I Cento Anni della Scuola di Poleo

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I Cento Anni della Scuola di Poleo
I Cento Anni della Scuola di Poleo
Si ringraziano:
Il Comune di Schio,
VBR srl Viterie Bullonerie Riunite,
Laboratorio di Storia A. Giuriolo di Thiene,
La biblioteca Civica “R. Bortoli” di Schio,
La Direzione didattica “A”,
Proff. Ivo Mattozzi
e in modo particolare per il generoso sostegno:
Stireria Daniela di Trentin Stefania
Via Lago di Bolsena, 18 - Schio
La cultura è, fra i beni, il più “solido” possibile. Perché nessuno può sottrarla. A differenza dei beni che si
deprezzano, nel tempo mantiene ed anzi aumenta il suo valore, rappresenta un investimento sulla propria ed
altrui persona.
La cultura passa anche attraverso la scuola che ne è uno dei pilastri costitutivi.
Celebrare il centenario di una scuola è segnare una tappa nella vita di una comunità.
È “fare” cultura e storia. Così è anche per la scuola “G. B. Cipani” di Poleo.
Questo servizio ha segnato, con le sue componenti (alunni, insegnanti, collaboratori scolastici), all’interno delle varie vicende storiche che si sono succedute, attraverso le vite vissute, le storie e le testimonianze
di persone che ci hanno accompagnato e ci accompagnano fin dalla nostra infanzia, le tappe della vita
della comunità.
Con piacere desidero esprimere un pensiero di ringraziamento a tutte le persone che hanno pensato e
collaborato alla raccolta e la realizzazione di questi scritti.
Un particolare ringraziamento ai docenti del plesso e alla sig.ra Francesca Rossato che hanno costruito
con i loro alunni questo percorso storico e a tutte quelle persone che a titolo personale o come rappresentanti di gruppi e associazioni hanno contribuito in modo sinergico con la nostra Direzione Didattica
alla realizzazione di quest’opera.
Il Dirigente Scolastico
prof. Silvio Grotto
Indice
Premessa
5
Inizia il racconto della “bidella Giovanna”
6
All’inizio la scuola parrocchiale
8
La scuola comunale rurale
8
Il progetto approvato
13
La scuola nuova
14
Una scuola piccola
16
La scuola cresce… di un piano
19
La scuola dal 1960 ad oggi
20
I laboratori:
22
La scuola si racconta
22
Il muro della scuola
26
I giochi di una volta
28
Conte, filastrocche e danze
30
Vecchi quaderni e libri
33
Le pagelle
35
Premessa
Le colleghe di classe terza1 ed io stavamo programmando l’attività didattica interdisciplinare da
svolgere durante l’anno scolastico 2003-2004, quando, sfogliando del materiale per un’attività
di ricerca ambientale, trovammo dei vecchi appunti segnati a margine di una fotofrafia che
rappresentava don G.B. Cipani con i bambini dell’asilo Rossi: scoprimmo così che, nel 2006,
la scuola elementare G.B. Cipani avrebbe compiuto cento anni.
Nacque, allora, l’idea di rendere omaggio a questo modesto edificio che ha ospitato per generazioni, negli anni dell’infanzia, i bambini della frazione di Poleo, facendolo divenire occasione
di una semplice ricerca di storia locale.
Il lavoro sarebbe servito a guidare i bambini alla scoperta di un modo diverso di “fare storia” a
scuola utilizzando e analizzando i documenti, curando la raccolta di interviste e la rielaborazione delle informazioni acquisite.
La prima difficoltà che incontrammo fu reperire i documenti relativi alla scuola: nonostante la
gentile collaborazione del personale comunale: il “faldone” relativo alla Scuola di Poleo non si
trovava e sembrava essere smarrito.
In realtà i documenti erano conservati nella soffitta del Municipio, ma non potendo accedere
direttamente all’archivio , decidemmo di optare per una ricerca basata sull’intervista orale, fedeli
al nostro metodo di insegnare a fare ricerca attraverso l’impegno di tutti i ragazzi e le ragazze.
In seguito, grazie all’aiuto della professoressa Dina Mantoan, del signor Lino Trentin e del dott.
Franco Bernardi della Biblioteca Civica e di molti ex-alunni recuperammo alcuni documenti
e vecchie foto, ma il lavoro in classe era ormai concluso e la consultazione dei documenti servì
come verifica e ampliamento delle informazioni raccolte.
Il testo della ricerca, comunque, pur con le integrazioni necessarie per far capire le trasformazioni e le evoluzioni avvenute sia nell’edificio sia nella scuola italiana in questi cento anni di
storia, segue il percorso compiuto con gli alunni in classe.
Perno della ricerca e filo conduttore del racconto, sono state le interviste con il nonno di Luca
De Marchi e con la “bidella Giovanna”: i loro racconti ci hanno permesso di far rivivere la
nascita, la crescita e i cambiamenti di questo manufatto di scarso interesse architettonico, ma
di grande peso affettivo, occasione di rimembranze per la comunità.
Schio, Settembre 2006
Francesca Rossato
1Un grazie particolare per il lavoro svolto in classe all’insegnante Sandra Zangirolami e per la collaborazione, la collega di
modulo, Vittoria Grigolato.
Foto ricordo dell’incontro della sig.ra Giovanna Facci con i bambini della classe terza (a.s.2003-04)
Inizia il racconto della “bidella Giovanna”.
“Poleo è un piccolo paese posto in collina, incorniciato dai monti Enna e Novegno, abitato da persone operose, allegre e cordiali, aperto ai mutamenti del tempo.
E’ il paese dove sono nata e cresciuta, di cui conservo bei ricordi e che ho sempre amato.
Ora per voi, cari ragazzi, cerco di ricordare come e quando questa scuola elementare ebbe inizio,
una scuola in cui sono passate varie generazioni di alunni che qui hanno imparato le prime nozioni
dello studio guidati da molti insegnanti che hanno lavorato con passione.
Poleo nel periodo 1850-60 era un paese piccolo, dedito all’agricoltura, dove si lavoravano a mezzadria i terreni di alcune ricche famiglie: i signori Rossetto, il Conte Marini, i signori Lagni ed altri.
Il paese era povero, ma con il tempo si espanse e nuove famiglie acquistarono piccole proprietà: famiglie provenienti anche da Valli dei Signori, da S. Ulderico, da Santorso che s’inserirono bene nella
comunità portando nuovi lavori artigianali e creando nuove fonti di sostentamento.
Ma per i figli di queste nuove famiglie non c’era una scuola .
Solo i bambini dei signori avevano la possibilità di frequentare la scuola del Comune di Schio in via
“Pietro Maraschin”; le bambine, invece, nell’istituto Canossiano potevano apprendere lo studio magistrale ed essere avviate anche ad altri lavori come il ricamo, il lavoro a maglia e ad uncinetto.
Alla signora Maria Bonato, mia vicina di casa, piacque molte volte raccontare a me e ai miei ami-
ci, quando eravamo bambini,
questi fatti che aveva vissuto
lei da piccola ed ora io ve li
trasmetto in questa occasione.
Il paese una volta era diviso
in due località: San Giorgio e
Falgare.
E due erano le chiesette : una
dedicata a San Giorgio dove
ora sorge il cimitero e l’altra, a
San Rocco, davanti al negozio
dei fratelli Lirusso.
Il sacerdote che abitava in
località San Giorgio, a lato
La vecchia scuola a San Giorgio di Poleo demolita nel 1975.
della chiesetta e del cimitero,
Foto L.Trentin
insieme alla cura religiosa
degli abitanti si impegnava anche nell’ insegnamento. Quel sacerdote insegnava ai bambini che
arrivavano fin lassù, infreddoliti e stanchi, dopo averli messi a sedere lungo la scaletta esterna che
portava alla sua abitazione.
Questo avveniva in un’epoca che precedette la costruzione della prima scuola in via Falgare.
I ragazzi di quinta davanti all’ex-chiesetta di San Rocco durante l’ultima ristrutturazione.
All’inizio la scuola parrocchiale
Il racconto della signora Maria indica una traccia : a
Poleo, la prima scuola fu parrocchiale. E la traccia trova conferma nelle ricerche di storia locale pubblicate
in “Fede e Comunità a Poleo”, dove si legge:
“Don B. Calesella entrò in possesso delle due chiese
il 15 gennaio1778; (…) Il Sacerdote era obbligato,
come nuova clausola dichiarata all’atto di elezione,
anche ad “incontrare il desiderio delle due contrade
per far scola alli fanciulli”.2
Nasceva, forse, così, la prima forma di scuola popolare a Poleo, gestita dal Parroco e collocata presso la
canonica della vecchia chiesa di San Giorgio a cui si
accedeva per una scalinata in sasso.
