LA RICERCA QUALITATIVA
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LA RICERCA QUALITATIVA
LA RICERCA QUALITATIVA Mario Cardano CAPITOLO 1 - LA RICERCA QUALITATIVA Che Cos'è la Ricerca Qualitativa? Vista la difficoltà di dare una definizione di Ricerca Qualitativa, è fondamentale analizzare i suoi due Tratti più rilevanti: - Forma di Osservazione Ravvicinata: la prossimità ontologica tra osservatore ed oggetto osservato, elemento particolarmente rilevante nelle scienze sociali, può essere governata seguendo due vie: - Semplificazione dell'Oggetto (propria della ricerca quantitativa che riduce il campo di osservazione); - Riduzione dell'Estensione del Dominio Osservato (propria della ricerca qualitativa, in cui si analizzano approfonditamente pochi casi specifici). - Sintonizzazione con le Caratteristiche degli Oggetti: come sostenuto da Blumer (1969) e da Goffman (1989), sul piano delle pratiche di ricerca qualitativa sono fondamentali due elementi: - Interattività (capacità di coordinazione tra ricercatore e oggetto d'indagine); - Sensibilità al Contesto (capacità di adattare gli strumenti al contesto reale). Perché Fare Ricerca Qualitativa? La Ricerca Qualitativa si sviluppa negli anni '60 negli Stati Uniti e le tre Ragioni su cui si fonda sono: - Ragioni Metodologiche: i comportamenti sociali sono spiegabili in modo migliore solo se si adottano metodologie di ricerca che si focalizzino sulla maggior accuratezza della rappresentazione dei fenomeni. Quindi grazie all'osservazione ravvicinata diviene possibile costruire un resoconto narrativo dei processi causali valorizzando il carattere multiplo e contingente della causazione sociale; - Ragioni Metateoriche: capacità della ricerca qualitativa di creare teorie generali che considerino le discontinuità sociali e culturali, ed i relativi contesti; - Ragioni Etico-Politiche: possibilità di dar voce alle diverse forme di alterità, facendo oggetto dei propri studi soggetti marginali e permettendo loro di esprimere la propria esperienza con le loro parole. In “Scrivere le Culture”, testo scritto nel 1986 da Clifford e Marcus, si è avuto il primo vero attacco epistemico alla vocazione referenziale dell’Etnografia, intesa come capacità di raffigurare in un’opera le vite delle persone su cui ha puntato l’attenzione, e per estensione della ricerca qualitativa. Tali critiche possono essere superate ricordando alcuni elementi principali: - finalità dell’attività scientifica non è spiegare il reale ma solo rispondere a interrogativi sul reale, rinunciando a una concezione della conoscenza che per essere davvero tale deve accedere alla totalità e all’essenza dei fenomeni; - tutte le raffigurazioni dei fenomeni sociali sono comunque distorte; - all’obiettivo epistemico della verità si sostituiscono quelli della sincerità, della bellezza e della solidarietà, sostituendo quindi gli obiettivi epistemici con obiettivi etici e politici, giungendo quindi ad una posizione etichettata come attivismo. Ad oggi l'Attacco ai Fondamenti Metodologici della ricerca qualitativa e alla sua capacità di consegnare rappresentazioni accurate dei fenomeni sociali proviene dall’ Evidence Based Research Movement, movimento affermatosi nei paesi di lingua inglese e sostenuto da numerose agenzie pubbliche che si propone di applicare alla ricerca qualitativa le medesime procedure di validazione impiegate nelle discipline biomediche: - standardizzazione e proceduralizzazione delle tecniche di misurazione; - trials randomizzati; - trasparenza dell'intero processo di ricerca, reso suscettibile di valutazione anche da parte dei profani. La posta in gioco è, in fondo, non solo di carattere etico-metodologico ma è strettamente collegato all'accesso ai finanziamenti per la ricerca. Isole nell'Arcipelago: una Mappa delle Tecniche di Ricerca Qualitativa Dato che ogni tecnica qualitativa è in grado di fornire informazioni differenti sulle sfaccettature che può assumere la realtà, è fondamentale all'inizio considerare i tre Criteri per la Valutazione della Singole Metodologie di Ricerca: 1. Ruolo del Ricercatore e sua Agency: considerando tale criterio si giunge alla distinzione tra: - Dati Generati dall'Intervento del Ricercatore (Researcher-Provoked Data): tali dati sono frutto di interazioni relazionari provocate dal ricercatore. A tale classe di dati appartengono le metodologie qualitative del focus group, dell'intervista discorsiva e dell'esperimento sul campo. - Dati Naturalistici (Naturalistic Data): la loro disponibilità non dipende dall'intervento del ricercatore. A tale categoria appartengono metodologie qualitative tra cui l'osservazione partecipante, l'osservazione naturalistica, l'analisi delle conversazioni, lo shadowing e l'osservazione di documenti naturali. 2. Ricorso all'Interlocuzione: tale criterio, applicabile solo ai dati naturalistici, è una pratica con la quale ci si propone di accedere al senso che gli individui ripongono nelle azioni che il ricercatore ha modo di osservare o alle quali prende parte. Esso può essere fondamentale per significare il vissuto e il senso che i soggetti danno ad una certa situazione; 3. Natura della Perturbazione: essa può essere: - Perturbazione Osservativa: modificazioni dovute al fatto di sapere di essere osservati (intervista discorsiva, focus group, giochi e osservazione di documenti sollecitata dal ricercatore); - Perturbazione Interattiva: dovuta alla semplice presenza del ricercatore che, anche se non percepito come tale, crea una modificazione dell'oggetto di studio (esperimenti sul campo); - Perturbazione Assente. L'utilizzo di questi criteri crea quindi quattro Famiglie di Tecniche: - Naturalistic Data con Ricorso all'Interlocuzione; - Naturalistic Data Senza Ricorso all'Interlocuzione; - Provoked Data con Perturbazione Interattiva; - Provoked Data con Perturbazione Osservativa. Dato che questo libro analizzerà le tre principali tecniche di ricerca qualitativa (osservazione partecipante, intervista discorsiva e focus group), è importante fare una breve analisi delle Altre Tecniche: - Shadowing: il ricercatore segue un individuo “come un’ombra”, per 7/8 ore al giorno, a volte anche per settimane. La tecnica combina in successione osservazione e dialogo. Essa rappresenta la tecnica più intrusiva, in quanto prevede una consistente perturbazione, e per questo può essere applicata solo in alcuni contesti di ricerca, ovvero in quelle situazioni in grado di tollerare la presenza intrusiva del ricercatore. Nello specifico in tale tecnica la fase dell'osservazione vede il ricercatore adottare una posizione defilata che non prevede la sua partecipazione attiva alle interazioni e ai dialoghi che impegnano la persona di cui fa da ombra. Solo in una seconda fase il dialogo segue le sessioni osservative, ed è in questa fase che al ricercatore è offerta l'opportunità di chiedere conto al partecipante del senso delle azioni di cui è stato testimone, di suscitare giudizi e valutazioni sulle pratiche che lo hanno impegnato. Tale tecnica può inoltre essere utilizzato da sola o in combinazione con altre tecniche di ricerca; - Analisi delle Conversazioni: riguarda lo studio delle produzioni verbali nell’interazione tra parlanti, basato sull'acquisizione delle registrazioni audio di conversazioni naturali così come prendono forma nel corso delle attività quotidiane. Il vincolo della naturalità è rispettato a pieno titolo quando il ricercatore ha accesso a conversazioni di cui, per finalità diverse dalla ricerca scientifica, sono disponibili registrazioni audio e talvolta anche video (ad es. trasmissioni televisive o talk show), mentre si attenua negli studi nei quali il ricercatore negozia preventivamente con i partecipanti la registrazione delle loro interazioni verbali. L'analisi di questi materiali si compie su trascrizioni dettagliatissime delle interazioni discorsive e sull'impiego di procedure analitiche molto complesse; - Osservazione Naturalistica: tecnica concepita per rilevare l'interazione sociale nel suo farsi quotidiano, contenendo il più possibile la perturbazione imputabile alla presenza sul campo del ricercatore. È una forma di osservazione deliberatamente non partecipante, nella quale l’osservatore cerca di diventare la proverbiale “mosca sul muro”, che vede senza che gli altri si accorgano del suo sguardo. Si limita la propria attenzione ai comportamenti osservabili, senza poter contare sulla cooperazione dei partecipanti. E' una tecnica ideale per lo studio dei comportamenti nei luoghi pubblici. Un esempio è lo studio di Nash del 1975 sugli utenti degli autobus extraurbani; - Osservazione di Documenti Naturali: siano questi testi o manufatti, questa tecnica costituisce il cuore del lavoro di ricerca di storiografi e archeologi, gli uni alle prese con i testi polverosi custoditi in un archivio, gli altri con i resti della cultura materiale delle civiltà del passato. Può però essere impiegato anche per le società a noi contemporanee. Vista la difficoltà ad utilizzarla da sola, questa tecnica è spesso usata in combinazione con altre. Ad esempio nelle ricerche etnografiche l’osservazione di documenti è spesso il primo momento di socializzazione con la cultura ospite. Erroneamente l'osservazione di documenti naturali viene fatta coincidere ora con la loro raccolta (raccolta di lettere, di articoli di giornale, e quant'altro) ora con la loro analisi, lasciando in ombra l'operazione intellettuale che contraddistingue queste tecniche di osservazione e che è rilevabile nella critica del documento, più propriamente delle fonti, passo che precede l'analisi di questi materiali e che indica i margini di errore, il grado di incertezza, delle conclusioni che il ricercatore potrà trarre. L'esempio più noto di tale tecnica all'interno della ricerca sociale è lo studio sociologico di Thomas e Zaniecki (1920) inerente il contadino polacco in Polonia e in America e basato su una collezione di lettere. Per ricostruire l'esperienza degli immigrati polacchi gli autori fecero ricorso a una collezione di 754 lettere, dirette o provenienti da immigrati polacchi negli Stati Uniti, e a questi materiali affiancarono quelli attinti dagli archivi di un giornale polacco e da alcuni archivi parrocchiali, unitamente a un resoconto autobiografico di un giovane polacco; - Esperimento sul Campo: generalmente usato in ricerca quantitativa, nella ricerca qualitativa l’attenzione è più sul controllo dei significati che delle variabili e, oltre all’accertamento delle relazioni causali, diventa importante qualificare anche il come di quel nesso, mettere a punto un resoconto narrativo dei processi causali, capace di collocare in un continuum diacronico i nessi fra eventi azioni, valorizzando il carattere multiplo e contingente della causazione sociale. Prevede, non diversamente dall’esperimento in laboratorio, l’introduzione nel contesto in studio di una specifica forma di perturbazione, di uno stimolo, cui segue la rilevazione delle sue conseguenze e degli effetti. L’esperimento sul campo non prevede la possibilità di esercitare alcun controllo sulle variabili terze, di cui ci si può limitare a prendere nota dell'impatto. Rispetto a questa tecnica è da ricordare l'esperimento di Rosenham (1973) sulla diagnosi psichiatrica, per vedere quanto, nella definizione della diagnosi di malato mentale, contino più le caratteristiche dei pazienti o il contesto in cui viene applicata la diagnosi. In tale studio otto collaboratori “sani” chiesero di farsi ricoverare rivolgendosi a dodici ospedali diversi lamentando di sentire le voci ma parlando della loro vita in modo veritiero e presentando un’immagine di sé di assoluta normalità. Al termine vennero tutti ricoverati e trattenuti a lungo, per poi essere dimessi con la diagnosi di “schizofrenia in remissione”; - Giochi: procedure concepite per osservare l’interazione sociale in condizioni quasi-sperimentali. I soggetti in studio interagiscono secondo un copione che attribuisce a ciascuno un ruolo e un obiettivo da perseguire. Nei giochi l'osservazione dell'interazione sociale è condotta con modalità riconducibili, almeno in parte, a quelle dell'osservazione naturalistica, in quanto l'osservatore non partecipa all'interazione sociale innescata dal gioco e osserva soggetti consapevoli della sua attenzione. Il ricercatore si limita a stabilire le regole e il contesto, all'interno del quale i partecipanti sono liberi di esprimersi e sanno di essere osservati. Segue talvolta la conduzione di interviste individuali. Da ricordare è lo studio condotto negli anni '70 da Melucci su quattro movimenti dell’area milanese (movimento delle donne, movimento ecologista, movimento giovanile e movimento della nuova coscienza) con diversi tipi di copioni (ad es. "siete su un’isola deserta. Cosa fate?"); - Osservazione di Documenti Sollecitati dallo Sperimentatore: rientrano in quest'ambito la produzione di testi o di immagini direttamente sollecitate dal ricercatore per trarre da questi materiali elementi utili a rispondere ad interrogativi di ricerca. La sollecitazione alla produzione di testi si basa, normalmente, sulla richiesta avanzata ai partecipanti di redigere un diario che dia conto delle loro attività quotidiane. Esempio di questa tecnica è la ricerca di Thomas (2006) sulle persone affette da HIV e su chi le cura in Namibia, le quali vennero sollecitate a scrivere un diario per sei mesi. CAPITOLO 2 - IL DISEGNO DELLA RICERCA QUALITATIVA Il termine Ricerca Sociale designa un particolare tipo di agire strategico, con il quale il ricercatore si apre a un’esperienza con l’intento di elaborare una risposta a una domanda relativa a un determinato fenomeno sociale. Sono parte di questo processo due mosse: - Prefigurazione; - Ricostruzione (ossia la ricostruzione logica del processo di ricerca). Il disegno di ricerca indica quindi sia la prefigurazione che la storia naturale della ricerca stessa. Entrambe queste fasi di un disegno di ricerca si propongono di persuadere la comunità scientifica di riferimento delle ragioni di interesse della domanda cognitiva e dell'appropriatezza delle strategie, raggiungendo quella che può essere definita Argomentazione Persuasiva. Si propongono, inoltre, di difendere la solidità, dapprima attesa e poi attestata, delle conclusioni cui si perviene. Sia nella forma di prefigurazione che in quella di ricostruzione, il discorso che costituisce il disegno della ricerca si configura come un anticipazione dialettica delle obiezioni alla plausibilità dei risultati dello studio e alla legittimità della loro estensione La forma di questo discorso può essere ricondotta all’Argomentazione Prolettica nella quale la sequenza di mosse dialettiche che costituiscono una discussione critica sono avanzate da un solo interlocutore che considera le obiezioni ai propri argomenti e si attrezza per contrastarli con specifiche controargomentazioni. Il disegno di ricerca e l’argomentazione prolettica crescono contemporaneamente, contando su una lunga sequenza di aggiustamenti resi possibili dalla peculiare flessibilità