Relazione De Matteis

Transcript

Relazione De Matteis
Cari amici e amiche, delegati e delegate,
a nome mio e di tutta la segreteria regionale Felsa voglio prima di tutto rivolgere un ringraziamento
a voi tutti per la partecipazione al 1° congresso della Felsa Cisl di Puglia, ma anche e soprattutto,
ringraziarvi per l’apporto e per l’adesione a questa nuova federazione.
Personalmente, mi preme ringraziare la Cisl e la Felsa per avermi offerto l’opportunità di effettuare
questo percorso, quindi, il Segretario Generale Cisl Puglia G. Colecchia, la federazione nazionale,
il Segretario Generale I. Guizzardi, la componente autonoma, attraverso il Segretario Nazionale del
Sinape A. Ieroschi e il Segretario Generale Felsa Puglia D. Guastamacchia. Saluto, ringrazio e
colgo l’occasione per presentarvi la collega Maria Elia che rappresenta il Sinape di Puglia, ovvero
il sindacato italiano dei naturopati, pranopratici, e altro e che aderiscono alla felsa. Saluto, ringrazio
e colgo l’occasione per presentare anche il presidente nazionale dello Stars, Rino De Martino,
ovvero un altro sindacato aderente alla Felsa, di recente costituitosi in Puglia, che sta lavorando per
estendere la rappresentanza su tutto il territorio nazionale e che rappresenta i lavoratori dello
spettacolo, dell’ arte, della musica. I rappresentanti integreranno quello che io mi sono permessa
solo di accennare, al fine di entrare nel vivo della rappresentanza Felsa. Questi sono solo due dei
circa 20 sindacati che, aderendo alla Felsa, danno prima di tutto voce a quelle componenti del
mercato del lavoro per le quali, in uno con la federazione, l’ obiettivo è di costruire tutele e
rappresentanza. Saluto anche i Segretari delle federazioni qui presenti; i colleghi di Nidil Cgil e
Uiltemp Uil. Un ringraziamento particolare lo rivolgo poi a G. d’Elia che, attraverso l’ impegno e
la dedizione con cui ha seguito e seminato per questa federazione in questi quattro anni, è divenuto
per me non solo una guida nel percorso sindacale, ma anche punto di riferimento nella mia
formazione personale e professionale.
Premessa
Ho ritenuto significativo, in sede congressuale, condividere con voi queste immagini, in quanto
quello che noi stiamo affrontando nei nostri lavori non rientra solo in una lettura matematica e
fredda dei dati, quanto in un’ interpretazione del fenomeno nella sua interezza, ovvero in ogni
aspetto della vita umana. Quando gli avvenimenti esterni iniziano a toccare la sfera individuale e,
dunque, il piano esistenziale, il fenomeno trova espressione rapidamente in tutte le forme che l’
essere umano ha con l’ esterno: l’ arte, la letteratura, il cinema. E questo trailer, ma ce ne sono tanti
altri, è la dimostrazione che quello che noi trattiamo praticamente e teoricamente è un fenomeno
che va ben al di là di pagine statistiche ben delineate, ma che probabilmente chi verrà dopo di noi
studierà sui libri di storia. Per tale motivo, non mi soffermerò su quella che ormai definisco l’ asta
dei numeri, cioè i dati che periodicamente ci forniscono importanti istituti di ricerca nazionali ed
europei, in quanto credo siano ormai alla portata di tutti.
