Introduzione

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Introduzione
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L’ascesa e il crollo, sull’onda di una serie di gravi falsificazioni e frodi, di
imprese come Enron e Worldcom negli Stati Uniti, di Parmalat in Italia – solo
per citare gli esempi più eclatanti – hanno avuto ripercussioni importanti a
diversi livelli: hanno generato un brusco e generalizzato calo di fiducia nelle
imprese, nei mercati e nel sistema capitalistico; hanno indotto i governi a
rivedere l’impianto normativo posto a tutela dei mercati, degli investitori e del
risparmio; hanno sollevato dibattiti sui fini dell’impresa e sulle implicazioni che
la ricerca diffusa della massimizzazione del valore per gli azionisti può avere
sull’eticità dei comportamenti dei manager; hanno indotto a riflettere, soprattutto
negli Stati Uniti, sul ruolo e sulle possibili responsabilità delle business school
nel diffondere una cultura e una formazione manageriale in cui l’etica appare a
dir poco sacrificata; hanno contribuito alla forte ripresa degli studi, dei dibattiti e
delle iniziative in materia di responsabilità sociale dell’impresa, sia in Europa,
sia oltreoceano.
Anche gli studi e le ricerche in tema di business ethics, di frodi contabili e
manageriali si sono intensificati a seguito degli “scandali d’impresa” scoppiati
soprattutto all’inizio del nuovo secolo. Ciò nonostante, non sembra che essi
siano ancora pervenuti a identificare con precisione i processi e le dinamiche che
ne spiegano la genesi, forse perché mancano studi empirici che analizzino a
fondo, secondo un approccio “clinico”, singoli casi concreti.
L’obiettivo fondamentale di questo lavoro è di contribuire alla comprensione
dei fattori, delle dinamiche e dei processi che conducono agli “scandali
d’impresa”. A tal fine, ci si concentra sul ruolo della strategia e dei processi di
crescita, della fiducia e della coesione degli stakeholder, oltre che della cultura
aziendale interna ed esterna all’impresa. Infatti, le spiegazioni prevalenti in
letteratura, fondate su ipotesi di fallimento dei sistemi di corporate governance,
sulle carenze del profilo etico dei leader, sui sistemi e sui processi organizzativi
che favoriscono la commissione di frodi, trascurano, per lo più, di analizzare
l’impostazione strategica adottata, il suo impatto sulla fiducia e sul consenso
degli stakeholder, oltre che le sue ripercussioni sulle performance redditualifinanziarie e borsistiche delle imprese coinvolte negli “scandali”.
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Gli “scandali d’impresa”: ascesa e caduta di star del mercato borsistico
Un secondo obiettivo, collegato a quello precedente, è di contribuire alla
costruzione di una “base empirica” di casi aziendali che, per via induttiva, possa
essere utile all’avanzamento delle conoscenze e al progresso della teoria.
Il lavoro è diviso in due parti.
Nella prima, costituita da tre capitoli, s’intende dapprima definire il concetto
di “scandalo d’impresa”, ponendolo a confronto con altri concetti analoghi o
complementari proposti in letteratura, e ricostruire, sia pure senza alcuna pretesa
di esaustività, la casistica recente. Si esamina quindi la letteratura rilevante, con
l’obiettivo prioritario di passare in rassegna i principali fattori che, secondo gli
studiosi e i ricercatori che si sono occupati del tema, sono all’origine delle frodi
manageriali, dei comportamenti illeciti e delle falsificazioni che, nei casi più
gravi, hanno dato luogo a veri e propri scandali. Infine, nel terzo capitolo si
sviluppa un modello interpretativo di tipo sistemico dei fattori e dei processi che
danno origine agli “scandali d’impresa”, mettendo in rilievo variabili come la
strategia intenzionale, la strategia operante, le performance aziendali,
l’orientamento strategico di fondo e la personalità del capo-azienda, la fiducia e
la coesione degli stakeholder. Infine, si riflette sulle condizioni atte a prevenire o
a scoprire tempestivamente i comportamenti illeciti e le falsificazioni.
La seconda parte, invece, è costituita da due case history. Si è cercato, infatti,
di ricostruire due recenti vicende di “scandali d’impresa” che hanno coinvolto
altrettante banche italiane: la Bipop-Carire nel 2001 e la Banca Popolare Italiana
nel 2005. E’ il caso di specificare, in proposito, che l’analisi dei due casi non
implica alcun tipo di giudizio, di accusa o, peggio, di sentenza nei confronti delle
persone coinvolte in tali vicende. Tutti i comportamenti illeciti e le falsificazioni
di cui sono accusati alcuni dei protagonisti sono contenuti nei rispettivi “avvisi
di conclusione delle indagini preliminari” formulati dalle Procure. Nessuna delle
accuse formulate è stata ancora confermata in giudizio.
Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, i due casi sono stati studiati
analizzando la documentazione disponibile (bilanci, report, articoli di riviste o di
quotidiani, ecc.) e, nel caso della Banca Popolare Italiana, anche attraverso le
interviste ad alcune persone che, a varo titolo, sono stati testimoni della vicenda.
