scariaca il file Luglio 2005

Transcript

scariaca il file Luglio 2005
Giovani per Cristo
Bollettino Giovanile C.C.I.N.E. – luglio 2005
“La morte, perché proprio ora?”
La morte
è una realtà!
Purtroppo è una realtà! Con i
giovani questa volta parleremo di
un tema triste ma reale. Come
dice il titolo, anche noi giovani,
convertiti al Signore e salvati,
possiamo passare in un attimo
dalla vita alla morte senza
neanche rendercene conto.
certi casi in un paio di giorni si può
lasciare questo mondo per un
altro. Ognuno di noi, magari,
penserà: ma come, mi devo
ancora laureare, sposare, avere
dei figli, farmi la casa, ecc… e tu
mi parli della morte!? Ebbene si,
dobbiamo fare i conti con tutto
questo.
.
tua vita al 100% a Lui: sii coerente
alla Parola di Dio, ama il Signore
con tutta la tua anima e con tutto
il cuore.
Ed anche alla tua porta busserà la
morte. Non ti scoraggiare, ma
glorifica Dio e ringrazialo sempre
perché Lui ci ha preparato nel
cielo delle stanze meravigliose
dove vivremo in eterno con la
presenza estasiante del Signore.
Inoltre ricordati che Gesù presto
ritornerà portandoci con Lui per
godere la vita eterna.
Alessandro Lauria
I medici non sanno sempre
fare dei “miracoli”...
Nessuno ci potrà mai dire quanto
dobbiamo ancora vivere in questo
mondo.
Le malattie e le infezioni sono
aumentate drasticamente e in
Anche la nostra vita si potrebbe,
da un momento all’altro, fermare.
Perché morire a 20, 30 oppure 40
anni!? Beh! Dio solo può sapere il
perché! Spesso ci domandiamo
perché
si
deve
morire
prematuramente senza, però,
trovare una risposta. Cosa
bisogna fare, dunque, a questo
proposito!? Bisogna rimanere
fedeli a Dio fino alla fine dei nostri
giorni! Giovane, consacra oggi la
“O mio cuor calmo sta…”
Un cantico nato in un momento di
profondo dolore è stato di
benedizione per tanti credenti.
Horatio G. Spafford (1828 – 1881)
visse a Chicago (U.S.A.) lavorando
come avvocato e insegnante.
Perse i suoi beni immobiliari
tramite il rovinoso incendio a
Chicago nel 1871.
Due anni dopo mandò la moglie
insieme alle quattro figlie in
Inghilterra per assistere ad una
campagna
evangelistica
di
Dwight L. Moody (1837-1899),
evangelista americano e fondatore
della Moody Church e del Moody
Bible Institute a Chicago.
Spafford dovette rimanere a casa
per motivi di lavoro ma avrebbe
raggiunto la sua famiglia al più
presto possibile.
La nave a vapore sulla quale
viaggiavano la moglie e le figlie
affondò dopo lo scontro con un
altro transatlantico. Soltanto la
moglie sopravvisse questo tragico
incidente. Dall’Inghilterra dovette
Bollettino Giovanile – pagina 1
spedire un telegramma al marito
con la notizia straziante della
morte di tutte e quattro le figlie.
Mentre alcuni giorni dopo Spafford
passava su una nave dal posto
dove erano annegate le sue
quattro figlie, entrò nella sua
cabina e scrisse il cantico “Se
pace qual fiume m’inonda dal ciel”
(Inni di Lode, 186). Le parole di
questo inno sono la testimonianza
di un uomo che nella sofferenza e
nel dolore realizzò pienamente la
sufficienza della grazia di Dio.
SALMO 116:15
“È PREZIOSA AGLI OCCHI DEL SIGNORE LA MORTE DEI SUOI FEDELI”
La morte nell’ottica
dell’uomo naturale
i peccati di tutta l'umanità, ha
pagato il prezzo. È morto per
donare vita, e vita eterna (Romani
6:23).
Per l'uomo naturale la morte è
l'evento più nefasto di tutta
l'esistenza la quale viene a porre
fine a tutto. Non c'è alcuna
speranza
oltretomba,
l'uomo
affronta questo ineluttabile evento
con lo sgomento nell'anima,
l'angoscia nel cuore, il travaglio
nella mente. Tutta l'esistenza è
travagliata da questo spettro
terribile che l'accompagna infelice
per tutta l'esistenza: la morte
morte.
La morte vista dal
credente
Non c'è alcuna possibilità di
impedire tutto ciò? La scienza non
può
venire
in
aiuto
con
l'ibernazione? la medicina con
l'elisir della lunga vita? le religioni
orientali con la reincarnazione?
Sono essi dei rimedi sicuri? Danno
la certezza della vita? No!! Morire,
ma perché? Perché la morte?
Il peccato ha generato la morte, il
dardo di essa è il peccato, “polvere
sei e polvere diverrai" la condanna.
Ciò
in
conseguenza
alla
disubbidienza e trasgressione alla
volontà di Dio.