Come dicevo questo è il primo congresso della federazione regionale, ma è non solo un punto di
partenza, ma anche un momento di riflessione per il lavoro che quotidianamente e silenziosamente
chi opera in questo settore così variegato svolge ormai da parecchi anni. Un congresso che si
colloca anche per noi in una delicata fase storica, politica, sociale, culturale ed economica di questo
1
Paese che, ancora e chissà per quanto altro, vive nella morsa della crisi economica. Un congresso
che si colloca in una fase di transizione o assestamento del mercato del lavoro, in continua
evoluzione ormai da più di 20 anni, passando attraverso il Pacchetto Treu, la Legge Biagi,
Protocollo sul Welfare fino ad arrivare alla riforma Monti-Fornero. Tutti appuntamenti che ruotano
attorno ad un ripensamento delle relazioni industriali, ad un adeguamento delle relazioni sindacali e
della contrattazione in una società postmoderna, affetta da decenni ormai da un calo dell’economia,
dall’ inversione dei poli economici, da un un nuovo assetto geopolitico. I cambiamenti intervenuti
sul finire degli anni ’80, l’emergere di nuovi bisogni, la nuova posizione dell’ uomo-cittadinolavoratore all’ interno della società hanno generato una rimodulazione rapida ed in continuo
assestamento delle politiche attive del lavoro e di welfare. Un ventennio caratterizzato da una
capillare diffusione della globalizzazione, in un panorama internazionale imperniato sul tema della
flessibilità, in cui il rapporto uomo-stato, uomo-istituzioni, uomo-spazio, uomo-tempo andava
assumendo nuovi profili, più labili o fluidi, per utilizzare un espressione del sociologo Bauman,
molto cara al Segretario Generale Giulio Colecchia. Il nuovo uomo, quello che muove l’ azione
della Felsa, è quello che cambia maschera per adattarsi con rapidità a qualsiasi nuova situazione,
abituato ad un accesso rapido delle informazioni, ad una vita just in time, a pensare di meno, ma ad
elaborare di più. Solo partendo da una lettura antropologica della post-modernità si possono
cogliere i risvolti economici e sociali e si può comprendere il target della nostra rappresentanza;
solo partendo da una concezione dell’ uomo come animal laborans, con il pensiero di Hannah
Arendt, in cui il lavoro è una fase del ciclo della vita biologica, un’alternanza di gioia e dolore, la
cui assenza distrugge quella elementare felicità che ci viene dall’ essere vivi. Da qui, il fenomeno
della precarizzazione e non della precarietà, l’ utilizzo distorto della flessibilità e non il
perseguimento della flexicurity, la privazione delle tutele e non la costruzione di politiche attive per
il lavoro, di tamponamento e non di sviluppo economico, di abbandondono e non di sostegno, alla
ricerca del raggiungimento del ben-essere dell’ individuo. Un percorso, dicevo, che prende le sue
prime mosse negli anni ’90, ma che ancora oggi sembra non abbia prodotto i suoi frutti, anzi è
intrappolato nella morsa della crisi. Una crisi che la Cisl sin da subito ha saputo interpretare con
serietà e lucidità, mantenendo e promuovendo un sindacato propositivo e sensibile ai cambiamenti
in un’ ottica di dialogo e coesione. Respingendo al mittente, che per primo consentitemi la polemica
usufruisce dei diritti e delle tutele costruite dal sindacato, le accuse di essere un ostacolo allo
sviluppo di questo Paese. Quello che viene indicato attraverso dei numeri, delle statistiche è un
fenomeno che tocca la maggior parte delle popolazioni dei paesi avanzati, coinvolgendo a mio
modesto parere tutte le fasce di età. Legandosi indissolubilmente alla vita sociale, relazionale ed
esistenziale di un individuo. Per tale motivo, come Felsa Puglia, abbiamo voluto sintetizzare la
nostra azione su due parole chiave al centro della nostra azione: futuro e lavoro. L’una non
può prescindere dall’altra, perché dobbiamo lavorare per creare e ricreare lavoro, ma non
dobbiamo smettere di guardare oltre, sentendoci imprigionati in questo presente e poter
ridarci e ridare a quanti oggi davanti a sé non vedono un futuro, la possibilità almeno di
crederci. Ma lavoro e futuro sintetizzano anche le finalità della Felsa Cisl di Puglia che, attraverso
una nuova contrattazione, attraverso la costruzione di tutele verso soggetti che ne sono privi,
persegue il progetto di trasformare la precarietà in flessibilità.
Questo è quello che drammaticamente viviamo nella quotidianità e che attanaglia le migliaia di
persone-lavoratori che hanno perso o si mantengono in equilibrio su un posto di lavoro, ma
soprattutto il popolo dei precari, interinali, co. co. pro., false partite IVA, collaboratori di vario
2
genere che rappresenta circa la metà della forza lavoro in questo Paese, (pensate che le partite IVA
sono circa 8 mln), ma che ha un peso specifico quasi inesistente nella nostra società e nella
contrattazione. In questo senso la Felsa è una sfida per la Cisl, nella Cisl e nella società, perchè
vuole essere rappresentanza e tutela di un “Quinto Stato”, come è definito nella recente economia. E
ancora una volta è prorompente la lungimiranza della Cisl e dei valori che la animano, sapendo
cogliere prima degli altri la necessità di contattare una nuova generazione contrattuale. Una
generazione che per la condizione lavorativa in cui opera non può consentirsi un accesso alle cure
sanitarie in maniera tempestiva; la realizzazione di una casa e di una famiglia ostacolati dalla
assenza di garanzie contrattuali anche nei confronti delle banche. Ancora una volta e più di prima la
mission della Cisl e della Felsa sono in sintonia con le evoluzioni sociali ed economiche che
rimettono al centro della discussione la persona in una logica di governance.
