Dossier stampa Mostra La Seduzione dell`Artigianato

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Dossier stampa Mostra La Seduzione dell`Artigianato
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La Seduzione dell’Artigianato
ovvero: il bello e ben fatto
a cura di Bonizza Giordani Aragno e di Stefano Dominella
5 Dicembre 2012 - 10 febbraio 2013
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma
Piazza Guglielmo Marconi, 8
In mostra: Armani, André Laug, Antonio Marras, Benedetta Bruzziches, Bertoletti, Blumarine, Camillo Bona, Carta e Costura, Dal Co’,
Delfrance Ribeiro, Emilio Schuberth, Enrico Coveri, Fondazione Annamode, Fondazione Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Gabriele
Colangelo, Galitzine, Gattinoni, Klopman, Lancetti, Laura Biagiotti, Leonardi, Maison Litrico, Marella Ferrera, Maurizio Galante, Max Mara,
Mila Schön, Missoni, ModatecaDeanna, Mortari, Nicola Del Verme, Odile Orsi, Raffaella Curiel, Renato Balestra, Roberta di Camerino,
Roberto Capucci, Roberto Spinelli, Romeo Gigli, Salvatore Ferragamo, Sante Bozzo, Santo Costanzo, Sarli, Scuderi, Sorelle Fontana,
Spadafora, Sportmax, Sylvio Giardina, Stefano Merola, Teatro dell’Opera di Roma, Tiziano Guardini, , Walter Albini.
Istituti e Accademie italiane di moda: Accademia di Costume e di Moda, Accademia di Belle Arti Frosinone, Accademia Koefia, Accademia
Maria Maiani, Accademia Nazionale dei Sartori, Istituto Europeo di Design, Istituto Virginia Woolf, Scuola di Moda Ida Ferri.
Una grande mostra che celebra la maestria sartoriale del Made in Italy attraverso l’esposizione museale di centotrenta
abiti. "La Seduzione dell'Artigianato ovvero: il bello e ben fatto", promossa da Unindustria -Unione degli
Industriali e delle Imprese di Roma, Frosinone, Rieti e Viterbo in collaborazione con CNA-Confederazione
Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa di Roma e MAT-Museo delle Arti e Tradizioni
Popolari, con il contributo della Camera di Commercio di Roma e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le
Attività Culturali, della Provincia di Roma, della Camera Nazionale della Moda Italiana e di AltaRoma, che
inaugura il 5 dicembre presso il Salone d’Onore del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni di Roma, è un tributo
all'Alto Artigianato racchiuso nella moda italiana. Un focus sulle straordinarie lavorazioni e sulle sapienti mani
artigiane che le realizzano, fiore all'occhiello del bello e ben fatto rigorosamente italiano. L’esposizione, a cura del
Vice Presidente con delega alla Moda Sezione Tessile Abbigliamento moda ed Accessori di Unindustria Stefano
Dominella e della storica della moda Bonizza Giordani Aragno, si articolerà non solo attraverso meravigliosi
manufatti inediti e contemporanei ma, la rivisitazione del “bello e ben fatto” partirà dal costume popolare italiano che
all’Expo internazionale a Roma nel 1911 decretò il successo del nostro Paese come leader del settore manifatturiero in
Europa. Grazie alla lungimiranza della Sovrintendente Daniela Porro saranno in mostra anche preziosissimi costumi,
patrimonio storico del Museo, accanto agli abiti degli stilisti più acclamati del nostro secolo. E ancora in esposizione
tavole di ricami preziosissime dagli anni Trenta ad oggi e croqui di lavorazioni sartoriali eccelse. Completeranno
l'esposizione fotografie di laboratori-couture e sartorie, tanti volti sconosciuti da ammirare e immagini di particolari di
quelle lavorazioni che hanno fatto la storia della moda ma che ancora oggi vengono realizzate con indubbia maestria,
anche grazie alle nuove tecnologie. Plissé, nervature millimetriche, asole di ogni tipo, tessuti dipinti a mano e molte
altre tecniche sartoriali saranno protagoniste della mostra. In mostra le mirabilie sartoriali delle più importanti case di
moda italiane e di giovani designer che con la loro creatività rappresentano il futuro del Made in Italy. Sono stati
inoltre coinvolti gli studenti dei più importanti Istituti e Accademie di moda e design, e storici atelier di calzature che
ancora oggi realizzano un prodotto rigorosamente fatto a mano. “Nel sistema moda lavora quasi 1 milione di addetti –
dichiara il curatore della mostra Stefano Dominella – e oltre il 40% ha un’età inferiore ai quarant’anni. Per questo è
importante sostenere gli Istituti tecnico-professionali di sartoria, unico vero ingresso nel mondo della moda per
migliaia di giovani. Per avvicinare i giovani a queste professioni, è importante – prosegue Dominella –, il sostegno
delle Istituzioni attraverso la creazione di Master e Corsi di formazione ad hoc. Formarsi in un Istituto tecnico
professionale può garantire ai ragazzi un futuro di successo da sarto, modellista o tecnico-blotter, un lavoro
innovativo, creativo e tecnico al tempo stesso, che consente di guadagnare molto, stando a contatto con maestranze
altrettanto qualificate”. Un percorso espositivo didascalico e sorprendente, con abiti e materiali mai visti prima,un
excursus creativo-artigianale, sia per il pubblico tecnico che per i comuni visitatori della mostra. Durante la vernice
della mostra verranno premiate una sarta première per l’impegno profuso durante la sua lunga carriera e una giovane
dressmaker con l’augurio di diventare un’affermata professionista del settore.
