metalli preziosi
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CASARTIGIANI CLAAI CNA CONFARTIGIANATO IN COLLABORAZIONE CON www.regione.lombardia.it Disciplinare di Produzione Lavorazioni artigianali di qualità e di eccellenza dei metalli preziosi LOMBARDIA. COSTRUIAMOLA INSIEME. METALLI PREZIOSI ARTIGIANATO ECCELLENTE ARTIGIANATO ECCELLENTE Disciplinare di Produzione Delibera di Giunta Regionale n. 3654/2006 Lavorazioni artigianali di qualità e di eccellenza per il settore metalli preziosi Premessa Art. 1 - Definizione del settore La predisposizione di un Disciplinare di Produzione relativo ai manufatti o ai prodotti realizzati nei diversi comparti del settore delle lavorazioni dei metalli preziosi si propone come approccio sperimentale per definire un insieme di regole, di caratteristiche, di tecniche di lavorazione, di materiali adottati ed utilizzati in Lombardia e quant’altro possa servire ad individuare e a specificare i contenuti e le forme attraverso le quali si esprime in tale settore l’artigianato di qualità e di eccellenza lombardo. Il presente Disciplinare di Produzione riguarda la realizzazione di oggetti preziosi di alta oreficeria, gioielleria e argenteria, intesa come creazione di manufatti o di prodotti che presentano caratteristiche di qualità in quanto possiedono connotazioni peculiari, sotto il profilo estetico, ideativo-progettuale e tecnico-esecutivo, e che esprimono perciò l’eccellente professionalità di chi li ha eseguiti. Devono essere considerati prerequisiti peculiari dell’impresa, che si riconosce in quanto disposto dal Disciplinare di Produzione e chiede di aderirvi: • il richiamo alla tradizione, inteso come acquisizione di una cultura specifica, non solo materiale, ma anche storica ed estetica, appartenente all’ambito produttivo in cui l’impresa è nata e produce • l’innovazione, ovvero la volontà di ricercare e di sperimentare nuovi sistemi di ideazione e di creazione di manufatti o prodotti, nuovi modelli di organizzazione del lavoro e nuove soluzioni tecniche e/o tecnologiche nella prospettiva di dare continuità e sviluppo all’artigianato di qualità e di eccellenza lombardo • l’aggiornamento professionale delle risorse umane che vi lavorano, nella prospettiva di una loro formazione continua, vale a dire stimolare la loro disponibilità a recepire stimoli e sollecitazioni provenienti dalle istituzioni preposte, dagli enti che svolgono attività di tutela, ricerca, valorizzazione del patrimonio culturale e, più in generale, dal mercato del lavoro e delle professioni • il legame con le nuove generazioni, necessario alla continuità e alla vitalità dell’impresa artigiana, inteso come disponibilità ad offrire reali opportunità di apprendimento, di formazione specialistica e di lavoro per i giovani. Di qualità, infatti, sono i criteri e/o i sistemi impiegati per realizzare un manufatto o un prodotto al quale siano attribuibili meriti tecnici, estetici o bontà d’ideazione e di fattura, tali per cui sia stata adottata, da parte dell’artigiano, un’attenzione particolare nella scelta della forma e dei materiali ovvero nell’applicazione delle tecniche esecutive. I termini “manufatto” e “prodotto” vengono utilizzati in questo contesto come sinonimi e vanno intesi come il risultato di operazioni eseguite a mano o con l’ausilio di macchine e strumenti, secondo quanto specificato all’art. 3 del presente Disciplinare di Produzione. Rientra pertanto in tale settore di attività artigiana, di seguito definito come settore orafo, la creazione di manufatti o di prodotti: • ad alto contenuto di manualità, realizzati con l’impiego di metalli preziosi quali l’oro, il platino, l’argento e il palladio, secondo la titolazione legale prevista dalla vigente normativa nazionale • anche attraverso l’uso di semilavorati, purché gli stessi siano stati costruiti con i materiali appena citati e svolgano in tale contesto una funzione accessoria • intesi come oggetti realizzati in solo metallo prezioso o combinato con altri metalli, con o senza gemme, come, ad esempio, diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, perle, coralli e altre • realizzati in pezzi unici e/o in serie limitata, purché permangano, in quest’ultimo caso, le stesse caratteristiche di manualità e di professionalità che contraddistinguono il pezzo unico. 5 Art. 1 - Definizione del settore Art. 1 - Definizione del settore In questo ambito, tali manufatti e tali prodotti sono espressione delle seguenti forme di artigianato: Artigianato tipico Artigianato artistico Con riferimento a quanto espresso nella Premessa del presente Disciplinare di Produzione, potrà dirsi artistica la realizzazione di un manufatto o di un prodotto, in esemplare unico o in numero limitato di esemplari, che impieghi metalli preziosi specifici, singoli o combinati con altri, con o senza gemme, il cui utilizzo è dettato da una esigenza estetica, che sia eccellente da un punto di vista tecnico ed abbia valenza formale innovativa ed autonoma, ovvero comunichi una scelta stilistica e/o esprima l’originalità e la personalità del suo creatore, sia un esempio di perfezione esecutiva nel solco della tradizione o proponga, a livello sperimentale, nuove procedure di costruzione. La sua creazione e la sua fabbricazione possono essere realizzate da parte dell’artigiano, indipendentemente dalla sua educazione all’arte, attraverso una formazione scolastica propria o per sensibilità personale, perfezionata da un apprendimento al fianco di esperti maestri d’opera. Artigianato tradizionale Potrà dirsi tradizionale la realizzazione di un manufatto o di un prodotto, in esemplare unico o in numero limitato di esemplari, che impieghi metalli preziosi specifici, singoli o combinato con altri, con o senza gemme, e che rispetti e riproponga una tradizione tecnica e formale che si è consolidata nel corso del tempo in un particolare contesto storico e culturale. Il manufatto o il prodotto di artigianato tradizionale, inoltre, deve essere realizzato con tecniche e strumenti che rispettino fedelmente i modelli, le forme, gli stili e le decorazioni riscontrabili negli archetipi conservati nelle raccolte pubbliche e private e/o reperibili presso le fonti documentarie, relative ai beni culturali lombardi. Potrà dirsi tipica la realizzazione di un manufatto o di un prodotto, in esemplare unico o in numero limitato di esemplari, che impieghi metalli preziosi specifici, singoli o combinati con altri, con o senza gemme, e che contenga uno o più caratteri peculiari, sotto il profilo tecnico e formale, divenuti con il tempo comuni ai prodotti della stessa categoria, realizzati nella medesima zona geografica, in modo tale che gli stessi, grazie a queste loro caratteristiche proprie ed evidenti, siano immediatamente riconoscibili e la loro origine territoriale sia precisamente identificabile. Artigianato innovativo Potrà dirsi innovativa la realizzazione di un manufatto o di un prodotto, in esemplare unico o in numero limitato di esemplari, che introduca in modo più o meno profondo modificazioni nella scelta e nell’impiego dei metalli preziosi, singoli o combinati con altri, con o senza gemme, che lo costituiscono, nelle loro peculiarità estetiche e funzionali e/o nei criteri e/o nei sistemi impiegati per realizzarlo, e che rappresentino, di per se stesse, elementi di novità rispetto al passato. 