delle ricerca qualitativa. La Prefigurazione I tre elementi principali della Fase di Prefigurazione sono: - Specificazione della Domanda e Qualificazione della sua Rilevanza; - Individuazione del Contesto Empirico e Difesa della sua Appropriatezza; - Descrizione del Metodo Utilizzato. Le Funzioni della Prefigurazione sono principalmente due: - fornire una guida flessibile al ricercatore per comprendere la portata delle mosse da attuare durante la ricerca; - ottenere le autorizzazioni ed i fondi di ricerca necessari. E' ora fondamentale considerare nello specifico i tre elementi, prima citati, della Prefigurazione: Domanda e Contesto Empirico Come sostenuto da Boudon (1985) la ricerca scientifica ha l'obiettivo di rispondere a interrogativi sul reale. I primi Elementi da considerare sono: - Rilevanza Teoretica: relativa all'offrire un contributo alla conoscenza dei fenomeni sociali; - Rilevanza Pragmatica: capacità della risposta di orientare la soluzione, o anche solo la più efficace messa in forma, di un problema sociale. In questa fase è quindi necessario, partendo dalla Valutazione della Domanda, stabilire il Tipo di Contesto dal quale è ragionevole attendersi una risposta pertinente ai propri interrogativi di ricerca (ad es. se si decide di studiare le abitudini dei passeggeri ferroviari si va nelle stazioni). E' solo attraverso questa definizione che si può giungere ad identificare il Contesto Empirico, ottenuto quindi secondo una selezione strategica degli elementi, il quale può essere definito come il luogo in cui il ricercatore può fare l’esperienza più congrua ai propri obiettivi conoscitivi e/o pragmatici. La definizione del tipo di contesto contribuisce inoltre alla specificazione della domanda e alla delimitazione della portata dei risultati attesi. Le tre Fasi Principali, alla luce di quanto detto, sono: - Elaborazione della Domanda; - Individuazione del Tipo di Contesto che Fornisca una Risposta Eloquente; - Immersione in una Specifico Contesto Empirico. Differente è il caso delle cosiddette Ricerche Opportunistiche (ad es. Roth, nel 1963, sviluppò una ricerca nelle istituzioni ospedaliere dovuta al fatto di essere stato spesso e per lunghi periodi ricoverato in un sanatorio a causa della tubercolosi) in cui, ed è questo un tratto caratteristico della Ricerca Qualitativa, vi è la necessità di armonizzare ed in un certo senso "sottomettere" il metodo alle esigenze del contesto. Questo può avvenire ad esempio quando si scopre che i soggetti del campionamento non sono disponibili, e bisogna quindi cambiare il contesto cercandone uno più congruo, oppure quando si rende necessaria una ridefinizione della domanda. Altro caso particolare di Armonizzazione tra Domanda e Contesto è fornito dal libro "L'Ingegneria della Cultura" di Kunda (1992) e dalla Grounded Theory secondo cui la definizione della domanda è da stabilire al termine, e non prima, di una consistente attenzione e partecipazione etnografica al contesto. Questo, che è da considerare come un caso limite, rappresenta però anche un esempio dei limiti che si possono riscontrare a causa della mancata tematizzazione della domanda di ricerca, finendo per rischiare di "non trovare quello che si stava cercando". Scelta dei Casi e Campionamento Per attuare un corretto disegno di ricerca bisogna scegliere i casi da studiare, in quanto non si può sottoporre tutto a una osservazione ravvicinata ma è necessario scegliere le parti di quel tutto sufficienti a elaborare una risposta agli interrogativi, con l’intento di estendere gli asserti distillati dai materiali acquisiti sul campo al contesto di cui i casi fanno parte. Quello che si fa è quindi studiare alcuni casi particolari con l’intento di trarre, dalla loro osservazione ravvicinata, elementi utili a soddisfare quell’aspirazione alla generalità che è tipica della sociologia. Nella Ricerca Quantitativa, l’esigenza di estendere la predicabilità degli asserti elaborati a partire dall’analisi dei casi osservati è perseguita attraverso la teoria statistica dei campioni e più in generale attraverso la Teoria della Probabilità, intesa come generalizzazione statistica, la quale però non è perseguibile per tre ragioni: - il ricorso ad un osservazione ravvicinata è impraticabile su campioni di dimensioni adeguate a garantire stime robuste dei parametri in studio; - le unità su cui si lavora sono caratterizzate non per la loro tipicità, ma per la loro particolarità, intesa come la capacità di offrire o meno un sostegno all’argomentazione in corso, per cui non sempre è possibile ed auspicabile disporre di una miniatura della popolazione in studio, di un campione rappresentativo; - su piccoli numeri il ricorso a scelte casuali non può condurre a risultati apprezzabili. Nel contesto della Ricerca Qualitativa la generalizzazione dei risultati è invece sostenuta dalla Teoria dell'Argomentazione la quale, secondo Payne e Williams (2005), deve essere ancorata al ragionamento ordinario e protesa a sostenere la plausibilità delle inferenze proposte. Per descrivere tale processo si può utilizzare il termine di Estensione della Predicabilità, termine in grado di esprimere le nozioni di generalizzazione, trasferibilità ed estrapolazione. Uno dei modelli più efficaci per l’estensione della predicabilità degli asserti è l’argomentazione per mezzo dell’esempio a cui Perelman (1958) attribuisce tre specifiche funzioni: - generalizzazione di una regola; - illustrazione; - impiego normativo dell’esempio, concepito per incitarne l’imitazione. Willer, Ruchatz e Pethes (2007) hanno poi analizzato e rinominato le prime due funzioni, di cui è necessario considerare gli elementi fondanti: 1. L'Esempio come Strumento per la Costruzione della Conoscenza (sovrapponibile alla logica del campionamento strategico): l’estensione della portata della risposta al di là dei casi studiati riposa sull’acquisizione di un adeguato potenziale comparativo e sulla possibilità di mettere alla prova la solidità della conoscenza che ci si propone di estendere, accostando quindi un insieme finito di contesti identificati strategicamente in ragione della loro eloquenza (ad es. volendo replicare lo studio di Fine sulle cucine dei ristoranti, si può assumere, sulla base di una documentazione preventiva, che i modelli di routine organizzativa siano estendibili a tutti i ristoranti italiani, o solo a quelli regionali, o che esistano analogie in funzione del numero di stelle assegnato. I contesti comparati sono pertanto identificati dalla domanda da cui muove lo studio e dalle pretese di estensione di predicabilità avanzate dal ricercatore. In questo caso, l’assunzione di un adeguato potenziale comparativo si tradurrà in un disegno dello studio basato sull’accostamento di ristoranti diversi tra loro in ragione della qualità della cucina). Il processo di specificazione dei contesti da porre a confronto, ovvero la scelta dei casi o del piano di campionamento, può essere raffigurato come l’elaborazione di una peculiare Argomentazione Prolettica, in cui la sequenza di mosse dialettiche costitutive di una discussione critica sono avanzate dal solo proponente che, con diversi gradi di efficacia, considera le obiezioni ai propri argomenti e si attrezza per contrastarli con specifiche argomentazioni. Tutto ciò consente di qualificare la scelta dei casi come la costruzione di un’argomentazione nella quale ciascuna delle scelte operate trova un’esplicita motivazione e risulta dettata dalla necessità di disporre di solide basi argomentative per la difesa e l’estensione dei risultati attesi. Dato che però non si può però certo anticipare la totalità delle obiezioni, questo conduce a due importanti Implicazioni: - Implicazione Epistemica: l’argomentazione prolettica ha uno statuto epistemologico congetturale, la cui solidità poggia sulla rilevanza delle obiezioni che ne circoscrivono la plausibilità. Detto altrimenti, la loro solidità discende dal sapere consolidato che guida all’individuazione delle obiezioni rilevanti con cui ci si è misurati. Per quanto riguarda la plausibilità della conoscenza estesa, può tornare utile richiamare la nozione di Area di Autenticità in uso tra gli storiografi, intesa come la somma delle domande cui quella data fonte è in grado di rispondere in modo veridico, che riguarda l’insieme di domande cui i materiali empirici da noi raccolti possono fornire risposte plausibili; - Implicazione Pratica: per ciascun schema argomentativo è necessario creare una schema di Domande Critiche, le quali svolgono due funzioni: Quali processi possono rendere più efficace l’argomentazione prolettica? Strumento principale è l’elaborazione di una serie di domande critiche, che hanno due funzioni: - consentire una valutazione puntuale della cogenza dello schema interpretativo; - offrire una guida per la formulazione di un’argomentazione. Questa seconda funzione può essere svolta con efficacia da un Insieme di Domande che rendono operativi i requisiti di cogenza di una argomentazione, la quale diviene quindi non discutibile e confutabile, i cui Requisiti sono: 1. Accettabilità delle Premesse: insieme di quesiti che invitano a considerare l’insieme composito di assunzioni e presunzioni che guidano la selezione dei casi e che diventano parte delle premesse da cui muove l’argomentazione prolettica. I due tipi di assunti su cui si basa questo requisito sono: - Assunti di Irrilevanza: decretano l’irrilevanza di un contesto comparativo e possono aggredire con più forza la cogenza dell’argomentazione. Se questa classe di assunti è implausibile ci sarà un sensibile depotenziamento della cogenza dell’argomentazione e quindi delle legittimità dell’estensione dei risultati; - Assunti di Rilevanza: creano minori problemi perché scoprire che una fonte di variazione non è tale costituisce comunque un progresso nell’acquisizione della conoscenza. Quel che fa problema è invece la mancata tematizzazione di un fattore di contesto rilevante. Per esempio nel caso prima citato dei ristoranti si distinguono assunti di irrilevanza (ad es. si può giudicare irrilevante il carattere regionale del tipo di cucina) e assunti di rilevanza, capaci di modulare l’organizzazione del lavoro in cucina (ad es. la dimensione del locale e numero di stelle). Le domande critiche che si ricavano dai due assunti sono: - in ragione della domanda di ricerca, gli assunti di irrilevanza sono legittimi? - in ragione della domanda di ricerca gli assunti di rilevanza coprono gli aspetti salienti del fenomeno? 2. Pertinenza: la cui domanda fondamentale, come suggerito da Mason (2002) è: - i casi considerati offrono elementi utili ad elaborare la risposta ai quesiti? 3. Sufficienza: la forza di un’argomentazione prolettica, elaborata per difendere l’estensione dei risultati attesi, dipende essenzialmente dall’eloquenza dei casi considerati. Somiglia alla nozione di leverage (capacità di leva), proposta da King, Keohane e Verba (1994), che attiene alla capacità dei casi in studio di “spiegare il più possibile con il meno possibile”. Essa è distinguibile in: - Sufficienza con Casi Debolmente Qualificati: è importante distinguere due elementi, i quali conducono a due differenti percorsi di estensione della predicabilità: - fra casi: giustificare l’estensione della portata dei risultati al di là dei casi studiati. Per difendere la legittimità dell’estensione dei risultati i casi considerati devono essere eloquenti rispetto all’argomento. Più sono eloquenti e più c’è validità e possibilità di estensione dei risultati. Il numero dei casi deve essere sufficientemente grande da consentire comparazioni eloquenti e non così grande da non consentire analisi di dettagli e sfumature; - entro il caso: basata sulla necessità di scegliere tempi e situazioni rappresentative, per cui occorre poter disporre di un inventario di tempi e luoghi costruito per consentire l’elaborazione di una risposta eloquente e robusta alla domanda, non potendo concentrarsi solo sull’osservazione di alcuni elementi. - Sufficienza con Casi Qualificati: attraverso il ricorso a casi qualificati, la cui eloquenza risulta amplificata per la relazione che il disegno di ricerca istituisce tra di loro o per la relazione che viene istituita fra i casi in studio e altri insiemi qualificati di casi. Tali casi sono caratterizzati da un’elevata capacità di leva che dipende dalla loro inscrizione all’interno di disegni logico-comparativi. I quattro che vengono analizzati sono: - Comparazione dei casi più distanti: l’accostamento di casi il più possibile dissimili conferisce particolare solidità ai tratti che li accomunano; - Accostamento dei casi più simili: le differenze osservate nella comparazione di casi massimamente simili vengono interpretate come prova dell’assenza di una relazione deterministica tra le proprietà messe a tema; - Disegno del caso critico: la logica sottesa a questo tipo di disegno fa riferimento all’argomento della doppia gerarchia, secondo cui se è possibile ciò che è più difficile, lo è anche ciò che è più facile; - Esempio contrario: trae la propria cogenza dall’asimmetria tra verificabilità e falsificabilità di un asserto universale, per cui se esiste l’asserto che “Tutti gli A sono B”, basta dimostrare che in un solo caso un A non è B e l’asserzione è confutata. In realtà la moderna filosofia della scienza concluderebbe, più che per una falsificazione, per una sollecitazione alla riformulazione della teoria e inoltre le asserzioni universali nelle scienze sociali sono rare. Tuttavia la forza dell’esempio contrario, con valenza più modesta, esiste, a patto di poter sostenere che ciò che si è osservato non riposa su una configurazione anomala di eventi. 