La crisi della razionalità. Le inquietudini del Novecento.

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La crisi della razionalità. Le inquietudini del Novecento.
I GENERI DELLA NARRAZIONE
PERCORSO
B
Invito
INVITO
al
AL GENERE
genere
Torna indietro
Donna che piange.
Pablo Picasso, 1937.
Tate Gallery, Londra.
La crisi della razionalità
Le inquietudini
del Novecento
A
ll’inizio del Novecento la civiltà delle macchine, l’invadenza delle metropoli,
le scoperte nell’ambito delle discipline scientifiche e delle scienze umane
provocano grandi cambiamenti sociali.
Le nuove prospettive della filosofia e della psicoanalisi di Freud ( Scienza e psicoanalisi: le nuove scoperte, p. 498) influiscono sulla sensibilità collettiva, in particolare sulle idee degli scrittori. La letteratura, infatti, comincia a riflettere un
mondo in cui le antiche certezze crollano, i punti di vista si moltiplicano, l’identità viene a mancare e l’individuo è soggetto a una scissione traumatica.
Le influenze sulla letteratura
I
l mutato clima culturale trasforma profondamente la struttura della narrazione, che risulta ora estremamente variegata per la scelta dei temi. Nelle modalità espressive si rilevano alcune costanti:
• l’intreccio diventa molto esile e l’attenzione dello scrittore è rivolta soprattutto
all’analisi degli stati d’animo dei protagonisti, al succedersi delle loro emozioni
e dei loro percorsi mentali;
• l’azione ha poca importanza ed è considerata «come una via che apre l’accesso
alla personalità di colui che agisce» (Tzvetan Todorov);
• l’ambiente sociale è delineato con tratti essenziali, non è importante in sé ma
per le reazioni psicologiche che suscita nei personaggi;
• anche la dimensione temporale sembra dilatarsi o restringersi, a seconda dello
stato di coscienza e delle percezioni di chi la vive.
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NARRAZIONE PSICOLOGICA E DI ANALISI
INVITO AL GENERE
UNITÀ B5
Di conseguenza, il racconto e il romanzo, che nell’Ottocento erano lo specchio
interpretativo della realtà esterna, analizzabile e conoscibile attraverso un approccio oggettivo, ora si concentrano sull’analisi degli stati d’animo, sul flusso instabile prodotto dai pensieri e dai sentimenti dei personaggi; il tempo non è più un
tempo esteriore, misurabile razionalmente in anni, giorni, ore, ma nello sviluppo
narrativo è il frutto delle libere associazioni dei protagonisti stessi, per cui passato
e presente si intrecciano e interagiscono nell’esperienza dei personaggi.
SCOPERTE
SCIENTIFICHE
FILOSOFIA
E PSICOANALISI
influenzano
LETTERATURA
PSICOLOGICA
riflette su
modifica la
crollo
delle
certezze
moltiplicazione
dei punti
di vista
perdita
di identità
e scissione
dell’individuo
STRUTTURA
NARRATIVA
ora caratterizzata da
intreccio
esile
analisi
psicologica
dei personaggi
dimensione interiore
dello spazio
e del tempo
La sposa del vento.
Oskar Kokoschka,
1914. Kunstmuseum, Basilea.
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PERCORSO
B
I GENERI DELLA NARRAZIONE
Scienza e psicoanalisi
approfondimento
le nuove scoperte
Il Novecento è il secolo in cui si registra, nel campo del sapere scientifico, la crisi della
razionalità e, nell’ambito della psicologia e delle scienze umane, l’effetto dirompente
della teoria dell’inconscio formulata dal medico austriaco Sigmund Freud (1856-1939),
fondatore della psicoanalisi.
Freud in vacanza
con la figlia
Anna, 1913.
L’inconscio di Freud. La psicoanalisi, cioè il metodo di cura dei disturbi mentali basato
sulle teorie di Freud, si fonda sul principio che il comportamento dell’individuo non è
semplicemente il prodotto di scelte razionali e consapevoli, ma è condizionato da una
sfera oscura della psiche: l’inconscio. Il termine inconscio indica una zona profonda della
mente, in cui agiscono fattori psichici (pulsioni, paure, traumi) che la coscienza non ha
accettato e ha censurato. Da ciò consegue che le azioni di ogni individuo non sono mai
prevedibili con certezza scientifica da un osservatore esterno e che
l’uomo, privo della sicurezza di conoscere ciò che avviene dentro di
sé, rischia di smarrire se stesso.