7 Art. 2 - Definizione dei comparti Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Dalla più ampia definizione di settore indicata all’art. 1, vengono identificati al suo interno i seguenti comparti: • oreficeria • incassatura o incastonatura • sbalzo, cesello, incisione e martellatura • smaltatura • pulitura • altre tecniche di lavorazione in oreficeria • taglio delle gemme, pietre preziose, semipreziose e dure • modellazione • argenteria. Le fasi e le tecniche di lavorazione impiegate in uno specifico comparto per la realizzazione di un manufatto o di un prodotto devono assicurare che gli stessi mantengano inalterate tutte le caratteristiche proprie delle tipologie merceologiche a cui appartengono. Le lavorazioni devono essere eseguite all’interno dell’impresa artigiana: interventi di tipo accessorio e complementare potranno essere affidati ad altri artigiani di provata capacità che si impegnino, a loro volta, ad eseguire le lavorazioni necessarie, secondo i criteri stabiliti dal presente Disciplinare di Produzione. Per ogni comparto valgono le regole generali dettate dal presente Disciplinare di Produzione, debitamente e coerentemente interpretate, a seconda dell’attività effettivamente svolta. Pertanto, con i termini “manufatto/prodotto”, si intenderà “l’oggetto finito, realizzato dalla lavorazione di propria competenza”. Le imprese artigiane potranno, qualora ne posseggano i requisiti, essere annotate contemporaneamente nei diversi ambiti e nelle diverse forme in cui si esprime l’artigianato orafo di qualità (artistico, tradizionale, tipico, innovativo), come indicato all’art. 1 del Disciplinare stesso. 3.1. Oreficeria Viene definita oreficeria l’insieme delle tecniche e delle pratiche utilizzate nel passato e nel presente per realizzare la struttura metallica di manufatti o di prodotti, denominati di seguito gioielli: dalla preparazione del metallo prezioso in lastra e in fili, fino alla esecuzione della loro struttura metallica (montatura). Nel comparto dell’oreficeria vengono individuate le seguenti tecniche. 3.1.1 La fusione Il termine designa la fase preliminare di lavorazione che viene utilizzata per la preparazione della lega metallica (sia essa a base di oro, di argento o di platino), a diversa titolazione (nel rispetto della normativa vigente nel settore) e a diversa colorazione. La lega metallica fusa viene versata in staffe o lingottiere in acciaio per ottenere la lastra o il filo (“fusione in staffa”) oppure in forme realizzate con tecniche diverse (“fusione in osso di seppia”, “fusione in terra”, “fusione a cera persa” o “microfusione”) per ottenere elementi tridimensionali. Qualora la struttura metallica realizzata sia il risultato di procedimenti di fusione in osso di seppia o a cera persa, essa dovrà essere successivamente sottoposta a lavorazione di sgrossatura, mediante l’impiego di lime di varia misura, tela smeriglio, frese e seghetti. L’esecuzione dei soli procedimenti di fusione a cera persa o di microfusione, intese come uniche lavorazioni eseguite dall’impresa artigiana, non costituisce titolo idoneo per richiedere il riconoscimento previsto all’ art. 4 del presente Disciplinare di Produzione. 9 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione 3.1.2 La rinettatura o sgrossatura La foratura - È una lavorazione che, mediante l’impiego di utensili da taglio appositi (punte elicoidali, seghetti, frese), consente di predisporre la sede all’interno della quale verrà incastonata la gemma: essa precede le lavorazioni d’incassatura, eseguite secondo tecniche indicate all’art. 2, in particolare l’incassatura a lastra. La foratura può essere completata dalla lavorazione “a giorno”, che consiste in un allargamento della parte sottostante al foro praticato, per dare luce alla gemma anche dal basso e per conferire alla struttura del gioiello una particolare finitura estetica. Il semilavorato ottenuto per fusione viene sottoposto a rinettatura ovvero a quella lavorazione che provvede a rimuovere e ad eliminare le ossidazioni provocate dalla fusione stessa. 3.1.3 La preparazione della lastra La lega metallica, ottenuta dalla fusione in staffa o in lingottiera sotto forma di semilavorato, viene sottoposta a martellatura per compattarla e per eliminare eventuali sbavature e residui di borace (disossidante); successivamente viene sottoposta a laminazione (cilindri piani) per ridurla in lastre dello spessore desiderato. 3.1.4 La preparazione del filo o trafilatura La lega metallica, ottenuta dalla fusione in staffa o in lingottiera sotto forma di semilavorato, viene sottoposta a martellatura per compattarla e per eliminare eventuali sbavature e residui di borace (disossidante); successivamente viene sottoposta a laminazione (cilindri sagomati) per ridurla in vergella di sezione ottagonale e a trafilatura per ottenere fili di diversa sezione e diametro. 3.1.5 Le tecniche applicate alla lastra Sono quelle tecniche che, mediante l’utilizzo di attrezzi ausiliari diversi (ad esempio, seghetti, lime, frese, trafile, punzoni per imbutitura, cesoie, tenaglioli, martelli e altri), conferiscono alla lastra una forma e/o una decorazione specifica. Tra esse figurano: Il traforo - Con il traforo si ottengono ornati di ogni genere, ritagliando e svuotando la lamina per raggiungere effetti decorativi di chiaroscuro (ovvero l’alternarsi di vuoti e di pieni) e per ridurre al contempo il peso del gioiello. Dopo aver riportato sulla lamina il disegno del motivo decorativo prescelto (tracciatura), la si fora per introdurre la lama del seghetto e si esegue il traforo della lamina stessa, seguendo il contorno della decorazione tracciata. La canna vuota - La lavorazione che impiega la cosiddetta “canna vuota” consiste nel rivestire un filo di rame, di sezione variabile a seconda delle necessità, con una lamina o fodera di oro molto aderente, avvalendosi della trafilatura. In tal modo e attraverso ripetuti riscaldamenti del filo stesso (“fare rosso”) è possibile conferire allo stesso motivi decorativi curvilinei, intrecciati e variamente annodati. Successivamente esso viene immerso in acido nitrico che scioglie il rame trasformandolo chimicamente in sale solubile e lasciando intatto il rivestimento in oro, inattaccabile agli acidi. Una variante della tecnica di lavorazione “a canna vuota” e quella detta “a tubo gas”, che consiste nell’avvolgere, con modalità particolari e moto elicoidale, un filo di sezione mezza tonda o rettangolare intorno ad un’anima di metallo (oro, acciaio, rame), di dimensione e spessore variabili, che funge da supporto e mantiene l’elasticità della “molla” costruita. La lastra “doublé” - La lastra “doublé” (dal fr. “doublé, ricoperto) è una lamina d’argento sulla quale viene fatta aderire una sottilissima lamina (foglia) d’oro, utilizzando allo scopo due tecniche diverse: • unendo le due lamine a caldo e sotto pressione, mediante presse e/o laminatoi • cospargendo la lamina portante con polvere finissima d’oro e borace (disossidante e fondente), per sottoporla successivamente al trattamento a caldo e sotto pressione appena descritto. 