“Il bello e ben fatto”
Ogni storia umana è un inventario d’oggetti, un campionario di stili, un coacervo di emozioni al di fuori del tempo
questa è la funzione principale della moda intesa come 'avventura' culturale.
Leggere l' artigianato oggi è proporre una nuova visibilità in cui i bei vestiti rappresentano ‘un tesoro’ come erano
già nei tempi antichi, un simbolo di prestigio. Gli abiti in occidente erano ‘ben fatti’ e realizzati con tessuti preziosi,
con decorazioni superbe e avevano la funzione di trasmettere significati politici e religiosi. L’abbigliamento aveva la
funzione di rendere visibili i simboli del potere, fatti di dettagli che, indossati, rendevano il corpo un simulacro da
venerare rispettare e temere. Non bastava possedere bei vestiti da indossare in pubblico per avere prestigio, perché la
ricchezza di un capo aveva funzione sociale. Esso rappresentava grandezza e opulenza. La gerarchia delle persone
era regolata nelle ‘cose possedute’ .Indossare un abbigliamento non consono al proprio ruolo era proibito e sanzioni
regolavano un ordine preordinato. Per tutti il modello estetico era improntato sulla modestia che si manifestava
tramite la differenziazione delle fogge degli accessori e dei gesti. Con la circolazione dei beni di consumo si
aboliscono le regole e si lascia più autonomia all’individuo nel personalizzare il proprio abbigliamento. Nel Seicento
si afferma la diffusione delle mode grazie agli scambi commerciali e l’egemonia della Francia sul mondo occidentale.
La moda trionfa, le botteghe artigiane, i sarti i parrucchieri, i ciabattini iniziano una sfrenata attività per seguire i
‘capricci della moda’, pronti a servire quell'umanità che ancora oggi 'vuole vedere ed essere vista'. Oggi ci vestiamo,
senza regole precise, come ci pare, perché ci piace e per stare comodi, mescoliamo forme, materie spesso senza una
regia. Mai forse come ora, dopo aver usufruito di molto e di più, il desiderio del l'uomo si è spostato verso un
prodotto moda le cui peculiarità spesso sono nascoste . Sotto una forma costruita o su un drappeggio, su un tessuto
svolazzante o dietro una piega, verso la spalla oppure nell'ampiezza di una manica… alla ricerca del ‘fatto bene’… per
riflettere sulla funzione strutturale della moda contemporanea. Nuova frontiera di un benessere volutamente non
dichiarato. Abbinare il ‘fatto bene’ ai ‘costumi popolari’ ha una sua logica, in questa mostra . Il costume è una realtà
istituzionale, indipendente dall'individuo, popolare è per tradizione e provenienza , quello regionale italiano ha una
serie di connotazioni complesse, date da forme e colori e rispecchia un ruolo che vive in confini territoriali ben
definiti, e nelle fogge parla un linguaggio democratico attraverso i riti di un quotidiano senza tempo che rimanda a
un rapporto stretto tra l'individuo e la comunità di appartenenza . Permette lo studio di tecniche artigianali dal filato al
ricamato, dal tinto al pieghettato,base di una tradizione vivace e sapiente del 'fare'. Le differenze tra l'abbigliamento
popolare e quello borghese si trovano nelle varianti radicate dalla provenienza e da chi l'indossa il capo. Nel costume
popolare non compare la firma del sarto che ne ha creato la foggia, ma è la tradizione che ne ha segnato l'orgoglio di
appartenenza. Un richiamo a quei valori, indentitari di un 'fatto bene' tramandati dai frammenti carichi di idee e di
tecniche. La moda borghese invece mette in luce una realtà individuale, un vero e proprio atto del vestirsi, al di fuori
dell'atto sociale , ampliata dai mezzi di comunicazione e dunque libera di spaziare. E' il contrasto dunque che fa la
differenza .Un ricamo,un pieghettato,un gallone su tessuto povero diventa popolare, se invece si presenta su un
tessuto prezioso, diventa Alta Moda. Si può dire anche che un pelo di una capra trattato a giacca per un contadino è
un indumento popolare, se si trasforma in moda, e si chiama pelliccia diventa un capo destinato ad una donna
borghese. La camicia, primo indumento primario per tutti, nasce da un esigenza che affonda le radici nella cultura
ancestrale , diventa oggetto di desiderio quando è trattata dalla moda. Un incontro-scontro di tempo e di luogo per una
mostra che vuole raccontare le origini della 'Seduzione dell'artigianato'. Riflettere su molte delle ragioni che hanno
portato in evidenza il ‘ben fatto italiano’ dagli anni Trenta del Novecento, fino ad oggi. Un’esperienza dell'Alta Moda
