il satellite in prima pagina, agli altri le briciole

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il satellite in prima pagina, agli altri le briciole
OSSERVATORIO TV: SAT, DTT E WEB
A TENERE BANCO SONO IL DIVORZIO TRA SKY E RAISAT E IL PROGRAMMA AMBIZIOSO DEI CANALI IN HD DI
MURDOCH. LO SPEGNIMENTO DELLA TV ANALOGICA IN MOLTE REGIONI ITALIANE E LA DIFFUSIONE DEL PORNO
SUL WEB 2.0 PASSANO IN SECONDO PIANO.
DI
RICCARDO ROSSIELLO
IL SATELLITE IN PRIMA PAGINA,
AGLI ALTRI LE BRICIOLE
La separazione fra Raisat e SKY è stato l’evento più importante dell’estate televisiva 2009. Il network di Rupert Murdoch risponde con il lancio di
nuovi canali, mentre quelli Raisat traslocheranno sul digitale terrestre e sulla
piattaforma satellitare Tivù.
Una volta era difficile scrivere
di televisione nel mese d’agosto.
Molte repliche e tante porte chiuse nei corridoi del palazzo di viale Mazzini per la Rai, scenario con
poche varianti a Mediaset. Le
cose sono cominciate a cambiare con SKY che, dovendo gestire in maniera intelligente la
sua campagna abbonamenti,
proprio nei mesi estivi prepara
il rush che si consuma con l’avvio del campionato di calcio e
con i botti di fine d’anno. Anche
stavolta non è andata diversamente, con l’accordo (anzi, il disaccordo) SKY-Raisat e il rilancio dell’offerta in alta definizione a tenere banco.
Davanti a queste rivoluzioni la
televisione digitale terrestre
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sembra sonnecchiare, apparentemente ancora priva di quelle
energie tecnologiche e di quel
pensiero innovativo che nei
proclami dovrebbero cambiare
la vita degli spettatori italiani.
Da quello che abbiamo visto finora, di cambiamenti non ce ne
sono stati molti. La tv digitale
terrestre sembra un serpentone
un po’ disarticolato le cui parti
non si sono ancora messe d’accordo su dove andare. Interattività? Canali tematici? Alta
definizione? Tutto insieme o un
po’ per volta?
Sul web, invece, le cose sembrano chiare. Il porno, come al
solito, la fa da padrone, con i video amatoriali ormai sul punto
di mettere in ginocchio anche
l’industria ufficiale. Come dire:
chi la fa l’aspetti.
Gli argomenti, anche in questo
numero, non mancano. Per approfondirli, come al solito, basta procedere con ordine.
SKY E RAISAT
DIVORZIANO
Agosto è il mese ideale per far
passare le leggi meno popolari
o per alzare lo stipendio ai deputati. Molti italiani, già sotto
l’ombrellone con i piedi in acqua e il giornale sportivo tra le
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mani, neppure se ne accorgeranno.
Nello stesso modo si è consumato il divorzio consensuale tra
Raisat e SKY. Il sito internet di
Raisat è diventato grigio e non
più navigabile. La scritta recita “in manutenzione”, ma è
così già da qualche settimana.
Più o meno negli stessi giorni,
a sorpresa, SKY annuncia di essere in procinto di lanciare dieci nuovi canali che spazieranno
dalle serie di telefilm cult al cinema italiano passando per la
cucina e i giovanissimi. Il collegamento con Raisat Premium,
Extra, Cinema World, Gambero Rosso, Smash e YoYo è elementare: lo farebbe persino il
dottor Watson senza alcun suggerimento da parte di Sherlock
Holmes. Poi arrivano i comunicati stampa che spiegano tutto…
Da parte Rai viene annunciato
che entro ottobre dovrà essere
presentato un piano strategico
per Raisat che trasloca sul digitale terrestre e su Tivù (la piattaforma free diffusa via satellite, nata dall’accordo con Mediaset e Telecom Italia Media,
di cui avevamo dato anticipazione nel nostro reportage sulla quarta Conferenza nazionale
sulla tv digitale terrestre a
Roma, gennaio 2009). “Raggiungeremo il break even dei
conti in 24 mesi”, affermano in
Rai. È la parola fine al negoziato
con SKY.
Un solo piccolo giallo: la relazione che ricostruisce le tappe
della vicenda non viene votata
dal Consiglio Rai. Non era obbligatorio, si affretta a dire
qualcuno, mentre altri lasciando intendere che una ‘presa
d’atto’ dell’informativa da parte dei consiglieri avrebbe forse
cambiato lo stato delle cose.