11 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Il niello e l’agemina - Il niello è una tecnica di lavorazione mediante la quale si riempiono i solchi lasciati da un’incisione, praticata su una superficie metallica per riprodurre un motivo decorativo particolare, con un amalgama fuso, il niello appunto (dal lat. “nigellum”, nerastro), composto da argento, piombo, rame, zolfo e, talvolta, borace. Il riempimento dei solchi può avvenire secondo due modalità distinte: • mediante la colata diretta dell’amalgama fuso nei solchi stessi • mediante l’accensione diretta dell’amalgama depositato nei solchi, dopo aver aggiunto allo stesso grafite in polvere. La finitura dell’oggetto niellato viene eseguita a freddo, eliminando dai solchi le parti di amalgama fuso eccedenti mediante raschiatura, levigatura e lucidatura della superficie lavorata. L’agemina o “lavoro alla damaschina” è una tecnica di lavorazione mediante la quale si riempiono a freddo i solchi lasciati da un’incisione, praticata su una superficie metallica per riprodurre un motivo decorativo particolare, con fili, piccole lamine o “foglie” di argento, oro, rame e altri metalli colorati, mediante ribattitura. La finitura dell’oggetto ageminato viene eseguita a freddo, eliminando dai solchi le parti di metallo ribattuto in eccedenza, mediante levigatura con abrasivi e lucidatura della superficie lavorata. La tecnica è impiegata, altresì, per eseguire, su altri manufatti o prodotti, gambi, snodi, parti di rinforzo, anelli di congiunzione ed applicata a nastri precedentemente svuotati, per realizzare le sedi di gemme a taglio diverso (carrè, baguette e tapered). La filigrana - È una tecnica di lavorazione eseguita impiegando fili metallici singoli, doppi, a volte tripli, lisci, perlinati o attorcigliati tra loro, a sezione piatta, rotonda, quadrata e di spessore variabile, intrecciati e saldati a una lastra di supporto o tra loro nei punti di contatto, per formare oggetti e decorazioni analoghe ai “pizzi” realizzati nel settore tessile. La tecnica “del filo”- È una tecnica di lavorazione eseguita impiegando esclusivamente o prevalentemente del filo metallico, solitamente tondo e di diametro relativamente piccolo, per realizzare, seguendo la propria creatività o su disegno, la struttura di un gioiello o parte di essa. In entrambi i casi vengono eseguite con la stessa tecnica anche le sedi che dovranno accogliere le gemme da incastonare. La tecnica del tessuto e della maglia - Quella del tessuto è una tecnica di lavorazione che presuppone, al pari di ciò che accade nel settore tessile, l’incrocio di fili metallici, di colori e di sezioni diverse, incisi, decorati ed eventualmente ritorti, secondo lo schema della trama e dell’ordito. Il tessuto metallico così ottenuto, una volta modellato secondo le forme prestabilite ed eventualmente rinforzato con strutture rigide, viene lavorato come una normale lastra metallica. Quella della maglia, invece, è una tecnica di lavorazione nella quale il filo metallico, di sezione, dimensioni e colori differenti, viene avvolto a spirale e intrecciato con altri fili avvolti allo stesso modo, fino a raggiungere le dimensioni volute e a formare una maglia caratterizzata da una certa morbidezza e flessibilità. La granulazione - È una tecnica impiegata a fini decorativi, che utilizza unicamente l’oro giallo sotto forma di minutissime sfere, applicate a una lastra che funge da supporto. Le microsfere, ottenute dalla fusione di frammenti aurei in polvere di carbone, vengono saldate alla lastra mediante saldatura colloidale forte. La costruzione di gioielli mediante l’utilizzo di singoli elementi costitutivi, ottenuti in forma separata per microfusione - Tali elementi costitutivi necessitano di un processo di lavorazione che riunisce in sé un insieme di operazioni, realizzate con tecniche e con interventi manuali, rivolte alla loro finitura: tra queste la limatura, la saldatura accurata, la ripulitura con seghetto, l’impernatura e altre che hanno lo scopo di ricomporre la struttura del gioiello (montatura), riunendo le parti componenti ottenute per microfusione, in modo da approntarla per le successive lavorazioni di pulitura, incastonatura e lucidatura finale. 13 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione 3.2 Incassatura o incastonatura 3.2.3 L’incassatura con puntine o ricci (“a baffo o baffetto”) L’incassatura o incastonatura è la tecnica di lavorazione con la quale l’incassatore fissa le gemme che compongono un gioiello in cavità (castoni), appositamente realizzate dall’orafo nella sua struttura metallica. L’incassatore, inoltre, dovrà a sua volta adattare perfettamente tali cavità a seconda della forma, della misura e del taglio delle singole gemme (assettatura o assestatura). La capacità professionale richiesta alla figura dell’incassatore deriva dalla perizia e dall’esperienza con le quali impiega tecniche, strumenti, utensili e attrezzature d’uso tradizionale come trapani e punte elicoidali, bulini, bulini piatti, unghiette, mezzitondi, a bisello, a taglio speciale, perlinatore o milligrana, fusi e mastice, pietra tipo Arkansas (pietra ad olio) per l’affilatura dei bulini, mola abrasiva per la preparazione dei bulini, granitore o pallettatore, tele abrasive a grana diversa, cerino prendipietra, quadrato di plastilina, lime di forma, taglio e grana diversi, martelletto e ferro battitore, senza peraltro escludere altre modalità d’intervento specifiche e proprie della sua personale capacità manuale. Tra i vari tipi di incassatura realizzati vengono di seguito indicati. 3.2.1 L’incassatura a lastra Si intendono tutte le tecniche di incastonatura delle gemme nelle quali il metallo prezioso viene tagliato con il bulino per ottenere le “grane” ovvero piccole porzioni di metallo con le quali le gemme stesse verranno fissate alla struttura del gioiello. Rientrano in tale procedimento anche le tecniche di incassatura dette “alla francese” come l’incastonatura “pavé”, l’incastonatura “a stella”, l’incassatura “all’antica”, l’incassatura “a striscetta”, l’incassatura “a foglia”, l’incassatura “a quadretto”. 