Prevenzione e controllo delle zoonosi
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Prevenzione e controllo delle zoonosi
Progresso_Vet_ottobre_05 13-10-2005 10:41 Cronache L. Favero, L. Barco, L. Bonfanti, A. Ricci I.Z.S. delle Venezie, Legnaro-PD Lo scorso giugno si è tenuta a Liverpool la conferenza internazionale, organizzata dall’Health Protection Agency, dal titolo “The Prevention and Control of zoonoses: from Science to Policy” articolata in sei sessioni distribuite in tre giornate. Durante la prima sessione, “Aspetto politico del controllo delle zoonosi”, è stato evidenziato il ruolo prioritario attribuito alla tutela della salute pubblica e al controllo delle malattie, in particolare quelle zoonotiche, nell’ambito della politica comunitaria. Più volte è stato ribadito che spesso si devono affrontare rischi potenziali, per i quali mancano evidenze scientifiche. Risulta problematico stabilire quando il rischio, pur se remoto, debba essere gestito, appellandosi se del caso al principio di precauzione e quando debba poi essere comunicato all’opinione pubblica. Durante gli interventi è stato confermato ripetutamente che, per poter far fronte a problematiche per le quali mancano dati certi relativi alla realtà in cui ci si trova ad operare, è indispensabile stimare nella maniera più accurata possibile la probabilità che l’evento avverso possa verificarsi e, parallelamente, le conseguenze che questo potrà determinare. Pagina 478 Prevenzione e controllo delle zoonosi: dalla scienza alla politica Dall’altro lato è necessario effettuare un’attenta analisi costo-beneficio e costo-efficacia delle misure che si intende mettere in atto. Un’ulteriore problematica da affrontare nel controllo delle malattie zoonotiche è rappresentata dalla comunicazione: quando e come debba essere comunicato alla collettività un rischio potenziale. Devono essere fornite all’opinione pubblica informazioni reali, puntuali, chiare e facilmente accessibili relative alla situazione sanitaria e alle misure di sorveglianza adottate. Le istituzioni devono garantire la massima trasparenza, dimostrare assoluto rigore ed elasticità per rispondere alle nuove emergenze sanitarie. Durante la seconda sessione, incentrata sui sistemi di sorveglianza, è stata presentata la Direttiva 2003/99/CE, che impone a tutti gli Stati membri la raccolta di dati relativi alla presenza nel territorio nazionale di agenti responsabili di malattie zoonotiche nelle popolazioni animali e negli alimenti destinati all’uomo e agli animali. Annualmente i dati raccolti dovranno essere trasmessi da ciascun Stato membro alla Commissione. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), in stretta colla- borazione con il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) devono, sulla base del report comunitario annuale, elaborare una dettagliata analisi dei principali fattori di rischio. La Commissione inoltre, per migliorare l’attività di sorveglianza, ha avviato un progetto per interfacciare i dati umani, raccolti dal network comunitario, attivato nel 1999 (in ottemperanza alla decisione 2119/98CE) e finalizzato alla sorveglianza epidemiologica e al controllo delle malattie denunciabili nell’uomo, con i dati veterinari ottenuti dall’applicazione della Direttiva 2003/99/CE. La stessa istituzione del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, nasce dall’esigenza inderogabile di far fronte a zoonosi emergenti (ad esempio SARS, influenza aviare, West Nile) e a malattie tradizionali (come AIDS/HIV, tubercolosi, tossinfezioni alimentari) in un contesto geografico come quello europeo, dove la libera circolazione interna di animali, merci e persone e l’inarrestabile processo di globalizzazione, incrementano in maniera esponenziale i rischi sanitari. Sono stati quindi presentati i seguenti sistemi di controllo e sorveglianza delle malattie. Progresso_Vet_ottobre_05 13-10-2005 10:41 • I sistemi informativi geografici (GIS) che permettono la registrazione e la visualizzazione di informazioni derivate da dati geografici, e la loro successiva elaborazione. Nell’ambito della sorveglianza delle