2. L'Esempio come Strumento per la Rappresentazione della Conoscenza (sovrapponibile alla logica del campionamento illustrativo): con questa accezione, come sostenuto da Mason (2002), il riferimento al caso particolare serve anzitutto allo scopo di mostrare come le cose funzionano in specifici contesti. E’ nella difesa dell’appropriatezza dei casi scelti per illustrare questo “come” che questo dispositivo mostra appieno il proprio statuto argomentativo. La selezione dei casi può essere guidata da due Tipi di Considerazioni: - Considerazioni Empiriche: la gamma delle scelte possibili si restringe a due categorie: - Tipicità: la rappresentazione è affidata a una sorte di miniatura o microcosmo del dominio stesso; - Atipicità: la rappresentazione si rivolge ai casi estremi, quindi ai valori più alti o più bassi osservabili in quel dominio. La logica alla base delle due procedure è restituire attraverso un’immagine compatta un quadro d’insieme del dominio in studio. - Considerazioni Teoriche: si basa su un percorso a due tappe: - Identificazione sulla Carta del Profilo del Caso o dei Casi Utili allo Scopo; - Individuazione del Caso Empirico che Soddisfa al Meglio i Requisiti Teorici. Per concludere le considerazioni su Campionamento e Scelta dei Casi bisogna infine analizzare due Nozioni che risultano fondamentali: 1. Nozione di Trasferibilità: elaborata da Guba e Lincoln (1982) come alternativa alla generalizzazione statistica, si basa sul concetto di Generalizzazione Naturalistica, fondata sulle procedure inferenziali di senso comune. Sarebbe quindi la somiglianza fra il contesto inviante e ricevente a rendere possibile e fondato il trasferimento del sapere dall’uno all’altro contesto, e questo attraverso la disponibilità per entrambi di una Descrizione Densa ossia di una descrizione particolareggiata del loro profilo. L’appello alla trasferibilità, inoltre, assegna l’onere della prova relativa alla legittimità dell’estensione dei risultati al lettore, con il rischio che però che la legittimità delle attese non venga raggiunga o non sia valutabile a causa di una mancata tematizzazione a priori; 2. Nozione di Saturazione Teorica: il problema al quale la nozione di saturazione teorica intende fornire la soluzione è uno dei più spinosi, quello di stabilire quanto grande deve essere il campione per garantire l’elaborazione di conclusioni plausibili. Glaser e Strauss (1967) ritengono che la risposta a questo interrogativo non possa essere formulata ex ante, quindi prima di procedere alla raccolta della documentazione empirica. Di quante interviste si ha bisogno per approdare a conclusioni robuste, è qualcosa che si può capire solo attraverso l’analisi della documentazione empirica che, intervista dopo intervista, si acquisisce. Il criterio per decidere quando smettere di campionare per ciascuno dei gruppi rilevanti per una categoria è la saturazione teorica della categoria stessa, ossia il fatto che non vengono trovati dati comparativi ulteriori. Se la soluzione trasferibilità di Guba e Lincoln attribuiva per intero al lettore il compito di stabilire se le cose vanno per il verso giusto, nella teoria della saturazione teorica di Glaser e Strauss, questa responsabilità è attribuita interamente al ricercatore, che deve decidere se la saturazione teorica è raggiunta o meno. Ma il fatto di poter o meno procedere nella ricerca di casi è affidato anche a fatti esterni (ad es. se si indaga su una setta esoterica, l’accesso può essere limitato solo ad alcuni rappresentanti ortodossi) e inoltre la modalità di selezione dei casi (ad es. il campionamento a valanga) influenza il profilo dei soggetti selezionati e quindi il modo con cui si giunge alla saturazione. Il Metodo Definita la domanda di ricerca e il contesto empirico, occorre scegliere le tecniche di costruzione della documentazione empirica. Per far questo occorre esplicitare la valutazione di due Elementi: 1. Adeguatezza Epistemica: essa passa attraverso la considerazione critica di due aspetti: - Congruenza tra Domanda di Ricerca, Contesto Empirico e Tecnica di Ricerca: fondamentale in quanto nella ricerca sociale capita spesso di dirigere l’attenzione verso azioni, forme d’interazione e processi sociali sfuggenti, vuoi perché sottratti alla consapevolezza di chi contribuisce alla loro costruzioni oppure perché chi in essi si impegni desidera mantenere segreto il proprio profondo coinvolgimento. Due esempi di quanto affermato sono la ricerca di Fletcher (1999), la quale si proponeva di documentare una serie di pratiche organizzative invisibili e relazionari che consentivano di tenere insieme l’organizzazione e di promuovere forme di mutualità che favoriscono l’autorealizzazione. Tali pratiche soft scomparivano sul piano discorsivo, e quindi non potevano emergere in un’intervista o in un focus group, ma per ottenerle fu scelto lo shadowing, seguendo come un’ombra il lavoro di sei donne ingegnere. Il secondo esempio è rappresentato dalla ricerca di Humpreys (1975) che per indagare le relazioni di "istant sex" (sesso occasionale) degli uomini dovette utilizzare la tecnica dell'osservazione partecipante coperta; - Relazione tra Documentazione Empirica Acquisita e Procedure di Analisi: in quest'ottica occorre che la documentazione empirica abbia le caratteristiche richieste dalla procedura di analisi che ci si propone di impiegare. Ad esempio se si vuole analizzare storie di vita tenendo conto dell’ordine degli argomenti affrontati dall’intervistato (ad es. parte dall’infanzia o dal presente?) occorre condurre l’intervista con una modalità il più possibile libera. 2. Adeguatezza Pragmatica: riguarda principalmente due aspetti: - Valutazione Critica della Fattibilità dello Studio (ad es. accesso al contesto empirico e collaborazione dei soggetti); - Considerazione delle Implicazioni Etiche: in Italia non esiste una disciplina che presidia gli aspetti etici della ricerca sociale. Tali aspetti possono essere considerati in due differenti cornici teoriche: - Approccio Utilitarista (affronta i problemi etici sollevati da una ricerca sociale considerando, in un ideale bilancio, i costi e i benefici che accompagnano la realizzazione); - Approccio Kantiano (nessun fine può giustificare l’uso di un individuo come mezzo per il suo conseguimento. E' la posizione di norma invocata a tutela dei soggetti particolarmente vulnerabili). In particolare bisogna inoltre porre attenzione alle ricerche su categorie stigmatizzate (ad es. una ricerca sull’obesità viene ridefinita “sulla gestione del peso”). Altri temi centrali sono la Tutela della Privacy e la Trasparenza nelle Modalità d’Impiego della Documentazione acquisita. Circa l’impiego della documentazione acquisita, lo studio dovrebbe essere preceduto da una comunicazione scritta ai partecipanti che informa sulle modalità di uso dei dati. E’ importante inoltre prevedere una Restituzione, ossia un momento finale in cui ai soggetti vengono comunicati i risultati della ricerca. Se la ricerca può implicare un impatto emotivo è bene prevedere anche una momento di discussione appena dopo la sua conclusione. La prefigurazione dell’itinerario di ricerca anticipa solo in modo parziale e sommario le pratiche di ricerca che si succederanno prima sul campo e poi nell’analisi dei materiali. Tra prefigurazione e realizzazione della ricerca vi sono degli scostamenti ma, mentre nella ricerca quantitativa tali scostamenti indeboliscono lo statuto epistemico dei risultati, nella ricerca qualitativa si hanno anche scostamenti che migliorano l’accuratezza della ricerca, perfezionando per esempio la precisione delle domande, in quanto uno dei tratti caratteristici della ricerca qualitativa è la flessibilità, per cui l’argomentazione persuasiva si perfeziona passo dopo passo. La Ricostruzione La Ricostruzione del Percorso di Ricerca è il luogo nel quale l’argomentazione persuasiva, delineata nella fase di prefigurazione dello studio e composta dalla definizione della domanda, dall'individuazione del contesto empirico adeguato e dalla qualifica epistemica e pragmatica del metodo, giunge a compimento. Ad essa concorrono inoltre: - il perfezionamento delle premesse avanzate nel corso della progettazione; - l’introduzione di nuove argomentazioni sorrette dalla documentazione empirica acquisita. E’ quindi in questa fase che diventa possibile mettere in forma nel modo più compiuto una risposta alle domande critiche ed inoltre riconoscere i limiti del lavoro contribuirà a definirne l’area di autenticità. Un esempio di questo aspetto è la ricerca sulle correlazioni tra disagio psichico e lavoro, effettuata dallo stesso Cardano (2005). E’ necessario quindi che nella fase di ricostruzione della ricerca, i ricercatori traccino un Resoconto Riflessivo Relativo a Loro Stessi e ai Processi Costitutivi della Ricerca il quale, svolgendo una funzione analoga alla definizione operativa nella ricerca quantitativa, indica alla comunità scientifica il modo in cui il ricercatore ha misurato il proprio oggetto, mostrando insieme ai punti di forza anche i limiti dell’itinerario metodologico percorso. Dovrebbe inoltre anche esservi un confronto con le principali interpretazioni e spiegazioni alternative del fenomeno studiato. Come sostenuto da Becker (1998) occorre istituire un dialogo tra “dati e idee”, quindi tra la documentazione empirica e la cornice teorica in cui è inscritta, elemento che nella ricerca qualitativa è ottenuto grazie alla Teoria dell'Argomentazione prima proposta. CAPITOLO 3 - L'OSSERVAZIONE PARTECIPANTE L’Osservazione Partecipante è la tecnica principe per lo studio dell’interazione sociale in quanto l’agire viene qui osservato direttamente, nel suo farsi, e non ricostruito attraverso il racconto di chi vi ha preso parte. In questo stile di ricerca interattivo il ricercatore coordina le proprie mosse con quelle delle persone che partecipano allo studio. La ricostruzione di un evento cui si è preso parte è sempre necessariamente parziale dato che ciascun soggetto ricostruisce l’esperienza vissuta dal proprio punto di vista e interpreta quell’esperienza alla luce del proprio modo di essere nel mondo e in ragione della natura del coinvolgimento nell’evento narrato. Infine la narrazione è modellata in ragione dell’immagine che ci si è fatti dell'interlocutore e di quanto si ritiene appropriato comunicargli in quel momento. Alcune Caratteristiche fondamentali dell'Osservazione Partecipante sono: - Osservazione in un Contesto Naturale: quindi non in un laboratorio, il quale crea un ambiente artefatto; - Profondità Temporale: elemento proposto dagli antropologi, i quali sostenevano che bisognasse studiare una comunità sociale per almeno un anno, permette di disporre di un resoconto narrativo dei processi causali capace di dar conto del carattere multiplo e contingente della causazione sociale, quindi di un resoconto accurato dei processi di generazione dei fenomeni culturali e di come all’interno di un mutevole scenario naturale si combinano tra loro gli eventi e le azioni individuali e collettive. Il tempo, inoltre, è una buona medicina per la relazione che lega l’osservatore ai partecipanti. Col passare del tempo si rende possibile la costruzione di relazioni di fiducia che fanno abbassare la guardia ai partecipanti e si riduce la perturbazione imputabile alla presenza sul campo di un osservatore. La partecipazione del ricercatore prevede diversi gradi di coinvolgimento, che vanno dal vivere come loro al vivere con loro, interagendo con le persone mentre fanno ciò che fanno. Esempio di questo elemento è lo studio di Cardano intitolato "Lo Specchio, la Rosa e il Loto" (1997) dedicato alla sacralizzazione della natura e basato sul confronto tra due comunità, Damanhur e Gran Burrone, scelte per illustrare le declinazioni, rispettivamente spirituale e laica, di questa esperienza. A Gran Burrone era richiesta una piena partecipazione alla vita quotidiana, sia per reciprocità (contribuire all’ospitalità) sia per esemplarità (fare esperienza di un modo di vita altro), mentre a Damanhur l’ospite era escluso dalla ritualità riservata agli iniziati. I Piani della Partecipazione, elemento cardine dell'Osservazione Partecipante, sono: - Piano Cognitivo: su questo piano la partecipazione implica una forma, anche se parziale, di socializzazione alla cultura in studio e l’apprendimento, ma non necessariamente la condivisione, delle norme, dei valori e dei precetti comportamentali propri del contesto sociale in studio. E’ l’apertura a un esperimento di esperienza nel quale si mettono alla prova le proprie categorie interpretative impiegando la persona e il corpo come strumento osservativo, assoggettandolo all’insieme di contingenze che attraversano la vita degli "osservati". Il corpo stesso diviene strumento di apprendimento per imparare dalla gente; - Piano Pragmatico: la partecipazione costituisce un importante banco di prova per valutare l’appropriatezza della propria interpretazione delle regole e delle pratiche che governano le forme di interazione sociale su cui si è appuntata l’attenzione. Sono quindi le gaffe che vengono compiute, intese come involontarie violazioni di una regola di condotta, che mettono in luce l'inadeguatezza all’interno di quello specifico contesto. Col tempo si impara però a coordinare l'azione con quella altrui, prima solo imitando poi sempre più consapevolmente. Questa capacità di coordinare le azioni con quelle delle persone coinvolte nello studio è appunto un indizio decisivo della comprensione profonda della regola che governa le interazioni sociali cui si partecipa, accedendovi però con un registro critico, capace di approdare anche al perché e alla spiegazione della regola. L’Osservazione Partecipante è il cuore ed il tratto distintivo della Ricerca Etnografica, dove si combina con altre tecniche, come l’intervista discorsiva e l’osservazione di documenti naturali. Essa permette quindi di conoscere il Contesto Etnografico, ovvero la familiarità con i codici linguistici, con le espressioni gergali, con le pratiche sociali specifiche del contesto. La familiarità che viene sviluppandosi tra osservatore e soggetti osservati consente inoltre di usare in modo naturale tecniche come l’intervista discorsiva o lo shadowing, che impongono un maggiore carico di perturbazione interattiva. L’etnografo però deve sempre porre in atto di persona ogni attività, senza possibilità di una delega a terzi, assumendo il ruolo di "one-man-band". Una rappresentazione ingenua del rapporto di fiducia, cooperazione e rappresentazione della verità sarebbe stato, secondo Douglas (1976), proprio della prima scuola di Chicago, rispetto alla quale si parla di Romanticismo dell’Osservazione Partecipante. A questo modello cooperativo Douglas contrappone un Modello Investigativo, il quale incoraggia piuttosto la disposizione critica e una forma di scetticismo sistematico nei confronti di quanto le persone coinvolte nello studio e conquistate alla fiducia dicono e consentono di osservare. D’altra parte nelle interazioni quotidiane spesso si verifica la protezione della propria identità con una maschera. L'Obiettivo dell'Osservazione Partecipante è la ricostruzione del profilo della cultura che accomuna le persone coinvolte nello studio. Ma oggi un obiettivo così globale potrebbe essere attuato solo in riferimento a gruppi molto piccoli, come ad esempio quello studiato da Festinger nella ricerca sulla religione astrale. Nel rispondere alle domande quindi il ricercatore sarà costretto a muoversi iterativamente dal dettaglio al quadro d’insieme, rinunciando all’ambizione di una visione totale dei mondi di vita umani, al fine di ricostruire il punto di vista dei partecipanti e i modi con cui ciascuno rappresenta la sua esperienza. Risulta però anche fondamentale dare spazio alla Conoscenza Tacita che fa da sfondo all’interazione sociale e alle regole che la governano. Passando agli Aspetti Pratici dell'Osservazione Partecipante essa può essere suddivisa in quattro fasi, che verranno singolarmente illustrate nei prossimi paragrafi (tranne analisi e scrittura che saranno considerate approfonditamente nel capitolo 6), e che formano nel loro insieme una relazione circolare: - Disegno; - Costruzione della Documentazione Empirica; - Analisi; - Scrittura. Il Disegno nell'Osservazione Partecipante Della Fase del Disegno di Ricerca, già ampiamente esaminata nel capitolo 2 in cui sono state considerate