È mio figlio il più bel dono di Dio

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È mio figlio il più bel dono di Dio
INSERTO IN REGALO LE STORIE A FUMETTI DI PAPA FRANCESCO
Anno III • Num. 6 (109) Settimanale del 7 febbraio 2015 • € 1,90
Num. 109 - 7 febbraio 2015
GIORNATA
DEL MALATO
Quando
c’è la salute…
Difficoltà strutturali
e rinuncia alle cure sono
solo alcuni dei disagi legati
alla sanità. Ma c’è chi tenta
di dare risposte
LE PAROLE DEL PAPA
Il pericolo
è l’indifferenza
La Quaresima è il tempo
propizio per aprire il cuore
CARLO CONTI
È mio figlio il più
bel dono di Dio
La paternità e l’incontro con Bergoglio: a pochi giorni
dall’inizio di Sanremo, il conduttore del festival si racconta
Abbraccio speciale
Centri, sportelli di ascolto e gruppi
di formazione: è la rete solidale
creata da Alfonso e Anna
Come don Oreste Benzi I Kizito di suor Elvira
Annalisa ha scelto di diventare
avvocato per essere “la mamma
di chi non ha nessuno”
In Centrafrica la religiosa guida
una casa famiglia, dove le coppie
accolgono i ragazzi senza genitori
PRIMA PAGINA
Editoriale
Visto da me
Povertà sanitaria
L’altra faccia
della crisi
“L
a povertà – sosteneva Madre Teresa – non è opera di Dio,
ma il risultato dell’egoismo umano”, che toglie la serenità
e la dignità a miliardi di persone, privando loro anche
dei diritti fondamentali. Ci sono tante forme di povertà materiale,
anche se quasi sempre si è portati ad associarla alla denutrizione.
Chi è indigente spesso è costretto a rinunciare al cibo, bene primario
per la vita. Ma non solo. Tra i diritti essenziali che la povertà viola
c’è anche quello alla salute, che ognuno – come si legge anche nella
Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – deve poter garantire
a sé e alla propria famiglia.
La difficoltà estrema di poter accedere alle cure mediche, per mancanza di soldi, è definita povertà sanitaria. Riguarda milioni di
persone in Italia, cittadini e stranieri, e identifica non solo l’impossibilità di ricorrere a visite e cure specialistiche, ma comprende
– e in maniera sempre più consistente –
anche l’approvvigionamento dei farmaci
da banco, inclusi – e questo è l’elemento
sconcertante – quelli con prescrizione
medica. Tradotto, significa che ci sono
persone – e sono sempre di più purtroppo, complice l’attuale crisi economica –
che non possono permettersi di comprare
un antibiotico cioè di spendere pochi euro
Sacerdote
per guarire malattie comuni e frequenti.
rogazionista,
Sembra un’esagerazione, eppure succede.
giornalista e regista
Per molti allora, l’unica soluzione è ricordella Santa Messa
rere alla rete della solidarietà. Lo scorso
di RaiUno
anno si è registrato un incremento del
quattro per cento delle richieste di farmaci da parte dei bisognosi
eppure, nonostante nel corso del 2014 sia cresciuta considerevolmente anche la percentuale dei medicinali raccolti attraverso le
donazioni, la capacità di risposta ai bisogni reali, in questo ambito, si è contratta sensibilmente a causa dell’aumento della povertà
assoluta. I dati rivelano che in Italia sono ormai oltre 6 milioni gli
indigenti, famiglie e persone singole, che non riescono a provvedere
neppure ai bisogni fondamentali, quali nutrirsi e curarsi appunto. E
questo capita non solo perché realmente quei soldi, per quanto pochi, davvero non si hanno, ma anche perché – come dimostra uno
studio pubblicato sul numero di agosto 2013 della rivista Science
– “la povertà incide sulla capacità di prendere decisioni”, crea una
forma di stress che condiziona fortemente le scelte, rende deboli
anche psicologicamente, produce insicurezza e paura.
Voglio chiudere questa breve riflessione con una citazione, che è anche un atto di fiducia nei confronti dell’uomo e che trova conferma
nelle tante iniziative umanitarie che vengono tenacemente sostenute
da associazioni, enti e singoli individui. È un pensiero di Nelson
Mandela che riporto testualmente: “Come la schiavitù e l’apartheid,
la povertà non è naturale. Sono le persone che hanno creato la povertà
[…] e sono le persone che la sconfiggeranno. E sconfiggere la povertà
non è un gesto di carità. È un gesto di giustizia”.
Scatto culturale
che metta al centro
l’essere umano
C
he il nostro paese sia in crisi è ormai
ritornello di tante trasmissioni televisive.
Che la forbice tra ricchi e poveri sia sempre più
ampia è motivo di dibattito nei talk show in
cui le parole, purtroppo, poi non concretizzano
soluzioni. Ma che la mancata disponibilità
di denaro non sia soltanto preoccupazione
ad arrivare a fine mese, di potersi sfamare
ma anche di curarsi, forse non ce n’è reale
percezione. Il pudore di non mostrare, fino in
fondo, di non avere i soldi sufficienti per fare
un esame del sangue o per una lastra, fanno
mettere in secondo piano la propria salute.
