personalità e grafia
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personalità e grafia
PERSONALITÀ E GRAFIA STEFANIA TURINI Key words: Personalità Grafia Scrittura Pulver Grafologia Psicologia della scrittura La grafologia o psicologia della scrittura è una scienza moderna, ma le prime riflessioni conosciute, inerenti a questa disciplina, sono da attribuirsi a filosofi dell'antica Grecia come Aristotele e Dionisio d'Alicarnasso. Svetonio nel suo saggio “Vite dei dodici Cesari” descrive alcune particolarità della scrittura di Augusto. In seguito solo nel 1622 con Camillo Baldo, professore di filosofia dell'Università di Bologna, e con Marco Aurelio Severino, medico napoletano, si comincia a scrivere sull'argomento in maniera diretta. Uno studio più approfondito e sistematico del prodotto grafico si ha grazie, al teologo svizzero J.K. Lavater (1741-1801), si devono a lui le prime leggi sull'interpretazione della scrittura. Ma è solo più tardi, in Francia, con l'abate Michon (1806-1881) che la grafologia acquisisce basi per quel metodo preciso che con J. Crepieux-Jamine, trova la sua maturazione e il suo sviluppo come scienza. J. Crepieux-Jamine, medico francese (1859-1940), ha riunito le ricerche fatte fino ad allora e stabilito nuove leggi per classificare ed interpretare la grafia. Il prodotto grafico viene rivalutato e visto, non più come statico ed inerte, ma come movimento ed espressione vitale del soggetto scrivente. È stato affermato che il merito di J. Crepieux-Jamine è che "Basandosi sulla psicologia del movimento egli risalì dal gesto grafico alle cause psichiche e fisiche di cui è il risultato". Non dobbiamo dimenticare che in quel periodo, nell'Europa, il pensiero caratterologico e la psicologia analitica erano ancoro sufficientemente attuali, perciò il lavoro di J. Crepieux-Jamine ne risulta ampliamente influenzato. Parallelamente, in Germania, il filosofo L. Klages incontra la grafologia seguendo ricerche sull'essenza del carattere della persona. Klages affermava che "il carattere si manifesta immediato e spontaneo nella totalità delle sue forme ed espressioni". Klages vedeva nel prodotto grafico un movimento espressivo con valore diagnostico. Il filosofo apportava alla grafologia un ulteriore assetto scientifico, permettendo alla psicologia della scrittura di essere maggiormente considerata dalle altre discipline come la filosofia e la psicologia. Lo psicologo svizzero M. Pulver; considerato uno dei maggiori esponenti della scienza grafologica, considerava la scrittura come "una proiezione della struttura intellettiva, volitiva ed inconscia dello scrivente. Il soggetto, scrivendo, descrive se stesso". Pulver coglieva nella grafia il simbolismo del campo grafico, lo scrivente non solo manifesta se stesso, ma anche come vuole essere considerato dagli altri. In Italia il massimo esponente della grafologia è stato Girolamo Moretti (1879-1963). Frate francescano si avvicinò intuitivamente alla psicologia della scrittura; iniziò ad associare la grafia con i tratti somatici dello scrivente e capì lo stretto legame che esiste tra soma e psiche. Nel corso dei suoi studi, durati fino alla sua morte, la maggiore preoccupazione è stata quella di non incasellare il comportamento ed i gesti della persona in schemi fissi, ma ricercarne la loro unicità e singolarità. Moretti, nel suo metodo, vede l'essere umano come una personalità dinamica con parti sostanziali contornate da un continuo movimento d'emozioni che possono favorire o disturbare quei tratti. Il suo metodo, basato su una serie di rilevazioni e misurazioni quantitative e qualitative, ha permesso alla psicologia della scrittura di avere una solida impostazione scientifica, aumentandone l'attendibilità presso gli studiosi di altre discipline. Cos 'è la grafologia. Attualmente con la diffusione delle nuove correnti della psicoanalisi di Freud, della psicologia analitica di Jung e delle successive ricerche effettuate dalla psichiatria, possiamo considerare la grafologia come una disciplina ausiliare che entra direttamente in