Il contesto
Il 2012 è stato un anno importante per il mercato del lavoro che attiene alla Felsa, partendo in primo
luogo dalla distinzione tra flessibilità intesa come apprendistato e somministrazione, e precarietà
viziata, come le partite Iva o il co. Co. Pro., l’associazione in partecipazione utilizzate per abbattere
i costi della subordinazione. La legge 92/2012 ha avuto l’ unico grande pregio di riaprire il dibattito
su un mercato del lavoro che andava avanti per inerzia nell’ irregolarità. Ma, a distanza di sei mesi,
le perplessità di sindacati ed imprese, è già allarme. L’ Ocse imperversa sui giornali bacchettando la
sua discepola, la Prof Fornero, per non aver indovinato la ricetta sulla flessibilità, ancora troppo
lontana da una protezione del reddito da lavoro, piuttosto che del posto di lavoro. Divenendo utile
strumento per affrontare le ultime ore di campagna elettorale. Eppure, la legge 92/2012 ha costruito
piccoli tasselli su una strada tortuosa: la regolamentazione delle partite Iva; per i co. co. pro, il
rinnovo, per i prossimi anni, del piccolo sostegno al reddito e l’ apertura alla contrattazione nella
individuazione e definizione dei profili professionali altamente qualificati.
In questa direzione va anche la recente approvazione della legge sulla regolamentazione delle
associazioni delle professioni non organizzate in ordini o collegi che apre una finestra di dialogo sul
riconoscimento di professionalità che da sempre svolgono una professione senza alcuna
certificazione e mi riferisco allo spezzone del Sinape. Ma il 2012 è un anno importante anche per
il rinnovo del Ccnl della somministrazione di cui Felsa è firmataria insieme a Nidil e Uil.temp,
su cui torneremo in seguito.
Tuttavia, nonostante questi provvedimenti c’è ancora un grande gap che è la natura stessa del
mercato del lavoro italiano, definita nei giorni scorsi da Unioncamere come paradossale. In base a
questi recenti studi, infatti, la precarietà italiana derivebbe da un mercato del lavoro malato, più che
dalle tipologie contrattuali utilizzate, in quanto l’ incontro tra la domanda e l’ offerta risulta essere
ancora troppo poco efficiente ed efficace. Il numero di disoccupati o sottoccupati è pari al numero
di manodopera che le imprese non riescono a reperire sul territorio italiano. Il risultato è che gran
parte della popolazione in età attiva non trova occupazione o ripiega sui call center, mentre le
imprese non riescono a soddisfare la loro domanda. E come è evidente la colpa non è tutta da
addossare alle caratteristiche del lavoratore che risulta flessibile e aperto all’ adattamento, al
contrario di choosy, bensì all’ancora elevata distanza tra sistema formativo e produttivo. Le
numerose riforme del sistema e scolastico e formativo sono insufficienti ed inappropriate rispetto
3
alle esigenze della economia di questo Paese, ma non sembra un punto all’ ordine del giorno della
campagna elettorale. Un allarme vecchio, ma che non trova mai nella politica i giusti uditori.
Le agenzie interinali, i social network e l’ autopromozione appaiono i pochi strumenti in grado di
rendere più efficiente l’ incrocio domanda-offerta. La riforma degli uffici di collocamento in centri
per l’ impiego non ha prodotto risultati, in particolare nelle regioni meridionali, rendendo il
pubblico il grande assente in questa partita. Il ruolo ballerino delle Province nelle agende di governo
non consente di sviluppare una progettualità territoriale e le Regioni sono troppo impegnate nella
soluzione delle emergenze. E’ di fondamentale importanza la vertenzialità e la concertazione delle
Ust, al fine di sviluppare un mercato del lavoro inclusivo a partire dalle esigenze del territorio. L’
esistenza di Forma. Temp nella somministrazione, il fondo per la formazione, consente di colmare
quel vuoto delle politiche attive rispetto alla formazione che in maniera marcata si avverte nelle
regioni meridionali. La possibilità di rimettersi in gioco o di avvicinarsi al mercato del lavoro
attraverso una formazione nella maggior parte dei casi qualificata, è una risorsa per il lavoratore, ma
anche per la realizzazione del modello della flessibilità. Ma questo deve essere potenziato!
In questa babele, l’ agenzia interinale significa la fuoriuscita dal lavoro nero per l’ 80% circa dei
somministrati, mentre per un 60% circa, ha seguito in un passato recente, la stabilizzazione. Certo,
esistono aree critiche per quei lavoratori che attraverso la somministrazione non approdano ad una
stabilizzazione lavorativa. Incidono in questa direzione le tipologie di missioni presso gli
utilizzatori, le durate, ma in particolare gli skills del lavoratore. Complessivamente, seppur in un
momento di crescita del tasso di disoccupazione e di affanno delle agenzie alle prese con procedure
di riduzione o acquisizione, Unioncamere-excelsior prevede un incremento per il 2013, anche nella
nostra regione, di somministrati, insieme ad altre tipologie atipiche.