malattie zoonotiche i GIS, oltre ad essere impiegati nella creazione di mappe relative all’evoluzione di una malattia, possono essere utilizzati come parte di un sistema informativo, permettendo di monitorare malattie altamente contagiose e diffusibili, di sorvegliare la distribuzione nel territorio di una determinata infezione e di gestire programmi d’intervento. • ll “Risk Assessment” che rappresenta la parte centrale del processo più ampio di analisi del rischio, comprendente anche “Risk Management” e “Risk Communi-cation”. Il “Risk Assessment”, valutando un pericolo, e indagando le conseguenze che potrebbe avere un determinato intervento, costituisce uno strumento unico per chi è deputato alla gestione e alla comunicazione del rischio. • Il sistema RADAR (Rapid Analysis and Detection of Animal-related Risks), adottato nell’ambito del Piano di Sorveglianza Veterinaria, è attivo nel Regno Unito dal 2003. Questo sistema consente di raccogliere, confrontare, integrare e analizzare dati di diversa origine, è facilmente accessibile a tutti coloro che sono coinvolti nella sorveglianza sanitaria veterinaria e permette inoltre la diffusione delle informazioni ottenute dall’elaborazione dei dati raccolti. La terza sessione della conferenza è stata Pagina 479 dedicata alle zoonosi alimentari. La Comunità Europea, nel controllo delle malattie alimentari, ha seguito il principio “from farm to fork”, affrontando il problema lungo l’intera filiera produttiva. Un punto fondamentale nella politica comunitaria di controllo delle zoonosi alimentari è stata l’istituzione dell’Autorità Europea della Sicurezza Alimentare (EFSA), della quale sono state illustrate le finalità, le attività e l’organizzazione. Sono stati inoltre presentati i dati relativi alla presenza di salmonella nel Regno Unito: è stata descritta la pandemia di S. Enteritidis sorta agli inizi degli anni ‘80, e l’emergenza di S. Typhimurium DT104, focalizzando l’attenzione sul problema dell’antibiotico resistenza che caratterizza questo e molti altri fagotipi. È stato di seguito presentato il “Zoonoses Action Plan Salmonella Programme (ZAP)”, avviato nel 2002 nel Regno Unito e finalizzato a ridurre, nell’arco di 3 anni, la prevalenza di Salmonella nei suini del 25%. Il programma ZAP si basa sull’esperienza danese e classifica gli allevamenti suini in 3 livelli, in funzione del titolo anticorpale, determinato attraverso un test ELISA, eseguito su succo di carne. Individuati gli allevamenti a rischio, questi vengono seguiti per evidenziare eventuali carenze che possono essere responsabili dell’introduzione e della diffusione dell’infezione, e vengono definite le misure specifiche da adottare, al fine di ridurre la prevalenza e permettere all’allevamento di mantenere la certificazione di qualità. Quindi, sono state prese in esame le attività svolte negli ultimi anni dalla Food Standards Agency per ridurre l’incidenza di campilobacteriosi; Campylobacter costituisce infatti il primo agente di tossinfezione alimentare in Gran Bretagna. Tra le principali misure di controllo individuate per ridurre la prevalenza del patogeno negli avicoli vi sono: l’applicazione di misure di biosicurezza negli allevamenti, l’implementazione della metodologia HACCP negli stabilimenti di macellazione, la creazione di un sistema che permetta di verificare l’efficacia della strategia adottata. Nella quarta sessione si è discusso del problema delle zoonosi in rapporto alla globalizzazione. Questa implica infatti l’aumento dei viaggi a lunga distanza e l’intensificazione dei commerci, con conseguente rischio di diffusione di patogeni in zone indenni, e possibilità di loro adattamento ad ospiti ed ambienti diversi. Le statistiche mondiali indicano che le zoonosi emergenti sono per lo più associate ad ungulati e carnivori; alcune sono trasmesse da primati, roditori e uccelli, e una piccola parte da pipistrelli, mammiferi marini e altri animali. I fattori condizionanti l’emergenza sono, in ordine di frequenza: la deforestazione a fini agricoli e/o di urbanizzazione, l’aumento della densità demografica in alcune aree