3.2.2 L’incassatura a castone ribattuto Con questa tecnica (castone “all’inglese”) vengono fissate alla struttura del gioiello gemme di dimensioni medio-grandi, posizionate su castoni o bastine: il bordo metallico dei castoni o delle bastine, previo adattamento alle gemme stesse, deve essere ripiegato sui lati superiori. Con essa vengono fissate alla struttura del gioiello gemme di dimensioni piccole o medie: con questa tecnica, le stesse vengono incassate e fissate con ricci o puntine dopo aver eseguito un taglio lucido attorno ad esse, in modo da generare un effetto ottico che ne esalta le caratteristiche particolari. 3.2.4 L’incassatura a binario Con essa vengono fissate in un’unica sede più gemme, generalmente a taglio rettangolare (“baguette”) e quadrato (“carrè”), a formare un nastro: con la stessa tecnica vengono incastonate anche gemme a taglio rotondo e a taglio trapezoidale (“tapered”). 3.2.5 L’incassatura “a griffes” Con essa le gemme vengono fissate alla struttura del gioiello mediante corone di punte metalliche, a sezione diversa (triangolare, circolare, rettangolare, ecc.), che vengono saldate intorno al castone e successivamente ripiegate sulle gemme stesse come un artiglio (dal fr. “griffe”, artiglio appunto). 3.2.6 L’incassatura “invisibile”o “sertisse” Con questa incassatura (dal fr. “sertir”, incastonare) vengono fissate alla struttura del gioiello gemme a taglio quadrato (solitamente rubini e zaffiri), a formare un disegno a mosaico, apparentemente privo del loro supporto metallico: questa tecnica si avvale dell’apporto indispensabile del tagliatore che prepara e adatta le gemme alla forma del gioiello. A quelle indicate possono essere aggiunte tecniche di incassatura innovative che, nel rispetto delle definizioni sopraindicate, tratte dalla tradizione orafa classica, utilizzino altri schemi decorativi in funzione della creatività dell’artigiano e della tipologia del gioiello che si intende realizzare. 15 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione 3.3 Sbalzo, cesello, incisione (comprensiva della preparazione degli stampi per oreficeria) e martellatura L’incisione è generalmente eseguita su castoni di anelli, su medaglioni e su altri oggetti ma può anche essere usata per realizzare disegni e decori in positivo. Questa tecnica è anche impiegata nella costruzione di stampi per oreficeria, attrezzature nelle quali un disegno o un motivo decorativo viene riprodotto in positivo su una delle due parti che normalmente le compongono, il punzone (“maschio”), e in negativo sulla seconda, la matrice (“femmina”). Lo sbalzo e il cesello sono tecniche di lavorazione che, nel comparto dell’oreficeria, vengono solitamente utilizzate in abbinamento: la prima viene eseguita sul rovescio (verso) di una lamina metallica sulla quale è stato precedentemente tracciato un disegno o un motivo decorativo, mentre la seconda viene eseguita sul diritto (recto) della lamina stessa. 3.3.1 La lavorazione a sbalzo È un’antichissima tecnica mediante la quale un disegno o un motivo decorativo viene riprodotto in rilievo per deformazione plastica a freddo della lamina metallica: essa consiste nel fissarla su un apposito supporto mobile, la cui superficie è costituita di materiale cedevole (pece, piombo, ecc.) e nel lavorarla al rovescio (verso) con mazzuoli e punzoni dalla punta smussata e arrotondata, sfruttando la malleabilità del metallo o della lega metallica. 3.3.2 La lavorazione a cesello Adottata anch’essa fin dai tempi più remoti, è una tecnica complementare e successiva a quella dello sbalzo, in quanto viene utilizzata per eseguire la rifinitura delle deformazioni plastiche prodotte sulla lamina mediante mazzuoli e ceselli ovvero punzoni simili ai precedenti ma di dimensioni più ridotte e di forme particolari: sul diritto (verso) della lastra metallica deformata a sbalzo, i contorni del disegno o del motivo decorativo vengono rifiniti e se ne aggiungono di nuovi, più minuti e precisi, con leggeri colpi di cesello. 3.3.3 La lavorazione per incisione È una tecnica mediante la quale un disegno o un motivo decorativo, precedentemente tracciato su una lamina metallica, viene riprodotto per asportazione sotto forma di piccoli trucioli del materiale costituente la lamina stessa: la sua superficie viene incisa più o meno profondamente con utensili appuntiti e/o taglienti, seguendo le linee di contorno del disegno o del motivo decorativo tracciato. 3.3.4 La lavorazione per stampaggio a freddo Consiste nell’inserire una lamina metallica tra punzone e matrice dello stampo ovvero tra le sue parti componenti, realizzate in acciaio temprato e montate in perfetta ortogonalità, e nel sottoporla ad una pressione elevata, esercitata da un bilanciere o da una pressa, che deformerà il materiale metallico imprimendo sulla sua superficie il disegno o il motivo decorativo inciso sulle parti stesse. 3.3.5 La lavorazione per tranciatura È una tecnica che impiega uno stampo per asportare a freddo da una lamina metallica una superficie più o meno estesa, secondo un disegno dai contorni definiti, riportato in positivo sul punzone e in negativo sulla matrice: in questo caso punzone e matrice vengono costruiti in modo da poter scorrere l’uno dentro l’altra, entro ristretti limiti di tolleranza. Inserendo tra i due una lamina metallica ed esercitando sullo stampo una forte pressione si otterrà il distacco (taglio) del materiale lungo i contorni definiti. 3.3.6 La lavorazione per martellatura È una tecnica di lavorazione plastica a freddo di una lamina metallica, che impiega il martello o utensile apposito per realizzare un disegno o un motivo decorativo su parti di un oggetto. 3.3.7 La lavorazione per godronatura È una tecnica di lavorazione per deformazione plastica a freddo di una lamina metallica, che impiega un utensile specifico (godrone) per imprimere su un oggetto disegni o motivi decorativi particolari (ad esempio, modanature ad ovoli lisci in rilievo, solitamente 17 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione collocati lungo la bocca del vasellame metallico): a seconda della superficie dello stesso (piana o cilindrica), il godrone può essere montato rispettivamente su laminatoio o su tornio e imprimere sulla superficie metallica un tratteggio di incisioni parallele o incrociate. Nella lavorazione di smaltatura a caldo rientrano anche le seguenti tecniche. 