La Felsa nel territorio
La caratteristiche che contraddistinguono i comparti della Felsa sul territorio nazionale trovano una
puntuale corrispondenza anche nella nostra regione che presenta un saldo positivo tra entrate e
uscite dei lavoratori atipici nel prossimo trimestre con buone performances sulle province di Bari e
Lecce. Anche la distribuzione nei settori produttivi riconferma la tendenza nazionale non solo per
quanto riguarda l’ utilizzo dei contratti in somministrazione, ma anche per le altre tipologie di
contratti atipici. Gli incontri obbligatori con i lavoratori in somministrazione ci consentono di
seguire per grandi linee l’ andamento del mercato del lavoro locale cogliendo anche il gap tra
domanda e offerta. Questo strumento consente a noi della Felsa di incontrare lavoratori
difficilmente contattabili sul posto di lavoro, prima ancora di essere assunti, offrendo loro l’
opportunità di conoscere non solo i diritti ed i doveri della somministrazione, ma anche le principali
evoluzioni del sistema lavorativo italiano. Uno strumento che consente in primo luogo al sindacato
di essere vivo, presente e partecipe verso una fascia di popolazione attiva, quella tra i 18 e i 35 anni,
completamente digiuna della conoscenza del sistema di relazioni industriali e del ruolo che il
sindacato riveste. Un momento di confronto per lavoratori scoraggiati ed incapaci di pensare il
futuro, consentitemi il termine, arrabbiati verso un sistema in cui non si sentono nè riconosciuti nè
ascoltati. Un confronto che mi sentirei di definire come arricchente per entrambi gli interlocutori,
motivo per cui ci sono stati momenti di formazione unitari, con Nidil e Uiltemp. Relazioni unitarie
che abbiamo perseguito nel comparto della somministrazione anche per affrontare i momenti di
crisi che hanno coinvolto i nostri lavoratori negli ultimi anni in colossi della produzione industriale,
4
(mi riferisco al settore gomma della provincia di Bari, il metalmeccanico in provincia di Taranto e
la questione Inps che, a tutto oggi non ha trovato una soluzione). In questi casi, la crisi ha preso il
sopravvento esponendo professionalità ormai consolidate all’ interno dell’ utilizzatore al rischio
della disoccupazione. La gran parte di questi non sono neanche percettori di ammortizzatori sociali,
versando in una condizione di disperazione che allontana dal raggiungimento della flessibilità.
Molte analisi del settore, infatti, giudicano criticamente missioni molto lunghe senza previsioni di
stabilizzazione rispetto ad una permanenza nel mercato del lavoro. Unitariamente perseguiamo, con
difficoltà se i colleghi approvano, anche azioni di buone pratiche con i nostri interlocutori, le
agenzie, che molto spesso si sottraggono ad un dialogo aperto nel rispetto del ccnl. Cosa che
auspichiamo di superare con il nuovo assetto che deriverà dal ccnl per le commissioni sindacali
territoriali.
Il nostro impegno si è rivolto anche all’ esterno, per le vie della città con presidi per informare e
dialogare con la gente, cercando di essere presenti in tutti i momenti utili e far sentire al popolo dei
precari la nostra presenza e rappresentanza. Lo stesso spirito è stato riposto nella conduzione delle
assemblee sui posti di lavoro per esporre la piattaforma del ccnl. Nonostante siano state presentate
tre piattaforme differenti, abbiamo messo al primo posto la nostra missione di rappresentare,
tutelare e promuovere la somministrazione, incontrando unitariamente i lavoratori. Un impegno
quotidiano e costante, fatto di piccoli tasselli e, non senza grandi difficoltà, legati non solo ad un
atteggiamento culturalmente ed ideologicamente ostruzionista da parte delle agenzie, ma anche a
causa di un contesto lavorativo molto delicato che si alterna tra datori di lavoro, utilizzatori,
sindacati interni e sindacati di rappresentanza. In questa direzione l’ azione della Felsa non può
prescindere dalla sinergia con la Cisl.
La Felsa e la rappresentanza
Quello della rappresentanza è un terreno di ampia e vasta discussione a tutti i livelli e settori, messa
in crisi dalla frammentazione dei contratti di lavoro e culturalmente sedata dopo gli anni caldi del
’70. Ora più che mai emerge dirompente la necessità di una nuova rappresentanza, riconoscendo
diritti al lavoratore in quanto tale e non alla sua collocazione lavorativa.
Come si evince, la particolarità e la delicatezza dei settori che appartengono alla Felsa determinano
una riflessione a parte sul tema della rappresentanza.
Il ccnl della somministrazione prevede l’ applicazione dello Statuto dei lavoratori eccetto l’ art. 18,
il che sottointende che almeno i lavoratori in somministrazione possano godere di una piena
rappresentanza sui posti di lavoro e nei confronti dei loro datori di lavoro, cioè le agenzie. Una
rappresentanza, che io dico ci riporta indietro agli anni ’60, in quanto richiede, prima che un’ azione
pratica, un’ azione culturale dentro e fuori di noi. Cosa che già ha prodotto esperienze positive per i
lavoratori del commercio, dell’ edilizia e dell’ agricoltura, accomunati a quelli della Felsa per la
loro discontinuità lavorativa e per l’assenza di tutele.