La morte è separazione dell'anima
e dello spirito dal corpo. L'anima e
lo spirito ritorna a Dio che l'ha
dato, il corpo è polvere e polvere
ritornerà (Genesi 3:19). Ma c'è una
speranza certa!! La morte è stata
vinta, Gesù al Calvario è morto per
Colui che ha creduto nell'opera
espiatrice di Cristo Gesù, ha
realizzato il perdono dei suoi
peccati, e con esso il miracolo
della nuova nascita. La morte è
vinta, Gesù è risorto dai morti
(Luca 24: 5,6). Egli dona la vita
eterna a quanti credono in Lui.
Qualcuno ha affermato che il
giorno
che
Cristo
risorse
trionfante, la morte morì. C'è la
certezza della vita, la morte è solo
un passare dal tempo all'eternità,
lasciare un corpo naturale per
averne uno spirituale ( 1 Corinzi
15:44). Per il credente la morte è
guadagno. L' apostolo Paolo
afferma: “Per me il vivere è Cristo,
il morire guadagno.”
La morte dei suoi
fedele agli occhi
del Signore è
preziosa
Colui che è eterno non si compiace
nella morte, vuole che nessuno se
ne perda, infatti ha donato il Suo
unigenito
Figliuolo,
affinché
chiunque crede in Lui ha vita
eterna. Colui che condannando il
peccato con
la
morte,
ha
promesso un liberatore da essa –
Gesù Cristo – per donare vita
(Genesi 3:15).
Dio vede la morte dei suoi fedeli,
preziosa perché sono salvati per
l'eternità, la sua creatura ha un
valore inestimabile; il sangue del
Suo figliuolo Gesù Cristo. La morte
dei suoi fedeli, è il ritorno della
creatura al creatore per l'eternità.
È la felicità eterna dell'anima, è la
corona della vita eterna, è il
premio meraviglioso di coloro che
hanno ubbidito e creduto alla sua
promessa. Sii fedele sino alla
morte ed io ti darò la corona della
vita è la promessa di Dio ad ogni
suo fedele. Fedeltà a Dio,
ubbidienza e sottomissione alla
sua
volontà, determinano
la
preziosità della morte, un valore
eterno. Colui che dall'ottica
dell'uomo naturale, passa per fede
e crede in Dio, vede la morte non
più una tragedia,
tragedia uno spettro,
spettro ma
preziosa, egli si ricongiunge
finalmente con Dio per godere vita
eterna.
La morte dei suoi fedeli è preziosa.
preziosa
Daniele Marra sarà ospite
predicatore al G.R.G. 2005 a
Saarbrücken .
Il trionfo della risurrezione
“Cristo è risorto!” Il vangelo ha percorso tutta la terra con questo grido di vittoria. Il messaggio della croce è allo stesso
tempo un messaggio di risurrezione (Atti 1:22; 2:32) e in questo sta il segreto della sua invincibilità (Apocalisse 5:5,6).
Il ritorno al cielo senza risurrezione corporale sarebbe stata una cosa concepibile, poiché anche se fosse ritornato alla gloria
del Padre come spirito, Cristo sarebbe rimasto il vivente. Infatti prima dell’incarnazione esisteva come spirito senza un
copro umano ed era ugualmente la sorgente, il principe di tutta la vita creata (Atti 3:15; Giovanni 1:4). Ma la risurrezione
corporale del Signore è stata molto di più che un prolungamento della sua esistenza al di là della morte. Era la condizione
necessaria al totale adempimento della redenzione, perché essa sola era:
Bollettino Giovanile – pagina 2
1. La piena manifestazione della vittoria del Redentore sulla morte
Se Cristo fosse tornato in cielo senza risurrezione corporale, egli avrebbe trionfato sulla morte moralmente e spiritualmente,
ma sarebbe stata una vittoria per “due terzi”, non un trionfo completo. Dei tre elementi della personalità umana, due
solamente: lo spirito e l’anima sarebbero stati compresi nella vittoria, ma il corpo ne sarebbe stato escluso. Perché il suo
trionfo (Salmo 16:10) fosse evidente, in modo completo e regale, doveva includere la vittoria sulla morte fisica. Ma vi è di
più. Senza una risurrezione corporale, Cristo non sarebbe stato affatto manifestato come vincitore della morte. La morte,
infatti, non è l’estinzione dell’essere o la fine dell’esistenza ma piuttosto la dissoluzione della personalità umana, la
divisione, lo scioglimento dei legami che uniscono spirito, anima e corpo. Il trionfo sulla morte deve dunque manifestarsi
mediante una restaurazione di questa unità, come il ristabilirsi dei legami organici fra lo spirito, l’anima e il corpo; questo
implica, per il corpo, la riunione con l’anima e lo spirito. Non vi è dunque alcun vero trionfo della vita (1 Corinzi 15:54-57),
alcun frutto evidente della vittoria, senza la risurrezione corporale. Solo questa poteva dimostrare che la morte era vinta.
Anche se non avessimo avuto nei quattro Vangeli la testimonianza della tomba vuota (Matteo 28:1, Marco 16:1, Luca 24:1,
Giovanni 20:1), non avremmo potuto giungere che a questa conclusione.