3.3.8 La lapidatura È una tecnica di lavorazione impiegata per la finitura superficiale di un gioiello, eseguita con macchine particolari che montano dischi rotanti di materiali diversi, cosparsi di paste abrasive e di sostanze lucidanti, per ottenere superfici piane lucide, spigoli vivi e sfaccettature: viene utilizzata applicandola direttamente sulla struttura del gioiello o su singole parti della stessa. 3.4 Smaltatura Ai fini dell’applicazione del presente Disciplinare di Produzione verrà presa in considerazione la sola tecnica di smaltatura a caldo di un materiale metallico, eseguita “a giorno” cioè visibile in trasparenza o eseguita “a notte” cioè applicata su fondo cieco. La smaltatura è una tecnica di lavorazione impiegata per rivestire superfici metalliche o parti di esse con materiali di copertura vetrosi, trasparenti od opachi, generalmente colorati, detti smalti: le diverse colorazioni degli stessi sono determinate dagli ossidi metallici che vengono utilizzati per la loro composizione. La smaltatura è tradizionalmente applicata nei comparti dell’oreficeria e dell’argenteria, per eseguire, sui manufatti o sui prodotti realizzati, decorazioni particolari e di pregio, e prevede le seguenti fasi di lavorazione: • preparazione delle polveri vitree • preparazione mediante decapaggio delle superfici metalliche da smaltare • applicazione dell’amalgama delle polveri sulle superfici • passaggio ripetuto dell’oggetto da smaltare in forno a muffola o altro forno per la fusione e la solidificazione dell’amalgama • rifinitura delle parti smaltate con abrasivi e acido fluoridrico. 3.4.1 La tecnica ad alveoli o tramezzato (“cloisonné”) La tecnica presuppone che l’amalgama di polveri costituenti lo smalto venga versato in sedi (dal fr. “cloisonné”, tramezzato), realizzate mediante la saldatura di segmenti di filo metallico sulla lamina di fondo. Generalmente si opera su superficie piana, si impiegano smalti opachi e il motivo decorativo da eseguire ha caratteristiche di sobrietà e di essenzialità. 3.4.2 La tecnica ad incisione o ad incavo (“champlevé”) La tecnica presuppone che l’amalgama di polveri costituenti lo smalto venga versato in sedi (dal fr. “champ”, campo, campitura e “lever”, levare, togliere), realizzate mediante incavi praticati sulla lamina metallica con utensili e tecniche diverse (scalpello, incisione chimica, frese, microfusione), seguendo i contorni del disegno o del motivo decorativo da riprodurre. Un sapiente impiego di smalti trasparenti, alternato a smalti opachi produrrà risultati formali e cromatici che evidenzieranno la tessitura delle campiture precedentemente operata. 3.4.3 La tecnica a tutto tondo (“ronde bosse”) La tecnica presuppone che l’amalgama di polveri costituenti lo smalto venga applicato su superfici a tutto tondo (dal fr. “ronde”, tondo e “bosse”, modello) di manufatti o prodotti la cui struttura metallica è stata ottenuta per fusione: si tratta di un procedimento che richiede un’ottima conoscenza del materiale metallico lavorato (sua titolazione) e una perfetta esecuzione delle fasi di lavorazione preliminari al passaggio in forno (accurato decapaggio della superficie metallica di base allo smalto, stesura dell’amalgama). 3.4.4 Gli smalti da miniatura (miniatura a smalto o smalto dipinto) La tecnica presuppone che l’amalgama di polveri costituenti lo smalto venga applicato su superfici precedentemente smaltate: si 19 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione tratta di polveri che si differenziano da quelle utilizzate nello smalto di base per una granulazione più fine, amalgamante con un olio particolare (“olio di giglio”) e applicate con pennelli sottili e/o a pennino per formare un disegno o un motivo decorativo. Il successivo passaggio in forno fisserà definitivamente gli smalti sovrapposti. 3.4.8 La tecnica “guilloché” Avviene su fondo metallico, inciso con sistemi meccanici, a formare motivi decorativi particolari, il cui effetto ombra-luce è analogo a quello prodotto in un tessuto damascato, formato dal costante ripetersi di piccoli disegni geometrici, anche racchiusi entro fasce ad andamento ondulato (dal fr. “guillocher”, arabescare). 3.4.5 La tecnica a chiaroscuro (“grisaille”) La tecnica presuppone che su una superficie metallica precedentemente smaltata vengano applicati diversi strati di amalgama preparato con colori di contrasto (ad esempio, bianco su nero) per ottenere effetti di chiaroscuro (dal fr. “grisaille”, chiaroscuro appunto) e/o che i contorni di un disegno o di un motivo decorativo vengano incisi mediante utensili appositi nello smalto di copertura, fino a mettere in luce quello di base sottostante, per creare lo stesso contrasto visivo: un contrasto che può essere evidenziato maggiormente sottolineando i tratti delineati con lo smalto di fondo. Si tratta di un procedimento che richiede un’ottima conoscenza del materiale metallico lavorato (sua titolazione) e una perfetta esecuzione delle fasi di lavorazione preliminari al passaggio in forno (accurato decapaggio della superficie metallica di base allo smalto, stesura e incisione dell’amalgama di copertura), che fisserà definitivamente gli smalti sovrapposti. 3.4.6 La tecnica del translucido La tecnica presuppone generalmente che la superficie di una lamina metallica venga lavorata a sbalzo, in modo da ottenere parti incavate di varia profondità, sulle pareti delle quali vengono applicati amalgami di polveri costituenti smalti diversamente colorati che, dopo il passaggio in forno, acquisteranno tonalità cromatiche differenziate, a seconda dello sbalzo eseguito. 3.4.7 La tecnica dei “paillons” Si tratta di una lavorazione di rifinitura che consente di inserire, a scopo decorativo, sottili lamine d’oro (dal fr. “paillon”, scaglia di metallo) tra i diversi strati di smalto. 3.4.9 La tecnica “a cattedrale” (“plique à jour”) Si tratta di una lavorazione nella quale l’amalgama di polveri costituenti lo smalto, generalmente trasparente, viene versato in cavità ricavate con il traforo (dal fr. “plique à jour”, rivestimento a traforo) su lamine di metallo di notevole spessore per riprodurre l’effetto cromatico di una vetrata legata a piombo: lo smalto fuso, infatti, riempiendo le cavità si fissa alle pareti metalliche di contorno e, con il raffreddamento, assume una forma lenticolare. 