Tuttavia, in questi quattro anni abbiamo avuto più volte occasione di verificare che quello della
rappresentanza è un punto di contatto tra l’ agenzia ed il lavoratore, dando origine anche ad una
sorta di terrorismo psicologico. Purtroppo a volte anche triplice non solo riconducibile all’ agenzia,
ma anche all’ utilizzatore, oltre che alla durata del contratto. Esistono realtà in cui sono presenti
grossi numeri di lavoratori in somministrazione, anche contemporaneamente per più anni
consecutivi, ma inavvicinabili a causa di ostacoli concreti. Questo significa privare un consistente
5
numero di lavoratori non solo di informazioni che li riguardano direttamente, ma anche e, cosa più
grave, di un rapporto sereno con il sindacato. Privare la forza lavoro del contatto con il sindacato,
significa privare il sindacato del suo nettare e della sua ragione d’ essere, svuotare il sindacato
futuro il futuro sindacato. E’, come dicevo prima, un ostruzionismo culturale ed ideologico non più
nei confronti di lavoratori in cerca di prima occupazione, ma nei confronti di una grossa fetta di
lavoratori in un lungo arco di tempo di vita lavorativa.
Il somministrato, il co. co. pro., la partita IVA, non riguardano più infatti il lavoratore appena uscito
dalla formazione, ma sempre più spesso includono persone lavorativamente mature se non
rivenienti dagli ammortizzatori sociali. Per tale motivo il contratto tende sempre di più all’
equiparamento dei diritti e dei doveri tra i subordinati ed i somministrati. Ma, noi abbiamo
esperienze in cui a questi lavoratori viene negata anche la possibilità di partecipare alle assemblee
indette dalle federazioni interne. Se crediamo tutti nella rappresentanza e se la nostra azione è
questa, allora è necessario ridiscrivere la storia tutti insieme in un clima di collaborazione. Il recente
accordo sulla produttività ci fornisce un formidabile strumento per perseguire questo obiettivo
comune, perchè la contrattazione di II livello ha spesso per oggetto direttamente o indirettamente la
forza lavoro in somministrazione. Una evoluzione che dovrebbe ridare dignità contrattuale ed
economica anche a quei lavoratori cuscinetto, in coerenza anche con quanto chiediamo sul premio
di produzione nella nostra piattaforma. Ancora una volta urge richiamare l’ attenzione sulla
lungimiranza e sensibilità della Cisl nel sistema di relazioni industriali e al ruolo di primo piano che
occupa il lavoratore nella nostra azione. A tal proposito, la creazione dell’ ocsel, osservatorio della
contrattazione di secondo livello, consente a tutti di poter monitorare e costruire la contrattazione
nell’ ottica richiesta dalla società contemporanea. L’ efficacia e l’ efficienza sono due ingredienti
fondamentali dai quali non possiamo prescindere neanche nell’ azione contrattuale e concertativa
per poter essere più in linea con il mercato del lavoro, ma soprattutto con i lavoratori. L’ ocsel
evidenzia che il 9% della contrattazione di II livello è occupata dal mercato del lavoro e di questo
9%, il 21% ha per oggetto i somministrati, subito dopo il 38% destinato al lavoro a tempo
determinato. Emerge, inoltre, che i lavoratori interinali abbiano un peso importante anche in molte
buone prassi, cioè in accordi come quello per la commissione per il lavoratore in somministrazione,
avvenuto nella volkswagen. Da una lettura dei dati ocsel, si riconferma il divario tra il Nord ed il
Sud anche per la contrattazione di II livello, riconducibile non solo alla composizione del tessuto
produttivo, ma insisto su una forte componente culturale.
Non sulla rappresentanza, ma sulla costruzione di nuove e diversificate tutele è indirizzata l’ azione
della Felsa riguardo i co. co. pro. e le partite IVA, i più assetati di informazioni e di sindacato. Per
questo gli ultimi quattro anni hanno visto la firma di accordi-quadro importanti soprattutto per le
collaborazioni a progetto e la creazione del Fondo Zefiro della Felsa Cisl, che rappresenta
un’appetibile e confortabile forma di tutela in materia sanitaria integrativa, per chi ne è escluso
come i collaboratori e le partite IVA. Dar voce al comparto autonomo significa anche guardare a
politiche di più ampio respiro che perseguano una politica fiscale più inclusiva verso tutti i soggetti
che compongono la platea. Una riforma che possa combattere le iniquità, l’evasione fiscale,
l’elevata tassazione sui redditi personali e societari e che possa redistribuire ricchezza i termini di
welfare alle fasce più deboli ed esposte al rischio.