le caratteristiche generali, verranno in questo paragrafo considerati gli aspetti specifici dell’osservazione partecipante che attengono essenzialmente al ruolo osservativo assunto dal ricercatore. Rispetto alla Flessibilità del Disegno di Ricerca bisogna considerare due elementi: - Implicazioni Pragmatiche della Relazione fra il Ricercatore e il Caso: questo elemento attiene alle possibilità di istituire relazioni amichevoli e di fiducia con i partecipanti o alla possibilità di istituire una qualche relazione. La questione chiama in causala persona del ricercatore e gli Attributi Discriminanti di Ruolo, cioè i tratti immodificabili (età, sesso, colore della pelle...) dello strumento osservativo che non consentono al ricercatore di assumere un ruolo, anche se il più marginale, nel contesto sociale in studio. Esempio di questo è dato dalla ricerca sulle gang di New York, attuata da Jankowski (1991), in cui l'autore dovette escludere le gang di bianchi per il colore “sbagliato” della sua pelle. Un altro problema riguarda l’eventuale disagio nel condividere atteggiamenti ed usanze (ad es. la ricerca sui nudisti), in quanto non si può fare osservazione partecipante accompagnati da una costante sensazione di profondo disagio o di ripulsa nei confronti dei propri ospiti; - Scelta del Ruolo Osservativo: tale elemento ha condotto gli studiosi a distinguere tra due Modelli di Classificazione dei Ruoli Osservativi: - Modello di Gold (1958): distingue tra quattro ruolo in ragione del peso relativo di osservazione e partecipazione: - Partecipante completo; - Partecipante in veste di osservatore; - Osservatore in veste di partecipante; - Osservatore completo. - Modello di Spradley (1980): articola ulteriormente la classificazione considerando il grado di partecipazione e il livello di coinvolgimento e giungendo a una distinzione in cinque ruoli: - Osservazione non partecipante (studio etnografico delle trasmissioni televisive); - Partecipazione passiva (studi condotti in luoghi pubblici); - Partecipazione moderata (equilibrio tra ruolo di insider e quello di outsider); - Partecipazione attiva (condivisione delle esperienze vissute dagli ospiti); - Partecipazione completa (contesto di cui il ricercatore è parte). Un altra distinzione rilevante è tra: - Osservazione Coperta: il ricercatore si presenta come un infiltrato e dovrà giocare un ruolo attivo per guadagnarsi la fiducia degli ospiti. Essa crea una Perturbazione Interattiva; - Osservazione Scoperta: il ricercatore si presenta come tale e dovrà negoziare le condizioni della propria partecipazione con coloro che governano l’accesso al contesto (gatekeepers o guardiani) e guadagnarsi la loro fiducia. Essa tenderà a creare una Perturbazione Osservativa. Di entrambe queste tipologie di osservazione, oltre la possibilità di accesso e il tipo di perturbazione, è da considerare la Flessibilità dell'Organizzazione del Lavoro sul Campo. Se nell'osservazione scoperta il ricercatore, libero dalle prescrizioni specifiche proprie di un ruolo sociale, può muoversi liberamente sul campo essendo presente in numerose situazioni sociali e potrà poi dedicarsi alla stesura degli appunti con serenità e senza nascondersi, interpellando inoltre i suoi ospiti circa l’appropriatezza delle proprie interpretazioni e sull’adeguatezza delle procedure osservative impiegate (backtalk), nell’osservazione coperta tale flessibilità viene meno dato l'intervento del ricercatore è sempre limitato dall’esigenza di non far cadere la propria copertura. Il ricorso all’osservazione coperta pone anche qualche problema dal punto di vista etico, dato che la dissimulazione della propria identità può essere vista come un inganno, ma vi sono però situazioni in cui l’osservazione coperta è l’unica via possibile (ad es. l’osservazione di comunità devianti). Il Lavoro sul Campo Il Lavoro sul Campo costituisce il cuore dell'esperienza etnografica, e di esso è necessario considerare le fasi principali di cui si compone: 1. Accesso: è modellato dalla scelta del ruolo osservativo. Nel caso dell'Osservazione Coperta si possono distinguere due varianti: - il ricercatore si comporta come un infiltrato (ad es. Festinger e la setta astrale); - il ricercatore fa già parte del contesto (ad es. Roth e il sanatorio). Nel caso dell’Osservazione Scoperta sono invece necessarie specifiche mediazioni e negoziazioni che possono riguardare situazioni diverse e andare incontro ad accettazioni e rifiuti anche secondo il grado di fiducia che il ricercatore può riscuotere. Alcune Indicazioni di massima che possono risultare utili sono: - Piacere alle Persone: bisogna quindi cercare di sintonizzarsi prima possibile con le forme di socievolezza e di presentazione di sé in uso; - Prendere Tempo e Procedere a Piccoli Passi: se si vuole seguire i propri ospiti dall’alba al tramonto, è meglio prima chiedere di poter condividere alcuni momenti della vita quotidiana. Se quel che interessa sono le attività di retroscena, è meglio incominciare dalla ribalta. Dare e prendere tempo vuol dire anche assecondare un’inversione di ruolo frequente nel lavoro sul campo, dove al ricercatore è spesso richiesto di essere interrogato e osservato; - Trucco del Tenente Colombo: cioè cercare di apparire dimessi e poco minacciosi; - Il rifiuto all’Accesso deve Essere Incassato con Aplomb: bisogna quindi considerare che ci può sempre essere un ripensamento; - nella prima fase è opportuno evitare di stringere alleanze troppo strette con gruppi o persone che poi potranno pregiudicare future relazioni con altre persone, relazioni che si possono rivelare più utili rispetto agli scopi. Va infine considerato che può risultare utile rivolgersi ad un Mediatore Culturale, soggetto che mantiene legami e buoni rapporti con entrambe le culture, di cui però bisogna attentamente verificare l'affidabilità e l'autentico rapporto di fiducia sia con il ricercatore che con la popolazione osservata. 2. Partecipazione, Osservazione e Dialogo: sul campo, forte di un ruolo che giustifica la sua permanenza, il ricercatore procede intrecciando osservazione, partecipazione e dialogo e raffigurando gli aspetti salienti della propria esperienza nelle note etnografiche. La partecipazione permette quindi misure ripetute e consente, in tempi lunghi, di mettere alla prova le teorie provvisorie. Il dialogo, elemento fondamentale per Sperber (1984) in quanto consente di capire le intenzioni attraverso l'interazione discorsiva, assume quindi una pluralità di forme: - Interlocuzioni Informali: proprie della vita quotidiana; - Interazioni Discorsive Informali ma Focalizzate (ad es. interviste casuali e backtalk): tra esse si trovano le cosiddette procedure investigative in cui vengono messe a confronto diverse versioni di un evento; - Interazioni Discorsive Formalizzate (ad es. intervista discorsiva o focus group). Il procedere del lavoro sul campo, alla luce di quanto esposto, può quindi essere raffigurato come un continuo andirivieni tra l'osservazione a tutto campo e la focalizzazione su un più minuto dettaglio. 3. Euristiche dell'Osservazione e Trucchi per Vedere Altrimenti: i trucchi che verranno esposti sono modalità che permettono di "vedere-come", secondo la definizione proposta da Wittgenstein (1953): - Trucco di Usbek (personaggio protagonista del libro "Lettere Persiane" di Montesquieu, che guarda il mondo europeo attraverso gli occhi di uno straniero): questo trucco consiste nel cercare di guardarsi intorno senza dar nulla per scontato e provando ad abbandonare i criteri di rilevanza più comuni. L’esperienza del contesto va quindi affrontata ponendo in discussione e problematizzando tutti gli aspetti, anche i più minuti; - Trucco di Cartier-Bresson (famoso fotografo francese): tale trucco suggerisce di spostare l’attenzione dal primo piano allo sfondo e viceversa. Esempio di questa tecnica è dato dalla ricerca di Hochschild (1983) sul lavoro emozionale delle hostess; - Trucco di Howard Becker: consiste nello spostare l’attenzione dall’azione individuale alle pratiche collettive, concettualizzate come stili di vita collettivi. Esso permette quindi, come nella ricerca sul tabagismo degli adolescenti di Frohlich, Corin e Potvin (2001), di allargare al contesto elementi che prima erano attribuiti alla volontà dei singoli; - Trucco di Mary Douglas e Baron Isherwood: simile al precedente, consiste nel focalizzare l’attenzione sugli aspetti della cultura materiale, chiedendo agli oggetti ed ai luoghi di fornire informazioni rispetto alle interazioni sociali che in esse prendono forma (ad es. struttura degli uffici o delle aule scolastiche); - Primo Trucco di Wittgenstein: propone una trasformazione radicale del modo di vedere, guidando a un capovolgimento di ciò che agli occhi si impone come ovvio (ad es. le funzioni positive della prostituzione); - Secondo Trucco di Wittgenstein: serve a separare i caratteri costitutivi di un fenomeno da quelli accessori. Si tratta quindi di un esercizio di sottrazione, in cui ci si chiede che costa resta di un evento o di un oggetto X se viene tolto Y. Esempio di questo trucco è il lavoro di Joyce Fletcher (1999) sulle pratiche relazionali invisibili delle donne nelle aziende. In tale studio l’autrice si chiede che cosa succederebbe se le donne smettessero di sostenere la crescita delle organizzazioni con il loro lavoro relazionale. L'esercizio classico è invece rappresentato dalla domanda "che cosa sarebbe stato il nazismo senza Hitler?"; - Trucco di Foucault: suggerisce di esaminare le produzioni discorsive elaborate nel contesto sociale alla luce di una domanda cruciale rappresentata da "questo discorso quali relazioni di potere sostiene?" In quest'ottica Fletcher, nello studio prima citato, pone attenzione sia ai discorsi che legittimano il modello egemone che ai silenzi; - Trucco di Geertz: suggerisce di guidare il proprio “vedere-come” verso la costruzione di un dispositivo metaforico. In quest'ottica, utilizzando le sue stesse parole, fare etnografia è come leggere un manoscritto straniero, sbiadito, pieno di ellissi e incongruenze, ma scritto non in convenzionali caratteri alfabetici bensì in fugaci esempi di comportamento conforme. Tale modalità guida quindi alla messa a punto di un’immagine sintetica del contesto sociale in studio e all’elaborazione di un primo nucleo di spiegazione semantica. Le metafore stanno alla ricerca qualitativa come i modelli alla ricerca quantitativa, e di entrambi occorre valutare la fecondità euristica riflettendo sulle convergenze e sulle divergenze rispetto all’oggetto. Poiché il lavoro etnografico richiede oltre all’osservazione anche il dialogo, tornano utili alcuni trucchi che, nel registro investigativo proposto da Douglas (1987), aiutano a “far dire” loro ciò che al ricercatore preme sapere: - Primo Trucco di Douglas: trova la sua rappresentazione nel Gioco della Fiducia e nel film “La Casa dei Giochi” di Mamet. Questo trucco si basa sul raccontare ai propri interlocutori qualcosa di sé in modo da innescare la reciprocità e la fiducia (ad es. tra gli Elfi studiati da Cardano prima è richiesta la fiducia dell’ospite e poi è concessa la propria); - Secondo Trucco di Douglas: si basa sul dare per scontati comportamenti, eventi e situazioni di cui si vuole appurare la consistenza, chiedendo di fatto non se ma come. Questo trucco rappresenta una tecnica pericolosa che, se scoperta, può compromettere la fiducia dell'interlocutore. Ad esempio nello studio nella spiaggia di nudisti, con l’intento di cava fuori dalla bocca di un poliziotto l’ammissione dello scarso impegno delle forze dell’ordine nel far rispettare una legge eccessivamente severa che puniva la nudità, Douglas disse a un poliziotto: “bene, da quanto ho sentito anche i poliziotti non sono molto a favore di questa legge e non ritengono di avere la manodopera per farla effettivamente rispettare”). Gli ultimi due trucchi proposti sono relativi al processo di Controllo delle Ipotesi: - Trucco di Park: consiste nel mettere alla prova la propria lettura del contesto sociale indagato confrontandola con quella di chi al suo interno occupa una posizione marginale e proprio per questo critica. Tale trucco si basa sulla raffigurazione dell’individuo marginale come di un individuo che è insieme insider e outsider e da questa posizione trae una speciale perspicacia. Esempio di questa tecnica è il colloquio di Cardano con Rodolfo, individuo marginale nella comunità degli Elfi, che invita il ricercatore a riflettere su due aspetti centrali, rappresentati dai comportamenti che esprimevano la tutela di interessi personali e di piccoli privilegi e sul ruolo marginale delle donne; - Trucco di Lindesmith: prevede il ricorso a comparazioni critiche tra il contesto di cui il ricercatore ha fatto esperienza e di cui ha elaborato la propria provvisoria lettura e contesti altri, scelti per mettere alla prova queste teorie provvisorie. 