La scuola comunale rurale
Le scalette di San Giorgio che
conducono ora alla casa della Sig.
ra A.Villanova
Racconta la “bidella Giovanna:
“Non solo: il sacerdote si prodigò per formare un comitato di genitori che assicurasse un numero
adeguato di bambini iscritti alle lezioni presso la nuova scuola. Questa, infatti, era la condizione che
il Comune poneva agli abitanti di Poleo per la costruzione e l’apertura di una scuola.”
Le storie della chiesa e della scuola rimasero a lungo intrecciate e se ne trova documentazione
presso la biblioteca di Schio dove risulta la presenza di una scuola rurale a Poleo a partire dal
1869-1870, con Don Bortolo Ruaro insegnante della sezione maschile a Poleo.3
In quegli anni – i primi sotto il Regno d’Italia - per essere eletto curato di Poleo era “requisito
specifico richiesto anche dall’arciprete affinché potesse insegnare nella scuola comunale rurale”4
il possedere la patente di maestro elementare, come documentato nell’anno 1873 per don
Giacomo Gasparini.5
2 A cura di Dina Mantoan, Fernando Sartori, Lino Trentin “ Fede e Comunità a Poleo” Appunti di vita religiosa e storico
sociale”, luglio, 1995, Marcolin Schio
3 Archivio BCS, “Distribuzione de’ Premi 1870, Schio, Marin e Compagno
4 A cura di Dina Mantoan, Fernando Sartori, Lino Trentin “ Fede e Comunità a Poleo” Appunti di vita religiosa e storico sociale” luglio, 1995, Marcolin, Schio, pag 40.
5 Nel frattempo si inaspriva la contesa fra i sostenitori delle due chiese : San Giorgio e San Rocco, contesa che avrebbe poi
portato alla costruzione della nuova chiesa di Poleo disegnata dall’architetto Negrin su commissione di A. Rossi.
E’ interessante notare che qui la scuola non è più chiamata parrocchiale, ma “comunale
rurale” e, come tale, soggetta ad ispezioni e regole, che riguardavano anche le altre due scuole
“rurali” nelle frazioni di Giavenale e Piane e naturalmente quella “urbana” di Schio.6
Dal 1879, a Poleo funzionarono tre classi, dalla prima alla terza, così i maestri divennero due.
Inoltre dal 1882 Don Antonio Ruaro fu nominato sopraintendente delle scuole rurali e ricoprì
tale incarico fino all’anno scolastico 1886-87.7
E’ interessante ricordare come si ottenevano le i Regie Patenti nel 1845: per insegnare nel
ciclo inferiore, quello che ci interessa: il docente poteva ottenere la Patente dopo appena un
biennio di frequenza alla Scuola Normale.
Il documento dell’Ufficio tecnico del 18 maggio18998 ci offre una descrizione accurata della
situazione in cui si trovavano gli edifici che ospitavano la scuola comunale femminile e quella
maschile di Poleo.
6 Un’altra curiosità emersa dalla ricerca è che “nell’opificio Rossi vi furono le scuole serali maschili e femminili durante l’inverno.
Nell’aprile del 1873 fu istituita a Schio la scuola giornaliera obbligatoria per tutte le ragazze dai 12 ai 15 anni, e pei giovani dai
12 ai 17 addetti al Lanificio Rossi. Le lezioni vengono impartite da tre maestri, due maestre e un catechista”. Archivio BCS,
Distribuzione dei premi 1873,Schio, 7 Archivio BCS,”Distribuzione de’ Premi” Anni 1879 e seguenti, Schio.
8 A.C.S. Serie Buste speciali,n.391
2 “La scuola femminile è posta nella vecchia chiesa delle Falgare sopra ai locali della latteria, e
vi si accede dal lato di mezzodì per una scala di pietra abbastanza comoda, con la quale forma
tutto un ambiente; questo locale è largo m. 5,80, lungo m. 9,00 e quindi ha una superficie di
mq.52.20, siccome però quasi un metro nella lunghezza è occupato dalla scala, la superficie
utile si riduce a mq.48.
Poleo, 29/5/53 Classe quinta, maestra Angela Borriero.
L’altezza del locale è di m. 4.36 per
In questa foto gli alunni indossano il giubbotto nero, le alunne
cui si hanno metri cubi 227.59;
il grembiule con il fiocco e la maestra il suo camicie. Tutto è in
è illuminata da due finestre
ordine,“in posa” per la foto, al contrario della foto in copertina dove
verso mezzodì della luce di
si “respira”aria di scuola. Foto Ivo Canova.
mq.1.40 x1.00 e di una
eguale a mattina ed un’altra
a sera; ha il pavimento in
tavole abbastanza buono,
il soffitto di griggiole con
intonachi in buono stato e
così pure gli intonachi dei
muri.
Il cesso è posto nel lato
di sera del locale ed è in
condizioni abbastanza
buone trovandosi fuori dal fabbricato, unito
solo in un lato.
La capacità di questa scuola è al massimo per 50 alunni, avvenendosi che oggidì
vi sono i banchi per n. 40 allievi e che si devono dividere gli alunni in due riparti essendo il loro
numero circa di 80. Vi sono ora 25 banchi, i quali servono per n. 50 alunni, ma il locale sarebbe
appena sufficiente per n. 36. Le condizioni di questo locale sono discrete a condizione, che la
luce è un poco deficiente e purché il numero degli alunni non superi il n.50.
La scuola maschile trovasi nella casa rurale ora proprietà Letter e vi si accede direttamente dalla
strada con un gradino; è lunga m.5.80 e larga m. 7.20 per cui ha una superficie di mq.41.76 ed
è alta m.4.40 e quindi ha una cubatura di m. 141.98.
Ha il pavimento di mattoni in cattivo stato, per soffitto serve l’impalcatura sopra di travi e tavole; le pareti i muro male intonacate ed indecenti; ha luce da due finestre verso mezzodì della
luce di m. 0.87x1.87 e da una luce uguale verso mattina.
Per accedere al cesso gli alunni sono costretti a sortire in strada.
Vi sono ora 25 banchi, i quali servono per n. 50 alunni, ma il locale sarebbe appena sufficiente per
n. 36. Le condizioni di questa scuola quindi sono assai cattive, ne è possibile il rimediarvi.” 2
Dal documento si arguisce come la scuola comunale di Poleo fosse frequentata da un buon
numero di alunni, al punto che le classi maschili dovevano attuare il doppio turno per poter
10
accogliere tutti gli utenti.
Gli ambienti dovevano essere comunque spartani: ad esempio, non si fa cenno a qualche forma
di riscaldamento.
Per questo il regio ispettore, facendosi anche interprete delle richieste della popolazione e degli
insegnanti, con lettera del 12 aprile 1898 indirizzata alle Autorità comunali di Schio, sollecitava la costruzione di un nuovo edificio scolastico a Poleo:
2 “(…) Codesto cospicuo comune ha lodevolmente provveduto di sedi adatte e decenti tutte
le scuole ad eccezione di quelle di Poleo.
Mi lusingo che, quanto prima, anche in quella frazione sorga una modesta, ma comoda casa
scolastica (…)”. 2
Iniziava così per la comunità di Poleo un periodo di attesa mentre i responsabili dell’ l’ufficio
tecnico del Comune cercavano di individuare il luogo più idoneo, capace di soddisfare i bisogni e le aspettative dei cittadini. La relazione tecnica del 10 ottobre 1899, in parte riportata qui
sotto, riassume i dati significativi del precedente documento ed evidenzia una scelta accurata del
sito ove edificare la nuova scuola. Il terreno, di proprietà dei fratelli Granotto, era situato vicino
al la vecchia chiesa di via Falgare, divenuta poi latteria e sede della scuola femminile:
2 “La frazione di Poleo
del Comune di Schio
con N° 1300 abitanti
manca affatto di locali
adatti alle scuole rurali,
le lezioni s’impartiscono oggidì in due locali;
l’uno serve per la scuola
femminile ed è posto sopra una latteria, l’altro è
posto nel piano terreno
1933-1934 Foto ricordo di un gruppo di ex-alunne davanti alla
di una casa privata di
scuola di Poleo. La scuola è ancora ad un piano, gli infissi di
proprietà Mantese conf.
legno e l’acciotolato fuori dalla scuola
ti e serve per la scuola
maschile.
Per questi due locali il Comune paga un fitto di £ 165.
Le dimensioni di questi locali sono affatto insufficienti per gli alunni, (…); si deve aggiungere,
che sono prive affatto di un cortile e che la luce è deficiente.
In vista di ciò la rappresentanza Comunale deliberò di costruire un fabbricato ex novo con
locali convenienti allo scopo.