Welfare integrativo e bilateralità
6
Il grande gap tra la flessibilità degli altri Paesi, in particolare di quelli scandinavi, e l’ Italia è
rappresentato proprio da quelle parti mancanti delle varie riforme del mercato del lavoro legate alle
politiche attive ed al welfare. E’ ovvio che il perseguimento della flex e della sicurity in Paesi come
la Danimarca è facilitata dalle caratteristiche proprie della popolazione in termini numerici e
culturali, dalle caratteristiche geografiche, oltre che dal consolidato modello di relazioni industriali.
Diventa altrettanto ovvio che l’ adattamento di tale modello, se mai fosse possibile, ad un Paese
come il nostro comporta un forte impegno da parte di tutti affinchè si possa aggiungere quella parte
di sicurezza alla flessibilità. E’ inutile omettere che la crisi economica ha determinato uno
stringente ripensamento dei modelli di welfare, in particolare per quei governi che, in affanno per
gli squilibri nei conti pubblici, riorganizzano sistemi di welfare già fragili ed iniqui socialmente,
ispirandosi al principio di sussidiarietà. Diventa quindi impellente il passaggio dal welfare al
workfare britannico, le cui politiche sono volte a rendere più adattabili gli individui alle esigenze
del mdl e più attraente la condizione lavorativa attraverso gli EE BB, in una logica di
coinvolgimento delle rappresentanze sindacali. La lungimiranza della Cisl nella bilateralità è la
prova provata nei settori tradizionali come l’ edilizia, il commercio, l’agricoltura e sta iniziando ad
assumere un ruolo importante anche nella somministrazione. Nata con il ccnl, ha iniziato ad
insinuarsi nella mentalità del lavoratore rapidamente dopo l’ avvento della crisi. L’ esposizione al
rischio a cui è esposto il lavoratore, lo spinge sempre più a pensare nell’ ottica della bilateralità e
questo lo dimostrano i dati recentemente redatti dall’ ente sulle prestazioni erogate. Dal 2008 in poi
si è registrato un crescente aumento che tra il 2011 ed il 2012 è cresciuto del 9% sul totale delle
prestazioni erogate, tra cui le più richieste sono quelle per l’ abitazione, le spese sanitarie e il
sostegno al reddito. Cresce, infine, del 4% rispetto al 2011 il sostegno per maternità con il 60,42%
per le donne tra i 30-39 anni. E’ ancora troppo poco! La differenza di genere si accentua proprio
nella flessibilità, trasformando la realizzazione della donna- mamma in un ostacolo all’ occupazione
seppur temporanea. La flessibilità come è pensata nei Paesi avanzati, nel rispetto delle differenze di
genere è ancora troppo lontana dall’ Italia che non ha conosciuto una forte svolta in questa
direzione. La conciliazione tempi di vita- lavoro è ancora uno strumento propagandistico, mentre
sempre più donne, anche in età adulta si ritrovano a svolgere lavori precari con un forte carico di
famiglia, gravato dall’ allungamento dell’ età della vita e, quindi, responsabili anche dell’ altro
soggetto debole della società: gli anziani. Invece, la donna è un elemento importante per l’ attività
lavorativa ed il welfare di questo Paese e deve essere valorizzata nelle politiche delle federazioni e
della confederazione.
Per tale motivo la bilateralità occupa un ruolo chiave nella nostra piattaforma, anche se rappresenta
il punto di rottura con il Nidil della Cgil e la Uil temp. Il nostro obiettivo è di rafforzare la
bilateralità non solo in termini di prestazioni, ma anche di relazioni sindacali attraverso l’iscrizione
del lavoratore direttamente all’ ente. Attraverso la bilateralità, il lavoratore può contribuire anche a
costruirsi il diritto sacrosanto ad una vecchiaia dignitosa con la previdenza complementare, grazie
alla creazione di FonTemp. L’ elevata esposizione alla discontinuità lavorativa sfocia in una
gravissima discontinuità contributiva che sarà allarme sociale per il Paese nei prossimi 50 anni, più
di quello che stiamo vivendo ora. Né si può pensare che la previdenza complementare possa
rappresentare l’ unica forma di tamponamento a questo grande vuoto. Occorre rendere più fruibile il
riscatto dei periodi contributivi non solo per quanti hanno investito in formazione, ma anche per
quanti a causa delle crisi restano al di fuori di una regolarità contributiva. Questo è quello che fa la
differenza tra la somministrazione e le altre forme di lavoro atipico, gli autonomi per i quali è
7
necessario un appello alla politica e ai soggetti che operano sul territorio nazionale, affinchè
nessuno resti escluso.
