Siate misericordiosi come il Padre Vostro è

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Siate misericordiosi come il Padre Vostro è
Scheda 4
“Siate misericordiosi come il Padre Vostro è misericordioso”
“36Chi
di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?"
rispose: "Chi ha avuto compassione di lui" (Lc 10, 36-37)
37Quegli
XXVIII Giornata mondiale della gioventù
Rio de Janeiro Mercoledì, 24 luglio 2013
…..
il giovane Francesco abbandona ricchezze e comodità per farsi povero tra i poveri, capisce che non
sono le cose, l’avere, gli idoli del mondo ad essere la vera ricchezza e a dare la vera gioia, ma è il
seguire Cristo e il servire gli altri; ma forse è meno conosciuto il momento in cui tutto questo è
diventato concreto nella sua vita: è quando ha abbracciato un lebbroso. Quel fratello sofferente è
stato «mediatore di luce [...] per San Francesco d'Assisi» (Lett. enc. Lumen fidei, 57), perché in ogni
fratello e sorella in difficoltà noi abbracciamo la carne sofferente di Cristo. Oggi, in questo luogo di
lotta contro la dipendenza chimica, vorrei abbracciare ciascuno e ciascuna di voi, voi che siete la
carne di Cristo, e chiedere che Dio riempia di senso e di ferma speranza il vostro cammino, e
anche il mio.
Abbracciare, abbracciare. Abbiamo tutti bisogno di imparare ad abbracciare chi è nel bisogno,
come ha fatto san Francesco.
….
Abbiamo tutti bisogno di guardare l’altro con gli occhi di amore di Cristo, imparare ad abbracciare
chi è nel bisogno, per esprimere vicinanza, affetto, amore.
Ma abbracciare non è sufficiente. Tendiamo la mano a chi è in difficoltà, a chi è caduto nel buio
della dipendenza, magari senza sapere come, e diciamogli: Puoi rialzarti, puoi risalire, è faticoso,
ma è possibile se tu lo vuoi. Cari amici, vorrei dire a ciascuno di voi, ma soprattutto a tanti altri
che non hanno avuto il coraggio di intraprendere il vostro cammino: Sei protagonista della salita;
questa è la condizione indispensabile! Troverai la mano tesa di chi ti vuole aiutare, ma nessuno
può fare la salita al tuo posto. Ma non siete mai soli! La Chiesa e tante persone vi sono vicine.
Guardate con fiducia davanti a voi, la vostra è una traversata lunga e faticosa, ma guardate
avanti, c’è «un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie
degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano» (Lett. enc.
Lumen fidei, 57). A tutti voi vorrei ripetere: non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciatevi
rubare la speranza! Ma vorrei dire anche: non rubiamo la speranza, anzi diventiamo tutti portatori
di speranza!
Nel Vangelo leggiamo la parabola del Buon Samaritano, che parla di un uomo assalito dai briganti
e lasciato quasi morto ai bordi della strada. La gente passa, guarda e non si ferma, continua
indifferente il cammino: non è affare suo! Quante volte diciamo: non è un mio problema! Quante
volte ci voltiamo dall'altro lato e facciamo finta di non vedere! Solo un samaritano, uno
sconosciuto, vede, si ferma, lo solleva, gli tende la mano e lo cura (cfr Lc 10, 29-35).
Angelus - Domenica, 2 giugno 2013
……
Gesù si preoccupa per la gente che da tante ore sta con Lui: sono migliaia, e hanno fame. Che
fare? Anche i discepoli si pongono il problema, e dicono a Gesù: «Congeda la folla» perché vada nei
villaggi vicini per trovare da mangiare. Gesù invece dice: «Voi stessi date loro da mangiare» (v. 13).
I discepoli rimangono sconcertati, e rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci», come
dire: appena il necessario per noi.
Gesù sa bene che cosa fare, ma vuole coinvolgere i suoi discepoli, vuole educarli. Quello dei
discepoli è l’atteggiamento umano, che cerca la soluzione più realistica, che non crei troppi
problemi: Congeda la folla - dicono -, ciascuno si arrangi come può, del resto hai fatto già tanto
per loro: hai predicato, hai guarito i malati… Congeda la folla!
L’atteggiamento di Gesù è nettamente diverso, ed è dettato dalla sua unione con il Padre e dalla
compassione per la gente, quella pietà di Gesù verso tutti noi: Gesù sente i nostri problemi, sente
le nostre debolezze, sente i nostri bisogni. Di fronte a quei cinque pani, Gesù pensa: ecco la
provvidenza! Da questo poco, Dio può tirar fuori il necessario per tutti. Gesù si fida totalmente del
Padre celeste, sa che a Lui tutto è possibile.
….
Ecco il miracolo: più che una moltiplicazione è una condivisione, animata dalla fede e dalla
preghiera. Mangiarono tutti e ne avanzò: è il segno di Gesù, pane di Dio per l’umanità.
