Voland

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Voland
La nuova collana
Sírin Classica,
il progetto grafico
della nuova collana,
la nuova font Voland
Voland
1995•2010
La nuova
collana
Sírin Classica
DANIELA DI SORA,
EMANUELA
BONACCORSI
Nel 2010 Voland compie 15 anni di attività e inaugura per l’occasione la nuova collana Sírin Classica, dedicata a grandi autori russi tradotti da importanti scrittori italiani.
— Per ricordare le origini della casa editrice, nata proprio con l’intento di promuovere in Italia la letteratura russa e, più in generale, le letterature slave.
— Per ritrovare i classici russi nella voce dell’interlocutore ideale,
lo scrittore.
— Per offrire ai lettori l’occasione di farsi accompagnare da scrittori
italiani nell’itinerario segreto delle loro predilezioni e della loro officina
creativa, attraverso l’umile e inevitabile scambio con l’atto del tradurre.
I traduttori di Sírin Classica (Paolo Nori, Alessandro Niero, Serena
Vitale, Pia Pera, solo per citarne alcuni) hanno deciso loro stessi l’opera
da affrontare, guidati dalle consonanze con l’immaginario dell’autore
scelto, dalla rilettura profonda e fresca dei testi, ritrovati nella fragranza
dell’attualità. Riscoprono la grande letteratura russa rilanciando le loro
passioni e dichiarando le loro letture predilette. A sorprenderci saranno
le inattese corrispondenze tra scrittore-traduttore e scrittore-autore, la
bellezza della pagina tradotta con maestria di stile che, anziché perdere,
conquista e si spalanca.
Lev Tolstoj
Chadži-Murat
Ivan Turgenev
Diario di un uomo superfluo
traduzione di
traduzione di
Paolo Nori
Alessandro Niero
Romanzo pubblicato postumo nel 1912, nel
quale Tolstoj fa rivivere il Caucaso, un mondo
innocente e violento insieme, bestiale e divino,
un mondo incontaminato. E qui ritrova
Chadži-Murat, che abbandona i suoi compagni, impegnati nella lotta contro la tirannide
dello zar, e passa al nemico russo. Una scelta
senza ritorno che lo condurrà a una morte tragica e solenne, rifiutato dagli amici come dai
nemici. La lotta tra ceceni e russi raccontata
da Tolstoj si imprime nella memoria con immagini e sensazioni che rimandano all’attualità più recente: villaggi distrutti, donne che
piangono sul corpo dei figli uccisi, e l’odio
sordo dei ceceni verso gli oppressori russi…
Breve opera narrativa in forma di diario, apparsa nel 1850. In procinto di morire, il trentenne Čulkaturin, figlio di agiati proprietari
terrieri, ripercorre per iscritto la sua vita tutt’altro che esaltante, punteggiata da pochi noneventi: un innamoramento non ricambiato per
una fanciulla di buona famiglia, Elizaveta
Ožogina, abbagliata da un brillante giovanotto
della capitale; un inutile duello con costui, che
risparmierà Čulkaturin, annientandolo così
sul piano morale e pubblico; il bando da casa
Ožogin e il finale ripiego nel nido avito. Storia
di un uomo vissuto invano o — come dirà il
protagonista con compiaciuta lucidità —
di un “uomo superfluo”, definizione che accoglierà sotto il proprio capiente ombrello una
messe di personaggi apparsi prima e dopo Čulkaturin, attraversando quasi per intero la storia della letteratura russa dell’800.
L’AUTORE
Lev Nikolaevič Tolstoj, nato a Jasnaja Poljana nel 1828
e morto ad Astapovo nel 1910, è uno dei massimi
scrittori di tutti i tempi. La sua profonda volontà di
rinnovamento nei confronti della società russa ne fece
un audace saggista in campo politico, filosofico e critico. Le sue attività gli valsero la scomunica della
chiesa russa e gli attacchi della censura. I suoi scritti e
i suoi insegnamenti filosofici hanno esercitato un
enorme influsso su tutta la letteratura russa ed europea dei secoli successivi. Resta tuttora uno degli autori più letti al mondo e ogni generazione gli offre la
sua nutrita schiera di devoti lettori. Fra le sue opere
maggiori Guerra e pace, Anna Karenina, La sonata a
Kreutzer, I racconti di Sebastopoli, I cosacchi, La
morte di Ivan Il’ič, Infanzia, adolescenza, giovinezza e
Resurrezione.