Non poter sostenere la spesa di un dentista, di
una visita ginecologica o cardiologica rimanda
il problema, obnubila quella che dovrebbe
essere una priorità. Certo, ci sono le strutture
pubbliche direte voi, ma a volte, la lentezza delle
convocazioni, le file interminabili per potersi
sottoporre a degli esami, fanno aggravare
il malato tanto da portarlo, in alcuni casi, a
situazioni estreme. Ma che Stato è quello che
non tutela la persona nella possibilità di poter
accedere a servizi per la salute senza gravare
sulle possibilità economiche del cittadino?
Che tipo di civiltà è quella che abbandona
economicamente e psicologicamente le famiglie
che hanno in casa malati affetti da malattie
lunghe e difficili? Scusate le provocazioni, ma io
intendo per progresso ciò che mette al centro
la persona e la persona non ha nulla a che
vedere con la tecnologia o con le espressioni di
economia tipo pil, spread, tasse, tagli o reddito.
Non penso che possa essere giusto sentire
qualcuno che magari ha lavorato una vita nei
cantieri al freddo o nei mercati per poi ricevere
una pensione tale da non poter pagare l’urgenza
di un intervento medico; così come penso
che non sia giusto che qualcuno possa avere
pensioni d’oro che permetterebbero di salvare
i denti, e non solo, a tanti anziani. È il solito
discorso dell’equa ripartizione delle ricchezze,
ricchezze che dovrebbero essere gestite in
modo tale da garantire uguali diritti per tutti.
Quante sofferenze devono essere consumate
ancora per fare il salto sulla possibilità di potersi
curare? La salute non può essere oggetto di
spending review e allora, quando si arriverà
a offrire gratuitamente e tempestivamente
servizi sanitari uguali per tutti? Aspettiamo
fiduciosi anche perché basta un clic, uno
scatto culturale capace di ribaltare interessi
che hanno al centro non più il potere e
il mercato ma, come dicevo prima,
l’essere umano.
Lorena Bianchetti
Giornalista e conduttrice
della trasmissione A Sua Immagine
Gianni Epifani
A Sua Immagine 3
Il Vangelo della settimana DA SABATO 7 A VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015
Le ragioni
della speranza
La liturgia della
Parola domenicale
è commentata
da padre Ermes
Ronchi e Marina
Marcolini
DOMENICA 8 FEBBRAIO 2015
Prima lettura
Notti di affanno mi sono state assegnate
Seconda lettura
Guai a me se non annuncio il Vangelo
nario aspetta il suo salario, così a me
sono toccati mesi d’illusione e notti di
affanno mi sono state assegnate.
Se mi corico dico: “Quando mi alzerò?”. La notte si fa lunga e sono stanco
di rigirarmi fino all’alba.
I miei giorni scorrono più veloci d’una
spola, svaniscono senza un filo di speranza. Ricòrdati che un soffio è la mia
vita: il mio occhio non rivedrà più il
bene».
Dal libro di Giobbe
(Capitolo 7, versetti 1-4.6-7)
Giobbe parlò e disse: «L’uomo non
compie forse un duro servizio sulla
terra e i suoi giorni non sono come
quelli d’un mercenario? Come lo schiavo sospira l’ombra e come il merce-
Salmo responsoriale
(Sal 146)
V Domenica tempo A
ordinario
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cura di monsignor
Antonio Parisi
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Antonio Parisi
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Ri - sa - na - ci, Si - gno - re,
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È bello cantare inni al nostro Dio,
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vi - ta.
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è dolce innalzare la lode.
Risana i cuori af - franti
e fascia le loro fe - rite.
3. Grande è il Signore nostro, grande nella sua po - tenza;
la sua sapienza non si può calco - lare.
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1. Il Signore ricostruisce Gerusa - lemme,
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Il Signore sostiene i poveri,
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raduna i dispersi d'I - sra - ele.
2. Egli conta il numero delle stelle
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Settimanale
e chiama ciascuna per nome.
ma abbassa fino a terra i mal - vagi.
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Per guardare e ascoltare l’esecuzione del salmo vai su www.musicasacra-bari.it
Dalla prima lettera di San Paolo
apostolo ai Corìnzi
(Capitolo 9, versetti 16-19.22-23)
Fratelli, annunciare il Vangelo non è
per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se
non annuncio il Vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho
diritto alla ricompensa; ma se non
lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è
dunque la mia ricompensa? Quella di
annunciare gratuitamente il Vangelo
senza usare il diritto conferitomi dal
Vangelo. Infatti, pur essendo libero
da tutti, mi sono fatto servo di tutti
per guadagnarne il maggior numero.
Mi sono fatto debole per i deboli, per
guadagnare i deboli; mi sono fatto
tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio per
il Vangelo, per diventarne partecipe
anch’io.
