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Cinema e propaganda all’estero
nel regime fascista: le proiezioni di
Camicia nera a Parigi, Berlino e Londra
di Benedetta Garzarelli

Lo spettacolare lancio del “film del decennale”
«Il  marzo è stata presentata nelle principali città d’Italia e contemporaneamente a Parigi, a Londra e a Berlino la pellicola “Camicia Nera”,
la più grande realizzazione cinematografica della epopea fascista», annunciava trionfalmente “L’Eco del cinema” nell’aprile . La notizia,
come vedremo, non era del tutto corretta, ma senza dubbio risultava
verosimile nel clima di euforica attesa, e poi di entusiastica accoglienza,
che aveva circondato la pellicola. Camicia nera, infatti, non era un film
qualunque: era stato voluto per celebrare il fascismo a dieci anni dalla
marcia su Roma e rappresentava perciò, come con enfasi proclamava la
stampa dell’epoca, il «film dell’Italia fascista», la pellicola «del Decennale
e della Rivoluzione», ma anche «il complemento cinematografico della
Mostra della Rivoluzione» e, più in generale, il «massimo film italiano»
e «il grande film fascista […] che da tempo si attendeva».
Diretto da Giovacchino Forzano, Camicia nera costituiva il primo
tentativo del regime di realizzare un prodotto di fiction dagli spiccati
contenuti politici e propagandistici. Come si leggeva nei titoli di testa, la
pellicola presentava «una sintesi cinematografica delle vicende d’Italia dal
 al », realizzata intrecciando agli avvenimenti storici della guerra,
del dopoguerra e dei primi dieci anni del regime, raccontati da un’ottica
di pura propaganda, le vicende di un fabbro e della sua famiglia, mesti
abitanti delle paludi pontine infestate dalla malaria, prima dell’avvento
del fascismo, gioiosi partecipanti alla bonifica delle terre fino all’inaugurazione di Littoria, dopo. Vista la particolare circostanza, in via eccezionale
il film fu prodotto dall’Istituto Luce, nei cui fini istituzionali non era di
norma prevista la possibilità di finanziare film di fiction per i circuiti commerciali. Inoltre per Camicia nera fu preparato un lancio davvero speciale.
Se non vi fossero stati ritardi nella produzione, infatti, la prima avrebbe
dovuto aver luogo proprio il  ottobre , ricorrenza del decennale
della marcia su Roma. Perduto il giorno simbolico per eccellenza, si optò
Dimensioni e problemi della ricerca storica, n. /

BENEDETTA GARZARELLI
per una data altrettanto significativa nel calendario fascista: il  marzo,
anniversario della fondazione dei Fasci italiani di combattimento. Quel
giorno, dunque, dopo che già vi erano state una prima presentazione «ristrettissima» a Villa Torlonia, «davanti alle alte cariche del regime», e una
seconda al Planetario di Roma, per i rappresentanti della stampa italiana e
straniera, Camicia nera sarebbe stato finalmente mostrato al pubblico di
tutta Italia. Come annunciava infatti il quotidiano del partito, con «uno
sforzo mai finora raggiunto da nessuna organizzazione cinematografica
del mondo», il film sarebbe stato proiettato «contemporaneamente in 
città italiane, Tripoli compresa».
Torniamo così dove siamo partiti: da quella notizia non del tutto
corretta apparsa sull’“Eco del cinema”. Nell’annuncio, più esatto, del
“Popolo d’Italia” era scomparso ogni riferimento alle proiezioni nelle
tre capitali europee. Lo stesso era avvenuto sul “Messaggero”, sulla
“Stampa”, sul “Corriere della sera”. Eppure quanto riportato dall’“Eco
del cinema” non era completamente frutto di fantasia. La notizia delle
rappresentazioni estere di Camicia nera, in contemporanea con quelle italiane, era stata diffusa nel periodo immediatamente precedente l’uscita del
film e aveva circolato per qualche tempo. Agli inizi di marzo, ad esempio,
la riportavano sia “La Stampa” sia “La Tribuna”, presentando le prime
fotografie del film, appena terminato. L’idea della proiezione del “film
del decennale” nelle tre più importanti città dell’Europa – che così quasi
sembravano unirsi ai festeggiamenti nelle principali città italiane – godeva
in effetti di un alto potenziale di suggestione. La sua eco è addirittura rimbalzata fino a oggi, visto che la notizia delle rappresentazioni di Camicia
nera a Parigi, Berlino e Londra viene comunemente riportata negli studi
dedicati alla produzione cinematografica del fascismo che si occupano del
film di Forzano. Giampiero Brunetta, in particolare, individua proprio
nello speciale lancio di Camicia nera, con le contemporanee proiezioni in
tutti i capoluoghi italiani e nelle maggiori capitali europee, un segnale del
«primo sforzo coordinato da parte del regime di far compiere un passo
in avanti deciso all’uso del cinema in funzione propagandistica e celebrativa». Un giudizio, va detto, comunque valido, anche considerando
solamente l’inedito sforzo distributivo della pellicola in Italia, cui, come
vedremo, si aggiunse pure un notevole impegno per promuovere il film
all’estero, anche se solo in parte coronato da successo.
Di tutto questo, in un’intervista concessa al “Messaggero”, parlava
diffusamente Ezio Maria Gray, commissario straordinario dell’Istituto
Luce dal febbraio , dopo che il presidente Alessandro Sardi, insieme
all’intero vertice dell’Istituto, era stato destituito, proprio in seguito alle
disavventure finanziarie e produttive di Camicia nera. Nell’intervista
Gray, che aveva ereditato l’onere di organizzare il lancio della pellicola,

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
informava dell’imminente prima visione pubblica del film «in venti grandi
città», cui sarebbe seguita una distribuzione «con un ritmo superiore al
normale» nelle piccole città, «per arrivare anche ai minimi centri abitati
dove ci sia un impianto cinematografico»: ciò affinché tutti gli italiani
potessero «riconoscersi in questa sintesi cinematografica della grande
vicenda nazionale dal  al ». L’intento primario della pellicola,
dunque, era quello di promuovere un’azione di propaganda sul piano
interno, fornendo al «popolo italiano», attraverso il persuasivo strumento del cinema, una forte spinta a indentificarsi nel paese trasformato
dal fascismo. Tuttavia, come già accennato, nell’operazione Camicia
nera era stato previsto anche un rilevante impegno per incentivarne la
circolazione all’estero. L’intenzione di promuovere il film oltrefrontiera
ben si inquadrava nel clima che aveva accompagnato le celebrazioni
del decennale, caratterizzato dalla diffusa percezione di una crescita
d’attenzione delle opinioni pubbliche straniere verso il fascismo e dalla
conseguente volontà di accrescerne la capacità di irradiazione al di là
dei confini nazionali, mediante la promozione di una più sistematica
azione di propaganda destinata all’estero. Interpretando questo esteso
stato d’animo lo stesso commissario Gray si era speso per rilanciare la
presenza delle produzioni Luce nei circuiti stranieri, ad esempio tentando
di rinforzare le agenzie dell’Istituto all’estero. Alla domanda se Camicia
nera sarebbe stata esportata, perciò, illustrando enfaticamente su quale
retroterra avesse potuto fiorire l’idea delle proiezioni a Parigi, Berlino e
Londra, egli rispondeva risoluto: «Naturalmente sì. Ha tutti i requisiti
per interessare e già dalle prime informazioni che mi vengono sento che
si sta formando una atmosfera di aspettazione per questa sintesi della
vita italiana dalla Guerra al Decennale fascista». Ma Gray dimostrava
maggior realismo, aggiungendo che il «diverso clima politico dei diversi
Paesi» avrebbe reagito «con diversa sensibilità» al film, per quanto poi
si dichiarasse ancora una volta sicuro che «le folle, le grandi folle, che
alla creazione artistica innervata di realtà si abbandonano lealmente»
avrebbero risposto «con la pienezza del cuore», cosicché il film avrebbe
certamente avuto «un effetto profondo e duraturo». Non potendo però
negare l’incontestabile concretezza dei fatti, Gray si affrettava anche a
dare un’importante e chiara smentita: «Non è esatto, come fu stampato,
che la visione avverrà contemporaneamente in Italia e all’estero; anche
per le necessità tecniche di doppiaggio la visione italiana precederà
di qualche settimana quelle di Berlino, di Londra, di Parigi e di New
York». Adducendo ragioni squisitamente tecniche, dunque, Gray dimostrava definitivamente l’inconsistenza della notizia delle contemporanee
proiezioni estere, che pure aveva goduto di vasto credito, privando di
un significativo tassello lo spettacolare lancio del film il  marzo: quella