La risurrezione era necessaria anche come:
2. Sorgente di forza per far nascere la fede in coloro che erano da redimere
La fede viene dalla predicazione (Romani 10:14-17) e questa si basa sulla fede del primo periodo. L’individuo crede per
mezzo della testimonianza di coloro che hanno creduto prima di lui e la loro fede è impensabile al di fuori di quella della
prima generazione di credenti (Efesini 2:20). Ora proprio questa fede era crollata dopo la morte di Cristo sulla croce (Luca
24:21,22; Marco 16:14). La resurrezione corporale del Signore e le sue apparizione posteriori come risuscitato (Giovanni
20:8,20; 1 Pietro 1:21) ne hanno permesso un nuovo sbocciare.
Senza la risurrezione corporale nessun uomo
ragionevole avrebbe mai creduto al Cristo crocifisso; la sua fine sarebbe stata in contraddizione con le profezie che
parlavano della sua resurrezione e del suo trionfo (Matteo 16:21; 17:23; 20:19; Giovanni 2:19). La resurrezione del Signore
è dunque il sigillo del Padre sulla Persona e l’opera del Figlio (Atti 2:32). La risurrezione dai morti dimostra pienamente che
egli è il Profeta e il Figlio di Dio (Romani 1:4).
Essa suggella:
a. La testimonianza dei profeti (Salmo 16:10; Osea 6:2; Isaia 53:10; vedi pure il segno di Giona in Matteo 12:39,40)
b. La testimonianza stessa di Gesù (Matteo 16:21; Giovanni 2:19-22)
c. La testimonianza degli apostoli (1 Corinzi 15:15)
d. L’autenticità della sua qualità di Figlio di Dio (Romani 1:4; Atti 13:33)
e. La sua regalità (Atti 13:34)
f. La sua completa autorità come giudice universale (Atti 17:31)
g. La nostra propria risurrezione e trasfigurazione futura (1 Tessalonicesi 4:14)
Proprio per questa ragione la risurrezione è l’avvenimento sul quale abbiamo il maggior numero di testimonianze nella
storia della salvezza. Anche critici più radicali della Bibbia riconoscono l’autenticità della prima epistola ai Corinzi. Ora,
proprio in questo documento indiscusso, Paolo si richiama a centinaia di testimoni ancora in vita (1 Corinzi 15:6) per
stabilire davanti ai suoi lettori, molti dei quali gli erano ostili, dunque disposti alla critica, quattro prove essenziali:
a.
b.
c.
d.
L’esperienza. Gli stessi Corinzi erano stati salvati per la proclamazione di un Cristo risorto corporalmente (1 Corinzi
15:1,2).
Le Scritture. Il Cristo non solo è morto ma è anche risuscitato “secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3,4).
I testimoni. Più di cinquecento uomini l’avevano veduto personalmente dopo la risurrezione, nelle circostanze più
diverse (1 Corinzi 15:5-12).
La necessità di questo avvenimento nella storia della salvezza. “Se Cristo non è risuscitato la nostra predicazione è
vana e la nostra fede è pure vana; allora, coloro che sono morti in Cristo sono perduti e noi siamo i più infelici di tutti gli
uomini” (1 Corinzi 15:13-19).
La croce e la risurrezione vanno insieme. Cristo morì per risuscitare (Giovanni 10:17); il Risorto vive per sempre come colui
che è stato crocifisso (1 Corinzi 2.2; Apocalisse 5.6). Quindi a questi due avvenimenti, la croce e la risurrezione, sono
sempre collegati i risultati salvifici della redenzione e conseguentemente:
la riconciliazione di coloro che porranno la fede in Cristo (Romani 5:10)
la detronizzazione del peccato nel credente (Romani 6:10,11)
la comunione vivente dei credenti con il Redentore (1 Tessalonicesi 5:10)
la signoria reale di Cristo (Romani 14:9)
il suo sacerdozio celeste (Romani 8:34)
la sua futura unione con la chiesa glorificata (1 Tessalonicesi 4:14)
la perpetuazione dell’amore del suo Padre celeste (Giovanni 10:17)
Erich Sauer (1898-1959) è stato direttore della Scuola Biblica di Wiedenest (Germania).
Bollettino Giovanile – pagina 3
Eutanasia e trapianto degli organi
Informazioni scientifich
scientifiche
e e principi biblici
La morte, dal punto di vista
scientifico, è la cessazione
irreversibile delle funzioni vitali.
Essa avviene a diversi livelli. La
morte somatica è la morte
dell'organismo nel suo insieme e
solitamente precede la morte dei
singoli organi, cellule e parti delle
cellule. La morte somatica è
indicata dalla cessazione del
battito
cardiaco,
della
respirazione, dei movimenti, dei
riflessi e dell'attività cerebrale. A
volte è difficile determinare il
momento preciso della morte
somatica, poiché i segni degli stati
transitori, quali coma, svenimento
e trance, sono molto simili ai segni
della morte.