geografiche, la diffusione di malattie debilitanti ad esempio HIV, l’incremento delle infezioni nosocomiali, la progressiva evoluzione e adattamento dei patogeni. Sono stati quindi portati ad esempio dei casi di virus emergenti: uno fra tutti, il gruppo degli Arbovirus, comprendente la famiglia dei Flavivirus del quale fanno parte il virus Progresso_Vet_ottobre_05 13-10-2005 10:41 della West Nile e quello dell’Encefalite Giapponese. Tra i Flavivirus, due gruppi sono di interesse zoonotico: quelli trasmessi da zecche e quelli trasmessi da zanzare. I Flavivirus da zecche, generalmente vengono identificati con il gruppo dei “virus del complesso dell’encefalite da zecche”; tra i Flavivirus da zanzare il principale in Europa è il virus della West Nile (WNV), che viene incluso generalmente nel “gruppo dei virus dell’encefalite giapponese”. I Flavivirus rappresentano un problema sotto molteplici aspetti: innanzitutto gli Arbovirus sono difficili da trattare, sono caratterizzati da stretta relazione antigenica, che complica le attività di diagnosi e di sorveglianza, presentano biologia complessa, inoltre attualmente sono disponibili pochi vaccini, mancano trattamenti specifici, ed infine questi virus provocano patologie estremamente gravi (infezioni per lo più cerebrali ed epatiche spesso mortali). Il virus WN è comparso in USA nel 1999, e ad oggi sono stati documentati 16.000 casi umani e oltre 21.000 episodi di infezioni nei cavalli. La sua comparsa ha indotto il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) degli USA ad Pagina 480 elaborare delle linee guida nazionali per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo del virus, e ad attivare una rete informatica nazionale di segnalazione di casi di WN (ArboNET). L’Encefalite Giapponese è stata descritta per la prima volta in Giappone intorno al 1870, e da allora si è diffusa in tutto il Sud-Est Asiatico, diventando la principale causa di encefalite virale nel mondo. Comprende un ciclo negli uccelli e uno nel suino, legati entrambi alla trasmissione da parte di zanzare, che a loro volta possono trasferire il virus all’uomo. La patologia nell’uomo è il più delle volte asintomatica, ma in caso di encefalite la mortalità raggiunge il 25%. Nei Paesi asiatici sono in commercio dei vaccini che purtroppo risultano troppo costosi per costituire un efficace sistema di prevenzione. È stato di seguito illustrato un esempio di introduzione di nuova zoonosi legata al commercio di animali vivi: l’epidemia di Vaiolo della scimmia (Monkeypox) verificatasi nel 2003 nell’Illinois. Il virus, giunto in America da alcuni roditori (cani della prateria) importati dall’Africa, ha causato 47 casi di malattia clinicamente manifesta nell’uomo (senza mortalità) e nei roditori stessi. Il trasporto di animali vivi come fattore di rischio nella diffusione di zoonosi viene chiamato in causa anche in rapporto ai cosiddetti “pets” (animali da compagnia, quali il cane, il gatto, il furetto, etc.) che sempre più spesso accompagnano i proprietari nei loro viaggi. In particolare, è emerso che essi rappresentano un rischio soprattutto per la trasmissione di zoonosi parassitarie, come la leishmaniosi, che fino ad ora era confinata principalmente nei Paesi del bacino del Mediterraneo. Successivamente è stato presentato il sistema di controllo delle movimentazioni di tali animali adottato a partire dal 2000 nel Regno Unito, il PETS (Pet Travel Scheme). Tale Schema prevede che gli animali da compagnia (cani, gatti e altri piccoli animali) possano essere introdotti nel Regno Unito da altri Stati, compresi i Paesi comunitari (ad oggi, sono 81 quelli “previsti” nello Schema), solamente se identificati con microchip, sottoposti a vaccinazione antirabbica con vacOTTOBRE 2005 480 cino spento, a test sierologico per la rabbia, a trattamento contro alcune infezioni esotiche e accompagnati da passaporto veterinario. Il metodo si è rivelato efficace, infatti l’UK ha mantenuto lo stato di indennità nei confronti della rabbia , anche se l’eliminazione della quarantena (attuata precedentemente) ha comportato l’introduzione nel Regno Unito di