CAP. I RAPIMENTO E DEVASTAZIONE NELL

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CAP. I RAPIMENTO E DEVASTAZIONE NELL
CAP. I RAPIMENTO E DEVASTAZIONE NELL’IMMAGINARIO EDIPICO FEMMINILE
L’ODIO X LA MADRE. L’Edipo femminile x FREUD
Il mito di Edipo, è quell’apparato che permette a ciascun sesso di attivenire alla frustrazione
sessuale. Il mito di Edipo, viene ripreso da Freud, che ne fa una costellazione performativa, una
teoria, un complesso, il passaggio di ogni uomo. I due elementi che fanno il complesso edipico sono
• L’uccisione del padre
• Il desiderio della madre, desiderio di possedere in esclusiva la madre e di togliere di mezzo il
padre, vi è in tutti i bambini.
Il bambino che entra nell’edipo, trova la rivalità con il padre, che genera l’origine del senso di colpa
verso il padre che cerca di staccare il bambino dalla madre.
Il rapporto normale con il padre, sarà sempre contrassegnato dal rapporto di amore ed odio e senso
di colpa, nell’edipo lo riscontriamo nell’accecamento (castrazione).
L’edipo è il passaggio in cui, dall’attaccamento alla madre ed il suo possesso, interviene un terzo, il
padre, che si desidera eliminare.
Per Freud la castrazione è legata strettamente all’Edipo. Il complesso di castrazione, a differenza
dell’edipo, che considera universale, non è in tutti, egli considera la castrazione, una patologia, una
minaccia di essere castrati dal padre, a causa del desiderio incestuoso che il bambino ha verso la
madre.
Il complesso di Castrazione, acquisisce sempre più importanza, perchè lo ritroviamo anche nell’età
adulta, adifferenza dell’edipo che si esaurisce, l’angoscia di perdere qualcosa, quindi non più la
castrazione intesa verso la paura del padre, ma in forma più generalizzata.
Freud, disgiungendo questi due complessi, attiva la teoria dell’edipo femminile e della castrazione
femminile.
Freud, si rende conto che lo studio sulla bambina non è più un riflesso dell’edipo maschile
(complesso di elettra). L’uomo e la donna, sono in tal senso asimmetrici.
Quando il bambino vede il sesso femminile, una volta entrato nell’edipo, pensa che egli può perdere
davvero il fallo, vedendo che la femmina non lo possiede, sempre a causa della rivalità con il padre,
quindi l’angoscia di castrazione, spinge il bambino ad abbandonare la madre, quindi egli rinuncia al
godimeno pulsionale, per identificarsi simbolicamente al padre, egli vorrà essere come il padre,
l’edipo va dunque in pezzi ed al suo posto, si instaura l’istanza del super io, l’istanza è interiorizzata
e non c’è più bisogno del padre Edipico che era una minaccia, quindi egli comincia a divenire
autonomo e autoregolante. Rimane però l’angoscia della castrazione.
Simbolicamente egli riceve il fallo simbolico del padre, che gli permetterà di occupare il suo posto
nella società, avrà una sua donna e potrà trasmettere a sua volta il testimone della virilità ai suoi
bambini.
PER LA BAMBINA
Per la bambina, la castrazione immaginaria esiste già in partenza, quando la bambina vede il sesso
maschile, formula un giudizio immediato: ella ha visto, sa di non averlo e vuole averlo. Questa è
quella che Freud chiama INVIDIA DEL PENE o PENISNEID.
Enra in gioco quindi, lo scivolamento delle equivalenze simboliche, cosicchè la bambina che
primordialmente ha il suo oggetto d’amore riposto nella madre, cambia amando il padre, lascia
quindi il primo oggetto d’amore e entra nell’edipo attaccandosi al padre. Nei confronti della madre si
instaura gelosia per la contesa del comune oggetto d’amore. La bambina avrà con la madre un
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rapporto di odio-amore. Le angoscie in gioco della bambina sono di vita e di morte, la bambina teme
di essere uccisa dalla madre. Però diversamente che nel bambino, nella bambina non c’è la spinta ad
uscire fuori dall’edipo, l’amore per il padre rimane per tutta la vita, ella non avrà mai ragioni
sufficienti per lasciare il padre in quanto la madre non potrà trasmettergli il testimone. L’uomo è
amato in quanto padre.
Per Freud la donna non avrà la stessa autoregolazione dell’uomo e questo è per Freud un limite.
L’INVIDIA PER LA VITA. L’Edipo per M. Klein
Il suo contributo teorico sullo sviluppo del bambino rovescia la teoria freudiana.
Per la Klein l’Edipo è in funzione sin dai primi stadi dell’evoluzione del soggetto. Ed è attraverso una
chiave di lettura edipica che si possono interpretare i “fantasmi del bambino “sin dalla fase orale.
L’equazione simbolica Pene = Bambino riguarda i bambini di entrambi i sessi ed è preceduta
dall’equazione Seno = Bambino = Pene . Il pene acquisisce valore in quanto sostituto del seno.
L’amore e l’aggressività sono dunque diretti verso questo contenuto prezioso del corpo della madre
di cui l’infante desidera appropriarsi. Seno e pene sono i due oggetti primari.
La Klein non enuncia un problema simbolico per la bambina perché considera che l’identificazione
alla madre sia il viatico per un’assunzione della propria posizione sessuata.
La Klein trova che il problema si ponga per il bambino maschio che deve mutare posizione passando
dalla posizione femminile nei confronti della madre, alla posizione attiva nei confronti del pene.
Per la Klein il rapporto del lattante con il seno è inevitabilmente votato ad una insoddisfazione. Il
lattante non potrà mai approfittarsene completamente, il movimento verso l’approprioazione scivola
in attacco al corpo della madre. La frustrazione orale è dunque strutturale, egli vorrebbe averlo tutto
e sempre a disposizione;poiché questo non è possibile, l’odio si innesta sull’amore. Il seno odiato
deve essere distrutto. A questi attacchi segue l’angoscia della ritorsione. L’invidia è l’effetto
distruttivo che mira a colpire l’oggetto prezioso della madre proiettando in lei le parti + distruttive di
sé. Questo è il modo originario di manifestarsi della pulsione di morte ed è la prima lotta tra pulsione
di vita e di morte.