3.5 La pulitura La pulitura è una lavorazione impiegata per la rifinitura della struttura metallica costituente il gioiello, che viene eseguita esclusivamente mediante l’uso di paste abrasive, applicate con spazzole di diverso tipo e rimosse con materiali in fibra vegetale (ad esempio, cotone e canapa). In questa lavorazione vengono distinte due fasi principali: • quella di pulitura generale della struttura metallica finita delle lavorazioni orafe, che viene eseguita prima di procedere all’incassatura e che riguarda anche i piccoli trafori, gli interstizi e l’interno dei castoni • quella di detergere dal grasso lasciato dalla manipolazione e di lucidare il gioiello, al termine della lavorazione di incassatura, mediante gli utensili e gli strumenti citati, che in questo caso verranno scelti opportunamente in funzione delle gemme incastonate (paste scarsamente abrasive e spazzole a setola morbida). Ci si propone in questo modo di valorizzare l’aspetto estetico del gioiello, esaltandone la brillantezza, le rifiniture e i volumi ed è perciò indispensabile eseguire manualmente tali operazioni con grande accuratezza, sensibilità e precisione. 21 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Ai fini dell’applicazione del presente Disciplinare di Produzione sono, pertanto, da escludersi operazioni di pulitura eseguite mediante l’impiego di buratti meccanici. (minerali sintetici e prodotti sintetici), tradizionalmente impiegati nelle lavorazioni orafe, in gemme di forme e dimensioni prestabilite. Il processo seguito per rendere possibile tale trasformazione trova il suo fondamento nell’attenta considerazione di tre caratteristiche proprie di ogni gemma (il suo peso, il suo colore e la sua purezza), dipendenti in larga misura proprio dalla corretta esecuzione delle operazioni di taglio. Un accurato ed approfondito esame visivo dei materiali citati consentirà, pertanto, di stabilire le dimensioni ottimali della gemma in relazione al suo utilizzo, mentre l’individuazione e l’eliminazione di eventuali impurità permetterà di migliorare le sue qualità fisiche (colore, trasparenza, ecc.). Tale processo consta delle seguenti fasi di lavorazione. 3.6 Altre tecniche di lavorazione in oreficeria Si tratta di tecniche di finitura superficiale che utilizzano procedimenti di galvanostegia per deporre elettroliticamente un sottile strato di metallo e di lega metallica su un materiale omologo, al fine di impreziosirlo, di esaltarne alcune caratteristiche specifiche e/o di prevenirne l’ossidazione: vengono qui ricordate la doratura e la rodiatura. 3.6.1 La doratura elettrolitica L’oggetto da dorare, accuratamente pulito e sgrassato, viene immerso in una soluzione di dicianoaurato di potassio e collegato al catodo (polo negativo) del bagno elettrolitico, mentre una barra d’oro massiccio è collegata al suo anodo (polo positivo). Il passaggio di una corrente elettrica all’interno del bagno determina la migrazione e la deposizione di ioni dell’anodo sul catodo che lo rivestono progressivamente di una patina d’oro (patinatura elettrochimica). 3.6.2 La rodiatura È un processo di lavorazione che, attraverso un procedimento di galvanostegia, deposita, sul gioiello o su parti predeterminate dello stesso, un sottilissimo strato di rodio (metallo nobile) di diversa coloritura (bianca o altra): tale procedimento conferisce alle superfici trattate una particolare lucentezza che esalta la luminosità del gioiello stesso e lo preserva da possibili ossidazioni. 3.7 Taglio dei materiali gemmologici (definiti in Normativa UNI 10245-Materiali Gemmologici-Nomenclatura) Il taglio è la lavorazione che consente di trasformare materiali grezzi tra loro diversi, naturali (minerali come definiti in mineralogia, mineralizzazioni, rocce come definite in petrografia, prodotti di origine vegetale, prodotti di origine animale) e sintetici 3.7.1 Il clivaggio Il termine è utilizzato in riferimento al solo taglio del diamante (dal fr. “cliver”, fendere) e consiste nella sfaldatura ragionata di materiali naturali (minerali) mediante l’utilizzo di martello e scalpello, impiegati per agire direttamente sulla loro struttura cristallina; 3.7.2 Il segaggio Consiste nella recisione dei materiali grezzi mediante lame circolari diamantate, azionate da motori elettrici, per ridurli a forme e a dimensioni prestabilite (lastre, blocchi, ecc.). La scelta delle lame da impiegare dipende dalla durezza dei materiali stessi e la loro capacità di taglio viene migliorata dall’impiego di liquidi con funzione lubrificante e refrigerante. 3.7.3 La sgrossatura o sbozzatura È l’operazione attraverso la quale i materiali provenienti dal segaggio vengono lavorati ulteriormente fino a fargli assumere forme e dimensioni prossime a quelle definitive. A tale scopo si impiegano macchine apposite (molatrici) che montano utensili (mole) con diversa capacità di taglio, a seconda della durezza dei materiali stessi: utensili abrasivi in carburo di silicio, di grana compresa tra 70 e 150 micron (Normativa DIN) e utensili diamantati. 23 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione 3.7.4 La sfaccettatura Consiste nel taglio di un materiale sbozzato, eseguito per ottenere sulla sua superficie una serie di facce piane, orientate secondo una precisa angolazione, in modo da evidenziare le sue qualità fisiche, o per eliminarne le difettosità. A questo proposito, lo sbozzato viene fissato su appositi supporti (DOP), costituiti da barrette a sezione circolare in acciaio, del diametro di circa 5 millimetri e di lunghezza variabile tra i 7 e i 15 centimetri: ad una delle estremità di tali supporti viene applicato del mastice che serve a bloccarlo stabilmente. Successivamente i DOP vengono montati su speciali apparecchiature (divisori) che consentono di ruotare, di posizionare secondo diverse angolazioni e di avvicinare lo sbozzato all’utensile con il quale si procederà alla sfaccettatura. Questa operazione viene effettuata su molatrici (taglierine) che impiegano come utensili mole diamantate a grana diversa (da 60 a 20 DIN), refrigerate ad acqua, con le quali si realizzano ad una ad una le superfici piane costituenti la sfaccettatura prescelta. Tipologie di taglio differenziate si possono ottenere impiegando utensili specifici (frese abrasive a gambo), montati su fresatrici o su trapani (trapani a manipolo): in questi casi è anche possibile ornare le gemme con motivi decorativi incisi, solchi, scanalature e cavità predisposte per l’intarsio. metallici rotanti sui quali vengono cosparse polveri abrasive finissime. Ad esempio, gemme costituite da berilli, quarzi e tormaline vengono normalmente lucidate con dischi di stagno cosparsi di polvere di diamante a grana finissima (3 DIN): lo stesso tipo di polvere abrasiva, cosparsa su dischi in ghisa, viene impiegata per la lucidatura del diamante stesso. I tagli in lastra (“cabochon”) vengono lucidati con dischi di feltro impregnati da una miscela formata da acqua e da ossidi di metalli (ad esempio, il cerio, l’alluminio, il cromo). 3.7.5 La foratura È l’esecuzione di fori di diametro diverso, che attraversano le gemme e consentono di realizzare forme differenziate di collegamento tra le stesse, per formare composizioni ornamentali specifiche.Viene praticata impiegando utensili diamantati (punte, frese), refrigerati ad acqua e montati su trapani (a colonna, a manipolo). 