BENEDETTA GARZARELLI
suggestiva eco oltreconfine dell’omaggio cinematografico dell’Italia intera
all’azione rigeneratrice del fascismo.
La vicenda delle proiezioni di Camicia nera a Parigi, Berlino e Londra
non si esaurisce tuttavia nel caso delle mai effettuate rappresentazioni del
 marzo: da qui, anzi, prende solamente inizio. L’obiettivo di portare il
film di fronte al pubblico delle tre capitali europee, e poi dei rispettivi
paesi, quale punto di partenza di un’ampia promozione del film all’estero,
fu in effetti comunque perseguito, con esiti, come vedremo, tutt’altro che
scontati e complessivamente deludenti, con la sola significativa eccezione
della Germania, da poco a guida nazionalsocialista. Seguire le sorti di
Camicia nera oltreconfine permette quindi di indagare, attraverso un
caso concreto dalle forti valenze emblematiche, le modalità operative
e le reali capacità della propaganda cinematografica fascista all’estero
– un ambito tuttora poco studiato – in un momento in cui verso di essa
si catalizzavano le più accese aspettative del regime.
La notizia dell’imminente trasmissione per corriere di un esemplare
del film fu comunicata agli ambasciatori italiani a Berlino, Londra e Parigi
dal sottosegretario agli Esteri Suvich il  marzo , insieme a queste
precise istruzioni:
D’intesa con il Commissario straordinario all’Istituto Luce On. Gray, prego V. E.
di voler prendere accordi con l’agente costà della Luce per rendere possibile la
visione privata del film da parte di V. E. in modo che Ella sia in grado di giudicare
sulla sua proiettabilità in codesto paese.
Ove Ella ritenga a suo giudizio che il film in complesso possa essere integralmente rappresentato, V. E. potrà far provvedere o provvedere per una prima
visione privata ad inviti. Ove invece Ella giudicasse necessario delle correzioni
e dei tagli, resta inteso che ogni modifica non avrà però di fatto luogo senza il
preventivo benestare dell’On. Gray o del Direttore generale della “Luce” che
preavvertiti, potranno, molto probabilmente, anche recarsi costì di persona.
La proiettabilità parziale e totale del film sarà giudicata naturalmente in
base a criterio di opportunità pratica e politica.
Dunque fu addirittura il ministero degli Affari esteri, per mano del suo
sottosegretario, ad affidare direttamente ai massimi rappresentanti italiani
nelle tre capitali europee il compito di occuparsi della promozione del
film. Tuttavia, pur essendo chiamati in gioco attori nient’affatto secondari,
e pur essendo identico il punto di partenza, Parigi, Berlino e Londra non
risposero al “film del decennale” in egual modo. Conviene partire dal caso
più controverso, e più ampiamente documentato, quello di Parigi.

Le turbolente vicende di “Camicia nera” a Parigi

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
L’ambasciatore italiano nella ville lumière, il conte Pignatti Morano di
Custoza, fu preavvertito dell’intenzione di favorire in ogni modo il successo di Camicia nera all’estero, e del conseguente impegno richiesto ai
rappresentanti italiani, alcuni giorni prima della comunicazione ufficiale
di Suvich. Il commissario Gray, legato a Pignatti da rapporti d’amicizia,
lo aveva informato sin dal  marzo che Camicia nera, ormai terminato,
era destinato anche ai circuiti stranieri, «soprattutto le grandi capitali».
In questo progetto, cui si teneva molto, Parigi aveva ovviamente un ruolo
importante. Per questo, dato «il carattere del film» e date «le esigenze
prevedibili di tagli e di correzioni», Gray affermava di non voler lasciare
l’onere della faccenda «completamente nelle mani dei nostri Agenti» e
annunciava che avrebbe inviato direttamente all’ambasciatore, appena
pronta, la copia per Parigi. Pignatti avrebbe dovuto visionare il film
presso l’ambasciata, insieme al rappresentante dell’Istituto Luce, Giuseppe Esposito, per rendersi conto, «dal lato politico», delle «necessità di
mutamenti»; a Esposito sarebbe toccato poi di provvedere alle pratiche
per la censura, ai sottotitoli e «a organizzare magari una prima grande
visione per inviti che dovrà avere carattere ufficioso», per la cui riuscita,
comunque, Gray scriveva di confidare completamente nell’ambasciatore,
«sempre in rapporto al carattere politico del film stesso».
Pignatti rispose a Gray di lì a qualche giorno, prospettando la possibilità di organizzare la proiezione a inviti già il  aprile, se la pellicola fosse
giunta in tempi brevi, ma anche dicendosi dispiaciuto che il film non si
potesse rappresentare in contemporanea con l’Italia. Data la necessità di
tagli, certamente giustificata dalla presenza di «punti scabrosi», c’era da
temere che la visione integrale del film in Italia potesse avere «sfavorevoli
ripercussioni sulla versione purgata» presentata a Parigi qualche tempo
dopo. Inoltre, se i commenti francesi alla visione italiana fossero risultati
ostici, sarebbe divenuto «assai difficile» trovare «una bella Sala» e in più
«non pochi inviti sarebbero certo declinati».
L’ambasciatore era seriamente impensierito. Due giorni dopo sentì
il dovere di avvertire delle reazioni che Camicia nera poteva suscitare oltralpe anche il capo di gabinetto del ministero degli Affari esteri, Pompeo
Aloisi. Ricevuta poi la comunicazione ufficiale dell’imminente invio della
pellicola – e quando questa non era ancora giunta a Parigi – addirittura
propose preventivamente di cambiarne il titolo, adducendo la giustificazione, piuttosto convincente, che con quello attuale si rischiava di «vedere
respinti i biglietti, dai francesi, in parte per convinzione, in massima
parte per timore di fastidi». L’ambasciatore poneva anche un problema
di forma, giudicando inopportuno «che il rappresentante diplomatico
italiano convitasse a una manifestazione di quel genere» e suggerendo
che gli inviti fossero piuttosto rivolti dal rappresentante del Luce.

