scariaca il file Luglio 2005
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scariaca il file Luglio 2005
Giovani per Cristo Bollettino Giovanile C.C.I.N.E. – luglio 2005 “La morte, perché proprio ora?” La morte è una realtà! Purtroppo è una realtà! Con i giovani questa volta parleremo di un tema triste ma reale. Come dice il titolo, anche noi giovani, convertiti al Signore e salvati, possiamo passare in un attimo dalla vita alla morte senza neanche rendercene conto. certi casi in un paio di giorni si può lasciare questo mondo per un altro. Ognuno di noi, magari, penserà: ma come, mi devo ancora laureare, sposare, avere dei figli, farmi la casa, ecc… e tu mi parli della morte!? Ebbene si, dobbiamo fare i conti con tutto questo. . tua vita al 100% a Lui: sii coerente alla Parola di Dio, ama il Signore con tutta la tua anima e con tutto il cuore. Ed anche alla tua porta busserà la morte. Non ti scoraggiare, ma glorifica Dio e ringrazialo sempre perché Lui ci ha preparato nel cielo delle stanze meravigliose dove vivremo in eterno con la presenza estasiante del Signore. Inoltre ricordati che Gesù presto ritornerà portandoci con Lui per godere la vita eterna. Alessandro Lauria I medici non sanno sempre fare dei “miracoli”... Nessuno ci potrà mai dire quanto dobbiamo ancora vivere in questo mondo. Le malattie e le infezioni sono aumentate drasticamente e in Anche la nostra vita si potrebbe, da un momento all’altro, fermare. Perché morire a 20, 30 oppure 40 anni!? Beh! Dio solo può sapere il perché! Spesso ci domandiamo perché si deve morire prematuramente senza, però, trovare una risposta. Cosa bisogna fare, dunque, a questo proposito!? Bisogna rimanere fedeli a Dio fino alla fine dei nostri giorni! Giovane, consacra oggi la “O mio cuor calmo sta…” Un cantico nato in un momento di profondo dolore è stato di benedizione per tanti credenti. Horatio G. Spafford (1828 – 1881) visse a Chicago (U.S.A.) lavorando come avvocato e insegnante. Perse i suoi beni immobiliari tramite il rovinoso incendio a Chicago nel 1871. Due anni dopo mandò la moglie insieme alle quattro figlie in Inghilterra per assistere ad una campagna evangelistica di Dwight L. Moody (1837-1899), evangelista americano e fondatore della Moody Church e del Moody Bible Institute a Chicago. Spafford dovette rimanere a casa per motivi di lavoro ma avrebbe raggiunto la sua famiglia al più presto possibile. La nave a vapore sulla quale viaggiavano la moglie e le figlie affondò dopo lo scontro con un altro transatlantico. Soltanto la moglie sopravvisse questo tragico incidente. Dall’Inghilterra dovette Bollettino Giovanile – pagina 1 spedire un telegramma al marito con la notizia straziante della morte di tutte e quattro le figlie. Mentre alcuni giorni dopo Spafford passava su una nave dal posto dove erano annegate le sue quattro figlie, entrò nella sua cabina e scrisse il cantico “Se pace qual fiume m’inonda dal ciel” (Inni di Lode, 186). Le parole di questo inno sono la testimonianza di un uomo che nella sofferenza e nel dolore realizzò pienamente la sufficienza della grazia di Dio. SALMO 116:15 “È PREZIOSA AGLI OCCHI DEL SIGNORE LA MORTE DEI SUOI FEDELI” La morte nell’ottica dell’uomo naturale i peccati di tutta l'umanità, ha pagato il prezzo. È morto per donare vita, e vita eterna (Romani 6:23). Per l'uomo naturale la morte è l'evento più nefasto di tutta l'esistenza la quale viene a porre fine a tutto. Non c'è alcuna speranza oltretomba, l'uomo affronta questo ineluttabile evento con lo sgomento nell'anima, l'angoscia nel cuore, il travaglio nella mente. Tutta l'esistenza è travagliata da questo spettro terribile che l'accompagna infelice per tutta l'esistenza: la morte morte. La morte vista dal credente Non c'è alcuna possibilità di impedire tutto ciò? La scienza non può venire in aiuto con l'ibernazione? la medicina con l'elisir della lunga vita? le religioni orientali con la reincarnazione? Sono essi dei rimedi sicuri? Danno la certezza della vita? No!! Morire, ma perché? Perché la morte? Il peccato ha generato la morte, il dardo di essa è il peccato, “polvere sei e polvere diverrai" la condanna. Ciò in conseguenza alla disubbidienza e trasgressione alla volontà di Dio. La morte è separazione dell'anima e dello spirito dal corpo. L'anima e lo spirito ritorna a Dio che l'ha dato, il corpo è polvere e