contatto con i tratti positivi e negativi della persona. La scrittura riveste una pluralità di funzioni e significati, è un mezzo per afferrare se stessi, è utile per migliorare la motricità ed esprimere la propria identità con la sua evoluzione. La scrittura manoscritta è un tracciato che registra graficamente, attraverso una serie di movimenti, un contenuto manifesto o intenzionale (parola scritta), ed un contenuto latente costituito da elementi inconsci che accompagnano ogni impulso grafico. Abbiamo visto come il singolo segno grafico sia stato considerato "simbolo", ma cosa vuol dire questa parola? Dai semiologi è data la definizione di simbolo come un qualcosa che sta al posto di qualcos'altro. Da studi antropologici è stato appurato che le singole lettere degli alfabeti oggi esistenti sono l'evoluzione di simboli usati nell’antichità per definire un qualcosa. Risulta quindi chiaro come la grafia, oltre a manifestare idee, opinioni, pensieri è, per lo scrivente, un mezzo per comunicare con l'altro e con l'ambiente una data situazione interna. La psicologia della scrittura considera il grafismo, anche dal punto di vista del movimento dinamico guidato dalle emozioni latenti del soggetto. Il prodotto grafico viene esaminato secondo la pressione che esercita lo strumento scrittorio sul foglio, la vivacità ed il ritmo di ogni singola parola, la rapidità del movimento, ma anche secondo l'ampiezza delle lettere, la loro forma, l'ordine e la continuità con cui sono tracciate. Non va dimenticato che la scrittura cresce e matura con la persona, necessita di un lungo apprendimento e si modifica secondo numerosi fattori. Lo scritto può diventare sinonimo di un disturbo o della difficoltà di esprimere se stessi; il delicato meccanismo che favorisce la personalizzazione della scrittura, e quindi dello sviluppo armonico dello scrivente, può incepparsi e la scrittura diventa un campanello di allarme che segnala uno disarmonia in atto. Il momento particolare che la persona sta attraversando non è sempre indicato da una brutta grafia, ma anche dalla presenza di inceppamenti nel ritmo, nello spazio, nell'omogeneità di ogni sua singola parte, nel controllo esercitato nella grafia, che solo un occhio allenato può individuare. Il metodo morettiano al quale noi ci riferiamo prevede la classifica di singoli elementi grafologici presenti contemporaneamente e che, uniti tra loro, rivelano caratteristiche di personalità. È possibile però l'individuazione di alcuni "tratti puri" anche da parte dei non grafologi. Ci occuperemo dei segni composti di una sola caratteristica, di alcuni tratti facilmente individuabili, leggibili indipendentemente dal contesto, che possono essere utili al pedagogista clinico per individuare alcune caratteristiche "pure" del soggetto scrivente Timidezza, impulsività, estroversione, introversione. Scrittura con tratti di timidezza Possiamo definire la timidezza come una situazione psicologica relativa al rapporto tra mondo interno e mondo esterno. Le sue basi si creano generalmente nei primissimi anni di vita, per timore del giudizio da parte degli adulti o per scarsa fiducia nelle proprie capacità. La timidezza è indice di indecisione e difficoltà soggettiva in presenza di scelte, timore di non riuscire o di fare brutta figura con le persone che ci circondano; la timidezza è un blocco emotivo che ostacola la formazione di una personalità autonoma. In questa sede si allude unicamente alla timidezza come tratto consolidato della personalità. La persona timida può essere emotiva o non emotiva; timidezza ed emotività non vanno congiunte necessariamente. Si può riscontrare timidezza associata all'emotività in grado alto oppure medio. È necessario in ogni caso non sottovalutare che la timidezza può creare contrasti tra le capacità intellettive potenziali, soprattutto nel bambino e nell'adolescente, e la fatica di questi nel manifestarle. La persona timida ha una scarsa reattività di fronte agli stimoli che provengono dall'ambiente, ma, se questi superano una determinata soglia, essa può