Italiana, attraverso la sartoria e poi l'industria. Manufatti in cui la progettualità del fashion designer si alterna a capi di
stilisti contemporanei già affermati. Il corpo vestito dimentica l’uso gerarchico delle convenzioni e sceglie l’eleganza,
il piacere personale. Un tentativo di lettura sul Made in Italy oggi. Le differenze si evincono 'nel fatto bene', che si
nutre di concetti, pensieri da esprimere anche con la nuova frontiera del fare.
Bonizza Giordani Aragno
Abiti ed elementi di costume tradizionali delle collezioni dell’ Istituto Centrale per la
Demoetnoantropologia per la mostra “La Seduzione dell’Artigianato ovvero: il bello e ben fatto”
Il Museo Nazionale Arti e Tradizioni Popolari, incluso dal 2008 nell’ Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
(ICDE), custodisce più di 11.000 elementi di materiali tessili: la gran parte di essi è relativo ad interi abiti regionali
(diverse centinaia), ma nelle collezioni sono presenti anche costumi della commedia dell’arte, tappeti, bisacce,
coperte, tovaglie e merletti. Negli ultimi 15 anni sono state realizzate a cura della Direzione del Museo (Stefania
Massari: 1997-2011; Daniela Porro: 2011-2012) numerose mostre tematiche sull’abbigliamento popolare, tenutesi sia
presso la sede dell’istituzione che in diverse sedi locali. Ricordiamo la mostra sui costumi del Piemonte e Valle
d’Aosta allestita a Roma e ospitata poi a Rivoli presso Torino (2001), in collaborazione con la Regione Piemonte, e
un’altra esposizione relativa solo a costumi valdostani, organizzata con la collaborazione della Regione Valle d’Aosta,
allestita presso Cogne (2008) e poi a Roma; alcune mostre sugli abiti sardi (la prima realizzata nel 2004-2005 in
collaborazione con l’Istituto Superiore Regionale Etnografico di Nuoro; e un’altra più recente (2009), che vedeva
insieme elementi di abiti antichi e moderni, curata da Bonizza Giordani Aragno, prima alla Galleria di Palazzo Pitti in
Firenze e quindi a Cagliari). Per quanto riguarda gli abiti del Lazio, una mostra è stata tenuta a Roma presso il Museo
(2001), e un’altra di recente ad Atina (settembre 2011), in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio,
circoscritta ad alcuni costumi della Ciociaria. Proficue sono state le collaborazioni con varie istituzioni deputate allo
studio e promozione dei materiali tessili, come ad es. il Museo del Tessuto di Prato (che ospita dal mese di dicembre
del 2012 la mostra “Vintage”, con esposizione di alcuni abiti provenienti da questo Istituto); e con lo staff del design e
della moda diretto dal dott. Stefano Dominella, e la già citata storica della moda Prof.ssa Bonizza Giordani Aragno,
per la mostra sulle Eroine del Risorgimento realizzata a Palazzo Altemps (Roma) nel 2011, esposizione cui il Museo
ha contribuito con il prestito di alcuni preziosi costumi della tradizione italiana. Una collaborazione, quest’ultima, che
si prolunga anche con l’odierna mostra. Agli inizi del XXI secolo una mostra con abiti di tutte le regioni italiane
provenienti dalle collezioni del Museo è stata allestita al Palazzo della Farnesina in occasione della “Conferenza delle
Regioni”. Qualche anno dopo (2009) diversi abiti tradizionali rappresentativi dell’Italia sono stati inviati in
esposizione a Seul (Corea del Sud). A sua volta il Museo ha ospitato abiti provenienti dall’estero, come ad es. nel caso
della recente mostra sull’abito popolare russo, tenutasi all’ ICDE agli inizi del 2012. Tra le altre iniziative recenti di
questo Istituto, oltre alla catalogazione sul moderno sistema SIGEC dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la
Documentazione di abiti regionali (Molise e Valle d’Aosta), affidata ad esperte studiose, anche l’allestimento nel
dicembre 2011, presso la sede di Piazza Marconi, di una Mostra delle Regioni, in ricordo dei 150 anni dall’Unità
d’Italia e della Esposizione Etnografica di Roma del 1911, curata da Emilia De Simoni, Paolo M. Guarrera, Stefania
Baldinotti e Oreste Albarano. Nella mostra, divenuta ora esposizione permanente per volontà del Direttore ad interim
Dott.ssa Daniela Porro, vengono fatti rivivere oggetti e manufatti della vita quotidiana e festiva, tra cui anche abiti
regionali e gioielli, questi ultimi spesso indispensabile corredo dei singoli abiti. L’Archivio Storico del Museo
possiede numerose fotografie storiche che erano utilizzate fin dall’epoca dell’Esposizione del 1911 per ricostruire gli
abiti tradizionali (alcuni già introvabili all’epoca) e soprattutto per assemblare fra loro i vari elementi dei costumi.