4. Gli Informatori e il Backtalk: nella ricerca etnografica è comune il ricorso a Informatori Nativi con i quali l’osservatore stabilisce un rapporto privilegiato, talvolta anche di amicizia, e dai quali ottiene preziose informazioni sulla società in studio. L’osservatore può contare su due Tipi di Informatori: - Istituzionali: a cui la società ospite ha dato il compito di intrattenere i rapporti con l’esterno. Spesso si identificano con i guardiani e hanno posizioni ortodosse; - Non Istituzionali: sono coloro che collaborano in modo non formale e spontaneo. Occorre però ricordare che non sempre le persone più disponibili a collaborare, specie se marginali, sono le più informate e che un informatore screditato può compromettere l’accesso alla comunità. In quest'ottica il rapporto privilegiato con una persona apre all’osservatore alcune porte, ma può anche chiuderne altre ed è quindi bene quindi consolidare la relazione con un informatore solo quando l’immagine del contesto sociale in studio comincia a uscire dal vago e si ha modo di capire quali sono le porte che interessa aprire e quali sono le persone che potrebbero ostacolare la ricerca. La persona dell’informatore e il rapporto con esso sono parte integrante della relazione osservativa e pertanto devono essere sottoposti a un severo scrutinio, dato che agli informatori la crescita della conoscenza scientifica interessa ben poco e più spesso sono sospinti dal desiderio di instaurare amicizia o da interessi personali. Bisogna inoltre considerare che sul campo si realizza una forma speciale di dialogo con i partecipanti, il Backtalk, espressione che designa l’insieme delle osservazioni e dei commenti elaborati dai partecipanti e riferiti sia alla relazione osservativa che alle interpretazioni della cultura elaborate dall’osservatore. Tali dati sono sia quelli resi spontaneamente che quelli sollecitati dal ricercatore. Queste osservazioni offrono l’opportunità di sottoporre a scrutinio critico le procedure osservative di cui il ricercatore si è servito e le teorie provvisorie. Ciò non significa prestar fede in modo acritico alle valutazioni degli interlocutori, utilizzandole addirittura come banco di prova dell’appropriatezza delle nostre interpretazioni del loro mondo come suggerisce Douglas con l'utilizzo del Member Test of Validity, ma registrarle nelle note etnografiche e tenerne conto nella valutazione complessiva. La Redazione delle Note Etnografiche La scrittura è il filo conduttore di ogni ricerca etnografica, in quanto la accompagna in ogni sua fase. Se dapprima si procede componendo un testo privato, le note etnografiche, successivamente si distilla la monografia individuando le risposte agli interrogativi chiave. Nelle Note Etnografiche viene messa a tema l’esperienza dell’osservatore, in quanto esse non sono lo specchio di ciò che è accaduto, quanto piuttosto un Filtro che Organizza Materiali Selezionati dal ricercatore. Le sue Funzioni sono: - contribuire a mettere in forma le riflessioni dell’etnografo; - costituire uno strumento di scoperta. Le note etnografiche hanno per Oggetto due elementi principali: - le interazioni sociali tra le persone oggetto di studio; - le interazioni sociali tra i soggetti osservati e l’osservatore. In quest'ottica le note etnografiche dovranno descrivere sia l’oggetto che l’attività dell’osservazione, evidenziandone eventualmente i limiti. Rispetto alle Questioni Pratiche bisogna distinguere tra: - Notazioni Rapide: sono brevi note sul taccuino che vengono scritte intanto che si svolge l’esperienza, ovviamente se il contesto lo consente; - Note Etnografiche Vere e Proprie: devono essere stese in una condizione di riservatezza, quotidianamente, non solo per non dimenticare ma per fissare stimoli che possono orientare le osservazioni successive. In breve bisogna poi ricordare un'unica Regola per la stesura delle Note Etnografice. Essa è rilevabile nella necessità che esse funzionino come una sceneggiatura sufficientemente dettagliata da consentire di rimettere in scena gli aspetti salienti delle interazioni. Per questo torna utile la regola del buon giornalismo delle 5 W (when, where, who, why, what, how). E' consigliato inoltre il ricorso, il più frequentemente possibile, al discorso diretto e il mantenimento degli usi linguistici che caratterizzano la società in studio. Vi è inoltre la necessità di abbondare nei dettagli, anche a costo di cadere in una prosa ridondante, e di contare, ossia di definire quantitativamente oggetti ed eventi. Per corroborare la plausibilità dei risultati cui perviene, il ricercatore dovrà corredarli con un Dettagliato Resoconto Riflessivo sulle condizioni che hanno condotto alla loro produzione, in cui l’attività descrittiva dovrà rendere conto di: - modalità di negoziazione dell’accesso; - atteggiamento dei partecipanti verso la ricerca; - condizioni di arruolamento (ruolo assegnato al ricercatore e sua evoluzione); - tipo e intensità della perturbazione percepita; - natura delle relazioni di fiducia e sfiducia; - tipologia delle fonti usate. Rispetto ad alcune osservazioni sul Profilo Epistemico di questi materiali, bisogna notare come già Ricolfi (1997) ha fatto notare che le note etnografiche dispiegano per intero il proprio significato solo a chi le ha stese, avendo quindi come caratteristica la non ispezionabilità della base empirica. D’altra parte però le tecniche con un alto grado di ispezionabilità, come l’intervista basata su un questionario, pagano lo scotto di una radicale semplificazione del contesto e del rapporto con l’interlocutore. Il ricercatore si troverà quindi a scegliere, in base agli obiettivi della ricerca, nella dicotomia completezza/ispezionabilità. CAPITOLO 4 - L'INTERVISTA DISCORSIVA La moderna società, che Atkinson e Silverman (1997) hanno definito Interview Society, utilizza l'intervista, sopratutto tramite i media, con la funzione di intrattenere, creando quello che è definibile come experience game, oppure con la funzione di raccontare le storie delle persone, attraverso il format. L’Intervista di Ricerca costituisce invece una modalità di ricerca scientifica in cui la relazione tra intervistato e intervistatore è finalizzata all’acquisizione di materiale empirico utile a rispondere a una specifica domanda cognitiva. Di essa vi sono due principali accezioni: - Intervista Strutturata (faccia faccia o telefonica): l’interazione tra intervistato e intervistatore è governata da un copione, il questionario, nel quale compaiono le domande e le possibili risposte; - Intervista Discorsiva: l’interazione tra intervistato e intervistatore è determinata nei contenuti, ma le modalità in cui prende forma non sono predeterminate ma si definiscono nel corso dell’interazione. L’Intervista Discorsiva, che rappresenta il tema di questo capitolo, è una tecnica che genera l’interazione sociale su cui appunta l’attenzione e in cui l’intervistato e l’intervistatore hanno compiti e prerogative profondamente dissimili: - all’intervistatore compete la definizione del tema della conversazione, così come la decisione di deviare o meno dal tema proposto, e il porgere le domande nei modi e nei tempi che ritiene opportuni. Il suo vantaggio è l’ottenimento di informazioni utili alla sua ricerca; - a ciò corrisponde il diritto dell’intervistato di essere il centro d’attenzione. A questa remunerazione emotiva si accompagna la possibilità di manifestare la propria personalità e le proprie convinzioni in modo inusuale. Vi è inoltre una gratificazione cognitiva che discende dall’aver portato a termine un lavoro teorico sul proprio sé. Guidato e sostenuto dall’intervistatore, l’intervistato può osservare la sua vita e le sue routines quotidiane con occhio critico, individuando inaspettate connessioni. Speculare a questa remunerazione è la possibilità di sottrarsi alla sanzione che discende dal rifiuto dell’intervista. E' comunque opportuna una riflessione critica su quale possa essere stata la motivazione a cooperare, elemento che può essere d’aiuto nell’interpretazione dei dati. L’intervista si verifica per lo più tra estranei, o tra persone con una certa familiarità se si situa all’interno di una ricerca longitudinale e/o etnografica. La reciproca estraneità può favorire l’apertura e la narrazione di sé di fronte a una persona che mostra attenzione e piena accettazione, mentre la familiarità consente una maggior comprensione dei contenuti e l’emergere di relazioni di fiducia. L’intervista è stata definita come l’incontro di due soggettività che si coniugano per restituire l’oggettività del sociale. Tale rapporto è possibile, soprattutto nell’incontro con soggetti sofferenti e marginali, ma non rappresenta la norma, in quanto in alcuni casi (ad es. l'intervista ad uno speculatore finanziario, il modello da utilizzare può essere quello investigativo. Le Informazioni che derivano dall'Intervista Discorsiva possono essere molteplici: - Narrazioni ed Argomentazioni: l'intervistato tenderà, nel corso dell’intervista, a fornire un racconto dei fatti e ad intrecciare ad esso le ragioni che rendono logicamente forte quanto sta asserendo (ad es. Eugenio, l'uditore di voci, intervistato da Cardano). L’intervistato ricorre quindi a uno specifico registro espressivo ed i discorsi sono connotati da una specifica coloritura emotiva; - Posizione del Locutore: nei modi in cui l'intervistato si appropria o si distanzia dalle cose emerge la sua posizione, elemento che risulta particolarmente evidente nelle narrazioni di malattia in cui il soggetto si appropria o si distanzia, in modo orgoglioso, dalla sua figura di malato; - Tracce dei Conflitti Interiori: la presenza di lapsus linguistici o di altre perturbazioni del linguaggio può anche fornire informazioni sulle tracce di conflitti interiori e inconsci. Va però valutata attentamente l'intera intervista alla ricerca di altri elementi che portino a confermare queste supposizioni. La Relazione tra Intervistatore e Intervistato si presta a due tipi di lettura: - Lettura Minimalista: serve per interpretare il senso dei discorsi che i due costruiscono e si basa su un'analisi di tipo metacomunicativo; - Centro d'Interesse: è la relazione che diventa il centro dell’attenzione, ed è in questa relazione che l’intervistatore diventa il pubblico di una performance. Sul piano formale e tassonomico si possono distinguere poi tre Tipi di Interazione fra Intervistato e Intervistatore: - Intervista Convenzionale (singolo+singolo); - Intervista in Tandem (due intervistatori e un singolo intervistato): in tale tipologia il terzo svolge la funzione di mediatore, dando sostegno emotivo e/o supporto cognitivo. Esempio di questa tipologia sono le interviste condotte da Cardano sulla cultura organizzativa della sicurezza, in cui era accompagnato da un ingegnere che interveniva in caso di questioni molto tecniche, e le interviste a malati mentali sul rapporto con il lavoro, in compagnia di un paziente psichiatrico in funzione di mediatore; - Intervista di Gruppo (due intervistatori e un piccolo gruppo di intervistati): prevede una situazione interattiva peculiare in cui l’intervistatore ha modo di rilevare, oltre che i discorsi degli intervistati, anche le relazioni tra loro. Esempio di questa tipologia di interviste sono quelle a genitori di bambini dislessici, dove talora in poche battute si configurano dinamiche del contesto familiare e divisione del lavoro all’interno della coppia. Le Forme Concrete dell’Interazione si dispongono all’interno di un continuum ideale che ha a un estremo l’intervista che parte dalla domanda più aperta possibile e all’altro l’intervista che si presenta come un questionario camuffato (in cui vi è una sequenza predeterminata di domande aperte a cui l'intervistato è condotto a rispondere con poche battute). Rispetto invece alle Interviste Propriamente Discorsive si possono distinguere due tipologie: - Intervista Guidata: in cui l’intervistatore conduce la conversazione seguendo una traccia che raccoglie un insieme di temi sui quali si ritiene importante acquisire risposte. La traccia è come un canovaccio, il quale offre un'ordinazione e una modalità di trattazione dei temi, lasciando però l'intervistatore libero di scegliere l'ordine e la formulazione linguistica; - Intervista Libera: in cui ci si limita a porgere all’interlocutore il tema della conversazione per poi disporsi in un atteggiamento di ascolto. Rispetto ai Temi, elemento che verrà approfondito nel prossimo paragrafo, in linea generale l’intervista può essere applicata con profitto nello studio di tutto ciò che ha a che fare con il mondo interno degli individui. Di Cosa (Autorevolmente) ci Parlano le Nostre Interviste? A partire dagli anni '60, in cui si considerava che l’intervista valorizzasse il punto di vista del soggetto e desse voce in particolare a soggetti marginali e privi di potere, si sono poi diramate due differenti Posizioni Epistemiche: - Celebrazione Romantica dell'Intervista: si basa sul valore dell'esperienza vissuta e sulla sua autenticità. Tale posizione, che oggi si esplica principalmente nei format dei mezzi di comunicazione i quali usano l'intervista come potenziale macchina della verità, deriva dalla Scuola di Chicago e da varie forme di realismo ingenuo; - Critica Radicale dell'Intervista: dato che, come sostenuto da Cicourel (1964), l’intervista è una forma di interazione, in cui i contenuti dipendono anche dal contesto spazio-temporale, alcuni autori, tra cui Hester e Francis (1994), hanno radicalizzato tale concezione arrivando ad affermare che solo il contesto interattivo è importante e non i contenuti, i quali verrebbero falsati da alcuni processi: - carattere selettivo della memoria; - carattere selettivo delle comunicazioni; - processo di management impression (cercare di salvare la faccia); - doppia influenza dell'intervistatore sui discorsi dell'intervistato. Tutto ciò però non dovrebbe condurre a negare ogni valore all’intervista, ma piuttosto a raccomandare all’intervistatore una disposizione allo scetticismo e alla conduzione dell’intervista con orientamento critico. Bisogna quindi che egli si dimostri in grado di valutare le Aree di Autenticità, attraverso la considerazione della coerenza interna di ciascuna narrazione, ponendosi talora anche obiettivi più impegnativi, tra cui ad esempio la ricostruzione del contesto nel quale la narrazione è collocata. La Traccia d'Intervista Questo paragrafo considera la Prefigurazione della Forma che dovrà Assumere l'Interazione tra Intervistatore e Intervistato, desumibile dal Tipo di Traccia selezionato. In quest'ottica forma e contenuti dell’interazione tra intervistato e intervistatore discendono essenzialmente dalle domande a cui si vuole rispondere e dalla prefigurazione delle procedure di analisi della documentazione empirica che, a tal fine, si ritiene necessario intraprendere. Costituita da una sola domanda o da più di una, la Traccia d’Intervista richiede comunque uno specifico lavoro di progettazione di cui bisogna considerare alcuni elementi: - Sollecitazione della Produzione di Risposte: essa verrà attuata dall'intervistatore essenzialmente in due modi: - porgendogli le domande progettate per suscitare alcuni dei discorsi attesi; - inventando secondo l’evoluzione della conversazione le domande più opportune. La traccia non è un elenco di domande, ma una sorta di promemoria cui attingere temi e possibili formulazioni di quesiti, ma senza lasciarsi imbrigliare dalle prefigurazioni. L’importante non sono le domande ma le risposte, che possono anche insistere su aspetti la cui rilevanza è emersa nel corso dell’interlocuzione; - Ruolo Assegnato all'Intervistato: i ruoli principali sono: - Protagonista (racconta la storia della sua vita); - Osservatore-Testimone (parlare di eventi del suo contesto); - Esperto (valutazione dello stato di cose lontane o generali). E' comunque da valutare che nel corso dell'intervista spesso i soggetti cambiano più ruoli; - Definizione dei temi e loro Gerarchia: è opportuno organizzare la traccia a partire da un insieme di temi attorno ai quali sviluppare la conversazione, istituendo tra essi una gerarchia, quindi distinguendo tra quelli essenziali e quelli accessori. In quest'ottica è quindi necessario che chi conduce l’intervista sia consapevole del disegno di ricerca per poter inventare domande pertinenti e sollecitare la narrazione di “fatti e fatterelli” individuabili nei momenti critici della traiettoria biografica. La Sollecitazione dell'Intervistato, la quale ha la funzione di spingerlo verso il registro narrativo, può essere attuata tramite due tecniche: - Intervista al Sosia: usata per la prima volta da Oddone, Re e Briante (1977) in uno studio sui delegati sindacali di fabbrica, si basa sul far riflettere il soggetto su che istruzioni darebbe ad un sosia che dovesse sostituirlo in un contesto specifico; - Tecnica degli Incidenti Critici: messa a punto da Flanagan (1954) si basa sul richiedere agli intervistati di pensare ad un arco di tempo della loro vita (solitamente gli ultimi 5 anni) e di questo periodo individuare gli eventi critici. Rispetto a quelli che vengono nominati si propone di sceglierne un sottoinsieme che viene poi ulteriormente