Gli organi del corpo non muoiono
tutti contemporaneamente. Le
cellule cerebrali non riescono a
sopravvivere per più di 5 minuti
dopo la morte somatica, mentre
quelle
del
cuore
possono
sopravvivere per circa 15 minuti e
quelle dei reni per 30 minuti circa.
Per questo motivo è possibile
asportare gli organi da un corpo
morto da poco e trapiantarli in una
persona viva.
Nei tempi moderni si è ritenuto
che la morte coincidesse con la
cessazione di funzioni vitali, quali
la respirazione e la circolazione
sanguigna (segnalata dal battito
cardiaco). Questa convinzione ha,
tuttavia, cominciato a vacillare
quando i progressi della medicina
hanno
reso
possibili
la
respirazione e il funzionamento
cardiaco con l'aiuto di dispositivi
meccanici. Per questo motivo,
recentemente è stato introdotto il
concetto di morte cerebrale, in
base al quale a indicare la morte
avvenuta è la perdita irreversibile
dell'attività cerebrale.
Negli ultimi anni anche il concetto
di morte cerebrale è stato messo
in discussione, poiché una
persona può perdere tutte le
funzioni mentali superiori, mentre
continuano le funzioni cerebrali
inferiori, come la respirazione
spontanea. Per questo motivo,
secondo alcuni autori la morte
dovrebbe
essere
considerata
come la perdita dell'attività
integrata fra le varie componenti
strutturali del cervello. Secondo
questo criterio, l'indicazione di
morte
avvenuta
è
data
dall'assenza di attività dei centri
superiori
del
cervello,
principalmente della corteccia.
La
rapida
evoluzione
della
tecnologia medica ha sollevato
questioni etiche e problemi che
complicano la definizione legale di
morte. Alcuni dei temi in
discussione implicano le seguenti
domande: chi può decidere i criteri
da utilizzare per stabilire la morte:
il medico, il legislatore o
l'individuo? È lecita, eticamente e
legalmente, l'anticipazione della
morte mediante l'eliminazione del
sostegno artificiale? Le persone
hanno il diritto di richiedere la
sospensione
delle
misure
straordinarie per poter morire in
pace? Il parente più prossimo o il
tutore legale può agire in nome
della persona in stato di coma?
Queste domande si sono fatte
ancora più pressanti con l'avvento
dei trapianti di organi e tessuti
umani, in quanto i diritti dei
pazienti in attesa di trapianto
rischiano di entrare in conflitto con
quelli dei donatori morenti.
L’eutanasia
è
una
pratica
consistente nel provocare la morte
di un individuo allo scopo di
liberarlo dalla sofferenza fisica.
L'eutanasia passiva consensuale,
anche detta "volontaria", si ha
quando una persona abbia
espresso in modo chiaro e
inequivoco la volontà di non
sottoporsi a particolari trattamenti
chirurgici
o
farmacologici;
l'eutanasia
passiva
non
consensuale si ha invece quando
una persona non abbia espresso
la volontà di non essere curata, e
la decisione se sottoporla a
particolari
trattamenti
medici
rimane dunque al medico o ai
familiari più stretti.
Gli stessi medici concordano sul
fatto che i professionisti della
salute
non
debbano
necessariamente utilizzare "misure
straordinarie" per prolungare la
vita alle persone che soffrono di
malattie terminali, e che la
Bollettino Giovanile – pagina 4
decisione se utilizzare o meno
mezzi
straordinari
dovrebbe
spettare alla famiglia del paziente;
tuttavia è proprio la labilità del
confine fra misura ordinaria o
straordinaria a rendere difficile la
valutazione. Ausili della tecnologia
moderna come i respiratori
artificiali, che rendono oggi
possibile mantenere in vita le
persone anche quando il coma è
irreversibile e le funzioni cerebrali
appaiono
irrimediabilmente
compromesse, possono infatti
essere ritenuti da un medico una
misura ordinaria (perché vista
nell'ottica
del
progresso
scientifico) e da un familiare una
misura straordinaria (ma può
accadere anche il contrario). A
giudizio
dei
sostenitori
dell'eutanasia, prolungare la vita di
una persona significa in casi come
questi
infliggere
ulteriori
sofferenze fisiche o deperimenti
organici dai quali potrebbe anche
non essere possibile riprendersi,
provocando una grande sofferenza
ai familiari del paziente e
causando una notevole spesa per
il servizio sanitario (fattore di cui
bisogna purtroppo tenere sempre
più conto). Coloro che sono
contrari ritengono invece che
esista un reale pericolo di abuso
dell'eutanasia, da parte dei medici
che, a causa del crescente
successo della medicina nel
trapianto di organi, potrebbero
violare i diritti del donatore
morente
per
preservare
in
condizioni ottimali gli organi da
espiantare.
Dal punto di vista cristiano,
dobbiamo distinguere il sostegno
artificiale della vita di un
ammalato dall’uso della tecnologia
per “prolungare la morte” e la
sofferenza di una persona in fin di
vita. Non siamo padroni né della
vita né della morte. Non possiamo
terminare la vita di nostra propria
iniziativa né impedire l’imminenza
della morte. La nostra vita è nelle
mani del Creatore. Dio dà la vita e
soltanto Lui ha l’autorità di
toglierla.