L’operazione psichica fondamentale affinché il soggetto possa sopportare la pulsione di morte è la
separazione dell’oggetto in un oggetto cattivo esteriorizzato ed uno buono introiettato, da amare
e dal quale essere amato. Se si stabilizza questa separazione darà luogo alla sicurezza che
presediede alla futura integrazione dell’Io.
L’invidia è l’espressione della pulsione di morte non distinta dalla pulsione di vita ed ha effetto di
minare questa scissione precoce tra seno buono/cattivo. Per Klein la costituzione di un oggetto
buono è il frutto della operazione del soggetto che riesce ad investire la libido in modo stabile.
L’idea di Melanine Klein è che per entrambi i sessi è la frustrazione orale a spingere il soggetto
nell’Edipo. L’impossibilità di possedere totalmente il seno materno e la madre stessa fa entrare in
scena il padre, come colui che ha portato via la madre, sin dalla fase orale.
Dunque gli stadi si mescolano a più riprese. L’Edipo è fortemente influenzato dal rapporto del
bambino con il seno, se questo rapporto è disturbato allora la rivalità con il padre si infiamma.
Il legame tra invidia e l’Edipo è molto stretto. L’invidia conferisce all’Edipo le caratteristiche che
assumerà nei vari casi. Dunque l’Edipo è tanto + difficile quanto + è intensa l’invidia nei confronti
della madre. Melanie Klein fa della devastazione immaginaria una tappa strutturale del soggetto.
Come si costruisce una donna. L’Edipo secondo Lacan
Per Lacan, la donna manca del fallo, ma rispetto al godimento, è un supplemento senza forma, che
tende a prendere la forma dell’eccesso, (eccesso della bulimia, anoressia ecc) e dell’eccesso
mortifero (godimento supplementare).
La devastazione tra madre e figlia, viene dal fatto che la madre non può trasmettere il testimone
della femminilità, strutturalmente questo non esiste in termine simbolico e viene vissuto come una
mancanza. Quindi si innesca l’odio devastante e resiste fino a quando non si ha la consapevolezza
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che questo testimone non può essere trasmesso, sarà compito della figlia convivere con questo
godimento femminile e dovrà lei capire che la madre è donna come lo è lei.
Per Lacan, il padre ha una funzione di limite (può anche non essere il padre reale), il limite
dell’adesso basta!
L’uomo desidera la donna Puttana ma ama una donna vergine e madre.
Secondo Lacan donne si diventa. L’uomo pure è definito nella sua posizione sessuale, dal simbolico e
dal passaggio attraverso l’Edipo.
Lacan introduce in psicoanalisi la distinzione di 3 registri :
• Reale
• Simbolico
• Immaginario
Così Lacan distingue il pene, organo reale, dal fallo, organo immaginario che entra nella dimensione
simbolica nella funzione di dono.
Introduce 2 termini che orientano in modo nuovo la problematica dell’evoluzione femminile. Alla
coppia di Klein la madre e il bambino, aggiunge un terzo elemento, il “fallo immaginario”, che con
i primi 2 compone la “triade” dei fantasmi infantili e a questo aggiunge un 4 elemento simbolico :
La Funzione Del Padre.
Tra gli oggetti immaginari si distingue il fallo come oggetto sul quale si condensa l’investimento
lipidico a partire dalla fase genitale.
La fase fallica, a differenza di quella genitale, non è organizzata da un godimento dell’organo che
trova corrispondenza nell’organo del sesso, ma ancora imperniata sulla prevalenza di un organo
unico per entrambi i sessi.
Il fallo organizza il funzionamento libidico ed è la versione immaginaria idealizzata del pene. .
Ne consegue che le 3 relazioni che in psicoanalisi descrivono il rapporto con l’oggetto sono relazioni
che declinano non l’oggetto ma la sua mancanza sui 3 registri.
La frustrazione, la castrazione e la privazione, corrispondono a 3 tipi di mancanza:
1. reale
2. immaginaria
3. simbolica
MANCANZA
Simbolica
Castrazione
OGGETTO
Immaginario
Immaginaria
Frustrazione
Reale
Reale
Privazione
Simbolico
Gli effetti della scoperta sulla bambina sono inesplicabili, se non si considera che l’organo in
questione, il pene, non vale come organo reale, in quanto simbolico. Sul piano reale, un essere non
può sentirsi privato di qualcosa che per definizione non ha. Il nuovo concetto di frustrazione che ci
aiuta nella comprensione dell’invidia. Nella frustrazione l’oggetto in gioco è reale.
La frustrazione è il momento in cui la bambina è presa nella relazione speculare con la madre, nella
quale il fallo circola nella forma immaginaria. Per uscire dalla frustrazione è necessario che si attivi il
4 termine, il Padre, ed entri in funzione il registro simbolico.
Per Lacan l’Edipo è da intendersi come una macchina simbiloca che trasforma gli elementi che vi
entrano. Il soggetto, il desiderio, l’oggetto, entrano in un modo ed escono in un altro.
Ciò che si può riconoscere sotto il nome di preedipico è la triade immaginaria Madre-BambinoFallo.
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Per il maschio le cose procedono con linearità e chiarezza;il patto simbolico introdotto dall’entrata in
gioco del padre lo istituisce come avente diritto al fallo, ma l’uscita dalla frustrazione è più
problematica x la bambina.
Il Fallo Per Una Donna
Secondo Lacan gli oggetti kleiniani sono da prendersi come significantizzati;il soggetto non è solo
con questi oggetti persi nel corpo materno ma l’elemento che va a completare la costrustruzione
keniana è l’ Altro antecedente alla venuta al mondo del soggetto che prende la forma del desiderio
dell’Altro materno.
Il desiderio del bambino per gli oggetti del corpo materno si costituisce sulle tracce del desiderio
della madre.
Lacan ha introdotto il padre come elemento simbolico il bambino attraverso la madre incontra il
padre. Questa è la svolta della teoria psicoanalitica Madre-Bambino-Padre (fallo).
L’Edipo, è l’organizzatore del simbolico, è il dispositivo che lo mette in funzione. Sin dai primi stadi è
attraverso l’incontro con il desiderio della madre che il bambino incontra il padre come 3 elemento.
