Quel consultorio trans crocevia di identità
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Quel consultorio trans crocevia di identità
MARTEDÌ 6 GENNAIO 2009 15 FOGLIETTONE Federica Fantozzi [email protected] All’associazione Ireos, Barbara, 30 anni, fa la consulente psicologica ai transessuali da quattro anni: «Pochi li ascoltano, io voglio sapere e aiutare» Quel consultorio trans crocevia di identità Il disegno è di Luigi Dragonetti (Tecnica: acrilico e penna) A pre la porta e premette: «È un consultorio non classico». Manichini piumati, drappi sui termosifoni, foto di un uomo inguainato (solo) in una rete da pesca. Barbara Santoni ha 30 anni, occhi lucenti, un poncho sui jeans e somiglia a Winona Ryder. Ogni martedì quello è il suo ufficio: fa consulenza psicologica ai transessuali all'associazione Ireos a Firenze. È una professionista che guadagna bene: «L' unica a non sentire la crisi» dicono gli amici. È anche una studiosa delle diversità: «Voglio sapere e aiutare» dice di sé. L'università di Firenze l'ha chiamata a tenere un corso di transessualismo alla facoltà di Psicologia a febbraio. Un mese dopo uscirà per l'editrice scolastica Erickson il suo manuale: «Prevenzione del bullismo omofobico». Servirà agli insegnanti per disarmare pregiudizi e gestire ragazzi sessualmente confusi. Categoria in aumento? «In emersione. Non si nascondono più». Non in Toscana almeno. Barbara è reduce da un esperimento finanziato dal Comune. Hanno portato nelle scuole superiori di Arezzo gay e lesbiche. Docenti fuori e domande su foglietti anonimi: come l'hai scoperto? Come l'hanno presa i tuoi? Hai perso gli amici? Omo si nasce o si diventa?. Temi ostici in questa Italia. Lamentele di mamme o presidi? «Zero». Barbara collabora con Ireos da 4 anni. All'inizio, una traversata nel deserto: «Senza fondi lavoravo gratis, e le richieste aumentavano». Fino ai 3mila euro dalla Asl e ai curriculum spediti da neolaureati. In due anni di apertura dello sportello ai trans Barbara ne ha viste una ventina: «Mi sento Alice nel paese delle meraviglie» le ha detto una. Uomini che si sentono donne e si innamorano di altri uomini. O viceversa. Da sempre: «Bambine che a 3 anni fanno pipì in piedi e pensano: da grande avrò la barba». Inascoltate: «Bisognerebbe cambiare il mondo. Eppure la rimozione porta allo stesso punto vent'anni dopo». Yasmine è la "paziente zero". Figlia di un diri- gente e un'artista, due figli nella vita precedente: «Ancora porto un peso. Il peso degli altri». Installa luci in una cooperativa sociale: «La giornata libera la dedico a me, mi faccio bella, esco. Fidanzati? Devo trovare un uomo con le palle». Il lavoro? «Dall'alba con il mio trenino, le scarpe antinfortunistiche, il mio vestito da operaia e tanta fatica». Yasmine è stata la prima trans del consultorio. Indica l'armadio per i test Hiv: «Un sacco di etero viene a farli qui. E le signore del quartiere usano i pc per scaricare mail». In bacheca Carlo cerca «ragazzo gay per lavoro di depilazione». Per molti trans l'Ireos è una tappa obbligata: i colloqui sono richiesti dalla legge per cambiare sesso. Altri vengono per essere ascoltati. Tutti temono il "test di vita reale": «Per diventare donna devi avere già un aspetto femminile e un lavoro. Ma chi assume una ragazza che si chiama Mario? E quante umiliazioni in treno». Una nuova carta d'identità è possibile solo dopo l'operazione, che altrimenti molti eviterebbero. Non una vita facile.❖