Il trapianto è una pratica chirurgica
con cui un tessuto o un organo di
un individuo viene innestato in un
altro, allo scopo di sostituire in
questo il corrispondente tessuto o
organo. Tale operazione si compie
quando l’elemento del paziente
accettore risulta irreversibilmente
lesionato, a causa di una patologia
o di un evento accidentale;
l’intervento
di
trapianto
è
subordinato al reperimento di
organi in perfette condizioni,
provenienti da donatori compatibili
con l’individuo ricevente, ossia
dotati di caratteristiche dei propri
tessuti tali da non scatenare nel
ricevente reazioni immunitarie di
rigetto.
Esperimenti di trapianti di cuore
furono compiuti verso la fine degli
anni Cinquanta dal medico
statunitense N. E. Shumway; egli si
limitò, però, a operazioni sugli
animali. Nel 1964 fu eseguito
l’innesto di un cuore di scimpanzé
in un paziente prossimo al
decesso per collasso cardiaco;
l’intervento ebbe però esito
negativo, poiché il paziente
sopravvisse solo per due ore. Nel
dicembre
1967,
il
medico
sudafricano Christian Barnard
eseguì il primo trapianto di cuore
su un essere umano, impiantando
il cuore di una donna di 25 anni su
Louis Washkansky, di 55 anni, che
morì dopo 18 giorni. In Italia, il
primo trapianto di cuore fu
eseguito nel novembre 1985,
presso l’ospedale di Padova. Il
primo trapianto di rene venne
eseguito negli Stati Uniti nel 1954,
e comportò il trasferimento di un
rene da un giovane al gemello
monovulare
affetto
da
insufficienza renale.
Dopo una prima fase di
entusiasmo nei confronti della
chirurgia e di fiducia nella
possibilità di salvare vite umane
con la tecnica del trapianto, si
dovette constatare che la maggior
parte dei pazienti sopravviveva
solo per periodi di tempo limitati.
Nel 1972, un nuovo farmaco, la
ciclosporina, diede però una svolta
alla storia di questa pratica
chirurgica; tale sostanza, infatti,
sembrava attenuare la risposta
immunitaria del paziente e, quindi,
ridurre la gravità delle crisi di
rigetto. Dagli anni Settanta si
diffusero gli interventi di trapianto
di rene, grazie al perfezionamento
della tecnica operatoria, all’uso di
farmaci immunodepressori (che
permettono di ridurre il pericolo di
rigetto) e alla maggiore precisione
nella scelta del donatore. Nel
1972 si ebbe anche un tentativo
di trapianto di fegato, al quale
però il paziente non sopravvisse,
operato dal medico statunitense T.
Starzl. Nel 1982 anche in Italia si
effettuò un trapianto di fegato,
grazie al medico R. Cortesini che
operò presso il Policlinico Umberto
I di Roma. Dopo anni di nuovi
tentativi,
di
esito
non
soddisfacente, Strazl nel 1986
compì con successo 350 trapianti
di fegato, favoriti dall’uso della
ciclosporina, ai quali i pazienti
sopravvissero per oltre un anno
(attualmente, si ottiene una
sopravvivenza di circa cinque
anni).
Attualmente, oltre ai trapianti di
cuore, fegato e rene, è possibile
eseguire innesti di altre parti del
corpo, quali midollo osseo, cornea,
polmone e pancreas. In alcuni casi
possono
essere
trapiantati
contemporaneamente più organi,
ad esempio fegato e pancreas; in
genere, però, tali operazioni sono
molto delicate e i pazienti
sopravvivono solo per un breve
periodo. Nel settembre 1998, per
la prima volta fu eseguito a Lione
l’impianto
di
un
intero
avambraccio
in
un
uomo
australiano
di
40
anni.
L’operazione, eseguita dal chirurgo
australiano
Earl
Owen
e
dall’immunologo italiano Marco
Lanzetta, fu considerata un
successo
soprattutto
in
considerazione del fatto che, in
precedenza, il trapianto di un arto
era stato tentato solo una volta,
nel 1964, in Ecuador, e aveva
portato al rigetto dell’arto dopo
sole due settimane. Sempre a
Lione, nel gennaio 2000 è stato
eseguito il primo trapianto di
entrambi
gli
arti
superiori
(avambracci e mani), intervento
che ha richiesto il lavoro di 18
chirurghi, tra cui 4 italiani.
Il prelievo degli organi allo scopo di
eseguire trapianti è vincolato non
solo alla concreta possibilità di
reperire tessuti sani e con
caratteristiche tali da renderli
compatibili con il ricevente, ma
anche alla volontà del soggetto
donatore, finché era in vita, e alle
norme giuridiche vigenti nei diversi
Bollettino Giovanile – pagina 5
paesi. Per tali motivi, gli organi
destinati al trapianto risultano
ancora oggi molto carenti rispetto
alle necessità, e l’attesa dei
pazienti si prolunga spesso per
anni (nel 1998, si è calcolata
un’attesa media di 5-6 mesi per il
trapianto di fegato e cuore, e di 78 anni per quello di rene).