IL TRADUTTORE
Paolo Nori, nato a Parma nel 1963, ha lavorato in Algeria, Iraq e Francia. Dopo essersi laureato in lingua e
letteratura russa, per qualche tempo ha svolto l’attività di traduttore di manuali tecnici dal russo. Nella
redazione della rivista “Il Semplice” ha conosciuto gli
scrittori Ermanno Cavazzoni, Gianni Celati, Ugo Cornia,
Daniele Benati, con i quali collabora da anni. Ha pubblicato i suoi romanzi, fortemente influenzati dalle
avanguardie russe ed emiliane, con DeriveApprodi, Einaudi, Bompiani e Ferltrinelli. Tra gli altri ricordiamo:
Bassotuba non c’è, Le cose non sono le cose, Si chiama
Francesca questo romanzo, I quattro cani di Pavlov, e
il recente I malcontenti. Ha tradotto e curato l’antologia degli scritti di Daniil Charms Disastri (Einaudi) e
l’edizione dei classici di Feltrinelli di Un eroe dei nostri
tempi di Lermontov, delle Umili prose di Puškin e delle
Anime morte di Gogol’.
| maggio 2010 | Sírin Classica |
| pp. 208 | formato 10,5 x 15,5 | € 10,00 |
| EAN 978-88-6243-065-4 |
| CM 52751V |
L’AUTORE
Nato nel 1818 in un’agiata famiglia di Orël (circa 400
km da Mosca), Ivan Sergeevič Turgenev trascorse l’infanzia nella tenuta materna, dove imparò a conoscere
la durezza e la disumanità con cui venivano trattati
i servi della gleba. Nel 1833 si iscrisse all’Università
di Mosca ma l’anno dopo si trasferì a Pietroburgo,
dove entrò in contatto con il mondo letterario cominciando a farsi conoscere come poeta d’ispirazione
romantica. Nel 1838 fu mandato a Berlino a studiare
filosofia e storia. Qui capì quanto la società dell’Europa occidentale fosse più moderna di quella russa,
e al suo ritorno in patria si distinse per le sue idee
filo-occidentali, essendo convinto che la Russia poteva progredire solo abolendo istituzioni ormai superate dai tempi. Una implicita critica all’istituto della
servitù della gleba è contenuta nelle Memorie di un
cacciatore (1852) che lo resero famoso. Con il romanzo
Padri e figli (1862) affrontò il confronto tra generazioni, ma il dibattito critico sollevatosi dopo la pubblicazione lo indusse ad allontanarsi dalla Russia dove,
fino alla morte avvenuta nel 1883 a Bougival (vicino
Parigi), non tornò se non per brevi periodi.
IL TRADUTTORE
Alessandro Niero, nato a San Bonifacio (Verona) nel
1968, vive al Lido di Venezia e insegna letteratura
russa all’Università di Bologna. Si occupa di prosa e
poesia russa del XX secolo e di questioni di traduzione
e sull’argomento ha pubblicato Una “incognita” di
Zamjatin: problemi di traduzione e L’arte del possibil.
Iosif Brodskij poeta-traduttore di Quasimodo, Bassani, Govoni, Fortini, De Libero, Saba. Ha tradotto due
romanzi di S. Kržižanovskij, Autobiografia di un cadavere e Il segnalibro, e molta poesia. Ha ricevuto uno
dei premi di traduzione del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali (2006) e il Premio Lerici Pea (2008).
| ottobre 2010 | Sírin Classica |
| pp. 120 | formato 10,5 x 15,5 | € 10,00 |
| EAN 978-88-6243-066-1 |
| CM 52922C |
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Il progetto
grafico di
Sírin Classica
ALBERTO LECALDANO
Alcune citazioni
La principale è quella dell’impianto editoriale della mitica Bur del dopoguerra.
Il formato 10,5x15,5 cm. è il medesimo;
come per la Bur in copertina solo il nome
dell’autore, il titolo e l’editore ma nel nostro caso anche quello del traduttore, autore a pari diritto.
Per la copertina abbiamo citato la carta
delle vecchie edizioni Bur utilizzando
un cartoncino leggermente goffrato:
la trama ricorda la carta fatta a mano.
Nell’interno abbiamo recuperato dalla
vecchia Bur l’uso del trattino molto lungo
e abbiamo evitato il salto-pagina per
i nuovi capitoli (carta risparmiata).
Il testo interno è a bandiera (cioè senza
margine sulla destra), soluzione che evita
artificiose fisarmoniche nella disposizione
delle parole, fastidiose alla lettura.
In questo caso la fonte di ispirazione
è An essay on typography di Eric Gill, 1931.
A beneficio degli affetti da gravi problemi
di memoria, nonostante la piccola dimensione dei volumi, abbiamo comunque
lasciato in ogni pagina le testatine che
oltre al numero di pagina riportano autore e titolo.
Abbiamo citato o tentato di richiamare
le collane Voland di grande formato
in vari modi. Innanzi tutto la gamma di
colori e la fascia che partendo dalla prima
di copertina arriva in quarta lasciando
una striscia bianca sul taglio. Su quella
striscia in alto è poggiato il marchio
Voland, per noi il ‘mitico’ marchio disegnato da Silvano Fassina e di evidente
ispirazione chagalliana che da sempre accompagna le edizioni Voland: un diavoletto infila volando l’occhiello della l di un
calligrafico Voland e saluta festosamente
i lettori togliendosi il cilindro (...buona lettura ...buona lettura).
I colori delle copertine sono quelli della
tavolozza delle edizioni Voland già in uso,
salvo l’inserimento di qualche tono più
luminoso per autore e traduttore.
