“Ok, vediamoci con De Luca” Ma lui non denunciò il

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“Ok, vediamoci con De Luca” Ma lui non denunciò il
La moglie di Bossetti dava interviste a botte di 25 mila euro l’una. Dal carcere
lui le diceva: “Facciamoci uno stipendio”. Chi processerà i conduttori tv?
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Giovedì 12 novembre 2015 – Anno 7 – n° 312
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
SOTTO INCHIESTA I pm: non si oppose alle minacce di un magistrato sulla Severino
Il personaggetto
“Ok, vediamoci con De Luca” P
Ma lui non denunciò il ricatto
» MARCO TRAVAGLIO
p Il marito della giudice
Scognamiglio voleva una
promozione e prometteva
un verdetto anti-decadenza. Il braccio destro del
governatore: “Dobbiamo
trovarci in Regione”
VATILEAKS Indagati Nuzzi e Fittipaldi
Il Vaticano ha trovato i colpevoli:
sono due giornalisti e i loro libri
q IURILLO E PACELLI A PAG. 2
FACCE DI BRONZO
Don Vincenzo
se ne frega
(e anche il Pd)
q TECCE A PAG. 5
Montecassino, rubò soldi dei poveri
inquisito l’ex abate “Mezzomilione”
q AMURRI A PAG. 4
q FIERRO E MARRA A PAG. 2 - 3
SENATO Gli emendamenti
Manovra, ecco l’assalto
a spiagge e slot
E i lobbisti trafficano
GIOCHI DI PRESTIGIO Pronti a coprire tutto usando la Cassa Depositi e Prestiti
Expo ha un buco di 400 milioni
così il governo vuole nasconderlo
p Gli incassi sono stati
molto più bassi del previsto. E ora l’esecutivo cerca
una soluzione, unendo
la società di gestione
a quella dei terreni.
La Procura di Milano
smentisce lo stop alle indagini su richiesta della
politica durante l’evento.
A giorni si capirà il destino
dei fascicoli ancora aperti
q DI FOGGIA E ROSELLI A PAG. 13
I CANDIDATI USA
q PALOMBI E SANSA
A PAG. 8 - 9
ari Saggi. Siete undici cittadini milanesi che hanno
messo a disposizione tempo
ed energie per preparare le
primarie del centrosinistra.
C
A PAG. 11
Expottimista sempre Il premier a Milano Ansa
La cattiveria
LECCARE È UN ISTINTO PRIMARIO
Renzi: “L’Expo diventerà
un centro di ricerca”.
Lo sapevo che qualcuno
era rimasto chiuso dentro
ono tempi duri per chi
lecca, non si è mai sprecata tanta saliva invano, e già
questo spiega le quattro edizioni raggiunte dal Manuale
del leccaculo di Richard
Stengel (Fazi editore), strumento utilissimo se si vuole
partecipare al grande concorso appena lanciato dal
Vernacoliere “Lecca anche
S
q GRAMAGLIA A PAG. 14
» GIANNI BARBACETTO
IL LIBRO “Il manuale del leccaculo”, dizionario ragionato della piaggeria
» NANNI DELBECCHI
La notte delle gaffe
nella faida tv
dei Repubblicani
IL RITO AMBROSIANO
E IL NUOVO DOGMA
PER FABBRICARE
UN CANDIDATO
tu il culo a Renzi”che
mette in palio posti
in politica, nei
giornali, alla Rai e
su tante altre poltrone di successo.
Lecca e vinci: sembra
facile ma non è proprio
come dirlo; “Ir vero probrema è che Renzi cià un culo solo, e chi nielo vole leccà sono
millioni!” scrive nel suo editoriale Mario Cardinali. An-
che al di là di Renzi la
questione è seria. I
culi veramente
ambiti sono sempre meno, quelli
che si candidano a
leccarli sempre di
più; “Non si trovano più
culi che valgano la pena” ha
sintetizzato Altan, mettendo il dito nella piaga -e che
piaga.
SEGUE A PAGINA 16
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CLAUDIO BISIO
“Siamo padri amici
e dunque siamo
pessimi genitori”
q D’ONGHIA A PAG. 17
rima di domandarsi
perché Vincenzo De
Luca non si è ancora dimesso da governatore della
Campania, bisognerebbe
chiedersi come ha potuto diventarlo. Perché le risposte
alle due domande sono strettamente collegate: De Luca
non può fare il presidente della Regione, ma nemmeno il
bidello in una scuola, perché
la sua condanna in primo grado per abuso d’ufficio lo rende incompatibile con qualsiasi incarico pubblico. Ciononostante il Pd gli permise di
candidarsi alle primarie per
correre a una carica che non
avrebbe potuto ricoprire,
lanciando il devastante messaggio che le leggi non contano e tutto si aggiusta. Sarebbe
bastato fermarlo subito, e
l’ennesimo scandalo che terremota la politica campana e
nazionale non esisterebbe.
Invece, quando De Luca vinse le primarie, Renzi gli permise di rappresentare il partito del governo alle elezioni
regionali. De Luca imbarcò di
tutto nelle liste fiancheggiatrici, anche gli amici di Cosentino e del clan dei Casalesi,
e il Pd zitto. Quando il Fatto e
Roberto Saviano denunciarono in beata solitudine le sue
liste alla Gomorra, De Luca
insultò il Fatto e Saviano, e il
Pd zitto. E quando Rosy Bindi, com’era suo dovere di presidente della commissione
Antimafia, pubblicò l’elenco
dei condannati in primo grado o in via definitiva nelle liste
del centrodestra e del Pd,
Renzi in persona l’attaccò per
aver inserito anche De Luca
(che ci stava a pieno titolo, essendo stato condannato in
primo grado per abuso d’ufficio, oltreché salvato dalla
prescrizione da una condanna per smaltimento abusivo
di rifiuti e imputato in altri tre
processi per gravi reati) e
sciolse i suoi dobermann ad
azzannarla. E quando De Luca vinse anche le Regionali, il
Pd gli permise di insediarsi su
una poltrona dove non avrebbe potuto sedere, perché –
disse autorevolmente Renzi,
nelle sue vesti di segretario
del Pd – si sarebbe trovata “una soluzione”. Infatti, nelle
sue vesti di premier, tentò di
varare un decreto “interpretativo” per cambiare verso alla legge Severino di per sé
chiarissima e non interpretabile. Poi gli spiegarono che avrebbe commesso un abuso
d’ufficio e allora, obtorto collo, il 27 giugno firmò il decreto
che sospendeva De Luca da
governatore per 18 mesi, ma
subito avvertì che era possibile un ricorso per sospendere la sospensione da lui stesso
decretata. Traduzione: le leggi per i nemici si applicano e
per gli amici si interpretano.
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