Come credenti possiamo
acconsentire al trapianto
degli organi?
Alcuni pensano che ciò non sia
conciliabile con la fede nella
risurrezione
del
corpo,
ma
l’apostolo Paolo spiega nella prima
lettera ai Corinzi: “Qualcuno si
chiederà: «Come risusciteranno i
morti? Che corpo avranno?»
Assurdo!
Quando si semina un
seme nel terreno, quel seme non
diventa pianta se prima non
muore. E quando il germoglio
spunta, è ben diverso dal seme
che è stato piantato; prendete per
esempio un semplice chicco di
grano o di qualche altra pianta.
Dio gli dà la forma che ha stabilito,
e ad ogni tipo di seme corrisponde
una pianta diversa… Così è la
resurrezione dalla morte. Il corpo
che
è
sepolto
va
in
decomposizione,
ma
quando
resuscita, sarà immortale. Il corpo
è misero, quando è messo nella
tomba, ma quando resusciterà,
sarà pieno di gloria. Il nostro corpo
è debole, quando è seminato, non
è che un corpo umano messo nella
terra, ma quando resusciterà, sarà
un corpo spirituale. Perché, come
c’è un corpo umano naturale, così
c’è anche un corpo spirituale” (1
Corinzi 15:35-44).
Paolo dice chiaramente nel verso
42 che alla morte il corpo
corruttibile va in decomposizione.
Il nostro nuovo corpo, invece, sarà
spirituale e perfetto (verso 44).
Non abbiamo bisogno il nostro
vecchio corpo mortale quando
risorgeremo dai morti. Se dunque
degli organi del nostro corpo, dopo
la nostra morte, possono dare vita
ad un’altra persona, come credenti
possiamo
acconsentire
al
trapianto.
Chris Armstrong è editore del
Christian History Magazine. Le
definizioni scientifiche sono tratte
da Microsoft Encarta.
Il cordoglio
Giovani e adolescenti sono, prima
o poi, confrontati con la morte di
un parente o di un amico. La fase
di cordoglio è un periodo
particolarmente difficile in questa
fascia di età emozionalmente
intensa e, allo stesso tempo,
eccessivamente
sensibile
e
caratterizzata da crisi d’identità
personali, ma anche spirituali.
1.
rifiuto: Il giovane rifiuta di
accettare che la persona
amata sia morta.
2.
ira: Il giovane si chiede,
perché Dio abbia permesso la
morte della persona amata.
3.
tristezza:
Il
giovane
si
rassegna, ma con animo
depresso, alla situazione.
Secondo Gary R. Collins “il
cordoglio è una reazione normale
e importante alla perdita di una
persona
apprezzata.
È
un’esperienza di assenza e di
ansia
che
si
manifesta
fisicamente, emozionalmente e
spiritualmente.” Come credenti
troviamo
consolazione
nella
speranza della risurrezione, ma ciò
non può colmare il vuoto lasciato
dalla persona amata. Il cordoglio
è, normalmente, un dolore
naturale e un processo sano ma
c’è un tipo di lutto molto intenso
accompagnato da preoccupazione,
dolore,
solitudine,
odio,
depressione, paura, sentimenti di
colpa ed esaurimento, con sintomi
fisici
e,
soprattutto,
serie
conseguenze
emozionali
e
spirituali.
4.
Il cordoglio “naturale” si
sviluppa generalmente in
quattro fasi:
vedevano che il suo dolore
era molto grande”
(Giobbe
2:13).
3
Impara a porre domande che
aiutano
il
giovane
ad
esprimere il proprio stato
d’animo. Non essere, però,
motivato dalla curiosità!
4
Immedesimati nel giovane e
nelle
sue
circostanze.
“Rallegratevi con quelli che
sono allegri; piangete con
quelli che piangono” (Romani
12:15).
5
Mostragli la certezza della tua
speranza cristiana. Aiutalo a
rivolgersi
al
“Padre
misericordioso e Dio di ogni
consolazione” (2 Corinzi 1:3).
accettazione: Il giovane è
pronto ad accettare la realtà
inalterabile.
Il capo-gruppo può aiutare il
giovane sostenendolo nella
fase di cordoglio:
1
Prenditi
del tempo
trascorre insieme a lui.
da
2
Ascoltalo, perché non ha
bisogno di “saggi consigli”,
ma di un amico che sappia
tendere l'orecchio. Quando il
giovane piange è meglio
tacere che cercare di calmarlo
con frasi banali come
“coraggio!” oppure “Era la
volontà di Dio…”. Gli amici di
Giobbe
all’inizio
si
comportarono saggiamente
quando “rimasero seduti per
terra, presso di lui, sette
giorni e sette notti; e nessuno
di loro gli disse parola, perché
Josh McDowell svolge il suo
ministerio da oltre 25 anni nel
campo
giovanile,
aiutando
genitori, anziani di chiesa, monitori
di scuola domenicale e capigruppo giovanili a comprendere la
gioventù di oggi. Invece di una
psicologia umanistica egli propone
una consulenza biblica che
accompagna il giovane in crisi a
Cristo.