Per i testi in copertina e sul frontespizio
abbiamo seguito le normr bibliografiche
più semplici: tutto nello stesso corpo,
il nome dell’opera nel bellissimo serif italic che fa parte del set Voland disegnato
da Luciano Perondi e del quale lui scrive
nelle pagine successive.
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Voland Serif
e
Voland Sans
LUCIANO PERONDI
Il carattere tipografico disegnato per Voland è costituito da due varianti fondamentali: una versione per i testi in un unico peso (un tondo
abbinato a un corsivo) e un sans serif di supporto che coprisse tutte le
funzioni in genere attribuite al grassetto, ma che disponesse di una famiglia abbastanza ampia da essere usato indipendentemente.
Rispetto al modello originale (e alle versioni commerciali del Baskerville) si è imposto al carattere uno spessore più omogeneo, con contrasti
meno marcati, per rendere il ‘colore’ del testo unuforme. Si è scelto di
fare riferimento allo spessore del Garamond di Simoncini, quindi di
avere le aste verticali un po’ più leggere dei caratteri oggi in commercio
per i testi. Questo per cercare di conferire una certa specificità ‘regionale’
al carattere.
Il carattere serif, sia nel tondo che nella versione italic, è basato
sul taglio Double Pica dello specimen di John Baskerville (1706-1775).
Si è scelto però di non operare
una ricostruzione filologica,
ma di reinterpretare il disegno
per adattarlo a un uso contemporaneo.
T
ANDEM aliquando, Quirites! L. Catilinam furentem
audacia, scelus anhelantem, peABCDEFGHIJKLMN.
T
ANDEM aliquando, Quirites ! L. Catilinam furentem
audacia, scelus anhelantem, peABCDEFGHIJKLMN.
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Ad esempio si sono conservate
le proporzioni delle lettere e la
disposizione verticale del contrasto di spessori (l’asse delle
lettere: se si osserva la o minuscola, i tratti di minor spessore
sono disposti su un ipotetico
asse verticale); si sono conservate anche alcune forme stilistiche tipiche di Baskerville (ad
esempio la coda della Q o la g
minuscola), ma solo dove questo non interferiva con l’obiettivo funzionale del carattere.
Si è scelto come riferimento il
Baskerville per via delle proporzioni ampie e ‘rotonde’ e per il
fatto che le controforme sono
piuttosto aperte (questo è stato
accentuato aumentando ulteriormente l’altezza delle minuscole rispetto al maiuscolo e ai
tratti ascendenti). Questo favorisce la visibilità del carattere
ai corpi comunemente usati
in editoria. A questo fine si è
scelto di aumentare la dimensione dei segni di interpunzione, in modo che siano più
visibili anche in condizioni non
ottimali di illuminazione o nel
caso in cui il lettore abbia difficoltà di ‘messa a fuoco’.
o
Q
g
,;:.
fi
ffi
Ulteriori scelte sono state quelle di eliminare i politipi (che creano
problemi di spaziatura nella composizione ‘a pacchetto’) restringendo la
lettera f e regolandone la spaziatura e la larghezza in base alla lettera
adiacente e quella di inserire nella Vv (maiuscola e minuscola) una sorta
di coda, che avesse la doppia funzione: riempire il lato destro della V, generalmente problematico per la spaziatura, e connotare i testi della Voland con un segno impercettibile, ma distinguibile. Il particolare della v è
stato ripreso anche nel sans serif.
Riguardo al sans serif, la scelta è stata quella di fornire un compagno
al serif, con proporzioni e dimensioni adeguate a funzionare assieme nel
testo. A livello stilistico, la fonte di ispirazione sono stati i caratteri sans
serif ‘grotteschi’ disegnati da Morris Fuller Benton, che si distinguono
nettamente dal Baskerville dal punto di vista formale, ma che ne condividono l’impostazione piuttosto ‘verticale’. La scelta di una forte contrapposizione di stili favorisce, a nostro parere, l’abbinabilità.
Anche in questo caso il modello è stato semplicemente una fonte di
ispirazione, più che un riferimento preciso, anche perché si è privilegiata
la questione dell’abbinamento dei due modelli.
Il carattere da testi (la versione ‘serif’) è stato spaziato da Igino Marini con il software iKern, che consente, attraverso un elaborato modello
matematico, di calcolare una spaziatura coerente quanto quella elaborata
a mano, liberando i progettisti da un’incombenza sostanzialmente meccanica e ripetitiva.
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
Fu questa volpe a ghermir d’un balzo il cane
1234567890
1234567890
1234567890
1234567890
1234567890
1234567890
Nelle prime due righe la font Voland serif regular e italic.
Nelle successive quattro righe la font Voland sans serif regular e italic in due forze diverse.
L’alfabeto è applicato su un pangramma estratto da Lettere. Fiaba epistolare in lipogrammi progressivi di Mark Dunn, traduzione di Daniele Petruccioli, Voland, Roma 2008.
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V
v
V
v
V
v
V
v
Voland
1995•2010
Voland
via del Boschetto, 128/129 00184 Roma
tel. 0647 823 674 fax 0647 881 064
[email protected]
www.voland.it