scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 18 settembre 2014
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
18/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
«Ebola rischia di distruggere le economie africane»
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18/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Dati clinici ed esami? Li trasmetterà al medico il nostro telefonino
6
18/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Ritorno alla Professione di Infermiere quella Corsa dal Sud verso il Nord-Est
8
18/09/2014 Corriere della Sera - Roma
Medico incassa la tangente ma la paziente muore in clinica
9
18/09/2014 Il Sole 24 Ore
I farmaci corrono oltreconfine
10
18/09/2014 La Repubblica - Bari
Sanità, addio ricoveri per 108 prestazioni si pagherà il ticket
11
18/09/2014 La Repubblica - Firenze
Risonanze magnetiche la Regione ci ripensa "Per tutti, anche di sera"
13
18/09/2014 La Repubblica - Roma
"Meno giorni di ricovero e più cure" all'ospedale Pertini inaugurate due nuove
strutture
14
18/09/2014 La Repubblica - Milano
Secretate le pagelle ai direttori generali di Asl e ospedali
15
18/09/2014 Il Messaggero - Roma
No del Gemelli all'eterologa: da noi solo l'omologa
16
18/09/2014 Il Messaggero - Nazionale
De Santis, il giallo dei referti medici
17
18/09/2014 Il Giornale - Nazionale
Immigrati, le Asl si arrendono: «Impossibile fare i test sanitari»
18
18/09/2014 Avvenire - Nazionale
Cannabis curativa, quanti dubbi
19
18/09/2014 Avvenire - Nazionale
L'eterologa non è una terapia. Chi cura la sterilità?
20
18/09/2014 QN - Il Giorno - Milano
Ospedale, via ai lavori di completamento
22
18/09/2014 Il Manifesto - Nazionale
Come tagliare 6 miliardi e migliorare il servizio
23
18/09/2014 Il Secolo XIX - Genova
«Ricetta elettronica flop, la Regione assente»
25
18/09/2014 ItaliaOggi
I tagli minacciano l'integrativa
26
18/09/2014 Il Salvagente
La giungla dei CERTIFICATI Sono facoltativi. Anzi no E la palestra detta legge
27
18/09/2014 Il Salvagente
Taglio dopo taglio, resterà ancora una sanità pubblica?
29
18/09/2014 Panorama
Come mi invento la dieta (e non dimagrisco)*
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
21 articoli
18/09/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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La Banca Mondiale
«Ebola rischia di distruggere le economie africane»
Un virus «catastrofico» a livello sanitario ed economico per Sierra Leone, Guinea e Liberia. È quello che
rischia
di essere Ebola nei tre Paesi africani più colpiti: la Banca Mondiale stima che il fenomeno avrà un impatto
negativo di un miliardo di dollari (770 milioni di euro). «Se il virus continua a diffondersi potrebbe infliggere
uno shock catastrofico a economie già fragili». Intanto se l'Unione Europea annuncia di aver stanziato
ulteriori 78 milioni di euro per fronteggiare l'epidemia (in aggiunta ai 150 già stabiliti lunedì dalla
Commissione), il ministro italiano della Salute, Beatrice Lorenzin, rassicura: «Porti e aeroporti sono sotto
controllo». Dagli Usa arriva la notizia che la prima sperimentazione clinica di un vaccino - partita all'inizio di
settembre - «non ha generato fino ad oggi reazioni avverse». Sul versante delle relazioni internazionali il
segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, plaude alle misure del governo Usa per combattere la diffusione
(3.000 soldati in Africa per un costo 750 milioni di dollari in sei mesi). Infine da Washington Anthony Fauci,
dell'Istituto nazionale della salute, spiega che «è difficile che il virus possa essere trasmesso per via aerea».
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Tecnologia Le novità legate al sistema operativo iOs 8 di Apple, che è scaricabile da ieri. La rivalità con
Android
Dati clinici ed esami? Li trasmetterà al medico il nostro telefonino
I dottori Usa: migliorerà la sanità pubblica
Martina Pennisi
Ma davvero uno smartphone si prenderà cura di noi? E nel caso, è uno scenario da incubo oppure un sogno,
una promessa di salute migliore, diagnosi sempre più tempestive, terapie perfettamente mirate? Il cuore (e il
logo) di quella che potrebbe essere una vera rivoluzione arriva insieme al sistema operativo di Apple iOs 8,
che da ieri è scaricabile gratuitamente e porta con sé la app per la gestione dal telefonino di dati e dispositivi
relativi a casa e salute. Ma se la domotica - il controllo intelligente delle abitazioni -, fa ancora poco parte del
nostro quotidiano, il cosiddetto «kit salute» risponde a una tendenza già in atto.
Solo negli ultimi 6 mesi la consultazione di applicazioni legate a sport e benessere è cresciuta del 62%. E in
Italia il 35% dei 15-24enni si rivolge allo smartphone per misurare i chilometri percorsi in bici o le calorie della
sua dieta. Consapevole della delicatezza del tema «rispetto della privacy», il 63% dei dirigenti degli ospedali
americani è convinto che i dati provenienti da dispositivi mobili personali aiutino a gestire più efficacemente la
salute della popolazione. Apple ha creato una piattaforma in cui tutte le informazioni su alimentazione, attività
fisica, qualità del sonno ed esami clinici sono aggregate e analizzate. Approccio che consentirà a medici e
strutture di ricevere dati in tempo reale e avvisare il paziente dell'insorgere di un problema.
Questo è il punto di arrivo, con sperimentazioni come quella della Stanford University per monitorare il livello
di zucchero nel sangue dei bimbi diabetici. Serviranno altri dispositivi legati ad applicazioni in grado di
dialogare con Salute, che però fornisce uno standard comune. Al momento le informazioni vanno inserite
manualmente o importate dalle app di braccialetti come Fitbit o Nike FuelBand. Dall'anno prossimo
contribuirà anche Apple Watch, in grado di monitorare il battito cardiaco e seguire i movimenti del corpo con
l'accelerometro. La sfida è portare sensori più sofisticati su dispositivi a portata di utente medio.
Gli Usa sono molto reattivi alla novità perché il sistema operativo di Apple in patria tiene testa ad Android con
quasi la metà del mercato (a differenza del resto del mondo, dove la bilancia pende a favore del rivale
sviluppato da Google). Dall'Italia guardano con interesse in questa direzione la startup Pazienti.org, al lavoro
sull'analisi dei parametri biochimici, ed Empatica, nata in seno al Politecnico di Milano, che collabora con la
Medical School di Harvard e i laboratori del Mit di Boston all'analisi di dati sofisticati, come la conduttanza
cutanea (la grandezza che indica in quale misura una sostanza, o in questo caso la pelle, si lasci attraversare
da una corrente elettrica continua), e allo sviluppo di algoritmi per studiare le manifestazioni fisiche di chi è
affetto da autismo, epilessia e altre patologie.
All'inseguimento di Android, iOs 8 non punta solo sulla salute ma garantisce una gestione più fluida dello
smartphone. Si possono usare tastiere diverse da quella ufficiale o ritoccare le foto con filtri esterni alla
fotocamera. Facendo scorrere il polpastrello sullo schermo è possibile vedere gli avvisi in tempo reale
dell'applicazione di un giornale, ad esempio, o di quella di eBay sulle aste che si seguono. Mamma e papà
possono controllare gli acquisti dei figli prima che siano completati. Poi, quando i Mac saranno passati
all'aggiornamento Yosemite, ci si potrà muovere tra telefonino e computer mentre si sta digitando la stessa
email o godere dell'archiviazione dei file nel nuovo iCloud Drive. Intanto, per evitare saccheggi come quello
che ha messo a nudo le star di Hollywood, Apple ha messo alla sua nuvola la doppia autenticazione.
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La novità
Il software
Da ieri si può scaricare il sistema operativo iOs 8. Tra le novità: fotocamera potenziata, nuova messaggistica
e Homekit per le case connesse ai sistemi Apple
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
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I dispositivi
iOs 8 si può scaricare su iPhone (modelli 4S, 5, 5C e 5S, 6 e 6 Plus), iPad 2 (e successivi) e iPod Touch di
quinta generazione
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 55
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Ritorno alla Professione di Infermiere quella Corsa dal Sud verso il NordEst
Settemila persone che si mettono in lista per conquistare due posti da infermiere a Vicenza e nel Padovano
fanno notizia e rappresentano per molti versi un'inversione di tendenza rispetto al recente passato. Fino a tre
anni fa nella stessa Regione i concorsi banditi dagli ospedali andavano pressoché deserti e c'era, dunque,
estrema difficoltà a reperire personale qualificato. Nessun problema a trovare, invece, quegli operatori sociosanitari che svolgono mansioni meno qualificate (carrello farmaci, pulizia pazienti e altro) e spesso sono di
nazionalità moldava, ucraina e romena.
La novità è che rispetto al passato il posto da infermiere è ridiventato ambito nonostante la paga sia tutt'altro
che principesca e veleggi attorno a quota mille euro mensili. Non bisogna poi dimenticare, per valutare il
grado di discontinuità dell'episodio veneto, che la legge adesso richiede la laurea in scienze infermieristiche e
di conseguenza ha alzato l'asticella della partecipazione ai concorsi. Un'ulteriore sorpresa viene poi dalla
provenienza territoriale dei 7 mila candidati infermieri, il 50% risiede in quelle regioni meridionali che non
possono assumere perché il governo ha messo sotto controllo la spesa sanitaria e di conseguenza ha
bloccato il turn over negli ospedali. Il governatore Luca Zaia ha commentato polemicamente il potenziale
flusso di giovani laureati dal Sud verso il Nord- Est e ha parlato dell'organizzazione di autobus e di veri e
propri viaggi della speranza.
Senza entrare nel merito delle polemiche di campanile e delle differenti ricette politiche si può tranquillamente
dire che in materia di lavoro l'immediato futuro ci riserverà molte di queste sorprese, con maggiore
propensione alla mobilità territoriale e più pragmatismo nel valutare gli sbocchi professionali. È chiaro che
quello che accade oggi per gli infermieri è stato già segnalato per altri categorie di laureati: gli ultimi dati
(2012) sui trasferimenti Sud-Nord segnalavano un flusso annuale di circa 130 mila unità, con una forte
tendenza a preferire Emilia e Nord- Est rispetto alle altre regioni.Dario Di Vico
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Corriere della Sera - Roma
Pag. 5
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Il caso
Medico incassa la tangente ma la paziente muore in clinica
G. D. S.
Una tangente di mille euro per operare una paziente, poi morta pochi giorni dopo proprio a causa
dell'intervento chirurgico. A pretendere la bustarella nel maggio del 2013 sarebbe stato Michele Ragusa,
chirurgo della clinica Guarnieri convenzionata con il servizio sanitario regionale, rinviato a giudizio per
concussione. I guai del dottore, tuttavia, non sono terminati ieri con la decisione del gup. Il medico rischia di
sedere sul banco degli imputati anche con l'accusa di omicidio colposo poiché Raffaella Silvestro, 65 anni,
vittima dell'estorsione, è morta nel maggio dello scorso anno dopo l'operazione. In questo secondo filone il
pm Claudia Alberti ha chiuso l'indagine nei confronti non solo di Ragusa ma anche di altri sette medici:
Francesca Priori, Vanessa Licitra, Massimiliano Caranese, Laura Pasquale, Andrea Giovani, Raffaele
Gargiulo e Francesco Guarnieri. «E' difficile commentare questa vicenda sul piano etico» dice l'avvocato
Giampaolo Balzarelli, legale dei familiari della vittima.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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18/09/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 20
(diffusione:334076, tiratura:405061)
I farmaci corrono oltreconfine
Roberto Turno
Aumenta la produzione, perla rara in Italia, e l'export di farmaci vola sempre più in alto. L'industria
farmaceutica si conferma regina delle esportazioni made in Italy, con una crescita che nei primi sei mesi
dell'anno ha toccato un consistente +2%, trainando l'export hi-tech e consolidando anche il balzo (+13,8%)
dell'anno scorso, quando ha toccato quota 19,6 mld mentre quest'anno supererà i 20 miliardi. Di più, forte di
distretti che crescono a doppia cifra a cominciare da Latina e Milano, l'industria farmaceutica in Italia vanta
ormai una vera e propria leadership europea e addirittura internazionale. Dal 2008 al 2013 ha fatto segnare
un'impennata del 64%, contro il +29% della farmaceutica Ue e il +7% del manifatturiero nazionale. Mentre tra
il 2010 e oggi, secondo le stime degli industriali del settore, ha raggiunto un record per valore a livello
«mondiale».