Il padre assegna il valore significante alla presenza o assenza della madre. Il fallo simbolico designa
la cosa sulla sfondo della sua assenza, finchè esso rimane ancorato alla sua valenza immaginaria o
al referente reale, non funziona come puro simbolo. Il fallo simbolico entra in funzione quando si
stacca dal pene reale e dal luccichio di superiorità che lo caratterizza nell’immaginario. E’ x questo
che il fallo simbolico è in primo luogo il fallo della madre.
Nella madre in quanto assente, ma presente come operatore che organizza il desiderio materno, il
fallo organizza la mancanza materna in desiderio e ciò serve ad orientare la posizione sessuata del
bambino. Ciò che è decisivo per Lacan non è dunque se in bambino è soddisfatto o no, ma le
condizioni dell’incontro con il desiderio con l’Altro materno. Che questo desiderio possa situare il
bambino come desiderato o non desiderato, domandato o no, il rapporto ha un 3 elemento, che con
il suo intervento farà trovare al bambino un significato.
Il fallo è l’unico simbolo attraverso il quale il desiderio può farsi riconoscere, esso mantiene tutta la
sua centralità nello sviluppo femminile e nel rapporto del bambino con la madre.
A produrre un effetto destrutturate è quanto del rapporto della madre con il bambino non si
costituisce come desiderio e quando di questo desiderio non si simbolizza nel passaggio ad una
domanda rivolta al padre, ma per esempio si fissa nella forma immaginaria della rivendicazione
narcisistica. Possiamo dire che è il godimento della madre, che non si organizza in desiderio, che
produce un’effetto destrutturate sul bambino.
Metafora paterna
L’operazione che permette al bambino di accedere ad un significato sul suo essere è quella che
Lacan chiama “metafora paterna” . la metafora paterna è la riscrittura dell’Edipo freudiano,
l’estrazione della logica contenuta nel mito.
Freud ha compreso l’universalità del mito di Edipo per gli esseri umani, ne ha fatto un complesso
fondamentale che organizza la soggettività e le formazioni sociali. Nell’Edipo l’essenziale della
funzione paterna è che il padre sia portatore di una legge che interdice il godimento.
La metafora paterna trasforma il desiderio della madre ( X enigmatica) in un elemento del
linguaggio, il fallo, esso rappresenta ciò che è desiderato dalla madre e il padre opera come
separatore della coppia Madre-Bambino, fa quindi funzionare il fallo come significante.
All’uscita della metafora paterna ciò che la madre desidera può dirsi sotto il simbolo del fallo, il
bambino non è più imprigionato nella domanda senza risposta” cosa vuole da me?” , ma può leggere
il desiderio della madre legato al significante che ha per lei valore fallico e se vorrà essere desiderato
dalla madre dovrà situarsi sotto questi attributi.
Il fallo in quanto significante separa il bambino dall’essere il fallo grazie all’intervento del padre
come operatore di questo passaggio simbolico.
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Nome-del-Padre
______________
Desiderio della Madre
A
. ___________________ Æ Nome-del-Padre ________
Desiderio della Madre
X
Fallo
Cosa vuole la madre? La risposta stabilizzante della metafora paterna è : vuole il fallo legato al
padre simbolico. La novità di LAcanrispetto a Freud è che pone il fallo come ciò che viene laddove
manca . in questo senso entrambi i sessi mancano di qualcosa, la metafora paterna consente ad
entrambi i sessi di assumere simbolicamente questa mancanza primaria .
All’uscita dall’Edipo il bambino assume di “ di non aver qual che ha” cioè ha il pene ma non il fallo, la
bambina di “non aver quel che non ha” cioè il pene e il fallo. Il fallo definisce due diverse posizioni
sessuali, che per il sesso maschile si sostituisce all’avere per proteggerlo e per il sesso femminile un
far finta d’esserlo per mascherarne la mancanza.
L’invidia del pene
L’invidia del pene è il modo in cui il fallo entra in gioco lungo la strada della sessuazione femminile e
spinge la bambina ad entrare nell’Edipo.
Nel caso in cui il pene sia sul registro immaginario, l’invidia del pene prende la forma del desiderio
che la clitoride diventi un pene quindi la mancanza è assunta come “castrazione”.
Sel il pene è sul registro reale l’invidia del pene prende la forma del desiderio del pene del padre e la
mancanza si presenta nella forma della “frustrazione” , il soggetto si sente immaginariamente
mancare di un oggetto che è reale.
Se il pene è sul registro simbolico l’invidia del pene prende la forma del desiderio di bambino dal
padre e la mancanza è vissuta come “privazione” che priva realmente il soggetto di un oggetto
simbolico.
Le 3 dimensioni della mancanza si alternano ed è attraverso questi passaggi che si compie l’entrata
della bambina nel circuito significante, attraverso il 3 tempo dell’Edipo.
CAP. II LA DEVASTAZIONE NELLA TRASMISSIONE GENERAZIONALE:
simbolica.
La filiazione
La potenza strutturante della Metafora paterna organizza la soggettività in un ordine simbolico che le
preesiste, con 2 effetti di stabilizzazione fondamentale. Da un lato il soggetto trova delle
identificazioni che diano una rappresentazione al suo essere e dall’altro il rapporto con il suo
godimento viene regolato dall’interdizione edipica e dalla sua localizzazione nell’organo fallico.
La filiazione è il passaggio generazionale che consente di iscrivere in questo ordine simbolico ciascun
nuovo nato.
Il Nome del Padre scorre come significante di una rinuncia e di accesso di una trasmissione ed è
necessaria affinché il soggetto possa sapere qualcosa della paternità o della sua esistenza.
La conseguenza di quelle filiazioni in cui si confondono le generazioni e si sovrappongono i legami di
parentela è una devastazione della personalità del soggetto, che si spinge fino ai limiti della psicosi.
Si tratta di quelle filiazioni nelle quali al soggetto non è possibile reperire la linea di discendenza
perché è nascosta dalla menzogna familiare.
Esempio : un figlio, non è figlio del padre ma di un amante della madre, il quale viene presentato
come zio e tutta la famiglia sostiene tale menzogna.