I discepoli videro, ma non colsero bene il messaggio. Furono presi, come la folla, dall’entusiasmo
del successo. Ancora una volta seguirono la logica umana e non quella di Dio, che è quella del
servizio, dell’amore, della fede.
Angelus - Domenica, 15 settembre 2013
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella Liturgia di oggi si legge il capitolo 15 del Vangelo di Luca, che contiene le tre parabole della
misericordia: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta, e poi la più lunga di tutte
le parabole, tipica di san Luca, quella del padre e dei due figli, il figlio “prodigo” e il figlio, che si
crede “giusto”, che si crede santo. Tutte e tre queste parabole parlano della gioia di Dio. Dio è
gioioso. Interessante questo: Dio è gioioso! E qual è la gioia di Dio? La gioia di Dio è perdonare, la
gioia di Dio è perdonare! E’ la gioia di un pastore che ritrova la sua pecorella; la gioia di una
donna che ritrova la sua moneta; è la gioia di un padre che riaccoglie a casa il figlio che si era
perduto, era come morto ed è tornato in vita, è tornato a casa. Qui c’è tutto il Vangelo! Qui! Qui
c’è tutto il Vangelo, c’è tutto il Cristianesimo! Ma guardate che non è sentimento, non è
“buonismo”! Al contrario, la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal
“cancro” che è il peccato, il male morale, il male spirituale. Solo l’amore riempie i vuoti, le voragini
negative che il male apre nel cuore e nella storia. Solo l’amore può fare questo, e questa è la gioia
di Dio!
Gesù è tutto misericordia, Gesù è tutto amore: è Dio fatto uomo. Ognuno di noi, ognuno di noi, è
quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la
propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il
Padre non ci abbandona mai. E’ un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà,
ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché
non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore è in festa per
ogni figlio che ritorna. E’ in festa perché è gioia. Dio ha questa gioia, quando uno di noi peccatore
va da Lui e chiede il suo perdono.
Il pericolo qual è? E’ che noi presumiamo di essere giusti, e giudichiamo gli altri. Giudichiamo
anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte, invece di
perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre! Come quel fratello
maggiore della parabola, che invece di essere contento perché suo fratello è tornato, si arrabbia
con il padre che lo ha accolto e fa festa. Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del
perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore
che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento
a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare. Ci aspetta sempre!
Forse qualcuno nel suo cuore ha qualcosa di pesante: “Ma, ho fatto questo, ho fatto quello …”. Lui
ti aspetta! Lui è padre: sempre ci aspetta!
Se noi viviamo secondo la legge “occhio per occhio, dente per dente”, mai usciamo dalla spirale del
male. Il Maligno è furbo, e ci illude che con la nostra giustizia umana possiamo salvarci e salvare
il mondo. In realtà, solo la giustizia di Dio ci può salvare! E la giustizia di Dio si è rivelata nella
Croce: la Croce è il giudizio di Dio su tutti noi e su questo mondo. Ma come ci giudica Dio? Dando
la vita per noi! Ecco l’atto supremo di giustizia che ha sconfitto una volta per tutte il Principe di
questo mondo; e questo atto supremo di giustizia è proprio anche l’atto supremo di misericordia.
Gesù ci chiama tutti a seguire questa strada: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è
misericordioso» (Lc 6,36). Io vi chiedo una cosa, adesso. In silenzio, tutti, pensiamo… ognuno
pensi ad una persona con la quale non stiamo bene, con la quale ci siamo arrabbiati, alla quale
non vogliamo bene. Pensiamo a quella persona e in silenzio, in questo momento, preghiamo per
questa persona e diventiamo misericordiosi con questa persona.
Verifica e confronto
La lettura che segue è autenticamente evangelica e pastoralmente sconvolgente. Va letta con
una disponibilità alla conversione interiore, prima di tutto. Ma anche ad una revisione di
ispirazione, metodi, mezzi e fini della Carità.
Premettiamo un cenno alla vita di san Giovanni Crisostomo per legare il testo alla vita
dell’Autore.
S. GIOVANNI CRISOSTOMO - Nacque ad Antiochia da una distinta famiglia attorno
all'anno 350. Consacrato diacono nel 381 e sacerdote nel 386. Fu consacrato arcivescovo il 26
febbraio 398. Il nuovo presule diede subito esempio di grande semplicità e modestia di vita,
destinando le sue ricchezza alla fondazione di ospedali e all'aiuto dei poveri. Nel 402 a
Costantinopoli fu deposto ed esiliato dall'imperatore. Ritornato in Sede, impegnato ad eliminare gli
abusi nella vita del clero, in un Sinodo ad Efeso fece deporre alcuni vescovi simoniaci.
L'imperatrice Eudossia ottenne dall’imperatore un nuovo decreto di esilio il 9 giugno 404.