«L'Italia può diventare l'hub farmaceutico d'Europa. Sarebbe un delitto, tanto più in questa fase di dura crisi
per il Paese e per tutta l'industria e l'occupazione, perdere questa occasione», afferma con soddisfazione
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, nel commentare i dati congiunturali del settore nei primi
sei mesi 2014 appena sfornati dall'associazione. Con tutti i dubbi e le sottolineature del caso, però. «Ci siamo
impegnati a creare investimenti per 1,5 miliardi e a far crescere l'occupazione il prossimo anno di almeno altri
2mila posti di lavoro. Noi siamo pronti - aggiunge Scaccabarozzi - ma a condizione che venga confermata la
promessa che ci è stata fatta: la stabilità delle regole, e dunque del mercato e dei nostri investimenti. Senza
questa leva e queste sicurezze non c'è crescita».
La performance della produzione farmaceutica italiana è la cartina di tornasole del super export del settore.
Dopo l'aumento del 4,9% del 2013, i primi sei mesi di quest'anno hanno confermato (e anche in questo caso
consolidato) il trend, facendo segnare +1,9% da gennaio a giugno. Proprio mentre il pil calava, dell'1,9%
l'anno scorso e dello 0,3% quest'anno, almeno secondo le ultime stime. Gli investimenti come chiave della
ripresa, insomma, ripetono a Farmindustria, nel sottolineare tutte le recenti sollecitazioni del governatore Bce,
Mario Draghi.
Record industriali e commerciali a parte, il nodo anche per la farmaceutica resta (anche) quello della spesa
pubblica sanitaria. Che a conti fatti, ricordano a Farmindustria, negli ultimi anni è cresciuta assai meno
(+0,9%, per circa 1 miliardo) di tutte altre voci della spesa pubblica, che sono aumentate invece del 3,6%, per
ben 20 miliardi, al netto degli interessi. E dentro la spesa sanitaria, poi, la farmaceutica è addirittura calata in
cinque anni dell'1,6% (275 milioni). Timori da spending review? «La sanità ha cercato di mettersi in riga, ben
più di altri comparti della spesa pubblica, anche se non mancano sacche di risparmi. Forse il governo stavolta
dovrebbe guardare altrove», è convinto Scaccabarozzi.
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Competitività. In aumento anche la produzione - Scaccabarozzi (Farmindustria): «Pronti investimenti e
assunzioni ma servono regole certe»
18/09/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La Regione si adegua alle disposizioni nazionali Dall'ernia alla radioterapia tutto si farà in ambulatorio
versando 46 euro. "Ma le esenzioni restano"
ANTONELLO CASSANO
UNA nuova tassa secondo alcuni, un taglio degli sprechi nella sanità secondo altri. Dal tunnel carpale al
distacco della retina, dall'ipertensione al diabete, fino gastroenterite, otite, aborto e radioterapia. Sono alcune
delle 108 prestazioni che la delibera 1202 della Regione ha definito "potenzialmente inappropriate"e che dal
primo settembre in tutti gli ospedali pubblici e privati pugliesi non sono più erogate in regime di ricovero,
quindi gratuitamente, ma in day service (vale a dire in ambulatorio) con un costo fisso di 46 euro a
prestazione (36,15 euro di ticket per la prestazione in ambulatorio più 10 euro per la ricetta stabiliti dallo Stato
e previsti per tutti ad esclusione degli esenti per patologia o reddito). La novità è contenuta nella delibera
pubblicata il 18 giugno scorso che recepisce i dettami del ministero della Salute e dell'ultimo Patto per la
salute. La ratio del provvedimento, già intrapreso in altre Regioni, è quella di ridurre i ricoveri, soprattutto
quelli inappropriati. MA IL rischio è che per alcuni pazienti pugliesi la sanità pubblica diventi sempre più un
lusso. la delibera è passata inosservata finoa ieri, quando il consigliere regionale di Forza Italia, Gianmarco
Surico, ha denunciato il provvedimento definendolo «un nuovo balzello per i pazienti pugliesi».
I drg più significativi (raggruppamenti omogenei di diagnosi) ritenuti potenzialmente inappropriati, peri quali
oraè in vigore il ticket da 46 euro, sono l'ernia inguinale, la cataratta, l'artroscopia, l'amputazione dita, il followup diabete, la tonsillectomia, la biopsia della mammella, i trapianti di pelle, i linfomi e le leucemie non acute.
Questo non significa che per queste prestazioni non è ammesso più un solo ricovero ordinario. La delibera è
più complessa e il passaggio dal ricovero al day service non è immediato, visto che, per ognuna delle 108
prestazioni individuate, la Regione ha previsto una soglia (diversa a seconda delle prestazioni) di ricoveri che
l'ospedale non può superare, pena il mancato rimborso, o la decurtazione della prestazione effettuata, da
parte della Regione nei confronti della stessa struttura ospedaliera. Per fare un esempio, si può citare il caso
della decompressione del tunnel carpale. Fino a poco tempo fa era una prestazione per la quale si prevedeva
il ricovero.
Con l'ultima delibera la Regione stabilisce una soglia pari all'1 per cento dei ricoveri effettuati: «In pratica dice un dirigente dell'assessorato alla Sanità - su 100 pazienti, solo uno di questi può essere ricoverato in
regime di ricovero ordinario, tutti gli altri 99 dovranno passare per il day service, altrimenti la struttura
ospedaliera rischia l'inappropriatezza e, di conseguenza, il mancato rimborso delle prestazioni». Va detto che
sarà comunque sempre il medico di turno a decidere per ogni paziente quale percorso intraprendere, se il
ricovero o invece il day service. L'obiettivo, come già detto, è quello di ridurre il tasso di ospedalizzazione di
ricovero ordinario e diminuirne l'inappropriatezza che negli anni scorsi è stata una delle cause principali
dell'avvio del piano di rientro per la sanità pugliese. «Il tasso di ospedalizzazione in regime di ricovero
nell'anno 2013 - è scritto nella delibera regionale numero 1202 del 18 giugno scorso - per quanto
decrescente, è ancora al di sopra del valore soglia indicato nella griglia Lea (livelli essenziali di assistenza)
del Ministero della Salute. Pertanto, per allinearsi alle indicazioni ministeriali, occorre ridurre ulteriormente il
numero dei ricoveri potenzialmente inappropriati, favorendo il passaggio ad un setting assistenziale diverso
dal ricovero, ossia ambulatoriale». La delibera della Regione era quindi un passaggio obbligato: «In questo
caso - sottolinea ancora un dirigente dell'assessorato - c'è una norma nazionale che ci impone di varare
questo provvedimento. In caso contrario avremmo subito delle penalizzazioni». Silvia Papini, dirigente
dell'assessorato alla Sanità, spiega il senso della delibera: "Capisco che qualcuno possa interpretarlo come
un costo in più per i pugliesi, ma noi pensiamo al risparmio molto maggiore che si otterrà sull'intero sistema
sanitario, visto che un giorno di ricovero costa almeno 700 euro".
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Sanità, addio ricoveri per 108 prestazioni si pagherà il ticket
18/09/2014
La Repubblica - Bari
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Nonostante questo, l'inserimento di un ticket da 46 euro per 108 prestazioni fa discutere. La delibera è
destinata a scatenare polemiche, sul modello di quanto già accaduto nei giorni scorsi in merito alla delibera
regionale che ha inserito un ticket di 2 euro per le prenotazioni specialistiche nelle farmacie. L'opposizione in
Consiglio regionale insorge e parla di un nuovo balzello: «La giunta regionale - accusa il consigliere regionale
di Forza Italia, Gianmarco Surico - introduce un nuovo balzello di ben 47 euro a
carico dei pugliesi più in difficoltà e interessati anche da patologie gravi. Evidentemente sono impazziti.
Parliamo, infatti, di prestazioni come la chemioterapia, l'ernia inguinalee il distacco della retina, per citarne
solo alcune. È inaccettabile e su questo faremo veramente battaglia». La Regione nega di aver previsto un
pagamento del ticket almeno per le patologie oncologiche: «Come è noto - assicura il dirigente
dell'assessorato alla sanità, Vincenzo Po- mo - le patologie oncologiche con codice 048 sono esenti dal
pagamento. E comunque le restanti esenzioni per patologia o per reddito valgono anche per le prestazioni
ambulatoriali».
Ma Surico insiste e parla di una vera e propria svista dell'assessorato: «Il ministero ha definito quelle
prestazioni "potenzialmente" inappropriate. Ciò vuol dire che la Regione poteva anche scegliere solo una
parte delle prestazioni da effettuare tramite il day service. È assurdo fare in ambulatorio un intervento come il
distacco di retina, oppure una chemioterapia con infusione continua che prevede almeno un ricovero per 4
giorni.
La Regione chiarisca».
LA DELIBERA La delibera 1202 della giunta regionale ha inserito 108 prestazioni "potenzialmente
inappropriate" in regime di day service IL TICKET Per ognuna di queste prestazioni ora è previsto un ticket da
46 euro per tutti i pazienti ad esclusione degli esenti per povertà o patologie OBIETTIVO L'obiettivo della
delibera è quello di ridurre il numero di ricoveri in regime ordinario e in particolare di quelli inappropriati
POLEMICHE "La Regione inserisce un nuovo balzello per i pazienti pugliesi" ha denunciato il consigliere
regionale di Forza Italia, Gianmarco Surico I NODI
Foto: SERVIZIO Sono oltre cento le prestazioni ospedaliere per le quali adesso si pagherà il ticket
18/09/2014
La Repubblica - Firenze
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Cambio di rotta rispetto al giro di vite del 2008-2013 Esami fino alle 22 e di sabato per ridurre le liste d'attesa
Duemila in più a Careggi entro fine anno, l'Iot ne smaltirà 1.800 in dieci settimane
MICHELE BOCCI
LA REGIONE inverte rotta sulle risonanze. Dopo aver sostenuto per anni che questo esame, quando
riguarda articolazioni come le ginocchia e la spalla oppure la colonna vertebrale, è inappropriato in quasi nel
6070% dei casie che quindi bisogna lavorare sulle ricette dei medicie chiedere ai pazienti di mettersi calmi e
aspettare, adesso l'assessorato cambia idea. A partire da una nuova delibera sulle liste di attesa, la 694
dell'agosto scorso, si avvia una super campagna per fare le risonanze e utilizzare le macchine anche la sera,
pagando il superstraordinario ai medici. Aspettare non va più bene e questo per i pazienti è molto positivo.