Esistono inoltre litografie e pubblicazioni specializzate sugli abiti in altri settori del Museo (Gabinetto delle Stampe,
Biblioteca). Molti costumi tradizionali conservati nel Museo sono di tipo festivo; tuttavia nelle collezioni museali sono
presenti anche costumi da lavoro, costumi di minoranze etniche e talora anche alcuni abiti, in particolare quelli
siciliani, tipici della moda urbana del tempo. La stragrande maggioranza dei costumi del Museo afferisce al nucleo
primitivo di manufatti raccolti dal fondatore del Museo, l’etnografo Lamberto Loria (1855-1913), tramite
corrispondenti locali o raccoglitori, soprattutto nel periodo 1906-1911, immediatamente precedente alla già citata
Esposizione Etnografica del 1911.
Paolo Maria Guarrera
SCHEDA TECNICA
Abiti esposti n. 130 e 61 accessori:
Armani, André Laug, Antonio Marras, Benedetta Bruzziches, Bertoletti, Blumarine, Camillo Bona, Carta e
Costura, Dal Co’, Delfrance Ribeiro, Emilio Schuberth, Enrico Coveri, Fondazione Annamode, Fondazione
Gianfranco Ferré, Francesco Scognamiglio, Gabriele Colangelo, Galitzine, Gattinoni, Klopman, Lancetti,
Laura Biagiotti, Leonardi, Maison Litrico, Marella Ferrera, Maurizio Galante, Max Mara, Mila Schön,
Missoni, Modateca Deanna, Mortari, Nicola Del Verme, Odile Orsi, Raffaella Curiel, Renato Balestra,
Roberta di Camerino, Roberto Capucci, Roberto Spinelli, Romeo Gigli, Salvatore Ferragamo, Sante Bozzo,
Santo Costanzo, Sarli, Scuderi, Sorelle Fontana, Spadafora, Sportmax, Sylvio Giardina, Stefano Merola,
Teatro dell’Opera di Roma, Tiziano Guardini, Walter Albini.
Istituti e Accademie italiane di moda: Accademia di Costume e di Moda, Accademia di Belle Arti Frosinone,
Accademia Koefia, Accademia Maria Maiani, Accademia Nazionale dei Sartori, Istituto Europeo di Design, Istituto
Virginia Woolf, Scuola di Moda Ida Ferri
Si ringraziano: Anna Biagiotti, Barbara e Marisa Curti, Deanna Ferretti Veroni, Gabriella Lo Faro, Maria
Stella Margozzi, Paola Fidanza, Silvia Samaritani Giordani, Simona Marchini, Rita Airaghi, Rita Samaritani
Midulla.
Foto
Immagini fotografiche delle aziende associate Unindustria di Paolo Belletti e fotografie provenienti
dall’Archivio fotografico di: Fondazione Gianfranco Ferré, Maison Renato Balestra, Maison Gattinoni,
Maison Litrico Roma, Accademia Nazionale dei Sartori.
Catalogo
Edizioni Sette Città
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Ingresso mostra: Dal 5 dicembre 2012 al 10 febbraio 2013
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma – Piazza Guglielmo Marconi, 8 Roma Eur
Orari di apertura: da martedì a domenica ore 9.00-20.00 (ultimo ingresso ore 19.00)
Opening: mercoledì 5 dicembre 2012 alle ore 11 presso il Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma