Approfondimento 16/01 aprile 2016
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Approfondimento 16/01 aprile 2016
16/01 APPROFONDIMENTI REDDITO E RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE NEL PERIODO 1995-2014 Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 Nel periodo 1995-2014 le famiglie italiane hanno vissuto due diverse fasi, una di moderata crescita e una di forte contrazione del loro benessere economico. La prima si è arrestata con lo scoppio della crisi finanziaria nel 2007-2008, la seconda è proseguita fino al 2012-2013; il 2014 ha visto una riduzione del rallentamento e il 2015 una leggera ripresa. Nel complesso, però, il reddito disponibile pro-capite e familiare nel 2014 è a un livello inferiore del 1995 in termini reali. Se corretto per la composizione familiare, il reddito familiare del 2014 è invece pari al 1995. Anche in termini di ricchezza le famiglie non hanno ancora riassorbito le perdite. Andamento del reddito disponibile delle famiglie Dopo sette anni di caduta di reddito disponibile (2007-2014), corrispondenti a una perdita in termini reali del 10.6%, nel 2015 si vedono i primi segnali di recupero (0.7%); nel 2016 Prometeia prevede una ulteriore ripresa, con una crescita del 2.4% (Fig. 1)1. Il reddito disponibile mostra segnali di recupero nel 2015 e in previsione anche nel 2016. In un Approfondimento pubblicato nel 2012 avevamo documentato l’andamento dei redditi delle famiglie italiane nel periodo 1989-2010 per (i) effettuare un confronto tra i dati microeconomici e gli andamenti aggregati, (ii) disaggregare l’analisi per caratteristiche socio-economiche delle famiglie e dei percettori di reddito e per tipologia di reddito, (iii) identificare in base alla distribuzione del reddito i gruppi che hanno subito le maggiori perdite e infine (iv) monitorare gli andamenti della disuguaglianza nel tempo2. Dall’analisi si evinceva che il reddito disponibile familiare era calato del 5.3% in termini reali tra il 2006 e il 2010, portandosi al livello del 1989, mentre il reddito disponibile equivalente, corretto cioè per la composizione fa1 Dati di contabilità nazionale. I valori reali sono ottenuti utilizzando il deflatore dei consumi di fonte Istat. 2 “Un’analisi di lungo periodo dei redditi e della disuguaglianza in Italia (1989-2010)”, Rapporto di Previsione – Aprile 2012, Prome-teia, Cap. 12, pagg. 183-190. Fig. 1 Reddito disponibile delle famiglie (contabilità nazionale) Fig. 2 (livelli reali 1995=100) (livelli reali 1995=100) 120 120 110 110 100 100 90 90 80 95 97 99 01 03 05 07 09 11 02 - PROMETEIA Reddito medio familiare disponibile ed equivalente (indagine campionaria) disponibile pro-capite disponibile (monte redditi) FONTE: CONTABILITÀ NAZIONALE E PREVISIONI PROMETEIA 13 15 80 95 97 99 01 disponibile FONTE: IBF 03 05 07 09 11 equivalente 13 Dati microeconomici: analisi degli andamenti di reddito disponibile e ricchezza familiari nel 1995-2014. In questo Approfondimento, aggiorniamo l’analisi al 2014 in seguito alla recente diffusione dei nuovi dati dell’Indagine sui Bilanci delle Famiglie (IBF) di Banca d’Italia (Archivio Storico 9.0) e, oltre al reddito, analizziamo l’andamento della ricchezza familiare. Spostiamo l’attenzione dal periodo 19892010 al 1995-2014 per coprire, anche in questa occasione, un intervallo di quasi vent’anni. Tra il 2006 e il 2014 il reddito disponibile è caduto del 15.1% in termini reali. In linea con i dati di contabilità nazionale riportati in Fig. 1, il reddito disponibile medio delle famiglie (Fig. 2) ha iniziato la sua caduta nel 2008 e ha seguito un trend decrescente fino al 2014: tra il 2006 e il 2014 le famiglie italiane hanno subito una perdita, in termini reali, pari al 15.1%3. Il periodo in cui la perdita è stata maggiore è il 2010-2012 che ha registrato un valore negativo pari al -12.4%, mentre tra il 2006 e il 2008 la caduta è stata del 3.6% e nel 20082010 dello 0.6%. Tra il 2012 e il 2014, si osservano deboli segnali di ripresa, con una crescita dello 0.4%. Il reddito equivalente tiene conto della composizione familiare: nel 2006-2014 è calato del 14.3% in termini reali. Tuttavia, quando si analizzano i redditi familiari bisogna tenere conto anche della numerosità familiare e della sua composizione. A questo fine si fa riferimento a un reddito “astratto”, il reddito equivalente, che depura il reddito familiare dai due suddetti fattori in Reddito medio equivalente in Europa Fig. 3 modo che i redditi di (livelli reali 2005=100) famiglie diverse siano confrontabili4. Il 140 reddito medio equivalente è caduto del 120 14.3% tra il 2006 e il 100 2014, con una forte flessione nel 200880 2010 (-10.9%) (Fig. 2). 60 Al contrario del reddito disponibile, 40 quello equivalente 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 ha visto una riduzioUE-15 Italia ne (-1.3%) anche nel Germania Francia Grecia Spagna 2012-2014, conseOlanda Portogallo guenza dell’increRegno Unito mento della nume- FONTE: EU-SILC Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 miliare, era calato del 4.4% tra il 2006 e il 2010, mantenendosi però a livelli superiori rispetto a quelli del 1989 di circa il 10%. In media, la caduta tra il 2006 e il 2010 era comune all’intera distribuzione, anche se tra il 2008 e il 2010 il calo era rilevante solo per il primo quintile. 4 La metodologia per il calcolo del reddito equivalente consiste nell’imputare a ciascun componente della famiglia il reddito di-sponibile familiare e dividerlo per la scala di equivalenza che attribuisce pesi diversi a ciascun componente familiare. Qui si è uti-lizzata la scala OCSE modificata che attribuisce valore 1 al primo adulto, 0.5 al secondo adulto e 0.3 a ciascun membro familiare di età inferiore ai 14 anni. In linea con la letteratura, le analisi svolte utilizzando i redditi equivalenti fanno riferimento a dati indivi-duali, dove a ciascun individuo è attributo il reddito equivalente familiare. 03 - PROMETEIA 3 I dati dell’indagine campionaria IBF sono disponibili ogni due anni ad eccezione dell’intervallo di tre anni tra il 1995 e il 1998. In Fig. 2 i redditi sono stati interpolati linearmente per coprire gli anni mancanti ed avere una coerenza con la Fig. 1. I valori reali so-no ottenuti utilizzando il deflatore dei consumi di fonte Istat. Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 rosità media familiare per la prima volta dopo molti anni. La crisi finanziaria prima e la crisi dei debiti sovrani poi hanno lasciato una pesante eredità alle famiglie italiane: nel 2014 in termini di reddito medio disponibile le famiglie si trovano a un livello dell’8.4% più basso rispetto al 1995, mentre in termini di reddito equivalente sono sostanzialmente al livello del 1995. In un confronto internazionale (Fig. 3), l’Italia è uno dei paesi, insieme a Grecia, Portogallo e Regno Unito, in cui il reddito equivalente medio nel 2014 è inferiore, in termini reali, a quello del 2005; al contrario Francia e Germania mostrano un andamento costante a cavallo degli anni di crisi5. A cavallo della crisi, il reddito medio delle famiglie italiane è calato di più rispetto alla media europea. 5 I confronti internazionali sono effettuati utilizzando i dati dell’indagine campionaria EU-SILC (European Statistics on Income and Living Conditions) di Eurostat iniziata nel 2004-2005. Evoluzione del reddito equivalente per caratteristiche socio-economiche dei componenti familiari e sua distribuzione Ritornando all’Italia, si osservano andamenti alquanto differenziati dei redditi equivalenti per condizione professionale6 (Fig. 4). Fino al 2010 i redditi equivalenti dei lavoratori dipendenti sono quelli con la dinamica più piatta, solo il 5.5% di crescita reale dal 1995; i redditi equivalenti dei pensionati sono invece cresciuti, nello stesso periodo, del 23% in termini reali, a una media annua dell’1.5%; i redditi equivalenti dei lavoratori autonomi (autonomi in senso stretto e liberi professionisti) sono cresciuti del 33.2%, sebbene con molte oscillazioni. Tra il 2010 e il 2014 tutti i redditi hanno subito una Fino al 2010 i redditi equivalenti dei lavoratori dipendenti mostrano la dinamica più piatta, quelli dei pensionati la più sostenuta; tra il 2010 e il 2014 tutti i redditi hanno subito una contrazione. 6 Coerentemente con le analisi di Banca d’Italia riportate nel Supplemento al Bollettino Statistico sui bilanci delle famiglie, con reddito equivalente per condizione professionale si intende il reddito equivalente familiare a disposizione dei singoli individui, che possono essere lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati o in condizione non professionale. Discorso analogo vale per l’analisi per classi di età. Fig. 4 Reddito equivalente familiare per condizione professionale Fig. 5 (livelli reali 1995=100) (livelli reali 1995=100) 140 140 130 130 120 120 110 110 100 100 90 90 80 80 95 04 - PROMETEIA Reddito equivalente familiare per classe di età 98 00 02 dipendente pensione FONTE: IBF 04 06 08 10 12 14 95 98 00 02 20-34 55-64 indipendente cond. non prof. FONTE: IBF 04 06 35-44 >=65 08 10 12 14 45-54 Nel 2010-2014 caduta generalizzata del reddito equivalente per tutte le classi di età; per i più giovani la perdita è stata del 15.7%. Anche in base all’età (Fig. 5), si osserva una caduta generalizzata del reddito equivalente, inclusa la classe dei più anziani che riflette il calo dei redditi da pensione appena commentata. I più giovani (di età 20-34) hanno sperimentato, tra il 2010 e il 2014, una perdita in termini reali del 15.7%, che li colloca al di sotto del livello del 1995 del 12.3%. Anche le classi intermedie (35-44 e 45-54) hanno nel 2014 redditi medi equivalenti inferiori al livello del 1995, rispettivamente del 2.9% e del 5.9%. La perdita più pesante sembra essere quella dei 55-64enni, che nell’ultimo biennio (2012-2014) hanno perso il 5.3%. I redditi medi però hanno sperimentato una variazione nei livelli tra gruppi. Nel 1995 i redditi equivalenti della classe più giovane (2034) erano circa a metà tra i redditi della classe 35-44 e la 45-54 ma più elevati degli ultra 65enni. A partire invece dal 2006 diventano in media i più bassi e il divario con la classe 55-64 (quella che su tutto il periodo percepisce il maggior reddito equivalente) è passato dal -7.7% nel 1995 al -27.7 nel 2014. Tra il 2006 e il 2012, il reddito equivalente si è ridotto per tutti i quintili; nel 2012-2014 il reddito della parte più bassa della distribuzione si è ridotto in misura maggiore (5.7%). La suddivisione per quintili illustra i contributi delle diverse parti della distribuzione all’evoluzione nel tempo del reddito medio (Fig. 6). I tassi di crescita positivi del periodo 1995-2006 sono sostenuti dalla crescita di tutti i quintili, così come il calo tra il 2006 e il 2012 è determinato dalla caduta di tutti i quintili, anche se in questo caso il primo quintile appare come quello che ha contribuito in misura più rilevante alla contrazione del reddito totale. Nell’ultimo biennio 2012-2014 il reddito del quintile più povero della popolazione ha continuato a cadere (-5.7%), insieme al secondo (-0.9%) e all’ultimo (-2.9%). I redditi della parte medio-alta della distribuzione (terzo e quarto quintile) mostrano invece leggeri segnali di recupero (1.2 e 0.6% ri- Reddito equivalente per quintili Rapporti interdecilici Fig. 7 (livelli reali 1995=100) 140 14.0 7.0 130 12.0 6.0 120 10.0 5.0 110 8.0 4.0 6.0 3.0 4.0 2.0 2.0 1.0 100 90 80 95 98 00 02 primo quintile terzo quintile ultimo quintile FONTE: IBF 04 06 08 10 12 14 secondo quintile quarto quintile 0.0 0.0 95 98 00 02 04 06 08 10 12 14 p90/p10 FONTE: IBF p90/p50 (dx) p50/p10 (dx) 05 - PROMETEIA Fig. 6 Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 contrazione: i redditi equivalenti con la riduzione maggiore sono quelli dei lavoratori indipendenti (19%), degli individui in nessuna condizione professionale (16%) e dei lavoratori dipendenti (9%). Questi ultimi però mostrano un recupero dell’1% tra il 2012 e il 2014. I redditi da pensione invece subiscono una flessione dell’8% nel 2010-2014. Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 spettivamente). La Fig. 7 mostra che, dopo il 2006, il rapporto tra il reddito medio del decile più ricco della popolazione (p90) e il reddito medio del decile più povero (p10) e il rapporto tra il reddito medio della parte centrale della distribuzione (p50) e il p10 sono aumentati più di quanto non sia variato il rapporto p90/p50 che si è mantenuto stabile, se non in leggera flessione nel 20147. Questo significa che il decile più povero ha perso sia rispetto alla parte centrale che alla parte alta della distribuzione e in misura maggiore di quanto non abbia perso la parte centrale della distribuzione rispetto a quella alta. In termini di disuguaglianza complessiva, misurata attraverso l’indice di Gini, si osserva un incremento della disuguaglianza tra il 2006 e il 2012 di un punto percentuale (dal 32.1 al 33.1%) e una sua stabilità nel 2014 rispetto al 2012 (Fig. 8)8. A livello di ripartizione territoriale, su tutto il periodo analizzato, la disuguaglianza è superiore nel Mezzogiorno rispetto al Nord e al Centro. Si osserva però un processo di convergenza tra la disuguaglianza delle tre ripartizioni territoriali sino al 2012, che sembra essersi interrotto nel 2014, anno in cui il divario tra Nord e Mezzogiorno si è accentuato. Nel contesto internazionale, nel periodo 2005-2014 il grado di disuguaglianza in Italia si colloca al di sopra della media UE e in particolare a quello di Francia, Germania e Olanda; è invece inferiore a Grecia, Portogallo e Spagna9 (Fig. 9). Disuguaglianza: l’indice di Gini è aumentato dal 32.1% nel 2006 al 33.1% nel 2012, ma si è stabilizzato nel 2014. 7 Questi rapporti sono chiamati “rapporti interdecilici”. 8 Per una trattazione più completa degli andamenti della disuguaglianza in Italia si vedano, ad esempio: Fiorio, C., Leonardi, M., & Scervini, F. (2012). La disuguaglianza dei redditi in Italia, in Checchi, D. (a cura di), Disuguaglianze diverse, Il Mulino; Fiorio, C. (2011). Understanding Italian inequality trends. Oxford Bulletin of Economics and Statistics, 73(2), 255-275. 9 Fonte: EU-SILC. Indici di Gini: Italia e ripartizioni territoriali Fig. 8 Fig. 9 (valori %) Indici di Gini: Italia e paesi europei (valori %) 40 40 35 35 30 30 25 25 20 05 06 07 08 09 10 UE-15 Grecia Francia Olanda Regno Unito 20 06 - PROMETEIA 95 98 00 02 04 06 08 10 Italia Centro FONTE: IBF 12 14 Nord Mezzogiorno FONTE: EU-SILC 11 12 13 Germania Spagna Italia Portogallo 14 Lo stock di ricchezza netta si è ridotto dell’8.8% tra il 2006 e il 2013; nel 2014 è rimasta stabile e si preveda ritorni a crescere nel 2015 (2.1%) e nel 2016 (2.6%). In termini aggregati l’ammontare totale (stock) di ricchezza netta delle famiglie ha subito una contrazione dell’8.8% in termini reali tra il 2006 e il 2013, trainata dalla caduta delle attività finanziarie (-18.9%) e dall’aumento delle passività (6.5%), nonostante il valore delle abitazioni (proxy della ricchezza reale) sullo stesso periodo sia stato moderatamente in ripresa (2.5%) dopo aver perso il 7.5% nel 2010-201310. Nel 2013-2014 la ricchezza netta è rimasta sostanzialmente invariata. Le previsioni di Prometeia indicano una ripresa in termini reali del 2.1% per il 2015 e del 2.6% per il 2016 (Fig. 10a). Complessivamente il valore dello stock è aumentato del 47.3% nel periodo 1995-2014. Se calcoliamo un valore medio per famiglia (stock di ricchezza diviso