polvere ritornerà (Genesi 3:19). Ma c'è una speranza certa!! La morte è stata vinta, Gesù al Calvario è morto per Colui che ha creduto nell'opera espiatrice di Cristo Gesù, ha realizzato il perdono dei suoi peccati, e con esso il miracolo della nuova nascita. La morte è vinta, Gesù è risorto dai morti (Luca 24: 5,6). Egli dona la vita eterna a quanti credono in Lui. Qualcuno ha affermato che il giorno che Cristo risorse trionfante, la morte morì. C'è la certezza della vita, la morte è solo un passare dal tempo all'eternità, lasciare un corpo naturale per averne uno spirituale ( 1 Corinzi 15:44). Per il credente la morte è guadagno. L' apostolo Paolo afferma: “Per me il vivere è Cristo, il morire guadagno.” La morte dei suoi fedele agli occhi del Signore è preziosa Colui che è eterno non si compiace nella morte, vuole che nessuno se ne perda, infatti ha donato il Suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in Lui ha vita eterna. Colui che condannando il peccato con la morte, ha promesso un liberatore da essa – Gesù Cristo – per donare vita (Genesi 3:15). Dio vede la morte dei suoi fedeli, preziosa perché sono salvati per l'eternità, la sua creatura ha un valore inestimabile; il sangue del Suo figliuolo Gesù Cristo. La morte dei suoi fedeli, è il ritorno della creatura al creatore per l'eternità. È la felicità eterna dell'anima, è la corona della vita eterna, è il premio meraviglioso di coloro che hanno ubbidito e creduto alla sua promessa. Sii fedele sino alla morte ed io ti darò la corona della vita è la promessa di Dio ad ogni suo fedele. Fedeltà a Dio, ubbidienza e sottomissione alla sua volontà, determinano la preziosità della morte, un valore eterno. Colui che dall'ottica dell'uomo naturale, passa per fede e crede in Dio, vede la morte non più una tragedia, tragedia uno spettro, spettro ma preziosa, egli si ricongiunge finalmente con Dio per godere vita eterna. La morte dei suoi fedeli è preziosa. preziosa Daniele Marra sarà ospite predicatore al G.R.G. 2005 a Saarbrücken . Il trionfo della risurrezione “Cristo è risorto!” Il vangelo ha percorso tutta la terra con questo grido di vittoria. Il messaggio della croce è allo stesso tempo un messaggio di risurrezione (Atti 1:22; 2:32) e in questo sta il segreto della sua invincibilità (Apocalisse 5:5,6). Il ritorno al cielo senza risurrezione corporale sarebbe stata una cosa concepibile, poiché anche se fosse ritornato alla gloria del Padre come spirito, Cristo sarebbe rimasto il vivente. Infatti prima dell’incarnazione esisteva come spirito senza un copro umano ed era ugualmente la sorgente, il principe di tutta la vita creata (Atti 3:15; Giovanni 1:4). Ma la risurrezione corporale del Signore è stata molto di più che un prolungamento della sua esistenza al di là della morte. Era la condizione necessaria al totale adempimento della redenzione, perché essa sola era: Bollettino Giovanile – pagina 2 1. La piena manifestazione della vittoria del Redentore sulla morte Se Cristo fosse tornato in cielo senza risurrezione corporale, egli avrebbe trionfato sulla morte moralmente e spiritualmente, ma sarebbe stata una vittoria per “due terzi”, non un trionfo completo. Dei tre elementi della personalità umana, due solamente: lo spirito e l’anima sarebbero stati compresi nella vittoria, ma il corpo ne sarebbe stato escluso. Perché il suo trionfo (Salmo 16:10) fosse evidente, in modo completo e regale, doveva includere la vittoria sulla morte fisica. Ma vi è di più. Senza una risurrezione corporale, Cristo non sarebbe stato affatto manifestato come vincitore della morte. La morte, infatti, non è l’estinzione dell’essere o la fine dell’esistenza ma piuttosto la dissoluzione della personalità umana, la divisione, lo scioglimento dei legami che uniscono spirito, anima e corpo. Il trionfo sulla morte deve dunque manifestarsi mediante una restaurazione di questa unità, come il ristabilirsi dei legami organici fra lo spirito, l’anima e il corpo; questo implica, per il corpo, la riunione con l’anima e lo spirito. Non vi è dunque alcun vero trionfo della vita (1 Corinzi 15:54-57), alcun frutto evidente della vittoria, senza la risurrezione corporale. Solo questa poteva dimostrare che la morte era vinta. Anche se non avessimo avuto nei quattro Vangeli la testimonianza della tomba vuota (Matteo 28:1, Marco 16:1, Luca 24:1, Giovanni 