Più precisamente Freud distingueva, nella vita psichica di ogni individuo, tre livelli, da lui definiti Es («esso», dal pronome neutro tedesco), Io, Super-Io («parte che sovrasta l’Io»).
• L’Es è l’inconscio, la sfera in cui agiscono pulsioni inespresse che la
coscienza non accetta e perciò rimangono sepolte (rimosse); in altre parole è la parte oscura della nostra personalità, nella quale si
agitano in perenne conflitto gli istinti opposti di Eros (pulsioni sessuali e istinti di autoconservazione) e di Thànatos (istinti di distruzione e di autodistruzione).
• L’Io è la coscienza dell’identità individuale, distinta da altre identità
e dal mondo esterno; mira a raggiungere un equilibrio con l’ambiente che lo circonda, esercitando una funzione di controllo e di
censura sugli istinti, e anche una mediazione tra Es e Super-Io.
• Il Super-Io è la sfera in cui agiscono le norme morali e il sistema di
valori acquisiti dall’individuo fin dall’infanzia. In altre parole, il
Super-Io controlla la nostra coscienza, svolgendo di solito una
funzione repressiva.
Il mancato equilibrio tra questi tre livelli (dovuto al fatto che l’Io non
soddisfa contemporaneamente l’Es e il Super-Io) genera la nevrosi;
quindi il compito dell’analista è decodificare le istanze dell’inconscio
e le manifestazioni del conflitto, per liberare l’individuo dalla nevrosi
e restituirlo alla «normalità».
Le dinamiche inconsce nel rapporto genitori-figli. Il fondatore della psicoanalisi ha indagato la dinamica dei rapporti inconsci che si instaurano tra genitori e figli: la madre
rappresenta l’origine della vita; il padre è l’autorità, fonte di sicurezza, ma nel contempo
è l’ostacolo da superare, per abbandonare la condizione dell’infanzia, diventare adulti e
conquistare l’identità individuale.
Nell’infanzia il padre è fonte di protezione, ma anche di punizione, diventa la figura
di un rivale più forte, più autorevole e inconsciamente invidiato dal bambino o dalla
bambina per il posto privilegiato che riveste a fianco della madre. La paura del genitore
può, quindi, creare nei figli un ostacolo per la formazione della personalità, generalizzarsi, causare ansia e atteggiamenti nevrotici.
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NARRAZIONE PSICOLOGICA E DI ANALISI
La teoria della relatività di Einstein. Le rivoluzionarie scoperte nel campo
della fisica del tedesco Albert Einstein (1879-1955) stabiliscono che la
realtà ha una natura soggettiva: le tradizionali grandezze oggettive (spazio, tempo, massa) non hanno più un valore assoluto, ma sono «relative» al sistema di riferimento e al punto di vista dell’osservatore. Per
esempio, le tradizionali leggi della fisica non valgono più quando la velocità di una particella in moto si avvicina a quella della luce. In tal senso,
entra in crisi il concetto della misurabilità dei fenomeni.
Teoria dell’inconscio
S. Freud
Distinzione fra Es, Io e Super-io
PSICOANALISI
SCIENZA
FILOSOFIA
per lo studio
Albert Einstein.
Il tempo interiore di Bergson. Un’altra rivoluzione della conoscenza viene
dalla teoria del filosofo francese Henri Bergson (1859-1941), che distingue il tempo esteriore cronologico (misurabile, fondato sulla successione di
istanti, in cui vi è un prima e un dopo) da un tempo interiore, vissuto da
ciascuno di noi come «durata». I momenti del nostro passato vivono simultaneamente nella nostra coscienza: ciò che accade «dopo» non elimina i momenti precedenti, come nel tempo esteriore, ma interagisce
con essi. In altre parole, la durata non conosce la distinzione passato-presente-futuro.
L’uomo vive il presente con la memoria del passato e l’anticipazione del futuro.
A. Einstein
Teoria della relatività
H. Bergson
Tempo esteriore e durata
1. Quali sono i tre livelli distinti da Freud nella vita psichica dell’uomo? Come interagiscono?
A che cosa porta il mancato equilibrio fra essi?
2. Quale posizione assume la figura del padre nella dinamica dei rapporti inconsci fra genitori e
figli?
