IL RITORNO AL PRIMO E AL SECONDO ANNUNCIO DELLA FEDE

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IL RITORNO AL PRIMO E AL SECONDO ANNUNCIO DELLA FEDE
IL RITORNO AL PRIMO E AL SECONDO ANNUNCIO DELLA FEDE
L’evangelizzazione qualifica la natura e la missione della Chiesa: essa nasce per evangelizzare, non
può non annunciare e testimoniare il Vangelo. L’evangelizzazione è una realtà ricca e dinamica, è
un processo che comprende vari momenti, tra cui la catechesi, la quale è preceduta e distinta dal
primo annuncio del Vangelo 30. Oggi, in un contesto sociale secolarizzato e post-cristiano,
specialmente per l’Occidente, occorre ritornare al primo annuncio. Lo ribadivano i nostri Vescovi
già nel 2004 e scrivevano: “Di primo annuncio vanno innervate tutte le azioni pastorali” 31. Ai nostri
giorni si torna a parlare non solo di primo, ma anche di secondo annuncio: di un “secondo-primo
annuncio” della fede 32. L’annuncio centrale e principale della fede, il kerygma, scrive papa
Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, è questo: “Gesù Cristo ti ama, ha dato
la sua vita per salvarti, e adesso è vivo al tuo fianco ogni giorno, per illuminarti, per rafforzarti, per
liberarti” (EG n° 164). Accanto al primo annuncio della fede a coloro che non conoscono il Signore
Gesù, c’è bisogno di un “secondo annuncio”. “Secondo” non tanto perché viene dopo, ma perché
è un rinnovare l’annuncio di Cristo già ricevuto, ma non coltivato, abbandonato o proposto male: è
un “secondo-primo annuncio della fede”. Il “secondo annuncio” è riconoscere che la vita è luogo di
benedizione di Dio, dove sperimentare la sua grazia e potergli rispondere con libertà. Il “secondo
annuncio” avviene nei passaggi di vita (la festa, la tradizione, il lavoro, gli affetti, la sofferenza) in
cui si sperimentano la sorpresa di un dono gratuito che ci raggiunge o le domande profonde, che ci
interrogano di fronte al fallimento e al dolore. Il “secondo annuncio” parte proprio da qui, dalla
nostra vita: essa è luogo in cui riconoscere il “Sì” di Dio, come ci indicava il Convegno ecclesiale di
Verona (2006). È necessario individuare, con discernimento, le “porte di entrata e di ritorno”, cioè
le soglie per l’annuncio evangelico.
Nella rilevazione diocesana è emerso che non mancano esperienze e iniziative di primo annuncio,
attestate in quasi il 25% delle UR e più diffuse nelle parrocchie medio-grandi. Inoltre, una forma di
“secondo-primo annuncio” può essere oggi la catechesi occasionale – che incrocia le circostanze, i
fatti, i momenti più diversi e quotidiani dell’esistenza – segnalata in più della metà delle UR e
maggiormente applicata, radicata nelle comunità dove si lavora per unificare l’attività catechistica.
Questa del “secondo-primo annuncio” è una via da percorrere maggiormente e con coraggio, è
una sfida per far risuonare il messaggio evangelico nella vita delle persone e delle nostre
comunità.
da: A. BOLLIN (a cura di), Far risuonare il Vangelo. Catechesi, catechisti, catechismi: dati da
un’indagine socio-religiosa nel vicentino, Padova, Messaggero di Sant’Antonio – Editrice,
2014,118-120.
30
Cf. DGC nn. 61-64; PAOLO VI, L’evangelizzazione nel mondo contemporaneo. Esortazione apostolica, Paoline,
Roma 19764, nn. 14.17-24.
31
CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. Nota pastorale, Milano, Paoline 2004, 23 (anche
in: www.chiesacattolica.it/documenti/2004/06); COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,
L’ANNUNCIO E LA CATECHESI - CEI, Questa è la nostra fede. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, Leumann
(TO), Elledici 2005; ID., Lettera ai cercatori di Dio, Elledici, Leumann (TO) 2009.
32
Si rinvia al “Progetto secondo annuncio”, coordinato da fr. Enzo Biemmi: E. BIEMMI, Il Secondo annuncio. La grazia
di ricominciare, EDB, Bologna 2011; ID. (a cura), Il Secondo annuncio: la mappa, EDB, Bologna 2013.