20:1), non avremmo potuto giungere che a questa conclusione. La risurrezione era necessaria anche come: 2. Sorgente di forza per far nascere la fede in coloro che erano da redimere La fede viene dalla predicazione (Romani 10:14-17) e questa si basa sulla fede del primo periodo. L’individuo crede per mezzo della testimonianza di coloro che hanno creduto prima di lui e la loro fede è impensabile al di fuori di quella della prima generazione di credenti (Efesini 2:20). Ora proprio questa fede era crollata dopo la morte di Cristo sulla croce (Luca 24:21,22; Marco 16:14). La resurrezione corporale del Signore e le sue apparizione posteriori come risuscitato (Giovanni 20:8,20; 1 Pietro 1:21) ne hanno permesso un nuovo sbocciare. Senza la risurrezione corporale nessun uomo ragionevole avrebbe mai creduto al Cristo crocifisso; la sua fine sarebbe stata in contraddizione con le profezie che parlavano della sua resurrezione e del suo trionfo (Matteo 16:21; 17:23; 20:19; Giovanni 2:19). La resurrezione del Signore è dunque il sigillo del Padre sulla Persona e l’opera del Figlio (Atti 2:32). La risurrezione dai morti dimostra pienamente che egli è il Profeta e il Figlio di Dio (Romani 1:4). Essa suggella: a. La testimonianza dei profeti (Salmo 16:10; Osea 6:2; Isaia 53:10; vedi pure il segno di Giona in Matteo 12:39,40) b. La testimonianza stessa di Gesù (Matteo 16:21; Giovanni 2:19-22) c. La testimonianza degli apostoli (1 Corinzi 15:15) d. L’autenticità della sua qualità di Figlio di Dio (Romani 1:4; Atti 13:33) e. La sua regalità (Atti 13:34) f. La sua completa autorità come giudice universale (Atti 17:31) g. La nostra propria risurrezione e trasfigurazione futura (1 Tessalonicesi 4:14) Proprio per questa ragione la risurrezione è l’avvenimento sul quale abbiamo il maggior numero di testimonianze nella storia della salvezza. Anche critici più radicali della Bibbia riconoscono l’autenticità della prima epistola ai Corinzi. Ora, proprio in questo documento indiscusso, Paolo si richiama a centinaia di testimoni ancora in vita (1 Corinzi 15:6) per stabilire davanti ai suoi lettori, molti dei quali gli erano ostili, dunque disposti alla critica, quattro prove essenziali: a. b. c. d. L’esperienza. Gli stessi Corinzi erano stati salvati per la proclamazione di un Cristo risorto corporalmente (1 Corinzi 15:1,2). Le Scritture. Il Cristo non solo è morto ma è anche risuscitato “secondo le Scritture” (1 Corinzi 15:3,4). I testimoni. Più di cinquecento uomini l’avevano veduto personalmente dopo la risurrezione, nelle circostanze più diverse (1 Corinzi 15:5-12). La necessità di questo avvenimento nella storia della salvezza. “Se Cristo non è risuscitato la nostra predicazione è vana e la nostra fede è pure vana; allora, coloro che sono morti in Cristo sono perduti e noi siamo i più infelici di tutti gli uomini” (1 Corinzi 15:13-19). La croce e la risurrezione vanno insieme. Cristo morì per risuscitare (Giovanni 10:17); il Risorto vive per sempre come colui che è stato crocifisso (1 Corinzi 2.2; Apocalisse 5.6). Quindi a questi due avvenimenti, la croce e la risurrezione, sono sempre collegati i risultati salvifici della redenzione e conseguentemente: la riconciliazione di coloro che porranno la fede in Cristo (Romani 5:10) la detronizzazione del peccato nel credente (Romani 6:10,11) la comunione vivente dei credenti con il Redentore (1 Tessalonicesi 5:10) la signoria reale di Cristo (Romani 14:9) il suo sacerdozio celeste (Romani 8:34) la sua futura unione con la chiesa glorificata (1 Tessalonicesi 4:14) la perpetuazione dell’amore del suo Padre celeste (Giovanni 10:17) Erich Sauer (1898-1959) è stato direttore della Scuola Biblica di Wiedenest (Germania). Bollettino Giovanile – pagina 3 Eutanasia e trapianto degli organi Informazioni scientifich scientifiche e e principi biblici La morte, dal punto di vista scientifico, è la cessazione irreversibile delle funzioni vitali. Essa avviene a diversi livelli. La morte somatica è la morte dell'organismo nel suo insieme e solitamente precede la morte dei singoli organi, cellule e parti delle cellule. La morte somatica è indicata dalla cessazione del battito cardiaco, della respirazione, dei movimenti, dei riflessi e dell'attività cerebrale. A volte è difficile determinare il momento preciso della morte somatica, poiché i segni degli