altre mete respiri 2013|14 - Orchestra Filarmonica di Torino

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altre mete respiri 2013|14 - Orchestra Filarmonica di Torino
STAGIONE
2013|14 ALTRE METE
RESPIRI
Torino, Conservatorio “G. Verdi”
domenica 11 maggio 2014 ore 17.00
martedì 13 maggio 2014 ore 21.00
Gli Archi dell’Orchestra
Filarmonica di Torino
Sergio Lamberto
maestro concertatore
Ivano Battiston
fisarmonica
RESPIRI
Una partitura fresca d’inchiostro,
una fisarmonica virtuosa,
tre pagine di Piazzolla
e due rarità attraversate dal vento
per un concerto da ascoltare
a pieni polmoni.
Gustav Holst
(1874-1934)
The Brook Green Suite per archi H. 190
Prelude
Air
Dance
Fabrizio Festa
(1960)
Concerto per fisarmonica e orchestra d’archi
(dedicato a Ivano Battiston)
commissione Oft – prima esecuzione assoluta
Per tutta la vita Gustav Holst ha dovuto far fronte a una salute fragile
che ha condizionato gran parte delle sue attività, dalla rinuncia allo
studio del pianoforte per un problema neurologico che gli procurava
crampi alle mani fino alla scelta di dedicarsi al trombone per
compensare i suoi disturbi asmatici con esercizi che irrobustivano le
capacità respiratorie. Che The Brook Green Suite sia stata scritta in
ospedale, un anno prima di morire, rivela dunque una circostanza che
rappresentò per Holst una dolorosa abitudine, ripetutasi nel corso
degli anni per problemi di varia natura che sfibrarono il suo fisico
fino al momento dell’ultima operazione chirurgica, nel maggio del
1934.
Un anno prima Holst si sottoponeva, a Londra, a controlli per i postumi
di un’operazione di ulcera duodenale da lui effettuata negli Stati Uniti,
dove si trovava per una serie di conferenze. Pensò allora di scrivere un
pezzo orchestrale per i suoi allievi della St. Paul’s School e di fornire
loro un brano tecnicamente accessibile, ma musicalmente adulto: non
la tipica trascrizione di composizioni elementari per pianoforte su cui
i ragazzi erano chiamati ad esercitarsi in orchestra, ma un lavoro che
parlasse il linguaggio della contemporaneità modernista e che avesse
perciò il sapore dell’attualità. Il titolo si deve probabilmente al fatto
che la St. Paul’s School era vicina a un ruscello. Brook Green, d’altra
parte, si chiamava il luogo nel quale Holst si era sposato, nel 1901,
con la cantante Isobel Harrison.
Semplicità e inventiva attraversano tutta la composizione. Il primo
movimento, Prelude, è basato sulla scala discendente di do maggiore.
Il secondo, Air, è un’idea originale di Holst che riproduce l’apparenza di
una tipica canzone popolare inglese: all’inizio sembra di riconoscerla,
ma poi si è sviati dall’elaborazione del tema e ci si trova come tenuti
in sospeso, in equilibrio fra il noto e lo sconosciuto. L’ultima parte,
Dance, è invece basata su un tema di derivazione popolare, la cui
origine però non è inglese, bensì siciliana, terra nella quale Holst
aveva avuto modo di ascoltarlo anni prima. Un quarto movimento,
una Gavotta, venne cancellato dall’autore dopo la prima esecuzione
realizzata dalla Junior Orchestra di St. Paul nel marzo del 1934:
l’ultimo concerto al quale Holst ebbe modo di partecipare.
Testo di Stefano Catucci
Presto al mattino
Preghiera Prima
Corrono le nuvole
Preghiera Seconda
Ancora mattina
In questo mio Concerto per fisarmonica e orchestra d’archi convergono
due sodalizi artistici: da un lato quello con Ivano Battiston, dall’altro
quello con l’Orchestra Filarmonica di Torino, che già in passato mi
ha commissionato altre opere. Una felice convergenza, dunque, che
trova in questo nuovo lavoro un esito particolare. La collaborazione
con Ivano Battiston, infatti, oltre ad essersi concretizzata su terreni
diversi, ha avuto come frutto recente la commissione di un brano per
il Quartetto Italiano di Fisarmoniche dal titolo Pioggia, Vento, Luce.
