n`artìcol ëd Tavo
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“LA MIA L’ESCOLO DOU PO” NELLE MEMORIE DI GUSTAVO BURATTI 1961 / 2011 vita e destino della prima associazione per la promozione della lingua provenzale in Italia Fondata da “piemontesi” e “patoisant” è riferimento storico per il territorio tra Piemonte e Provenza Chi mi guidò, negli anni 1950, alla Crissolo 14 agosto 1961, si versano le acque di Provenza nel Po scoperta della Provenza (era questo il termine usato generalmente, l’occitania con tutte le sue applicazioni etnoetno nazionaliste venne di moda dopo) fu il poeta Pinin Pacòt, artefice del riscatto del piemontese da “dialetto” a “lingua”. Pacòt mi donò la lingua della mia terra, mi formò una coscienza piemontese, e mi indicò il sentiero che, oltre le montagne, conduce a Maiano, paese paes di Mistral, culla della lingua “provenzale”. Partecipai a molte manifestazioni del “Felibrige” (associazione fondata da Mistral) e promisi che mi sarei impegnato affinché in Italia nascesse una “Escolo felibrenco”. In seguito alla pubblicazione dello studio tudio del prof. Corrado Grassi dell’Università dell’Unive sità di Torino “Correnti e contrasti di lingua e cultura nelle valli provenzaleggianti del Piemonte” (1958 1958), ), iniziai a girare le valli del cuneese e del torinese alla ricerca delle fonti intervistate da Grassi, per spiegare loro che quel loro parlare “volgare” era una delle lingue più illustri e più onorate della letteratura neolatina. In vista della fondazione della “Escolo”, che volevo intitolare “dòu Po” (in quanto il grande fiume raccoglie le acque di tutte le valli) e che dunque doveva nascere idealmente a Crissolo, presi contatto con la Pro Loco di lassù, di cui erano animatori il fotografo Ghigo, il geom. Renato Maurino ed il dr. Gian Antonio Gilli. Pensai che un concorso di poesia esclusivamente dedicato ai “patois” provenzali e franco-provenzali franco potesse essere un valido strumento di stimolo. Il concorso fu intitolato “Monviso 61”. Presi a girare le valli in Lambretta e dopo la Varaita giunsi in valle Grana, incuriosito da quell’Arneodo, maestro e sindaco di Monterosso Grana. No! Non mi sarei sbagliato: il giornalino “Coumboscuro”, colorato a mano dalla sua scolaresca si trasformerà in formidabile strumento di sensibilizzazione e di identità culturale per le valli. Il concorso di Crissolo, vide tre premi ex-aequo; ex equo; Arneodo, Bodrero e Ottonelli, ma molti furono i segnalati, provenienti da tutte le valli, e nominati “Manteneire “M de la lengo”. Il 14 agosto 1961 ci fu a Crissolo, la premiazione la fondazione della “Escolo dòu Po”,. Al primo nucleo di piemontesi si unirono Gaetano di Sales, Giuseppe Daviso di Cravensod, il prof. Umberto Terracini (Un. di Torino, maestro di Corrado Grassi); dalla valle d’Aosta i poeti patoisant René Wilien, Pierre Vietti, Raymond Vauthérin; dalla Provenza Carle Rostaing (prof. alla Sorbona), Sorbona), Elio Blanc, Vivèto Jonnekin, Jan Caire, il prof. pr Pau Pons. La gente di Allos e Barcelonnette portò le botticelle dell’acqua dei loro fiumi, che versarono nel fiume Po. Negli anni successivi, ccessivi, indicemmo i “Rescountre “Rescountr Piemount – Prouvenço”, ogni anno in valli diverse. Ci si può immaginare lo stupore della gente di montagna nel constatare che la loro lingua, considerata poco più (o poco meno!) di un gergo degli ultimi pastori, era parlata in pubblici discorsi, in piazza, dai poeti e in chiesa. Primo “Cabiscòu”, Presidente, fu il poeta piemontese Pinin Pacòt, nel 1964 Corrado Grassi, quindi padre Gasca Queirazza (Un. di Torino). Negli anni 1970 si ebbe una crisi di crescita: escita: l’associazione, che voleva testimoniare la fraternità tra Piemonte e Provenza, Provenza emblematicamente rappresentata proprio da quel “patois” provenzale, fu contestata. Si diceva che la poesia non bastava più, che ci voleva un piano politico. La crisi fu dovuta all’arrivo dell’ideologo della “occitania” François Fontan, le cui teorie erano radicalmente etno-nazionaliste: nazionaliste: teorizzava Stati etnicamente “puri”, senza “minoranze”. Un teorico, dunque della pulizia etnica. Per lui i “piemontesi” erano colonizzatori; poco importa se furono proprio loro a promuovere nelle valli, la tutela della lingua ua “provenzale”. La “Escolo” significava fratellanza, collaborazione, amicizia; il movimento politico di Fontan (il P.N.O. M.A.O.) la contestò. Non aveva più senso trovarci per litigare, per essere taciati di nemici. E la “Escolo”, come un gipeto, chiuse le ali e non volò più nel cielo delle valli. Ma non è morta. “Coumboscuro” ne è l’erede e continua quella linea, quella battaglia. Finché noi siamo vivi, vive anche la nostra magica “Escolo dòu Po” Tavo Burat – Gustavo Buratti,, fondatore della “Escolo dòu dò Po”