I due casi studiati assolvono una duplice funzione: in primo luogo, di
esemplificazione e di illustrazione delle proposizioni teoriche e del modello
presentati nella prima parte del libro; in secondo luogo, di base empirica utile a
costruire, far progredire e affinare la teoria, secondo una logica di tipo induttivo.
Non possono, invece, essere utilizzati per verificare empiricamente ipotesi di
carattere teorico: a tal fine sarebbe necessario disporre di campioni
statisticamente significativi (Glaser e Staruss, 1967, Eisenhardt, 1989, Yin,
2003).
Gli “scandali d’impresa” possono essere considerati dei casi “estremi” – e,
come tali, inusuali –, in relazione alla numerosità, alla gravità, alla frequenza
delle frodi e delle falsificazioni, oltre che alla rilevanza delle imprese che vi sono
coinvolte e ai danni che ne conseguono per gli stakeholder. Come tali, possono
rivelarsi utili a “illuminare” anche i casi meno gravi e più tipici (Eishenardt,
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Gli “scandali d’impresa”: ascesa e caduta di star del mercato borsistico
1989, Pettigrew, 1990), ovvero frodi manageriali o falsificazioni di minore
gravità o che hanno interessato imprese di minori dimensioni e notorietà, e a
costruire una teoria generale dei processi e dei fattori che conducono alla
commissione di frodi all’interno delle imprese (Patton, 2002).
Quello presentato in questo libro costituisce un primo tentativo di sviluppo di
una teoria dell’origine degli “scandali d’impresa”: molto rimane da fare, sia sul
piano dell’analisi dei casi, sia della riflessione teorica e, in particolare,
dell’integrazione delle discipline di strategia e di management in quelle di
business ethics, di corporate governance, di teoria degli stakeholder. Si tratta,
soprattutto, di comprendere in che modo i diversi fattori esplicativi interagiscono
fra loro e si influenzano reciprocamente, così da superare una logica
interpretativa di tipo per lo più lineare, inadeguata a cogliere la complessità e
l’articolazione dei processi reali.
Ringraziamenti
Desidero ringraziare, in primo luogo, il prof. Vittorio Coda, per i preziosi
suggerimenti nell’impostazione del libro e nella messa a punto del modello
interpretativo, oltre che per le tante occasioni di confronto che da anni mi offre
sui temi della strategia, dell’etica e della responsabilità sociale dell’impresa.
Un ringraziamento di cuore va al collega e amico prof. Pietro Mazzola, per
l’aiuto offertomi nell’analisi e nell’interpretazione del caso Bipop-Carire, ma
anche per le molte opportunità di lavoro, di studio e di condivisione sui temi
oggetto di questo lavoro.
Numerose sono le persone che mi hanno dato un contributo importante
all’analisi del caso della Banca Popolare Italiana: oltre al prof. Coda, il collega
Fabio Zona, dell’Università Bocconi, e il prof. Antonio Argandoña, dello IESE
di Barcellona, che ha letto e commentato una bozza del paper sulla vicenda della
Banca presentato lo scorso anno alla conferenza annuale dello European
Business Ethics Network (EBEN); il prof. Gianfranco Rusconi, dell’Università
degli Studi di Bergamo, che ha letto, commentato e anche apprezzato tale lavoro;
il prof. Alessandro Penati, dell’Università Cattolica di Milano, che ho potuto
intervistare e mi ha permesso di comprendere in maggiore profondità e di porre a
confronto le vicende delle due banche; tre “testimoni oculari”, che, in epoche
diverse e con ruoli diversi, hanno potuto conoscere da vicino o dall’interno la
vicenda della Banca Popolare Italiana (già Banca Popolare di Lodi), i quali mi
hanno concesso un’intervista. A tutti loro esprimo la mia sincera gratitudine.
Mi fa piacere ricordare tutti i Colleghi delle Università con le quali, a vario
titolo, collaboro: i Colleghi della Facoltà di Scienze della Formazione
dell’Università di Modena e Reggio Emilia, dell’Istituto di Strategia nell’ambito
del Dipartimento di Management dell’Università Bocconi di Milano, del
Dipartimento di Economia Aziendale della Facoltà di Economia dell’Università
di Pisa.
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Gli “scandali d’impresa”: ascesa e caduta di star del mercato borsistico
Un ringraziamento particolare va a mio padre, che, una volta di più, mi è stato
vicino per tutto il tempo della stesura di questo libro, di cui ha accuratamente e
pazientemente corretto le bozze.
Non posso non ricordare, ancora una volta, mia moglie Francesca Romana e i
miei bambini Giovanni e Sofia, che hanno accettato con grande comprensione e
generosità l’ulteriore sacrificio che ho chiesto loro, concentrato, per di più, in un
periodo di vacanza. A loro va, oltre che il mio grazie, un abbraccio affettuoso.
Sono certo che non me ne vorranno se, questa volta, dedico il libro ai miei
genitori, in segno di gratitudine per tutto ciò che hanno fatto e fanno per me.
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