stati transitori, quali coma, svenimento e trance, sono molto simili ai segni della morte. Gli organi del corpo non muoiono tutti contemporaneamente. Le cellule cerebrali non riescono a sopravvivere per più di 5 minuti dopo la morte somatica, mentre quelle del cuore possono sopravvivere per circa 15 minuti e quelle dei reni per 30 minuti circa. Per questo motivo è possibile asportare gli organi da un corpo morto da poco e trapiantarli in una persona viva. Nei tempi moderni si è ritenuto che la morte coincidesse con la cessazione di funzioni vitali, quali la respirazione e la circolazione sanguigna (segnalata dal battito cardiaco). Questa convinzione ha, tuttavia, cominciato a vacillare quando i progressi della medicina hanno reso possibili la respirazione e il funzionamento cardiaco con l'aiuto di dispositivi meccanici. Per questo motivo, recentemente è stato introdotto il concetto di morte cerebrale, in base al quale a indicare la morte avvenuta è la perdita irreversibile dell'attività cerebrale. Negli ultimi anni anche il concetto di morte cerebrale è stato messo in discussione, poiché una persona può perdere tutte le funzioni mentali superiori, mentre continuano le funzioni cerebrali inferiori, come la respirazione spontanea. Per questo motivo, secondo alcuni autori la morte dovrebbe essere considerata come la perdita dell'attività integrata fra le varie componenti strutturali del cervello. Secondo questo criterio, l'indicazione di morte avvenuta è data dall'assenza di attività dei centri superiori del cervello, principalmente della corteccia. La rapida evoluzione della tecnologia medica ha sollevato questioni etiche e problemi che complicano la definizione legale di morte. Alcuni dei temi in discussione implicano le seguenti domande: chi può decidere i criteri da utilizzare per stabilire la morte: il medico, il legislatore o l'individuo? È lecita, eticamente e legalmente, l'anticipazione della morte mediante l'eliminazione del sostegno artificiale? Le persone hanno il diritto di richiedere la sospensione delle misure straordinarie per poter morire in pace? Il parente più prossimo o il tutore legale può agire in nome della persona in stato di coma? Queste domande si sono fatte ancora più pressanti con l'avvento dei trapianti di organi e tessuti umani, in quanto i diritti dei pazienti in attesa di trapianto rischiano di entrare in conflitto con quelli dei donatori morenti. L’eutanasia è una pratica consistente nel provocare la morte di un individuo allo scopo di liberarlo dalla sofferenza fisica. L'eutanasia passiva consensuale, anche detta "volontaria", si ha quando una persona abbia espresso in modo chiaro e inequivoco la volontà di non sottoporsi a particolari trattamenti chirurgici o farmacologici; l'eutanasia passiva non consensuale si ha invece quando una persona non abbia espresso la volontà di non essere curata, e la decisione se sottoporla a particolari trattamenti medici rimane dunque al medico o ai familiari più stretti. Gli stessi medici concordano sul fatto che i professionisti della salute non debbano necessariamente utilizzare "misure straordinarie" per prolungare la vita alle persone che soffrono di malattie terminali, e che la Bollettino Giovanile – pagina 4 decisione se utilizzare o meno mezzi straordinari dovrebbe spettare alla famiglia del paziente; tuttavia è proprio la labilità del confine fra misura ordinaria o straordinaria a rendere difficile la valutazione. Ausili della tecnologia moderna come i respiratori artificiali, che rendono oggi possibile mantenere in vita le persone anche quando il coma è irreversibile e le funzioni cerebrali appaiono irrimediabilmente compromesse, possono infatti essere ritenuti da un medico una misura ordinaria (perché vista nell'ottica del progresso scientifico) e da un familiare una misura straordinaria (ma può accadere anche il contrario). A giudizio dei sostenitori dell'eutanasia, prolungare la vita di una persona significa in casi come questi infliggere ulteriori sofferenze fisiche o deperimenti organici dai quali potrebbe anche non essere possibile riprendersi, provocando una grande sofferenza ai familiari del paziente e causando una notevole spesa per il servizio sanitario (fattore di cui bisogna purtroppo tenere sempre più conto). Coloro che sono contrari ritengono invece che esista un reale pericolo