19° Conferenza Plenaria C.C.I.N.E.
La 19° Conferenza Plenaria dei
Capi-gruppo
e
Collaboratori
Giovanili delle CCINE si è svolta al
Cottage
Hôtel
Dudelange
(Lussemburgo) dal 10 al 12 giugno
2005.
Diversi capi-gruppi hanno colto
l’occasione di portare la propria
moglie e collaboratrice nell’opera
del Signore per godere insieme un
fine settimana di riposo fisico e
ristoro spirituale.
Ringraziamo il Signore per la Sua
benedizione e soprattutto per il
Suo servo, il fratello Mike Williams,
che ha condiviso con noi gli studi
biblici tratti dalla vita di cinque
giovani dalla Bibbia: Davide,
Giuseppe, Geremia, Marco e
Eutico.
Il fratello Williams, benché
anziano, è rimasto giovane nello
spirito, nello zelo e nella visione
per il campo del Signore;
umilmente ci ha fatto partecipe
della sua profonda conoscenza
biblica e ci ha spronato attraverso
l’esempio della sua vita di
consacrazione
nel
ministero
spirituale.
Negli studi biblici abbiamo ricevuto
molte
lezioni
pratiche
per
comprendere meglio i nostri
giovani con i loro sogni ed ideali, le
loro ansietà ed i loro problemi.
Nei sermoni il fratello Williams ha
illustrato
il
ministero
dei
responsabili giovanili nelle nostre
chiese.
Bollettino Giovanile – pagina 6
Vorremmo farvi tutti quanti
partecipi delle benedizioni che
abbiamo ricevuto in questa
Conferenza
Plenaria:
Potete
scaricare dalla homepage delle
C.C.I.N.E. il testo completo degli
studi biblici e dei sermoni. Per il
momento è disponibile solo la
versione francese, ma al più
presto possibile pubblicheremo
anche la versione italiana su
Internet:
http://www.missioneccine.org/download.html.
LA RESURREZIONE DI CRISTO
1. Gesù preannunziò la Sua
resurrezione
(Mc 8:31 , 9:31 , 10:33-34 , Mt
27:62,63 , ecc.)
Nessuno dei grandi uomini religiosi
(Maometto, Budda, Mosè) ha
predetto, prima di morire, che
sarebbe resuscitato. Solo chi è al
100% sicuro di quel che succederà
potrebbe affermare di risuscitare
dopo 3 giorni: Se Gesù non fosse
resuscitato
tutti
avrebbero
pensato che egli era un bugiardo e
nessuno avrebbe creduto alla
predicazione degli apostoli!
2. I testimoni
(Gv 20:14, Mc 16:9 , Mt 28:9-10 ,
Lc 24:34, 1 Co 15:5, Lc 24:13-35 ,
Lc 24:36-43 , Gv 20:19-29,
Gv
21:1-23 , 1 Co 15:6 , 1 Co15:7 ,
Mt 28:16-20 , Mc 16:14-20 , Lc
24:33-53 , At 1:3-11 , At 9:3-6 , At
7:55 , At 22:17-21 , 23:11 , Ap
1:10-19 )
Centinaia
di
persone,
indipendentemente
l’uno
dall’altro, con interessi differenti,
dal pescatore al medico, dal
pubblicano
al
membro
del
Sinedrio, hanno testimoniato di
aver visto Gesù dopo la Sua morte.
Molti hanno pagato con la loro vita
questa testimonianza. Solo un
pazzo morirebbe per una bugia! Si
tratta forse di una visione o
allucinazione dei discepoli ? Per i
medici è impossibile che diverse
persone,
con
caratteri
e
personalità differenti, abbiano la
stessa visione a distanza di luogo
e di tempo. Inoltre, una visione si
svolge
nel
cervello,
nel
subcosciente, mentre i testimoni
hanno avuto contatto con Gesù
tramite i loro sensi:
a) lo hanno visto b) lo hanno
sentito parlare
c) lo hanno
toccato (Lc 24:39, Mt 28:9,10
Tommaso)
3. Gesù è morto realmente
Prima della crocifissione Gesù fu
flagellato (Mc 15:15-20). La frusta
romana aveva in punta chiodi di
metallo con i quali veniva lacerata
la carne della vittima. Gesù aveva
il corpo pieno di ferite sanguinanti.
La morte in croce è la più atroce
(Tratto da “Evidence That Demands A Verdict”)
che possa esistere. Era proibito
crocifiggere
un
delinquente
romano! I chiodi strappavano i
muscoli e le vene, le ferite si
infiammavano, le arterie si
gonfiavano per il sangue che
ristagnava; sete e fame, febbre e
tetano erano una tortura. I soldati
romani
che
ogni
giorno
assistevano
a
decine
di
esecuzioni, si resero conto che
Gesù era veramente morto: Gv
19:32-34. La morte sulla croce
avveniva tramite la rottura del
cuore, esso si strappava in due,
per cui usciva dalla ferita sangue
mescolato con l’acqua del corpo.