In una situazione di falsificazione, il Nome-del-Padre non può assumere il desiderio che è in
circolazione e quindi la riuscita della Metafora paterna è pregiudicata con un effetto di disordine nel
sentimento di vita del soggetto, nel rapporto con la sua esistenza.
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Lo scacco della Metafora paterna , cioè gli effetti della devastazione sono effetti di psicosi e la
devastazione è una conseguenza della degradazione delle legge paterna quando non è all’altezza del
suo compito.
Esempio:
Anna una ragazza ribelle e trasgressiva il cui padre ha uno stile di vita sregolato e
egocentrico.
CAP. III RAPIMENTO E DEVASTAZIONE DEL GODIMENTO FEMMINILE
L’ESSERE FEMMINILE DALLA MANCANZA AL SUPPLEMENTO
Psicosi e femminilità:
invenzioni:
un difetto nel Nome-del Padre al livello della filiazione o la sua preclusione ha effetto di devastazione
simbolica.
Il soggetto psicotico non può trovare una significazione al proprio essere attraverso il Nome-delPadre e il luogo del significante fallico si trova confrontato con un godimento che torna nel reale dei
fenomeni elementari.
A fronte di questa mancanza sul piano significante il soggetto deve inventare una soluzione che
strutturi una forma vivibile per il suo essere e per il godimento non regolato dal fallo con cui è
confrontato.
Questa teoria trova i fondamenti in un caso discusso da Freud e ripreso Lacan :
Schreber trova per la sua psicosi la soluzione in un fantasma, questo fantasma chiama in gioco la
donna e consiste nella trasformazione in donna di Schreber stesso.
E’ così che la donna fa il suo ingresso nella psicosi, non in quanto madre ma in quando correlata ad
un supplemento, ad una invenzione, che prende il posto di ciò che non è garantito dal Nome-delPadre.
E’ una novità nella psicoanalisi leggere la psicosi attraverso il concetto della donna, Lacan introduce
la donna come concetto nuovo cioè non è più la donna costruita dall’Edipo ma la donna che sorge al
di là del Nome-del-Padre .
La soluzione che il soggetto trova al suo essere indeterminato è la soluzione edipica, universale per
tutti i soggetti nevrotici, la soluzione che deriva dalla messa in funzione del 4 elemento(il padre
simbolico), che interviene a regolare la distanza tra il bambino, la madre e il fallo.
Questa soluzione positiva inventata dal soggetto è una intuizione feconda anche per elaborare una
nuova teoria della femminilità.
Lacan affaccia per la prima volta l’Ipotesi di un Al di là del fallo.
L’ipotesi che si introduce è che nella vita pulsionale della donna non tutto si possa ricondurre
all’operazione fallica. Ci sono voluti tre decenni perché potesse così articolarsi l’intuizione di Freud ,
la sua insistenza sulle difficoltà di spostare l’investimento erogeno dalla zona clitoridea alla zona
vaginale, dall’attività alla passività, culminata nella sua osservazione finale che alla libido sia stata
fatta una maggiore violenza allorché la si è costretta al servizio della funzione femminile.
Giachè la formula che la libido è maschile non significa altro che essa è articolata al fallo.
Una parte della vita pulsionale della donna rimane estranea alla operazione simbolica del fallo,
questa è una sovversione della teoria della femminilità, ciò che viene a qualificare l’essere femminile
non è più la mancanza del fallo immaginario ma un supplemento che viene al posto di ciò che non è
marcato dal significante fallico.
Lacan ebbe l’intuizione di andare oltre al concetto di fallo ed ha formulato l’enigma della femminilità
. egli non riduce il femminile al passivo e il maschile all’attivo e capovolge la lettura freudiana
dell’Edipo femminile come mancanza. Rispetto al fallo, la donna non è tanto quella che non ha, ma
rappresenta ciò che è Altro.
Altro assoluto rispetto all’uomo e rispetto alla donna stessa come soggetto che funziona nel regime
fallico .
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La donna si trova su un doppio registro: è iscritta(dentro) regime fallico in quanto soggetto, ma in
quanto donna è anche Altro da questo, che non si definisce per essere complementare all’uomo ma
intrattiene con l’uomo un rapporto particolare.
La posizione femminile viene definita a partire dal godimento. Lacan postula un godimento Altro
rispetto a quello fallico.
Clinica della devastazione:
nella clinica troviamo la devastazione ogni volta che la relazione tra donne oltrepassa una certa
soglia, la soglia al di là della quale la distanza è data dal rispetto delle forme o della presenza di un
terzo, che sia un uomo, un padre, un marito, un obbiettivo, insomma un termine esterno che
organizza il desiderio. La devastazione è strettamente legata all’attesa, alla domanda. Una donna si
attende qualcosa dalla madre. In questo luogo di questo qualcosa che è atteso incontra un’altra
attesa, un vuoto che causa un gioco di specchi, un labirinto.
L’attesa è l’attesa di un riconoscimento. Ma questo riconoscimento non è possibile. Da qui la
devastazione. L’attesa non può essere delusa, il tradimento è profondo. L’unico modo che ha questa
domanda di non produrre devastazioni è quello di mantenersi come domanda sospesa.
Se la distanza tra le donne è mantenuta, allora l’attesa permane e permette all’amore di non
tramutarsi in odio e devastazione. La distanza è mantenuta da una funzione attiva del padre che
circoscrive questo godimento.
Una verità fondamentale è nascosto nel gioco di specchi, una madre non è diversa da una figlia,
quanto all’esser donna. La donna emerge nella figlia quando scopre che la madre non risponde su
tutto nella trasmissione della femminilità, quello che rende donna la madre non si trasmette, ma
prende forma del capriccio. Ma donna è anche la madre quando scopre che la figlie è un tradimento,
un tradimento perché se l’ha pacificata per un certo tempo tenendo la funzione del fallo, è destinata
a perdere questa funzione quando non è più bambina e diviene donna.
Si rivela allora alla madre che la figlia non ha risolto il suo rapporto con la femminilità, l’ha resa
madre ma nn donna, il godimento supplementare non è risolto dalla maternità. In questo la madre
vive un furto da parte della figlia si sente privata di qualcosa che credeva di avere acquisito, il fallo
nelle sembianze del bambino. La madre scopre, nella figlia, la donna al di là della figlia, e incontra la
stessa frustrazione che la figlia ha incontrato, trovando nella madre, la donna al di là della madre.