Il centro della frazione di Poleo dista Km 4 dalla città di Schio e trovasi in posizione elevata
11
circa m. 290 sul livello del mare. Il sito scelto per la nuova costruzione trovasi nel centro dell’abitato
e dista m. 700, in linea retta dal Cimitero. Il sottosuolo è tufaceo vulcanico, fermo ed asciutto e
lontano da falde acquee. I venti dominanti spirano da ovest. Gli alunni, che frequentano le scuole
sono 60 maschi e 60 femmine. Il fabbricato viene eseguito in posizione alta e salubre con accesso
dalla strada Comunale. Il terreno su cui viene costruito il nuovo fabbricato ha una superficie complessiva di mtq 560 di cui saranno occupati dal fabbricato mq 126 - dai cortili mq 434 - totale
560. L’edificio è rivolto col suo prospetto principale verso sud e le finestre delle aule sono pure poste
in questo lato. Il cortile verso la strada è chiuso da muro con due cancelli d’accesso ai due cortili.
L’edificio è a due piani compreso il terreno lungo m. 16.40 largo m. 7.70.” 2
Segue la descrizione particolareggiata del pianterreno e del primo piano.
Ma il Ministero della Pubblica Istruzione, nella lettera di risposta relativa alla richiesta di contributo
per la costruzione della scuola, muoveva alcuni rilievi sulla capacità ricettiva dell’edificio progettato:
erano osservazioni ben motivate, che basandosi sul costante aumento della popolazione scolastica di
Poleo, prevedevano un numero di alunni decisamente superiore agli spazi dell’edificio da costruire.
E concludeva subordinando la concessione del sussidio alla costruzione della terza aula.9
La relazione dell’Ufficio tecnico del 19 aprile 1901 registrava tutte le variabili che dovevano essere
valutate nella scelta del luogo e le osservazioni mosse dal Ministro, spiegava ancora perché fossero
state scartate le proprietà Clementi e Letter, prese precedentemente in considerazione.10
Finalmente il 30 dicembre del 1902 il Consiglio Comunale approvò il progetto dell’Ing. Saccardo
e, ottenuto il voto favorevole di Uffici e Commissioni esterne11 procedette alla pratica di espropriazione dell’area pianeggiante - a sud della strada comunale - di proprietà della sig.Garofolo e
coltivata a “prato aperto”.
2 “Relazione 1904”
Il sottoscritto aveva redatto un progetto per il Nuovo Fabbricato Scolastico della Frazione di Poleo
in data del 10 Ottobre 1899, se nonchè il Ministro dell’Istruzione Pubblica, tenuto conto del numero degli alunni, lo respinse, perché vi erano soltanto due aule ed invitava il comune di Schio a
presentare un nuovo progetto con tre aule scolastiche.
Avendosi riscontrato, che nella località scelta non era possibile costruire questo fabbricato senza
spese considerevoli di espropriazione, si è cercato un nuovo sito, il quale si presterebbe bene allo
scopo.
Dopo varie ricerche si è scelto il terreno di proprietà della signora Teresa Garofano, vedova Clementi posto lungo la strada Comunale Schio Falgare fra la latteria e la Nuova Chiesa.”12
9 A.C.S. Serie buste speciali n.391.“Provincia di Vicenza - Vicenza, 4 Settembre 1900 - Consiglio Scolastico n.1298
10 A.C.S. Serie Buste speciali n.391
11 I voti favorevoli furono quelli della Commissione Sanitaria Provinciale, dell’Ufficio del Genio Civile (16 Febbraio 1903) e dell’Ufficio di Revisione presso il Ministero della Pubblica istruzione che assunse il concorso del terzo della spesa periziata in L. 17000.
12 A,C,S, Serie Buste speciali, n.391
12
La pratica di esproprio è corredata da una relazione del progettista sul terreno scelto13 ed afferma che l’esproprio “non porta dissesto alcuno alla possessione, perché non resta ritagliato che
un piccolo argine sul quale trovasi un canaletto per l’irrigazione dei terreni.” 2
Il progetto approvato
Finalmente, superata ogni eccezione, nel settembre del 1904 si
giunge alla definitiva certificazione del progetto.14
La scritta, apposta sul progetto
in bella calligrafia, attesta che il
9 settembre 1906 la costruzione
della scuola era stata completata.
A,C,S, Serie Buste speciali, n.391 Relazione dell’in.Saccardo
A,C,S, Serie Buste speciali, n.391 (…) dal giorno 15 Agosto 1904 al giorno 4 Settembre corrente vengono depositati presso
questo Ufficio Municipale la relazione e il piano di costruzione di un fabbricato scolastico per la frazione di Poleo, in uno al
progetto dettagliato 1° Settembre 1902 dall’Ing. Saccardo, e ciò agli effetti dell’art. 4 della Legge 25 Giugno 1865 N. 2359.
Nessuna eccezione fu presentata a questo Ufficio Municipale. Schio, li 6 Settembre 1904”
13
14
13
La scuola nuova
Ritorniamo al racconto della sig.ra Facci per capire come era la nostra scuola, allora, cento anni fa.
Bellissima questa foto prestataci dalla sig.ra Silvina Maule.
Si vede il basamento in sasso della scuola, ma l’occhio corre all’abbigliamento delle alunne, alle
calzature, alle calze di lana lunghe, al taglio dei capelli.
“Ora vi parlo di come nacque la scuola nell’anno 1906.
Il luogo era collinare, vi passava vicino il fosso del Feo ora scomparso perché intubato. Il terreno
argilloso venne spianato e vennero fatti gli scavi per le fondamenta in sasso e calce. Le fondamenta,
che racchiudevano la terra argillosa, erano profonde circa un metro e cinquanta all’esterno. Questo
si è potuto vedere quando rifecero la pavimentazione .
La scuola consisteva in tre aule, un corridoio e ai lati un’aggiunta di dimensioni ridotte che ospitava
i doppi servizi con lavandino. Tre aule erano sufficienti, perché allora si andava a scuola fino alla
terza elementare. Ogni aula, alta m 4,75, misurava m. 9,00x7,00 e riceveva luce da quattro ampie
finestre. Gli infissi erano di legno e i vetri semplici. Le due aule ai lati godevano di una finestra che
dava al corridoio, mentre quella al centro aveva una doppia porta.
Le finestre del piano terra erano protette da una rete metallica pesante. Il pavimento era di asfalto,
tirato così bene che era un piacere vederlo.
Si andava in cortile uscendo da una delle due porte principali: questo cortile, che era più spazioso di
14
quello attuale, è stato molto utilizzato per la ginnastica.”
Davanti alle scale delle due porte c’era la cunetta della strada: durante l’inverno si formava una
corsia di ghiaccio che noi bambini usavamo come pista per scivolare con le nostre “sgalmarette”.
In questa foto del 1960, la scuola
di Poleo è vista dal muretto del
ponte che convogliava le acque del
“fosso dei Fei”. Oggi il ponte non
esiste, il fosso fu interrato e se
ne trova traccia solo nelle mappe e nel tombino a confine fra il
passaggio pedonale, che mette in
comunicazione via Falgare con
via degli Orti e la proprietà del
Circolo Operaio.
La scuola venne dotata di arredi scolastici e
tutto questo doveva apparire splendido agli
occhi dei bambini di allora perché in molte
scuole del tempo si usava come lavagna la
porta dipinta di scuro.
“L’arredamento consisteva in una cattedra
in legno, un tavolo e una pedana posapiedi.
Vi era in ogni aula una lavagna girevole con
cornice in legno e sostegno da terra, con cassetto portagessi e cancellino.
I banchi erano in legno , biposto con predella
in legno, calamaio in vetro inserito nell’apposito foro e l’inchiostro, fornito dal comune
veniva versato da bellissime ampolle in vetro.
Anno 1955. Maestra Milani.
La foto trasmette una sensazione di
tenerezza data forse dall’atteggiamento del
bambino o dalla cura con cui l’insegnante
ha scelto le scarpe bianche... Foto L.Trentin
15
Sulla parete era appeso un crocifisso. A destra della cattedra vi era un armadio in legno. In corridoio
si trovava una credenza in legno con vetrina per i sussidi.”
Non si trova purtroppo, il fascicolo del 1906-07 relativo alla distribuzione dei premi , del
fondo Della Ca’, che forse avrebbe potuto darci informazioni più precise, ma sfogliando quello
dell’anno scolastico 1907-1908 abbiamo scoperto che a Poleo la prima classe era mista, mentre
la seconda e la terza erano rigorosamente maschile e femminile.
Vi insegnavano tre maestri. La classe quarta fu istituita nell’anno 1911, mentre per frequentare
la classe sesta, che prevedeva l’esame di ammissione al successivo grado scolastico, occorreva
scendere a Schio.
“Durante la Prima Guerra Mondiale (1915-1918) la scuola fu chiusa, perchè Poleo era considerata
zona a rischio, e l‘edificio servì da ospedaletto da campo.15
Negli anni del primo dopoguerra (1920-1921) ospitò il presidio dell’arma dei Carabinieri. Vi trovò
posto anche un servizio di cucina per i disoccupati.
Poi la scuola riprese.”
Una scuola piccola
La nuova scuola tuttavia si rivelò presto non adeguata alle esigenze della comunità perché la
popolazione delle contrade, che facevano capo al piccolo centro, aumentava (nel 1924, era
salita a 2.000 abitanti). Inoltre la presenza in paese del nuovo edificio motivava le famiglie a
mandare i figli a scuola, almeno per frequentare il primo ciclo.
Il Comune di Schio, considerate le necessità, progettò un ampliamento che comprendeva la
costruzione dell’abitazione del custode con la scala d’accesso alla soffitta, un vestibolo di m.
19x, un locale ad uso latrina e lavabo e, nel II° piano, il granaio per deposito della legna e
materiale scolastico.
Con la presenza di un bidello stabile si voleva anche impedire i continui vandalismi contro
il fabbricato scolastico che procuravano
danni alle grondaie e ai serramenti e proteggere l’edificio dai ripetuti tentativi di
scasso fatti per asportare le poche sup-
Visita al museo della scuola presso la facoltà
di Scienze dell’Educazione a Padova.
Gli alunni della classe IV si cimentano
nella scrittura con l’inchiostro e il pennino.
Allo stato attuale della ricerca non è emersa documentazione che convalidi questa affermazione, ma è probabile che la scuola,
così a ridosso delle zone di combattimento, sia stata utilizzata forse come punto di smistamento dei feriti.
15
16
pellettili presenti.)
Nella relazione tecnica del 15 marzo 1924 si legge che il costo previsto era di Lire 84.000 di
spesa totale; il progetto, risalente al 1909, arrivò con i relativi provvedimenti all’approvazione
del Consiglio Comunale il 31 maggio 1924.
Il Regio Provveditorato agli studi del Veneto, con sede in Venezia, il 18 luglio 1924 restituì il
progetto invitando il Comune a modificarlo “secondo le osservazioni…“.16
Non sappiamo per quale motivo, ma il progetto si fermò e i lavori non vennero realizzati e la
scuola rimase inadeguata ai bisogni della popolazione fino agli anni ’50 come conferma l’intervista al sig. Francesco Pozzan che è venuto in classe a raccontare i suoi ricordi di scolaro.
“Ho frequentato la scuola di Poleo dal 1935 al 1940. L’edificio costruito agli inizi del secolo scorso,
aveva un solo piano con tre aule: è stato ampliato agli inizi degli anni 50 arrivando all’attuale
struttura.
Le tre aule iniziali erano molto grandi con ampie finestre e due porte,
accoglievano tre classi di
1931 Foto di classe.
mattino, una di pomeriggio
un piano.
e la quinta era sistemata
La scuola è ancora ad
nell’edificio che si trova in
cima alle Falgare attualmente di proprietà del signor
Brazzale.
L’arredo delle aule era molto
semplice: vi erano i banchi,
la cattedra, la lavagna e un
armadio. Appeso alla parete
c’era un crocifisso e il ritratto
del duce.
I banchi erano di legno, accoppiati due a due con le sedie incorporate e fatte come una panchina.
Sui banchi c’era un foro dove si metteva il calamaio e vicino c’era un incavo dove si mettevano i
pennini. Sotto alla cattedra che era un semplice tavolino c’era una pedana di legno.
Il cortile era come adesso solo che c’era erba e non era ben tenuto.
La scuola era frequentata da molti alunni che molto spesso ripetevano per più volte la stessa classe.
La scuola era “obbligatoria” per cinque anni, poi le medie erano facoltative e si frequentavano a
Schio.”
16
Archivio ACS, Serie buste speciali...
17
Riprendiamo il racconto della signora Giovanna che descrive l’arredo e l’interno della scuola.
“La scuola nel 1937 aveva già la sua biblioteca scolastica17 e verso il 1940 ebbe in dotazione la “radio”.
Non era cosa da poco a quei tempi! Nell’aula adiacente l’entrata, venne anche installato un altoparlante. L’illuminazione artificiale era data da due lampadine a luce elettrica con riflettore in ferro smaltato,
filo elettrico e conduttore esterno lungo le pareti. Anche nei servizi e nel corridoio vi erano due lampadine, mentre sette finestre garantivano la luce naturale. Due porte davano all’esterno.
Il riscaldamento era assicurato da stufe murali a legna con il tubo fumaiolo in ghisa, poi sostituite da
altre in cotto, per finire con stufe in ghisa funzionanti a carbone.
Per la ricreazione vi era il cortile esterno come oggi e per l’attesa dell’inizio delle lezioni si usava il cortiletto antistante la scuola, perché allora circolavano solo carri da trasporto trainati da animali, poche
bici e la strada non rappresentava un grosso pericolo.”
Durante il periodo dell’occupazione tedesca (1943-1945), la scuola fu requisita e alloggiò reparti armati fino al 29 aprile 1945, giorno della Liberazione di Schio.18
Nella scuola funzionò anche per vari anni la refezione scolastica per i bambini bisognosi sostenuta dal
Patronato del Comune.19
Il cibo veniva preparato in casa da
alcune mamme e poi trasportato a
scuola e consisteva in un piatto di
minestra o di pastasciutta, un pane,
un frutto o un po’ di marmellata o
un formaggino...
Funzionò anche una scuola di richiamo per adulti tenuta da un
insegnante in servizio che ottenne
una buona partecipazione.”
Scuola di Richiamo, maestra Sig.na M. Milani (14/12/56 - 11/02/57). Gli alunni sono numerosi.
Foto Silvana Zanella
Le scuole di Schio erano dotate di biblioteca scolastica già dall’anno 1907, come risulta dai fascicoli della distribuzione dei premi.
Dall’archivio della Direzione Didattica “A” di Schio risulta che in data 1.8.1945 un’aula solo era occupata da sfollati , ma la scuola di
Poleo nella lettera del 29 maggio 1948 indirizzata al Sindaco di Schio viene indicata come uno degli edifici funzionanti nel territorio del
comune occupata da reparti militari. In questa richiesta si indica cha a Poleo funzionava una scuola mista a corso completo di 200 alunni.
19
Nei ricordi di molti ex-studenti e di insegnanti di “antica nomina” vi è l’esperienza del Patronato Scolastico, esso riaffiora anche
nel ricordo della “bidella Giovanna” ed è forse necessario aprire una parentesi per spiegare cosa fosse.
Esso nacque dapprima come iniziativa filantropica e volontaria di persone benestanti per aiutare i poveri nel frequentare la scuola e
distribuiva scarpe, vestiti, libri, quaderni e più tardi organizzava refezioni scolastiche e doposcuola di tipo assistenziali.
Con la legge Daneo Credano, l’istituzione del patronato diventa un obbligo e non ha più compito di assistenza, ma di promozione
scolastica e culturale quasi a testimoniare il forte impegno dell’epoca giolittiana verso l’educazione elementare e popolare. Il Patronato verrà assorbito durante il fascismo dall’O.N.B. (Opera Nazionale Balilla) e ricostituito dopo la seconda guerra mondiale con
carattere nuovamente assistenziale. I patronati verranno sciolti definitivamente con decreto delegato n. 616 del 24.7.1977 e le loro
funzioni e i loro beni passeranno ai comuni che saranno tenuti a realizzare il diritto allo studio secondo le leggi regionali relative.
17
18
18
La Scuola cresce… di un piano
“La scuola fu elevata e dotata di un secondo piano costruito durante le vacanze estive negli anni
1949-50 perché gli ambienti scolastici non erano più sufficienti tanto che gli alunni furono costretti per anni al disagio dei doppi turni, mattino e pomeriggio.”
Già un decennio prima si era cercato di porre rimedio a questa esigenza collocando una classe
nella casa privata dei signori Vigna.
Dal carteggio intercorso fra il Comune di Schio e l’avv. Olinto Vigna sappiamo che furono
affittati due vani da adibire ad aule per l’anno 1938-39 al prezzo di L.750, che furono fatti dei
lavori a carico dell’Amministrazione Comunale per renderli agibili e per dotarli di una latrina
esterna nel lato sud-est della casa.
Con il contratto di affitto il sig. Vigna concesse anche l’uso del piccolo cortile antistante l’entrata, ma a novembre chiese che gli alunni entrassero ed uscissero incolonnati ed accompagnati:
forse anche allora i bambini erano vivaci!20
Il disagio viene sottolineato anche dalla “Relazione sulle necessità edilizie per le scuole del
Comune” del Direttore Didattico A. Colombo del 27 aprile 1948:
2 “Funziona a corso completo di cinque classi con cinque insegnanti. Si hanno solo tre aule, e
di conseguenza i maestri debbono avvicendarsi incidendo sull’orario scolastico.
Tenuto conto della particolare situazione e della natura della scuola, che accoglie figli di operai
destinati a diventare operai è necessario e urgente sopra elevare un piano alle tre aule esistenti.
In tal modo si avranno le 5 aule e l’alloggio per il custode, di cui riavverte la necessità per assicurare la scuola da visite di ladri. Non è molto tempo che fu rubato l’apparecchio radio” 2
Il progetto di innalzamento della scuola fu ripreso dopo la seconda guerra mondiale, presentato a firma del tecnico Domenico Greselin in data 24 luglio 1948, fu realizzato dalla ditta
Francesco Santacaterina nell’anno 1949, grazie anche ad un mutuo contratto dal comune di
L. 6.650.000.
Fu aggiunta l’abitazione del custode, dotandola di una scala d’accesso propria e, durante i lavori
di innalzamento furono apportate ulteriori migliorie.
La scuola di Poleo ebbe così le tre aule nuove a lungo agognate ed una di queste fu adibita ad
infermeria ed archivio.
Racconta a questo proposito la signora Giovanna:
“Il piano superiore entrò in funzione dopo le vacanze di Natale del 1950.
Le aule diventarono cinque: tre al piano terra, due al piano superiore con l’abitazione per la bidella.
Una scala interna univa i due piani. Vi era, oltre al corridoio e ai servizi, una stanza per il medico,
Anche villa Rossetto, ora Brazzale, era stata sede di una classe e così, durante la guerra, villa Marini come anche la casa antica
dei signori Lanzi ( vicino a Lirusso).”
20
19
dove a tutti i bambini dopo i tre anni veniva fatte le vaccinazioni
antivaiolosa e antidifterica: vaccinazioni obbligatorie per accedere alla
scuola.
L’illuminazione fu rinnovata nell’ anno 1950 sistemando l’impianto
all’interno e sostituendo le lampadine con luci al neon.”
Ecco la campanella della scuola che ha segnato l’inizio e
la fine dell’attività scolastica per molti anni.
La scuola dal 1960 ad oggi
L’edificio da allora ha subito delle modifiche interne dovute a migliorie e ristrutturazioni che
non hanno modificato in modo rilevante l’impianto architettonico: nel 1964 fu istallato il
riscaldamento a nafta22, negli anni 80 l’abitazione del custode fu trasformata in aule perché la
scuola aveva bisogno di altri spazi per svolgere le attività previste dalla riforma e per accogliere
gli alunni sempre più numerosi.
Ritorniamo al racconto della signora Giovanna Facci per riassumere l’ultimo periodo di storia
dell’edificio scolastico:
“La costruzione del piano superiore portò anche all’ammodernamento dell’arredo: vi furono banchi
diversi e armadi laminati.
Anche l’insegnamento si rinnovò con tante attività, arrivò l’uso del ciclostile ad alcool poi ad inchiostro, i registratori, le diapositive, infine il video proiettore e poi il fotocopiatrice.
La divisione delle aule al piano terra avvenne nel 1970, quando aumentarono i bambini con l’arrivo degli alunni di Santa Caterina e del Villaggio 68.
Inoltre la riforma impediva di formare classi con più di 24 alunni e di conseguenza nacque l’esigenza di avere a disposizione più aule anche se meno spaziose.
Negli ultimi anni in cui ho lavorato come bidella vi era l’ascolto della musica espressiva, lezioni di
flauto e si svolgevano le attività pomeridiane che portavano a scuola proposte alternative quali la
lingua inglese, il lavoro con l’argilla, la musica, la fotografia.
I bambini erano spesso protagonisti di recite, spettacoli, di mostre: avrei tanti altri ricordi che ora
mi sfuggono.
Ho abitato nel piccolo appartamento della scuola per ventidue anni e conservo di quel periodo dei
bei ricordi: noi tutti sentivamo la scuola come la nostra seconda famiglia.”
Vorrei nominare le bidelle, ora chiamate personale ausiliario, di un tempo che ricordo: la signora
Santacatterina Margherita, la signora Lanaro Maria ed infine Berti Beatrice, la mia mamma ed
io Facci Giovanna, che vi ha raccontato la sua storia.”
22
Vedi progetto fornito dall’Ufficio Tecnico Comunale
20
Anno 1983, classe 5ª A
Carnevale a scuola.
Foto Kety Pozzer
Ora, concluso l’ “Amarcord” della
bidella Giovanna la storia diventa
attualità: il nostro presente.
Nel 1999 per adeguare la scuola alle norme attuali fu costruito lo scivolo
esterno, dal 2001 in poi piccole modifiche cercarono di adeguare lo stabile alle nuove norme:
fu aggiunto un servizio al piano terra per le persone disabili, venne costruita all’esterno una
scala in ferro per le emergenze, ricavato un piccolo spazio utilizzato23 dall’attuale personale
ausiliario , conosciuto dai bambini come “la stanza dei bidelli”.
Questo è un luogo speciale dove si curano le piccole ferite, si beve la camomilla, bevanda magica multifunzionale, che guarisce mal di testa, di pancia, nostalgie, dispiaceri e paure.
I nostri alunni oggi non sono più “figli di operai destinati a diventare operai” come afferma il
Direttore Colombo nel 1948 24, la realtà sociale ed economica della frazione di Poleo è mutata
soprattutto negli ultimi quindici anni, come viene sintetizzato nel POF, ma25 rimane inalterato
il forte senso di appartenenza alla comunità che anima la scuola e il suo desiderio di essere
ancora oggi parte attiva e partecipe della crescita culturale del piccolo centro.
Purtroppo la scuola risente, oggi come allora della mancanza di spazi adeguati (aule speciali,
palestra, mensa...) sia al numero degli alunni sia alla sua esigienza di essere attenta non solo ai
processi formativi specifici curriculari, ma anche aperta alla collaborazione con i genitori che
vogliono essere partner sensibili e responsabili della crescita della formazione dei propri figli.
Il personale ausiliario era formato, fino all’anno scolastico 2004-05, dalla signora Calgaro Silvana, dalla sig. Losco Lia e da Romagnolo Federico..
24
vedi documento citato
25
POF 2006 :”La scuola “C.B.Cipani”si trova a Poleo, che nell’ultimo decennio è cambiata modificando la sua struttura di periferia
e diventando sempre più quartiere di Schio. Le nuove famiglie, insediandosi nelle recenti strutture abitative, sono stabili e si sono
inserite nella comunità attraverso i figli che hanno creato necessità comuni e legami nuovi. Anche le attività promosse dal quartiere e
dal Progetto Giovani hanno facilitato la conoscenza e l’aggregazione secondo interessi culturali e sportivi.
Nelle contrade sono rimaste poche famiglie originarie e i nuclei d’origine straniera sono scomparsi perché quasi tutti gli extracomunitari si sono trasferiti nel centro di Schio o di Poleo dove possono trovare un maggior numero di servizi. Per questo motivo si registra
un’entrata costante, in ambito scolastico, di uno o due bambini d’origine straniera ogni anno.
La scuola, per tradizione presente e partecipe alla realtà sociale di Poleo, ha cercato di consolidare il rapporto con le famiglie e di entrare in sintonia con le agenzie educative presenti nel territorio collaborando sia con la Parrocchia, che è ancora un punto importante
di aggregazione e di riferimento, sia con il Comitato di Quartiere che è attivo e attento verso i bisogni e le proposte della scuola.
23
21
I Laboraori
Durante la nostra ricerca abbiamo coinvolto i genitori, i nonni/le nonne e la comunità chiedendo ad
ognuno di rovistare nei cassetti alla ricerca di ricordi scolastici: sono giunti alcuni vecchi libri, molte
fotografie e pagelle. Utilizzando “i ricordi” ritrovati gli alunni, durante i laboratori didattici svolti in
classe, hanno rivisitato la vita dell’edificio scolastico, i giochi, le conte, le danze, la scrittura, le pagelle
della scuola dei loro genitori e nonni.
La scuola si racconta
Oh, anche quest’anno ce l’ho fatta a resistere fino alla fine, nonostante gli acciacchi
e la scuola
dell’età!
Scusate, mi presento: sono la scuola
ento anni compirà
G.B.Cipani e mi trovo in via Falgare a Pon regalo da tutti bambini riceverà
leo, una frazione di Schio, e fra poco compirò cento anni perché sono stata costruita
gnuno di noi
nel 1906.
a sua scuola
Allora avevo solo tre grandi aule e i servizi, perché in quegli anni la maggior parte
ncora nel cuore porterà.
dei bambini frequentava la scuola fino alla
Giovanbattista Ruaro
terza elementare, ma per i genitori della comunità di Poleo rappresentavo una
grande conquista: finalmente i loro bambini potevano frequentare una vera scuola.
La scuola infatti fino ad allora era condotta dal parroco del paese e spesso le lezioni si tenevano
lungo le scalette che portavano alla canonica di San Giorgio e fu proprio un parroco ad organizzare
le richieste dei genitori e a volere una scuola comunale a Poleo.
Ho avuto subito il mio arredo con banchi, cattedre, lavagne e, per quei tempi, era una cosa importante.
Da allora ho subito molti cambiamenti e
cuola, tu che sai
modifiche ed alcuni interventi hanno ridotto il mio spazio e a volte mi sono un
osa successe in quei giorni trascorsi
po’ imbruttita, ma ho sempre cercato di
tili per il nostro paese
resistere e di adeguarmi alle esigenze nuove degli alunni e delle loro famiglie.
stinato, che non si arrende.
Ho avuto una vita interessante perché
acrime di gioia
sono stata usata come ospedaletto da guerra, come caserma e, tremo ancora al rincora ti aspettiamo.
cordo dell’incendio di Poleo del 7 agosto
Samuele Fanchin
1944!
S
C
U
O
L
A
S
C
U
O
L
A
22
Sì, sì andiamo a scuola
Ci divertiamo,
Urliamo e scherziamo
Origliamo alle porte e
Le maestre
Alla fine ci sgridano sempre.
Enrico Borinato
salutato la mamma cercava di non farsi vedere
piangere. Piangeva perché si sentiva disorientata e non mi conosceva. ma ora dopo tre anni è
cresciuta, conosce ogni angolo del mio edificio
come le sue tasche e arriva alla mattina sicura
e sorridente.
Ancora oggi osservo stupita il piacere che
provano i bambini quando entrano nella loro
classe decorata con disegni e lavori; condivido
la loro allegria nel ritrovarsi, l’ansia prima delle
verifiche, la gioia dei giochi in cortile.
Ogni anno provo un senso di malinconia quan-
Siamo a scuola e ci divertiamo
Cantiamo, balliamo e giochiamo
Uniti e amici siamo
Ora però è vacanza
La scuola è finita
Andiamo in gita e viviamo la vita.
Jenny Costeniero
L’incendio, voluto come rappresaglia dai tedeschi
che occupavano Schio in seguito all’uccisone di un
soldato, lasciò molte famiglie senza casa ed una la
ospitai proprio io.
Ora, per fortuna, lo spavento più forte che provo
mi è provocato dal chiasso della ricreazione, o dalle
urla dei bambini durante i giochi in cortile o da
qualche richiamo esasperato delle insegnanti!
Alla mia età, a volte, tutto questo trambusto mi
fa venire un po’ di nausea, ma mi intenerisco ogni
anno quando vedo i piccoli della prima.
Ricordo una bambina piccola, timida dolce ed
indifesa che il primo giorno di scuola, dopo aver
Scuola
Come la mia casa amichevole
Unione particolare tra i bambini
O amicizia fantastica
La scuola è davvero un sogno
Ancora da vivere.
Angela Colpo
do gli alunni di quinta mi lasciano per andare
alla scuola media. Ma con il tempo ho scoperto che è sufficiente avere un po’ di pazienza perché so che poi li rivedrò alla mattina
quando, ormai adulti, accompagneranno i
loro figli a scuola.
Loro mi riconoscono, a volte sono assaliti dai
ricordi, ma non mi salutano perché hanno
troppa fretta di andare al lavoro.
Io li perdono volentieri perché a me basta riconoscerli e poterli ancora aiutare accogliendo i loro figli. Al mattino mi sveglio con il
profumo di bambini puliti, mi fa compagnia
23
il cicaleccio sommesso durante
le pause delle lezione, mi rinvigorisce l’odore stuzzicante delle
merendine aperte a ricreazione e
la puzza di sudore dopo i giochi
sfrenati in cortile, mi concentra
il silenzio intenso durante le verifiche.
A volte sono elettrizzata perché le
aule si trasformano in laboratori
dove si creano oggetti, si inventano storie e così odori e suoni
nuovi si diffondono nelle aule
e nei corridoi perché ogni spazio
Scuola piccola ed accogliente.
Cuore di ognuno di noi
Unica amica,
Ogni giorno penso a te, ma
L’incantesimo si rompe facilmente ed io torno
A giocare con miei compagni serenamente.
Scuola, aspettami, sto arrivando
Correndo come
Un matto
Ora ti sto raggiungendo
Lì da te potrò giocare e studiare
Allegramente.
Alessandro Valzelli
Chiara Palin e Angela De Franceschi
viene utilizzato e spesso decorato. Sono fortunata perché nelle classi ci sono molti libri che
posso leggere durante le vacanze estive quando
solo le montagne mi tengono compagnia e mi
sorridono sotto la grande coperta azzurra .
Tuttavia ci sono delle cose che mi danno fastidio: i bambini che buttano le carte per terra, che
sporcano le mie mattonelle lucide, che seminano le briciole per i corridoi che mi danno un
tremendo prurito, ma la cosa che detesto di più
è la loro
abitudine
di fare gli
scivoloni
per terra. Mi fanno male e mi sporcano!
Per fortuna ci sono le ausiliarie a pulirmi e a coccolarmi:
Silvana e Lia vigilano, disinfettano e curano le piccole ferite e
i dispiaceri dei bambini, ma anche i miei!
Ora c’è un nuovo bidello che si chiama Federico: piace ai
bambini perché lo vedono come un papà giovane sempre
disposto ad ascoltarli ed a incoraggiarli.
Certo provo dispiacere quando assito all’uscita dei piccoli che
si recano alla mensa dell’Arci; vorrei poter mangiare con loro,
partecipare alle conversazioni e agli spettacoli di Natale ed invece non posso perché non ho spazi a sufficienza.
Nessuno credeva che avrei ospitato più di centoventi bambini, Giugno 1990 ultima foto di classe con la “bidella
24
Sai scuola
Che ti vogliamo molto bene, sei
Unione di bambini felici,
Ora che siamo grandi vogliamo dirti
La verità
Ascolta scuola e sii orgogliosa.
Siamo
Compagni
Uniti
Onemici
La scuola ci unisce
Amiamola per sempre.
Nicola Rutigliano e Alessandro Mosele.
Daniela Andrea Filippi
molti pensavano che sarei stata presto chiusa. Invece ora ho anche una piccola aula di informatica
cuola allegra
e qualche bambino mi confessa che questa aula
è, assieme al cortile, il posto che ama di più.
ome la mia casa amichevole
Non vi parlo del cortile perché è il luogo che
nione particolare tra i bambini
ogni alunno vi saprà descrivere: i tre alberi che in
pochi anni sono cresciuti rigogliosi, le panchine
amicizia fantastica
contese , i giochi che ogni alunno sogna di meta scuola è per me un sogno
tere…, le marachelle che in coppia o in gruppo
tutti riescono a combinare, i litigi e le dichiarancora da vivere.
zioni di pace.
Lisa B. e Angela C.
Ogni anno ci
sono delle piccole novità ed io, anche se invecchio, mi rinnovo e rimango un luogo
importante per questa comunità che mi cresce attorno e di cui, da
cento anni, con orgoglio e gioia faccio parte.
S
C
U
O
L
A
Scuola elementare “Gian Battista Cipani”
Testo collettivo composto da:
Lisa Canderle, Angela Colpo, Giulia Bonato, Elisa Resina, Giacomo Primon, Alessandro Mosele, Michael Zanrosso,
Marco Zecchinati.
a Giovanna” e la Maestra Augusta
25
Il muro della scuola
Lo spazio del cortile della scuola G.B.Cipani nel corso degli anni si è ridotto per lasciare spazio al
passaggio fra le due strade (Falgare e via degli Orti), per permettere la costruzione della scala antincendio, ma sono rimasti inalterati il vecchio muro e il cancello. A questo scorcio esterno di scuola i
bambini hanno rivolto la loro attenzione.
Al confine fra il cortile della scuola e la proprietà della signora Marcante si trova, da quasi cento
anni, un vecchio muro di sassi irregolari di color grigio chiaro e scuro, cementati fra loro da
vecchia calce e in qualche punto rinforzati con chiazze di malta, a volte liscia a volte ruvida, che
i muratori nel tempo hanno aggiunto forse per riciclare qualche avanzo di materiale
Lì trovano rifugio i licheni verde acqua, spugnosi e lisci al tatto come morbidi cuscini argentei,
resistenti a qualsiasi clima; crescono minuscoli cespugli di fragili felci con foglioline minute e
tremule, delicate come foglie di rosa e trasparenti come il vetro.
Negli angoli più umidi e remoti, simili a pipistrelli, si trovano ciuffi di muschi solitari che
vivono nella silenziosa ombra; in basso invece, vicino all’asfalto si vede l’erba pignola con i
“rami” grossi e flessibili come i ginnasti e le foglie quasi grigie durante l’inverno.
In estate sui sassi riposano pigre lucertole e ragnetti veloci tessono ragnatele appiccicose all’imboccatura delle piccole gallerie che si trovano sul muro.
Le fessure sono abitate e visitate anche da nere formiche erranti e da lente lumachine che lasciano una scia argentea seccata subito dal sole.
Anno 1979, classe 5ª. Maestra G. Cazzola. Foto Trentin Stefania
26
Anno 2006, classe 4ª. I bambini posano lungo il vecchio muro e davanti al cancello che sono
rimasti inalterati nel tempo. Foto Francesca Rossato
Il muro in primavera è un campo fiorito abitato da molti insetti
che scappano veloci durante la ricreazione quando i bambini di prima e seconda, con le loro piccole dita, grattano la sabbia nelle fessure, tolgono il muschio e scavano
piccole gallerie come fossero alla ricerca di un tesoro. I bambini più grandi invece vi si arrampicano o camminano in verticale cercando di imitare Matrix.
Al ritorno della mensa, bambini ed insegnanti usano come mensola le grandi lastre di sasso
grigio scuro che ricoprono il muro e lo proteggono dalle intemperie, per appoggiare le bustine
di formaggio, il pane incartato, le bottiglie dell’acqua
Ad ogni stagione, incredibilmente, il muro è lì come un albero o un gigante pietrificato, addormentato su un fianco, come un amico immobile e fedele che ti aspetta ad ogni ricreazione,
anno dopo anno.
Testo collettivo classe 4ª
27
I GIOCHI DI UNA VOLTA
Quando non c’erano ancora i computer, la play station, i game boy e i cartoni animati in TV,
come giocavano i bambini?
I bambini di classe seconda per scoprirlo hanno intervistato i nonni o una persona anziana.
Queste le loro domande:
Quali erano a scuola i tuoi giochi preferiti?
Giocavi all’aperto? se sì dove e a cosa?
Ricordi un giocattolo in particolare?
Leggendo in classe le risposte i piccoli giornalisti hanno scoperto che si andava “giù a
giocare” in cortile o in strada o nello spazio comune dove i bam-
Gli istogrammi realizzati dai bambini
delle classi 2ª A/B
28
bini si ritrovavano insieme per tirare due calci al pallone, per far girare la corda, per saltare tra
i quadrati disegnati col gessetto da sarta “preso a prestito” dalla scatola di cucito della mamma
o con un coccio rosso trovato tra la ghiaia del cortile.
Erano questi i giochi di una volta: “Campanon”, Nascondino, Ciapa-ciapa, Rubabandiera,
“Quattro cantoni”, “Uno, due, tre.. stella!”, “Sassetti”.
Si giocava anche con il cerchio ricavato dalla ruota di una bicicletta, con la corda, con la fionda
o archi costruiti in casa, con bamboline spesso cucite con lana e pezze, con le biglie e le figurine
(come oggi!).
Fino agli anni ’60 i giochi più diffusi erano quelli che non richiedevano strumenti particolari,
anche i giocattoli spesso erano costruiti in casa perché le famiglie faticavano a fronteggiare le
necessità quotidiane.
Luoghi di gioco e di ritrovo erano la strada, la corte della contrada perché il traffico era limitato
e i bambini si ritrovavano spesso all’aperto. Ora il traffico e il modo di vivere delle famiglie
rendono più difficile il ritrovarsi spontaneo dei bambini.
I bambini/le bambine di seconda hanno provato a tabulare i loro dati e soprattutto si sono
divertiti/e a riproporre in cortile i giochi dei nonni. La loro esperienza è stata contagiosa e alla
fine dell’anno alcuni giochi erano tornati ad essere patrimonio di tutti i bambini della scuola
di Poleo.
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Conte filastrocche e danze
Chi ascoltando dei bambini fare una conta non ha ricordato la sua, quella speciale che usava prima
di iniziare a giocare o per dirimere le dispute importanti?
I bambini di prima ne hanno recuperate tantissime e si preparano ad inventarne di nuove per il
laboratorio di settembre.
Con le conte ci sono le filastrocche e le danze: sicuramente c’è anche la vostra. Se manca ditelo e
l’aggiungeremo ai nostri lavori affinché non se ne perda la memoria.
Classi 1ª A e B
30
31
32
Vecchi quaderni e libri
Anno 2006 classe 3ª A. Il cortile della scuola è stato pavimentato recentemente.
Certo che era dura!- abbiamo pensato, dopo aver sfogliato i libri e i quaderni usati tanto tempo
fa dai bambini che sono poi diventati i nostri nonni e/o genitori.
Allora le cose andavano diversamente: che ordine! che costanza! quanta pazienza!
Ecco le nostre osservazioni:
- Usavano un quaderno o due, chissà che cartella leggera!
- Ed erano anche piccoli questi quaderni!
- Anche le copertine servivano a insegnare qualcosa!Ricordate quelle con le Regioni d’Italia?
- Ma come è possibile tanto ordine? Come facevano a scrivere così bene?
- Io lo so scrivevano così bene perché ripetevano fino allo sfinimento sempre le stesse lettere e
gli stessi numeri.
- Eppure il voto era basso, secondo noi, anche se il bambino era stato molto bravo.
- Ho notato che valutavano con i numeri e la firma dell’insegnante vicino.
- Si scriveva tutto e non si usavano le fotocopie!
- Ed i libri? Uno solo: semplice, con testi composti da poche righe, con grandi disegni. Spesso
gli stessi argomenti venivano ripetuti nelle diverse classi!
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Classe 3ª B. In questa foto, scattata quando i bambini erano in 1ª, il cortile della
scuola è ancora ricoperto di ghiaino.
Alla fine abbiamo chiuso gli occhi e abbiamo immaginato per pochi istanti di trovarci seduti
tra i banchi e di dover scrivere con pennale e pennino, intingendo nel calamaio, con la paura
della macchia d’inchiostro. Per noi sarebbe proprio dura!
I bambini/le bambine di classe terza
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Le pagelle
Le pagelle sono documenti interessanti che attestano a volte il passaggio fra le mura del nostro edificio
di tre generazioni familiari: nonno/a, padre/madre e figlio/a.
Riportiamo, in breve, le osservazioni che gli alunni di classe quarta hanno elaborato durante il loro
laboratorio. Ancora una volta hanno “fatto” storia seguendo le tracce di storie personali che li hanno
rimandati alla storia nazionale: questo passaggio attraverso il vissuto familiare li ha motivati allo
studio.
Le pagelle ritrovate iniziano dagli anni trenta e particolarmente interessanti sono quelle della
famiglia Zanella relative agli anni che vanno dal 1935 al 1939.
Dall’analisi dei documenti i bambini hanno capito che il fascismo riteneva la scuola un importante strumento di propaganda e di formazione: la scelta della carta su cui si stampavano le
pagelle, la grafica, l’uso dei colori, le scritte, la scelta delle materie lo attestano.
Nel 1926 era nata “ L’Opera Nazionale Balilla” (ONB) “ per l’assistenza e per l’educazione
fisica e morale della gioventù” : erano Figli della lupa i bambini fra i 6 e gli 8 anni; Balilla quelli
tra gli 8 e i 14, Piccole Italiane le bambine della stessa età.
Ecco spiegata la scritta sul frontespizio della pagella dell’anno 1935-36, che viene sostituita
dalla scritta “Gioventù italiana del Littorio” nella pagella dell’anno 1936-37 (anno in cui nasce
la GIL). Motto della GIL sarà “ Credere, obbedire, combattere”. I simboli del fascismo riprodotti sui documenti sono stati oggetto di
interessanti anticipazioni e discussioni.
E’ seguita la lettura interna delle pagelle
e gli alunni hanno raggruppato le materie di studio di questo periodo in alcune
grandi aree disciplinari.
Si trovano infatti nei documenti del tempo
le note caratteristiche che comprendevano
la condotta, la volontà ed il carattere dimostrati nei giochi e nella ginnastica, il rispetto
all’igiene e alla pulizia della persona.
La religione era a se stante.
L’insegnamento artistico comprendeva: canto disegno e bella scrittura, lettura espressiva
e recitazione.
La lingua italiana era suddivisa in ortografia,
lettura ed esercizi scritti.
Vi era lo studio dell’aritmetica e contabilità;
la storia e la cultura fascista; la geografia, le
scienze e fisiche naturali.
35
E poi nozioni di diritto e di
economia, infine si valutava
anche la capacità nei lavori
donneschi e lavoro manuale.
Ma osservando il “Certificato di studio” conseguito
alla fine delle cinque classi
elementari dalla signora Tisato Ada, in data 30 giugno
1945, la classe ha compreso
che la situazione politica
era cambiata: la data non
viene più espressa con gli
anni dell’era fascista, ma
vi è ancora lo stemma reale anche
se cancellato da una croce.
Interessante infine la pagella della sig.ra Dal Brun M. Luisa che mostra il passaggio dell’Italia
da Regno a Repubblica: lo stemma reale viene cancellato ed è stampigliata la scritta “Repubblica Italiana”.
Il disagio del passaggio, la difficile situazione economica in cui si trovava il paese sono stati colti
dagli alunni in questo riciclaggio delle pagelle, nella trasformazione del documento che diventa
più piccolo, stampato su carta normale, più semplice insomma in tutti i suoi aspetti.
Le pagelle rimangono uguali fino agli anni cinquanta, ma la scuola introduce nel 1962 con la
legge n.1859, il “Libretto scolastico personale” il cui scopo è di presentare il “Profilo della personalità dell’alunno in riferimento alla preparazione raggiunta ed alle attitudini rivelate
al termine degli studi elementari”.
Negli anni ‘70 e ’80 i documenti di valutazione subiscono altre modifiche che riflettono il bisogno di rinnovarsi
della Scuola che non ritiene più compito dell’educazione
adattare il bambino/la bambina ai bisogni della società,
ma lo/la vuole mettere al centro del processo d’apprendimento stimolandone l’autonomia, la libertà e la capacità
di riflessione.
Le pagelle si chiamano “Schede”, i numeri sono sostituiti da una scala di giudizi, sulle pagelle nuove si trova solo
una comunicazione trimestrale o quadrimestrale che serve a
informare le famiglie sul comportamento e profitto del figlio/della figlia.
Poi la storia diventa ancora una volta attualità e le pagelle analizzate sono quelle dei fratelli e delle sorelle maggiori e le loro.
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Gli alunni hanno notato che si ritorna ai giudizi espressi per disciplina e ad una comunicazione
globale riassuntiva. Riappare a se stante il comportamento fra le voci interne della scheda, forse
un segnale per genitori ed insegnanti a riprendere
l’aspetto educativo e non solo informativo della
scuola.
La religione è materia facoltativa e con la Riforma
Moratti lo studio della lingua straniera viene introdotto già dalla classe prima. Si aggiungono alle
materie tradizionali i laboratori che completano
l’offerta formativa della scuola.
Nel frattempo l’aspetto grafico della pagella, il
materiale usato diventano più curati e sono le
insegnanti questa volta a porre una domanda che
rimane sospesa in classe: la nostra società sta ritornando a conferire alla scuola un ruolo importante
nella formazione e nell’educazione?
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Interno di un libretto personale che accompagnava l’alunno fino al termine della scuola media.
Scheda di valutazione, classe 5ª anno 2006
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Alunni presenti nell’anno scolastico 2005/06
Classe 1ª A
Canova Giulia
Campiello Francesco
Camposilvan Riccardo
De Chino Anna
Duchini Riccardo
Fabian Giovanni
Fanton Beatrice
Fanton Costanza
Fanton Filippo
Guida Giorgia
Leonardi Nicola
Sene Amicole
Sciancalepore Angelica
Stupiggia Federico
Toscano Cruz Leonardo
Visona’ Giulia
Zanon Francesca
Classe 1ª B
Binotto Simone
Bribry Omar
Calesella Alberto
Canderle Ambra
Cavion Diego
Cencherle Luca
Comparin Simone
Conti Tommaso
Dalla Costa Luca
Dalle Molle Daniela
Dal Soglio Giovanni
De Marchi Angela
De Marchi Giulia Maria
Facci Adele Maria
Greselin Sabrina
Jevremovic Vukasin
Jevremovic Natalija
Laghetto Irene
Milan Giulia
Pamato Veronica
40
Piovan Giovanni
Santacatterina Mattia
Classe 2ª A
Berteggia Lisa
Canale Michele
Cardozo Mauro Rodrigo
Variolato Dario
Casolin Thomas
Costa Gabriele
Discordia Leonardo
Franzini Michela
Gasparella Davide
Guglielmi Niccolo’
Marotta Mariasole
Panozzo Pamela
PietribiasiMatteo
Ronda Chiara
Santacatterina Giovanni
Squillari Veronica
Tumedei Bruno Igal
Zanon Francesco
Classe 2ª B
Avdibegovic Dino
Battistella Miriam
Catania Deborah
Costeniero Lisa
Dal Molin Cristian
Dalla Riva Sophia
Di Gennaro Caterina
El Badrani Houda
Galvanin Martina
Pietrobelli Emily
Samb Adji N’dieya
Santos De Oliveira Allana
Wilayne
Sartori Fabio
Sartori Giada
Sola Elena
Zanotto Anna
Classi 3ª A
Balasso Tommaso
Bogotto Alessandro
Campiello Giovanni
Caretta Crichlow Mary Ann
Cogo Silvia
De Pretto Valentina
Fiori Martina
Florio Angela
Luna Davide
Mirascian Mihran
Pianalto Luca
Vallortigara Marta
Zarantonello Lorenzo
Zounib Adil
Classe 3ª B
Belfiore Davide
Carollo Anna
Ciobanu Catalin Andrei
Costa Elena
Fanchin Manuel
Gasparin Alice
Greselin Fabio
Jevremovic Milena
Kolarevic Lazar
Marcante Sabrina
Raumer Chiara
Roccato Andrea
Santacatterina Monica
Sella Miky
Solfanelli Giulio
Valzelli Cristiana
Classi 4ª A
Berna Cristian
Calgaro Nicola
Caretta Crichlow Anthony
Cavasso Gianluca
Cencherle Anna
Costeniero Martina
Dalla Pozza Alessandro
Danieli Marica
Greselin Anita
Laghetto Andrea
Libordi Michael
Masnato Valentina
Meneguzzo Massimo
Pozzer Jessica
Sartori Elisa
Scortegagna Giada
Sella Irene Maria
Terzo Leonardo
Tessarolo Sara
Torrente Luca
Zecchinati Asia
Classe 5ª A
Baldini Lisa
Bonato Giulia
Borinato Enrico
Canderle Lisa
Caretta Crichlow Matthias
Colpo Angela
Costeniero Jenny
De Franceschi Angela
De Marchi Luca
Fanchin Samuele
Filippi Daniela Andrea
Grotto Sofia
Jevremovic Jelena
Mirascian Dudumar
Mosele Alessandro
Palin Chiara
Popovici Bogotto Ruslan
Primon Giacomo
Resina Elisa
Ruaro Giovanni Battista
Rutigliano Nicola
Valzelli Alessandro
Zanella Simone
Zanrosso Michael
Zecchinati Marco
Alunni Classi 1ª 2006/2007
Calsse 1ª A
Antoniazzi Valeria
Boglia Luca
Bogotto Enrico
Cazzola Alessandro
Cazzola Leonardo
Comparin Clelia
Costa Simone
Discornia Giordano
Frizzo Francesca
Grolla Elena
Guida Gloria
Lagni Federico
Vojinovic Jovana
Zarantonello Anna
Insegnanti
Arecchi Giuseppa
Bellotto Alberto
Carifi Anna
Chemello Nicla
Crosato Simonetta
Grigolato Vittoria
Lotto Giovanni
Mina’ Claudia
Mina’ Emanuela
Piccin Luisa
Pozza Anna Maria
Rossato Francesca
Savio Maria Antonietta
Sartori Anna
Smiderle Giorgia
Stecchi Michelina
Todesco Valentina
Tonin Francesca
Turcato Silvana
Toniollo Giuliano
Zangirolami Sandra
Classe 1ª B
Barresi Giovanni
Battistella Giovanni
Costeniero Camilla
Crocco Silvia
Delle Fontane Michele
Fanchin Filippo
Galvanin Manuel
Gasparini Edoardo
Ghezzo Giulia
Gonzato Michele
Martinello Carlo
Novello Riccardo
Rampon Roberto Pietro
Saggin Andrea
Torrente Elisa
Zecchinati Gaia
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Roberto Co
G. B. Cipani
G.B.Cipani nacque a Fasano sul Garda il 28 aprile 1852 da una modesta famiglia. In seminario,
a Brescia seguì gli studi classici. Nel 1880 fu chiamato a Schio dal senatore a dirigere gli asili e le
scuole elementari del Lanificio Rossi, si occupò anche del Convitto e della scuola di Pomologia.
Sotto la sua guida le scuole del lanificio divennero un modello educativo: fu giudicato ottimo educatore, organizzatore, autore di libri scolastici e didattici. Nel 1891 quando le scuole elementari
passarono dal Lanificio al comune andò a Torino dove si occupò della buona stampa.
Morì il 17.5.1893
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“Gli Smemorini”
finito di stampare nel mese di Settembre 2006
Tipolitografia Carlo Veronese - Schio (VI)