Diritto del lavoro e formazione continua in Portogallo
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Diritto del lavoro e formazione continua in Portogallo
Diritto del lavoro e formazione continua in Portogallo Antonio Monteiro Fernandes Professore di diritto del lavoro presso l’Istituto Superiore di scienza del lavoro e dell’impresa di Lisbona e presso la Facoltà di Giurisprudenza Università Lusiada di Porto – Portogallo Il codice del lavoro portoghese, pubblicato in prima edizione nel 2003 e rivisto nel 2009, stabilisce compiti specifici per i datori di lavoro in materia di formazione dei lavoratori, con l'obiettivo di «migliorare l'occupabilità e la produttività e competitività dell’azienda» (art, 131º). Così è emerso un obbligo 'contrattuale' di formazione professionale, le cui modalità di adempimento sono regolate in dettaglio dalla legge. In particolare, la legge prevede che ogni lavoratore ha, ogni anno, il diritto ad un certo numero di ore di formazione e che l’azienda deve offrire formazione, ogni anno, ad una certa percentuale di lavoratori. La formazione può essere somministrata all'interno dell’azienda o da agenti formativi esterni. Prima di questo intervento legislativo, il quadro della formazione professionale in Portogallo era dominato dalla presenza di un sistema pubblico, legato in parte alla politica occupazionale, e un insieme eterogeneo di iniziative imprenditoriali molto dipendenti dal sostegno finanziario del Fondo sociale europeo. Purtroppo, il grande sforzo di formazione che si è sviluppato negli anni 80 non ha permesso il recupero integrale del ritardo che esisteva nel campo della qualificazione della mano d’opera. Tradizionalmente, solo la formazione iniziale e successiva per l’attività contrattata era considerata nell’ambito della prestazione di lavoro. Questo nuovo "obbligo di formazione" significa l'integrazione della formazione continua nella fisiologia normale dei rapporti di lavoro. Il tempo trascorso in queste attività formative è tempo di lavoro e come tale retribuito. Se il datore di lavoro non soddisfa il suo dovere nel corso di due anni, il lavoratore ottiene un "credito di tempo" per formazione, che lui può utilizzare a sua discrezione. L'intervento della legge in questa materia è sostenuto in parte dalla contrattazione collettiva. Una serie di contratti collettivi recenti regolano nel dettaglio certi aspetti dell'applicazione dell'obbligo di formazione. In casi di formazione particolarmente costosa, i contratti collettivi prevedono un obbligo del lavoratore di rimanere al servizio dell’azienda per un certo tempo. È forse troppo presto per fare il punto sulla efficacia di questo imperativo legale.