di abuso dell'eutanasia, da parte dei medici che, a causa del crescente successo della medicina nel trapianto di organi, potrebbero violare i diritti del donatore morente per preservare in condizioni ottimali gli organi da espiantare. Dal punto di vista cristiano, dobbiamo distinguere il sostegno artificiale della vita di un ammalato dall’uso della tecnologia per “prolungare la morte” e la sofferenza di una persona in fin di vita. Non siamo padroni né della vita né della morte. Non possiamo terminare la vita di nostra propria iniziativa né impedire l’imminenza della morte. La nostra vita è nelle mani del Creatore. Dio dà la vita e soltanto Lui ha l’autorità di toglierla. Il trapianto è una pratica chirurgica con cui un tessuto o un organo di un individuo viene innestato in un altro, allo scopo di sostituire in questo il corrispondente tessuto o organo. Tale operazione si compie quando l’elemento del paziente accettore risulta irreversibilmente lesionato, a causa di una patologia o di un evento accidentale; l’intervento di trapianto è subordinato al reperimento di organi in perfette condizioni, provenienti da donatori compatibili con l’individuo ricevente, ossia dotati di caratteristiche dei propri tessuti tali da non scatenare nel ricevente reazioni immunitarie di rigetto. Esperimenti di trapianti di cuore furono compiuti verso la fine degli anni Cinquanta dal medico statunitense N. E. Shumway; egli si limitò, però, a operazioni sugli animali. Nel 1964 fu eseguito l’innesto di un cuore di scimpanzé in un paziente prossimo al decesso per collasso cardiaco; l’intervento ebbe però esito negativo, poiché il paziente sopravvisse solo per due ore. Nel dicembre 1967, il medico sudafricano Christian Barnard eseguì il primo trapianto di cuore su un essere umano, impiantando il cuore di una donna di 25 anni su Louis Washkansky, di 55 anni, che morì dopo 18 giorni. In Italia, il primo trapianto di cuore fu eseguito nel novembre 1985, presso l’ospedale di Padova. Il primo trapianto di rene venne eseguito negli Stati Uniti nel 1954, e comportò il trasferimento di un rene da un giovane al gemello monovulare affetto da insufficienza renale. Dopo una prima fase di entusiasmo nei confronti della chirurgia e di fiducia nella possibilità di salvare vite umane con la tecnica del trapianto, si dovette constatare che la maggior parte dei pazienti sopravviveva solo per periodi di tempo limitati. Nel 1972, un nuovo farmaco, la ciclosporina, diede però una svolta alla storia di questa pratica chirurgica; tale sostanza, infatti, sembrava attenuare la risposta immunitaria del paziente e, quindi, ridurre la gravità delle crisi di rigetto. Dagli anni Settanta si diffusero gli interventi di trapianto di rene, grazie al perfezionamento della tecnica operatoria, all’uso di farmaci immunodepressori (che permettono di ridurre il pericolo di rigetto) e alla maggiore precisione nella scelta del donatore. Nel 1972 si ebbe anche un tentativo di trapianto di fegato, al quale però il paziente non sopravvisse, operato dal medico statunitense T. Starzl. Nel 1982 anche in Italia si effettuò un trapianto di fegato, grazie al medico R. Cortesini che operò presso il Policlinico Umberto I di Roma. Dopo anni di nuovi tentativi, di esito non soddisfacente, Strazl nel 1986 compì con successo 350 trapianti di fegato, favoriti dall’uso della ciclosporina, ai quali i pazienti sopravvissero per oltre un anno (attualmente, si ottiene una sopravvivenza di circa cinque anni). Attualmente, oltre ai trapianti di cuore, fegato e rene, è possibile eseguire innesti di altre parti del corpo, quali midollo osseo, cornea, polmone e pancreas. In alcuni casi possono essere trapiantati contemporaneamente più organi, ad esempio fegato e pancreas; in genere, però, tali operazioni sono molto delicate e i pazienti sopravvivono solo per un breve periodo. Nel settembre 1998, per la prima volta fu eseguito a Lione l’impianto di un intero avambraccio in un uomo australiano di 40 anni. L’operazione, eseguita dal chirurgo australiano Earl Owen e dall’immunologo italiano Marco Lanzetta, fu considerata un successo soprattutto in considerazione del fatto che, in precedenza, il trapianto di un arto era stato tentato solo una volta, nel 1964, in Ecuador, e aveva portato al rigetto dell’arto dopo sole due settimane. Sempre a Lione, nel gennaio 