Riaprendo i termini della trattativa o una crisi? Questo, ovviamente, non è dato saperlo.
Quel che è certo è che non c’è
stata una controfferta Rai in risposta all’offerta di SKY; che
SKY mantiene i canali in grado
di registrare maggiore audience (Raiuno, Raidue, Raitre…);
che la Rai perde gli oltre 50 mi-
lioni l’anno che sarebbero arrivati dall’acquisto del bouquet
Raisat.
L’Amministratore delegato di
SKY Italia, Tom Mockridge,
spiega in una nota ufficiale:
“SKY ha fatto tutti i passi necessari per raggiungere l’obiettivo di un accordo con Rai: abbiamo inviato alla Rai, il 22
aprile scorso, un’offerta vincolante per SKY del valore economico di 350 milioni di euro
come minimo garantito”. Nel
contratto però sarebbe stato incluso, senza alcun costo aggiuntivo, anche l’obbligo per la
Rai di trasmettere in esclusiva
le tre reti generaliste, oltre a tutta l’offerta free. Una pretesa giudicata da subito ‘inaccettabile’
nel palazzo di viale Mazzini. I
dirigenti Rai avevano infatti
ipotizzato un prezzo quattro
volte superiore: almeno 200
milioni l’anno.
“Chi troppo vuole, nulla stringe”, recita un vecchio detto popolare. L’irrigidimento ha portato a una perdita per Rai, di fatto, di oltre 400 milioni di euro
in sette anni. Speriamo ora che
a qualcuno non venga in men-
L’AVVICENDAMENTO
La morale della favola l’annuncia SKY: dieci nuovi canali prendono il posto delle emittenti tematiche di Raisat (Raisat
Extra, Raisat Premium, Raisat
Smash Girls, Raisat YoYo, Raisat Cinema, oltre a Gambero
Rosso nella versione Raisat).
Dalla notte del 30 luglio – comunica infatti il network di
Murdoch – gli abbonati SKY
potranno contare su dieci nuovi canali per tutta la famiglia,
dedicati a cinema, serie tv, programmi per bambini, musica e
lifestyle nei pacchetti Mondo e
Cinema. Tra questi: SKY Cinema Italia, riservato interamente alle pellicole di casa nostra; Fox Retro, con i telefilm
più celebri del passato; Nick Junior, realizzato dal gruppo di
Nickelodeon; Baby Tv, il canale
di casa Fox per i più piccoli.
Che dire? I palinsesti dei nuovi canali sono ancora troppo
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giovani per essere giudicati,
ma la prima impressione è che
nel cambio gli abbonati non ci
abbiano guadagnato. Fox Retro,
infatti, al momento sta programmando serie come Mork &
Mindy, I Jefferson, Starsky &
Hutch, Magnum P.I., Charlie’s
Angels... che erano già nei recenti palinsesti. Cinema Italia,
dopo aver ripresentato la versione restaurata de Il Gattopardo di Luchino Visconti, sta
pescando a piene mani dalla
produzione di Alberto Sordi e
Totò: tutti film che avevamo già
visto e rivisto su SKY Cinema
Classics. Che il distinguo fosse
giusto, siamo d’accordo; che il
nome del canale sia nuovo,
pure; ma che il palinsesto rappresenti una rivoluzione, abbiamo qualche perplessità. Magari la programmazione dei
prossimi mesi ci smentirà…
Avremmo preferito, semmai,
che fossero state maggiormente rispettate le aspettative verso
quelle reti, come Fantasy, ancora
alla ricerca di una propria identità. Oppure il varo di canali dedicati al cinema di genere di
oggi e di ieri, come avrebbero
potuto essere una rete dedicata
al giallo o alla fantascienza.
MGM Channel, come il vecchio
Studio Universal, da parte loro
sono marchi che rappresentano
delle library di straordinaria
grandezza e importanza, ma
che per la loro stessa storia
sfuggono alle categorie e, quantomeno, mostrano una visione
parziale dei grandi registi e dei
grandi attori di Hollywood. È
vero che la maggior parte della produzione Universal era co-
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E intanto SKY ha dieci nuovi canali e l’HD. Dalla notte del 30 luglio
gli abbonati SKY contano su dieci nuovi canali per tutta la famiglia, dedicati a cinema, serie tv, programmi per bambini, musica e lifestyle nei pacchetti Mondo e Cinema. A partire dal primo luglio e nel corso dei prossimi
mesi SKY lancerà 30 canali in HD. Sotto, il decoder HD di SKY.
te di rifarsi, come di consueto,
sugli abbonati ritoccando il canone; oppure, scelta ancora più
impopolare, di proporre a pagamento quello che i cittadini
italiani, essendo la Rai un’azienda di Stato, hanno già sostenuto e pagato.