approfondito, ricostruendo quindi tutti gli aspetti dell'evento e di quel particolare periodo di vita. Il Campionamento All’inizio il Campione, il quale dovrà essere rilevante in base al suo potenziale comparativo che permetta un'adeguata argomentazione prolettica, si definisce con un Processo di Tipicizzazione, ossia la selezione di persone che possiedano le proprietà rilevanti per i fini dello studio in corso. Ovviamente il campione potrà essere integrato in itinere, se emergono nuove possibilità di approfondimento, e questo per due motivazioni principali: - le prime interviste possono rendere necessaria la selezione di altri soggetti che forniscano resoconti più dettagliati e utili per la ricerca; - nel corso della ricerca possono emergere nuovi interrogativi a cui si valuta che sia rilevante dare risposta. La Costruzione della Documentazione Empirica La Fase di Costruzione della Documentazione Empirica si compone di tre operazioni in sequenza: 1. Il Contatto e la Presentazione della Ricerca: il Contatto può avvenire in due modi: - Direttamente: quando è il gruppo di ricerca a mettersi in contatto con i candidati la richiesta può essere trasmessa in più modi (ad es. per lettera, per telefono o di persona) a seconda dei soggetti e delle modalità che sembrano più adeguate; - Collaborazione di un Mediatore: l'utilizzo di un mediatore permette di contattare popolazioni più marginali e nascoste (ad es. immigrati clandestini o malati psichiatrici), e in questi casi è l'unica modalità percorribile. Va però notato che i nominativi verranno scelti dal mediatore stesso, e quindi dall'immagine che lui ha della ricerca e dei soggetti, e che le persone aderiranno a seconda del rapporto che hanno con il mediatore. In entrambi i casi i primi contatti dovranno fornire Informazioni sulle Finalità della Ricerca e un insieme di Rassicurazioni, sopratutto relative alla natura del colloquio e alla gestione dei dati e delle informazioni fornite dal soggetto. Questa fase, che è definibile come l'antefatto dell'intervista, influenza già fortemente l'orientamento successivo del soggetto; 2. La Conduzione dell'Intervista: i Preliminari dell'Intervista comprendono: - normali rituali di ospitalità (è opportuno non sottrarsi per favorire la relazione); - individuazione di un luogo non disturbato e riservato (senza altri ascoltatori); - fornire informazioni generali (ad es. che non esistono risposte giuste o sbagliate) e invitare a narrare la propria esperienza; - far accettare con delicatezza la presenza del registratore. Da qui in poi prende il via la Socializzazione al Ruolo di Intervistato, in cui sono di fondamentale importanza le prime fasi (5-10 minuti), in cui il soggetto comprende le modalità corrette di gestione delle risposte, basate sulla costruzione libera dei propri discorsi, e le domande dell’intervistatore sono dirette a sospingere l’intervistato verso l’osservazione critica di sé e a favorire l’articolazione della narrazione. Questa modalità relazionale, basata su ascolto e accettazione, poggia principalmente su tre pilastri: - il Silenzio: corredato degli opportuni segnali corporei (ad es. ricerca del contatto visivo, oscillazione del capo e inclinazione del busto), spinge alla prosecuzione del discorso; - i Continuator: segnalano la partecipazione al discorso senza esprimere necessariamente approvazione. - Tecnica dell’Eco (o del rilancio a specchio): consiste nella riproposizione all’intervistato delle ultime parole che ha pronunciato. Essa significa “sono qui, ti ascolto” ma anche “tocca a te continuare”. E’ fondamentale comunicare all’intervistato accettazione, si essa umana, morale e/o culturale, delle sue scelte di vita e del suo modo di essere nel mondo. L’accettazione si esprime principalmente attraverso una disciplina della condotta verbale e non verbale, evitando quindi esclamazioni di sorpresa o occhi sgranati e chiedendo sempre il come e mai il perché, dato che il primo non mette mai in discussione la legittimità della scelta (ad es. non “perché hai scelto quel lavoro” ma “come è accaduto che hai scelto quel lavoro”). Esiste anche la Tecnica della Ricapitolazione, la quale consiste nel rilanciare la conversazione muovendo da un conciso riassunto di quanto è stato detto, ma essa necessita di intuito e abilità in quanto una sintesi può condurre ad esprimere le opinioni dell'intervistatore o può far sentire inadeguato l'intervistato. Sono importanti anche altre metacomunicazioni (ad es. “la questione è certamente complessa”, “capisco che deve essere molto doloroso”) a cui si può ricorrere per autorizzare le difficoltà emotive o cognitive che possono accompagnare la partecipazione ad un’intervista. L’ascolto attivo, l’attenzione al discorso che man mano si costruisce, si intreccia con un’attenzione discontinua, ma reiterata ai quesiti che orientano lo studio. Occorre saper aspettare per fare la domanda giusta al momento giusto. Se questo non avviene, si può giocare la carta dell’ultima domanda prima della chiusura. E’ utile infine Integrare la Registrazione Audio con alcune Note relative agli Aspetti Salienti della Comunicazione Extralinguistica. Nel corso dell'intervista si possono anche manifestare delle impasse: - irruzione di un’emozione forte e incontrollabile. In questi casi si richiedono insieme autocontrollo e partecipazione, unite all'offerta di un momento di sospensione della registrazione che dovrebbe favorire la catarsi e consentire la ripresa dell’intervista; - richiesta di reciprocità, in cui l’intervistato vuole che si risponda alle sue domande. Essa può essere accettata quando la posta in gioco sia la conservazione del rapporto di fiducia. Comunque tali richieste vanno valutate caso per caso. 3. La Trascrizione dell'Intervista: il passaggio dalla messa in scena dell’interazione discorsiva alla sua raffigurazione in un testo scritto impone la necessità di semplificazioni. La trascrizione costituisce un esercizio di miniaturizzazione indispensabile a governare la complessità del materiale acquisito. In questo senso il testo dovrà dar conto delle Modalità Comunicative Adottate a vari livelli: - Linguistico; - Paralinguistico (modalità); - Extralinguistico (linguaggio del corpo). La rappresentazione dell’interazione tra intervistato e intervistatore consiste nella separazione tra domande e risposte, nell’identificazione delle sovrapposizioni tra i due interlocutori e nella numerazione dei turni di interlocuzione. La trascrizione deve inoltre dar conto degli aspetti di contesto, come ad esempio il passaggio di altre persone. Dato che il materiale prodotto dallo sbobinamento delle registrazioni è molto voluminoso, può essere utile ricorrere a due Strumenti: - Riassunto Tematico: contiene, riassunti in poche battute, i contenuti dell’intervista, i temi e il profilo dell’intervistato; - Record Biografico: gli eventi narrati nell’intervista vengono ordinati in una tavola sinottica che li descrive ed in cui, per ogni evento, sono segnati l’anno di occorrenza, l’età del narratore e la definizione dell’evento resa da quest’ultimo. In questo modo appare allora più facile operare confronti immediati. CAPITOLO 5 - IL FOCUS GROUP Il Focus Group, le cui radici sono rintracciabili nella Tecnica nell’Intervista Focalizzata sviluppata da Robert Merton negli anni '40, trova la sua applicazione negli anni '80 nella ricerca di mercato, in cui viene utilizzato in modo non sempre rigoroso e politically correct, per poi giungere ad essere uno strumento fondamentale della Ricerca Valutativa e nella Ricerca Sanitaria. Il focus group condivide con l’intervista discorsiva due tratti salienti: - la documentazione empirica è generata dal ricercatore (provoked data); - il ricercatore la mette in forma ricorrendo allo strumento dell’interlocuzione. I Tratti Specifici del Focus Group sono: - l’intervento del ricercatore è diretto alla generazione e al sostegno di una discussione di gruppo. Si passa quindi dalla diade al gruppo; - nel focus group si trova l’intreccio fra due forme di relazione, una reticolare e simmetrica tra i partecipanti (asse orizzontale) e una “lineare e asimmetrica” tra ciascuno di loro e il ricercatore (asse verticale); - l’interazione sociale diventa un oggetto specifico di osservazione, almeno di più di quanto accade con l’intervista discorsiva; - diversamente da quanto accade nelle discussioni quotidiane, in un focus group il disaccordo fra i partecipanti viene legittimato, se non addirittura incoraggiato, dal moderatore. La remunerazione che viene dalla partecipazione a un focus group poggia sulla possibilità di esprimere liberamente le propria opinione, anche se diversa da quella degli altri; - è possibile riconoscere nel focus group la presenza di una dimensione sperimentale, dato che si può prendere nota di che cosa avviene in un gruppo quando viene introdotto uno stimolo (ad es. una posizione estrema espressa dal ricercatore o lo stralcio di un’intervista o di una narrazione). Questi elementi permettono di giungere ad una Definizione Sommaria di Focus Group, in cui esso è visto come una tecnica di ricerca qualitativa concepita per generare all’interno di un gruppo, generalmente composto da 6-10 persone, una discussione focalizzata su un tema proposto ai partecipanti da un gruppo di ricerca. Il tema viene proposto al gruppo da un moderatore, il quale guida e facilita la sua disamina. La discussione viene o audio o videoregistrata. Da questa discussione emergono gli atteggiamenti, le credenze e i valori legati al tema, ma anche i modelli argomentativi, le scelte narrative e gli script. Il campo discorsivo è più ampio rispetto all’intervista, in quanto emergono più nitidi i processi di negoziazione del senso, i processi di identificazione e differenziazione, con specifici noi e voi legati all’incedere della discussione, e con l’espressione emozionale legata al linguaggio del corpo. I Temi di un focus group possono essere la valutazione di un oggetto da proporre al mercato, così come temi concettuali. E' però fondamentale che il tema di un focus group sia anche solo minimamente problematico, per poter suscitare una discussione. Nel contesto di un focus group gli Aspetti di Maggior Salienza Etica riguardano: - il carico emotivo associato alla discussione, in cui sono rilevanti il tema e la composizione del gruppo; - la tutela della privacy, per cui è bene costituire gruppi di soggetti estranei che possono godere dell’anonimato. Vi sono poi due Elementi da considerare attentamente: 1. Composizione dei Gruppi: di essa bisogna considerare: - Omogeneità/Eterogeneità del Profilo Sociale: attiene all'esperienza maturata dai partecipanti intorno al tema della discussione, la quale, indipendentemente dalle caratteristiche socio demografiche, diventa una questione rilevante sul piano delle chance di partecipazione alla discussione. Questi due elementi possono situarsi in un continuum che va tra due poli: - Elevata; - Moderata. - Relazioni che Legano i Soggetti: rispetto a questo elemento i gruppi si situano su un continuum caratterizzato da due poli contrapposti: - Gruppo Artificiale (in cui nessuno si conosce); - Gruppo Naturale (formato da persone con relazioni più o meno strette). 2. Conduzione del Gruppo: tale elemento è situabile in un continuum caratterizzato da due poli: - Gruppi Autogestiti: in cui il moderatore introduce solo il tema e illustra le regole, rilevabili nel fatto che a tutti deve essere data la possibilità di intervenire e che non ci sono opinioni giuste o sbagliate; - Gruppi Guidati con Mano Ferma dal Moderatore. Nascono così sei tipi di focus group, provenienti dall’incrocio tra gruppi artificiali/naturali e omogeneità/eterogeneità del profilo sociale, che diventano dodici considerando i due tipi diversi di conduzione possibili. Nonostante queste considerazioni il Gruppo Canonico è un gruppo omogeneo di persone estranee guidato da un moderatore, modello che offre indubbi vantaggi: - l’omogeneità dei partecipanti facilita la discussione; - la reciproca estraneità favorisce l’apertura dei partecipanti e ne tutela la privacy; - il ricorso alla forma moderata rende più agevole il confronto tra le discussioni sviluppate in diversi gruppi. Detto ciò, come sostenuto da Morgan (1997) non vi è un solo modo giusto per realizzare un focus group, dato che l’appropriatezza della configurazione di un focus group è definita in funzione della sua rispondenza alla domanda della ricerca. In modo analogo, in funzione della composizione dei focus group, occorrerà individuare l’insieme delle domande a cui la documentazione empirica potrà dare una risposta eloquente, giungendo quindi all'Area di Autenticità, rappresentata dalla somma di quelle domande su cui quella data fonte è in grado di rispondere in modo veridico (Topolski, 1973). Va infine ricordato che l’uso di gruppi naturali può essere opportuno in qualche ricerca, come nel caso dello studio di Frolich (2002) sul tabagismo tra gli adolescenti, in cui la presenza di relazioni di amicizia fra i partecipanti permette di accedere a discorsi meno addomesticati in un contesto in cui erano presenti esperienze condivise e espressioni gergali. Ciononostante la violazione del requisito della reciproca estraneità può comunque generare difficoltà, in quanto la presenza nel gruppo di persone legate da relazioni di dominio e subordinazione può pregiudicare la fluidità della discussione. L’impiego del focus group in un’accezione sperimentale può quindi giustificare il ricorso a gruppi eterogenei. Per esempio si potrebbe immaginare di condurre uno studio sul multiculturalismo quotidiano chiamando a discuterne persone che provengono da quartieri completamente eterogenei relativamente alle origini etniche. La Progettazione Rispetto alla Progettazione bisogna evidenziare alcuni elementi rilevanti: 1. Scelta del Tipo di Focus Group: per disporre di una documentazione empirica adeguata è di norma necessario progettare la realizzazione di una serie di focus group, la cui estensione dipende dal potenziale comparativo che si ritiene necessario acquisire. Si tratta di individuare, in ragione della domanda di ricerca e dei vincoli etici e di accessibilità della popolazione, se sia più opportuno un gruppo naturale o un gruppo artificiale o un disegno che prevede il coinvolgimento di entrambi. Occorre inoltre definire se servirsi di gruppi omogenei o eterogenei, o di entrambi. Possono inoltre essere individuate specifiche Sottopopolazioni Rilevanti (ad es. nella ricerca sul tabagismo giovanile sarebbe possibile sentire separatamente le ragazze). Inoltre i partecipanti possono essere coinvolti in una sola discussione o in Più Discussioni Ripetute, in quanto ciò permette di creare rapporti di familiarità nel gruppo, necessaria a superare le resistenze personali, e di vedere l’evoluzione degli atteggiamenti nel tempo. Occorre inoltre definire il Numero di Partecipanti, che deve essere abbastanza grande da consentire la presenza di una gamma sufficientemente ampia di opinioni, ma sufficientemente piccolo da consentire a ciascuno di esprimere la propria opinione. I gruppi troppo piccoli sono vulnerabili alla presenza di persone che si atteggiano a esperti o al contrario poco cooperative mentre i gruppi troppo numerosi rendono ardua la conduzione della discussione. 