Felsa: lavoro al futuro, futuro al lavoro
L’ esperienza positiva in settori pervasi dalle stesse difficoltà del nostro, ci consentono di mettere al
centro della nostra azione lo slogan del nostro congresso per i prossimi quattro anni. I tempi sono
maturi per potenziare e migliorare l’ azione che in questi anni faticosamente è stata costruita a
livello nazionale e che ora può trovare un’ applicazione pratica sul nostro territorio. Obiettivo
perseguibile grazie alla regionalizzazione della struttura, che consente di avere un quadro di insieme
per un settore come il nostro che non agisce sullo spazio lavorativo, bensì sulla dimensione
temporale, richiedendo un’ approccio più ampio del problema. Il territorio diventa per noi il nervo
della struttura che deve saper cogliere i fabbisogni formativi, la domanda lavorativa, ma anche il
contesto all’ interno del quale si esplica il nostro modello di relazioni industriali attraverso la
bilateralità. Questo è perseguibile solo attraverso un rapporto sinergico con le Istituzioni, con i
Centri per l’ impiego e, non ultime, con le agenzie. Grazie al supporto del ccnl, bisogna
programmare con le agenzie azioni più efficaci ed efficienti anche in termini temporali, vista la
rapida evoluzione del settore. Il territorio deve diventare lo snodo delle infomrazioni da e per le
strutture superiori, ma da e per i lavoratori. In coerenza con le tesi congressuali, è urgente creare
figure in grado di accogliere la domanda nella sua molteplicità. A tal fine, bisogna iniziare a
costruire le voci che costituiscono la Felsa, in sintonia con la federazione nazionale ed i sindacati
aderenti, intercettando le fasce più deboli: i lavoratori a porgetto, le partite IVA, i freelances,
partendo in primo luogo dall’ estensione degli accordi quadro. E’ doveroso costruire quell’ humus
culturale sul territorio rimettendo il sindacato a favore dei più deboli e non dei lavoratori che ancora
appaiono i più forti, quelli dipendenti. E questa rivoluzione culturale deve partire prima dal nostro
interno, costruendo quel riconoscimento all’ interno dei luoghi di lavoro di cui all’ esterno questi
lavoratori sono privi. In questa direzione deve andare il nostro sforzo di stringere alleanze con e tra
le federazioni della Cisl in nome di quel sindacato partecipativo che non può lasciare nessuno
escluso. Solo così si può raggiungere l’ aggiornamento dello Statuto dei Lavoratori lì dove non
riesce a dare più risposte alle sollecitazioni esterne mosse più dall’ insieme dei lavori che dei
lavoratori. Il nostro impegno deve essere rivolto alla promozione della flessibilità e non della
precarietà, iniziando con il ridare fiducia in questo cammino futuro soprattutto in chi ancora il
lavoro non ce l’ ha, ovvero nella fase di passaggio dalla scuola al lavoro. Promozione e diffusione
dello strumento in cui la Cisl e la Felsa ha investito con ottimi risultati, la bilateralità, mortificata in
questi anni dal ruolo delle agenzie. Questo richiede una presenza costante sul territorio ed una forte
capacità di ascolto. Il confine tra politiche attive per il lavoro e politiche sociali in questo momento
si assottiglia perchè noi dobbiamo essere in grado di prendere in carico il lavoratore ed i suoi
bisogni. La nostra azione non può e non è più quella a cui siamo abituati di parlare alle folle. Il
nostro è un lavoro certosino, in cui si parla al singolo o ai pochi, in cui la nostra presenza ed
interlocuzione con le agenzie deve essere presente e propositiva. Il lavoratore quando entra sul
posto di lavoro si dimentica di noi, perchè noi non possiamo essere vicino a lui attraverso le
bacheche, i rappresentanti, quindi dobbiamo far sentire la nostra vicinanza in tutti i luoghi che ci
sono consentiti. Cogliere l’ opportunità lì dove ci è consentito, attraverso il prezioso contributo delle
federazioni, di costruire una rappresentanza sindacale. Il sindacato è anche servizi, in particolare
8
verso le partite IVA e la Felsa non può rimanere esclusa da questo spezzone. E’ necessaria una forte
sinergia con le Ust, affinchè anche il lavoratore autonomo possa sentirsi parte integrante di un
sistema. Il nostro impegno deve essere rivolto alla promozione ed al rafforzamento del SAF, il
servizio di assistenza fiscale per i lavoratori autonomi. Il nuovo assetto dato alla regione Puglia con
l’ accorpamento delle provincie potrebbe fornire un utile contributo all’ azione della Felsa,
consentendoci di creare una mappatura del mercato del lavoro e concentrare la nostra azione senza
disperderla in inutili rivoli. Ma, la Felsa è soprattutto il terreno su cui si costruisce il futuro del
lavoro che rivolgendosi a popolazioni just in time e predisposti all’ elaborazione di dati deve
utilizzare comunicazioni più rapide e capillari. Deve parlare il linguaggio della fascia più debole del
futuro il giovane, utilizzando i social network e calandosi nella loro dimensione, anche con le poche
risorse economiche a disposizione. Il senso di appartenenza e condivisione alla Felsa non prima che
alla Cisl ci deve muovere verso la realizzazione della governance ed il rafforzamento della
contrattazione e della concertazione.