3.7.6 La lucidatura È l’operazione di finitura che esalta le qualità fisiche della gemma sfaccettata e che si differenzia a seconda della sua tipologia e del taglio eseguito: normalmente viene effettuata lavorando ogni superficie piana componente la sfaccettatura mediante dischi 3.8 Modellazione di un manufatto o di un prodotto Per tale si intende la fase di lavorazione svolta in totale autonomia dalla figura professionale specializzata del modellista, in grado di ideare e realizzare un proprio progetto di manufatto o di prodotto (prototipo) o, diversamente, quello predisposto da altri, sulla scorta della sua descrizione grafica convenzionale (disegno o modello). La modellazione del prototipo viene eseguita con metodi tradizionali e con l’impiego di materiali diversi (metalli preziosi, metalli comuni, cera e altri) oppure con metodi innovativi che utilizzano applicazioni specifiche della scienza informatica (sistemi di disegno computerizzato) da figure professionali specifiche (modellista, formatore a cera e altre): in quest’ultimo caso è necessario che la loro professionalità, espressa in termini di conoscenze e di abilità specifiche, sia riconducibile e riconoscibile come propria di quella appartenente alla tradizione orafa. 3.9 Argenteria 3.9.1 La fusione Come indicato all’art. 2 del presente Disciplinare di Produzione, il termine designa la fase preliminare di lavorazione che viene utilizzata per la preparazione della lega metallica: in questo caso essa è composta da due metalli puri, l’argento e il rame, uniti tra loro secondo diverse titolazioni. Il titolo italiano è di 800 parti di argento su 1000 di lega (800‰) ma è molto diffuso anche quello inglese costituito da 925 parti di argento su 1000 di lega (925‰). La fusione è ottenuta riscaldando, in forno e ad alta temperatura, 25 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione i due metalli: successivamente la lega metallica viene colata in stampi appositi e trasformata in lingotti e verghe. tura originaria e comprimono il materiale fino a farlo aderire alle pareti dello stampo. Con questa tecnica si realizzano suppellettili varie (ad esempio, posate, bicchieri, maniglieria, emicorpi di candelabri). 3.9.2 La laminazione Consente di trasformare, previo decapaggio (eliminazione degli ossidi), lingotti e verghe, grezzi di fusione, in semilavorati (lamine) di diverso spessore, mediante deformazione plastica a caldo (spessori elevati) e a freddo (spessori ridotti) della lega metallica. I successivi passaggi tra i cilindri di laminazione richiedono che la stessa venga ogni volta riscaldata a temperature adeguate (ricottura) per eliminare l’aumento di durezza causato dalla sua deformazione plastica (incrudimento) e per riportarla alla sua naturale malleabilità (proprietà di un metallo o di una lega metallica di lasciarsi ridurre in lamine sottilissime): dagli iniziali 5/6 millimetri di spessore delle lamine sgrossate si passa a spessori ridotti (da 11 a 6 decimi di millimetro) per le lamine finite di lavorazione. 3.9.3 L’imbutitura al tornio L’operazione di imbutitura al tornio è una lavorazione di deformazione plastica a freddo che consente di far aderire lamine sottili a modelli e a forme montate sul tornio stesso mediante l’impiego di utensili appositi (“castagne”): la combinazione del moto rotatorio, assegnato alla forma e alla lamina, resa ad essa solidale, con quello rettilineo alternato, assegnato all’utensile, consente di piegare progressivamente la lamina stessa fino a farla aderire alla forma prescelta che viene riprodotta fedelmente. Con questa tecnica si realizzano forme generate da solidi di rotazione e impiegate per realizzare stoviglieria (ad esempio, piatti, vasi, contenitori vari). 3.9.4 Lo stampaggio L’operazione di stampaggio è una lavorazione di deformazione plastica a freddo, che consente di riprodurre, su lamine sottili, le forme e i motivi decorativi riportati sulla matrice e sul punzone di uno stampo: le lamine, inserite all’interno dello stampo tra punzone e matrice, vengono sottoposte a pressioni elevate, esercitate da macchine apposite (presse, bilancieri), che deformano la loro strut- 3.9.5 L’assemblaggio L’operazione di assemblaggio è una lavorazione che consente di riunire le parti componenti un manufatto o un prodotto in un corpo unico, mediante sistemi di giunzione generalmente irreversibili (saldatura), o di eseguire semplicemente la sua pulitura, prima di sottoporlo a lavorazioni specifiche (galvanostegia). Nel primo caso si tratta di oggetti che vengono successivamente cesellati, mentre nel secondo di oggetti che devono essere accuratamente nettati dei residui (“bave”) delle lavorazioni precedenti (tranciatura). 3.9.6 Lo sbalzo, il cesello e l’incisione Le operazioni di sbalzo, cesello ed incisione, eseguite secondo le tecniche descritte all’art. 2 del presente Disciplinare di Produzione, vengono impiegate in questo comparto per realizzare sul manufatto o sul prodotto motivi decorativi particolari. 3.9.7 La pulitura Nel comparto tale operazione assume il significato di preparazione preliminare di un manufatto o di un prodotto, realizzato con metalli comuni o loro leghe, all’argentatura e viene eseguita con macchine pulitrici, che impiegano paste abrasive particolari per eliminare le ossidazioni superficiali. 3.9.8 L’argentatura L’argentatura, al pari della doratura elettrolitica e della rodiatura precedentemente ricordate all’art. 2 del presente Disciplinare di Produzione, è uno dei procedimenti utilizzati dalla galvanostegia per deporre elettroliticamente uno sottile strato di un metallo o di una lega metallica su un materiale omologo: in questo caso, l’oggetto da argentare, accuratamente pulito e sgrassato, viene 27 Art. 3 - Fasi e tecniche di lavorazione Art. 4 - Riconoscimento immerso in una soluzione di nitrato d’argento e collegato al catodo (polo negativo) del bagno elettrolitico, mentre una barra d’argento massiccio è collegata al suo anodo (polo positivo). Il passaggio di una corrente elettrica all’interno del bagno determina la migrazione e la deposizione di ioni dell’anodo sul catodo che lo rivestono progressivamente di una patina d’argento (patinatura elettrochimica). L’argentatura rientra nell’ambito delle lavorazioni di finitura superficiale di un manufatto o di un prodotto tra le quali si ritrovano anche: • la brunitura, trattamento per migliorarne le caratteristiche estetiche (ombreggiatura, colorazione) e di resistenza alla corrosione • il semplice riscaldamento • l’immersione in soluzioni chimiche (patinatura chimica). La Regione Lombardia individua la denominazione “Eccellenza artigiana lombarda” da attribuire alle imprese che hanno ottenuto il riconoscimento di appartenenza al settore/comparto