BERTRAND Traduzione dal francese di Benedetta Pignataro

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BERTRAND Traduzione dal francese di Benedetta Pignataro
BERTRAND
Traduzione dal francese di Benedetta Pignataro (Montreal, Canada)
È per delle ragioni economiche che ho lasciato il mio paese, il Cameroun. Volevo andare in Spagna
nella speranza di trovarvi un futuro migliore. La strada mi ha portato, paese dopo paese, in Nigeria,
nel Benin, nel Burkina Faso, nel Mali, in Mauritania, in Senegal. In seguito, sono tornato indietro,
dal Mali al Burkina e per finire nel Niger nel dicembre 2012. Il mio passaggio in Nigeria, nel Benin
e nel Burkina è stato solo per un corto periodo. Invece, ho passato più tempo nel Mali.
Ho trovato lavoro e dopo qualche tempo il progetto di viaggio verso la Spagna è rinato in me. È per
questo che sono andato in Mauritania. Fu una cattiva esperienza perché le imbarcazioni erano in
realtà delle fragili piroghe. Era piuttosto un suicidio con delle minime possibilità di riuscire.
Ho quindi deciso di cercare in Africa quel che mi proponevo di trovare in Europa. Detto questo,
sono andato in Senegal per investire negli affari e più precisamente nel commercio. Mi son fatto
fregare dai soci con i quali lavoravo. Da allora, ho cominciato a pormi delle domande: perché tanta
gente decide sempre di fregarmi? Qual è il mio vero problema? Ho quindi deciso di partire, questa
volta per l’Algeria e forse il Marocco. Arrivato nel Mali, mi ci sono fermato un poco a causa degli
avvenimenti nel Nord del paese. Allora, ho montato un progetto di allevamento con un compatriota.
Ma l’affare non ha funzionato per niente. Da lì, ho preso un primo autobus per Niamey nel Niger,
da dove avrei cercato di arrivare in Algeria.
Disgustato, arrivo a Niamey senza un soldo dopo il racket della polizia strada facendo.
Passeggiando alla ricerca di un posto dove alloggiare o di una comunità camerunese, mi ritrovo alla
cattedrale ove incontro il P. Mauro. In seguito, trovo la comunità o piuttosto una famiglia malese
che mi accoglie come un fratello e un amico. Il P. Mauro mi ha ricevuto molto bene. Dopo avermi
ascoltato, mi ha dimostrato che il mio progetto per l’Algeria non aveva nessun senso.
Mi sono rimesso in causa difficilmente, ma infine ho capito. Non potendo tornare a casa le mani
vuote, ho deciso di farmi un posto nel Niger. Ciò non è per niente facile in un paese come questo.
Ma l’appoggio del P. Mauro e d’altri amici mi ha aiutato a restarci. Mi sono impegnato nella
manutenzione e la vendita dei prodotti di questo settore. Malgrado le difficoltà, non mollo.
Comunque sia, la svolta del mio viaggio, della mia avventura di 5 anni, è piuttosto stata
l’operazione che ho subito nell’agosto del 2013 all’Ospedale Nazionale di Niamey.
Arrivare a ciò non è evidente: la paura, la solitudine, la mancanza di mezzi o almeno la loro
insufficienza mi hanno fatto pensare a troppe cose nello stesso tempo. In breve, mi chiedevo se la
scelta che avevo fatto era veramente la soluzione ai miei problemi. Ero moralmente colpito perché
trovarsi così lontano da casa, dai genitori e far la fame è una cosa difficile. Ma essere ammalato al
punto di farsi operare è una prova assai paurosa che si sormonta solo pregando e lottando.
Grazie a Dio, tutto è finito bene. Io che mi sentivo così male, così solo, ho ricevuto molte visite
all’ospedale. Il ritorno dal viaggio del P. Mauro mi ha fatto molto bene. Ho avuto un infermiere
abbastanza paziente al mio fianco. Voglio dire Jean Marc. Inoltre, l’atmosfera nella nostra camera
d’ospedale era vivibile.
In questo momento, tutto è finito. Ho imparato e mi sono impegnato a visitare tutti coloro che
questo momento di sofferenza mi ha permesso di conoscere. Mi è ormai impossibile di vivere solo.
Arrivato al termine della mia convalescenza, riprendo le mie attività. Non solo con molta
determinazione, ma anche molta speranza nella grazia di Dio nella mia vita.