2. Forme di Conduzione: come già sottolineato nel paragrafo precedente, la scelta fra due modalità: - Autogestita; - Moderata. Nonostante questo però vi può essere una prima fase in cui prevale la presenza più forte del moderatore, il quale espone le regole basilari, per poi passare ad una seconda fase, in cui i soggetti esprimono le proprie opinioni e discutono tra loro ed in cui prevale quindi un modello autogestito; 3. Traccia: anche nel focus group, come nell'intervista discorsiva, il ricercatore dovrà creare una traccia che gli serva per orientarsi nelle domande e negli stimoli da proporre al gruppo. In questo caso è necessario però che la traccia sia più strutturata per due principali ragioni: - il numero di soggetti è maggiore e quindi aumenta la difficoltà di valutare l'interazione discorsiva; - le sollecitazioni utilizzate sono generalmente più forti e quindi difficili da improvvisare. Alcune delle Sollecitazioni Usate nel Focus Group sono: - Domande (che andranno però rivolte ad un soggetto plurale); - Brevi Narrazioni (si presenta una situazione problematica e si chiede di discuterne); - Stimoli Iconici o Audiovisivi (disegni o foto utili per avviare la discussione) Il focus group inizia con la presentazione del tema e delle regole organizzative, identificabili come la fase di introduzione, quindi i partecipanti sono invitati ad una autopresentazione. Occorre poi iniziare con sollecitazioni non particolarmente impegnative, perché le prime battute di una discussione di gruppo svolgono un’importante funzione di socializzazione al ruolo di partecipante. E’ opportuno che il ricercatore pensi a 5-6 sollecitazioni chiave e altri due o tre itinerari di discussione accessori, a cui attingerà se il tempo e la discussione lo permetteranno. Ad esse si aggiungeranno quelle inventate dal moderatore. Rispetto al Congedo dal Gruppo, Krueger suggerisce tre modalità: - invitando i partecipanti a dire la loro ultima parola sul tema; - attraverso una ricapitolazione della discussione (da usare con cautela); - riproponendo gli obiettivi e chiedendo se si è dimenticato qualcosa di importante, offrendo quindi 10 minuti per affrontare le questioni residue. La progettazione della traccia si conclude con il suo Collaudo in un Focus Group Pilota. E’ necessario inoltre predisporre un conciso questionario da consegnare ai partecipanti per acquisire essenziali informazioni sul loro profilo, ad esempio con qualche domanda relativa ai dati anagrafici e altre strettamente legate al tema del focus group. Il Campionamento In una ricerca basata sul focus group il Profilo dei Partecipanti, e con esso il campionamento, è dettato dalla domanda da cui muove lo studio, in particolare dalle attese di estendibilità dei risultati. Queste attese identificano il potenziale comparativo che il campione deve garantire. Come per l’intervista discorsiva il profilo dei partecipanti viene definito attraverso un Processo di Tipicizzazione che identifica le categorie in ragione delle proprietà che il disegno di ricerca definisce rilevanti. Le Strategie per avvicinare i candidati al focus group sono: - avvicinare candidati che hanno partecipato a una ricerca precedente; - coinvolgimento di mediatori; - campionamento a valanga, coinvolgendo i partecipanti nel processo di costruzione del campione; - contattare i soggetti in un luogo specifico (ad es. la fila al botteghino degli abbonamenti per trovare appassionati di musica); - liste qualificate (ad es. iscritti alla facoltà per discutere i problemi degli studenti). La Flessibilità, tratto specifico della ricerca qualitativa, riguarda ovviamente anche il focus group, la cui base empirica può assumere una configurazione diversa da quella progettata nell’elaborazione del disegno di ricerca. Bisogna quindi fare due ulteriori considerazioni: - come per le ricerche basate sull’intervista discorsiva, l’analisi del corpus testuale acquisito sul campo e trascritto può generare nuovi interrogativi di ricerca che impongono un’integrazione della documentazione empirica e quindi la realizzazione di nuovi focus group; - le informazioni ricavate dai focus group possono essere impiegate per progettare ulteriori focus group scegliendone i partecipanti sulla base del loro specifico orientamento al tema. Infine di norma si convocano due persone in più del necessario per coprire eventuali assenze. La Costruzione della Documentazione Empirica La Fase della Costruzione della Documentazione Empirica si compone di tre operazioni in sequenza: 1. Il Contatto con i Partecipanti: non diversamente a quanto detto relativamente all'Intervista Discorsiva, nel caso di focus group è possibile, per reclutare i partecipanti alla ricerca, ricorrere a incentivi materiali (ad es. rimborso spese di viaggio, servizio di baby sitting, buono per l’acquisto di libri). Non è comunque opportuno il compenso in denaro, sia per la sua necessaria modestia che per l’alone di compravendita con cui finisce per avvolgere la discussione. E', anche in questo caso, possibile il ricorso a un mediatore, al fine di entrare in contatto con i candidati, con però gli stessi vantaggi e svantaggi che esso ha nell'intervista discorsiva. La maniera migliore con cui contattare i soggetti dipende dal caso specifico. I primi contatti dovranno fornire un’informazione adeguata sulle finalità della ricerca e un insieme di rassicurazioni, sia sulla natura della discussione che sull’uso che verrà fatto dei materiali empirici; 2. La Conduzione del Focus Group: la conduzione del focus group si basa sulla cooperazione tra due figure: - Moderatore: ad esso spetta il compito di condurre la discussione esercitando su di essa un controllo lieve che facilita l’espressione dei diversi punti di vista, ma al contempo mantiene la discussione nel binario predefinito, focalizzata sul tema della ricerca. Il moderatore deve aver varie competenze, dalla capacità di ascolto ad una spiccata capacità di gestione dei gruppi, ed inoltre un elevato autocontrollo che gli consente di governare la comunicazione verbale e non verbale, tale da permettergli di dire ciò che vuole dire e non di più. Deve avere curiosità per il tema e una certa competenza. Infine deve essere in grado di mettere a loro agio i partecipanti; - Osservatore: ad esso spetta il compito di puntare l’attenzione sull’interazione dei partecipanti tra loro e con il moderatore, prendendo nota dei rapporti istituiti tra linguaggio delle parole e del corpo. In questo si può distinguere tra: - Convergenza (quando il gesto sostiene e sottolinea le parole); - Divergenza (quando il gesto contraddice le parole); - Regolazione (quando i gesti organizzano i turni di parola); - Commento (quando il gesto qualifica la relazione espressa a parole). Inoltre deve adottare un registro investigativo e, dal punto di vista pratico, consegnare i questionari che rilevano i dati socio-demografici. Deve inoltre prendere nota delle parole con cui ciascun partecipante apre il proprio turno, in quanto questo torna utile per la trascrizione del file audio, consentendo di legare l’impronta vocale dei partecipanti a un nome. Rispetto alla Modalità di Registrazione della Discussione, è migliore la registrazione video, capace di dar conto delle forme di interazione non verbale, nonostante però possa accentuare la perturbazione osservativa. Dal punto di vista dello Svolgimento, vi è una prima Fase di Accoglienza in cui si ricevono i partecipanti ed il moderatore e l'osservatore intrattengono i partecipanti con conversazioni lievi e informali, con cui si mostra interesse per i convenuti ma li si tiene lontani dal tema che dovrà poi essere discusso. L’attesa può essere impegnata anche facendo compilare il questionario socio-demografico. Rispetto ad esso vi sono due scuole di pensiero: - farlo compilare subito, per riempire i tempi di attesa; - farlo compilare alla fine, per evitare di creare pensieri sulla privacy. In una fase successiva si avvia la discussione, passando attraverso le tappe canoniche del benvenuto, della presentazione dei presenti e dell'illustrazione delle regole del gioco. Con l’introduzione della prima sollecitazione prende il via il processo di socializzazione al ruolo di partecipante. Anche per la conduzione del focus group, come per l’intervista discorsiva, vale l’impiego dello Strabismo, inteso come la capacità di tenere un occhio sul discorso del gruppo e l’altro sulle domande di ricerca. Anche in questo caso i Pilastri dell’Ascolto sono: - Silenzio; - Continuator; - Tecnica dell’Eco; - Impiego di Domande Sonda (probes): sollecitano l’approfondimento dei temi trattati. E’ opportuno che il moderatore dia prova di accettare tutte le prese di posizione che emergono nel gruppo ed anche in questo caso si può ricorrere a forme incoraggianti di metacomunicazione. La ricapitolazione è da usare con cautela, porgendo le conclusioni in modo dubitativo, evitando il gergo scientifico e passando in rassegna tutto lo spettro delle posizioni espresse. Se il tema è di particolare impatto emotivo, può essere programmato un Debriefing, inteso come uno scambio informale delle impressioni suscitate dalla partecipazione al gruppo. 3. La Trascrizione delle Discussioni: anche in questo caso, come per l'intervista discorsiva, valgono le stesse regole. Bisogna quindi dar conto dei tre aspetti rilevanti: - Linguistici; - Paralinguistici; - Extralinguistici. Rispetto agli Strumenti di Miniaturizzazione si possono individuare: - Riassunto Tematico: simile a quello impiegato per l'intervista discorsiva, salvo l'accento riposto sui processi discorsivi e sulla costruzione del discorso all'interno del focus group; - Matrice delle Adiacenze: permette di raffigurare in modo grafico e compatto chi si rivolge a chi e con quale frequenza, disponendo con ciò degli elementi necessari a rappresentare forma e densità delle relazioni sociali. CAPITOLO 6 - ANALISI DELLA DOCUMENTAZIONE EMPIRICA E SCRITTURA Le peculiarità di maggior rilievo dei Documenti sottoposti ad analisi discendono da due Tratti: - Modalità Impiegate dal Ricercatore per Raffigurare ciò di cui ha Fatto Esperienza sul Campo; - Distribuzione del Carico di Agency Ripartito fra il Ricercatore e le Persone su cui ha Puntato la Propria Attenzione. Questo permette di distinguere tre Tipologie di Documenti: 1. Reperti: documenti in cui è modesta l'agency richiesta al ricercatore, quindi ha partecipato poco alla loro costruzione. Tali documenti sono riconducibili a tre differenti fattispecie: - Agency Confinata alla Selezione di Materiali già Esistenti (ad es. biografie); - Agency Basata su Selezione e Negoziazione (ad es. registrazione di un gruppo di auto-aiuto); - Agency Basata su Selezione, Negoziazione e Sollecitazione (ad es. chiedere a qualcuno di tenere un diario). Nella ambito della documentazione empirica riconducibile ai reperti rientrano inoltre i Manufatti e gli Oggetti. Per avere accesso ad essi il ricercatore deve attuare sia modalità di selezione che di negoziazione, non differenti da quelle necessarie all’accesso ai contesti di vita dei soggetti. 2. Riproduzioni: documenti in cui l'agency richiesta è elevata, mentre è modesta la mediazione del ricercatore nella costituzione del testo. E' questo il caso tipico delle trascrizioni di colloqui e delle discussioni condotte in un'intervista discorsiva o in un focus group; 3. Rappresentazioni: documenti in cui l'agency richiesta è elevata, così come è elevata la mediazione del ricercatore nella costituzione del testo. E' quindi il ricercatore a decidere come trascrivere e come organizzare le informazioni. E' questo il caso delle note ottenute attraverso l'osservazione partecipante, lo shadowing, l'osservazione naturalistica e gli esperimenti sul campo. La Finalità di questa distinzione consiste, come affermato da Topolski (1973), nel fornire informazioni su: - tipo di analisi a cui i materiali possono essere legittimamente sottoposti; - area di autenticità delle fonti. I Tre Passi dell'Analisi Il Lavoro di Analisi della Documentazione Empirica può essere scomposto in tre passi fondamentali: Primo Passo - La Segmentazione La Segmentazione della documentazione empirica si basa sull'individuazione di alcuni Marcatori che indicano i punti di cesura del flusso continuo rappresentato dalle informazioni presenti nel documento. Fra le molte distinzioni possibili, la più rilevante è quella che separa i Marcatori in ragione della loro Prossimità all'Esperienza dei Partecipanti: 1. Segmentazione con Marcatori Vicini all'Esperienza dei Partecipanti (experience-near): si basa sull'impiego di distinzioni proprie del senso comune de partecipanti. In esso si può distinguere tra: - Reperti Selezionati: la distinzione avviene tra: - Incipit; - Coda; - Partizioni Editoriali (capitoli, parti, sezioni); - Testo, Note e Appendici. - Reperti Negoziati (trascrizioni di conversazioni naturali): la distinzione può essere fatta tra: - Turni; - Locutori. - Reperti Sollecitati (diari sollecitati): gli elementi delle distinzioni possono essere: - Elementi temporali (date o periodi); - Elementi spaziali (luoghi); - Gruppi di soggetti coinvolti; - Gruppi di attività. - Riproduzioni di Interviste Discorsive: le distinzioni possono riguardare: - Incipit/Coda dell'intervista; - Domande formulate dall'intervistatore; - Rapporto fra comunicazione verbale e non verbale (divergenza/convergenza); - Metacomunicazione. - Riproduzioni di Focus Group: le distinzioni possono riguardare: - Domande formulate dal moderatore; - Rapporto fra comunicazione verbale e non verbale (divergenza/convergenza); - Gruppo che ha generato le informazioni; - Singoli partecipanti (o locutori). - Rappresentazioni: riguardano le note di campo e le distinzioni possono essere tra: - Date (sopratutto se in diverse date si parla dello stesso argomento); - Luogo; - Soggetti partecipanti (o attanti); - Gruppi di soggetti; - Gruppi di attività. 