3. Quali sono il significato e le implicazioni della teoria della relatività di Einstein?
4. Che cosa si intende per tempo esteriore cronologico e per durata?
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INVITO AL GENERE
UNITÀ B5
I GENERI DELLA NARRAZIONE
PERCORSO
B
Il panorama letterario
straniero
T
ra i grandi autori della narrativa psicologica del Novecento si colloca lo scrittore francese Marcel Proust. Il vero protagonista della sua opera monumentale (Alla ricerca del tempo perduto, 1913-1927), composta da sette romanzi, è la
memoria, che sottrae il passato all’oblio e lo fa riemergere nel presente (Il tempo
ritrovato, 1927). L’opera è radicalmente innovativa poiché il recupero memoriale non procede secondo un ordine cronologico, in quanto gli episodi proposti
vengono evocati da casuali analogie: una tazza di tè, il suono delle campane, la
musica riportano la mente indietro nel tempo.
Irène Némirovsky, scrittrice ebrea di origine russa, ma emigrata in Francia,
nei suoi romanzi analizza e descrive in maniera acuta la psicologia dei personaggi: ne Il ballo (1930), per esempio, mette a nudo le tensioni che contrappongono un’adolescente alla madre ( Madre e figlia, p. 506).
Nell’area inglese lo scrittore James Joyce, con i racconti Gente di Dublino (1914),
analizza antieroi컄 destinati alla sconfitta che si muovono deboli e insicuri nella
moderna città irlandese ( Eveline, p. 518). Nel romanzo Ulisse (1922), Joyce
narra una giornata di Leopold Bloom che, come l’omonimo eroe omerico, lotta
per affermare se stesso; ma la sua è una tensione che si sviluppa nell’interiorità
della coscienza, nel teatro della mente e non nel mondo esterno come per il re di
Itaca. Virginia Woolf, con Gita al faro (1927), delinea i sogni, le sensazioni e le
riflessioni che fluttuano nella vita interiore, specialmente femminile.
La neozelandese Katherine Mansfield presenta nei suoi racconti (Beatitudine
e altri racconti, 1920, e Il ricevimento in giardino, 1922) storie emblematiche dell’esistenza umana colta nelle sue ansie e speranze.
Parole
Antieroe. Perso-
naggio che non possiede le caratteristiche positive (coraggio, determinazione…) convenzionalmente attribuite al
protagonista di
un’opera letteraria.
500
Nell’area tedesca vi sono grandi innovatori dei generi narrativi: Thomas Mann
con I Buddenbrook (1901), romanzo sulla decadenza di una potente famiglia di
mercanti di Lubecca; lo scrittore boemo Franz Kafka, che pone al centro dei
suoi principali romanzi, Il processo (1925) e Il castello (1926), il tema della colpa
e dell’innocenza ( La condanna, p. 509); gli austriaci Arthur Schnitzler, che denuncia l’incomunicabilità dell’individuo (La signorina Else, 1924; Consigli di
lettura), e Robert Musil, il quale nell’Uomo senza qualità (1930) narra il crollo
dell’impero austro-ungarico e insieme di una civiltà e di una cultura.
Grande diffusione hanno anche le opere di Hermann Hesse i cui protagonisti
vivono un viaggio di formazione interiore: Demian (1919), Narciso e Boccadoro
(1922), Siddharta (1930) sono alla ricerca di se stessi e nel contempo del mondo
esterno, vogliono darsi ragione del proprio io e della realtà, fino a scoprire la verità assoluta e il divino. Essi sono il simbolo della affermazione di valori morali
autentici, di fronte all’avvento della disumana società tecnologica.
NARRATIVA
PSICOLOGICA
D’OLTRALPE
NARRAZIONE PSICOLOGICA E DI ANALISI
M. Proust
Alla ricerca del tempo perduto (1913); Il tempo ritrovato (1927)
I. Némirovsky
Il ballo (1930)
Area inglese
Area tedesca
INVITO AL GENERE
UNITÀ B5
J. Joyce
Gente di Dublino (1914); Ulisse (1922)
V. Woolf
Gita al faro (1927)
K. Mansfield
Beatitudine e altri racconti (1920);
Il ricevimento in giardino (1922)
T. Mann
I Buddenbrook (1901)
F. Kafka
Il processo (1925); Il castello (1926)
A. Schnitzler
La signorina Else (1924)
R. Musil
L’uomo senza qualità (1930)
H. Hesse
Demian (1919); Narciso e Boccadoro (1922);
Siddharta (1930)
consigli di lettura
Arthur Schnitzler (1862-1931)
La signorina Else (1924)
L’autore
Arthur Schnitzler nacque a Vienna nel 1862 da
un’agiata famiglia ebraica. Il giovane Arthur si laureò
in medicina, ma ben presto smise di esercitare la professione di medico per dedicarsi alla letteratura. I suoi
interessi artistici lo portarono a opporsi alla tendenza
allora dominante, che prescriveva la rappresentazione
oggettiva della realtà, per dedicarsi all’indagine psicologica dei personaggi e alla decifrazione del loro mondo interiore. L’attenzione alle zone più nascoste della
coscienza fu anche dovuta al rapporto di amicizia che
lo legò a Sigmund Freud, con il quale intrattenne un intenso rapporto epistolare.
