preventiva e protettiva? La
ragione principale è che nel vino, specialmente
nel vino rosso, che specialmente i francesi
bevono abitualmente, sono contenute elevate
concentrazioni di resveratrolo che, come visto
sopra, è un potente polifenolo antiossidante.
Oggi si sa perfettamente che le lipoproteine a
bassa densità (LDL) 1, giocano un ruolo chiave
nell'insorgenza di alcune malattie cardiovascolari di elevata incidenza nei paesi occidentali
come infarto, ictus e trombosi. Dal momento
che le placche ateromatose, alla base dei fenomeni patologici poco sopra citati, sono riconducibili ad un effetto di ossidazione delle LDL
da parte dei radicali liberi circolanti nel sangue
e prodotti dai tessuti: un approccio razionale ed
efficace per prevenire tali fenomeni è quello di
aumentare il proprio intake di sostanze antiossidanti favorendo una pronta neutralizzazione
dei radicali prima che possano svolgere la loro
azione ossidativa e dannosa. È noto, ad esempio, che la vitamina E è in grado di svolgere una
efficace azione antiossidante e protettiva delle
membrane cellulari, ma da sola riesce a neutralizzare solo alcune forme radicaliche, non la
maggior parte come sarebbe necessario. A tal
uopo è necessario associare più sostanze antiossidanti in grado di instaurare una sinergia capace di ridurre drasticamente l’ossidazione delle
lipoproteine e conseguentemente il rischio di
patologie cardiovascolari.
La patogenesi dell’aterosclerosi prevede proprio
l’instaurarsi di un circolo vizioso che inizia con
l’ossidazione delle LDL da parte dei radicali
liberi, cui segue un indurimento e riduzione del
lume dell’arteria e un danno dell’endotelio arterioso; a seguito di tali fenomeni inizia, come
fenomeno compensativo e difensivo, la deposizione di collagene (fibrosi del tessuto) e ulteriore sintesi di radicali liberi che chiude il circolo.
L’ossido nitrico è una molecola strategica nella
regolazione fisiologica del cuore, ma soprattutto
dei vasi sanguigni arteriosi. Secreto dalle cellule
dell’endotelio vascolare è in grado di aumentare
l’AMPc cellulare e di aumentare quindi il rilassamento della muscolatura arteriosa favorendo un
maggior afflusso di sangue e conseguentemente
una maggior perfusione dei tessuti. In diversi
studi clinici è stato visto che una dieta ricca in
colesterolo riduce la sintesi di ossido nitrico da
parte della parete vasale di circa un terzo. Il
resveratrolo così come il più noto xidenafil,
molecola attiva del ViagraTM, è in grado ai
aumentare la sintesi di ossido nitrico da parte
della parete arteriosa, ma a differenza del Viagra
che agisce solo sulle piccole arterie, è in grado di
s v o l g e re l’effetto anche sulle arterie principali e
di calibro maggiore dove più frequentemente si
sviluppano ateromi e quindi stenosi con conseguente ipoperfusione.
Da ultimo il resveratrolo agisce inibendo la proliferazione delle cellule endoteliali dei vasi riducendo quindi l’ispessimentro delle stesse14, e la
relativa ipoperfusione tissutale. Il resveratrolo
svolge altresì un’attività anticoagulante riducendo la tendenza all’aggregazione delle piastrine
promossa da diversi mediatori proteici della
coagulazione tra cui la trombina e il 12-HETE 4.
Altre molecole contenute nel vino rosso sembrano agire in questo senso come la quercetina
e lo stesso etanolo, ma nessuna di queste è in
grado di esercitare un’azione tanto efficace nell’inibire l’eccessiva coagulabilità del sangue nei
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
309
M. Bucci, A. Fratter
confronti dei diversi fattori coagulativi come il
resveratrolo 4.
e morbo di Alzheimer
Resveratrolo
Il morbo di Alzheimer è una patologia
neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale attraverso l’eccessiva e non più
controllata sintesi di una proteina alterata: la
proteina “beta-amiloide” 2, 3. Quantità eccessive
di questa proteina provocano un notevole incremento dello stress ossidativo che induce la progressiva morte delle cellule cerebrali. D’altra
parte il sistema nervoso centrale è per buona
parte costituito di acidi grassi insaturi e quindi
i radicali liberi possono determinarne una progressiva alterazione chimica che si riverbera poi
in un’alterazione funzionale. Tale progressiva
perdita di cellule cerebrali porta alla tipica sintomatologia del malato caratterizzata da amnesie ricorrenti, calo pro g ressivo dello stato
memo-cognitivo e deterioramento dello stato
organico generale. Recenti studi hanno suffragato, anche se in via ancora preliminare, il ruolo
del trans-resveratrolo nel ridurre la produzione
di proteina-amiloide e quindi lo stress ossidativo causa della malattia 8. La supplementazione
di trans-re s v e r a t rolo associato al complesso
vitaminico A-E favorisce un’efficace protezione
del SNC e mantiene le cellule neuronali vive più
a lungo 6-8.