2. Segmentazione con Marcatori Distanti dall'Esperienza dei Partecipanti: sono rappresentati da un insieme di strumenti teorici o metodologici messi a punto nella propria comunità scientifica, o in altre, dalla quale vengono importati. Il lavoro di segmentazione attuato con questi strumenti è guidato da considerazioni che riguardano: - Contenuti dei Testi: i modelli di segmentazione vengono desunti dal modello teorico di riferimento e/o dalle domande da cui muove lo studio (ad es. segmentazione in base alle fasi dei processi di conversione religiosa, come attuato nello studio di Lofland e Stark del 1965); - Forma dei Testi: attingono a un insieme eterogeneo di ambiti disciplinari che include la teoria della letteratura, la semiotica, la teoria dell’argomentazione e altre teorie connesse. Per fornire degli esempi è necessario compiere un'ulteriore distinzione: - Dimensioni Narrative: uno delle modalità migliori è il Modello Analitico di Greimas (1970) il quale si prefigge di analizzare ogni forma di racconto individuandone il senso e i meccanismi narrativi che consentono al racconto di assumere il senso che gli è proprio. Il cuore di ogni racconto, per Greimas, è quindi costituito dal rapporto tra un soggetto ed un oggetto. Le peripezie del soggetto a loro volta possono essere distinte quattro fasi: - Contratto (il soggetto si assume l'impegno di conquistare o difendere l'oggetto); - Competenza (conquistare i mezzi materiali e intellettuali per compiere il progetto); - Performanza (impiego delle risorse per raggiungere il compito); - Sanzione (positiva o negativa in base all'impegno e all'uso delle risorse). - Dimensioni Argomentative: la struttura argomentativa, sia essa propria delle riproduzioni o delle rappresentazioni, è un interessante oggetto d'analisi. Il ricorso a queste strategie risulta utile quando le considerazioni sulla forma del dialogo si legano considerazioni sui contenuti. Quanto detto introduce alla segmentazione del materiale empirico basata sul ricorso a strumenti retorici o argomentativi (ad es. metafora, analogia, sineddoche o enunciazione e difesa di una teoria). Secondo Passo - La Qualificazione La segmentazione serve all'identificazione di specifici luoghi analitici oggetto di qualificazione. La Qualificazione è da considerare come l'attribuzione ad un determinato segmento della documentazione empirica di una o più proprietà utili alla sua caratterizzazione. Essa serve quindi per comprendere il senso del materiale. Esiste però anche una modalità, sostenuta da Glaser e Strauss (1967), di Qualificazione e Segmentazione Simultanee. Essa si basa sull'apposizione di glosse (dette anche codici o parentesi) che restituiscono i tratti salienti del materiale esaminato in poche parole. Per l’apposizione delle glosse vi sono due correnti distinte: - Grounded Theory: necessario sospendere qualsiasi formulazione teorica per farsi guidare esclusivamente dai contenuti empirici rinvenibili nei materiali sottoposti ad analisi; - Template Analysis (King, 1998): prevede la preliminare definizione di un insieme di categorie analitiche e di codici, desunti sia dalle domande da cui muove la ricerca sia da quanto sedimentato nella produzione teorica e metodologica della comunità scientifica. A sua volta l’utilizzo di questa tecnica può essere distinto in: - Deduttivo (o theory-driven); - Induttivo (o data-driven). Altro metodo per procedere alla qualificazione della documentazione empirica è la Considerazione delle Assenze, quindi di ciò che non viene detto in un testo (ad es. l'uso costante del termine ricercatore al maschile in questo manuale potrebbe, se supportato da altre prove, condurre a teorizzare una certa dose di maschilismo nell'autore). Secondo Cardano nella fase di qualificazione sarebbe preferibile non utilizzare software che svolgano questo compito, come ad esempio il Caqdas (computer aided qualitative data analysis software) anche se però essi possono ridurre alcune distorsioni, tra cui l'Euristica della Disponibilità la quale, come teorizzato da Nisbett e Ross (1980), consiste nella tendenza a sovrastimare alcuni elementi solo in quanto più disponibili e non perché sono più frequenti o rilevanti. Risulta inoltre utile disporre di una Rappresentazione Compatta delle relazioni tra le qualificazioni apposte, e questo può essere ottenuto in tre modi: - Strumenti Grafici: sono una delle più efficaci modalità per rappresentare le relazioni ed i processi (ad es. lo studio di Morgan e Lévi-Strauss in cui i segni grafici vennero usati per indicare i vincoli di parentela). Essi permettono quindi di cogliere gli elementi a colpo d'occhio; - Strumenti Narrativi: rappresentati da brevi riassunti tematici o da record biografici, sono elementi utili nel lavoro di sintesi, anche se meno efficaci dei precedenti nell'analisi delle relazioni relative alla qualificazione della documentazione empirica; - Strumenti Matriciali: proposta inizialmente da Miles e Huberman (1985), è quella che meglio permette di raggiungere gli obiettivi di accuratezza e parsimonia. Tali forme matriciali si compongono di cinque elementi: - Oggetto della Qualificazione; - Luogo Analitico; - Qualificazione; - Rinvio al Corpus Testuale; - Conciso Richiamo ai Materiali Empirici. Terzo Passo - L'Individuazione delle Relazioni Qualificato in modo opportuno il materiale, il passo successivo consiste nell'Individuazione delle Relazioni che legano o oppongono le qualità assegnate a ciascuno dei suoi singoli segmenti. Per fare questo bisogna ricorrere a quello che Mills (1959) definì come la grammatica dell'immaginazione sociologica, quindi la Classificazione Crociata che è l'incrocio, in una tipologia o in una tassonomia, delle classificazioni semplici tratte dai materiali empirici. Le Relazioni che vanno indagate sono quelle: - relative alle domande oggetto di ricerca; - la cui rilevanza è suggerita da una migliore conoscenza dell'oggetto di studio; - che emergono da risultati inattesi della ricerca qualitativa. Mettere quindi alla prova la Consistenza Empirica delle Relazioni Ipotizzate nel disegno di ricerca richiede uno scrupoloso scrutinio dei materiali empirici acquisiti, osservati ovviamente nei segmenti pertinenti. L'Esplorazione delle Relazioni fra le proprietà che qualificano reperti, riproduzioni e rappresentazioni si basa essenzialmente su una lettura metodica della documentazione empirica, condotta attingendo essenzialmente dall'esperienza intellettuale e personale del ricercatore. Bisogna quindi mantenere una disposizione critica e saper vedere le cose da un punto di vista differente, anche utilizzando i trucchi proposti per il lavoro etnografico. Tali disposizioni cognitive di analisi possono essere applicate a: - Proprietà o Luoghi Analitici Individuati con la Segmentazione: si basano sull'individuazione di una qualche gerarchia di rilevanza tra gli elementi evidenziati; - Oggetti di Analisi: si basano sull'individuazione di sottoinsiemi nei quali le relazioni fra le proprietà si mostrano in modo più nitido o in forme teoreticamente o pragmaticamente più rilevanti; - Casi Devianti: è una metodologia che, analizzando i casi che si discostano dalla regola, consente di mettere a fuoco, per differenza, proprio quella regola, evidenziando quindi l'associazione tra proprietà che non si mostrava in modo così nitido. Fa inoltre parte dell'accertamento delle relazioni suggerite dagli strumenti di data display anche la considerazione delle possibili Distorsioni Imputabili alle Procedure di Costruzione e Analisi della Documentazione Empirica: - Relazione come Prodotto delle Tecniche di Costruzione o Analisi della Documentazione Empirica: bisogna quindi riuscire ad escludere che la relazione emerga in quanto frutto delle perturbazioni, siano esse osservative o interattive, messe in atto dal ricercatore; - Legittimità della Generalizzazione Dentro il Caso (Gomm, Hammersley e Foster, 2000): bisogna valutare la robustezza degli argomenti con i quali si procede all'estensione della predicabilità che muove dalle parti del caso indicato fino a giungere al caso nella sua interezza; - Qualità della Documentazione Empirica: le condizioni di acquisizione delle informazioni pertinenti contribuiscono a determinare la plausibilità delle proprietà ascritte ai casi in studio e delle relazioni fra esse, ed inoltre la solidità delle conclusioni varia sensibilmente in ragione del modo in cui si è preso nota; - Considerazione delle Istanze Negative (Miles e Huberman, 1985): necessaria quindi anche la considerazione di casi devianti, in cui quindi le proprietà e le relazioni rilevate risultino assenti, per fare in modo di mettere meglio a fuoco le condizioni fondamentali del manifestarsi dell'oggetto studiato. Analisi Primaria, Secondaria e Metanalisi Bisogna considerare una distinzione applicabile a tutta la Ricerca Sociale: - Analisi Primaria: è il tipo di analisi che si applica alla documentazione empirica acquisita appositamente per rispondere alle domande da cui muove lo studio; - Analisi Secondaria: si applica a documentazione empirica già disponibile e già sottoposta ad analisi, la quale viene riesaminata con l'intento di rispondere alle stesse domande dello studio originario o per rispondere a nuovi interrogativi. Essa è facilmente utilizzabile su manufatti, trascrizioni e reperti, in cui bisogna però tenere presente i problemi etici, sopratutto legati alla privacy, e quelli legati alla proprietà intellettuale della documentazione. Più difficile risulta l'analisi secondaria di trascrizioni, di interviste, di focus group o di riproduzioni, ammesso che tale analisi non venga svolta dallo stesso ricercatore che ha condotto precedentemente la ricerca; - Metanalisi: è una strategia di analisi che consente la sintesi dei principali risultati empirici conseguiti in uno specifico ambito di studio. Essa, poco utilizzata nella ricerca qualitativa, si basa quindi sull'integrazione dei risultati consegnati da studi comparabili. La Scrittura L'analisi della documentazione empirica si completa con la Scrittura, un tipo di attività che combina la configurazione dei risultati, messi in forma in modo compatto, e la costruzione dell'argomentazione che ne difende la rilevanza e la solidità empirica. La raffigurazione dei principali risultati poggia su un insieme composito di dispositivi concettuali e teorici, tra cui i più rilevanti sono: - Metafora: impiegata per esprimere, per lo più attraverso icone e immagini, i tratti salienti del contesto in studio, essa diviene quindi uno strumento che consente in modo specifico la costruzione di significati. Come teorizzato da Mary Hesse (1966) le analogie posseggono tra tratti: - Analogia Negativa (insieme dei tratti che differenziano metafora e elemento); - Analogia Positiva (insieme dei tratti simili tra metafora e elemento); - Analogia Neutra (insieme dei tratti che non si sa se siano positivi o negativi). - Tipo Ideale: la fecondità euristica di questo strumento concettuale risiede nella sua natura programmaticamente anti-realista, dato che, come sottolineato da Weber (1922) "esso non è una rappresentazione del reale". I referenti empirici di questo concetto possono condividere solo in parte il suo profilo intensionale ed i suoi tratti, legandosi a esso con una Funzione di Appartenenza "Fuzzy" che, oltre alle modalità estreme, prevede una pluralità di sfumature. Secondo Pozzi (1985) ad esempio i tipi ideali che consentono di mettere ordine fra le storie di vita dei singoli individui possono essere pensati come i generi letterari a cui ciascun libro appartiene, senza che per questo vi sia coincidenza piena tra i contenuti dei libri ed il genere. Da qui quindi la possibilità di un libro di appartenere a più di un genere. Ciascun Tipo può essere costruito: - creando raffigurazioni caricate delle singole istanze empiriche rubricate; - semplificazione delle relazioni osservate, concentrando l'attenzione solo su alcune, scelte per la loro eloquenza teorica o pragmatica. Messi in forma i principali risultati consegnati alle procedure di analisi, il lavoro di scrittura si chiude con il completamento dell'Argomentazione Persuasiva. In tale fase, in cui teoria e documentazione empirica agiscono come premesse, vi è l'intreccio di due generi di discorso relativi al lavoro di scrittura: - Presentazione dei Risultati: deve contenere al suo interno le valutazioni del ricercatore e citazioni tratte dagli stessi partecipanti, offrendo quindi una visione chiara di quelle che sono le prove a favore e quelle contro rispetto alla tesi di partenza; - Ricostruzione dell'Itinerario Metodologico: bisogna spiegare più dettagliatamente possibile le tecniche utilizzate ed il gruppo di operazioni compiuto per giungere alle conclusioni, evitando generalizzazioni stereotipate. Infine bisogna comunque sempre ricordare che la scrittura non si limita a fornire informazioni, ma contribuisce essa stessa alla definizione dei contenuti trasmessi. Per questo è necessaria una meditata riflessione sullo stile di scrittura e sul modo nel quale si decide di porgere alla comunità scientifica i risultati del lavoro, mettendo quindi lo stile al servizio delle finalità scientifiche (Colombo, 1998). APPENDICI Appendice 2 - Notazione Atb per la Trascrizione delle Interviste Discorsive La Trascrizione delle Interviste Discorsive dovrà dar conto: - delle modalità comunicative usate dall'intervistatore e dall'intervistato; - dell'interazione fra i protagonisti della conversazione; - degli elementi di contesto richiamati in modo esplicito o implicito nella conversazione. Di essa bisogna considerare: 1. Trascrizione Aspetti Linguistici: - Domande e Risposte: le domande dovranno essere scritte in grassetto e fra una domanda e la risposta che le segue bisogna lasciare una riga bianca. Se sono presenti altri intervistatori o altri intervistati secondari, bisogna specificare quali siano i loro interventi, scrivendo il loro nome, o il loro ruolo, tra parentesi; - Cambi di Codice Linguistico: bisogna segnalare, scrivendolo in corsivo, l'utilizzo di codici linguistici differenti e meno usati (ad es. parole in dialetto); - Parole o Frasi Incomprensibili: le parole incomprensibili devono essere segnalate tra due tag (/) seguite da una parentesi che segnala il dubbio e, dove possibile, la presunta interpretazione; - Nomi e Luoghi Occultati: per garantire la privacy bisogna occultare alcuni nomi e luoghi sostituendoli con tre asterischi (***); 2. Trascrizione Aspetti Paralinguistici: tra cui: - Maiuscolo: usato per segnalare un tono di voce elevato; - /testo/ (a bassa voce): per segnalare le parti di testo pronunciate a bassa voce; - Voce Ripetuta: per segnalare il prolungamento di un suono; - Puntini di Sospensione: usati per indicare una pausa breve; - (lunga pausa): per indicare una pausa lunga. Gli aspetti non prima trattati dovranno essere qualificati usando i tag (/) ed inserendo la valutazione tra parentesi (ad es. in tono ironico); 3. Trascrizione Aspetti Extralinguistici: dovranno essere usati i tag e la specificazione dell'aspetto tra parentesi; 4. Trascrizione Aspetti Relativi all'Interazione: di questo due elementi importanti sono: - scrivere tra parentesi quadre quando vi sono sovrapposizioni delle parole dell'intervistatore e dell'intervistato; - numerare i turni di interlocuzione, usando numeri progressivi. 5. Commenti dell'Intervistatore: se presenti all'interno del corpo della trascrizione, essi devono essere inseriti fra parentesi quadre; 6. Osservazioni dell'Intervistatore: dovranno essere inseriti in una apposita parte, in coda alla trascrizione. Appendice 3 - Traccia di un Focus Group Alcuni Elementi Rilevanti che possono servire da traccia di un focus group sono: - Definizione della Situazione e Rappresentazione della Vulnerabilità; - Il Futuro; - Stimoli nel Caso il Tema del Lavoro Non Emerga da Sé (ad es. letture varie); - Presentazione di Sé (magari concentrandosi sugli elementi rilevanti); - Capacità e Risorse per Fronteggiare l'Incertezza e le Difficoltà.