La biografia di Schnitzler è strettamente legata alla
sua produzione letteraria. I suoi scritti hanno come filo conduttore la denuncia del vuoto e dell’ipocrisia che
caratterizza i rapporti umani e la vita sociale nella vivace realtà di Vienna fra Ottocento e Novecento: sono
un lucido affresco di quel mondo asburgico che si dissolverà con la Prima guerra mondiale.
La sua produzione narrativa è caratterizzata da racconti e romanzi brevi, fra cui si ricordano Verso la liberazione (1908), La signora Beate e suo figlio (1913), Fuga nelle
tenebre (1931), Il ritorno di Casanova (1918), La signorina
Else (1924), Doppio sogno (1926).
Schnitzler morì a Vienna il 21 ottobre 1931.
La trama di La signorina Else
L’intera vicenda si svolge in una sola serata, in una località di villeggiatura del Trentino, dove Else, la protagonista, si trova in vacanza con la zia e il cugino Paul.
Else ha diciannove anni, è figlia di un noto avvocato
viennese ed è inserita nella società dorata di inizio Novecento: un mondo ipocrita che reprime in pubblico le
pulsioni per soddisfarle lontano dagli sguardi della
gente. Else riceve una lettera dalla madre che la turba
profondamente: il padre ha compiuto un’illecita operazione finanziaria e rischia l’arresto, a meno che non
si riesca a trovare una cospicua somma di denaro per
coprire l’ammanco. La donna supplica la figlia di chiedere al ricco e maturo signor Dorsday, che alloggia nello stesso albergo e che ha già in precedenza aiutato la
famiglia di Else, i trentamila fiorini che salverebbero
l’onorabilità della famiglia. Il signor Dorsday accetta
di prestare il denaro ma a patto che Else, di cui si è invaghito, gli consenta qualche confidenza...
501
I GENERI DELLA NARRAZIONE
PERCORSO
B
Il panorama letterario
italiano
N
Parole
Autocoscienza.
Conoscenza di sé,
consapevolezza della propria personalità e del proprio
mondo interiore.
Ipocrisie sociali. I
rapporti fra le persone negli ambienti
borghesi descritti da
Pirandello sono caratterizzati da una
sostanziale falsità:
ciascuno cerca di simulare buone intenzioni e lodevoli sentimenti, mascherando
la propria vera natura.
502
ell’ambito della narrativa degli anni Venti-Trenta, l’assurdità dell’esistenza,
l’incomunicabilità, i condizionamenti e le ipocrisie nei rapporti umani, la
casualità degli eventi, la nevrosi sono temi che accomunano gli autori italiani alle
opere di Proust e Joyce.
Italo Svevo utilizza i propri studi di psicoanalisi per narrare il processo di autocoscienza컄 del suo personaggio «inetto», che non prende in mano la propria
vita ma si lascia vivere. Nelle pagine di Svevo si respira la grande cultura centroeuropea che si manifesta nell’interesse dell’autore per la psicologia del profondo
e i percorsi della memoria. Zeno Cosini, protagonista della Coscienza di Zeno
(1923), rappresenta il tipo dell’antieroe novecentesco, personaggio privo di forti
passioni, imprevedibile nei comportamenti e la cui interiorità è caratterizzata
da una serie di dissonanze e non da un’armonia di elementi coerenti ( Prima e
ultima… sigaretta, p. 541).
Le Novelle per un anno (1922-1937) e i romanzi (Il fu Mattia Pascal, 1904, Consigli di lettura, e Uno, nessuno e centomila, 1925; Il naso di Vitangelo, p.
571) di Luigi Pirandello esprimono il disagio esistenziale dell’uomo moderno,
che si sente «spettatore estraneo» della vita. L’autore crea personaggi chiusi nel
dolore o nella follia, poiché la famiglia e la società in cui vivono non consentono
loro di mostrare ciò che veramente sono; essi diventano così l’espressione di un
fallimento, presentato come inevitabile conseguenza dell’incapacità individuale
di aderire alla «realtà» delle ipocrisie sociali컄, e denunciano il contrasto tra ciò
che è e ciò che appare ( Una voce, p. 528).
