32 Uno stile di vita sobrio sab

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32 Uno stile di vita sobrio sab
32. Uno stile di vita sobrio
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia…
Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria. (Salmo 111,5.9)
Dall’aggettivo ‘nostro’ derivano almeno due conseguenze: uno stile di vita semplice ed essenziale e
l’attenzione ai poveri.
Il riferimento per noi è Gesù “il quale da ricco che era, si fece povero per arricchirci con la sua povertà” (2
Cor 8,9). Gesù non era un miserabile: fino a trent’anni si era guadagnato il pane e viveva del suo lavoro
dignitosamente. Poi, durante il periodo missionario, viveva di ospitalità: aveva il pane, ma non la sicurezza,
al punto che diceva che il Figlio dell’uomo non ha una pietra su cui appoggiare il capo. Il gruppo dei dodici
aveva una cassa tenuta da Giuda con la quale aiutare i poveri (Gv 12,6), alimentata probabilmente dalle
offerte dei benefattori che li assistevano con i loro beni (Lc 8,3). Qualche volta, però, i discepoli di Gesù si
sono sfamati strappando le spighe e, facendolo in giorno di sabato, avevano suscitato il rimprovero dei
farisei (Mc 2, 23-28). Gesù normalmente non mancava del necessario, però sperimentava l’insicurezza della
vita. Il Figlio di Dio ha scelto per sè uno stile di vita sobrio, al quale dovremmo attenerci anche noi.
E la seconda conseguenza è la cura dei poveri. Durante il Concilio questo è stato un tema ricorrente, forse
anche ideologizzato, ma poi lo si è dimenticato. Oggi le povertà si vanno dilatando, mentre le ricchezze si
concentrano in mano di pochi. È un tema che deve toccarci: è presentissimo nei vangeli, tanto che
stravolgeremmo la vita di Gesù se lo ignorassimo. Nella nostra vita di discepoli del Signore non possiamo
dimenticare i poveri. La Chiesa fin dagli inizi si è presa cura di loro: gli Atti degli Apostoli narrano
l’istituzione di sette diaconi per provvedere alle mense, che erano già una consuetudine della comunità
cristiana, ma richiedevano di essere meglio gestite (Atti 6).
I poveri vanno assunti dal discepolo del Signore. Anche oggi la povertà di miliardi di persone non può
essere ignorata sia dai singoli sia dalle comunità cristiane.
(Dagli esercizi spirituali diocesani, Cavallino, 30 aprile – 5 maggio 2008)