Poco male per coloro che negli anni scorsi hanno trovato agende chiuse e grandi difficoltà a fissare un
esame, per finire magari a rivolgersi al privato e pagare. Le risonanze alle articolazioni rappresentano il 70%
del totalee per porre un freno alla prescrizione negli anni scorsi sono stati fatti vari atti: il primo risale
addirittura al 2008 (delibera numero 655), poiè stato fatta un'altra delibera, la 493, nel 2012 e una nel 2013
(la 754). Si è perseguita l'idea di assegnare dei codici di urgenza, il più alto era addirittura di 6 mesi e si
riteneva adeguato proprio per questo tipo di esame.
Si è anche pensato a una scheda da far riempire al medico che prescrive, per dissuaderlo dal richiedere
risonanze inutili. Infine si è ritenuto che fosse giusto incentivare i cittadini a rivolgersi alle strutture di
Misericordie e Anpas, dove i prezzi sono bassi.
La nuova strategia cancella tutto e prevede di abbattere comunque le liste d'attesa, per tutti i tipi di risonanze
e pagando extra i medici. E' sempre meglio avvicinarsi alle elezioni con le liste di attesa in sanità brevi, anche
per prestazioni che non servirebbero poi tanto. Ieri lo stesso governatore Rossi ha così scritto su Facebook:
«Un piano per ridurre le liste d'attesa per le risonanze magnetiche. Inizia con Careggi, entro fine anno ne
verranno effettuate 2.000 in più, prolungando l'orario di lavoro. Poi l'Iot in 10 settimane smaltirà 1.800 esami,
lavorando il sabato. Anche Santa Maria Nuova lavorerà di più. Torregalli entro ottobre avrà un nuovo
apparecchio e a Ponte a Niccheri, a inizio anno, saranno due i macchinari nuovi».
Nella nuova delibera per le urgenze non si parla più di prestazione che può essere data anche dopo 6 mesi,
ma al massimo di "differibile" a 30 giorni. Per migliorare il sistema sono stati investiti una decina di milioni. Si
tratta di uno sforzo economico relativo, che poteva essere fatto pure prima, evitando arrabbiature ai tanti
cittadini che hanno inutilmente provato a fissare risonanze per il mal di schiena ai Cup in questi anni. Se tra
alcuni mesi l'aumento dell'offerta genererà, come accade in sanità, anche un aumento della domanda ci si
troverà ad affrontare nuove liste d'attesa. Anche Stefano Mugnai di Forza Italia sottolinea il cambiamento e
ricorda come lui stesso avesse proposto un'apertura straordinaria delle diganostiche di Asl e aziende
ospedaliere.
Foto: IL PIANO A Careggi entro fine anno 2 mila risonanze in più
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Risonanze magnetiche la Regione ci ripensa "Per tutti, anche di sera"
18/09/2014
La Repubblica - Roma
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(diffusione:556325, tiratura:710716)
"Meno giorni di ricovero e più cure" all'ospedale Pertini inaugurate due
nuove strutture
Il direttore dell'Asl RmB, De Salazar "Così rendiamo i trattamenti più umani"
ANNA RITA CILLIS
DUE gli obiettivi: ridurre i tempi di degenza dei pazienti e assicurare continuità delle cure in previsione del
rientro a casa. E per raggiungerli l'ospedale Sandro Pertini ha messo a punto una riorganizzazione interna
inaugurando, ieri, due nuove strutture. La prima si chiama "Discharge room" ed è un'area a disposizione dei
malati dimessi in attesa dell'arrivo dei familiari ai quali, nel frattempo, verranno anche fornite tutte le
informazioni sulle cure da proseguire a casa, e che sarà un funzione dal lunedì al sabato dalle ore 8 alle ore
20 e dalle ore 8 alle ore 14 nei giorni festivi. La seconda, invece, è un mini reparto con 10 posti letto, per il
ricovero a media-bassa intensità, pensata per i pazienti provenienti da tutte le unità operative ospedaliere,
senza limiti di età e affetti da patologie cronico-degenerative. Un'area attiva 24 ore su 24 e gestita da un pool
di infermieri. Novità quelle del Pertini, che per il presidente della Regione Nicola Zingaretti, ieri
all'inaugurazione, «non sono una parentesi nel deserto ma il tassello di una profonda innovazione nel sistema
sanitario del Lazio, frutto di una nuova visione con cui vogliamo dare delle risposte. Vogliamo costruire un
modello di sanità che abbia l'ambizione di passare da una fase con più costi e meno cure ad una in cui ci
siano più cure e meno costi».
Mentre il direttore generale dell'Asl RmB, Vitaliano De Salazar ha voluto rimarcare come «per la
realizzazione del progetto l'ospedale non ha impiegato risorse aggiuntive ma ha puntato a un maggior turnover dei posti letto nei reparti». In più sulla "Discharge room" De Salazar ha aggiunto: «Con questa soluzione
guadagneremo una giornata di degenza per ogni cittadino che andrebbe persa e realizziamo
un'umanizzazione delle cure».
Foto: L'AREA ASSISTENZIALE Il governatore Zingaretti all'inaugurazione della nuova struttura con 10 letti e
attiva h24
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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ZINGARETTI: "LA SANITÀ DEL LAZIO ORMAI GUARDA AL FUTURO"
18/09/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 6
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Secretate le pagelle ai direttori generali di Asl e ospedali
Le valutazioni consegnate solo agli enti interessati Bocciati i manager indagati, premiati quelli di Stamina
Nelle valutazioni sull'operato nel 2013 inseriti dalla Regione nuovi criteri tecnici Non applicato il bonus dal
gruppo di assessori interessati. Milano a metà classifica
ALESSANDRA CORICA
IN TESTA alla classifica degli ospedali dovrebbero esserci i Civili di Brescia. Ovvero, la struttura al centro del
caso Stamina, guidata da Ezio Belleri.
Prima tra le Asl dovrebbe invece essere quella di Brescia, diretta da Carmelo Scarcella, mentre per i tre
manager al centro di inchieste sarebbe stata inserita una penalizzazione - di punteggio e, di conseguenza,
economica - del 10 per cento. Dovrebbero essere questi i risultati delle pagelle sull'operato nel 2013 dei
direttori di Asl e ospedali. Il condizionale è d'obbligo.
Visto che per la prima voltai punteggi in base ai quali vengono erogati i premi di risultato (tra 25 e 30mila
euro lordi) non sono stati resi pubblici: le valutazioni sono state consegnate, in busta chiusa, a ogni direttore
lunedì.
A metà classifica dovrebbe esserci l'Asl di Milano. In coda i tre direttori finiti sotto la lente d'ingrandimento
della magistratura. Si tratta di Luca Stucchi, rinviato a giudizio per tangenti e reintegrato dopo una
sospensione al Carlo Poma di Mantova a inizio agosto, e poi Mauro Lovisari (ospedale di Lecco) e Paolo
Moroni (Melegnano), coinvolti nell'inchiesta sulla presunta cupola di Frigerio. Su entrambi pesa una richiesta
di arresto su cui deve esprimersi la Cassazione, ma se Lovisari è ancora sospeso, Moroni è stato reintegrato
dalla Regione pochi giorni prima che il Riesame si esprimesse sull'arresto. Per tutti e tre sarebbe stata
adottata, per scelta politica, una penalizzazione di 10 punti.
Quello delle pagelle è lo stratagemma adottato ogni anno dal Pirellone per valutare Asl e ospedali in base a
indicatori come la gestione del personaleo gli investimenti fatti. Perlomeno finora, però, è stato anche un
modo per stilare una graduatoria del «chi sale e chi scende» nella sanità lombarda, sulla base del colore
politico: il regolamento prevedeva infatti che dopo le valutazioni tecniche fatte da un organismo di vigilanza, il
comitato interassessorile (presidente della Regione e assessori alla Salute, alla Famiglia e al Bilancio)
potesse aumentare o diminuire del 10 per cento il punteggio di ogni direttore, in base a valutazioni politiche.
Uno stratagemma che però, quest'anno, non sarebbe stato usato, su proposta dell'assessorato alla Salute,
che invece ha inserito nuovi criteri tecnici, quali il numero dei posti letto per gli ospedali e la popolazione
residente per le Asl. Con il nuovo metodo, ai punteggi finali si è arrivati solo nei giorni scorsi. In ritardo, a
causa dei malumori (politici) che avevano portato prima dell'estate al congelamento delle pagelle. Di qui,
anche la decisione di non rendere pubblica la classifica e di affidarsi ai soli albi pretori di Asl e ospedali: ogni
azienda prima di erogare il premio di risultato dovrà recepire il punteggio del proprio direttore con una
delibera. Che, per legge, dovrà essere pubblicata.