Giovanni Crisostomo morì il 14 settembre del 407 in una lontana regione del Ponto. Il Crisostomo
fu anzitutto pastore di anime e predicatore. I suoi scritti sono un'inesauribile miniera di sapienza
pastorale e di cultura per il loro spirito cristiano e la bellezza letteraria.
Sabato XXI Settimana B
Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo
508-509) Adorna il tempio, ma non trascurare i poveri.
(Om. 50, 3-4; PG 58,
Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra cioè
nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo
trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: «Questo è il mio corpo»,
confermando il fatto con la parola, ha detto anche: Mi avete visto affamato e non mi avete dato da
mangiare (cfr. Mt 25, 42), e: Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli tra
questi, non l'avete fatto neppure a me (cfr. Mt 25, 45). Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha
bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura.
Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito che
possiamo rendere a colui che vogliamo venerare è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato
da noi. Anche Pietro credeva di onorarlo impedendo a lui di lavargli i piedi. Questo non era onore,
ma vera scortesia. Così anche tu rendigli quell'onore che egli ha comandato, fa' che i poveri
beneficino delle tue ricchezze. Dio non ha bisogno di vasi d'oro, ma di anime d'oro.
Con questo non intendo certo proibirvi di fare doni alla chiesa. No. Ma vi scongiuro di elargire, con
questi e prima di questi, l'elemosina. Dio infatti accetta i doni alla sua casa terrena, ma gradisce
molto di più il soccorso dato ai poveri.
Nel primo caso ne ricava vantaggio solo chi offre, nel secondo invece anche chi riceve. Là il dono
potrebbe essere occasione di ostentazione; qui invece è elemosina e amore. Che vantaggio può avere
Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del
povero? Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane. Gli offrirai un
calice d'oro e non gli darai un bicchiere d'acqua? Che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo
altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno
privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti
ringrazierebbe o piuttosto non si infurierebbe contro di te? E se vedessi uno coperto di stracci e
intirizzito dal freddo, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo
onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce?
Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di
accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro.
Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere.
Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire,
insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di
quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi
trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò
mentre adorni l'ambiente del culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questi è un tempio
vivo più prezioso di quello.
La Parola si fa preghiera
La preghiera del cuore per il cuore (alcune citazioni sul cuore nei salmi)
2 Ti voglio lodare, o Signore, con tutto il mio cuore ; voglio cantare tutte le tue gesta;
1.
voglio rallegrarmi ed esultare; voglio cantare il tuo nome, o Eccelso (Sal 9,2-3)
3
6Ma io nella tua misericordia confido; gioisca il mio cuore nella tua salvezza, e canti al
2.
Signore che mi ha beneficato. (Sal 13,6-1)
9I precetti del Signore sono retti: danno gioia al cuore . Il comando del Signore è splendido:
3.
dà luce agli occhi. 10 La parola del Signore è pura: rimane in eterno. I giudizi del Signore sono veri:
sono giusti tutti insieme; (Sal 19,9-10)
6Benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia afflizione. Il Signore è la mia
4.
forza e il mio scudo, confida in lui il mio cuore .7Sono stato soccorso, per questo esulta il mio
cuore e col mio canto voglio rendergli grazie. (Sal 28,6-7)
8A te parla il mio cuore , te cerca il mio volto; il tuo volto, Signore, io cerco. 9 Non
5.
nascondere il tuo volto da me, non respingere con sdegno il tuo servo, tu che sei la mia difesa.
Non mi scacciare, non mi abbandonare, o Dio della mia salvezza. 10 Ecco, mio padre e mia madre
mi hanno abbandonato, il Signore invece mi ha accolto. (Sal 27, 8-10)
14Spera nel Signore! Sii forte, si rinfranchi il tuo cuore , e spera nel Signore! (Sal 27, 8-14)
6.
7Sono stato soccorso, per questo esulta il mio cuore e col mio canto voglio rendergli grazie.
7.
Il Signore è forza per il suo popolo, baluardo di salvezza per il suo consacrato. (Sal 28, 7-8)
8
12Un cuore puro crea in me, o Dio, in me rinnova uno spirito saldo. 19Il mio sacrificio, o
8.
Dio, è uno spirito contrito, un cuore contrito e umiliato tu non disprezzi, o Dio (Sal 51,12.19)
9.
8Pronto
10.
6Beati
è il mio cuore, o Dio, pronto è il mio cuore all'inno e al canto. (Sal 57, 8)
coloro che in te trovano rifugio e le tue vie sono nel loro cuore . (Sal 84, 6)
10Con tutto il cuore ti cerco: non farmi deviare dai tuoi precetti.
11.
le tue promesse, in modo che non pecchi contro di te. (Sal 119, 10-11)
11
Conservo nel mio cuore
4Non permettere che il mio cuore si pieghi a parole maligne, in modo che non commetta
12.
nessuna azione di empietà. Con uomini operatori di iniquità non voglio gustare i loro pasti
deliziosi. (Sal 141,4)