incorrere in esplosioni esterne per scaricare le frustrazioni e delusioni accumulate. Il segno della timidezza indicato da Moretti è "titubante". In questo tipo di segno sono presenti le seguenti caratteristiche: "Le "o" finali di parola terminano con un trattino corto e controllato, in genere rivolto verso l'alto all'inizio e poi lentamente verso destra descrivendo una specie di gancio come un uncino". Scrittura impulsiva Il termine impulsività definisce la tendenza ad assumere forme di condotta incontrollate passando, immediatamente ed irresistibilmente, dal pensiero all' azione, facendosi trasportare dalla percezione esterna e dalle sensazioni inconsce che suscitano lo scatto. La persona impulsiva difficilmente riesce a dominare gli stimoli che la assalgono, non essendo capace di filtrarli e farli passare dalla ragione; il soggetto rimane così travolto da questi e l'unico modo che ha per frenarli è reagire con impeto. Molteplici sono le cause dell’'impulsività, di conseguenza i segni grafologici che rappresentano questa caratteristica sono vari: in questa sede prenderemo in esame il segno "impaziente", sinonimo di impulsività per mancanza di calma, irrequietezza, fretta, ma anche vivacità e iperattività. Il segno impaziente si ha quando: "La scrittura presenta tratti di parola appena abbozzati o addirittura tralasciati, tratti accessori come i puntini delle "i" o tagli delle "t" omessi del tutto in una scrittura molto mossa per furia di fare presto". Generalmente questo segno si riscontra nelle scritture dei ragazzi dopo le scuole medie. Scrittura estroversa e introversa Nell'estroversione lo scrivente si rivolge all'esterno, vive in contatto ed in sintonia con le persone, cose ed avvenimenti, senza avere un passaggio troppo profondo con la sua parte interna. La persona ha una fiducia esagerata nelle proprie possibilità cerca ogni modo per farsi notare con bisogno di espansione per manifestare la propria esuberanza. Il timbro e tono della voce è tale da poterlo udite anche a distanza, l'andatura è sicura, il suo atteggiamento è di fiducia sconfinata in se stesso. Nell'introversione la persona vive e valuta i fatti che capitano nella vita dall'ottica interna, si riflette su loro senza avere un contatto molto diretto. Lo scrivente ha coscienza dei propri limiti, vede le situazioni, valuta per cautelarsi da rischi, può però esagerare ed autolimitarsi nel suo agire. Il timbro della voce, in opposizione alla persona estroversa, è più basso, l'andatura può essere sicura ma non impositiva, l'atteggiamento può essere di fiducia, ma con l'apertura verso l'altro. È importante in una grafia riconoscere l'introversione dall'estroversione, come caratteristiche "pure" a prescindere dall'unione con altri segni. Il segno grafologico per evidenziare queste due caratteristiche opposte tra loro è la dimensione delle singole lettere. Il calibro della lettera grande, indice di estroversione, si ha quando l'altezza delle lettere della zona inedia ha una dimensione verticale superiore ai 3 mm. In opposto il calibro della lettera piccolo, indice di introversione, si ha quando nella scrittura le lettere della zona inedia hanno una dimensione inferiore a 2 mm. È possibile valutare la categoria del calibro delle lettere a partire dalla classe 4° elementare. La conoscenza di alcuni tratti puri nella grafia può aiutare il pedagogista clinico ad avvalorare i dati scaturiti dagli strumenti diagnostici già in suo possesso. Bibliografia N. Palaferri, Dizionario Grafologico, Libreria O. Moretti, Urbino 1993 L. Torbidoni, L. Zanin, Grafologia testo teorico pratico, La Scuola, Brescia 1994 P. Cristofanelli, Grafologia dalla scrittura alla personalità, Calderini, Bologna 1989 S. Lena, L'attività grafica in età evolutiva, Libreria G. Moretti, Urbino 1999 M. Pulver, La simbologia della scrittura, Boringhieri, Torino 1983 In Rivista Pedagogia Clinica- Pedagogisti Clinici, 5, gen-giu 2002 Isfar srl - p.iva 04729410482 - viale Europa 185/b - tel. 055-6531816 - fax: 055 6531816 email: [email protected] - web: www.isfar-firenze.it