Foto: LA CLASSIFICA Il direttore degli Spedali Civili di Brescia, che ha fronteggiato l'applicazione obbligata
del metodo Stamina, il primo nella graduatoria
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La sanità
18/09/2014
Il Messaggero - Roma
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
No del Gemelli all'eterologa: da noi solo l'omologa
Niente fecondazione eterologa al Policlinico Gemelli di Roma. La struttura, legata all'Università Cattolica del
Sacro Cuore, che pure fa parte dell'elenco dei 21 centri di procreazione medicalmente assistita del Lazio che
hanno tutte le carte in regola, offrirà ai suoi pazienti solo la fecondazione omologa intrauterina. No dunque
anche alla fecondazione in vitro. Martedì la giunta regionale del Lazio presieduta da Nicola Zingaretti aveva
approvato le linee guida sulla fecondazione eterologa, facendo riferimento a diversi centri, tra cui appunto il
Gemelli. Che, però, per voce del direttore dell'Istituto di Bioetica dell'Università Cattolica Antonio Spagnolo, fa
sapere che «la fecondazione eterologa a causa dell'anonimato va contro il diritto del nascituro a conoscere i
propri genitori biologici. E dalla prospettiva della coppia la genitorialità risulta frammentata perché il bambino
non nasce come frutto dell'amore tra due persone ma perché un gruppo di medici riceve dei gameti e li mette
insieme». Al Gemelli si praticherà invece l'omologa intrauterina.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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Sanità
18/09/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 17
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Per i Ris invece l'uomo sparò dopo aver ricevuto 4 coltellate Ora i magistrati chiedono una nuova perizia
medico-legale Il dottore che al Gemelli ha prestato le prime cure all'ultrà definisce «irrilevanti» le lesioni da
taglio rilevate sul corpo LA FAMIGLIA ESPOSITO: «BASTA CON RICOSTRUZIONI STRUMENTALI CHE
MISTIFICANO LA REALTÀ»
Valentina Errante
L'INCHIESTA ROMA Le coltellate subite da Daniele De Santis erano irrilevanti. Tanto da non essere
refertate. Questa è la diagnosi del medico del Gemelli, che ha prestato le prima cure all'ultrà giallorosso
indagato per la morte di Ciro. Sono le ferite che, secondo la perizia del Ris dei carabinieri, sono state inferte
dagli ultrà napoletani il 3 maggio scorso prima degli spari. Ferite delle quali la procura era ignara. Come
anticipato dal Messaggero , i pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio adesso disporranno una perizia per
stabilire la natura di quei tagli di cui avevano parlato i legali della difesa, che hanno anche presentato una
consulenza di parte. A quelle ferite farebbe riferimento anche la cartella clinica dell'ospedale Belcolle di
Viterbo, dove l'ultrà si trova ancora ricoverato. I MEDICI LEGALI Documenti che la procura ha acquisito ma
che non sono ancora stati consegnati ai pm. La valutazione dei medici legali nominati da Eugenio Albamonte
e Antonino Di Maio sarà determinante per configurare l'accusa nei confronti di Alfonso Esposito e Gennaro
Fioretti, iscritti sul registro degli indagati per rissa all'indomani dei fatti, insieme a Ciro Esposito, gravemente
ferito e deceduto oltre quasi due mesi dopo i fatti. Dall'altra parte i legali della famiglia Esposito parlano di un
agguato, del quale il tifoso napoletano sarebbe stato vittima. LE COLTELLATE Parla al Gr1 Giandomenico
Logroscino, il medico del pronto soccorso del Gemelli che ha refertato Daniele De Santis: «Quello che posso
dire è che se ci fossero state lesioni da taglio importanti sarebbe stato operato per quelle lesioni da taglio, ma
non è stato operato per quello». De Santis in realtà è ancora ricoverato per le gravissime ferite a una gamba,
che rischia di perdere. Una circostanza che avvalora la tesi dell'accusa. «Se i tifosi napoletani avessero
voluto ucciderlo - spiegano gli investigatori - lo avrebbero colpito con la stessa violenza in punti vitali». E il
medico del pronto soccorso, che nel suo referto non ha menzionato le ferite di arma da taglio, conferma. I pm
disporranno comunque una perizia per sgombrare il campo dai dubbi. L'IPOTESI DI TENTATO OMICIDIO Il
medico legale nominato dalla procura dovrà stabilire la gravità delle ferite e valutare se l'ultrà sia mai stato in
pericolo di vita. Un accertamento finalizzato a stabilire se l'aggressione a De Santis possa configurare
un'ipotesi di tentato omicidio. Ma le parole del medico del pronto soccorso vengono confermate anche da una
perizia di parte depositata dal legale della difesa, Tommaso Politi, che fa riferimento «a quattro ferite lineari di
circa un centimetro ciascuna a plausibile lesione taglio in sede paramediana glutea». L'esistenza delle ferite
era emersa anche dalla perizia del Ris dei carabinieri, nominato dal gip Giacomo Ebner, che aveva
individuato il sangue di De Santis su un coltello a serramanico. LA FAMIGLIA ESPOSITO «In questi giorni si
sta continuando a mistificare la realtà e a proporre nuove e strumentali versioni sul reale svolgimento dei fatti
di quel maledetto pomeriggio all'esterno dello stadio Olimpico». Così Angelo Pisani, legale della famiglia di
Ciro Esposito, il tifoso napoletano morto dopo oltre 50 giorni di agonia nell'ospedale Gemelli di Roma a causa
delle ferite riportate negli scontri che hanno preceduto la finale di Coppa Italia il 3 maggio, commenta gli ultimi
sviluppi dell'inchiesta. «È avvilente assistere a questo gioco al massacro che si sta compiendo contro un
ragazzo a cui è stata barbaramente tolta la vita e contro una famiglia che da mesi sta dimostrando, attraverso
fatti e parole, la propria integrità morale e un senso di umanità invidiabile».
Foto: Una foto tratta dal profilo Facebook di Daniele De Santis
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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De Santis, il giallo dei referti medici
18/09/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Immigrati, le Asl si arrendono: «Impossibile fare i test sanitari»
Valentina Raffa
a pagina 17 Ragusa Impossibile fare una diagnosi sulle condizioni degli immigrati appena sbarcati. Lo
denuncia un documento dell'Area di Igiene sanità pubblica del presidio di Porto Empedocle (Agrigento), tra le
zone siciliane maggiormente flagellate dal continuo flusso migratorio che assalta le nostre coste. A
preoccupare le forze dell'ordine è il fatto che stiamo parlando della certificazione di idoneità sanitaria che
permette l'immissione degli extracomunitari nei centri di accoglienza. In pratica un pass senza il quale
l'immigrato non può iniziare il suo percorso in Italia, fatto di varie tappe, prima tra tutte proprio l'ospitalità in un
centro d'accoglienza. «Non è possibile raccogliere dati anamnestici in assenza di interprete - si legge nel
documento - e non essendo possibile effettuare esami di laboratorio o strumentali non si escludono patologie
di carattere trasmissivo o diffusivo che siano in fase di incubazione o quiescenza». La frase successiva, che
dovrebbe servire da rassicurazione sull'assenza di malattie nel gruppo di stranieri appena sbarcati e
sottoposti a controllo sanitario, desta invece profondo «sconcerto», come evidenzia il segretario generale del
Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia), Giuseppe Tiani, il primo ad avere tra le mani il famigerato
modulo di certificazione. È stato proprio lui a sollevare la questione, che appare quantomai seria e grave.
«Non si rilevano segni o sintomi riferibili a malattie cutanee o diffusive allo stato florido», recita infatti una
frase del documento, come se l'unico modo per individuare un'eventuale malattia, fosse il vedere a occhio
nudo una bolla, un'irritazione o una pustola. «Quello che leggo è sconcertante - va giù duro Tiani - smentisce
quanto affermato dalle autorità sul tema della sicurezza sanitaria legata agli sbarchi umanitari di immigrati. Le
nostre preoccupazioni, espresse in più occasioni, in merito alla salute degli operatori delle forze dell'ordine
erano più che mai fondate e legittime. Non si possono esporre gli agenti, i volontari, le loro famiglie, il
territorio in generale a pericoli di questo tipo». Monta, quindi, la preoccupazione che anche le forze dell'ordine
non siano tutelate adeguatamente dal punto di vista sanitario. E ora il timore degli interessati di contrarre
malattie, alla luce dei fatti sembra fondato. Risale solo ad agosto il braccio di ferro tra ministero dell'Interno,
per il quale non c'erano poliziotti contagiati e sindacati di polizia, che affermavano invece il contrario. Il
Consap denunciava appena pochi giorni fa che 40 agenti erano cutipositivi al test di Mantoux e significa che
avevano avuto un contatto pregresso con il microrganismo della Tbc. Assotutela, invece, promuoveva una
class action contro il ministero per omessi controlli sanitari. Poco tempo fa il 90 per cento dei poliziotti
assegnati a uno sbarco di 500 immigrati si è dato malato. «I colleghi non si sentono tutelati - aveva spiegato il
Consap -. Hanno paura per loro e le famiglie». Ma il ministero della Salute aveva ribattuto puntando sulla
validità dei controlli. «Abbiamo attivato da aprile le procedure necessarie in porti e aeroporti per esaminare
casi potenzialmente a rischio - replicava il ministro Beatrice Lorenzin -. A terra c'è controllo per individuare
persone con sintomi». Ma sono parole che non calmano gli agenti. «I controlli vanno perfezionati dicono date le modalità previste nella certificazione di idoneità sanitaria». Intanto gli sbarchi non concedono sosta.
Ieri 879 immigrati sono arrivati a Reggio Calabria a bordo della Aliseo della Marina Militare. A Catania sono
giunti in 524 e a Palermo in 105. Al largo delle coste siciliane la Borsini ha invece recuperato 97 immigrati alla
deriva e l'Orione 150. In Sicilia è convivenza forzata. C'è ospitalità ma anche insofferenza. Nella notte tra
lunedì e martedì è stato incendiato l'ex palazzo Asl destinato a centro di accoglienza. Nei primi di settembre
un'auto carica di taniche di benzina è stata lanciata contro l'ex caserma Gasparro a Messina destinata agli
stranieri. Cinque spari l'hanno incendiata.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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ALTRO CHE SBARCHI SICURI
18/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Oggi il via libera alla produzione di Stato. Gli esperti: perplessi L'uso terapeutico? Garattini: «L'efficacia non è
dimostrata». E lo psicologo Gatti: «Attenzione a dire che fa bene»
VIVIANA DALOISO
Che di strada spianata verso la liberalizzazione della cannabis non si tratti, il Governo ci tiene a
puntualizzarlo in modo deciso ormai da mesi. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin sulla questione ha
sempre parlato chiaro: «Un conto sono produzioni che vengono fatte in modo controllato, un conto è
legalizzare le droghe leggere, operazione a cui sono assolutamente contraria». Il giorno tanto atteso, però, è
arrivato e oggi proprio al ministero della Salute la Lorenzin siglerà con il ministro della Difesa Roberta Pinotti il
protocollo per dare il via alla produzione di farmaci a base di cannabis terapeutica presso lo Stabilimento
farmaceutico militare di Firenze. Una decisione acclamata da chi - come l'associazione radicale Luca
Coscioni - da sempre ritiene l'impiego di cannabinoidi una conquista di civiltà a favore di migliaia di malati e
che tuttavia desta più di una perplessità tra esperti sanitari e addetti ai lavori, specie all'indomani dell'allarme
lanciato dal Dipartimento delle politiche antidroga circa il boom degli spinelli tra gli adolescenti (uno su 4 ne
ha fatto uso almeno una volta nel 2013). Non si tratta di pregiudizi o visioni ideologiche di parte: «Il primo
punto su cui si dovrebbe riflettere è che bisogno abbiamo di produrre cannabis a uso terapeutico quando in
Europa esistono già altri farmaci a base di tetraidrocannabinolo», si domanda Silvio Garattini, direttore
dell'Istituto farmacologico Mario Negri di Milano. Per adottarli basterebbe percorrere la via del "mutuo
riconoscimento", secondo cui l'Aifa - sulla base della documentazione già presentata in un altro Paese - può
fare un farmaco proprio. «Ora però decidiamo di produrli questi farmaci - continua Garattini -, il che fa sorgere
la domanda: è un lavoro così importante?». Ma questioni tecniche a parte c'è un altro nodo, ben più spinoso:
«Quello che andrebbe tenuto presente è che da un lato molti studi parlano chiaramente degli effetti collaterali
negativi di queste sostanze sul sistema nervoso centrale, per esempio, e dall'altro che non esistono ancora
studi comparativi in grado di dirci che benefici offrano rispetto a quelli già esistenti (e non a base di cannabis)
per le patologie per cui vengono impiegati». Insomma, per Garattini il rischio è quello di fare un pasticcio: «E
non perché stiamo parlando di cannabis. Tutti riconoscono l'importanza della morfina nonostante di per sé
non si tratti di una sostanza "buona". Qui il punto è che ci sono regole precise da seguire, quando si tratta di
farmaci e della loro efficacia, e mi sembra che non vengano seguite». Nulla in contrario alla cannabis a uso
terapeutico per Riccardo Gatti, psichiatra, psicoterapeuta e direttore del Dipartimento dipendenze della Asl di
Milano, «però va messa in chiaro subito una cosa: che serva a qualcosa è un conto, che diventi la panacea di
tutti i mali è un altro». E l'errore - più o meno voluto - nel campo della comunicazione mediatica può causare
danni enormi: «Se diciamo alle persone che in fondo fa pure bene, si diranno: perché non usarla allora?».
L'ambiguità ha portato negli Stati Uniti, per esempio, a un vero e proprio business nel campo dei farmaci a
base di cannabis, «col risultato che si santifica ciò che non è santificabile, dimenticandosi che dietro c'è
un'enorme manovra commerciale». E che a livello culturale il messaggio per le giovani generazioni, e non
solo, può essere dirompente: si può fare. Il tutto mentre, a proposito della situazione delle dipendenze in
Italia, i dati del Dipartimento Antidroga fotografano «un clima permessivista» e di «normalizzazione culturale»
che allarma le comunità di recupero, a cominciare da San Patrignano, e che fa parlare l'Associazione
scientifica Gruppo Tossicologi Forensi Italiani di una «caduta politica della consapevolezza dei pericoli
comportamentali correlati alla cannabis».
I numeri 1 su 4 I GIOVANI CHE HANNO USATO ALMENO UNA VOLTA CANNABIS 5 mesi IL
DIPARTIMENTO ANTIDROGA È SENZA GUIDA DAL 9 APRILE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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Cannabis curativa, quanti dubbi
18/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:105812, tiratura:151233)
L'attenzione esclusiva sull'accesso alla tecnologia che (in alcuni casi) consente di avere figli con ovociti e
seme altrui elude la piaga dell'infertilità E impedisce di affrontarla, lasciandola irrisolta Nessuna prevenzione,
e chi procrea tardi si scopre sterile. L'accusa dell'andrologo Foresta, del ginecologo Vittori e della psicologa
Mieli assistita costa, stimando al ribasso, circa 2.500 euro. Moltiplicando per il numero di coppie fanno
250milioni di euro. Le procedure ostetrico-ginecologiche in Italia
Emanuela Vinai
Per ribadire i fondamentali è bene cominciare da un punto base: la fecondazione artificiale non è una terapia.
Non rimuove le cause dell'infertilità e, quindi, non la cura. Quello che riesce a fare, in percentuali che restano
molto basse e variano in base a una serie di fattori, è ottenere un bambino. Non è poco, si dirà. Però, come
ampiamente dimostrato dalla letteratura scientifica e dalla pratica clinica, l'infertilità è la spia di altre patologie
anche gravi: limitarsi a by-passare il problema è un grave errore. Indagare nella ricerca delle cause,
intervenendo a monte sulla tutela della fertilità e la prevenzione dell'infertilità, risulterebbe invece non solo più
conveniente per il sistema sanitario ma permetterebbe di intervenire precocemente su una serie di patologie.
«L'infertilità maschile è in aumento perché già nei giovani il potenziale di fertilità non è più uguale a quello dei
loro nonni alla stessa età - chiarisce Carlo Foresta, andrologo e docente di Patologia clinica all'Università di
Padova -. Uno studio elaborato nel corso del progetto Androlife ha documentato che a 18 anni un giovane su
3 è a rischio infertilità e non lo sa. Le motivazioni sono molte e diverse, ma c'è un declino nella produzione di
spermatozoi». l problema è la sottovalutazione. «Il giovane che si trova in questa condizione - dice
l'andrologo - si ritroverà una volta adulto a subirne le conseguenze sul piano riproduttivo. Il 2% dei ragazzi
nasce con criptorchidismo, ovvero a rischio infertilità. Così come i soggetti in sovrappeso, o quelli che fanno
uso di droghe, anche quelle cosiddette "leggere", che influenzano negativamente la funzione del testicolo.
Oppure ancora quelli che, da rapporti non protetti, contraggono una malattia sessualmente trasmessa: nel
20% dei ragazzi abbiamo trovato la presenza del Papilloma virus». Le ragazze vanno dal ginecologo perché
già ci va la mamma. Pochissimi padri pensano all'andrologo. Fino a non molto tempo fa la visita di leva
suppliva, almeno in parte, oggi anche quello screening è venuto meno. «È un suggerimento che dò da anni al
ministero della Salute: è fondamentale intervenire prima - conclude Foresta -: fare colloqui, verificare lo stato
di salute dei ragazzi. La provetta è la fine di un processo, ma lavorando a monte si può molto più che
dimezzare la popolazione che fa ricorso alla provetta». Non va meglio sul piano della prevenzione al
femminile. Per Giorgio Vittori, già presidente dei ginecologi Sigo e direttore sanitario dell'Ospedale San Carlo
di Roma, il fenomeno va inquadrato prima di tutto alla luce dei dati: «A fronte di 525mila nati l'anno, con il
20% da genitori stranieri, spicca l'alto numero di fecondazioni artificiali censite: 100mila», anche se le nascite
sono più o meno un decimo. «Le coppie che si rivolgono ai centri di fecondazione assistita - aggiunge Vittori sono dunque il 25% del totale. Qual è il tasso di infertilità della popolazione italiana?». Le coppie e le
procedure procreative a loro collegate da dove arrivano e dove vanno? «In questi anni non si è fatta una
corretta informazione sulla riproduzione - spiega il ginecologo -. L'età media della prima gravidanza è 35 anni,
quando a 37 anni c'è il crollo della riserva ovocitaria e il concepimento diventa molto più difficile. Senza
contare che le malattie benigne dell'apparato femminile come l'endometriosi o la fibrosi si concentrano
proprio a 35 anni. È necessario dare precocemente informazioni alle famiglie, rinforzare le strutture del
Servizio sanitario nazionale per la conservazione dell'integrità femminile». Tutto questo anche per una
questione di economia sanitaria: «Una pratica di procreazione i costi psicologici? Avere un figlio non dipende
solo dall'efficienza della "macchina" riproduttiva. «Quasi mai l'infertilità è un problema esclusivamente fisico.
Nell'essere umano è impossibile separare fisiologia, psicologia e sentimenti - spiega Giuliana Mieli,
psicoterapeuta e autrice de Il bambino non è un elettrodomestico -. Proprio per questo, è necessario capire
se il sintomo fisico è espressione di un malessere che fisico non è. La genitorialità è un passaggio centrale
dell'esistenza, che segna, sia per l'uomo che per la donna, la fine di un'epoca, quella in cui si è stati figli, e
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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L'eterologa non è una terapia. Chi cura la sterilità?
18/09/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
21
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connota attraverso l'evento biologico della maternità, sia fisicamente che emotivamente, il passaggio alla
responsabilità genitoriale che non tutti si vogliono assumere». Con la sua esperienza trentennale al reparto di
Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale San Gerardo di Monza, Mieli non fa sconti: «Non è casuale che non si
indaghi sulle cause, perché alla base c'è una disattenzione affettiva che parte da molto lontano. I disturbi
della maternità, qualunque sintomo scelgano per palesarsi, emergono sempre da storie antiche, ma non si
cerca di capire il perché la maternità sia preclusa, si aggira l'impedimento».
18/09/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 11
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Ospedale, via ai lavori di completamento
- GARBAGNATE MILANESE - SONO REALTÀ i 47 milioni di euro stanziati da ministero e Regione
Lombardia per l'azienda ospedaliera Salvini di Garbagnate Milanese. I soldi sono a disposizione e verranno
utilizzati per completare le opere in cantiere negli ospedali di Garbagnate, Rho, Passirana e Bollate. Dopo
l'annuncio di qualche giorno fa da parte dell'assessore regionale alla Sanità, Mario Mantovani, ora i fatti
concreti. SONO ben 42.693.605,40 gli euro arrivati dal ministero della Salute che il 29 agosto scorso ha
emesso il Decreto per l'ammissione del finanziamento denominato «Interventi di completamento Piano di
riorganizzazione della rete ospedaliera del garbagnatese». Altri 4,5 milioni sono stati invece messi a
disposizione della Regione Lombardia. «Siamo più che soddisfatti. Ringrazio tutti coloro che si sono prodigati
per dissipare la matassa dei finanziamenti che sembrava essersi bloccata rallentando i lavori», afferma il
direttore generale Ermenegildo Maltagliati. L'importo complessivo per gli interventi di completamento e
riorganizzazione della rete ospedaliera garbagnatese è di 47.240.000 euro. Questo consentirà di completare
il nuovo ospedale di Garbagnate Milanese, di acquistare arredi, attrezzature e il nuovo sistema informativo
integrato per un importo una spesa di 22,7 milioni di euro. INTANTO il nuovo ospedale dove verranno
trasferiti tutti i reparti e gli ambulatori presenti in quello vecchio è pronto. I posti letto sono 539, sette le sale
operatorie, 8 i letti di terapia intensiva, quatto le unità coronariche. Il cronoprogramma è stato rispettato,
l'ospedale dovrebbe entrare in funzione all'inizio del 2015. Per quanto riguarda l'altra parte di finanziamenti:
nell'ospedale di Rho saranno eseguiti interventi per 8 milioni con la manutenzione straordinaria di alcuni
reparti, mentre altri 1,6 milioni verranno spesi la riorganizzazione dei presidi ospedalieri di Bollate e
Passirana. Ro. Ramp.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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GARBAGNATE PRONTI I 47 MILIONI FINANZIATI DA MINISTERO E REGIONE
18/09/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Come tagliare 6 miliardi e migliorare il servizio
Ivan Cavicchi
Governo e regioni sui tagli alla sanità appaiono come ciechi che fanno a sassate. Ancor prima della questione
dei tagli essi sono loro il primo vero grave problema della sanità pubblica. Due i grandi equivoci.
Si parla genericamente di "spesa sanitaria" assumendola come se fosse uno yogurt compatto, in realtà
mettendo insieme le diverse stime ufficiali, essa per tre quarti è fatta da una spesa riqualificabile con la
spending review e almeno un quarto da sprechi, corruzione, abusi, distorsioni, ruberie, improprietà, clientele.
È quindi ingannevole parlare genericamente di Fsn (fondo sanitario nazionale) e dire che esso non si può
tagliare, meglio sarebbe distinguere un "fondo buono" che non si può tagliare e un "fondo cattivo" che si deve
tagliare.
Questa distinzione permette che il grosso della spesa sia sottoponibile a spending review e che l'area della
mala gestio sia significativamente ridimensionata con dei bei tagli lineari. Troppo comodo agitare lo
spauracchio dei tagli lineari per mantenere la struttura della spesa tale e quale. Il patto per la salute
sottoscritto da governo e regioni si basa sul falso presupposto della non esistenza di una spesa cattiva, ma
solo una spesa indistinta nella quale vi sarebbero "solo" ordinari sprechi amministrativi stimati intorno a 6
miliardi (fonte Agenans) cioè solo normale cattiva amministrazione.
La verità è che a causa soprattutto della commistione tra politica/sanità/gestione, vi è un fenomeno di
illegalità strutturale del sistema che ai contribuenti costa un occhio della testa, agli operatori il blocco del
contratto e ai servizi il blocco del turn over e che merita una vera e propria strategia anticorruzione.
Altro grande equivoco, le regioni cioè i finti soggetti riformatori. Sono, al contrario, inaffidabili e per mantenere
i loro interessi clientelari compromettono i diritti e la qualità dei servizi. L'unico modo efficace per frenare le
loro spese è stato di togliere la sovranità con i commissariamenti, obbligarle a rispettare dei piani di rientro
controllando in modo ferreo i conti. Per tutto questo il governo si è fatto promotore della riforma del titolo V.
Prendiamo dunque atto che non è più possibile sperare che le regioni siano degli interlocutori credibili per
risanare la sanità.
Ma Renzi mette alla porta la cameriera perché rompe i piatti (riforma del titolo V) e nello stesso tempo pensa
di rimettere a posto i cocci corteggiandola (patto per la salute) per poi pentirsene. Assurdo. Oggi pur essendo
ultra convinto che per la sanità serva un governo multilivello che comprenda anche le regioni, devo prendere
atto che la classe dirigente delle regioni non è all'altezza del compito.
Siamo in deflazione, abbiamo l'Europa alle calcagna che ci chiede riforme, dobbiamo far ripartire la crescita
del paese, abbiamo la necessità certamente di riformare la pubblica amministrazione, quindi anche la sanità,
per riformarne la spesa, c'è bisogno di una legge di stabilità che produca occupazione e sviluppo, la sanità ha
un "eccesso" di spesa dovuto a illegalità e un "difetto" di universalismo dovuto ad un processo crescente di
privatizzazione.Per di più i contratti sono bloccati e tali resteranno per un bel po', il blocco del turn over sta
rovinando professioni e servizi e i cittadini stanno perdendo tutele importanti.
Sapendo che si possono riconvertire le spese sanitarie illegali, e che i piatti non li possono aggiustare chi li ha
rotti, il governo dovrebbe definire un piano straordinario di intervento per la difesa il rilancio e la riforma del
servizio sanitario pubblico basato su una triangolazione politica:
1) si mettano a disposizione della legge di stabilità almeno i 6 miliardi di sprechi che si sa che per certo
esistono in sanità, quindi si riduca l'attuale Fsn.
2) si garantiscano i cittadini che la riduzione del Fsn non sia a discapito dei servizi ma incida effettivamente
solo sui costi dell'illegalità
3) si sblocchi la funzionalità dei servizi sbloccando contratti e turn over a fini di riforma.
Questo implica necessariamente che il governo istituisca un authority di garanzia per la difesa dei servizi e
dei diritti dei cittadini; vari un piano anticorruzione per la sanità e un progetto di riforma dell'attuale sistema di
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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SANITÀ Serve un'authority di garanzia
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Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:24728, tiratura:83923)
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tutela che garantisca la compossibilità diritti/risorse e apra un tavolo di confronto.
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Il Secolo XIX - Genova
Pag. 14
(diffusione:103223, tiratura:127026)
«Ricetta elettronica flop, la Regione assente»
I medici di famiglia bocciano la sperimentazione e minacciano: «Troppi problemi, pronti allo sciopero»
GUIDO FILIPPI
«PARLANO, promettono e poi fanno ben poco, ma adesso stiamo perdendo la pazienza e se la Regione non
interviene, interrompiamo la sperimentazione sulla ricetta elettronica (il termine tecnico è dematerializzata,
ndr ) e torniamo all'antico». Angelo Canepa è il segretario genovese della Fimmg, il sindacato più
rappresentativo dei medici di famiglia e, tra i colleghi, ha la fama di uno che non va giù tanto per il sottile. È
stato in montagna, si è rilassato, ma le ferie non hanno abbassato il suo livello di adrenalina ed è pronto
all'ennesima battaglia di oggi in Regione dove è stata convocata una riunione in Regione con i 19 mutualisti
liguri che hanno aderito alla sperimentazione sulla ricetta elettronica che, inizialmente solo per la prescrizione
delle medicine, sostituirà quella rossa: un foglio bianco "promemoria" che contiene, però, tutti i dati del
paziente e le indicazioni dettagliate del farmaco. Il test è partito martedì 1 luglio, lanciato da un annuncio
trionfalistico dell'assessorato alla Salute, ma con il piede sbagliato. Inizialmente solo negli studi di due medici,
poi sono "entrati" gli altri diciassette, ma il passo è sempre stato zoppicante: il server ha continuato ad avere
tanti problemi e l'impegno dell'assessorato alla Salute di allargarlo a tutti i 1.200 mutualisti liguri, in tempi
molto brevi, è rimasto un promessa da marinaio. Sono passati due mesi e mezzo, è tutto in alto mare e la
sperimentazione continua a far dannare i 19 medici che assistono complessivamente 25 mila liguri. «La metà
di noi - sottolinea Canepa - ha dovuto cambiare i computer e spendere in media mille euro per adeguarci alla
novità, ma la Regione e Datasiel hanno fatto ben poco, così tanti problemi sono rimasti: noi giovedì mettiamo
sul tavolo tutti gli intoppi che si sono verificati da luglio ad ora. Speriamo che ci sia la volontà di intervenire,
altrimenti saremo costretti a sospendere la sperimentazione». Pausa e precisazione: «Sia chiaro, non
chiediamo soldi, ma solo di essere messi nelle condizioni di lavorare meglio». Il segretario regionale dell
Fimmg, Andrea Stimamiglio si sofferma, invece, sulla lista dei problemi irrisolti, nonostante le segnalazioni
alla Regione e a Datasiel. «Non riusciamo a vedere sul server la ricetta che abbiamo appena compilato e
nemmeno quelle precedenti ed è evidente che questo programma non è adeguato per questa nuova attività:
quello dell'Emilia e della Lombardia funziona abbastanza bene perché è stato potenziato e modificato mentre
in Liguria non mi risulta che ci siano stati interventi negli ultimi tre mesi. I problemi più grossi per i pazienti li
abbiamo sul programma delle esenzioni per reddito: è successo spesso che il signor Rossi risulti esente per
la Regione, ma il suo nome non compare nell'elenco del ministero dell'Economia. L'anagrafe sanitario non è
aggiornato e quindi diverse prescrizioni vengono respinte dal sistema». Il medico-sindacalista è più morbido
del collega Canepa, non parla di sciopero bianco per inviare un segnale forte all'assessore Montaldo e al suo
staff di dirigenti di piazza de Ferrari e di piazza della Vittoria dove ci sono gli uffici dell'Agenzia regionale
sanitaria. «Abbiamo l'intenzione ci sia stata scarsa attenzione sulla ricetta elettronica») e azzarda una
previsione: «Se va bene potrà essere allargata a tutti medici di famiglia liguri a dicembre». L'addio, graduale,
alla ricetta rossa e la sua sostituzione con quella dematerializzata, dovrebbe consentire, secondo i progetti
del ministero della Salute, consente di avere il controllo della spesa, attraverso l'esame di tutte le ricette (30
milioni all'anno solo in Liguria), è il primo passo verso il fascicolo sanitario, fa risparmiare alcuni milioni di euro
che ogni anno vengono spesi - con un appalto a una società pugliese - per controllare tutte le ricette e per
stamparle: il costo calcolato è di circa 40 centesimi ciascuna. La sperimentazione non ha passato i primi
settanta giorni di esame e adesso i medici di famiglia hanno definitivamente perso la pazienza.
[email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: I medici di famiglia attaccano la Regione sulla ricetta elettronica
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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OGGI È PREVISTA UNA RIUNIONE CON L'ASSESSORE MONTALDO E IL SUO STAFF
18/09/2014
ItaliaOggi
Pag. 28
(diffusione:88538, tiratura:156000)
I tagli minacciano l'integrativa
Casse in diffi coltà con trasferimenti ridotti e ticket più alti
G AETANO S TELLA PRESIDENTE C ADIPROF
Annunci, polemiche e mezze retromarce. È un collaudato canovaccio, quello che sta accompagnando i primi
passi della manovra 2015, con la quale il governo, nell'ambito della spending review, ha chiesto ai ministeri
tagli per 20 miliardi nei prossimi tre anni. E, come in un ri esso condizionato, l'attenzione si è rivolta
immediatamente sulla sanità, con il consueto corollario di reazioni, anche veementi, da parte delle regioni che
a luglio hanno siglato il patto per la salute con il ministro Lorenzin. Il quadro politico è ancora troppo uido per
capire dove andranno a incidere i tagli, tuttavia, le ipotesi che circolano in questi giorni puntano dritto alla dote
del Fondo sanitario nazionale, ma dopo le barricate alzate dalle regioni si stanno sondando strade alternative
per razionalizzare la spesa sanitaria. Aumento del ticket, applicazione dei costi standard e acquisti
centralizzati sono le tre leve in mano a governo e regioni per incamerare dalla sanità pubblica una somma
vicina ai 3 miliardi e, magari, ridurre gli sprechi e rendere la spesa sanitaria più effi ciente. Ma siamo sempre
nel campo delle ipotesi. Qualunque sia la decisione del governo, resta fermo un punto: i tagli alla sanità
avranno inevitabili ripercussioni anche sul sistema dei fondi sanitari integrativi. È evidente che una riduzione
dei trasferimenti alle regioni che gestiscono la salute sul territorio potrebbe determinare un aumento dei ticket
delle prestazioni sanitarie a carico dei cittadini; ancor più diffi cile invece valutare l'impatto sulla spesa e sui
bilanci dei fondi integrativi, soprattutto quelli di matrice contrattuale. La quasi totalità delle casse di assistenza
sanitaria integrativa interviene a favore dei propri associati rimborsando in maniera variabile il ticket sanitario.
Nell'ambito degli studi professionali, nel 2013 Cadiprof ha rimborsato oltre 3,7 milioni di euro per far fronte
alle oltre 108 mila prestazioni effettuate attraverso il Servizio sanitario nazionale. Alla luce dei dati elaborati
dai servizi amministrativi di Cadiprof emerge che il rimborso medio del ticket per prestazioni è pari a 34,50
euro. È chiaro che un eventuale aumento del ticket potrebbe avere un impatto consistente sul bilancio della
cassa e sull'equilibrio delle prestazioni sanitarie erogate ai dipendenti degli studi professionali. Di fronte a
questa prospettiva tutti i fondi sanitari integrativi dovranno rivedere attentamente i loro modelli gestionali e il
peso delle prestazioni erogate sui loro bilanci e, allo stato attuale, non si può escludere l'ipotesi di trovare
soluzioni alternative ai ticket. A rafforzare questa tesi, interviene poi un'ulteriore misura allo studio di alcune
regioni: l'introduzione di una franchigia che graverebbe direttamente sulle tasche dei cittadini. In questo caso,
i costi delle prestazioni sanitarie presso le strutture pubbliche sarebbero equiparabili a quelli delle strutture
private. L'introduzione di una eventuale franchigia avrebbe immediate conseguenze anche sui fondi sanitari
integrativi, che potrebbero rimodulare i loro criteri di rimborso e allinearli a quelli previsti per le prestazioni
erogate da strutture private. Fin qui, siamo sempre nel campo delle ipotesi. Quel che è certo è che la sanità
pubblica deve ricercare un nuovo modello di integrazione tra pubblico e privato, e in questo percorso i fondi di
assistenza sanitaria integrativa devono interpretare un ruolo da protagonisti a sostegno della sanità pubblica,
senza perdere la loro autonomia gestionale.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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Le misure allo studio di governo e regioni sulla sanità. Più integrazione con il privato
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Il Salvagente - N.35 - 18 settembre 2014
Pag. 40
(diffusione:49000, tiratura:70000)
La giungla dei CERTIFICATI Sono facoltativi. Anzi no E la palestra detta
legge
Enrico Cinotti
Per l'attività amatoriale non servono più ma le disposizioni della Salute alimentano nuovi dubbi la piscina è
federata alla Fin, alla Federazione nazionale nuoto, il c erti f i c ato medico resta, per legge, o bbl igatorio , in
quanto la disciplina praticata viene riconosciuta come "attività sportiva non ago nisti c a ". Se invece il corso
di nuoto si svolge in un centro sportivo "privato", non affiliato a una federazione nazionale o al Coni, il
documento di idoneità fisica è, per legge, a b o l ito , perché l'attività svolta è definita come "ludica e a m
atoria l e ". Tuttavia, per lo stesso m inistero della S a lu te , l'attestato medico resta " f a c o l tati vo , anche
se non obbligatorio" anche per chi svolge un'attività ludico amatoriale (il corso di danza, la sala pesi, lo yoga,
il pilates, il nuovo libero e via elencando). E le pa l estre ? Continuano a ch ie d er l o . Il risultato? Un vero c
aos . Con una sola certezza: chi vuole semplicemente tenersi in forma o iscrive i figli al corso di danza o di
nuoto anche in un centro non federato alla fine è c ostretto a presentare il certificato medico. E a pagarlo (dai
3 0 ai 5 0 e u ro ) visto che non rientra tra le prestazioni in convezione del medico di famiglia. Linee (poco)
guida Partiamo dall'inizio. L'articolo 42 bis del decreto 69 del 21 giugno 2013, il cosiddetto d e c re to del F
are , ha abolito l'obbligo di presentare il certificato medico per le "attività ludico-motorie e amatoriali". Per le
attività non agonistiche (e tanto più per quelle agonistiche) l'idoneità fisica deve invece essere accertata
annualmente dal medico. L' 8 sette mb re scorso con le L i nee g u i d a sui certificati il ministero della Salute
ha chiarito che chi svolge attività non agonistiche, ovvero quelle paras c o l asti ch e degli alunni al di fuori
dell'orario di lezione, i G io ch i sportivi st ud entes ch i e quelle presso so c iet à a ff i l iate alle F e d era z
ioni na z iona l i e al Coni, devono presentare ann u a lm ente una c erti f i c a z ione medica che comprenda
anche un "elettrocardiogramma a riposo svolto almeno una volta nella vita". Quanto alle attività
ludicoamatoriali per il ministero il certificato resta "facoltativo". Nei fatti, dalla piscina al corso di fitness, tutti i
centri sportivi lo pretendono. Abbiamo chiesto allora a un colosso come la V irgin Ac tive , 27 centri fitness in
tutta Italia, quale sia la sua politica. La risposta è senza equivoci: "Sappiamo che in questi casi di attività
ludico-ricreativa il certificato non è più o bbl igatorio , ma l o ri ch ie d ia m o se m pre , anche un semplice
certificato come quello di sana e robusta costituzione". "Non servono a nulla" Che nei fatti non esiste più,
come ci spiega Silvestro Scotti . Dice il vicepresidente nazionale della F i mm g , la Federazione dei medici di
medicina generale: "Il certificato è obbligatorio per chi svolge un'attività non agonistica in cui i c ari ch i di l
avoro cardiovascolari sono d e f initi dal fatto che il centro è affiliato, ad esempio, a una Federazione sportiva
nazionale. Ma anche chi deve solo perdere qualche chilo o la bambina che vuole fare il corso di nuoto sono
costretti dalle palestre a rivolgersi al medico di famiglia per un certificato, e a pagarlo dalle 30 alle 50 euro.
Non solo. Il medico a quel punto non sa c osa deve c erti f i c are se non conosce il tipo di allenamento e i
carichi di lavoro ai quali il fisico dell'assistito verrà sottoposto. Molti chiedono addirittura il vecchio certificato di
sana e ro bu sta c ostit uz ione che non esiste pi ù e non ha alcun valore legale". Ancora più critico V in c en z
o C a l ia , pediatra e direttore della rivista U ppa U n pe d iatra per a m i c o : "I certificati, per chi non fa
agonismo, sono del tutto in u ti l i . L'attività di un bimbo che va in piscina due volte alla settimana equivale a
quella di chi gioca a pallone nel cortile di casa: cosa facciamo, esigiamo il certificato pure per la partitella al
parco?".
ATTIVITÀ AMATORIALE: il certificato non è obbligatorio L'ABOLIZIONE . L'articolo 4 2 bis del decreto 6 9 del
21 giugno 2013, il cosiddetto "decreto del Fare", ha abolito l'obbligo di presentare il certificato medico per le
"attivit à ludico-motorie e amatoriali". CHI RIGUARDA . Parliamo di attivit à praticate da soggetti non tesserati
a Federazioni sportive o enti riconosciuti dal Coni, caratterizzate dall'essere individuali o collettive, non
occasionali e finalizzate al raggiungimento e mantenimento del benessere psico-fisico della persona. GLI
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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Diritti Sport
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Il Salvagente - N.35 - 18 settembre 2014
Pag. 40
(diffusione:49000, tiratura:70000)
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ESEM P I . Vi rientrano il nuoto libero, i corsi per bambini propedeutici al nuoto, l'aerobica o la sala pesi, la
danza, lo y oga, il pilates e via elencando, per i quali non è previsto alcun tipo di gara non agonistica.
ATTIVITÀ NON AGONISTICA: bisogna sempre attestare l'idoneità fisica L'ABOLIZIONE . Il decreto del
ministero della Salute dell'8 agosto 201 4 , e le recenti Linee guida diramate dal dicastero, stabiliscono che
chi svolge un attivit à sportiva non agonistica ha l'obbligo di presentare il certificato medico una volta l'anno.
CHI RIGUARDA . Devono presentare il documento medico di idoneit à gli alunni che svolgono attivit à
sportive parascolastiche (svolte al di fuori dell'orario di lezione); gli studenti che partecipano ai Giochi sportivi
studenteschi; chi pratica sport presso una societ à affiliata alle Federazioni sportive nazionali e al Coni ma
che non sia considerato atleta agonista secondo i criteri del decreto ministeriale 18 febbraio 1 9 82. GLI
ESEM P I . Vi rientrano i corsi di calcetto, bas k et, rugb y , k arate, judo, nuoto o ginnastica artistica quando,
come spesso accade, le strutture che li organizzano sono affiliate alle Federazioni di competenza che
consentono poi anche lo svolgimento delle gare non agonistiche.
SERVE ALMENO UN CHECK UP AL CUORE Per ottenere il rilascio del certificatoper l'attività sportiva non
agonisticasono necessari questi accertamenti: ? anamnesi; ? misurazione della pressione; ?
elettrocardiogramma a riposo effettuato almeno una volta nella vita. In altre parole, l'esame può anche essere
stato eseguito anni prima del rilascio del certificato; ? altri esami che il medico può prescrivere se li ritiene
opportuni. L'e elettrocardiogrammadeve essere eseguito a annualmente quando: ? il soggetto ha superato i
60 anni ed è esposto ad alto rischio cardiovascolare; ? la persona, al di là dell'età, ha una patologia cronica
conclamata che comporta l'aumento del rischio cardiovascolare. Chi rilascia il certificato Il medico di medicina
generale, il pediatra e il medico specialista in medicina dello sport. Quanto costa 30-50 euro il solo certificato
medico che, non essendo una prestazione in convenzione, è a carico dell'assistito. 80-100 euro
l'elettrocardiogramma "refertato" da un cardiologo.
"L'idoneità fisica? Serve solo alle assicurazioni"
Perché le palestre chiedono sempre il certificato anche quando non dovrebbero ? E perché a volte si
accontentano di una semplice dichiarazione del medico curante pur di avere la scartoffia nel cassetto ? La
ragione potrebbe essere di natura assicurativa. Ogni centro sporti- vo, dalla piscina alla palestra al campo di
allenamento, ha una p polizzadi r responsabilit à civile che copre gli eventuali danni riportati dagli utenti
durante gli allenamenti o i corsi. Ovviamente il rischio assicurativo, e quindi di conseguenza anche il
premioannuale che versa il gestore della palestra, d diminuisce se si "certifica" che il centro ospita utenti in b
buona salute. In altre parole il certificato medico viene richiesto dalla palestra sempre per t tutelarsi in caso di
incidente nei confronti dell'a assicurazione. "Ci troviamo di fronte a una sorta di c certificazione difensiva da
parte delle palestre", commenta critico il vicepresidente nazionale della F Fimmg,Silvestro S Scotti: "Ma tutto
ci ò andrebbe spiegato all'utente prima dell'iscrizione ovvero che l'integrit à fisica deve essere accertata da un
professionista per motivi che per ò e esulanodall'attivit à sportivae servono ai gestori per tutelarsi rispetto alle
coperture e ai premi assicurativi".
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Il Salvagente - N.35 - 18 settembre 2014
Pag. 8
(diffusione:49000, tiratura:70000)
Taglio dopo taglio, resterà ancora una sanità pubblica?
Altre sforbiciate al Fondo non sono sopportabili. Si dovrebbe, invece, partire dagli sprechi, per una volta
facendo seguire i fatti alle parole
Alessandro Cossu Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del
Al tri tagli al Fondo sanitario non sarebbero sostenibili: si trasformerebbero in mera riduzione dei servizi,
compressione dei diritti e delle tutele. Abbiamo già pagato e tanto in termini di qualità, sicurezza e
accessibilità alle cure. Tra tagli alle risorse e ai servizi, peso di ticket e tasse, blocco del turn over, promesse
disattese di rilancio del territorio, i cittadini fanno sempre più fatica a curarsi, soprattutto in alcune aree del
paese. Il nodo oggi non è quanto spendiamo, ma come spendiamo e amministriamo. In questo senso, la
spending re view che ci aspettiamo dovrebbe, ad esempio, aggredire le duplicazioni di centri decisionali,
funzioni e strutture: assorbono risorse impropriamente e penalizzano l'equità di accesso alle cure. Per farlo, si
potrebbe facilmente partire anche dai suggerimenti dell'Agenas che proprio qualche giorno fa da
Quotidianosanita.it segnalava la possibilità di recuperare 6 miliardi dagli sprechi. Magari cominciando
dall'acquisto di beni e servizi: perché, nonostante le denunce, si continuano a pagare prezzi estremamente
diversi di regione in regione? Lo diciamo da anni: è necessario uno stop ai tagli al Fondo sanitario nazionale,
manovre che hanno prodotto spese per i cittadini, aumento delle liste di attesa, una crescente insofferenza
verso il servizio pubblico. Gli effetti delle precedenti manovre emergono in tutta la loro drammaticità
dall'indagine che Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato ha realizzato nel periodo maggio/giugno
2014 e che ha raccolto il punto di vista di 1.438 professionisti della salute. Per oltre l'81% di loro i tagli degli
ultimi anni impattano molto sul proprio operato quotidiano, soprattutto nei casi dell'infermiere (87,6%), del
chirurgo (82,3%) e del medico di laboratorio (84,1%). Ma l'esperienza dei professionisti evidenzia segnali
allarmanti sull'assistenza sanitaria pubblica. Il 72% dei professionisti conferma una riduzione della qualità dei
servizi; il 65,3% un forte aumento dei tempi di attesa e il 61,7%, un marcato aumento dei rischi per la
sicurezza. L'annuncio di nuovi tagli ha fatto sobbalzare anche i governatori regionali, che hanno messo in
guardia dagli effetti sulla qualità delle cure e sull'offerta. Senza dimenticarci poi cosa hanno dovuto subire in
questi anni i cittadini delle Regioni sotto "piano di rientro". Di fronte a un Fondo sanitario che continua a
essere sottostimato e sottofinanziato da anni, rispetto ai reali bisogni, sarebbe l'ora che la politica desse una
risposta vera (e poi mettesse in campo azioni tali da dimostrarlo) a un quesito molto semplice: nel nostro
paese vogliamo ancora una sanità pubblica? Noi siamo e saremo sempre per il sì.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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L'opinione
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Panorama - N.39 - 24 settembre 2014
Pag. 83
(diffusione:446553, tiratura:561533)
Come mi invento la dieta (e non dimagrisco)*
Raffaele Panizza
Per tornare in forma non si sceglie più un solo regime alimentare. La tentazione è il fai-da-te, prendendo un
po' qua, un po' là. Con molta improvvisazione, e, ahimé, scarsi risultati. e sopravvivono pochi di discepoli
ferrei, pronti a seguire, come giapponesi in guerra, le indicazioni del proprio dietologo. Si trovano ancora i fan
del Babasucco: 10 giorni di concentrati di verdure per disintossicarsi, riplasmare il plasma ed entrare nei
jeans. Ci sono poi i rari sapiens-sapiens della paleodieta, che mangiano come 12 mila anni fa, quando
l'umanità era fatta da raccoglitori-cacciatori (pernice sì, cereali no, asparagi selvatici meraviglia, mais vietato).