La riorganizzazione
Credo doveroso dover dedicare qualche minuto di riflessione alla riorganizzazione cui la Cisl va
incontro,non solo perchè ampiamente discussa a livello nazionale, ma perchè già in moto a livello
territoriale, seppur con qualche difficoltà. Ogni punto di avvicinamento e di contatto al lavoratore è
perseguibile con il massimo entusiasmo e vale a dire scrivere anticipatamente alcune pagine di
storia. Urge nel III millennio, ripensare, come è noto, sistemi incancreniti e che non consentono un
adattamento immediato ed efficace ai bisogni del territorio e del lavoratore-persona. Il
decentramento della contrattazione è un significativo passo in questa direzione, in quanto
mantenendo saldo il ruolo di quella nazionale, rispecchia il doppio ruolo che il soggetto ricopre
nella nostra storia ovvero di globalizzato-individualista. Così come contrapporre alla
frammentazione produttiva e contrattualistica un’ unica rappresentanza di settore è una risposta più
malleabile ai cambiamenti. Ma, io ritengo che per la Felsa debba essere fatto un discorso a parte. La
trasversalità dei comparti di rappresentanza presenti in tutti i settori produttivi e con tutte le
percentuali in realtà richiederebbe un accorpamento o un patto di collaborazione con tutte le
federazioni. Pur essendo il settore produttivo di appartenenza un comun denominatore con Fisascat,
Fiba ed Slp, la felsa non può irrigidirsi entro uno schema unico, ma deve insieme ad esse costruire
aioni sinergiche per la formazione, la bilateralità, previdenza. Ecco perchè, per concludere,
richiamo ancora una volta l’ ideologia ed i valori della Cisl, che devono sempre guidare la nostra
azione, da singoli o da accorpati. La logica della riorganizzazione non deve solo essere vista come
una tecnica di rappresentanza o come un capitolo di spending review, bensì come un rafforzamento
delle basi ideologiche della Cisl che, a distanza di 60 anni ritornano attuali, focalizzando l’
attenzione sul lavoratore come persona. Così come la Cisl nacque in una visione complessiva dei
bisogni del lavoratore e del suo nucleo familiare, a cui rispondere anche attraverso i servizi, così
oggi è necessario riformulare le politiche in tale direzione per rispondere al bisogno di un lavoratore
che non fa più parte di una massa all’ interno di una fabbrica. Bisogna lavorare per ridare un futuro
al lavoro, anche in termini pensionistici e ridare il futuro al lavoro. Per tale motivo la collaborazione
è il collante nel raggiungimento di un obiettivo e concludo con la lettura di questa metafora.
C’ era una volta un cuoco che va in giro per i paesi della contea a insegnare ricette di piatti
saporiti. E’ un cuoco famoso per una polvere magica che rende squisiti i suoi piatti. Ogni paese
9
aspetta con trepidazione e curiosità la sua venuta, sicuri di imparare qualcosa di nuovo. E’ infatti
molto creativo e sa bene utilizzare le diverse risorse dei diversi luoghi. Nei paesi dei pescatori
insegna a pescare e a cucinare il pesce, nel paese dei cacciatori a cacciare e a cucinare la carne,
nel paese di agricoltori a coltivare la terra e a cucinare le verdure.
Un giorno arriva in un Paese molto povero, dove decide di insegnare la ricetta del minestrone.
Va nella piazza del paese con la sua grande pentola dove mette l’ acqua, un po’ di sale e la sua
polvere d’ oro, ingrediente magico che rende squisiti i suoi piatti.
Dopo un po’ l’ assaggia e dice, come tra sé e sé, che mancherebbe una cipolla. Subito uno che ha
sentito corre a casa sua per prendere una cipolla. Arrivata la cipolla il cuoco la mette nella
pentola. Dopo un po’ assaggia nuovamente e dice, “umh mancherebbe una patata”. Chi ha
sentito si precipita a prendere una patata che lui mette nella petola. Dopo un po’ assaggia
nuovamente e dice, “umh mancherebbe una carota” e chi sente questo è ben felice di contribuire
con la sua carota. Poi mano a mano si accorge che manca un peperone, una zucchina, un po’ di
prezzemolo, uno spicchio d’aglio, e così via sino a quando è soddisfatto del sapore del
minestrone. E’ proprio squisito. Gli abitanti lo gustano e ognuno dice che non aveva mai
mangiato un minestrone così buono, tutto merito della polvere magica del cuoco.
Lui invece sa che il merito è un altro. Ma questo è il suo segreto.
10