Quel che è peggio è che lo
strappo tra Rai e SKY (ma degli abbonati/utenti non si preoccupa mai nessuno?) potrebbe allargarsi in un futuro prossimo
con il progressivo spegnimento di Raiuno, Raidue, Raitre che,
per ora, resteranno sul satellite
anche se con qualche ‘buco’ sul
palinsesto dovuto al mancato
criptaggio in NDS.
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stituita da horror, è vero che a
prevalere nella produzione
MGM sono il musical e film di
forte impatto e di vario genere
(da Rocky a 2001: Odissea nello spazio), ma è altrettanto vero
che i film di Warner Brothers,
Columbia, 20th Century Fox,
Paramount, se solo queste major
si fossero organizzate diversamente, potrebbero dare vita da
soli ad altrettanti canali. Questo
per dire, e concludiamo, che lo
spettatore sceglie il film da vedere in base al genere, al regista, all’attore… ma non ci risulta
che lo faccia mai in base alla
casa di produzione. Quindi,
sebbene la logica del commercio faciliti la nascita dei network
mono-major, da parte degli
spettatori sarebbe indubbiamente più gradito un taglia e
cuci delle singole library che
permetta la realizzazione di
veri canali di genere.
SKY A TUTTA ALTA
DEFINIZIONE
L’accelerazione di SKY sui canali in alta definizione è una
scelta da applaudire, da premiare, da enfatizzare… Dal
primo luglio hanno iniziato la
loro programmazione Fox HD
e FoxCrime HD, seguiti il 20 da
altri quattro canali: SKY Cinema 1 HD, SKY Cinema Hits
HD, SKY Cinema Max HD, Discovery Channel HD. Ad agosto è stata la volta dello sport,
con sette reti: SKY Sport 1
HD, SKY Sport 2 HD, SKY
Sport 3 HD, SKY Supercalcio
HD, Eurosport HD, SKY Calcio 1 HD, SKY Calcio 2 HD.
Entro la fine dell’anno i canali
in alta definizione saranno venti, mentre per la fine del 2010
l’offerta in alta definizione sarà
composta da trenta canali.
Una rivoluzione epocale che va
a merito a SKY per svariati motivi. Intanto, per il coraggio
dell’investimento e per la lungimiranza tecnologica: partita
con l’ambizione di rimettere
in pari quei conti che Tele+ Digitale e Stream neppure separatamente erano riuscite a far
quadrare, SKY non ci ha pen-
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sato molto a reinvestire parte di
quanto guadagnato in una tecnologia che cambia il modo di
vedere la televisione portandola al livello del cinema, ma
che ancora pochi spettatori hanno sposato. Attraverso la nuova
offerta di SKY il traghettamento sarà molto più facile e naturale. Niente costi aggiuntivi,
un’offerta già collaudata, decoder e firmware già testati da
tempo. Per l’utente sarà facile
come bere un bicchiere d’acqua
e, garantiamo, dopo non vorrà
più tornare indietro per nessuna ragione.
Secondariamente SKY merita
un applauso per il tempismo
strategico della scelta. Nel momento in cui il digitale terrestre
proclama di aver quasi raggiunto la televisione satellitare
a pagamento – dopo averne
copiato bellamente il modello
tematico, l’offerta a bouquet, il
modello pay tv e pay per view,
l’opzione ‘+1’, la visione in
16:9, l’audio multicanale… –
ecco che SKY ristabilisce le distanze.
L’alta definizione sul digitale
terrestre arriverà, certo, ma la
strada è ancora tutta da percorrere. I decoder in HD per il Dtt,
per dirne una, sono ancora una
rarità. I canali, invece, sono
ancora nella fase sperimentale.
SKY di contro ha accumulato
un vantaggio tutto da gestire che
rende il suo bacino di utenza ancora più nitido e chiaro. Ai
possessori dei vecchi e piccoli
televisori a tubo catodico, o
degli schermi piatti di piccole
dimensioni, può andare bene anche il modesto spettacolo del
Dtt; ma per quelli che hanno
comprato schermi lcd o plasma
dai 30 pollici in su, che vantano un impianto audio Home
Theater, che amano il cinema e
il grande sport in quanto eventi spettacolari meritevoli del
Il digitale terrestre, tra luci e ombre, continua la sua marcia. Entro la
fine del 2009 altre cinque regioni italiane, dopo la Sardegna, completeranno la transizione dall'analogico alla nuova piattaforma. Nella pagina seguente, un digital video recorder HD di Tivo.