delle lavorazioni eseguite su metalli preziosi per: • valorizzare l’artigianato artistico, tradizionale, tipico ed innovativo • comunicare la qualità delle lavorazioni • rendere riconoscibili prodotti e lavorazioni sui mercati nazionali ed esteri. A seguito dell’accertamento della rispondenza ai requisiti richiesti dal presente disciplinare, da parte di un apposito Nucleo di valutazione tecnica, composto da esperti, la Direzione Generale competente attribuirà il riconoscimento di “Eccellenza artigiana lombarda”. Le imprese che hanno ottenuto il riconoscimento avranno priorità nell’accesso alle iniziative regionali appositamente dedicate alla promozione dell’artigianato di qualità e di eccellenza. La domanda per l’ottenimento del riconoscimento di impresa artigiana d’eccellenza può essere presentata dai soggetti richiedenti in possesso dei seguenti requisiti: • il soggetto richiedente (il titolare o, in alternativa, almeno un socio a seconda della ragione sociale dell’impresa), deve dimostrare di possedere le competenze e l’esperienza necessarie per realizzare manufatti/prodotti in base a specifiche progettuali proprie e/o richieste da una committenza specifica, attraverso l’applicazione di una perfetta conoscenza delle tecniche di lavorazione, dei sistemi produttivi, dei materiali propri del/i comparto/i nel/i quale/i opera e la partecipazione diretta alle fasi del ciclo produttivo 29 Art. 4 - Riconoscimento Art. 4 - Riconoscimento • iscrizione dell’impresa all’Albo delle Imprese Artigiane, ai sensi della l. n. 443/85, a cui ha fatto seguito, da parte del soggetto richiedente (il titolare o, in alternativa, almeno un socio), lo svolgimento di attività continuativa nello specifico comparto per un periodo di almeno 5 anni Documentazione richiesta • per le imprese di nuova iscrizione all’Albo delle Imprese Artigiane, il soggetto richiedente (il titolare o, in alternativa, almeno un socio) deve dimostrare, fornendo la necessaria documentazione, di aver svolto attività continuativa con mansioni adeguate presso un’impresa già operante e qualificata nell’ambito dello specifico comparto, in qualità di lavoratore dipendente o socio o coadiuvante, per un periodo di almeno 5 anni: la durata del periodo si riduce a 3 anni per coloro che siano in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore, specifico per il settore, o abbiano completato un percorso di formazione professionale, specifico per il settore (di durata minima pari a 2400 ore), presso un’Agenzia formativa accreditata o che abbiano comunque acquisito in tal senso una qualificazione professionale certificata • nel caso di consorzi di impresa, è indispensabile che almeno i 4/5 delle aziende che ne fanno parte abbiano ottenuto l’esplicito riconoscimento di imprese d’eccellenza, operanti nel settore e nel/i comparto/i delle lavorazioni proprie dell’artigianato artistico, tradizionale, tipico ed innovativo di qualità, eseguite su metalli preziosi • l’attività svolta dall’impresa deve riguardare manufatti o prodotti finiti, propri dei comparti indicati all’art. 2 del presente Disciplinare di Produzione. Il soggetto richiedente (il titolare o, in alternativa, almeno un socio) presenta apposita domanda di riconoscimento compilando la modulistica predisposta ed allegando alla stessa: • il proprio curriculum professionale • l’attestazione di eventuali partecipazioni a esposizioni, mostre, rassegne di settore/comparto di attività • la partecipazione, a diverso titolo, ad iniziative e/o ad interventi formativi svolti nell’ambito del settore/comparto di attività • la documentazione fotografica relativa alla dotazione strumentale del laboratorio e ai manufatti/prodotti in esso realizzati • ogni altro documento/riscontro che possa attestare la qualità delle attività svolte. Da tale materiale informativo deve risultare che l’attività praticata dall’impresa artigiana è conforme a quanto indicato nel presente Disciplinare di Produzione e che la professionalità con la quale viene svolta è una caratteristica contrassegnata dai caratteri della prevalenza e della continuità. L’impresa artigiana, che svolga in forma secondaria un’attività commerciale, potrà ottenere il riconoscimento d’eccellenza, a condizione che venga operata una chiara ed inequivocabile distinzione tra il manufatto/ prodotto realizzato al suo interno e il manufatto/prodotto semplicemente commercializzato. A seguito dell’accertamento della rispondenza dei requisiti richiesti dal presente disciplinare, il Nucleo di valutazione tecnica, esaminate le domande di ammissione e la documentazione allegata, potrà richiedere ai loro firmatari, qualora se ne ravveda la necessità, informazioni aggiuntive in merito all’attività svolta attraverso: • documenti specifici • colloqui diretti • visite presso i laboratori. 31 Art. 5 - Utilizzo del riconoscimento L’uso e la pubblicazione del riconoscimento può avvenire: • in ogni documento di presentazione dell’impresa (quali ad es. carta intestata, biglietto da visita e fatture) • in ogni iniziativa commerciale o pubblicitaria • negli stand presso fiere ed esposizioni • nel contesto dell’insegna dei propri laboratori. L’impresa di “Eccellenza artigiana lombarda” utilizzerà il riconoscimento nella forma e con le modalità anche grafiche previste, senza modificazione di sorta, solo per la propria impresa, essendo esclusa la facoltà di autorizzazione a terzi, compresi eventuali subfornitori, ad utilizzare il riconoscimento in qualunque modo e forma. Art. 6 - Istituzione dell’Elenco delle imprese dell’Eccellenza artigiana lombarda ll Nucleo di valutazione tecnica curerà la formazione di un Elenco delle imprese artigiane che hanno ottenuto il riconoscimento, cui la Regione Lombardia garantirà adeguata pubblicizzazione, nei modi più idonei. 33 Art. 7 - Verifiche e cancellazione del riconoscimento Il Nucleo di valutazione avrà la facoltà di procedere a verifiche nei confronti dell’impresa artigiana per l’accertamento del permanere dei requisiti necessari ed a richiedere, ove ritenuto opportuno, adeguata documentazione comprovante la loro esistenza. Qualora si riscontri la non conformità dell’utilizzo del riconoscimento al regolamento d’uso ed alle prescrizioni disciplinari, il Nucleo diffiderà l’impresa dall’utilizzo dello stesso in modo irregolare, invitandola ad adeguarsi al presente regolamento. Nel caso in cui l’impresa non si adegui a quanto prescritto, si procede a revocare il riconoscimento attribuitole e a cancellarla dagli elenchi “Eccellenza artigiana lombarda”. ARTIGIANATO ECCELLENTE Dare valore all’artigianato lombardo di qualità Progetto di Regione Lombardia Direzione Industria, Artigianato, Edilizia e Cooperazione Realizzato da Cestec S.p.A. segreteria organizzativa tel. 02 667375 51 www.art-is.it