La donna e la madre sono 2 identità coesistenti in ciascuna. Essere madre non è la via per essere
donna. La relazione madre figlia, che si perde in questo gioco di specchi, è impossibilitata a risolvere
la questione del godimento supplementare, se non passando per un 3 elemento, il relais .
Biancaneve e Cenerentola sono le prime a introdurre la devastazione come ineluttabile passaggio del
rapporto con la madre, la madre”cattiva”. Nelle fiabe è tenuta prudentemente a distanza sotto la
specie della matrigna. La madre buona si contrappone alla matrigna cattiva e si preserva la figura
della madre buona.
La clinica ci presenta ogni giorno gli effetti di questa devastazione nel vissuto più intimo dei rapporti
con l’esistenza e con l’Altro dei soggetti femminili.
Nelle forme + gravi l’intera vita del soggetto trascorre sotto l’imperio del capriccio materno.
(leggere pag. 57/60)
LO SGUARDO: INVIDIA E BELLEZZA
L’etimo di invidia viene da “video” in latino vedere.
L’effetto di invidia è strettamente legato alla visione, o all’immagine che un soggetto si fa di
qualcosa che gli viene raccontato. L’esempio topico dell’invidia c’è offerto da un passaggio di
Sant’Agostino, che descrive il bambino svezzato che guarda il fratellino attaccato al seno della
madre con “sguardo amaro” .
Lacan nota che ciò che amareggia e scatena l’invidia del fratello maggiore non è il desiderio per il
seno della madre, poiché è svezzato. E’ per questo che si tratta di pura indivia. Quello che ha su di
lui l’effetto di un veleno è lo sguardo. L ’effetto di invidia è legato allo sguardo.
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Lo sguardo che il bambino getta sul fratellino gli ritorna come un’effetto velenoso, si ritrova
decompletato e sospeso ad un godimento che gli manca, e che suppone al fratello lattante.
Cosa si nasconde nella visione, che può produrre un’effetto soggettivo così disturbante? Il soggetto
non è + il perciepiens della tradizione psichiatrica classica, il perciepiens unitario che recepisce e
decide delle perceptum , più o meno bene, ma il perciepens è esso stesso prodotto dal perceptum, il
quale è strutturato come la catena significante.
Lacan copie un’operazione analoga allorché si appresta a definire il soggetto nel suo rapporto con la
pulsione. La pulsione a partire dalla quale definisce il rapporto tra il soggetto e l’oggetto è la
pulsione scopica il piano della percezione visiva.
Come Freud, a suo tempo era partito dalla psicopatologia della vita quotidiana, dai sogni, da tutto
ciò che fa difetto al funzionamento normale per capire come funziona il soggetto, così Lacan parte
dai disturbi della visione per capire come funziona il rapporto del soggetto con la pulsione scopica.
Nella tradizione filosofica il campo visivo della percezione contemplativa, è stato visto come il campo
privilegiato che permetteva l’accesso alla verità.
La tesi di Lacan è stata possibile una concezione di questo tipo, cioè se il campo della visione ha
potuto essere un modello di conoscenza del vero, il modello della conoscenza contemplativa, è
proprio perché è sempre stato escluso dal campo della percezione visiva del soggetto.
Lacan cerca il destino del soggetto del desiderio, della castrazione e della mancanza del campo
visivo. E’ a questo proposito che utilizza come esempio il fenomeno dell’Anamorfosi.
L’anamorfosi:
Possiamo prendere l’ottica geometrale come esempio pragmatico del soggetto-perciepiens che è
certo delle suo esistenza come il soggetto cartesiano. L’ottica geometrale è la modalità di
costruzione della prospettiva che organizza la visione a partire da un punto, il punto focale della
prospettiva. La proporzione dell’immagine cambia se questo punto si sposta.
Lacan è interessato a ciò che in questa costruzione fa disturbo.
L’esempio paradigmatico di un’effetto di buco nell’ottica geometrale si trova in quadro di Hans
Holbein “Gli ambasciatori”.
La costruzione anamorfica, ovvero un diverso punto di prospettiva sulla quale è costruita l’immagine
di un oggetto interno al quadro, sposta l’asse delle percezione .
Il colore è soggettivo:
Quello che Lacan mostra in questo modo è che la prospettiva geometrale non è ciò che è essenziale
nella visione. La prospettiva geometrale è quella della contemplazione, della visione pacificante.
Quello che è essenziale alla visione sono i passaggi di colore nelle diverse sfumature della luce.
Oggi esiste una disciplina che studia la visione dei colori, è la “cromatologia applicata” , che mette
insieme neurologia, fisiologia, fisica e psicologia. Come spiega la cromatologia applicata, il colore
non è una proprietà dell’oggetto, il colore è dato da un processo. L’onda luminosa è composta dai
fotoni, diversi tra loro per frequenza e vibrazione. I fotoni della luce interagiscono con gli elettroni
degli atomi dalla superficie degli oggetti venendo assorbiti o riemersi e arrivando ai nostri occhi in
qualità e quantità differenti. Di conseguenza provocano diversi sensazioni celebrali di tipo visivo, alle
quali è dato il nome di colori.
Il colore dunque è una interpretazione visiva di un fenomeno energetico naturale. Siamo di fronte a
uno oggetto che sfugge. E’ per questo che Lacan fa della pulsione scopica la pulsione elettiva nel
campo della psicoanalisi.
L’oggetto della pulsione è un posto vuoto che i vari oggetti vengono ad occupare, è il luogo
dell’estimità, quel luogo intimo ma radicalmente estraneo che caratterizza il rapporto con il
perturbante. Ciò che meglio rappresenta l’oggetto è allora lo sguardo nella sua evanescenza, punto
luminoso che coagula tutti i colori, i colori che sono inconsistenti, sono dati dal rapporto tra luce ed
occhio.
Lo sguardo è all’esterno
Arriviamo a delineare ciò che Lacan chiama la schisi occhio-sguardo, la divisione occhio-sguardo.