100% della loro attenzione (ovvero, che non guardano la tv
mentre cucinano o la lasciano
accesa per semplice compagnia), la programmazione in
alta definizione di SKY è un offerta irrinunciabile.
Siamo infine pronti a fare una
scommessa: quando il gap si andrà inevitabilmente a ridurre
(ma non per tutti; dove prenderanno i soldi per passare all’HD
su Dtt le televisioni locali?),
SKY tirerà fuori dal suo cappello una nuova sorpresa. Quale? La televisione satellitare in
tre dimensioni, per esempio,
che da quanto abbiamo visto dal
vivo e scritto su queste stesse
pagine nei mesi scorsi è già una
realtà.
DIGITALE TERRESTRE:
CONTINUA IL
COUNTDOWN
Se SKY è indubbiamente l’attuale primadonna, la televisione digitale terrestre si propone
come ambizione quella di rubarle la scena. Certo non si
può parlare di alleanza o di
collaborazione. Ma la domanda
è un’altra: con quale esito?
Partiamo dai fatti. Dalla scorsa
primavera, per diversi milioni di
italiani la vecchia televisione
analogica si è spenta definiti-
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vamente (in Sardegna oltre un
milione e mezzo di persone
erano già passate dall’analogico al digitale dal 15 ottobre
2008; entro l’anno lo faranno
Valle d’Aosta, Lazio, Piemonte, Trentino-Alto Adige e Campania). Che ripercussioni ha
avuto il fenomeno per questi telespettatori? Sicuramente hanno dovuto sborsare dei soldi extra rispetto a quelli previsti dall’abbonamento Rai. Per poter ricevere i nuovi segnali televisivi, nel migliore dei casi hanno
dovuto acquistare un decoder
zapper; hanno dovuto spendere
qualcosa di più se invece hanno deciso di accedere alle offerte
a pagamento: perlomeno il prezzo di un decoder interattivo
(compatibile con lo standard
MHP: Multimedia Home
Platform) e il costo dell’abbonamento supplementare; altri
hanno scelto di pagare, o hanno dovuto farlo, una cifra ancora
più alta per cambiare il televisore scegliendo (speriamo) un
modello già dotato di decoder
per il Dtt.
Anche chi voleva semplicemente continuare a vedere ciò
che aveva visto sino a oggi – il
Tg1, Simona Ventura su Raidue,
Striscia la notizia su Canale 5 o
i telefilm di Italia 1 – ha dovu-
Sulla web tv il porno vola
Ma l’affare più grande lo fanno
sicuramente coloro che propongono la tv a pagamento
(che il Dtt sia nato per loro? Il
dubbio, scusate, è lecito). Ora
infatti questi operatori hanno finalmente un pretesto convincente per svuotare gradualmente di contenuti la televisione free e travasarli in quella a
pagamento. Così, se vuoi rivedere Distretto di Polizia o Elisa di Rivombrosa, la diretta
della partita di Champions League o il film – recente o meno
– devi ripagare.
Alternativa al digitale terrestre e alla televisione satellitare, free o a
pagamento, è l’IPTV, ovvero la tv via internet. A offrirla sono alcuni dei principali operatori telefonici: con Alice Home Tv il decoder
arriva gratis, ma bisogna sottoscrivere l’abbonamento con Telecom
per il collegamento Adsl; offerte simili le propongono anche Fastweb e Wind. Con un decoder si ricevono i canali del digitale terrestre, la tv via internet (con molti canali gratuiti), i film on demand
e anche i canali di SKY, senza dover montare nessuna parabola.
Ma ci sono i costi di attivazione, che variano a seconda dell’abbonamento telefonico. Quanti poi preferiscono davvero l’IPTV al
satellite e al Dtt? Nei convegni di settore viene citata come un fenomeno in crescita, ma a microfoni spenti si sente dire che le cifre
sono ancora limitate.
Quello che funziona sul web 2.0 è ancora una volta la pornografia: i video ‘fatti in casa’ e diffusi col free videosharing raccolgono
un numero crescente di utenti a discapito persino del porno a pagamento. Il dato più recente risale a maggio, quando sul web
la categoria ‘adult’ era a quota
30%.
Fanno tendenza i siti web che propongono gratuitamente i video
porno amatoriali, perché tanto a fare incasso bastano gli inserzionisti pubblicitari. La tariffa per l’acquisto di un banner su un sito porno di rilevanza mondiale può costare anche qualche centinaio di
migliaia di euro al mese!