per il numero di famiglie), tra il 2006 e il 2013 si osserva una perdita del 15.7% e una leggera perdita tra il 2013 e il 2014 (-0.5%)11. Complessivamente il valore medio familiare è aumentato del 17.7% su tutto il periodo 1995-2014. Anche i dati IBF mostrano una riduzione dello stock medio familiare di ricchezza in riduzione: -21.4% nel 2010-2014. Anche dei dati microeconomici IBF si rileva che in termini di ricchezza netta, così come per i redditi, le famiglie italiane hanno subito forti perdite che hanno portato a una riduzione del valore medio detenuto del 21.4% nel periodo 2010-2014 (Fig. 10b)12. Tale riduzione è stata trainata dal forte calo delle attività reali (22.7%) determinato dal calo delle loro due componenti, im- Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 Evoluzione della ricchezza familiare e sua distribuzione 10 La ricchezza netta qui è definita come abitazioni (Istat) più attività finanziarie (Banca d’Italia) meno passività finanziarie (Banca d’Italia). Sono escluse le altre attività reali. 11 Il numero di famiglie è quello risultante da IBF, disponibile solo fino al 2014. Gli anni mancanti in IBF sono stati interpolati linear-mente. 12 In termini di ammontare è difficile confrontare i dati macroeconomici con quelli microeconomici per vari motivi. Due di questi sono imputabili alla sottostima e agli errori di misura delle componenti della ricchezza nei dati microeconomici, determinati sia dalle sotto dichiarazioni nel possesso di attività reali e finanziarie che nel loro ammontare. Si vedano ad esempio: Bonci, R., Mar-chese, G., & Neri, A. (2005). La ricchezza finanziaria nei conti finanziari e nell’indagine sui bilanci delle famiglie italiane. Temi di di-scussione, Banca d’Italia, n. 565; D’Aurizio, L., Faiella, I. , Iezzi, S., & Neri A. (2006). L’under-reporting della ricchezza finanziaria nell’indagine sui bilanci delle famiglie. Temi di discussione, Banca d’Italia, n. 610. Fig. 10 Andamento della ricchezza netta e delle sue componenti (livelli reali 1995=100) (a) stock (dati macroeconomici) 250 (b) valori medi per famiglia (dati microeconomici) 200 150 150 100 50 50 98 01 04 07 10 13 abitazioni attività finanziarie passività ricchezza netta ricchezza netta (media familiare) FONTE: BANCA D’ITALIA, ISTAT E PREVISIONI PROMETEIA 16 0 95 98 00 02 04 06 08 10 attività reali passività FONTE: IBF 12 14 attività finanziarie ricchezza netta 07 - PROMETEIA -50 95 Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 mobili (21.1%) e altre attività reali (36.7%)13. Le attività finanziarie, invece, mostrano una riduzione dell’11.3% tra il 2010 e il 2012 e una relativa stabilità nel 2014. La riduzione del valore medio nel 2010-2012 è accentuata dalla riduzione di 3.6 punti percentuali delle famiglie detentrici di attività finanziarie tra il 2010 e il 2012: considerando solo le famiglie detentrici la ricchezza finanziaria è calata in media del 7.2%. Infine il livello medio delle passività si è mantenuto su un trend crescente fino al 2012, per poi subire un forte arresto nel 2014 (-24.7%). Da osservare però che si è ridotta la percentuale di famiglie detentrici di debito, dal 27.7% nel 2010 al 25.9% nel 2012 e 23% nel 2014. In media, quindi, se si considerano solo le famiglie indebitate, il loro debito medio si è ridotto in misura minore, 15.2% nel 2012-2014. L’andamento della ricchezza complessiva è molto diversificato lungo la sua distribuzione. Sul periodo 1995-2014 i tassi di crescita passano dal -39.5% del secondo decile e -16.5% del terzo al 17.3% di quello centrale e 6.4% dell’ultimo per una crescita complessiva dell’8.6% in termini reali. I tassi di crescita delle tre componenti della ricchezza contribuiscono però in modo diverso, lungo la distribuzione, alla sua evoluzione complessiva. In particolare per le famiglie del primo decile, caratterizzate da ricchezza negativa a inizio