2000 è stato eseguito il primo trapianto di entrambi gli arti superiori (avambracci e mani), intervento che ha richiesto il lavoro di 18 chirurghi, tra cui 4 italiani. Il prelievo degli organi allo scopo di eseguire trapianti è vincolato non solo alla concreta possibilità di reperire tessuti sani e con caratteristiche tali da renderli compatibili con il ricevente, ma anche alla volontà del soggetto donatore, finché era in vita, e alle norme giuridiche vigenti nei diversi Bollettino Giovanile – pagina 5 paesi. Per tali motivi, gli organi destinati al trapianto risultano ancora oggi molto carenti rispetto alle necessità, e l’attesa dei pazienti si prolunga spesso per anni (nel 1998, si è calcolata un’attesa media di 5-6 mesi per il trapianto di fegato e cuore, e di 78 anni per quello di rene). Come credenti possiamo acconsentire al trapianto degli organi? Alcuni pensano che ciò non sia conciliabile con la fede nella risurrezione del corpo, ma l’apostolo Paolo spiega nella prima lettera ai Corinzi: “Qualcuno si chiederà: «Come risusciteranno i morti? Che corpo avranno?» Assurdo! Quando si semina un seme nel terreno, quel seme non diventa pianta se prima non muore. E quando il germoglio spunta, è ben diverso dal seme che è stato piantato; prendete per esempio un semplice chicco di grano o di qualche altra pianta. Dio gli dà la forma che ha stabilito, e ad ogni tipo di seme corrisponde una pianta diversa… Così è la resurrezione dalla morte. Il corpo che è sepolto va in decomposizione, ma quando resuscita, sarà immortale. Il corpo è misero, quando è messo nella tomba, ma quando resusciterà, sarà pieno di gloria. Il nostro corpo è debole, quando è seminato, non è che un corpo umano messo nella terra, ma quando resusciterà, sarà un corpo spirituale. Perché, come c’è un corpo umano naturale, così c’è anche un corpo spirituale” (1 Corinzi 15:35-44). Paolo dice chiaramente nel verso 42 che alla morte il corpo corruttibile va in decomposizione. Il nostro nuovo corpo, invece, sarà spirituale e perfetto (verso 44). Non abbiamo bisogno il nostro vecchio corpo mortale quando risorgeremo dai morti. Se dunque degli organi del nostro corpo, dopo la nostra morte, possono dare vita ad un’altra persona, come credenti possiamo acconsentire al trapianto. Chris Armstrong è editore del Christian History Magazine. Le definizioni scientifiche sono tratte da Microsoft Encarta. Il cordoglio Giovani e adolescenti sono, prima o poi, confrontati con la morte di un parente o di un amico. La fase di cordoglio è un periodo particolarmente difficile in questa fascia di età emozionalmente intensa e, allo stesso tempo, eccessivamente sensibile e caratterizzata da crisi d’identità personali, ma anche spirituali. 1. rifiuto: Il giovane rifiuta di accettare che la persona amata sia morta. 2. ira: Il giovane si chiede, perché Dio abbia permesso la morte della persona amata. 3. tristezza: Il giovane si rassegna, ma con animo depresso, alla situazione. Secondo Gary R. Collins “il cordoglio è una reazione normale e importante alla perdita di una persona apprezzata. È un’esperienza di assenza e di ansia che si manifesta fisicamente, emozionalmente e spiritualmente.” Come credenti troviamo consolazione nella speranza della risurrezione, ma ciò non può colmare il vuoto lasciato dalla persona amata. Il cordoglio è, normalmente, un dolore naturale e un processo sano ma c’è un tipo di lutto molto intenso accompagnato da preoccupazione, dolore, solitudine, odio, depressione, paura, sentimenti di colpa ed esaurimento, con sintomi fisici e, soprattutto, serie conseguenze emozionali e spirituali. 4. Il cordoglio “naturale” si sviluppa generalmente in quattro fasi: vedevano che il suo dolore era molto grande” (Giobbe 2:13). 3 Impara a porre domande che aiutano il giovane ad esprimere il proprio stato d’animo. Non essere, però, motivato dalla curiosità! 4 Immedesimati nel giovane e nelle sue circostanze. “Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono” (Romani 12:15). 