Avevano
avuto
paura
e
scapparono;
andarono
a
nascondersi. Nessuno avrebbe
avuto il coraggio di combattere
contro dei soldati romani per
rubare il corpo.
4. La sepoltura
Il corpo di Gesù non c’era più, ma
le fasce si trovavano lì come se
niente fosse accaduto. Se Gesú
fosse stato rubato bisognava
togliere le fasce che con la mirra e
l’aloe erano diventate dure; ma
egli era resuscitato ed era passato
attraverso quella stoffa. (Gv 20:310)
Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo
presero il corpo di Gesù,
l’imbalsamarono e lo fasciarono
prima di seppellirlo (Gv 19:38-40).
Se Gesù non fosse stato già morto,
nella tomba fredda si sarebbe
fermata la circolazione del sangue.
La mancanza di ossigeno, l’aloe e
la mirra lo avrebbero ucciso. La
mirra con l’aloe diventano come
colla che attacca le fasce di lino al
corpo del morto. Il corpo di Gesù
era pieno di ferite aperte !
5. La pietra ed il suggello
Il sepolcro era chiuso da una
grossa pietra e poi era stato
suggellato dalle autorità romane.
La pietra era così pesante che le
donne non sapevano come
spostarla: è chiaro che un ferito a
morte non avrebbe avuto la forza
per farlo. Inoltre non si poteva
aprire il sepolcro senza rompere il
suggello: i discepoli non si
potevano mettere d’accordo con i
soldati romani e prendere il corpo.
(Mt 27:62-66)
6. Le guardie romane
Ogni giorno il Prefetto della
Legione ispezionava la disciplina
dei soldati. Secondo le regole, chi
si addormentava quando era di
guardia veniva messo a morte. Da
guardia venivano usati otto soldati.
Quattro si riposavano e poi davano
il turno agli altri quattro (Gv
19:23).
Marco 14:50 ci racconta che i
discepoli abbandonarono Gesù.
Bollettino Giovanile – pagina 7
7. Il sepolcro vuoto
Il fatto che il sepolcro era vuoto è
chiaro anche per i critici (Mt
28:11-15).
Altrimenti,
tutto
Gerusalemme sarebbe andato a
constatare e avrebbe dedotto che
la predicazione dei discepoli era
una bugia.
8. Le fasce nel sepolcro
9. La reazione a Gerusalemme
Il giorno della Pentecoste (Atti 2)
Pietro predicò sulla resurrezione.
Nessuno
dei
Giudei
lo
contraddisse
perché
tutti
sapevano che il sepolcro era
vuoto. Quando Paolo fu accusato
davanti al governatore Festo
perché predicava Cristo risorto i
nemici non avevano prove in
contrario (At 25:6,7,19)
10. La reazione dei Greci e dei
Romani
Ad Atene (At 17:32) le persone
ridevano quando si parlava di
resurrezione. Perché ciò non
accadeva a Gerusalemme? Perché
era un fatto incontestabile. A
Cesarea Paolo parlò dinanzi al re
Agrippa ed al governatore Festo (At
26:23-26). Il romano Festo pensò
che Paolo fosse pazzo ma Paolo si
rivolse al re dei Giudei, Agrippa,
perché la risurrezione non era
accaduta ”di nascosto“ (verso 26).
La prova più grande è la vita
trasformata di milioni di persone fino
ad oggi che hanno fede in Cristo Gesù,
morto per i nostri peccati e resuscitato
per darci vita eterna.
GRANDE RADUNO GIOVANILE
28 – 30 OTTOB
OTTOBRE
RE 2005
NOVOTEL - SAARBRÜCKEN
Predicatore ospite sarà il fratello Daniele
Marra pastore delle A.D.I. a Napoli.
Egli parlerà sul tema:
“GIOVANI
FORTI E VITTORIOSI”
“Molte volte ci chiediamo, considerando
la povertà spirituale e la mancanza di una coerente testimonianza da
parte della grande maggioranza dei cristiani, se ancora oggi lo
Spirito Santo continui ad operare efficacemente e se la Parola di
Dio abbia ancora la Sua potenza… Se vogliamo dare una risposta a
queste domande dobbiamo cercarla unicamente in noi stessi. Infatti,
anche oggi lo Spirito Santo può indirizzare potentemente la Parola
di Dio al cuore di quanti odono il messaggio… Lo Spirito Santo può
operare, senza alcun limite alla Sua azione e in qualsiasi momento…”
(Oswald J. Smith)
Preghiamo che in questo Grande Raduno Giovanile Dio parli ai nostri cuori, ci
riempia con lo Spirito Santo per essere una gioventù vittoriosa in mezzo ad una
generazione perdente!
“Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio
rimane in voi, e avete vinto il maligno.” (1 Giovanni 2:14)
Bollettino Giovanile – pagina 8