BENEDETTA GARZARELLI
Agli inizi di aprile, dopo aver visionato il film presso l’ambasciata,
Pignatti comunicò al ministero e a Gray i tagli a suo avviso necessari,
precisando che si intendeva fissare al  aprile la «prima visione privata,
per inviti». Egli individuò due passaggi che potevano urtare la sensibilità
dei francesi: una scena che si svolgeva a Tunisi, in cui tre emigranti italiani in cerca di lavoro venivano umiliati, e la raffigurazione di una «carta
geografica riguardante il Patto di Londra contrapposto al Trattato di
Versaglia», nella quale era evidenziata la disattenzione degli alleati verso
le rivendicazioni italiane sulla Dalmazia. Pignatti indicava infine un terzo
passaggio su cui intervenire, quello delle immagini di navi, aeroplani
e soldati che accompagnavano il discorso di Mussolini a Littoria, che
poteva risultare minaccioso per il chiaro riferimento al potenziamento
bellico dell’Italia. Le sue proposte apparvero del tutto condivisibili a
Suvich, che autorizzò anche la soppressione di un cartello, inquadrato
nella scena di Tunisi, sul quale erano riportate le paghe differenziate a
seconda della nazionalità dei lavoratori. Il sottosegretario rimase invece
fermo sulla questione del cambiamento di titolo, da Pignatti nuovamente
sollecitato per il timore che molti si sarebbero astenuti dalla rappresentazione «credendo di trovarsi di fronte a uno dei soliti Film prettamente
documentari fascisti»: doveva rimanere Camicia nera.
Tutto sembrava pronto per la prima visione del film. Eppure, solamente il giorno prima della data stabilita, Pignatti informò all’improvviso
che la proiezione doveva essere rinviata, per l’impossibilità di reperire una
sala. A breve inviò un rapporto più esteso, nel quale indicò una nuova
data per la rappresentazione: il  maggio, quando, lo aveva rassicurato il
rappresentante del Luce, si sarebbe avuta una sala. Significativamente,
però, Pignatti sottolineava di nuovo le proprie preoccupazioni per le
reazioni che il film avrebbe potuto provocare. Nonostante i tagli approvati, avvertiva, c’era da aspettarsi «qualche mordace critica da parte della
stampa parigina», anche se comunque egli non si sentiva di proporre «di
amputare la storia».
Malgrado le buone intenzioni – Pignatti aveva scritto che avrebbe
vegliato affinché fosse assicurata «una bella sala, per la sera del  maggio»
– anche il secondo appuntamento, già slittato di due giorni, fu disatteso.
Di questo «nuovo inaspettato mutamento» l’ambasciatore informò il
ministero il  aprile, senza poter dare alcuna spiegazione, in quanto Esposito era partito alla volta di Bruxelles. Solo alcuni giorni dopo Pignatti
illustrò succintamente agli Esteri le difficoltà che si stavano palesando:
«Esposito informa di non essere riuscito a vendere il film. Per assicurare
la visione per inviti egli dovrebbe affittare una sala. Per questa serata egli
prevede una spesa di circa  mila franchi». E finalmente, in un rapporto
spedito quello stesso giorno, fornì più ampie e dettagliate spiegazioni,
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CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
allegando anche una lettera indirizzatagli il giorno precedente dal rappresentante del Luce. Dalle parole di Esposito emergevano con chiara
evidenza gli ostacoli che avevano causato i due successivi differimenti
della rappresentazione del film e che avevano fatto scrivere a Pignatti:
«egli non riesce a portare in porto questo affare di “Camicia nera”».
La progettata «serata di gala» era vincolata alla riuscita delle trattative
avviate per vendere i diritti del film a una casa cinematografica francese.
Il rappresentante del Luce aveva tentato in ogni modo di piazzare il film,
interpellando le principali case con cui era in buoni rapporti, ma tutte,
sebbene in un primo tempo si erano dette interessate alla pellicola ed
erano apparse invogliate all’acquisto, avevano poi troncato le trattative.
«È inutile dire», commentò Esposito, che tutte le «tergiversazioni» non
erano derivate dal film in sé, bensì da preoccupazioni di tipo politico,
vale a dire dal timore dei proprietari di sale di «torbidi antifascisti durante le rappresentazioni» e anche, forse soprattutto, «per non apparire
come dei propagandisti dell’idea fascista in un paese dove tale idea non è
benvista». In precedenza Esposito aveva informato anche l’Istituto Luce
sui «motivi occulti» che impedivano alle case di impegnarsi a proiettare
il film, individuabili a suo parere nell’«aumento di preoccupazione»
seguito all’«aumentata campagna antifascista» che aveva preso nuovo
impulso «per i fatti di Germania», e nel conseguente timore delle case
cinematografiche di «incidenti gravi nelle loro sale quando si decidessero
a proiettare Camicia Nera».
Stanti queste condizioni, per Camicia nera non si poteva sperare in
nessun tipo di valorizzazione commerciale in Francia. Secondo Esposito
non rimaneva dunque che tentare di salvare lo scopo propagandistico
che il film si proponeva, cercando «tutti i mezzi per ottenere una sala
nella quale proiettarlo». Prima di prendere in considerazione l’ipotesi
di affittare una sala, Pignatti suggerì invece un intervento diretto dell’Istituto Luce sui rappresentanti in Italia delle grandi case cinematografiche
francesi, per chiarire «le ragioni della freddezza delle ditte francesi» e
discutere «eventuali ulteriori tagli che fossero richiesti», da escludersi
comunque per la serata a inviti «nella quale il Film dovrebbe essere
dato nell’edizione da noi voluta». «Se sarà constatata la cattiva volontà
delle case francesi», era la risoluta posizione del diplomatico, si sarebbe
potuto «fare loro intendere ragione»: «Se a Parigi temono disordini per
l’esibizione di “Camicia Nera” il pubblico italiano può a sua volta, e a
maggior ragione, essere indotto a reagire contro l’ingiusto sabotaggio
delle case francesi».
I propositi bellicosi di Pignatti non ebbero però seguito. Di lì a breve,
infatti, Esposito comunicò al Luce una clamorosa quanto inattesa notizia:
«Malgrado note difficoltà trovato acquirente potrei ottenere che metta