del midollo spinale e
Lesioniresveratrolo
Un recente sudio condotto da ricercatori cinesi 9, ha suggerito un ruolo attivo del
resveratrolo nel ridurre la componente infiammatoria di alcune lesioni spinali traumatiche. Se
i risultati preliminari di questo studio verranno
confermati da altre indagini successive, rappresenterebbero un notevole passo avanti per molti
pazienti affetti da tali lesioni: infatti in seguito al
trauma, l’organismo mette in atto alcuni processi compensativi che finiscono con l’aumentare
l’alterazione funzionale e la disabilità del
paziente tanto da spingere i medici a prescrivere massicce dosi di corticosteroidi o di salicilati
per controllare la flogosi.
Questo lavoro scientifico pre l i m i n a re cinese
dimostra che il resveratrolo è in grado di revertire i segni infiammatori successivi al trauma
310
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
spinale con efficacia comparabile al Prednisone
(un potente corticosteroide di sintesi), ma con
un miglior profilo di compensazione delle lesioni e di riduzione del danno radicalico se iniettato immediatamente dopo il trauma. A fianco
di questa importante azione di riduzione del
danno radicalico, il resveratrolo inibisce specifici enzimi coinvolti nella modulazione della
risposta cellulare al danno tissutale. Da quanto
detto, sarebbe logico aspettarsi che un soggetto
che assume quotidianamente resveratrolo sia
più protetto e in grado di meglio sopportare un
eventuale stroke o danno traumatico a danno
della spina dorsale o dell’encefalo. Tale considerazione è stata di fatto dimostrata nelle cavie
somministrando per 21 giorni resveratrolo 9: gli
animali manifestavano minor danno ai nervi
motori e minor danno cerebrale post-trauma.
e tumori
Resveratrolo
L’oncologia è probabilmente la branca
della medicina in cui il resveratrolo è stato ed è
più diffusamente studiato. Il resveratrolo, di
fatto, ha rappresentato una delle prime molecole di derivazione naturale a raccogliere solide
evidenze sulla sua effettiva attività di bloccare a
vari livelli l’evoluzione di diverse neoplasie. Il
resveratrolo, non solo ha dimostrato di prevenire l’iniziazione neoplastica, ma di possedere
interessanti attività nel trattamento di alcune
neoplasie 3, 12. Il resveratrolo è in grado di bloccare a diversi livelli l’evoluzione e l’iniziazione
neoplastica esercitando più di un meccanismo
d’azione dall’azione agonista-antagonista nei
confronti degli ormoni estrogeni e androgeni ad
un ruolo attivo nella modulazione dell’espressione genica 3, 13.
Alcune delle più recenti acquisizioni scientifiche dimostra che il resveratrolo causa la morte
delle cellule neoplastiche che esprimono o
meno il gene soppressore p53. È stato altresì
chiarito che il resveratrolo agisce indipendentemente dal fatto che le cellule siano o meno
estrogeno-sensibili12, 14.
In aggiunta a queste scoperte, i ricercatori stanno iniziando a chiarire e a quantificare la capacità del resveratrolo di aumentare l’efficacia di
altri farmaci chemioterapici antiblastici; ad
esempio la vitamina D3 si converte in uno steroide capace di inibire la crescita delle cellule
neoplastiche nel carcinoma mammario. Un
equipe di Ricercatori francesi ha dimostrato che
Resveratrolo: review delle proprietà farmacologiche e salutistiche
il resveratrolo aumenta l’efficacia della vitamina
D3 13. Altri studiosi hanno dimostrato che il
resveratrolo può rendere suscettibili alla terapia
antiblastica (cisplatino, pacitaxel, navelbina) le
cellule farmaco-resistenti di alcuni linfomi nonHodgkin.
Ancora, ricercatori austriaci hanno delucidato
ed evidenziato l’attività del resveratrolo di bloccare la diffusione metastatica delle cellule neoplastiche alle ossa. I risultati clinici più eclatanti sono stati ottenuti nel trattamento dei tumori
del pancreas, del seno e del rene. Anche il cancro del colon-retto e della prostata si sono
dimostrati sensibili, ma in maniera minore dei
succitati.