e fine periodo, la posizione netta è peggiorata, sospinta da un incremento delle passività e da una riduzione delle attività reali non compensate dall’incremento delle attività finanziarie. Per le altre famiglie al di sotto della mediana la crescita è stata trainata da un incremento dei valori della ricchezza reale che ha più che compensato la crescita del debito e la contrazione delle attività finanziarie. Infine per le famiglie della seconda parte della distribuzione il contributo alla crescita è arrivato principalmente dall’incremento delle attività reali e in parte da una riduzione dei livelli di debito (Fig. 11a). I contributi alla crescita della ricchezza di attività reali, attività finanziarie e passività nel 1995-2014 e… 13 Gli immobili si compongono di abitazioni, terreni e altri fabbricati, mentre le altre attività reali di aziende e oggetti di valore. Contributi alla crescita della ricchezza netta per decili di ricchezza Fig. 11 (valori %) (a) 1995-2014 08 - PROMETEIA 50 40 30 20 10 0 -10 -20 -30 -40 -50 (b) 2010-2014 50 125.4 40 30 20 10 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 tot 1 -10 2 3 4 5 6 7 8 9 10 tot -20 -30 -40 -148.4 -50 attività reali FONTE: IBF attività finanziarie passività attività reali FONTE: IBF attività finanziarie passività Per il periodo 2010-2014, caratterizzato da una riduzione complessiva della ricchezza del 21.4%, i contributi alla crescita sono illustrati nella Fig. 11b: le perdite sono rilevanti lungo l’intera distribuzione. La ricchezza netta delle famiglie del primo decile diventa ancora più negativa a causa di un forte calo del valore delle attività reali, nonostante il contestuale calo delle passività. Per gli altri decili al di sotto della mediana c’è stata una contrazione rilevante di attività finanziarie e reali. Per la restante parte della distribuzione il contributo negativo è venuto dalla ricchezza reale. Livelli e composizione della ricchezza: forte caduta dei livelli medi lungo l’intera distribuzione e persistenti differenze nella composizione. Anche livelli e composizione della ricchezza sono molto diversi lungo la sua distribuzione. In Fig. 12a e Fig. 12b si riportano i livelli della ricchezza netta e delle sue componenti per quintili e per il 5 e 10% più ricchi della popolazione. I due anni selezionati, 2010 e 2014, riflettono la caduta dei valori medi di ricchezza appena commentati, ma mostrano anche come, in ciascun anno, esistano profonde differenze nei livelli medi lungo la distribuzione. I divari tra i più poveri e i più ricchi sono enormi, indice di un forte grado di concentrazione della ricchezza: l’indice di Gini della ricchezza è, su tutto il periodo, di poco superiore al 60%, quasi il doppio di quello del reddito14. La quota di ricchezza detenuta dal 5% più ricco delle famiglie è di poco superiore al 30% e stabile nel tempo. La quota della ricchezza netta complessiva detenuta dal 5% delle famiglie più abbienti è rimasta stabile su tutto il periodo attorno al 30% (circa 32% nel 2014), un valore analogo a quello della quota detenuta dai tre quarti delle famiglie meno abbienti (Banca d’Italia, 2015)15. Tale quota è abbastan- Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 …nel 2010-2014. 14 Prima della crisi, il grado di concentrazione della ricchezza in Italia risultava inferiore a quello di altri paesi, come ad esempio Svezia, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Germania e Finlandia (si veda: Sierminska E., Brandolini, A., & Smeeding, T.M. (2008), Comparing Wealth Distribution Across Rich Countries: First Results from the Luxembourg Wealth Study, in Banca d’Italia, Household Wealth in Italy). Questo risultato potrebbe essere spiegato dall’elevata diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza rispetto ad altri paesi, come suggerito in D’Alessio, G. (2012), Ricchezza e disuguaglianza in Italia, Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia, n. 115. Per un’analisi comparata sulla ricchezza in Europa e Stati Uniti si veda: Piketty, T. (2014), Capital in the Twenty-First Century, Cambridge, MA: Belknap Press. 