In Italia, secondo Nielsen Online, gli utenti sono 6 milioni e 250mila, con un’ora e 27 minuti di visione media. Per il 71% sono maschi, per il 29% donne: la fascia di età più interessata al porno sul
web è quella tra i 35-49 anni (rappresentano il 35,5% dell’utenza
totale), seguita da quella dai 25 ai 34 anni. Si tratta di utenti con
una cultura medio-alta (il 78%), o con almeno il diploma di scuola
superiore (il 50%); in maggioranza studenti e impiegati. Esiste persino una versione porno di YouTube, YouPorn, che in Italia da sola
copre il 10% del mercato e vanta una crescita di ben il 3% rispetto a un anno fa.
DTT, VIETATO
REGISTRARE
Ma gli appassionati della videoregistrazione, almeno loro,
sono in parte al riparo da questa nuova tassa (noi la chiamiamo così)? Ci spieghiamo
meglio.
Se si vuole rivedere un film o un
telefilm per il semplice piacere
di farlo, si può provare a cercarlo a noleggio o in edicola a
prezzo budget. Ma se si è persa una puntata di una serie o una
prima tv solo perché, proprio
quella sera, si aveva un altro impegno? Una volta bastava programmare il videoregistratore e
si usciva di casa tranquilli. Oggi
non è più così.
Ecco svelato l’arcano: per registrare un programma, il videoregistratore (come anche un
moderno hard disk recorder)
deve essere collocato tra il televisore, che è l’ultimo anello
della catena, e il sintonizzatore.
In altre parole il sintonizzatore
(quello integrato nel videoregistratore o quello del decoder satellitare) capta il segnale; il videoregistratore lo registra; quindi, lo passa al televisore, sul qua-
le lo possiamo vedere (oppure
vedere un altro programma, visto che il televisore un sintonizzatore ce l’ha di suo).
Ma se mi compro un televisore di ultima generazione con decoder DTT incorporato, magari pure quello pronto per l’alta
definizione in digitale terrestre, dove lo collego il videoregistratore o l’hard disk recorder?
Da nessuna parte, perché un televisore ha le entrate per la
console, per il lettore dvd, per la
telecamera, per il pc… ma nes-
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suna uscita. Il segnale lì nasce
e lì muore. Una soluzione furba per uccidere la videoregistrazione casalinga senza quasi che l’utente se ne accorga.
L’unica soluzione disponibile è
quella di comprare un decoder
Dtt esterno anche se il proprio
televisore il decoder già ce l’ha.
In questo modo basta collegare
il registratore video tra decoder
e televisore e il gioco è fatto.
Salvo restando che, essendo il
segnale digitale, si può sempre
trovare il modo, nell’immediato futuro o in quello più lontano, di inibire la registrazione audio-video oppure permetterla
dietro ulteriore autorizzazione
ed esborso. Ma tutto questo, chi
si occupa di promuovere la televisione digitale terrestre si
dimentica di dirlo.
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OSSERVATORIO TV: SAT, DTT E WEB
to affrontare una spesa relativamente bassa, oppure, in altri
casi, molto alta.
Cosa ha avuto in cambio? I programmi delle reti televisive nazionali e locali gratuite che già
vedeva prima, e alcuni interessanti canali tematici free. Gli
eventi sportivi, i film a richiesta, i nuovi canali interattivi
sono condizionati invece dalla
sottoscrizione di un nuovo abbonamento, supplementare e
non sostitutivo di quello di cui
Rai è concessionaria (la tassa
governativa sulla televisione).
Qual è stato invece il ritorno per
le televisioni passate al digitale terrestre? Quali modelli di business hanno preso vita dietro la
facciata della nuova televisione
più bella e più varia? Per Retequattro e Raidue è stato un
modo di aggirare la legge che le
voleva fuori dall’analogico ed
esiliate sul satellite per una
questione di pesi e di misure. Il
digitale terrestre invece, che
questi pesi e misure li rimette in
discussione grazie alla moltiplicazione dei canali, consente
al business di andare avanti
come se niente fosse.
Per le televisioni generaliste
free ha significato ingenti investimenti (di cui prima o poi ci
verrà presentato il conto) e la ridiscussione degli equilibri dell’audience. Maggiore offerta
significa infatti maggiore frammentazione delle audience, quote pubblicitarie da ridiscutere, riposizionamento dei canali. Una
fase fondamentale. La televisione italiana da qui potrebbe
svoltare ancora di più verso un
modello nazionale popolare,
oppure scegliere la via del canale tematico, il pubblico di nicchia e il target ben definito.