Vangelo
Guarì molti che erano affetti
da varie malattie
Dal Vangelo
secondo Marco
(Capitolo 1, versetti 29-39)
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone
e Andrea, in compagnia di Giacomo
e Giovanni. La suocera di Simone era
a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece
alzare prendendola per mano; la febbre
la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del
sole, gli portavano tutti i malati e gli in-
A Sua Immagine
Settimanale
Il Vangelo della settimana DA SABATO 7 A VENERDÌ 13 FEBBRAIO 2015
che danno salute all’anima, a tu per tu
con Dio. Esistono nella vita sorgenti segrete, da liberare. Ogni fiume vive delle
sue sorgenti, così noi. E la prima delle
sorgenti è Dio. I discepoli lo rintracciano: tutti ti cercano! e lui: Andiamocene
nei villaggi vicini, a predicare anche là.
Gesù non cerca il bagno di folla, non si
esalta per il successo della giornata di
Cafarnao, come non si deprimerà per il
rifiuto di altre città. Lui avvia processi,
inizia percorsi, cerca altri villaggi, altre
donne da rialzare, orizzonti più larghi
dove poter compiere il suo lavoro: essere nella vita datore di vita, predicare
che il Regno è vicino: “Dio è vicino a te,
con amore, e guarisce la vita”.
Santi del giorno
B. Alfonso de Riera, Francesco de Aretto, Dionisio
Rugger e Francesco Donsu, S. Giacuto, San Girolamo Emiliani, S. Giuseppina Bakhita, B. Giuseppina
Gabriella Bonino, S. Invenzio, S. Laureato, SS. Mar-
demoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano
affetti da varie malattie e scacciò molti
demòni; ma non permetteva ai demòni
di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un
luogo deserto, e là pregava. Ma Simone
e quelli che erano con lui si misero sulle
sue tracce. Lo trovarono e gli dissero:
«Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini,
perché io predichi anche là; per questo
infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando
i demòni.
Commento
È il resoconto della giornata-tipo di
Gesù, la cronaca delle sue attività
preferite: guarire, pregare, annunciare.
Tutto parte dal dolore del mondo: Gesù
tocca, parla, prende per mano, guarisce,
e la porta di Cafarnao scoppia di folla
e di dolore e poi di vita ritrovata. Il
miracolo è, nella sua bellezza giovane,
il collaudo del Regno, il laboratorio del
mondo nuovo: mostra che è possibile
vivere meglio, per tutti, e ritrovare vita
A Sua Immagine in pienezza. La suocera di Simone era
a letto con la febbre, e subito gli parlarono di lei. È bello questo preoccuparsi
degli apostoli per le sofferenze delle
persone care e metterne a parte Gesù,
come si fa con gli amici. Tutto ciò che
occupa e preoccupa il cuore dell’uomo
può e deve entrare nel dialogo con Dio.
Gesù ascolta e risponde: si avvicina,
si accosta, va verso il dolore, non lo
evita, non ha paura. E la prese per
mano. Mano nella mano, come forza
trasmessa a chi è stanco, come a dire
‘non sei più sola’, come un padre o una
madre a dare fiducia al figlio bambino,
come un desiderio di affetto. Chi soffre
chiede questo: di stargli vicino, di non
essere lasciato solo a lottare.
E la fece alzare. È il verbo della risurrezione. Gesù alza, eleva, fa sorgere
la donna, la riaffida alla sua statura
eretta, alla fierezza del fare, alla vita
piena. Mano nella mano, uomo e Dio,
l’infinito e il mio nulla, e aggrapparmi
forte: per me è questa l’icona mite e
possente della buona novella.
Secondo quadro: mentre era buio, uscì
in un luogo deserto e là pregava. Gesù
assediato dal dolore, sa tuttavia inventare spazi. Di notte! Quegli spazi segreti
tiri Costantinopolitani, S. Nicezio di Besancon, S.
Onorato di Milano, S. Paolo di Verdun, B. Pietro
Igneo, S Quinta d’Alessandria, B. Speranza di Gesù,
S. Stefano di Grandmont o di Muret
San Girolamo
Emiliani
Fondatore
della Società dei Servi
dei poveri (Somaschi),
si dedica a malati,
giovani abbandonati e al riscatto
delle prostitute.
Nato a Venezia nel 1486, intraprende
la carriera militare. Ha una gioventù
violenta e dissoluta. Nel 1511,
in prigionia, si converte a Dio.
Consacratosi nel 1518, si prodiga
durante una carestia e un’epidemia
di peste a Verona, Brescia, Como
e Bergamo. Qui, nel paesino di
Somasca, nasce l’ordine dei chierici
regolari. Essi intuiscono il ruolo di
promozione sociale delle scuole e
ne aprono di gratuite con un metodo
pedagogico innovativo.
Il fondatore muore di peste nel
1537, mentre assiste dei malati. Per
saperne di più sulla sua vita, leggi a
pagina 60.