GERMANIA: Incremento dell`orario di lavoro a parità di retribuzione
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GERMANIA: Incremento dell`orario di lavoro a parità di retribuzione
GERMANIA: Incremento dell’orario di lavoro a parità di retribuzione Il 22 giugno 2004 è stato raggiunto un accordo integrativo della contrattazione aziendale fra la Siemens e l’ IG-Metall (sindacato dei metalmeccanici) che prevede il prolungamento dell’orario di lavoro settimanale da 35 a 40 ore a parità di retribuzione, in cambio della conservazione di 2000 posti in due impianti produttivi, che Siemens intendeva delocalizzare in Ungheria, operazione che avrebbe consentito all’azienda un taglio del 30% dei costi del lavoro. L’accordo raggiunto, che prevede anche l’eliminazione delle mensilità aggiuntive sostituite da un premio di risultato annuale, consente infatti di realizzare la stessa riduzione di costi. Tale accordo ha acceso il dibattito sull’incremento contrattuale dell’orario di lavoro. Jürgen Peters, segretario della IG-Metall, si è subito affrettato a precisare, all’indomani dell’accordo, che esso avrebbe costituito una eccezione, opponendosi strenuamente, come tutti i sindacati, ad un ritorno diffuso delle 40 ore settimanali. CSU (unione cristiano sociale) e CDU hanno plaudito all’accordo. Stoiber, presidente della CDU, ha sottolineato come l’accordo dovrebbe essere un modello per le altre imprese e gli altri settori. Angela Merkel, presidente della CDU, vede l’accordo come un segnale positivo. Il rappresentate dell’associazione industriali BDI sostiene che l’accordo potrebbe anche costituire un rischio, in quanto potrebbe portare a un irrigidimento nella contrattazione da parte dei sindacati, che puntano ad evitare che l’accordo diventi un modello. In ogni caso, l’accordo siglato alla Siemens è stato visto da molti osservatori come un momento di rottura del sistema ed è subito risultato evidente che non sarebbe rimasto un caso isolato, come nelle parole del segretario della IG-Metall. Molte imprese (Bosch, Daimler-Chrysler, MAN, Thomas Cook, Continental) hanno subito cercato di seguire l’esempio della Siemens, con l’obiettivo dell’aumento dell’orario di lavoro settimanale, della riduzione delle mensilità aggiuntive, della rinuncia da parte dei lavoratori agli aumenti retributivi già previsti ecc., eventualmente sotto la minaccia di eventuali trasferimenti della produzione all’estero. Da un lato le aziende che si preparano alla nuova tornata contrattuale hanno presentato piattaforme con tali richieste; dall’altro, le aziende in difficoltà economiche hanno iniziato e/o concluso negoziazioni per al stipula di accordi integrativi ovvero di accordi c.d. di risanamento (Sanierungstarifvertrag). La Daimler-Chrysler ha raggiunto un accordo con il sindacato il 23 luglio 2004 che consente la riduzione dei costi per 500 milioni di euro all’anno in cambio della garanzia fino al 2012 della conservazione dei posti di lavoro in Germania. I punti principali dell’accordo sono: la rinuncia al previsto aumento del 2.8% delle retribuzioni per il 2006; la contrattazione di un accordo economico diverso (inferiore) da quello dei metalmeccanici per i lavoratori occupati in attività di servizio (mense, sicurezza, pulizie, stampa) con un orario di lavoro aumentato, fino al 2007, a 39 ore settimanali; l’aumento dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali con relativo aumento retributivo, soltanto per la divisione ricerca e sviluppo; la riduzione del 10% totale delle retribuzioni dei membri del consiglio di amministrazione. Alla Volkswagen, Peter Hartz, direttore del personale (1), ha presentato il suo piano di risparmio in vista della nuova tornata contrattuale. Il piano non prevede aumenti delle retribuzioni, in cambio della garanzia dei posti di lavoro, in particolare due anni di retribuzioni invariate, maggiorazioni inferiori per le ore di lavoro straordinario. Opel, a sua volta, si appresta a richiedere l’incremento dell’orario di lavoro settimanale a 40 ore senza aumento della retribuzione, la rinuncia ad aumenti retributivi fino al 2009 e la riduzione della tredicesima mensilità, fino all’aumento della velocità della catena di montaggio, attraverso una riduzione dei tempi previsti per ogni fase lavorativa. La Thomas Cook, il secondo tour operator europeo in forti difficoltà finanziarie, sta contrattando un “accordo di risanamento” sulla base dell’aumento dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali, insieme alla riduzione del 3% degli stipendi, a 5 giorni di ferie non pagate e alla determinazione della tredicesima in base ai risultati aziendali. (1) Anche se, in particolare in Germania, è noto per aver dato il nome a una serie di leggi sul mercato del lavoro, in quanto presidente della commissione, Commissione Hartz appunto, che elaborò la proposta delle riforme del mercato del lavoro. Altre imprese hanno concluso “accordi aziendali di risanamento” che prevedono l’immediato aumento dell’orario di lavoro a 39 ore settimanali, per una retribuzione pari a 36 ore settimanali; la riduzione della tredicesima al 55% della retribuzione lorda media mensile, con possibilità di aumentarlo nel caso del miglioramento della situazione economica; la partecipazione al risultato d’impresa sulla base degli utili; la garanzia per due anni della rinuncia dell’azienda a licenziamenti per ragioni economiche. In alternativa all’aumento dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, alcuni politici, in particolare della SPD, propongono la via di una riduzione dell’orario con una riduzione della retribuzione. Qualcuno ritiene, però, che per la maggior parte dei lavoratori la forma “più umana” di riduzione della retribuzione sia appunto l’aumento dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, piuttosto che un’effettiva riduzione della retribuzione. Altri ancora invece propongono una riduzione dei giorni festivi al posto dell’aumento dell’orario di lavoro, per garantire un numero annuale di ore di lavoro maggiore e conseguentemente un aumento della produttività. Sicuramente le nuove tornate contrattuali si giocheranno su queste questioni. (Fonti: Frankfurter Allgemeine, www.faz.net; Die Welt, www.welt.de; Die Zeit, www.zeit.de; Focus.) Silvia Spattini