BENEDETTA GARZARELLI
disposizione fondo perduto centomila franchi per adattazione francese
serata gala prima pubblicità et tentare se possibile successivo sfruttamento
nelle dieci sale concesse». L’entusiasmo, però, durò poco. Come riferì
sconsolato alcuni giorni dopo all’ambasciatore, le condizioni poste dal
potenziale acquirente si erano rivelate tali da avergli fatto ritenere più
dignitoso per l’Istituto «dar passata all’affare». A questo punto, cercando
una possibile via d’uscita in una faccenda ormai davvero intricata, Esposito arrivò alla risoluzione estrema di dare addirittura a proprie spese la
serata di gala, prevista per il  giugno alla sala Pleyel.
Sulla strada del tanto agognato traguardo si intromise però un nuovo
ostacolo. Durante le settimane di vano lavoro per la promozione di Camicia nera in Francia, Esposito aveva visto deteriorarsi i suoi rapporti con i
dirigenti del Luce. In effetti, il  maggio Gray gli notificò il licenziamento.
La notizia «inaspettata e brusca» – scrisse Esposito all’ambasciatore – gli
giungeva «in pieno lavoro per l’organizzazione del Gala di Camicia Nera».
Tuttavia, il suo «dovere di disciplinato fascista» gli imponeva di continuare
l’opera avviata, considerato anche il fatto che un’interruzione ne avrebbe
provocato il fallimento definitivo. Probabilmente con un certo sollievo,
l’ambasciatore dava subito notizia agli Esteri della confermata intenzione
di Esposito di dare il film «a sue spese» il  giugno, cui mancava ormai
solo una settimana.
Proprio quest’ultima fu la data decisiva: quella sera finalmente
Camicia nera fu proiettato «nella più grande sala di Parigi» e davanti a
circa duemila spettatori. «La visione del film è stata applaudita ripetutamente», informò Pignatti, che, visti i precedenti, ebbe a commentare:
«Il successo è stato certamente superiore all’attesa». La faccenda, però,
non si chiuse nemmeno allora. Dopo la proiezione, realizzata in modo
così rocambolesco, si aprì un nuovo fronte di polemiche, concentrate,
ancora una volta, su Esposito. Quella presentata a Parigi risultò infatti
un’edizione “addomesticata” del film, per un intervento attribuito proprio all’ex rappresentante del Luce. Ad accorgersi del “misfatto” fu il
direttore degli italiani all’estero Piero Parini; a risponderne fu chiamato
l’ambasciatore, che avrebbe dovuto visionare preventivamente la pellicola. Quale colpevole, appunto, fu indicato Esposito, di cui Gray deplorò
la «sensibilità più commerciale ed esterofila che nazionale». In realtà,
l’ex rappresentante del Luce funzionò da perfetto capro espiatorio. Nell’illustrare a Gray i tagli effettuati, l’ambasciatore insistette su presunte
astuzie dispiegate da Esposito per evitare un suo controllo prima della
proiezione; quindi, allontanando da sé ogni responsabilità – ma la mistificazione apparirà evidente – si premurò di mettere in risalto il successo
comunque raggiunto:

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
Esposito sapeva che io tenevo in modo speciale alla scena del trattato di Versaglia così efficacemente realizzata nel film a guisa di una mannaia che tronca le
sacrosante rivendicazioni italiane. Esposito non ha di fatto soppresso quel punto,
ma l’ha abbreviato, rendendolo quasi inintelligibile. Alle mie rimostranze ha
opposto che i francesi si sono lagnati anche della visione così com’è stata ridotta.
Ho replicato che la storia non si cancella e che sarebbe stato bene che i francesi
fossero stati messi in condizioni di rendersi conto dei sentimenti unanimi del
popolo Italiano. Esposito ha tagliato infine il finale trionfale del film e non mi
rendo proprio conto perché l’abbia fatto […] La sala era magnifica e gremita.
Nessun incidente e applausi frequenti, in alcuni punti nutriti.
Insomma, i tagli che avrebbe colpevolmente eseguito Esposito coincidevano con quelli suggeriti a suo tempo da Pignatti. Questi, comunque, poté
contare sull’appoggio pieno del commissario del Luce, il quale assicurò il
«Caro Ambasciatore ed Amico» che avrebbe fatto conoscere agli Esteri
«come certi addomesticamenti ad uso francese del film Camicia Nera»
fossero da imputare «ad inconcepibili violazioni, da parte del Comm.
Esposito, dei miei ordini e delle tue più autorevoli istruzioni».
A parte il clamoroso scaricabarile, la riuscita presentazione di Camicia nera a Parigi, seppur tanto dilazionata, costituì davvero un insperato
successo, rimarcato anche dalle compiacenti parole di un giornalista
del parigino “Temps”, che descrisse la serata come «une petite victoire
diplomatique dont nos amis italiens de Paris se montrèrent justement
fiers». Infatti, fatta eccezione per alcune rappresentazioni organizzate
negli anni seguenti a cura dei consolati italiani in Francia per le proprie
collettività, Camicia nera non ebbe nessun’altra occasione di essere
presentato al pubblico francese.
Dopo i falliti tentativi di Esposito di vendere la pellicola oltralpe – e
dopo che alla metà di giugno la guida della rappresentanza del Luce a
Parigi era passata al successore designato, Giuseppe Collinucci – sembrò
rinascere qualche speranza di vedere il film nelle sale cinematografiche
francesi. Agli inizi di luglio, Gray comunicò all’ambasciatore la notizia
della firma di una convenzione tra il Luce e i signori Giuseppe Testa e
Guido De Giorgio «per la concessione in noleggio del film “Camicia
Nera” per la Francia e le Colonie», commentando compiaciuto: «Si
sarebbe così avverato il nostro sogno di far giungere il film del fascismo
anche alle masse francesi». In realtà, all’avverarsi del «sogno» mancava
ancora un importante tassello: il visto della censura francese. Alla notizia
dell’effettiva conclusione del contratto per lo sfruttamento del film in
Francia, Pignatti, cui era stato nuovamente richiesto di collaborare quale
supervisore della «definitiva edizione francese», reagì avvertendo che
bisognava «fare i conti con la Censura», che certamente avrebbe preteso
«tagli importanti».

BENEDETTA GARZARELLI
L’ambasciatore era stato addirittura ottimista: la strada per ottenere
l’autorizzazione a proiettare il film in Francia si rivelò tutta in salita. Si
scoprì infatti che, a seguito di una domanda presentata da Esposito alle
autorità competenti sin dal marzo precedente, il film era già stato giudicato non idoneo alle proiezioni in sale pubbliche di spettacolo «per il suo
carattere spiccatamente politico e ciò potendo dar luogo a manifestazioni
da parte del pubblico». In ottobre ci si trovava ancora in una situazione
di stallo, nonostante vari appelli inoltrati all’ufficio del controllo cinematografico dai concessionari del film. Frattanto, con il precoce esonero
di Collinucci dalla guida dell’agenzia parigina, naufragava il progetto
di Gray di rilanciare la rappresentanza del Luce, il cui rendimento era
risultato, a detta del nuovo presidente dell’Istituto, Paulucci di Calboli
Barone, «pressoché nullo».
A quel punto l’ambasciata stessa, nelle persone dell’incaricato d’affari
e dell’addetto commerciale, fu chiamata a dare un valido aiuto alla pratica
per conseguire il permesso di proiettare Camicia nera in Francia. Grazie
a una prima sollecitazione, si riuscì così a ottenere un nuovo esame del
film, fissato per il  ottobre. Inoltre il  novembre, quando ancora non
erano giunte notizie, l’ambasciata consegnò un promemoria al direttore
generale degli affari politici del Quai d’Orsay, per chiedere un intervento sul servizio competente al fine di sbrigare, per quanto possibile, le
formalità relative al visto di censura. La commissione per il controllo
cinematografico visionò la pellicola il  novembre. In via riservata si seppe che alcuni membri avevano espresso parere sfavorevole, mentre altri
avevano dichiarato che, fatti alcuni tagli, il film sarebbe potuto passare.
Tuttavia, ormai giunti al gennaio , non era stata ancora comunicata
alcuna risposta ufficiale, anche se ufficiosamente si era saputo che il film
non aveva ottenuto il permesso. Prontamente fu inviata una nuova nota
al Quai d’Orsay, affinché autorizzasse il servizio di controllo cinematografico a condurre un ulteriore esame del film, prendendo atto della
disponibilità del Luce a operare i tagli eventualmente ritenuti necessari.
Grazie all’intervento del ministero degli Esteri francese il film fu così
riesaminato.
Tutte queste premure non servirono però a nulla: alla fine di febbraio
Pignatti comunicò che, nonostante i tagli e le aggiunte apportati, la commissione aveva ancora una volta escluso il film dalle proiezioni in sale
pubbliche di spettacolo «per il suo carattere spiccatamente politico». In
via ufficiosa si era fatto sapere che avrebbe potuto ottenere il visto della
censura se ridotto «a documentario», apportandovi cioè notevoli tagli.
Ma a queste condizioni Pignatti espresse il parere di «rinunciare alla
proiezione del film in Francia, piuttosto che mutilarlo nei suoi passaggi
più importanti e togliergli anche ogni bellezza artistica». Dopo quasi

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
un anno dall’uscita di Camicia nera, si consumava così fino in fondo il
fallimento della tentata diffusione del film in Francia.

“Schwarzhemden”: il pieno successo
a Berlino e nella Germania nazionalsocialista
Camicia nera giunse a Berlino in un momento del tutto particolare.
Dopo la nomina di Hitler a cancelliere in gennaio e le elezioni politiche
di marzo, i nazionalsocialisti si erano saldamente insediati alla guida del
paese e procedevano a grandi passi alla costruzione della dittatura totalitaria. Nonostante le ben note rivalità e i numerosi contrasti di interesse
tra l’Italia e la Germania, i due fascismi al potere cercarono in quei mesi
punti di incontro e di contatto in vari campi, sulla base della ribadita
affermazione dell’affinità ideologica dei propri sistemi. Quindi, proprio
le implicazioni politico-propagandistiche di Camicia nera, che in Francia
ne avevano reso problematica e alla fine impossibile la circolazione, favorirono al contrario la sua diffusione in Germania. Qui, infatti, il “film
del decennale” ottenne ampio riconoscimento sia sul piano politico, sia
dal punto di vista commerciale.
Già alla fine di marzo, il direttore della sede di Berlino dell’Istituto
Luce, Guido Parisch, scrisse che Goebbels, ministro per la Propaganda,
aveva garantito che la direzione del partito nazionalsocialista avrebbe
dato alle proiezioni di Camicia nera «il massimo appoggio» e «il suo
protettorato». Ma Parisch riportò notizie lusinghiere anche sugli esiti
delle trattative commerciali. Numerose case tedesche avevano avanzato
«offerte importanti»; tra tutte aveva infine scelto quella della Europa-Film,
del gruppo dell’importante casa di produzione Tobis, che già in passato
aveva curato il lancio di due documentari Luce «con enorme vantaggio
della nostra propaganda fascista». Alle cure della Tobis era stata affidata
anche l’organizzazione della serata a inviti, da tenersi il giorno prima
dell’uscita ufficiale del film, programmata, secondo i desideri della casa
di produzione, per il  aprile, genetliaco di Hitler. Alla rappresentazione
di gala, riferiva ancora Parisch, sarebbero stati invitati «il Governo tedesco, la Direzione del Partito e il Corpo Diplomatico Straniero, nonché
la Colonia Italiana».
Qualche tempo prima della grande serata giunse nella capitale tedesca
anche il direttore dell’Istituto Luce, il console Nicola Sansoni, il quale,
insieme allo stesso Parisch, fu ricevuto da Hitler. Sansoni illustrò al cancelliere l’organizzazione del Luce e lo invitò personalmente alla prima
rappresentazione di Camicia nera. Nei giorni seguenti, dopo aver visitato
le principali istituzioni cinematografiche tedesche, ebbe un colloquio

BENEDETTA GARZARELLI
anche con Goebbels, con cui strinse accordi per lo scambio di pellicole
tra i due paesi. In quell’occasione il ministro tedesco espresse il desiderio
di compiere presto un viaggio nella capitale italiana, viaggio che, come
è noto, realizzò alla fine di maggio.
Nel favore di tali amichevoli relazioni fiorite anche in campo cinematografico, con uno slittamento di soli pochi giorni rispetto alla data
prevista, la sera del  aprile fu presentata l’edizione tedesca di Camicia
nera: Schwarzhemden. Il grande cinema di Berlino che ne ospitava le rappresentazioni, l’Ufa Palast am Zoo, era stato appositamente addobbato
per l’avvenimento. L’ingresso dell’edificio era sovrastato da tre drappi
che riproducevano la bandiera italiana, affiancata da quella tedesca e dal
vessillo nazista. Il lungo muro alla destra dell’entrata presentava in basso
quattro fasci littori posti ai lati di tre finestroni, mentre più in alto era
occupato per tutta la lunghezza dal titolo del film scritto a grossi caratteri.
Nella parte superiore, infine, compariva un grande pannello raffigurante
un corteo di fascisti, che sventolavano bandiere italiane.
La prima, riferì l’ambasciatore Vittorio Cerruti, era stata preceduta
«da un’intensa preparazione di stampa e di pubblicità» a cura sia della società acquirente sia dell’Ufa, proprietaria del cinema, cosicché «a Berlino
ed in tutta la Germania l’aspettativa era vivissima». L’apprezzamento del
pubblico per la pellicola era stato notevole e aveva raggiunto il culmine
«nel quadro del discorso di S. E. il Capo del Governo a Littoria», la
cui traduzione fu proiettata in simultanea. La visione del film era stata
preceduta dall’esecuzione di alcuni pezzi musicali ad opera della banda
di un reggimento di SS, a cominciare da Giovinezza, «ascoltato in piedi
dagli spettatori e vivamente applaudito». Fino all’ultimo momento si era
aspettato l’arrivo di Hitler, il quale aveva garantito la sua presenza, alla
fine mancata per l’insorgere di impegni imprevisti. In rappresentanza
del governo era comunque intervenuto il ministro Goebbels, che si era
congratulato con l’ambasciatore per il successo del film. L’edizione tedesca
di Camicia nera, spiegava ancora il massimo diplomatico italiano in Germania, era il risultato di un «lavoro di adattamento» svolto sulla base delle
indicazioni da lui stesso fornite, che egli aveva avuto cura di seguire con
costanza durante la fase di attuazione tramite una persona di fiducia e il
cui esito finale aveva personalmente controllato. Pertanto Cerruti poteva
comunicare il suo pieno compiacimento per il risultato conseguito. «Lo
scopo prefisso, cioè quello di mostrare gli elementi essenziali del film,
adattandolo contemporaneamente al gusto del pubblico tedesco» gli
sembrava «soddisfacentemente raggiunto»: ne erano prova «le critiche
della maggiore stampa berlinese, tutte indistintamente favorevoli». Cerruti
allegava infatti numerosi ritagli di articoli dedicati a Camicia nera apparsi
su vari giornali tedeschi, tra cui la “Deutsche Allgemeine Zeitung” e

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
l’“Angriff”. In tutti erano diffusamente riportati i contenuti del film, su
cui si esprimevano giudizi lusinghieri, insieme ad ampie descrizioni della
grande partecipazione del pubblico, accorso in massa. Non mancavano
riferimenti a possibili paralleli tra quanto era raccontato nella pellicola e
la situazione vissuta allora dai tedeschi nel proprio paese.
In effetti, le rappresentazioni di Camicia nera divennero in tutta la
Germania un vero e proprio evento. Dopo Berlino, il film continuò il
suo giro trionfale nelle altre città tedesche, a partire da Monaco, dove fu
dato in contemporanea nei tre principali cinematografi, e la cui stampa,
pure, non mancò di elevare alti elogi alla pellicola.