5 Mostragli la certezza della tua speranza cristiana. Aiutalo a rivolgersi al “Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione” (2 Corinzi 1:3). accettazione: Il giovane è pronto ad accettare la realtà inalterabile. Il capo-gruppo può aiutare il giovane sostenendolo nella fase di cordoglio: 1 Prenditi del tempo trascorre insieme a lui. da 2 Ascoltalo, perché non ha bisogno di “saggi consigli”, ma di un amico che sappia tendere l'orecchio. Quando il giovane piange è meglio tacere che cercare di calmarlo con frasi banali come “coraggio!” oppure “Era la volontà di Dio…”. Gli amici di Giobbe all’inizio si comportarono saggiamente quando “rimasero seduti per terra, presso di lui, sette giorni e sette notti; e nessuno di loro gli disse parola, perché Josh McDowell svolge il suo ministerio da oltre 25 anni nel campo giovanile, aiutando genitori, anziani di chiesa, monitori di scuola domenicale e capigruppo giovanili a comprendere la gioventù di oggi. Invece di una psicologia umanistica egli propone una consulenza biblica che accompagna il giovane in crisi a Cristo. 19° Conferenza Plenaria C.C.I.N.E. La 19° Conferenza Plenaria dei Capi-gruppo e Collaboratori Giovanili delle CCINE si è svolta al Cottage Hôtel Dudelange (Lussemburgo) dal 10 al 12 giugno 2005. Diversi capi-gruppi hanno colto l’occasione di portare la propria moglie e collaboratrice nell’opera del Signore per godere insieme un fine settimana di riposo fisico e ristoro spirituale. Ringraziamo il Signore per la Sua benedizione e soprattutto per il Suo servo, il fratello Mike Williams, che ha condiviso con noi gli studi biblici tratti dalla vita di cinque giovani dalla Bibbia: Davide, Giuseppe, Geremia, Marco e Eutico. Il fratello Williams, benché anziano, è rimasto giovane nello spirito, nello zelo e nella visione per il campo del Signore; umilmente ci ha fatto partecipe della sua profonda conoscenza biblica e ci ha spronato attraverso l’esempio della sua vita di consacrazione nel ministero spirituale. Negli studi biblici abbiamo ricevuto molte lezioni pratiche per comprendere meglio i nostri giovani con i loro sogni ed ideali, le loro ansietà ed i loro problemi. Nei sermoni il fratello Williams ha illustrato il ministero dei responsabili giovanili nelle nostre chiese. Bollettino Giovanile – pagina 6 Vorremmo farvi tutti quanti partecipi delle benedizioni che abbiamo ricevuto in questa Conferenza Plenaria: Potete scaricare dalla homepage delle C.C.I.N.E. il testo completo degli studi biblici e dei sermoni. Per il momento è disponibile solo la versione francese, ma al più presto possibile pubblicheremo anche la versione italiana su Internet: http://www.missioneccine.org/download.html. LA RESURREZIONE DI CRISTO 1. Gesù preannunziò la Sua resurrezione (Mc 8:31 , 9:31 , 10:33-34 , Mt 27:62,63 , ecc.) Nessuno dei grandi uomini religiosi (Maometto, Budda, Mosè) ha predetto, prima di morire, che sarebbe resuscitato. Solo chi è al 100% sicuro di quel che succederà potrebbe affermare di risuscitare dopo 3 giorni: Se Gesù non fosse resuscitato tutti avrebbero pensato che egli era un bugiardo e nessuno avrebbe creduto alla predicazione degli apostoli! 2. I testimoni (Gv 20:14, Mc 16:9 , Mt 28:9-10 , Lc 24:34, 1 Co 15:5, Lc 24:13-35 , Lc 24:36-43 , Gv 20:19-29, Gv 21:1-23 , 1 Co 15:6 , 1 Co15:7 , Mt 28:16-20 , Mc 16:14-20 , Lc 24:33-53 , At 1:3-11 , At 9:3-6 , At 7:55 , At 22:17-21 , 23:11 , Ap 1:10-19 ) Centinaia di persone, indipendentemente l’uno dall’altro, con interessi differenti, dal pescatore al medico, dal pubblicano al membro del Sinedrio, hanno testimoniato di aver visto Gesù dopo la Sua morte. Molti hanno pagato con la loro vita questa testimonianza. Solo un pazzo morirebbe per una bugia! Si tratta forse di una visione o allucinazione dei discepoli ? Per i medici è impossibile che diverse persone, con caratteri e personalità differenti, abbiano la stessa visione a distanza di luogo e di tempo. Inoltre, una visione si svolge nel cervello, nel subcosciente, mentre i testimoni hanno avuto contatto con Gesù tramite i loro sensi: a) lo hanno visto b) lo hanno sentito parlare c) lo hanno toccato (Lc 24:39, Mt 28:9,10 Tommaso) 3. Gesù è morto realmente Prima della crocifissione Gesù fu flagellato (Mc 15:15-20). La frusta romana aveva in punta chiodi di metallo con i quali veniva lacerata la carne della vittima. Gesù aveva il corpo pieno di ferite sanguinanti. La morte in croce è la più atroce (Tratto da “Evidence That Demands A Verdict”) che possa esistere. Era proibito crocifiggere un delinquente romano! I chiodi strappavano i muscoli e le vene, le ferite si infiammavano, le arterie si gonfiavano per il sangue che ristagnava; sete e fame, febbre e tetano erano una tortura. I soldati romani che ogni giorno assistevano a decine di esecuzioni, si resero conto che Gesù era veramente morto: Gv 19:32-34. La morte sulla croce avveniva tramite la rottura del cuore, esso si strappava in due, per cui usciva dalla ferita sangue mescolato con l’acqua del corpo. Avevano avuto paura e scapparono; andarono a nascondersi. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di combattere contro dei soldati romani per rubare il corpo. 4. La sepoltura Il corpo di Gesù non c’era più, ma le fasce si trovavano lì come se niente fosse accaduto. Se Gesú fosse stato rubato bisognava togliere le fasce che con la mirra e l’aloe erano diventate dure; ma egli era resuscitato ed era passato attraverso quella stoffa. (Gv 20:310) Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo presero il corpo di Gesù, l’imbalsamarono e lo fasciarono prima di seppellirlo (Gv 19:38-40). Se Gesù non fosse stato già morto, nella tomba fredda si sarebbe fermata la circolazione del sangue. La mancanza di ossigeno, l’aloe e la mirra lo avrebbero ucciso. La mirra con l’aloe diventano come colla che attacca le fasce di lino al corpo del morto. Il corpo di Gesù era pieno di ferite aperte ! 5. La pietra ed il suggello Il sepolcro era chiuso da una grossa pietra e poi era stato suggellato dalle autorità romane. La pietra era così pesante che le donne non sapevano come spostarla: è chiaro che un ferito a morte non avrebbe avuto la forza per farlo. Inoltre non si poteva aprire il sepolcro senza rompere il suggello: i discepoli non si potevano mettere d’accordo con i soldati romani e prendere il corpo. (Mt 27:62-66) 6. Le guardie romane Ogni giorno il Prefetto della Legione ispezionava la disciplina dei soldati. Secondo le regole, chi si addormentava quando era di guardia veniva messo a morte. Da guardia venivano usati otto soldati. Quattro si riposavano e poi davano il turno agli altri quattro (Gv 19:23). Marco 14:50 ci racconta che i discepoli abbandonarono Gesù. Bollettino Giovanile – pagina 7 7. Il sepolcro vuoto Il fatto che il sepolcro era vuoto è chiaro anche per i critici (Mt 28:11-15). Altrimenti, tutto Gerusalemme sarebbe andato a constatare e avrebbe dedotto che la predicazione dei discepoli era una bugia. 8. Le fasce nel sepolcro 9. La reazione a Gerusalemme Il giorno della Pentecoste (Atti 2) Pietro predicò sulla resurrezione. Nessuno dei Giudei lo contraddisse perché tutti sapevano che il sepolcro era vuoto. Quando Paolo fu accusato davanti al governatore Festo perché predicava Cristo risorto i nemici non avevano prove in contrario (At 25:6,7,19) 10. La reazione dei Greci e dei Romani Ad Atene (At 17:32) le persone ridevano quando si parlava di resurrezione. Perché ciò non accadeva a Gerusalemme? Perché era un fatto incontestabile. A Cesarea Paolo parlò dinanzi al re Agrippa ed al governatore Festo (At 26:23-26). Il romano Festo pensò che Paolo fosse pazzo ma Paolo si rivolse al re dei Giudei, Agrippa, perché la risurrezione non era accaduta ”di nascosto“ (verso 26). La prova più grande è la vita trasformata di milioni di persone fino ad oggi che hanno fede in Cristo Gesù, morto per i nostri peccati e resuscitato per darci vita eterna. GRANDE RADUNO GIOVANILE 28 – 30 OTTOB OTTOBRE RE 2005 NOVOTEL - SAARBRÜCKEN Predicatore ospite sarà il fratello Daniele Marra pastore delle A.D.I. a Napoli. Egli parlerà sul tema: “GIOVANI FORTI E VITTORIOSI” “Molte volte ci chiediamo, considerando la povertà spirituale e la mancanza di una coerente testimonianza da parte della grande maggioranza dei cristiani, se ancora oggi lo Spirito Santo continui ad operare efficacemente e se la Parola di Dio abbia ancora la Sua potenza… Se vogliamo dare una risposta a queste domande dobbiamo cercarla unicamente in noi stessi. Infatti, anche oggi lo Spirito Santo può indirizzare potentemente la Parola di Dio al cuore di quanti odono il messaggio… Lo Spirito Santo può operare, senza alcun limite alla Sua azione e in qualsiasi momento…” (Oswald J. Smith) Preghiamo che in questo Grande Raduno Giovanile Dio parli ai nostri cuori, ci riempia con lo Spirito Santo per essere una gioventù vittoriosa in mezzo ad una generazione perdente! “Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio rimane in voi, e avete vinto il maligno.” (1 Giovanni 2:14) Bollettino Giovanile – pagina 8