Il resveratrolo si è dimostrato attivo in un’ampia
gamma di neoplasie sia come preventivo, sia
come agente di trattamento. La sua attività di
inibizione della crescita neoplastica è strettamente connessa con la sua capacità di “distinguere” tra una cellula malata e una sana. Da
questo concetto scaturisce un’importante considerazione: a differenza delle molecole antitumorali classiche che agiscono bloccando o rallentando drasticamente la capacità di tutte le
cellule di replicarsi, il resveratrolo è in grado di
agire solo sulle cellule malate risparmiando
quelle sane e risultando così non tossico per
queste ultime. Non solo risulta non tossico per
le cellule sane, ma in aggiunta le protegge. Il
resveratrolo non agisce meramente riducendo
lo stress ossidativo portato dai radicali liberi,
ma regolando l’espressione di geni, l’attività di
enzimi e ormoni necessari allo sviluppo e promozione dei tumori 11.
e vino
Resveratrolo
Nel tentativo di capire quanto resveratrolo sia effettivamente prodotto e contenuto
nel vino, non bisogna dimenticare che il resveratrolo, come sopra detto, è una fitoalexina
naturale prodotta dalla vite e da altre piante in
risposta a infezioni fungine o microbiche. Per
stabilire quanto resveratrolo possa essere contenuto in un bicchiere di vino rosso bisogna tenere in considerazione diversi fattori tra cui il tipo
di vite, l’ubicazione ove la vite è stata piantata
ed è cresciuta e, ancora più importante, il metodo con cui il vino è stato prodotto, fatto fermentare e lavorato. Ad esempio il vino ottenuto da piante su cui sono stati applicati pesticidi
per limitare l’infestazione fungina, risultano
scarsamente ricchi in resveratrolo così come
quello ottenuto da vitigni cresciuti in luoghi
umidi rispetto a quelli cresciuti in luoghi secchi. Un’altra importante considerazione è che il
vino rosso contiene, a parità di condizioni, più
resveratrolo del vino bianco e questo è dovuto
al fatto che nel vino rosso vi è un maggior contenuto di sostanze presenti nella buccia dell’acino. Da tali considerazioni si può quindi comprendere che il vino rosso proveniente da alcune zone dell’Europa centro-meridionale come la
Francia, l’Italia e la Grecia risultano essere i più
ricchi in resveratrolo e polifenoli in genere. Il
resveratrolo viene estratto ed isolato con metodiche chimico-fisiche molto sofisticate (distillazione frazionata, gas cromatografia) insieme ad
altre sostanze polifenoliche sempre contenute
nell’acino (buccia e semi) che ne aumentano
l’assorbimento intestinale e ne completano l’attività antiossidante e protettiva per l’endotelio
vascolare. In molte preparazioni per uso alimentare o farmaceutico il resveratrolo estratto
dalla vite rossa è associato e sinergizzato da
quello ottenuto dal Polygonum cuspidatum così
da rendere più attiva la formulazione.
nascosti nell’alcol
I pericoliNonostante
gli innumerevoli
e
importantissimi effetti benefici del vino sull’organismo va comunque ribadito che l’eccessivo
consumo di alcol può determinare seri e spesso letali alterazioni del metabolismo degli org ani e ripercuotersi quindi anche molto negativamente sulla salute. Spesso la gente non si rende
conto della pericolosità dell’alcol dal momento
che è ancora vissuto come un alimento voluttuario, sinonimo di aggregazione sociale e
soprattutto poco dannoso; in realtà rappre s e nta forse la più accettata forma di tossicodipendenza nei paesi occidentali con svariate ripercussioni a lungo termine sulla salute e sui re l ativi costi sociali. La letteratura scientifica accreditata ha ormai definitivamente chiarito il
ruolo dell’alcol nell’indurre la formazione di
neoplasie ed è stato altresì messo in chiara correlazione l’eccessivo consumo di alcol con l’aumento di incidenza di tumori al cervello, esofago, fegato ed altre forme 11. In aggiunta è ormai
stato dell’arte la correlazione tra alcol e insorgenza di alcune patologie su base degenerativa
tra cui la cirrosi epatica e varie forme di neuropatia periferica 3.
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 3
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4° Incontro ISPLAD-ADOI - “Il tempo della Dermatologia”
nel bambino, nel giovane, nell’adulto, nell’anziano
Informazioni generali
Main Tpics
Acne, dermatite atopica, Eczemi da contatto,
Micosi, Psoriasi, Prurito, Ulcere
Tumori cutanei (melanoma non melanoma)
Dermocosmesi, Fotodinamica, Laserterapia, ecc.