Londra e la Gran Bretagna: la pellicola dimenticata
Se a Parigi si era tentato a lungo, seppur invano, di lanciare Camicia
nera presso il pubblico francese, mentre a Berlino, e di riflesso in tutta
la Germania, l’accoglienza per il film era stata la più calorosa, il caso di
Londra ebbe uno sviluppo ancora diverso e per certi versi sorprendente,
rappresentando, dal punto di vista delle velleità propagandistiche coltivate
dal regime per Camicia nera, il caso più deludente. In Gran Bretagna,
infatti, l’ipotesi di immettere il film nei circuiti commerciali per raggiungere il pubblico straniero ebbe vita breve. Ciò che sorprende in quanto si
verificò oltremanica è soprattutto la gestione sommessa della questione,
anche a paragone delle concitate vicende parigine e dell’ampia ufficialità
delle rappresentazioni di Berlino. Il carattere tutto speciale impresso alla
promozione di Camicia nera all’estero sembrò sfuggire completamente ai
referenti dell’ambasciata italiana a Londra. Sulle due tappe indicate da
Suvich per predisporre il lancio del film – la preparazione di un’edizione
adatta al pubblico locale e l’organizzazione della serata di gala a inviti,
entrambe garantite, seppur in contesti diversi, sia da Pignatti sia da Cerruti – l’ambasciata a Londra, allora guidata dall’ex ministro degli Esteri
Dino Grandi, ebbe al contrario un atteggiamento totalmente defilato:
non risulta infatti che abbia preso alcuna iniziativa. Anche la questione
della valorizzazione commerciale del film non coinvolse l’ambasciata, che
delegò totalmente il responsabile dell’agenzia Luce a Londra.
All’origine dovette esserci stato un difetto di comunicazione, o
quantomeno un’incomprensione. Camicia nera fu infatti scambiato per
una delle pellicole periodicamente spedite all’ambasciata dalla Direzione
generale degli italiani all’estero, per permettere ai consolati e ai Fasci di
organizzare proiezioni per le collettività nazionali, un settore di attività
particolarmente incentivato in questi anni. Dunque il film di Forzano
ebbe lo stesso identico trattamento di precedenti pellicole inviate a

BENEDETTA GARZARELLI
Londra a questo scopo, a partire da Guerra nostra nel , passando per
Discorso di S. E. il Capo del Governo a Torino, Anno IX e Decennalia nel
, per finire con Impianti idroelettrici in Italia e Viaggio di S. M. il Re
in Eritrea, giunti nello stesso periodo di Camicia nera: dopo essere stato
proiettato a Londra «a varie riprese» a cura del Fascio alla fine di aprile,
fu messo a disposizione degli altri consolati italiani in Gran Bretagna per
nuove rappresentazioni private destinate agli italiani all’estero. Qualche
tentativo di piazzare commercialmente il film fu tuttavia fatto. In luglio
– scriveva ancora Grandi – la pellicola era depositata presso la cancelleria
dell’ambasciata «a disposizione del rappresentante a Londra dell’Istituto
“Luce” per trattative di vendita a Case e Agenti cinematografici locali»,
dopo, comunque, che alcune proiezioni erano già state effettuate a Londra, Oxford e Liverpool e altre ancora erano in programma a Manchester
e Cardiff: una circostanza piuttosto inusuale, visto che, in una simile
situazione di attesa per l’esito delle trattative commerciali, Camicia nera
fu negata ai consolati italiani in Francia, che pure ne facevano pressante
richiesta.
L’attenzione per Camicia nera si riaccese alla fine del , quando
il nuovo presidente dell’Istituto Luce fece conoscere al ministero degli
Affari esteri il desiderio di un’associazione culturale londinese, la Film
Society, che organizzava proiezioni private di «filmi [sic] di vario genere
con speciale riguardo a quelli che non hanno avuto l’autorizzazione della
censura inglese per proiezioni pubbliche», di presentare la pellicola di
Forzano. Il Luce si diceva ben disposto a effettuare l’invio, ma, essendo
privo di fondi per la propaganda, domandava al ministero di assumersi le
spese di trasporto e di dogana e anche quelle per il noleggio della pellicola,
che l’Istituto non poteva esimersi dal richiedere. Il capo di gabinetto
Aloisi provvedeva immediatamente a informare Grandi, chiedendo un
suo parere, anche riguardo al carattere dell’associazione richiedente.
L’ambasciatore, oltre a dare rassicurazioni sulla serietà della Film Society,
rivelava a questo punto quanto evidentemente non era noto né a Palazzo
Chigi né all’Istituto Luce, e cioè che una copia di Camicia nera, trasmessa
«tempo fa» dalla Direzione generale degli italiani all’estero «per proiezione alle Colonie Italiane nel Regno Unito», era tuttora a disposizione
dell’ambasciata. Messo al corrente del fatto, Paulucci di Calboli non si
dimostrò per nulla sorpreso, ma anzi, oltre ad autorizzare la concessione
della copia del film ancora a Londra all’associazione, ne approfittò per
chiedere un interessamento dell’ambasciata affinché segnalasse «il nominativo di qualche ditta cinematografica inglese disposta ad acquistare la
licenza per lo sfruttamento del film “Camicia Nera” in Inghilterra».
Dopo questa comunicazione, però, le tracce di Camicia nera si perdono di nuovo, per riapparire in modo casuale alcuni mesi dopo. Nel-

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
l’ottobre  il consolato generale a Glasgow diede notizia del grande
successo ottenuto dalle proiezioni di Camicia nera e del documentario
Roma monumentale. Pochi giorni dopo anche il consolato generale a Dublino maniestò l’intenzione di proiettare il film di Forzano, chiedendone
una copia. A occuparsi della questione era a quel punto Galeazzo Ciano,
allora alla guida del sottosegretariato per la Stampa e la propaganda,
che, nella sua Direzione generale per la propaganda, aveva ereditato la
gestione del servizio di distribuzione delle pellicole per le collettività
italiane all’estero. Dimostrando maggior cognizione di causa dei suoi
predecessori, persino dello stesso presidente del Luce, Ciano manifestò
grande stupore alla notizia della libera circolazione di Camicia nera tra i
consolati italiani d’oltremanica. Rilevando come per il film sussistessero
«in taluni paesi, limitazioni derivanti da accordi particolari stipulati dall’Istituto Luce», chiese subito chiarimenti all’ambasciata. La risposta
fornita dal consigliere Leonardo Vitetti si poneva in linea con la gestione
tutta dimessa riservata dalle autorità italiane a Londra alla vicenda Camicia
nera sin dagli inizi, dando però anche un’importante notizia sulle sorti
del film in Gran Bretagna:
Il locale Ufficio della “LUCE” mi ha assicurato che nessuna difficoltà si era verificata
per la proiezione di “Camicia Nera” in Gran Bretagna. L’Ufficio anzidetto ha a
suo tempo avviato trattative per la vendita della pellicola stessa ma ha dovuto
interromperle nessuna casa britannica sembrando in definitiva disposta ad acquistare un film di carattere prettamente italiano e propagandistico per il quale
questo pubblico non poteva avere un interesse diretto.
Insomma, nonostante tutte le sue peculiarità, anche il caso inglese confermava nei suoi esiti quanto già appurato nel caso francese: l’assoluta
non commerciabilità in paesi democratici di una pellicola di propaganda
fascista quale era Camicia nera.
Dopo il preciso richiamo di Ciano, anche l’esemplare inviato in Gran
Bretagna rientrava definitivamente in Italia, senza aver mai raggiunto i
circuiti commerciali britannici. Quelle «grandi folle» che anche all’estero,
secondo Gray, avrebbero risposto «con la pienezza del cuore» al «film
del decennale», nei fatti, nei due principali paesi europei cui il film era
destinato, non ebbero neanche l’opportunità di vederlo.
Note
. La voce del mondo, in “L’Eco del cinema”, XI, n. , aprile , p. .
. Cfr. Il film della passione fascista, in “La Tribuna”,  marzo , p. ; C. D’Errico, Camicia Nera: film della Guerra e della Rivoluzione, ivi,  marzo , p. ; Il film
dell’Italia fascista. “Camicia Nera”, in “La Stampa”,  marzo , p. ; M. Gromo, Il film
del Decennale. “Camicia Nera”, ivi,  marzo , p. ; F. Sacchi, Camicia Nera il film del