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“Lo sguardo è all’esterno”. “ Io non vedo che da un punto, ma nella mia esistenza sono guardato da
ovunque”. Lo sguardo non è del lato del soggetto ma dall’altro lato. Il soggetto è parte dello
spettacolo del mondo, il punto dello sguardo non è necessariamente collocato in un soggetto
materialmente presente, un scia illuminata presentifica lo sguardo anche in assenza di esseri
animati.
Nel nostro rapporto visivo ordinario con e cose questo sguardo non è presente, altrimenti
attiverebbe quel fenomeno di perturbare che crea disturbo.
Per cogliere questo sguardo Lacan riprende un fenomeno del mondo animale, gli ocelli. Ci sono
animali che presentano sulla testa delle macchie, gli ocelli, non sono occhi, ma bastano per sorgere
l’impressione dello sguardo . gli animali antagonisti si comportano come se questi ocelli fossero
occhi. Quindi ciò che fa sorgere la sensazione dello sguardo è una particolare concentrazioni di
colore, una macchia. Ciò che dà la soddisfazione sull’asse immaginario, è che vi si elide questa
sensazione dello sguardo, narcisisticamente ci si coglie come guardati, ma togliendo di mezzo il
punto di sguardo che è ciò che perturba. Lacan fa un esempio preso dal gioco di seduzione dei sessi.
Lo sguardo è molto importante come si sa, ma la condizione perché lo sguardo entri nel gioco di
seduzione è che rimanga eliso, cioè è necessario che lo sguardo ci sia ma che non si faccia percepire
come tale. Se lo sguardo non è evanescente, non viene distolto nel momento stesso in cui è
percepito, esso non produce un effetto narcisistico di seduzione, ma un effetto perturbante.
L’essenziale delle visione:
questa schisi occhi-sguardo, che esteriorizza lo sguardo è la condizione per poter aggiungere lo
sguardo nella lista degli oggetti pulsionali. Da qui l’importanza di questa costruzione che permette
all’Lacan di introdurre nella psicoanalisi la pulsione scopica, con un effetto di innovazione. Dunque
l’Altro guarda, e a questo sguardo è connesso un effetto perturbante che il soggetto tende ad
interpretare come rimprovero. Il campo visivo viene a trovarsi diviso in 2 , n versante che funziona
secondo il principio del piacere sull’asse immaginario e un altro versante che segue il funzionamento
della funzione scopica, che ruota attorno ad u resto che condensa un godimento in più. E’ lo sguardo
come oggetto che produce quell’effetto di disarmonia, di squilibrio che Lacan ci presenta attraverso
l’anetodo della scatola di sardine. (…)
L’estetica del bello:
secondo le coordinate dll’anamorfosi il reale si presenta nella forma sfuggente della macchia. L reale
assume sempre la forma del vuoto, per il fatto di non poter essere rappresentato. Il reale è presente
nell’anamorfosi proprio perché è legato all’istantaneità dell’apparizione all’attimo in cui dalla
composizione armonica sorge l’elemento estraneo. Seguendo questa struttura fondamentale si
compie l’operazione della bellezza come operazione che avvicina al reale il più vicino possibile , cioè l
bello avvicina al reale ed ha un rapporto con il desidero. L’estetica dunque per Lacan è il più alto
valore in quanto estetica del bello, il bello è fondamentale per rendere la struttura del desiderio e del
reale.
Il rapimento di Lol V. Stein :
il testo di Margherite Duras “il rapimento di Lol V. Stein”, si presta ad introdurci ad una lettura
delle femminilità al di la dlla chiave edipica. E’ un romanzo a 3 personaggi, 2 donne e un uomo, un
gioco di seduzioni. La vita di Lol si conduce nella normalità sino a 19 anni. Una normalità forse
troppo normale, perfettamente adattata. Duras descrive la normalità troppo normale, una normalità
costruita su un vuoto fondamentale del soggetto, che proprio in virtù di questo vuoto aderisce
completamente alle identificazioni. Clinicamente è un osservazione di grande sottigliezza , descrive
quella che la psicoanalisi ha circoscritto come psicosi senza sintomi, psicosi bianca, la psicosi
compensata. La psicosi si manifesta in certi passaggi della vita del soggetto, per lo più in
adolescenza, nella forme delle psicosi deficitarie, schizofreniche, oppure intorno ai 40 anni nella
forma più costruita del delirio, oppure in tarda età, le psicosi senili. Questi sono i momenti tipici nei
quali la struttura psicotica del soggetto si manifesta nel suo funzionamento non regolato dal
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significante fallico. Prima dello scatenamento la psicosi può essere compensata da soluzioni
sostitutive, che consentono al soggetto di orientarsi con il suo godimento e nel mondo in assenza
dell’ordinatore fallico. La soluzione di essere normale può essere una, il soggetto trova n questa
normalità un appoggio identificatolo, un come se che lo sostiene. E’ la clinica del “come se” molto
importante prima dello scatenamento. Le soluzione come se compensano il vuoto soggettivo con una
identificazione immaginaria e mostra la sua fragilità quando il soggetto è chiamato a rispondere di
persona ad una chiamata al di là della parvenza. Vi sono soluzioni + stabili, perché agganciate al
registro simbolico, con un lavoro di invenzione proprio del soggetto. Sono le soluzioni in cui al posto
della metafora paterna il soggetto costruisce una metafora delirante ( la trovata di Schreber di
essere la donna che manca agli agli uomini ne è un’esempoi ). Ad un altro ordine di soluzione
appartiene la costruzione successiva di Lol V. Stei , qui il soggetto costruisce un vero e proprio
fantasma, capace di condensare il godimento e impena la sua vita nella realizzazione di questo
fantasma. Si tratta di un’annodamento che tiene insieme i 3 registri (simbolico, immaginario e reale)
e conferisce una stabilità del soggetto. E’ la soluzione più vicina ad un sintomo nevrotico se pure non
organizzata dal significante fallico.
Il rapimento
Il rapimento percorre il romanzo a diversi livelli :
1. il rapimento dei 2 amanti nella danza
2. il rapimento di Lol che assiste alla scena
3. il rapimento del corpo di Tatiana da parte di Lol
4. il rapimento del ragazzo di Tatiana da parte di Lol
Rapimento è dunque una parola enigmatica, l’enigma che Freud aveva indicato nella femminilità
mentre per Lacan il rapimento è l’enigma, il simbolo di questo rapimento è lo strumento a
disposizione per orientarsi. Ciò che è toccato in questo nodo che rapisce è il corpo. Il tema del corpo
lega la costruzione di Lol.