Si è trattato di un’occasione per me importante per approfondire
ulteriormente lo studio della composizione per fisarmonica, strumento
al quale in questi ultimi anni ho dedicato una specifica attenzione,
sollecitata peraltro da molti esecutori diversi.
A quel Quartetto s’ispira anche questo nuovo Concerto. Diviso in
cinque movimenti, la scrittura della parte solistica è spesso giocata
più sulle qualità espressive della fisarmonica che non sul virtuosismo,
sebbene a quest’ultimo, poiché si tratta in ogni caso di un concerto
per solista e orchestra, abbia lasciato un suo spazio. La dialettica tra
solista e archi è molto accentuata, l’uno e gli altri contribuendo a
tessere sia la trama sia l’ordito della composizione.
I cinque movimenti sono legati tra loro da un motivo ispiratore
extramusicale: quelli dispari hanno carattere naturalistico (ad esempio,
il terzo s’intitola: Corrono le nuvole), mentre i due pari sono indicati
come Preghiera Prima e Preghiera Seconda. Dunque, anche nella
titolazione c’è un riferimento al già citato Quartetto per fisarmoniche,
questo Concerto costituendo intenzionalmente un ulteriore sviluppo di
quanto già realizzato in quel precedente lavoro.
Testo di Fabrizio Festa
George Antheil
(1900-1959)
Serenade n. 1 per archi W. 189
Allegro
Andante molto
Vivo
Astor Piazzolla
(1921-1992)
Violentango
Tristango
Libertango
(Trascrizione per fisarmonica e archi di Ivano Battiston)
Sarebbe difficile riconoscere dalla romantica Serenata n. 1 del 1948
lo stesso autore, George Antheil, che dal nativo New Jersey era
arrivato a Parigi all’inizio degli Anni Venti e si era imposto come
autore iconoclasta e d’avanguardia. Il compositore del celebre Balletmécanique del 1923, la cui affinità con la poetica del Surrealismo lo
avrebbe portato a scrivere nel 1930 un brano orchestrale dedicato
al libro illustrato di Max Ernst La Femme 100 Têtes, aveva in effetti
attraversato altri passaggi esistenziali e artistici dopo il ritorno
negli Stati Uniti, allontanandosi molto dal clima più audacemente
sperimentale dei suoi esordi.
Antheil aveva cominciato a scrivere colonne sonore per il cinema,
aveva pubblicato un romanzo giallo, scritto articoli di politica
sfruttando la sua conoscenza dell’Europa per formulare ipotesi sullo
sviluppo della guerra, lavorato insieme all’attrice Hedy Lamarr a un
sistema di puntamento radio dei siluri lanciato dai sottomarini che la
U.S. Navy finì per adottare negli Anni Sessanta, usandolo anche per i
missili nucleari di media gittata.
Eppure sotto la superficie di una composizione semplice e
disimpegnata, la Serenata n. 1, oggi uno dei brani più noti ed eseguiti
di Antheil, ci riporta ancora al clima europeo degli Anni Venti, cioè
a un livello di ricerca sulla costruzione del fraseggio e del colore
orchestrale che ha poco del Neoromanticismo americano e molto,
invece, della cultura modernista. Il nome che più facilmente si associa
a questa composizione è quello di Prokof’ev. Ma più in generale a
dominare la scena nella Serenata n. 1 è il senso di una semplicità
molto meditata, quasi un ritorno alle prime impressioni parigine e a
quel senso di intesa immediata che Antheil ebbe con il Gruppo dei
Sei, subito prima di diventare per tutti un enfant terrible venuto da
oltreoceano, cioè il prodotto tipico di un’epoca che di continuo cercava
la sorpresa e lo choc.
Antheil, nel dopoguerra, fu invece un autore che non cercava più di
stupire, ma voleva mettere solide radici nel suo pubblico. Per farlo
aveva attinto al linguaggio nel quale si era formato, al suo arrivo in
Europa, e che lo aveva aiutato a orientarsi anche nel nuovo mondo
della musica per il cinema.
Il trittico nasce dall’idea di combinare tre composizioni presenti in
una conosciutissima raccolta dei primi Anni Settanta, appartenente
al “periodo italiano” di Astor Piazzolla, i cui titoli sono tutte
parole composte, caratterizzate dal suffissoide “tango” (Violentango,
Meditango, Tristango, Libertango, ecc).