BENEDETTA GARZARELLI
Decennale, in “Corriere della sera”,  marzo , p. ; La vivissima attesa per “Camicia
Nera”, in “Il Messaggero”,  marzo , p. ; Camicia Nera: film del Decennale, ivi, 
marzo , p. ; “Camicia Nera” il film del Decennale. L’epopea italiana dal  al , in
“Il Giornale d’Italia”,  marzo , p. .
. Cfr. Ph. V. Cannistraro, La fabbrica del consenso. Fascismo e mass media, Laterza, Roma-Bari , pp. -; J. A. Gili, Stato fascista e cinematografia. Repressione e
promozione, Bulzoni, Roma , p. , ed E. G. Laura, Le stagioni dell’aquila. Storia
dell’Istituto Luce, Ente dello spettacolo, Roma , pp. -. Analisi critiche del film
in M. Argentieri, L’occhio del regime. Informazione e propaganda nel cinema del fascismo,
Vallecchi, s. l. , pp. -, e G. P. Brunetta, Storia del cinema italiano. Il cinema del
regime -, vol. II, Editori riuniti, Roma , pp. -. Su Forzano cfr. la voce di A.
Cimmino in Dizionario biografico degli italiani, vol. , Istituto della Enciclopedia italiana,
Roma , pp. -.
. Laura, Le stagioni dell’aquila, cit., p. .
. P. Minghetti, Lo “scandalo” di “Camicia Nera”, in “Immagine. Note di storia del
cinema”, III, , n. , pp. -, p. .
. Sacchi, Camicia Nera il film del Decennale, cit.
. Le solenni manifestazioni romane. Il film “Camicia Nera” proiettato in  città, in
“Il Popolo d’Italia”,  marzo , p. .
. Il film della passione fascista, cit., e Il film dell’Italia fascista, cit.
. Cfr. F. Savio, Ma l’amore no: realismo, formalismo, propaganda e telefoni bianchi nel
cinema italiano di regime (-), Sonzogno, Milano , pp. -; Gili, Stato fascista e
cinematografia, cit., p. ; Brunetta, Storia del cinema italiano, cit., vol. II, pp. -; Laura,
Le stagioni dell’aquila, cit., p. , e anche Minghetti, Lo “scandalo” di “Camicia Nera”, cit.,
p. . Non riporta la notizia, invece, Argentieri, L’occhio del regime, cit.
. Brunetta, Storia del cinema italiano, cit., vol. II, pp. -.
. Cfr. Laura, Le stagioni dell’aquila, cit., p. ; sulle contrastate vicende produttive
del film cfr. anche Minghetti, Lo “scandalo” di “Camicia Nera”, cit. Su Gray si veda la voce
di G. Sircana in Dizionario biografico degli italiani, vol. , Istituto della Enciclopedia
italiana, Roma , pp. -.
. La vivissima attesa per “Camicia Nera”, cit.
. Cfr. B. Garzarelli, Fascismo e propaganda all’estero: le origini della Direzione
generale per la propaganda (-), in “Studi Storici”, XLIII, , n. , pp. -. Mi
sono occupata più estesamente dell’organizzazione della propaganda all’estero nel regime
fascista nel volume di prossima uscita per le Edizioni dell’Orso di Alessandria, dal titolo
“Parleremo al mondo intero”. La propaganda del fascismo all’estero, in cui presento i risultati
delle ricerche condotte per il dottorato in Storia dell’Italia contemporanea (Università degli
studi Roma Tre, Dipartimento di studi storici, geografici e antropologici, XIII ciclo).
. Con esiti, come vedremo più avanti per il caso di Parigi, abbastanza deludenti.
In proposito si veda anche Archivio centrale dello Stato (ACS), Ministero della Cultura
popolare (Mcp), Gabinetto, b. , fasc.  “Istituto nazionale ‘Luce’”, Relazione a S. E. il
Capo del Governo del presidente dell’Istituto Marchese Paulucci di Calboli Barone, Roma,
 marzo , cc. -.
. La vivissima attesa per “Camicia Nera”, cit.
. ACS, Mcp, Direzione generale per la propaganda (Dgp), b. , fasc. “Invio di films in
Francia. Itinerario n. ”, sottofasc. , telespresso di Suvich alle ambasciate italiane a Berlino,
Londra, Parigi,  marzo . Cfr. anche ivi, la lettera di Gray a Suvich,  marzo .
. Archivio storico del ministero degli Affari esteri (ASMAE), Rappresentanza italiana
in Francia (-) (Francia), b. , fasc. “Istituto nazionale ‘Luce’ (con documenti di
anni seguenti)”, sottofasc. “Anno . Istituti. Istituto Nazionale ‘Luce’ (Film ‘Camicia
Nera’)”, lettera di Gray a Pignatti,  marzo .
. Ivi, lettera di Pignatti a Gray, copia,  marzo .
. Cfr. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., sottofasc. , telegramma personale di Pignatti