Il rapimento è legato al fatto di avere n corpo, che di conseguenza può essere rapito.
L’essere umano a differenza dell’animale non è un corpo, ma ha un corpo.
Dal momento in cui parla il soggetto è nei significanti e non più nel suo corpo.
La testi di Lacan è che il soggetto non è il suo corpo, il corpo è fabbricato dall’Altro. L’organismo
biologico diviene il corpo del soggetto attraverso l’incontro con il linguaggi; il linguaggio che s scrive
sul corpo lo rende proprio a ciascuno e ne fa un corpo simbolico. Gli effetti sono 2 , l’incorporazione
consegna un corpo al soggetto e permette all’essere di avere a disposizione un linguaggio. Dunque il
corpo è nel registro dell’avere ma tocca l’essere. Così il rapimento è il punto di snodo del corpo con
l’essere.
La ferita narcisistica nella donna è nell’immagine del corpo, così per questo difetto nell’immagine di
se non costituita Lol si trova senza corpo e senza essere. Il “nodo” (cioè il legame tra i 3 registi) si è
compiuto la sera del ballo, ha vestito Lol di un corpo (amante) , l’ha fatta essere per una sera. Il
vuoto, la vacuità si è ripresentata quando il nodo si è sciolto cioè i due amanti hanno lasciato la sala.
Lol è rimasta sola senza una parola che la ricongiungesse a loro e ha incontrato il vuoto al centro del
linguaggio.
Attraverso la dialettica dei 3 personaggi, Duras fa salire sulla scena un elemento informe,
perturbante, “lo sguardo” . Lol alla scena del ballo è il centro dello sguardo ma fuori dal ballo è
senza sguardo e lo cerca in tutti gli uomini che incontra fino a che lo trova in Jacques Hold (fidanzato
Tatiana). Infine lo sguardo su Tatiana è il tramite che permette a Lol di recuperare il corpo che è
l’oggetto pulsionale predominante.
Lol è senza sguardo e questa posizione di mancanza che la colloca dal lato femminile. Incontrando
Jacques Hold che insegue con lo sguardo tutte le donne Lol incontra qualcosa che la solleva e
attraverso le altre donne trova un’immagine riflessa, cioè si costruisce l’immagine che le manca
prendendo lo sguardo dell’uomo e l corpo delle altre donne. Non avere un ancoraggio al suo corpo le
dona la facoltà onnipotente di equivalere a tutte le altre. Lo sguardo è l’oggetto in circolo, oggetto
turbante perché nella femminilità di Lol non ha trovato una collocazione nell’immagine narcisistica,
sotto la forma ben fatta fallica, della rappresentazione del corpo, come corpo di donna nel suo
splendore.
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Il difetto narcisistico che il Lol non ha costituito l’immagine del corpo è un punto strutturale del
rapporto del soggetto femminile con la propria immagine, il punto che abitualmente si dice
“defacillizzato” dell’immagine che non si trova nell’immagine speculare, legato alla collocazione
nascosta dell’organo genitale femminile e al fatto fondamentale di non trovare una rappresentazione
nel significante del desiderio, nel significante fallico. L’assenza dal proprio corpo e da se stessa di Lol
tocca qualcosa della femminilità, non c’è un significante che rappresenti il suo desiderio femminile,
un oggetto immaginario che significhi il suo sesso.
Alla fine del ballo Lol incontra un vuoto, il vuoto lasciato da una parola che manca, la “parola” che
dice il posto della bambina sessuata in rapporto alla coppia parentale , non esiste. Il suo sesso si
situa al di là del fallo senza un nome proprio, non può che designarsi come Altro.
Si tratta di un vuoto del simbolico cui corrisponde un supplemento, un godimento supplementare
che no trova rappresentazione e dunque non la rappresenta come soggetto femminile al quale va
trovata una soluione. La soluzione di Lol è un annodamento. L’annodamento è distinto dalla
ripetizione. La ripetizione è dal lato maschile, l’annodamento è dal lato femminile.
La ripetizione è un modo di barrare il godimento nella forma primaria dell’azione del significante
sulla cosa. (masturbazione) . Un annodamento è la circoscrizione di un vuoto e mette insieme
elementi diversi, raccoglie un godimento dematerializzato e lo realizza nell’atto dell’annodamento.
Il finale del romanzo prende decisamente n’altra dimensione.
Le vie della psicosi e delle finalità divergono. Assistiamo all’insorgenza del delirio paranoico che
rivela la psicosi di Lol.
Lol realizza il suo fantasma e va decisa verso il luogo del godimento. La realizzazione del fantasma
porta Lol vicina al luogo senza significane in cui ricerca la Donna . Jacques Hold dice che lei è nel
posto di Tatiana, scopre il suo nodo e Lol si trova esposta allo sguardo del mondo e così si scatena la
sua follia.
CAP. IV Al di là dell’Edipo:
Perché questa devastazione nel rapporto donna-madre ?
Si radica nell’abbandono dell’attaccamento alla madre pre-edipica per entrare nell’Edipo, Freud dice
che per sciogliere un attaccamento così inteso è necessaria la funzione dell’odio che si radica
nell’invidia secondo Melanie Klein . l’interpretazione di Lacan è che quest’odio non dipende dalla
castrazione ma è al contrario il segno che nel godimento femminile qualcosa sfugge alla castrazione
dal lato della genealogia materna. Il dato clinico della devastazione donna-madre contrasta con
l’assunto freudiano che considera la donna castrata in quanto priva dell’organo fallico. La
devastazione tra la donna e la madre, al contrario, è legata al versante della femminilità che non è
legata alla castrazione.
Nel regime edipico la castrazione è la porta di entrata all’Edipo femminile.
Lacan prende la devastazione del rapporto donna-madre come l’obiezione principale a questa
concezione infatti la devastazione è il segno che un’attesa va delusa ed è un’attesa rivolta non al
padre ma alla madre, l’attesa non di un simbolo ma di una sostanza che sarebbe attesa dalla madre
come donna. Non è quindi una lettura sul registro “dell’invidia del pene” e una sostanza in + ,
qualcosa della materia, del corpo che rimane al lato della madre come donna e non passa alla figlia.