Sede e data: 17/19 giugno 2010
Hilton Garden Inn
Matera-Via Germania
Borgo Venusio, Matera, Italy 75100
E.C.M: L’incontro sarà accreditato
Segreteria Organizzativa
ITALYMEETING S.r.l
Via Parsano,6/b 80067 Sorrento (NA)
Tel.081/8784606 081/8073525
Fax 081/8071930
[email protected] - www.italymeeting.it
Comitato Scientifico
Ornella De Pità, Andrea Romani
Segreteria ISPLAD
Titti Longobardo
Tel. 02/20404227 Fax 02/39541401
Cel. 320/6126835
[email protected]
Segreteria Scientifica
Maria Bucci, Francesco Cusano,
Antonino Di Pietro, Stefano La Greca,
Alda Malasoma, Maurizio Norat,
Elisabetta Perosino, Gian Marco Tomassini
Federico Ricciuti
[email protected]
Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 2
313
Obiettivo della rivista
Articoli in supplementi al fascicolo
Il Journal of Plastic Dermatology, org a n o
ufficiale dell’International-Italian Society of PlasticAesthetic Dermatology, si rivolge a tutti i dermatologi (e cultori della materia) che vogliono mantenersi aggiornati sia sugli aspetti patogenetici degli
inestetismi e dell’invecchiamento della cute, sia
sull’uso delle nuove tecnologie (laser, radiofrequenza, luce pulsata, ecc), delle sostanze esfolianti,
dei materiali iniettivi per la supplementazione dermica, dei dermocosmetici, degli integratori, ecc.
Il Journal of Plastic Dermatology pubblica, articoli
originali, casi clinici, rassegne, report congressuali
e monografie.
Payne DK, Sullivan MD, Massie MJ.
Women’s psychological reactions to breast cancer.
Semin Oncol 1996; 23 (Suppl 2):89
Preparazione degli articoli
Gli articoli devono essere dattiloscritti
con doppio spazio su fogli A4 (210 x 297 mm),
lasciando 20 mm per i margini superiore, inferiore
e laterali.
La prima pagina deve contenere: titolo, nome e
cognome degli autori, istituzione di appartenenza e
relativo indirizzo. La seconda pagina deve contenere un riassunto in italiano ed in inglese e 2-5
parole chiave in italiano ed in inglese.
Per la bibliografia, che deve essere essenziale, attenersi agli “Uniform Requirements for Manuscript submitted to Biomedical Journals” (New Eng J Med
1997; 336:309). Più precisamente, le referenze
bibliografiche devono essere numerate progressivamente nell’ordine in cui sono citate nel testo (in
numeri arabi tra parentesi). I titoli delle riviste devono essere abbreviate secondo lo stile utilizzato da
PubMed (la lista può essere eventualmente ottenuta
al seguente sito web: http://www.nlm.nih.gov).
Articoli standard di riviste
Parkin MD, Clayton D, Black RJ, Masuyer
E, Friedl HP, Ivanov E, et al. Childhood leukaemia in
Europe after Chernobil: 5 year follow-up. Br J Cancer
1996; 73:1006
Articoli con organizzazioni come autore
The Cardiac Society of Australia and New
Zealand. Clinical exercise stress testing. Safety and
performance guidelines. Med J Aust 1996; 164:282
Libri
Ringsven MK, Bond D. Gerontology and
leadership skill for nurses. 2nd ed. Albany (NY):
Delmar Publisher; 1996
Capitolo di un libro
Phillips SJ, Whisnant JP. Hypertension and
stroke. In: Laragh JH, Brenner BM, editors. Hypertension: pathophysiology, diagnosis, and management.
2nd ed. New York: Raven Press; 1995, p.465
Figure e Tabelle
Per favorire la comprensione e la memorizzazione del testo è raccomandato l’impiego di
figure e tabelle. Per illustrazioni tratte da altre pubblicazioni è necessario che l’Autore fornisca il permesso scritto di riproduzione.
Le figure (disegni, grafici, schemi, fotografie)
devono essere numerate con numeri arabi secondo
l’ordine con cui vengono citate nel testo ed accompagnate da didascalie redatte su un foglio separato.
Le fotografie possono essere inviate come stampe,
come diapositive, o come immagini elettroniche
(formato JPEG, EPS, o TIFF).
Ciascuna tabella deve essere redatta su un singolo
foglio, recare una didascalia ed essere numerata
con numeri arabi secondo l’ordine con cui viene
citata nel testo
Come e dove inviare gli articoli
Oltre al dattiloscritto in duplice copia, è
necessario inviare anche il dischetto magnetico
(formato PC o Mac) contenente il file con il testo e
le tabelle.
Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo:
Antonio Di Maio
Edizioni Scripta Manent
Via Bassini 41
20133 Milano
E-mail: [email protected]
[email protected]

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