Perché l`amore fa così male? - Note di Pastorale Giovanile

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Perché l`amore fa così male? - Note di Pastorale Giovanile
Perché l’amore fa così male?
Orizzonte giovani
Domenico Cravero
(NPG 13-07-38)
Continua l’inarrestabile, intollerabile, quotidiana storia di violenza tra persone che hanno
relazioni affettive. Tra queste l’efferatezza nei confronti delle donne ha raggiunto livelli
drammatici che impongono una riflessione puntuale da parte di quanti hanno a cuore il presente
e il futuro del nostro paese.
Nel 2012 sono state 124 le donne uccise dal partner, 900 dal 2005 al 2012. Sette milioni hanno
subito violenza nella loro vita e cinque violenze sessuali.
«Perché oggi l’amore fa così male?» Se lo chiede Eva Illouz nel suo ultimo, importante lavoro.
La sociologa della Hebrew University di Gerusalemme delinea un ritratto preciso dell’individuo
contemporaneo e del suo rapporto malato con l’amore. La mitomania della realizzazione
personale e la concezione privatistica dell’amore, insieme alla tirannia della moda e la
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mercificazione degli incontri (tramite internet), amplificano le immaturità affettive e le derive a
esse associate: l’incapacità di scegliere, il rifiuto di impegnarsi, la ricerca permanente della
gratificazione istantanea. L’amore libero, ridotto a bene di consumo, sortisce l’effetto di renderci
degli insoddisfatti cronici, condannati al cinismo e all’infelicità. Le leggi, i nuovi costumi, le
relazioni in rete impongono una parità che l’uomo (maschio) non riesce né a comprendere né
ad accettare.
Con il controllo della fecondità, la sessualità si è resa autonoma dai fini procreativi. Il suo
significato muta radicalmente: diventa, innanzitutto, una forma particolarmente impegnativa di
comunicazione, dove il piacere, l’appagamento, il benessere sono considerati ingredienti
essenziali dell’intesa di coppia.
Dal primato della sua funzione procreativa si è passati al suo prevalente valore «ricreativo». La
società pluralista e permissiva contribuisce, positivamente, a una maggiore libertà e rispetto per
gli individui.
Ne derivano due novità esplosive e inedite nella storia della coppia umana: il rapporto paritario
tra uomo e donna e la dimensione relazionale e comunicativa della sessualità. Costituiscono
l’esito di importanti conquiste sociali, frutti del progresso della cultura. Sono però novità molto
impegnative, che presuppongono una pratica educativa familiare efficace e misurata su questi
nuovi compiti dello sviluppo.
L’amore di coppia richiesto dall’evoluzione delle sensibilità e dei valori di oggi, trova, invece, le
persone per lo più impreparate: la cultura diffusa e l’educazione familiare offrono scarsi aiuti per
la maturazione affettiva degli individui, in condizioni sociali del tutto inedite. Il cambiamento
radicale dei significati della sessualità richiede, infatti, una svolta di civiltà, se si vuole rifondare
la possibilità della vita familiare stabile ed evitare che la banalizzazione della sessualità
comporti la fine stessa del suo piacere.
Nella nuova concezione dell’eros, che considera la sessualità come un tratto essenziale della
persona e come fulcro dell’intimità, non tutto, però è «liquido», in continuo movimento e
adattamento senza certezze. I sentimenti della passione amorosa, non diminuiscono; solo
cambiano forma. Le coppie continuano a pronunciare promesse d’amore e i partner si
aspettano che quelle parole siano mantenute. Gli innamorati continuano a dirsi reciprocamente:
«Ti amo» e intendono quelle parole come dichiarazioni di mutua appartenenza. L’amore non è
più rassicurato in modo definitivo, garantito dal controllo sociale, come il «colpo di fulmine» che
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segna automaticamente e per sempre la vita perché alimentato dai costumi della società civile.
Sono promesse che devono essere coltivate ogni giorno, per non smettere, ogni volta, di
serbare le loro sorprese, nella concretezza delle persone e degli eventi quotidiani.
Alle due dimensioni tradizionali dell’amore: l’attrazione erotica e la gratuità del dono («agape»),
si aggiunge quella della reciprocità amicale («filia»), dove l’amore significa anche attenzione e
premura vicendevole. La nuova vita di coppia richiede un amore concreto, in cerca d’autenticità
e di schiettezza, che ama il piacere e il benessere condivisi, sia tra i partner e con i figli.
La società delle libertà esige una crescita di civiltà, dove l’assegnazione di compiti e
responsabilità individuali siano rispettosi delle diversità di genere e nello stesso tempo assunte
in una rigorosa ottica di parità. Il nuovo compito, affascinante ma oneroso, consiste nella ricerca
dell’autonomia per sé e della completezza nell’altro, senza potersi fondare su alcun modello di
rapporto uomo-donna, socialmente riconosciuto. Per le passate generazioni tutto era più facile: i
confini erano in gran parte già rigidamente assegnati dalla divisione dei ruoli e delle
responsabilità, dove moglie e marito erano chiaramente differenziati.
Il nuovo amore di coppia è esigente perché intende la fedeltà non solo in senso negativo (porre
limiti alla trasgressione), ma soprattutto in senso positivo (chiedere il coinvolgimento dell’altro).
Ognuno deve essere disposto ad ammettere i problemi, a rendere esplicite e a chiarire ogni
elemento d’insoddisfazione, a dichiarare le proprie aspirazioni. I valori della tradizione non
hanno alcuna presa se non sono sperimentati come l’ingresso in un territorio nuovo costruito
dalla quotidianità della coppia.
Oggi la coppia è seriamente minacciata dalla solitudine. Si chiude la porta, ci si apposta al
computer, il cellulare a portata di mano, si parla, si legge, si ascolta, si fantastica nelle chat
come nelle pagine di facebook, nei forum come nei siti erotici quello che un tempo si era
sognato di realizzare con la persona che si amava e che poi è diventato troppo difficile. Le
conseguenze della delusione affettiva e della solitudine nella coppia sono, tuttavia più gravi di
quanto si ammette, sia per i partner, sia per i figli. Ogni coppia che si scoglie è un sogno che
tramonta e lascia sempre un cumulo di delusione e dolore. Ogni atto di violenza nella coppia è
distruzione del dono più impagabile della vita.
L’oratorio è sempre stato una grande palestra di coeducazione. Ragazze e ragazzi lì hanno
imparato a conoscersi, ad accettarsi, a costruire insieme tratti di storia. Ne sono nate anche
splendide storie d’amore. Numerose parrocchie propongono «settimane comunitarie» per
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reagire all’individualismo imperante e sperimentare nuovi modelli di fede incarnata. Queste
opportunità possono venire considerate anche come una concreta risposta al dramma della
fragilità e dell’incomunicabilità nelle attuali relazioni tra donne e uomini. La causa dei divorzi,
maggiormente comprovata, sembra possa essere individuata, infatti, nelle difficoltà
comunicative, negli attriti prolungati delle incomprensioni. Le rivalse dell’orgoglio ferito, la non
sopportazione del carattere dell’altro, la noncuranza delle esigenze reciproche, l’insensibilità di
chi vive insieme e non s’accorge dell’altro, il volere a ogni costo l’altro a propria misura,
introducono gradualmente nella storia d’amore la mala solitudine che la corrompe.
Una grande storia d’amore va preparata a lungo e precocemente, perché sia rigenerazione
della società (e della chiesa) e non solo una vicenda personale.
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