Negli anni Quaranta-Cinquanta, mentre gran parte della narrativa italiana è
impegnata nella rappresentazione della realtà sociale e dei problemi a essa connessi ( Il realismo nel Novecento, p. 342), altri scrittori concentrano la loro indagine intorno alle problematiche dell’esistenza umana e alle dimensioni dell’ignoto.
Dino Buzzati traduce tutte queste istanze ( Incontro notturno, p. 33; Il
corridoio del grande albergo, p. 83). La sua narrativa è fantasticamente verosimile e predilige i temi della solitudine, del tempo, dell’attesa, dell’insensatezza del
vivere, del mistero (Il deserto dei tartari, 1940). Per il senso incombente della catastrofe che emerge dalle sue pagine, lo scrittore si colloca nella linea di Franz
Kafka. In entrambi un evento imprevedibile fa irruzione nel quotidiano e la trama produce effetti stravolgenti e surreali: in Buzzati, il crollo dell’esistenza non
è voluto da nessuno; in Kafka, esiste il colpevole che non ha commesso nulla e
sul quale incombe la punizione di un’autorità ignota.
Nel panorama italiano, tra le voci femminili più intense si ricorda Elsa Morante, che dedica ampio spazio nei suoi racconti e romanzi ai motivi tematici
dell’incomunicabilità e dei turbamenti affettivi degli adolescenti, in particolare
ne L’isola di Arturo (1957) ( I turbamenti di Arturo, p. 551).
NARRAZIONE PSICOLOGICA E DI ANALISI
I. Svevo
La coscienza di Zeno (1923)
L. Pirandello
Il fu Mattia Pascal (1904);
Uno, nessuno e centomila (1925);
Novelle per un anno (1922-1937)
D. Buzzati
Il deserto dei Tartari (1940)
E. Morante
L’isola di Arturo (1957)
NARRATIVA
PSICOLOGICA
ITALIANA
INVITO AL GENERE
UNITÀ B5
consigli di lettura
Luigi Pirandello (1867-1936)
Il fu Mattia Pascal (1904)
Il fu Mattia Pascal venne pubblicato nel 1904, inaugurando alcune significative caratteristiche letterarie
del Novecento.
La narrazione è in flashback, condotta in prima
persona in una sorta di lungo monologo, di cui Mattia Pascal è sia narratore sia protagonista.
La trama di Il fu Mattia Pascal
Mattia Pascal, giovane scioperato e nullafacente,
con una situazione familiare opprimente, creduto
morto a Miragno, suo paesino di origine in Liguria,
ha cambiato nome: è diventato Adriano Meis tutto è
accaduto dopo la vincita di una ingente somma al
casinò, in seguito alla quale il protagonista ha tentato di ricostruirsi a Roma un’esistenza libera. Ma anche nella nuova realtà egli si rende conto di aver inutilmente «duplicato» se stesso: la sua evasione si è
conclusa con un fallimento e la libertà che credeva
di aver trovato, una volta lontano dalle angustie familiari, si è rivelata illusoria. Si innamora corrisposto della dolce Adriana, ma non può sposarla. Derubato, non può denunciare il ladro. Offeso da uno
spagnolo, non può sfidarlo a duello. Simula allora il
suicidio di Adriano, lasciando credere di essersi gettato nel Tevere, e torna a Miragno.
Il personaggio problematico
Il romanzo propone e non risolve il problema esistenziale della ricerca di se stessi e della propria
identità.
Mattia Pascal, prigioniero di un’esistenza meschina, scopre amaramente di non poter fare parte del
consorzio umano senza una identità anagrafica,
sancita dai documenti, che lo renda riconoscibile
agli altri.
La sua pena va al di là di una questione di stato
civile, soprattutto quando acquista consapevolezza
dell’insanabile contrasto tra essere e apparire.
Quando la nuova identità di Adriano Meis assunta
da Mattia sembra funzionare, ecco che di nuovo
l’apparenza sembra prendere il sopravvento sull’essere, costringendolo a ritornare alla precedente
identità...
Pirandello e l’attore Pierre Blanchar sul
set del film Il fu Mattia Pascal (1937).
Regia di Pierre Chenal.
503
I GENERI DELLA NARRAZIONE
PERCORSO
B
Il personaggio antieroico
N
ella narrazione psicologica e di analisi l’interesse degli scrittori si rivolge
sempre più all’interiorità, alle ripercussioni sulla coscienza di vicende quotidiane vissute da personaggi che non hanno nulla di eroico: essi mostrano piuttosto le proprie debolezze e le proprie instabilità.
La figura paterna e il conflitto edipico • Gli affetti familiari costituiscono un tema ricorrente e le figure del padre e della madre sono rappresentate secondo le
diverse sensibilità degli scrittori, per i quali la famiglia ha valore ambivalente:
può rasserenare ma può anche diventare il luogo delle restrizioni o delle ipocrisie. In particolare, la presenza della figura paterna agisce dinamicamente sull’immaginario di molti intellettuali, influenzandone le scelte artistiche, per cui, oltre
al personaggio antieroico, un motivo dominante è il conflitto del figlio con il padre oppressivo, strettamente connesso alla psicoanalisi e alla ricerca di Freud sul
«complesso edipico». Tale complesso indica il particolare attaccamento che sviluppa il figlio maschio nei confronti della madre, e per contro, l’ostilità verso il
padre, sentito come un rivale nell’amore materno, sentimento che può generare
senso di colpa e paura di punizione. Il complesso edipico viene normalmente superato, in caso contrario può diventare causa di nevrosi. Per esempio:
• nella psiche dello sveviano Zeno Cosini si attiva un senso di colpa, per cui un
fatto casuale, come la mano del padre in punto di morte che colpisce la sua
guancia, interpretata dal figlio come uno schiaffo, diventa simbolo di una condanna che egli addossa su di sé per non avere saputo assistere il padre come
avrebbe voluto e per la propria mediocrità fannullona;
• nella Lettera al padre di Kafka l’azione negativa del padre influenza profondamente la vita dello scrittore, traducendosi in incapacità di comunicare, senso
della colpa e della condanna, inadeguatezza spirituale al matrimonio, per poi
trasferirsi, nella produzione artistica, nelle vicende distruttive dei personaggi.
COMPLESSO EDIPICO
caratterizzato da
attaccamento
del figlio maschio
per la madre
ostilità
per il padre
a causa di
genera
rivalità
per l’amore
materno
senso di colpa
e paura
di punizione
scatena
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NARRAZIONE PSICOLOGICA E DI ANALISI
Le tecniche narrative • Il rilievo dato agli avvenimenti esteriori è molto minore
rispetto all’attenzione con cui sono analizzati gli stati d’animo, la nevrosi e
l’alienazione컄 dei personaggi. La nuova struttura narrativa comporta la scomparsa del narratore onnisciente (il narratore che «sa tutto»), preposto alla definizione di precisi rapporti di causa ed effetto tra eventi, azioni e reazioni dei
personaggi. Viene privilegiata, invece, la focalizzazione interna, che consente di
riferire il punto di vista, le emozioni e i pensieri dei protagonisti.
Da qui il ricorso all’uso del monologo interiore e del flusso di coscienza, senza interventi e mediazioni del narratore: il lettore è messo direttamente a contatto con le parole e con i pensieri del personaggio che vive i fatti ( Discorso
indiretto libero, monologo interiore, flusso di coscienza, p. 526).
Ora l’io narrante è spesso il protagonista, che racconta la propria realtà interiore, la propria percezione delle cose; altrimenti il narratore esterno onnisciente adotta prevalentemente la focalizzazione interna. In entrambi i casi la vicenda
procede attraverso libere associazioni di idee nelle riflessioni dei personaggi, lasciando emergere ricordi frammentari e illuminanti, intrecciando passato e presente.
Per esempio, nel romanzo La coscienza di Zeno di Svevo, le confessioni del
protagonista non sono narrate secondo la cronologia reale, ma filtrate attraverso un «tempo misto», quello della coscienza del protagonista: ne deriva nella
stessa pagina un’alternanza dei piani temporali del passato, del presente e del futuro.
Se permane la scelta di
una voce narrante esterna,
l’uso del discorso indiretto
libero crea quasi una fusione tra il narratore esterno e
la voce interiore del personaggio ( Le tipologie del
narratore, p. 95).
INVITO AL GENERE
UNITÀ B5
Parole
Alienazione. Condizione dell’uomo
che vive una situazione di disagio nella
società e diviene
quasi estraneo a
se stesso.
Lottatore.
Egon Schiele, 1913.
Collezione privata.
505