Entra qui in gioco la diversa costituzione dell’essere femminile sul piano del godimento.
Il soggetto maschile, si produce i un rapporto con il reale di tipo fallico in cui il godimento è
assorbito nella ripetizione, cumulativa dell’esercizio della funzione fallica. (masturbazione) .
Il soggetto femminile si produce con un nodo tra simbolico reale e immaginario che include questa
dimensione pulsionale la quale non si iscrive in una zona del corpo e in un tratto significante che si
possa accumulare.
Al di là del fallo:
L’uomo e la donna poiché si situano in rapporto diverso rispetto alla presa del significante, hanno
conseguenza diverse sul piano dell’essere.
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La donna ha a che fare con un oggetto ma non è quello che organizza il suo godimento, non deduce
il suo essere femminile dal rapporto con questo oggetto mentre l’omo deduce il suo essere maschile
dal rapporto con questo oggetto. Ecco allora che sul piano della sostanza corporea la dona attende
dalla madre un più di sostanza che non arriva. Per Freud l’immagine del corpo evirato costituisce la
femminilità, per Lacan l’essere sessuato delle donne non passa per il corpo.
Il godimento dell’UNO è il godimento fallico, cioè il godimento dell’organo, il godimento ALTRO è al
di là dell’organo, è il godimento del corpo.
Questi due tipi di godimento non sono esclusiva prerogativa di un sesso o dell’altro, ciascuno è libero
di collocarsi dove crede. Ma la collocazione definisce posizioni sessuali che funzionano in modo
differente in rapporto al desiderio o all’amore.
La mancanza del fallo da parte della donna le permette di andare oltre al semplice godimento e
spingersi oltre ogni limite, dal quale deriva una forma di masochismo.
TAVOLE DELLA SESSUAZIONE
dal lato sinistro
cioè il maschile: esite un principio universale, il sogggetto (s) è barrato cioè ha un godimento
fallico che è sottoposto al linguaggio, ed è alla ricerca dell'oggetto perduto, dunque il godimento è
circoscritto, l'insieme è tutti subiscono la castrazione tranne uno che è il padre.
Dal lato destro
il femminile: nn cè un principio universale, la donna ha due godimenti, uno fallico quindi iscritto
nel registro simbolico che va verso il lato sinistro, quello maschile e un altro sA/ che è un
godimento altro, infinito non circoscritto "la donna è altro da stessa" questo godimento non è
nominabile dal linguaggio e quindi non è sottoposto alla castrazione e nn è fallico, e rappresenza
l'essenza della femminilità. Non tutte subiscono la castrazione, non c'è un insieme chiuso. il sesso
di una persona non dipende dal suo corpo biologico, ma dall'identificazione sessuale che il
bambino ha dopo l'edipo in base al desiderio dellAltro.
Sessuazione lacaniana
DONNA-- Lacan, nella FORMULA della sessuazione ritiene che per la donna non c'è limite
al godimento. Dissimmetria nell'inconscio con l'identità sessuale maschile: ciò che porta
al fatto che non c'è RAPPORTO sessuale
FORMULA-- (della sessuazione)- Si riferisce al quadrato logico di Apuleio. 1- universale
affermativa (tutti gli uomini hanno un fallo). 2- universale negativa (nessuna donna ha
un fallo). 3- particolare negativa. 4- particolare doppiamente negativa (dissimmetria delle
identità maschile e femminile nell'inconscio).
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Sarà necessario arrivare al 1972, anno in cui Lacan si stacca definitivamente da Freud e affronta in
modo inedito la condizione femminile, trattandola, finalmente, non dalla parte dell’uomo - che è
esattamente ciò che fa l’isterica - ma dal lato in cui abitano le donne, differente dall’universo
maschile.
Elabora allora la teoria della sessuazione e attraverso le sue formule rompe con l’idea iniziale che
l’essere sessuato si autorizza a partire da ciò che è iscritto nel luogo dell’Altro.
Sarà nel Seminario XX Ancora e nell’Etourdit, Scilicet 4 che metterà definitivamente a punto la sua
teoria del non-tutta sotto il significante fallico che definisce la posizione femminile.
La condizione femminile per Lacan, la donna lacaniana, comporta, dunque, l’esistenza di un
godimento che renda impossibile ogni tentativo di formalizzarla, ancora di più di regolamentarla in
un universale.
Sintetizzando, la donna lacaniana si fa non-tutta per scelta. Non si autorizza a partire dall’Altro, si
autorizza là dove non c’è l’Altro, dove la mancanza dell’Altro lascia campo libero al suo godimento.
Questo vuol dire che la scelta che fa rispetto ad essere una donna, è quella di un godimento nel
quale deve affrontare la sua solitudine, e questo è anche ciò che la fa prossima all’analista.
E’ proprio a partire da qui, dai contenuti di questa conferenza, che ha visto la partecipazione di tante
donne, tra le quali molte di giovani, che speriamo di rilanciare un nuovo e appassionante confronto
tra femminismo e psicoanalisi che è stato e pensiamo continui ad essere, un terreno di confronto
estremamente interessante.
L’abbandono della devastazione
l’abbandono della devastazione nel rapporto donna – madre viene quando il soggetto può assumere
questo impossibile e aprirsi all’invenzione particolare di una via femminile. Il passaggio analitico che
vi corrisponde per ciascuna è la scoperta che la trasmissione del testimone della femminilità non
dipende dalla madre, perché in quanto donna anche la madre patisce di questo difetto di sapere, la
madre non sa cosa è una donna, ne come si fa ad essere donna.
Il modo di vivere la femminilità che la madre ha trovato vale per lei, è il suo, ed ogni figlia ha il
compito di trovare l proprio modo i intrecciare il reale, l’immagine del suo corpo e il simbolico.
Odio e fascinazione per la madre, supporta detenere il segreto della femminilità che non consegnava
alla trasmissione, lasciando il posto alla libera invenzione di n’altra soluzione, un annodamento
inedito che va inevitabilmente reinventato ad ogni generazione, in quanto nn procede per la via ella
filiazione se non nella forma del suo scacco.
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