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
ad Aloisi,  marzo .
. Ivi, telegramma posta di Pignatti al ministero degli Affari esteri,  marzo .
. Ivi, b. , fasc. “Materiale vario di propaganda in Francia”, telegramma di Pignatti
al ministero degli Affari esteri e al commissario straordinario dell’Istituto Luce,  aprile
, e telegramma di Suvich a Pignatti,  aprile . Gran parte della documentazione
raccolta in questo fascicolo è conservata in copia anche in ASMAE, Francia, b. , fasc.
cit., sottofasc. cit.
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., telegramma di Pignatti al ministero degli Affari
esteri,  aprile , e telegramma posta di Pignatti al ministero degli Affari esteri, 
aprile .
. ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. cit., telegramma di Pignatti al ministero
degli Affari esteri, copia,  aprile .
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., telegramma di Pignatti al ministero degli Affari
esteri,  maggio .
. Ivi, telegramma posta di Pignatti al ministero degli Affari esteri,  maggio ,
con allegata la copia di una lettera di Esposito, datata  maggio . Sulla lettera di
Pignatti è presente il visto di Mussolini. L’originale della lettera di Esposito, indirizzata
all’ambasciatore, è conservato in ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. cit.
. Ivi, copia della lettera di Esposito a Gray,  maggio , allegata alla lettera di
Esposito a Pignatti,  maggio .
. Lettera di Esposito,  maggio , cit.
. Telegramma posta di Pignatti,  maggio , cit.
. ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. cit., telegramma di Esposito all’Istituto
Luce, copia,  maggio .
. Ivi, lettera di Esposito a Pignatti,  maggio .
. Ivi, lettera di Esposito a Pignatti,  maggio .
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., telegramma di Pignatti al ministero degli Affari
esteri, gabinetto e Direzione generale degli italiani all’estero,  maggio .
. Ivi, telegramma di Pignatti al ministero degli Affari esteri, gabinetto e Direzione
generale degli italiani all’estero,  giugno .
. Ivi, b. , fasc. cit., sottofasc. , lettera di Gray a Suvich,  giugno .
. Ivi, copia della lettera di Pignatti a Gray,  giugno , allegata alla lettera di
Gray a Suvich,  giugno , cit.
. Oltre al telegramma di Pignatti,  aprile , cit., cfr. anche il seguente appunto
dell’ambasciata, s.d., intitolato Tagli eseguiti: «°. – Scena a TUNISI. Tagliato da “negri
 franchi” fino dove escono dalla stanza. °. – Scena del discorso del DUCE a LITTORIA
tagliato il passaggio delle navi da guerra e ripreso il discorso dalla parola “ora”. °. – La
seconda visione della carta geografica riguardante il patto di Londra e Versailles sarà pure
soppressa» (ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. cit.).
. Ivi, lettera di Gray a Pignatti,  giugno .
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., sottofasc. , L’Italie à Paris, articolo del “Temps”
del  giugno , allegato al telegramma posta di Pignatti al ministero degli Affari esteri,
 giugno .
. Cfr. ad esempio ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. cit., telespresso del
console italiano a Lione al sottosegretariato per la Stampa e la propaganda,  gennaio ,
e telespresso del console italiano a Strasburgo al ministero per la Stampa e la propaganda,
 maggio .
. Ivi, lettera di Gray a Pignatti,  luglio . Per la sostituzione di Esposito cfr. ivi,
lettera di Pignatti al console a Parigi Silvio Camerani, copia,  luglio .
. Ivi, lettera di Gray a Pignatti,  luglio , e lettera di Pignatti a Gray, copia, 
luglio .
. Ivi, lettera dell’incaricato d’affari dell’ambasciata, F. Fransoni, a Paulucci di Calboli
Barone, copia,  ottobre ; cfr. anche ivi, Promemoria per il R. Incaricato di Affari, 

BENEDETTA GARZARELLI
ottobre . Da agosto Paulucci di Calboli Barone era il nuovo presidente dell’Istituto
Luce (Laura, Le stagioni dell’aquila, cit., pp. -).
. ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. “Italia. Istituti. Istituto Nazionale Luce
(Sezione di Parigi)”, lettera di Paulucci a Pignatti,  ottobre . Nuove speranze si
riponevano nel successore Fausto Aloisi, incaricato su segnalazione di Pignatti.
. Cfr. ivi, sottofasc. “Anno ”, cit., lettera di Fransoni al ministero degli Affari
esteri, copia,  ottobre , e Aide-memoire, Paris, le  novembre .
. Cfr. ivi, appunto del consigliere commerciale, ° dicembre ; lettera di Pignatti
al ministero degli Affari esteri, copia,  gennaio ; promemoria, Paris, le  janvier
, e lettera del Ministère des Affaires Etrangères, Direction politique, all’ambasciata
italiana a Parigi,  febbraio .
. Ivi, lettera di Pignatti al ministero degli Affari esteri, copia,  febbraio .
. Cfr. J. Petersen, Hitler e Mussolini. La difficile alleanza, Laterza, Roma-Bari ,
pp.  ss.
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. “Invio di films in Germania”, sottofasc. , copia della
lettera di Guido Parisch a Cerruti,  marzo , allegata al telespresso di Cerruti al
ministero degli Affari esteri,  marzo .
. Il Direttore della Luce a Berlino, in “L’Eco del cinema”, XI, n. , maggio ,
pp. -. L’articolo riferiva anche che tra il Luce e l’Ufa era stata conclusa una convenzione
secondo cui da quel momento «le visioni della settimana sonora verranno riportate nella
versione originale in entrambi i Paesi, a integramento reciproco del proprio giornale
cinematografico». Sui rapporti tra Italia e Germania in campo cinematografico, dalla fine
degli anni Venti alla Seconda guerra mondiale, cfr. M. Argentieri, L’asse cinematografico
Roma-Berlino, Edizioni Libreria Sapere, Napoli .
. La descrizione è tratta dalle foto pubblicate dal “Legionario”, n. ,  maggio
, p. , a commento dell’articolo di R. di Brancaleone, Camicia Nera a Berlino.
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. cit., sottofasc. , telespresso di Cerruti al ministero degli
Affari esteri,  maggio . Sul successo, anche di stampa, della presentazione di Camicia
nera a Berlino cfr. pure Entusiastico successo della prima visione di “Camicia Nera” a Berlino,
ed Entusiastici commenti tedeschi per il film “Camicia Nera”, in “Il Messaggero”,  aprile
, p. , e  aprile , p. .
. Cfr. Vivo successo di “Camicia Nera” nei cinematografi di Monaco, in “Il Messaggero”,  maggio , p. .
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. “Invio di films in G. Bretagna”, telespresso di Dino
Grandi al ministero degli Affari esteri,  luglio . Sulle attività dei Fasci italiani in Gran
Bretagna in questi anni, cfr. C. Bandoli, I Fasci italiani all’estero e l’educazione degli italiani
in Gran Bretagna (-), in “Studi emigrazione”, XXXVI, , n. , pp. -.
. Cfr. ASMAE, Francia, b. , fasc. cit., sottofasc. “Anno ”, cit., telespresso della
Direzione generale degli italiani all’estero al consolato a Chambery e, per conoscenza,
all’ambasciata a Parigi,  maggio , e lettera di Collinucci alla direzione dell’Istituto
Luce, copia, ° luglio .
. ACS, Mcp, Dgp, b. , fasc. “Film Society di Londra”, lettera di Paulucci di Calboli
al ministero degli Affari esteri,  dicembre .
. Ivi, telespresso di Aloisi all’ambasciata a Londra,  gennaio , e telespresso di
Grandi al ministero degli Affari esteri,  gennaio . Quanto scrive Grandi conferma
con tutta evidenza il fraintendimento sorto sulla destinazione di Camicia nera.
. Ivi, telespresso della Direzione generale degli italiani all’estero all’Istituto Luce,
 marzo ; lettera di risposta di Paulucci di Calboli,  marzo , e telespresso della
Direzione generale degli italiani all’estero all’ambasciata a Londra,  marzo .
. Cfr. ivi, fasc. “Invio di films in G. Bretagna. Itinerario n. ”, sottofasc. , telespresso del consolato generale a Glasgow al ministero degli Affari esteri,  ottobre ,
e telegramma di Ciano a Londra, copia,  novembre .
. Cfr. ivi, sottofasc. , telespresso di Ciano all’ambasciata a Londra, copia,  set-

CINEMA E PROPAGANDA ALL’ESTERO NEL REGIME FASCISTA
tembre .
. Ivi, sottofasc. , telespresso di Ciano all’ambasciata a Londra, copia,  dicembre
.
. Ivi, telespresso di Vitetti al sottosegretariato per la Stampa e la propaganda, °
gennaio .