15 Banca d’Italia (2015). I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2014. Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie, Anno XXV, Numero 64. Ammontare medio di ricchezza netta, attività e passività lungo la distribuzione della ricchezza (migliaia di euro a prezzi 2014) (a) 2010 1970 1848 1279 1470 470 1 -30 Iq 52 II q attività reali passività FONTE: IBF 172 III q 953 970 290 IV q 1321 1470 874 970 (b) 2014 1970 669 470 Vq top 10% top 5% -30 attività finanziarie ricchezza netta 1 43 Iq II q attività reali passività FONTE: IBF 138 III q 240 IV q Vq top 10% top 5% attività finanziarie ricchezza netta 09 - PROMETEIA Fig. 12 Approfondimenti Rapporto di previsione / Aprile 2016 10 - PROMETEIA za diversificata tra paesi: ad esempio nel Regno Unito e Spagna i valori sono di poco superiori al 30% come nel nostro paese (34.2% in UK nel 2014 e 31.1% in Spagna nel 2010), in Francia e Portogallo sono leggermente superiori (nel 2010 36.6% e 40.9% rispettivamente), mentre negli Stati Uniti la quota è decisamente più elevata, pari al 63.3% nel 2010.16 16 Fonte: OECD Wealth Distribution Database, https://stats.oecd.org/Index.aspx?DataSetCode=WEALTH#. Sintesi La grande recessione ha lasciato una pesante eredità al settore delle famiglie, sia in termini di reddito che di ricchezza, anche se il 2015 mostra i primi degnali di ripresa. Il reddito disponibile (monte redditi) è calato del 10.6% in termini reali sul periodo 2007-2014, mentre il 2015 vede i primi segnali di ripresa (0.7%). Prometeia inoltre prevede una crescita in termini reali del 2.4% per il 2016. I dati microeconomici dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane (IBF) di Banca d’Italia che forniscono informazioni sul reddito medio familiare indicano che il calo tra il 2006 e il 2014 è stato del 15.1%, 15.5 punti percentuali al di sotto del livello del 1995. Per avere la vera dimensione del fenomeno è opportuno riproporzionare il reddito medio familiare in base alla dimensione e composizione familiare. Il reddito che ne risulta è chiamato “equivalente”. L’andamento di tale reddito mostra anch’esso una forte caduta nel 2006-2014 (-14%), che lo riporta a un livello analogo a quello del 1995. La caduta del reddito equivalente è stata trainata dalla caduta dei redditi lungo l’intera distribuzione, almeno per il periodo 2006-2012; successivamente la caduta più marcata è stata quella del primo e dell’ultimo quintile, mentre la parte medio-alta della distribuzione ha iniziato a mostrare i primi segnali di recupero. In base all’età, i redditi degli ultra 55enni hanno sostenuto il livello medio almeno fino al 2010, per poi contribuire anch’essi alla sua caduta. Lo stock di ricchezza netta si è ridotto dell’8.8% tra il 2006 e il 2013, mentre ha fermato la sua riduzione nel 2014; le previsioni di Prometeia indicano un recupero del 2.1% per il 2015 e del 2.6% per il 2016. I valori medi familiari desumibili dai dati IBF hanno seguito un andamento decrescente tra il 2010 e il 2014 che ha portato le famiglie a perdere in media il 21.4%; hanno fatto da traino le attività reali (-22.7%), le attività finanziarie (-11.3%) e l’aumento delle passività (in crescita fino al 2012). L’andamento della ricchezza complessiva è molto diversificato lungo la sua distribuzione. Sul periodo 1995-2014 i tassi di crescita passano dal -39.5% del secondo decile e -16.5 del terzo al 17.3% di quello centrale e 6.4 dell’ultimo, per una crescita complessiva dell’8.6% in termini reali; nel periodo 2010-2014 tutti i decili sperimentano tassi di crescita negativi, i più alti in valore assoluto sono quelli del secondo (32.3%) e dell’ultimo (25.5%).