La musica di Piazzolla ha trovato diversi “abiti” strumentali e
collocazioni esecutive a cavallo dei generi: possiamo infatti ascoltare
i suoi brani in arrangiamenti di musicisti “classici” (Gidon Kremer,
ad esempio) ma anche in elaborazioni jazzistiche (Richard Galliano)
o legate all’ambito della musica leggera (Grace Jones). Per le
mie trascrizioni ho scelto di rispettare lo stile del compositore,
documentato fortunatamente da numerose registrazioni e da diversi
scritti.
La fisarmonica, pur non essendo lo strumento solitamente impiegato
da Piazzolla, è forse il più vicino dal punto di vista timbrico e per
produzione del suono al bandoneon (“il bandoneon è il limone, la
fisarmonica l’arancia”, diceva Piazzolla) e permette quindi di restituire
a questa musica la tipicità della prassi esecutiva dei brani nella
versione originale.
La mie trascrizioni cercano di esaltare soprattutto l’energia ritmica e lo
struggimento melodico di questi brani; la contrapposizione tra solista
e orchestra è dialettica, mai risolta a favore solo dello strumento
solista. Ci troviamo dunque di fronte ad un gioco di rimandi che fanno
emergere ora l’orchestra ora la fisarmonica o il violino solista in una
continua interazione e collaborazione tra le parti.
Testo di Stefano Catucci
Testo di Ivano Battiston
Ivano Battiston ha studiato fisarmonica con Salvatore di Gesualdo,
diplomandosi con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore al
Conservatorio di Castelfranco Veneto. Nel 1978 ha vinto il primo
premio al XXVIII Trophée Mondial de l’Accordeon e successivamente
ha conseguito anche i diplomi di musica corale e di fagotto,
approfondendo inoltre lo studio della composizione con Bruno Coltro.
Si è esibito per prestigiose istituzioni musicali italiane (Amici della
Musica di Firenze, Padova e Vicenza, Nuove Sincronie e Serate
Musicali di Milano, Nuovi Spazi Musicali di Roma, Società del
Quartetto di Vercelli, G.O.G. di Genova, Unione Musicale di Torino,
Biennale Musica di Venezia, Accademia Chigiana di Siena, Bologna
Festival…) e straniere in tutta Europa, nel Regno Unito, negli Stati
Uniti, in Russia e in Sudamerica.
Come solista di fisarmonica ha suonato con alcune tra le più
importanti orchestre: I Solisti di Mosca di Yuri Bashmet, l’Orchestra
della Radiotelevisione Slovena di Ljubljana, la Quad City Symphony
Orchestra (Stati Uniti), l’Orchestra della Rai di Torino, l’Orchestra
d’Archi Italiana, le Orchestre Milano Classica e I Pomeriggi Musicali
di Milano, la Sinfonica di Sanremo. Ha collaborato con le orchestre
dell’Opera de Lyon e dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di
Roma, con l’Orchestra da camera di Padova e del Veneto, l’Orchestra
Giovanile Italiana e l’Ensemble Musica / Realtà di Reggio Emilia.
Sono suoi partner abituali musicisti del calibro di David Bellugi, Mario
Brunello, Pamela Hebert, Vinko Globokar, Umberto Clerici, Vittorio
Ceccanti, Alexander Lonquich, Daniela De Santis, Marina Popadic’,
Ivano Paterno, Luca Provenzani, Faye Nepon, Eugenia Amisano, Avi
Avital, Enzo Caroli.
La sua discografia comprende incisioni per le editrici Belumat,
Warner Fonit, P.A., Velut Luna ed Ema Records in collaborazione con i
musicisti Mario Brunello e l’Orchestra d’Archi Italiana, David Bellugi,
Faye Nepon, Avi Avital e Stefano Malferrari.
In veste di compositore è stato premiato al Concorso Internazionale
di Composizione Umoristica di Roma 1993 (secondo premio assoluto),
al Concorso Internazionale PanAccordion 2000 di Oulu (Finlandia)
con il diploma di merito, al Concorso Nazionale di Composizione di
Pontremoli 2001 (secondo premio assoluto) e alla Rassegna “Bio
Boccosi” 2012 (primo premio assoluto).
Pubblica per Berbén di Ancona. È titolare della cattedra di
fisarmonica al Conservatorio di Firenze e ha tenuto masterclass in
Italia, Germania, Finlandia, Croazia, Albania, Serbia, Regno Unito,
Russia e Stati Uniti.