A seguire, i tardivi difensori del regime Dukane quelli della dieta dei gruppi sanguinei. Fino ai cultori della
Zona e dello schema numerico: 40 per cento carboidrati, 30 proteine e 30 grassi polinsaturi. Fronteggiati dai
relativisti dell'80-20: 80 per cento di pasti sani e 20 di eccessi: Miranda Kerr e Jessica Alba, consigliate dai
rispettivi personal trainer, si tengono in forma così. Dopo averle provate tutte, però, la maggior parte dei
pesofobici sta diventando il Dukan di se stesso. Infedeli e disinformatissimi, prendono un pezzo qui e un
pezzo là. Compongono menu felicemente (e insensatamente) ibridi. Fondano religioni sincretiche. Cristina
Migliorati, giovane broker assicurativo di Milano, sintetizza la sua vita condizionata dal girovita: «Ho fatto la
dieta dello yogurt, per settimane, ora ho la nausea solo a sentirla nominare. Idem col minestrone, mattina e
sera per un mese. Ho provato la Tisanoreica. Poi ho preso le capsule che rivestono l'intestino e lo
proteggono dai grassi, e sono finita all'ospedale. Son passata alle pillole per aumentare il metabolismo:
tachicardie e pronto soccorso. Mi sono affidata al metodo Zuccarin, capsule al gelso bianco giapponese per
assorbire gli zuccheri in eccesso, e m'è partita l'emicrania. Mi sono infilata nei macchinari di ozonoterapia, ho
iniziato il regime dei gruppi sanguinei e mi sono fatta venire l'alitosi. E problemi ai reni con la Dukan». Sembra
la confessione di una donna consapevole, salvo poi illuminarsi di fronte al prossimo tentativo: «Ho comprato
un libro nuovo, Il miracolo del Ph alcalino, e mangio solo cibi antiacidi. Forse ci siamo...». Nicola Sorrentino,
dietologo, di storie così ne ha sentite a chilogrammi: «Ormai distinguo le persone che vengono da me in due
categorie: i malati veri, con problemi di obesità, colesterolo o gotta, e "i malati di diete", che esordiscono
trionfanti: dottore, che piacere, sono stato da tutti, ho mischiato centinaia di menu, mi mancava solo lei». Per
quanto non ancora classificata come neodipendenza, la dietofilia è già oggetto d'attenzione clinica: «Le
persone più a rischio? I per24 settembre 2014 | Panorama fezionisti» mette in guardia Francesca Santarelli,
psicologa e consulente di dietologia. «Gratificano l'ansia di controllo giocando con il cibo: "Riesco a stare a
dieta, mi sottopongo a un regime strano e restrittivo, quindi sono brava". Gli insuccessi li attribuiscono
all'autore del libro del momento, mai a loro stessi». Più esistenziale e aerea, quella psicologica è proprio una
delle nuove derive della pubblicistica di settore: dal Pensa magro di Raffaele Morelli («Quando hai fame, non
aprire il frigo ma vai davanti allo specchio e fatti bella») ai metodi di programmazione neurolinguistica proposti
da Debora Conti, fino al mental training per allenare il cervello a scegliere automaticamente gli alimenti sani.
«Più aumenta l'offerta, più aumenta la confusione» denuncia Lucio Lucchin, primario a Bolzano e presidente
dell'Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica: «La verità è che in un Paese con oltre 3 milioni di
diabetici, dove un italiano su due risulta sovrappeso con relativo costo sociale di 42 miliardi l'anno,
l'educazione alimentare è in mano al marketing. E non esiste un programma di pianificazione e informazione
nazionale. Basti pensare che solo il 20 per cento degli italiani segue la dieta mediterranea, che è la più
equilibrata e protettiva». I nuovi guru però la ignorano, e puntano su soluzioni spiazzanti. Tra i più agguerriti
Raphael Kellman, che ha formulato una cosmologia basata sul culto del microbioma, universo di batteri che
ospitiamo nel nostro organismo: «Il segreto è mangiare cibi prebiotici come mele, pomodori, asparagi, cipolle
e avocado, che contengono inulina e ci fanno rinascere» sentenzia. Immediatamente è arrivato l'anti Kellman
Joel Fuhrman a oscurare la nuova rivelazione: è tutta questione di micronutrienti, garantisce, promuovendo la
bietola quale vegetale più salutare del mondo. I fan su internet dicono di avere perso nove chili in sole sei
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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tra moda e salute
18/09/2014
Panorama - N.39 - 24 settembre 2014
Pag. 83
(diffusione:446553, tiratura:561533)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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settimane. I più sfegatati, giurano, persino una taglia e mezzo di scarpe. Sarà.Fanatica dell'80/20: 80 per
cento dieta, 20 per cento eccessi. A colazione: omelette. RihANNASemplice e Sana
Autore di una decina di libri sull'alimentazione, il dietologo Nicola Sorrentino è disposto ad ammettere con
Panorama che la dieta del «buon senso» può essere scritta in meno di una pagina. Poche linee guida
essenziali da modulare secondo i propri gusti. E nessun divieto.
Ma la Migliore resta la dieta Mediterranea Che la dieta mediterranea sia l'alimentazione più sana, è un dato di
fatto consolidato da numerosi studi in tutto il mondo. Allontana il rischio cardiovascolare e i tumori. Ma mentre
la scienza ne conferma il valore, in Italia la seguiamo sempre meno. È questo il senso di un importante studio
condotto da Maria Benedetta Donati, responsabile del laboratorio di medicina traslazionale al dipartimento di
epidemiologia e prevenzione dell'Istituto neurologico mediterraneo Neuromed. Studio chiamato Moli-sani
(perché fatto sugli abitanti del Molise) e di cui si parlerà a The future of science, evento organizzato dalla
Fondazione Veronesi dal 18 al 20 settembre a Venezia, insieme alla Fondazione Cini e alla Fondazione
Tronchetta Provera. «Abbiamo seguito 25 mila molisani dai 35 anni in su, il 23 per cento over 65, valutando
stili di vita, nutrienti assunti ogni giorno e così via» spiega Donati. «Se gli anziani seguono ancora la dieta
mediterranea, non così i giovani; in questi ultimi c'è un calo notevole concentrato soprattutto dopo il 2008, in
seguito alla crisi economica». L'allontanarsi da un modo sano di nutrirsi va di pari passo, nei risultati
dell'indagine, a un incremento nell'organismo di indicatori biochimici di rischio cardiovascolare, e a una
maggiore prevalenza di obesità. «Fattore pericoloso e non solo per il cuore» continua Donati. «I chili in
eccesso aumentano l'eventualità di sindrome metabolica e di diabete». La controprova (sarà anch'essa
presentata a Venezia): nei 2 mila diabetici arruolati nello studio, la maggiore adesione a questa dieta ha
ridotto la mortalità. L'abbandono dell'alimentazione mediterranea (più accentuato nei redditi bassi) è anche il
sintomo di una perdita di uno stile di vivere, dice Donati: la dieta mediterranea non è solo una lista di
ingredienti, ma un modo di intendere il cibo come evento conviviale, lontano dal fastfood e dall'happy hour. Il
prossimo passo sarà monitorare la popolazione del Molise per sapere chi nei prossimi anni si ammalerà di
più. «Non è mai troppo tardi, però, per iniziare a nutrirsi bene, migliorando la qualità di vita» conclude Donati.
8.00
Colazione
Mezz'ora prima di sedersi a tavola, 2 bicchieri d'acqua, operazione da ripetere 4 volte al giorno. La colazione
perfetta? Yogurt e muesli.
11.00
Metà mattina
15 mandorle. In alternativa, 3 noci o 20 pistacchi».
13.00
Pranzo
20.00
Cena
Carboidrati: stimolano la serotonina e fanno dormire meglio. Carne o pesce, contorno di verdure, e 1 panino
di accompagnamento. Mai eliminare i carboidrati, che devono rappresentare il 60 per cento (al massimo)
della dieta. Va bene anche il panino, con roastbeef o salmone e pomodoro. Oppure pasta con legumi e un filo
d'olio crudo: 80 grammi per la donna, 100 per l'uomo.La formula vincente di Bioimis, dimagrire e trovare
lavoro
imparare a mangiare per dimagrire e trovare anche lavoro. È la formula Bioimis, il programma per perdere
peso che offre la possibilità di diventare testimonial. Racconta corrada Stramare, 53 anni, consulente della
società, 81 chili a settembre 2013, 66 oggi. «A partire dal mio risultato, sono riuscita a far aderire 115
persone in veneto e Friuli-venezia Giulia». Lo staff della società, composto da biologi nutrizionisti e medici,
elabora i consigli personalizzati con una piattaforma online che fa da trampolino per raggiungere la propria
«forma ideale». con una premessa: il programma non si sostituisce al medico curante, anzi raccomanda di
18/09/2014
Panorama - N.39 - 24 settembre 2014
Pag. 83
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 18/09/2014
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verificare lo stato di salute prima di iniziare. il consulente Bioimis, che ha seguito corsi di formazione
organizzati dall'azienda, ha il compito di informare sui rischi di un'alimentazione scorretta. «L'esperienza
vissuta in prima persona permette di instaurare un rapporto di fiducia con il cliente, basato anche sul
passaparola tra amici e sulla condivisione di emozioni. Siamo centinaia, in Bioimis, ex clienti diventati
consulenti, ad avere sofferto a causa di sovrappeso e obesità» afferma Licia vanna vallenari, di Mantova.
«Mostrarsi agli altri e indicare una soluzione efficace nel tempo rende il lavoro gratificante dal punto di vista
umano, oltre che economico. Un grazie detto con il cuore ha un valore inestimabile». Niente integratori,
tisane o pasti sostitutivi. Bioimis è il coaching che insegna cosa mangiare e come mantenersi in forma,
combinando prodotti naturali, che si trovano al supermercato. L'educazione alimentare è sostenuta attraverso
una linea diretta, telefonica e online, con l'équipe della società. «il motore trainante che rende possibile il
passaggio da piccola azienda a grande impresa è il suo team» dice il presidente e ideatore di Bioimis,
Roberto Zorzo. «Le capacità dei dipendenti, dei dirigenti e dell'intera rete di vendita rappresentano il
carburante per far crescere il gruppo. Affermeremo la nostra forza sui mercati, continuando a inserire nuovi
collaboratori, ex clienti ma non solo, desiderosi di imparare e mettersi in gioco».Djokovic Fino a 170 euro al
chilo per il miele di Manuka, che il tennista consiglia come panacea.L'attrice americana consuma alga
spirulina e beveroni di frutta e verdura. GwyNeth PALtRowL'ingrediente segreto della sua dieta: la salsa
Ponzu con alghe. cAMeRoN DiAZ