altre malattie “esotiche”, come Babesiosi, Ehrlichiosi, Leishmaniosi e Dirofilariasi. È stata quindi descritta l’Echinococcosi, una zoonosi parassitaria che sta diffondendo progressivamente. La forma umana cistica, dovuta ad infestazione cronica da Echinococus granulosus, è endemica nella maggior parte d’Europa. I programmi di controllo delle echinococcosi/idatidosi a livello europeo prevedono la gestione sanitaria dei cani, la sorveglianza delle carni al macello e l’educazione sanitaria della popolazione. I nuovi programmi di controllo inoltre stabiliscono la vaccinazione per ovini e per altre specie allevate, il monitoraggio sistematico della parassitosi nei cani e uno screening nell’uomo (diagnostica ad ultrasuoni portatile, studi sulla prevalenza). La forma di idatidosi più grave per l’uomo è però quella da Echinococus multilocularis, una parassitosi oramai endemica nelle aree più a nord della Francia, Germania, Svizzera e Austria e che ultimamente si è espansa in almeno altri 7 Paesi europei. Il trend dei casi è in incremento per l’aumentata densità della volpe rossa (componente essenziale assieme ai roditori del ciclo silvestre) e anche per la progressiva deforestazione, che spinge i roditori selvatici ad avvicinarsi alle zone urbane. Nella sessione 5 (“Zoonosi nuove ed emergenti”), oltre alla West Nile e all’Encefalite Giapponese, sono state prese in esame le malattie respiratorie umane trasmesse da animali di recente comparsa, quali l’Influenza Aviare (IA), la SARS e la Sindrome Polmonare da Hantavirus. La discussione è stata incentrata sull’IA, e sui recenti episodi che hanno coinvolto il Sud-Est asiatico; da questi è emerso che il principale fattore di rischio per l’infezione è rappresentato dai mercati di pollame vivo, seguito dall’alleva- Progresso_Vet_ottobre_05 13-10-2005 10:41 mento rurale tipico di queste zone, dalle pratica delle lotte tra galli, e dalla presenza di anatre selvatiche che costituiscono un serbatoio naturale del virus. La trasmissione interumana del virus IA è ancora assai infrequente, ma non è da escludere la possibilità in futuro di un riassortimento virale e quindi di un adattamento del virus a nuovi ospiti. E’ stata di seguito presa in considerazione la SARS come esempio di virus che è riuscito ad attraversare la barriera di specie passando da animale all’uomo. Un fattore che ha favorito la sua emergenza sembra essere stato l’incremento del commercio su larga scala di animali “selvatici” destinati al consumo umano: tale tipologia di mercato rappresenta un’occasione di interfaccia per la trasmissione inter-specifica animale-uomo. Pagina 481 Nella sessione conclusiva è stato illustrato Med-Vet-Net, un Network di Eccellenza nato nel settembre 2004 e finanziato dalla Commissione Europea, con lo scopo di integrare le attività di ricerca del settore medico umano, veterinario e degli esperti in alimenti, al fine di prevenire e controllare le zoonosi e le malattie di origine alimentare. Alla rete, che si occupa prevalentemente di epidemiologia, ricerca sul rischio e altre tematiche connesse al problema zoonosi, partecipano come soci 8 istituti veterinari e 7 istituti di Sanità Pubblica distribuiti in 10 Paesi, e si avvale della collaborazione scientifica della Società di Microbiologia Applicata del Regno Unito. Dalla conferenza quindi è emerso che le malattie zoonotiche possono essere controllate solamente seguendo un 481 OTTOBRE 2005 approccio globale, integrato e rigorosamente scientifico. È perciò indispensabile: • l’analisi puntuale delle situazione sanitaria in cui ci si trova ad operare, avendo coscienza dei fattori e delle situazioni di rischio. A tal proposito è indispensabile creare sistemi efficaci di raccolta ed elaborazione dati; • la comunicazione tra tutti coloro che operano nel settore, sia in ambito nazionale, sia internazionale; • l’informazione rivolta all’opinione pubblica sul problema zoonosi, sui sistemi di controllo e sorveglianza; • l’identificazione delle priorità sanitarie della realtà territoriale in cui ci si trova ad operare per delineare i settori su cui concentrare attività e risorse.