Frutto del lavoro appassionato e costante di Sergio Lamberto, primo
violino dell’Oft e animatore indiscusso della formazione, Gli Archi
dell’Orchestra Filarmonica di Torino hanno ormai raggiunto
una meritata autonomia, pur senza venir meno al loro ruolo di cuore
pulsante dell’intera orchestra. I solisti con i quali hanno collaborato, il
pubblico e la critica riconoscono nelle loro esecuzioni la fondamentale
attenzione al dettaglio, ma anche l’allegria e la partecipazione
emotiva che caratterizza ogni concerto, segno tangibile del piacere
che ogni membro del gruppo prova nel fare musica.
Nelle scorse stagioni, gli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino
hanno suonato, oltre che a Torino, in numerosi centri piemontesi e
italiani, tra i quali Napoli, Venezia, Trieste, L’Aquila, Ferrara, Bari,
Bergamo, Campobasso, La Spezia, Pescara, Pinerolo, Salò, Viterbo,
Monforte d’Alba, Venaria Reale, Sulmona, Savona, Messina e in
Svizzera, insieme a solisti come Anna Kravtchenko, Giampaolo Pretto,
Chloë Hanslip, Leticia Moreno, Liza Ferschtman, Mihaela Martin, David
Geringas, Isabelle van Keulen, Robert Cohen, Filipp Kopachevsky,
Filippo Gamba, Emanuele Arciuli, Enrico Bronzi, Simonide Braconi,
Giuseppe Albanese.
Sergio Lamberto è stato primo violino solista dell’Orchestra Haydn
di Trento e Bolzano, dell’Orchestra da Camera di Torino, dell’Orchestra
Sinfonica Abruzzese e dal 1991 ricopre lo stesso ruolo nell’Orchestra
Filarmonica di Torino. È il violinista del Trio di Torino (con Giacomo
Fuga e Umberto Clerici), formazione con la quale ha vinto il primo
premio di musica da camera al Concorso Internazionale “Viotti” di
Vercelli nel 1990, il secondo premio all’International Chamber Music
Competition di Osaka e al Concorso Internazionale di Trapani.
Con il Trio di Torino ha suonato nell’ambito dei più importanti
festival e per le più prestigiose associazioni musicali in Italia,
Austria, Germania, Svizzera e Giappone, effettuando inoltre incisioni
discografiche per l’etichetta RS.
È primo violino concertatore de Gli Archi dell’Orchestra Filarmonica
di Torino, con i quali ha tenuto concerti nelle più prestigiose sedi
concertistiche italiane, collaborando con solisti di fama internazionale.
Dal 1982 è docente di violino presso il Conservatorio di Torino.
Recentemente ha ricoperto il ruolo di preparatore dei primi violini
presso l’Orchestra Giovanile Italiana a Fiesole e dal settembre 2013,
su invito di Enrico Dindo, collabora con I Solisti di Pavia nel ruolo di
primo violino.
Devolvi il 5xMille dell’Irpef
all’Orchestra Filarmonica di Torino:
ora puoi!
La Legge finanziaria 296/06 ha previsto la possibilità per il
contribuente di devolvere il 5xMille dell’IRPEF anche a beneficio
dei teatri e delle istituzioni culturali come l’Associazione
Orchestra Filarmonica di Torino.
L’Oft è infatti adesso un’Associazione riconosciuta senza
scopo di lucro iscritta in data 19.03.14 al n. 1152 del Registro
Regionale centralizzato provvisorio delle Persone Giuridiche, di
cui alla DGR n. 39-2648 del 02.04.2001.
È semplice!
Basta riportare la propria firma nell’apposito riquadro
dei modelli di dichiarazione dei redditi indicando
CODICE FISCALE 97591360017
La destinazione del 5xMille non è alternativa a quella
dell’8xMille e non ha alcun costo per il contribuente.
Resta in contatto con noi!
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PROSSIMO CONCERTO
martedì 10 giugno 2014 - ore 21.00
Torino, Conservatorio “G. Verdi”
PAESAGGI
Orchestra Filarmonica di Torino
Christian Benda direttore
Musiche di Knussen, Mozart, Mendelssohn
mood-design.it | Stampa: Tipografia F.lli Scaravaglio
Con il sostegno di
Fornitori ufficiali
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L’INIZIATIVA
SI SVOLGE IN UNA SEDE
PRIVA DI BARRIERE
ARCHITETTONICHE